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UNITA’ D’ITALIA, ANNIVERSARIO DIFFICILE

Auguri Italia!Auguri Italia!Centocinquanta anni dall’unità d’Italia. Un anniversario importante, una data che celebra la storia, la dignità, il sacrificio dei nostri padri. Un anniversario che ci piace festeggiare nella migliore delle maniere e vorremmo che così fosse per tutti. Un anniversario, però, difficile, non solo per il momento politico di particolare buio, ma anche per le offese contro tale ricorrenza che dagli esponenti leghisti sono piovute e continuano a piovere, pesanti come saette. Già, perché se da un lato l’atteggiamento sprezzante del carroccio suscita amarezza, dall’altro lato, francamente e molto di più, provoca indignazione. Gli ammutinamenti nei confronti delle celebrazioni da una parte e le dichiarazioni vergognosamente secessioniste dall’altra, provengono da un partito di governo. Ed allora, mi verrebbe spontaneo chiedere a questi signori, come conciliano il proprio spirito antiunitario ed anti italiano, con il fatto di guidare il governo del Paese stesso? Esiste un modo per rendere conciliabili le due cose? Credo proprio di no e francamente, per quanto orgoglioso di essere italiano, non mi sento affatto fiero di essere cittadino di un Paese al cui governo siede gente che ha il coraggio di dire che “l'unità d'Italia oggi non esiste, non è stata fatta nè 150 anni fa, né il 2 giugno del '46, perchéle Italie sono due", come ha detto Calderoli. Né, tanto meno, posso sentirmi fiero di essere governato da una persona che, come ha fatto Bossi, dice che per il centocinquantesimo anniversario della nascita dell'Italia unita, “bisognerebbe fare una controstoria, una storia vera, quella che sui libri è stata nascosta, o fare un film", oppure, sempre Bossi, che ''l'Italia è divisa in due: chi sente che è una ricorrenza positiva la festeggia, gli altri non la festeggiano. I veneti non sbagliano se non festeggiano”. No, sinceramente mi pare che non ci sia nulla di cui andar fieri. Questi signori dovrebbero ricordarsi di ricoprire un ruolo pubblico, dovrebbero tener conto del fatto che sono ministri della repubblica e questi continui affronti alla Costituzione cozzano in modo inaccettabile con il loro ruolo. E arrivo all’altra ragione per cui questo è un anniversario difficile. Io credo che quella odierna sia anche un’occasione per rileggere il Risorgimento per ciò che esso fu davvero: un grande sforzo collettivo, dal punto di vista politico, per ritrovarsi in vera e propria unità statuale. Ed ora, a centocinquanta anni da quello sforzo, l’Italia si vede guidata da un governo non solo indegno su molti fronti, quanto diviso su tutto, non ultima la discussione sui festeggiamenti per questa giornata. Un anniversario, insomma, segnato da troppe macchie, che però noi ci sforzeremo di celebrare con la positività di chi sa che il buio della politica sta per finire, che questo governo non potrà andare avanti ancora a lungo, che questo paese si riprenderà a breve la propria dignità e tornerà ad essere degno di chiamarsi Italia.

FEDERALISMO,FIDUCIA E' SCHIAFFO AL PAESE

Bossi - CalderoliBossi - CalderoliE alla fine fiducia fu, anche sul Federalismo. La Lega, con i venti di crisi della maggioranza in atto, va all’incasso, fregandosene del Parlamento e del contributo dell’opposizione e delle autonomie locali. La fiducia è l’ennesimo schiaffo al Parlamento, la dimostrazione lampante che il governo è sempre più debole e diviso. Hanno il terrore del voto in Aula e rifuggono il dibattito ed in confronto come la peste perché sanno bene di non essere più maggioranza, né in Parlamento, né nel Paese. Nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni d’Italia, si pongono le basi per la più grande bufala nella storia di questa Repubblica. Perché questo provvedimento così come strutturato ed impostato, una sorta di ossessione della Lega da rivendere nei loro gazebo al rito delle ampolle celtiche, non solo non ridurrà le tasse ma le aumenterà. A cominciare dalla tassa di soggiorno fino alla nuova Imu, che raddoppierà il costo dell’Ici per le imprese, per gli artigiani, per i commercianti ed i semplici cittadini. Le dichiarazioni fatte oggi in Aula dal ministro Calderoli, come il superamento della spesa storica, l’autonomia, un federalismo fatto per unire e non per dividere, sono balle mascherate da belle intenzioni perché questa riforma, fatta solo per piantare la bandierina del federalismo prima che muoia Sansone con tutti i filistei, altro non è che una forzatura in salsa padana, con il solo concreto effetto di una ripartizione territoriale delle imposte. Cambiano il numero degli addendi, ma il risultato non cambia: le imprese ed i cittadini pagheranno sempre e comunque. Sbaglia e mente il ministro Calderoli quando dice che il federalismo è destinato a durare negli anni ben al di là delle contingenze politiche. E’ una riforma miope, pasticciata e vuota, affrontata per di più a colpi di fiducia, un’inaccettabile ed irresponsabile forzatura parlamentare. Svanite nel nulla i passaggi chiavi per una riforma davvero storica ed importante che avrebbe lasciato il segno. Nessuna traccia di responsabilità dei territori, o della improcrastinabile diminuzione dell’imposizione fiscale o della fondamentale riaffermazione del principio dell’unità nazionale. Ancora una volta, una riforma che avrebbe potuto davvero essere epocale per il Paese viene sacrificata sull’altare della tenuta di questo governo traballante, di un morto che cammina. Il federalismo, occasione storica per cambiare davvero il volto di questo Paese, oggi è stato svenduto per quattro soldi, è diventato merce di scambio per salvaguardare il premier dai suoi processi. Altro che riforma epocale. Se tu dai una cosa a me, il federalismo, poi io do una cosa a te: il salvacondotto per i tuoi processi.

FEDERALISMO, E' GIA' SPERPERO DI DENARO

I tagli alle università non sono un mistero, così come non lo è il fatto che la maggior parte dei ricercatori del nostro paese rimane al verde. Nella riforma Gelmini, però, quei soldi che non si sono trovati per finanziare la ricerca, spuntano miracolosamente fuori per coprire una spesa assai particolare: l’insegnamento del federalismo ai dirigenti degli enti locali. Sì sì, avete capito bene. Quella riforma che fa acqua da tutte le parti, quel testo irricevibile per far passare il quale il governo ha scavalcato Parlamento e bocciatura del Colle, sarà insegnato ai dirigenti per la modica cifra di dieci milioni di euro. Due milioni l’anno per cinque anni, è scritto nero su bianco, nel testo dell’altra riforma scandalo frutto di questo governo, la riforma Gelmini. All’articolo 28 della stessa si legge che questi soldi servono “per concedere contributi per il finanziamento di iniziative di studio, ricerca e formazione sviluppate da università” in collaborazione “con le regioni e gli enti locali”, in vista “delle nuove responsabilità connesse all’applicazione del federalismo fiscale”. Università, pubbliche e private, si intende. Quel che è più curioso è che la riforma Gelmini non prevede un concorso pubblico per accedere a quei fondi. No, sarà deciso tutto dal ministro dell’istruzione. E dire che all’Italia dei Valori questa…chiamiamola anomalia non era sfuggita. Ci eravamo chiaramente espressi in Aula dicendo che “in un momento in cui non si trova la copertura dei soldi previsti per i ricercatori, si trovano per fare corsi sul federalismo”. E dire, inoltre, che esistono già le strutture appositamente create ed anche già finanziate dallo Stato, per formare gli amministratori. Dieci milioni di euro, insomma, che sembrerebbero buttati al vento, se non fosse per il forte sospetto che si tratti di lottizzazione politica dei finanziamenti. Già, un’altra vergognosa norma emessa quasi in sordina dalla maggioranza, grazie anche al voto del Partito Democratico.

L'UNITA' NEL RECINTO DI CAPRE PAZZE

celebrazioni 150 anni unità d'italiacelebrazioni 150 anni unità d'italiaLe celebrazioni per i centocinquanta anni dell’unità d’Italia si stanno trasformando in uno spettacolo indecoroso. I protagonisti assoluti sono i leghisti, che, pur essendo una componente fondamentale del governo del Paese, vivono questo evento con malcelata insofferenza, quando non in aperta polemica antinazionale. “Senza federalismo non ha senso celebrare l’unità” dice Bossi. Il governatore del Veneto che in un’intervista al tg3 tentenna. E’ d’accordo – gli chiedono - con Napolitano? E lui: beh boh mah è un discorso complesso che non si può ridurre ad un’intervista. Come i ragazzini a scuola quando non hanno studiato e non sanno rispondere all’interrogazione. E la Gelmini? Nella maggior parte delle scuole neanche un’iniziativa per la ricorrenza. Per non parlare di Berlusconi, che diserta sistematicamente le ricorrenze legate all’Unità. Sono personalmente contrario ad ogni forma di retorica, ma l’unità nazionale è un valore fondante della nostra Costituzione. E non è certamente in antitesi con federalismo. Per questo mi sento ancora più offeso dall’atteggiamento ostile di questo governo all’Unità d’Italia. D’altronde quando si governa con la Lega, si deve pur pagare pegno. Questa vicenda dimostra a tutti ed in maniera chiara che il governo è ostaggio dei deliri del Carroccio, vero padrone dell’esecutivo. Un governo schizofrenico che da un lato, con parte del Pdl, fa del nazionalismo un’esca elettorale, dall’altra, con la Lega, fomenta le pulsioni disgregative e localistiche. Più che un governo è un recinto di capre pazze con un pastore incapace di mantenere l’ordine nel gregge. Ci sono ministri che non fanno nulla, lasciando che ai ministeri comandino lobby e comitati d’affari, altri che invece gli affari li fanno eccome. Da soli o con le cricche. A proposito, chissà se Scajola ha finalmente scoperto chi gli aveva pagato la casa. Cose dell’altro mondo…Altri ancora sono buoni, pii, mansueti, pensano alla famiglia e non fanno affari, No, li fanno fare ai familiari, assumendoli nei ministeri. Vero Bondi? E qui mi fermo. Non torno su Berlusconi che se ne frega del bene comune e pensa solo agli affari suoi perché è scontato e lo sanno tutti. Ed allora, se questa è la situazione, permettetemi una provocazione. Sono italiano, orgoglioso di esserlo, credo nel federalismo all’interno di uno stato unitario, ma oggi vorrei essere londinese. Perché vi chiederete? Perché ho letto una notizia che merita di essere citata. La stampa inglese, il Daily Telegraph in primis, ha sollevato lo scandalo dei rimborsi truccati di molti deputati. Molti deputati e membri del governo si sono dimessi. E’ arrivata la prima condanna per un deputato, David Chaytor: 18 mesi senza condizionale per aver chiesto il rimborso delle spese d’affitto, alloggiando in realtà in casa della figlia. Una somma tutto sommato non eccessiva: 22.000 euro, che poi sono stati anche restituiti. La motivazione del giudice dice “lo scandalo delle spese ha fatto traballare la confidenza del legislatore e quando un pubblico ufficiale è colpevole di offese del genere è necessario che seguano sanzioni penali così che le persone si rendano conto di quanto sia importante essere onesti nel trattare fondi pubblici”. Sono italiano, ma oggi mi sento anche un po’ inglese.

PERCHE' FINORA MARONI HA TACIUTO?

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Maroni ha ragione e anch’io penso che il ministro debba andare al programma di Fazio e Saviano. A spiegare. A chiarire, da leghista, quali siano i rapporti tra la Lega e la criminalità organizzata di cui ha parlato Saviano. A spiegare, da ministro dell’Interno, perché, nonostante le numerose denunce e inchieste, la Lega abbia sempre taciuto sugli affari delle mafie in Lombardia. Ed allora rivolgo un appello a Fazio e Saviano:  invitate per favore il ministro Maroni a ‘Vieni via con me’ e chiedetegli di Angelo Ciocca, consigliere regionale leghista. Noi sappiamo, attraverso i giornali, che Angelo Ciocca è in politica dal 1996, alle ultime regionali ha sbancato la sua circoscrizione pavese. Quasi 19mila preferenze per arrivare in Regione. Una parabola esemplare se non fosse per i suoi rapporti con Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta lombarda, ma anche avvocato, massone e amico di Carlo Antonio Chiriaco, presidente dell’Asl di Pavia e ras della sanità pubblica. Il capo della ‘ndrangheta pavese con l’enfant prodige padano ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i pm – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”, a Pavia. Luogo dove, dopo Neri e Ciocca si incontrano di persona. Maroni non ha nulla da dire? E Maroni ci parli anche dello strano caso dell’ospedale San Paolo di Milano e del Pio Albergo Trivulzio, entrambi finiti sotto la lente della procura. Al S. Paolo di Milano da sempre le nomine vengono proposte dai colonnelli leghisti e approvate formalmente da Formigoni. Al S. Paolo, nel luglio scorso, si è suicidato Pasquale Libri, calabrese, dirigente nel settore appalti, indagato dalla Dda. Nel Pio Albergo Trivulzio, invece, avrebbe lavorato un’impresa legata alle cosche reggine grazie alla  mediazione di un politico del Carroccio. Forza e coraggio ministro Maroni, parliamo un po’ di queste cose. Già che c’è, nel caso, potrebbe anche raccontare la vera storia della banca CrediEuroNord, che in meno di quattro anni dilapida venti milioni di euro e coinvolge nel flop 3.500 risparmiatori che comprano azioni a 25 euro che scendono fino a 4. Ne ha di cose da raccontare Maroni, per questo ci auguriamo che vada in tv a spiegarle agli italiani.

4 DICEMBRE 2010: “IDV INCONTRA L'ITALIA”

 Un panorama politico desolante. Non è solo il governo che sta dando pessima prova di sé. In questo momento di difficile crisi politica, tutti i partiti stando dando al paese un’immagine avvilente di se stessi. Di fronte ad un governo palesemente finito non c’è un briciolo di dibattito o confronto tra le forze politiche su un progetto per il Paese. Mi spiego. Il paese sta a pezzi, il governo non c’è più, cosa facciamo per tirarlo fuori da questa situazione a fronte di una crisi economica spaventosa? A questa domanda che Italia dei Valori si pone e pone al centro del confronto con gli altri partiti il silenzio è assordante. Eppure è responsabilità della politica cercare e trovare risposte, creare sinergie nei fatti e non a parole. Prevalgono solo egoismi, tatticismi, interessi personali, di bottega mentre il paese va a puttane, non in senso reale, come qualcuno fa, ma metaforico. Gianfranco Fini, leader di Fli, che tenta Umberto Bossi sussurrando che un governo senza Silvio è più facile. Bossi, leader del Carroccio, che rimarca il terreno: “si fa solo se lo decide Silvio” e poi sussurra  nelle orecchie di Gianfranco: “se accettate il Berlusconi bis ci sarebbe posto per un numero maggiore di ministri Fli”. Il Fli che annuncia di non partecipare al voto di fiducia sulla Finanziaria. Dall’altra parte, un Pd che fa di tutto pur di non contarsi e di evitare le urne, terrorizzato come è dai numeri.  Ed la solita Udc, che guarda di qua e di là, con Casini che dice: “Lavorare con chi? Con un uomo di buona volontà” ed invoca un po' più di senso della misura e di responsabilità, annuncia di lavorare positivamente, auspica che anche Berlusconi lavori per favorire una soluzione. Parole, parole, soltanto parole, chiacchiere senza distintivo e poi maneggi sottobanco. Sapete cosa penso? Che del prezzo che il paese sta pagando per tutto questo non frega proprio niente a nessuno. Ebbene, a noi sì, ce ne importa eccome. Italia dei Valori ha riunito, la settimana scorsa, i quadri dirigenti del partito e si è data appuntamento, per il prossimo 4 dicembre, realizzando quella che abbiamo chiamato “la giornata dell’ascolto”. Incontreremo e ci confronteremo con rappresentanti della società civile, del mondo imprenditoriale, del lavoro, del sindacato, della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo e del no profit. Passeremo una giornata intera ad ascoltare l’Italia vera e tracceremo le linee guida del nostro progetto per il Paese. Per noi la crisi si gestisce così. Ascoltando il Paese reale, quello che non organizza festini nei palazzi, che non è attaccato alla poltrona, ma che fatica ad arrivare alla fine del mese e guarda, preoccupato, al futuro dei suoi figli.

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MOZIONE IDV A CALDEROLI RINVIATA. LA CONGIURA CONTINUA

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia” diceva Pasolini e mai è stato vero quanto in questo momento. E’ quello che sta succedendo sulla vicenda Calderoli. Molti lettori hanno chiesto, in riferimento alla vicenda, perché non pensassimo di presentare una mozione di sfiducia. Noi lo avremmo fatto molto volentieri, se solo avessimo avuto l’appoggio delle altre opposizioni, viste le 60 firme richieste dal regolamento della Camera. Ma non ci siamo arresi e, dopo 10 giorni di studi, di ricerche di cavilli, siamo riusciti a trovare l’unica soluzione possibile: presentare, cioè, una mozione per il ritiro delle deleghe di Calderoli, che, in questo modo, rimarrebbe ministro del nulla. Siamo riusciti ad ottenere che quest’ultima fosse calendarizzata ed abbiamo sperato che per una volta, anche all’interno di questo governo dalla discutibile moralità, le cose potessero andare per il verso giusto. Ma ci sbagliavamo. E, colpo di scena, ieri la nostra mozione che inchiodava il ministro Calderoli alle sue responsabilità, ad ammettere di aver cancellato una legge per salvare 36 attivisti del suo partito da un’accusa gravissima, è scomparsa dal calendario. Motivo: il ministro è troppo impegnato con il Federalismo per venire in Aula. Non ci siamo fermati e abbiamo chiesto sostegno alle altre opposizioni, ma evidentemente anche per loro in questo momento il federalismo è troppo importante, o, più semplicemente, la paura del voto ha suggerito di mantenere il profilo basso su una vicenda che, se fosse andata fino in fondo, avrebbe buttato giù questo governo. Ora la mozione in questione slitterà ancora, non si sa bene di quanto, perché poi la discussione della Finanziaria sposterà ogni cosa in secondo piano, sempre che il governo non cada prima. Se, insomma, prima si aveva solo la sensazione che su questa vicenda fosse calato il complotto del silenzio, ora si hanno tutte le ragioni per ritenere ciò una certezza. A quasi tutti farebbe piacere che questa mozione non arrivasse mai in Aula, ma noi non abbiamo la minima intenzione di mollare e non lo faremo.  Confidate sul fatto che quanto prima avrete la prossima puntata di questa indecente e scandalosa congiura del silenzio.

 

LODO SALVA LEGA: LA MALAFEDE DI CALDEROLI

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Avremmo voluto credere all’errore, ma di fronte alla malafede e alla superbia, siamo costretti ad arrenderci. Partiamo dal fatto. Durante il question time nell’Aula della Camera dei Deputati, il Ministro Calderoli si è fatto beffe degli italiani. Gli ho chiesto spiegazioni sul Lodo salva Lega e lui senza imbarazzo e rispetto del suo ruolo e del Parlamento, ha affermato che la legge abrogata è stata scarsamente applicata nella storia della Repubblica, pertanto non sarebbe necessario mantenerla in vigore. Forse per Calderoli non conta la gravità del reato ma solo il numero di volte in cui la legge viene applicata. Il reato è talmente grave, invece, che i Costituenti scrissero nell’articolo 18 della Costituzione che sono vietate le associazioni di carattere militare con scopi politici. Stiamo parlando di un reato che mette a rischio la sicurezza dello Stato e dei cittadini, la democrazia delle istituzioni e l’unità nazionale. Tutto ciò non fa venire niente in mente? Sembra il programma elettorale del partito della Lega. Calderoli ha voluto anche farsi più sottile: ma se c’è il divieto scritto in Costituzione, a che serve avere anche una legge? Dice lui che nella Costituzione il divieto di cui parliamo è autosufficiente e di immediata applicazione. Mi viene da pensare che abbia proprio poca stima dell’intelligenza altrui: un giudice, di fronte ad un’associazione di stampo militare con scopi politici, ne decreta lo scioglimento – per fortuna nostra-, ma i soci di quest’associazione la farebbero franca se non avessero commesso un qualche altro reato già previsto nel codice penale, perché per loro non è più prevista una pena. Direi che è quello che ora accadrà ai tanti sodali di Calderoli nelle brigate della “guardia nazionale padana”, con buona pace della Costituzione. Un colpo di spugna e via. La cosa ancora più grave è che il ministro Calderoli ha la memoria corta. Il primo dicembre 2009, infatti, è entrato in vigore il decreto legislativo confezionato proprio da lui (n. 179/2009), che contiene l’elenco delle leggi anteriori al 1970, la cui permanenza in vigore è ritenuta ‘indispensabile’. Ebbene tra queste leggi indispensabili c’è il Decreto legislativo n. 43 del 1948, che punisce il reato di cui stiamo parlando. Come ha potuto Calderoli, a distanza di pochi mesi, votare in Consiglio dei Ministri due diversi decreti legislativi (uno dei quali ha pure scritto), uno che ritiene indispensabile la permanenza in vigore della legge e l’altro che invece la abroga? Sembrerebbe che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. O forse lo sa fin troppo bene. Ma le castronerie non finiscono qui. Calderoli ha negato la possibilità di intervenire dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo. Noi l’avevamo avvertito per tempo, e forse Calderoli ha dimenticato le 196 correzioni apportate dal governo. Non si capisce perché non sarebbe stato possibile fare una sola correzione in più. O forse, sì, si capisce fin troppo bene. Il Lodo salva-Lega andava fatto. E’ una questione di dignità poltica e di equilibri di maggioranza: mica solo Berlusconi può farsi le leggi ad personam. 

IMMIGRATI: NO A NUOVI INGRESSI. ECCO PERCHE’

 

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A novembre il governo dovrà varare il nuovo decreto per i flussi migratori, che stabilirà tra i 150 e i 170 mila nuovi ingressi per il 2011. Ebbene, mettere la propria firma sotto quel decreto è in questo momento inopportuno e sbagliato. Chiedo al governo di non farlo e alle altre forze di opposizione di sostenerlo, ma non  in nome dell’irragionevole e propagandistica politica intollerante della Lega, di cui ho già detto chiaramente e più volte quello che penso, ma in nome di una solidarietà e di un’accoglienza che sia finalmente sostanza e non forma. Vi spiego perché. L’Istat ha reso noti i dati sulle dinamiche occupazionali degli immigrati tra il 2008 e il 2010. La fondazione Leone Moressa di Venezia li ha elaborati per quel che riguarda in particolare il Triveneto, incrociandoli con le previsioni di Unioncamere sull’assunzione di lavoratori stranieri nelle imprese italiane. Il dato del Triveneto è molto significativo ed emblematico. Delle 65 mila persone che in tutto il Nordest hanno perso il lavoro a causa della crisi, 17mila sono straniere. In pratica, un nuovo disoccupato su quattro è immigrato. Solo in Veneto, dei 47mila nuovi disoccupati, gli stranieri sono più di 11mila. Gli ideologismi non servono a governare un problema serio come l’immigrazione, come è stato fatto fino ad adesso, a destra, con la xenofobia becera, a sinistra, con il buonismo irresponsabile. Non si governa l’immigrazione con il giochetto facile di contrapporre la disoccupazione italiana a quella straniera. Occorre pragmatismo, unito al buon senso. Ed il buon senso ci dice che, in questo momento di crisi economica, far entrare altri 150mila immigrati significa, nella migliore delle ipotesi, ingrossare le fila di un esercito di immigrati già disoccupati, che sono già nel nostro paese con le loro famiglie e a cui dobbiamo garantire tutela e protezione. Tutti gli studi dimostrano che integrazione significa anzitutto avere un lavoro ed una casa per costruire il proprio futuro. Il resto sono chiacchiere al vento. Nella peggiore delle ipotesi, significa ingrossare le fila della criminalità organizzata o magari fare gli interessi di imprenditori senza scrupoli che sfruttano con contratti a nero. Abbiamo grandi responsabilità. Perché accogliere significa sostenere, assumersi la responsabilità di ritrovare o ricostruire le speranze di un futuro a chi è venuto nel nostro paese, vi ha portato la propria famiglia ed ha perso il lavoro. Non si promette l’Eldorado, non si regala il sogno di una vita migliore se poi c’è l’irresponsabilità di un gesto deprecabile come l’abbandono. Per questo, Italia dei Valori rivolge un appello a tutte le forze di maggioranza ed opposizione perché, da oggi, inizi, una politica nuova sull’immigrazione: no alla demagogia, sì al buon senso.

DOSSIER IDV: C’E’ DEL MARCIO IN PADANIA

Tag: Bossi , Calderoli , Lega , Maroni

LegaLega

Questo che vi propongo oggi è un file esplosivo che vi rivela il vero volto della Lega. Troverete tutto quello che non avreste mai osato neanche immaginare sui duri e puri del Carroccio quelli che, predicano bene nelle valli tra ampolle e riti celtici ma razzolano male, molto male a Roma e lì dove è riuscita ad affermarsi. E’ tempo di sfatare il mito di una Lega intransigente, legalitaria, dura e pura, che non fa affari con nessuno, che grida Roma ladrona ma che, in realtà, ha le mani in pasta in tutto. Basta con le frottole e le balle che ci propina ogni giorno. La verità è che il verde brillante ha lasciato il posto ad un più intenso, il verde marcio. Cominciamo dalle basi, dall’abc della presunta difesa della legalità dei leghisti, che hanno offerto il loro soccorso verde per salvare dai processi Cosentino e alcuni boss della camorra, De Lorenzo, Di Donato e Crippa, vecchi arnesi della prima Repubblica, così la Lega li chiamava, che, secondo la magistratura, avrebbero causato danni all’erario. Sono trascorsi solo dieci anni da quando Bossi chiamava Berlusconi, il mafioso. Nel frattempo, la Lega ha firmato e sottoscritto tutte le 37 leggi ad personam del regime di Silvio. Sono anni che la Lega urla e strepita contro Roma ladrona, contro gli sprechi della pubblica amministrazione ma tutte le volte che Italia dei Valori ha chiesto di abolire le province ha votato contro. Ecco un rapido excursus su tutti i posti di potere, enti, società a partecipazione pubblica, banche, autostrade, ospedali sui quali la lega ha messo le mani in questi anni: consip, Cinecittà, age,a Finmeccanica, Eni, Fiera Milano, Eni, Sviluppo sistema Fiere, Expo 2015, Enel, Poste italiane, Rai, Banca popolare di Milano, Impregilo. E c’è molto di più, leggere per credere. Volete sapere quale è il partito che detiene il maggior numero di parlamentari con il doppio o triplo incarico? Su 85 camicie verdi, 44 ha una poltrona in Parlamento, una al governo e una in un’amministrazione locale. Nel dossier troverete nomi e cognomi ed anche quelli di parenti, figli amici piazzati su comode e molto remunerate poltrone. Un bel esempio di nepotismo in salsa verde. Un capitolo a parte del dossier è dedicato a tutte le promesse fatte, agli slogan annunciati, reiterati e mai realizzati, a cominciare dalla presunta difesa delle coste italiane dall’immigrazione clandestina. Vi forniamo numeri, date e cifre di tutte le sanatorie targate Carroccio. Questa è la politica della Lega in fatto di immigrazione. Militari libici sparano contro un peschereccio italiano ed il ministro Maroni non ha una piega. Salvo qualche giorno dopo, sorseggiare un drink all’ambasciata libica a Roma, alla festa per il 41esimo della dittatura di Gheddafi. C’è molto di più nel nostro dossier. L’elenco di tutti i processi a carico dei leghisti, un bel capitolo che abbiamo chiamato “lega ladrona” e la storia dettagliata di come la Lega Nord ha messo le mani sulle banche. Leggere per credere.