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L’ITALIA AFFOGA NEL FANGO

 Siamo indignati! Non è un paese civile quello in cui prima si contano i morti e poi vede il problema. E nonostante i lutti e le macerie non succede nulla. Non si fa nulla e si tagliano addirittura i fondi alla difesa del suolo. E’ uno scandalo che faremo presente anche al nuovo premier Mario Monti. Sarà l’occasione per capire se c’è davvero la discontinuità necessaria rispetto al passato. E oggi, intanto, la commissione difesa della Camera vota per l’acquisto di nuove armi per circa 500 milioni di euro. A occhio e croce non mi sembra questa la priorità per l’Italia. Non vedo perché, a fronte della riduzione delle spese sociali, debbano aumentare quelle militari. Meno soldi per tutti, tranne che per acquistare armi. Mentre si è tagliato su tutto, scuola e sanità in primis, sono stati confermati invece gli investimenti da completare entro la fine di quest’anno per un valore complessivo di 3 miliardi e 455 milioni di euro, 266 in più rispetto all’anno scorso. Questo denaro – secondo quanto detto dall’ex ministro Ignazio La Russa – va in progetti che coinvolgono la Nato e che prevedono l’acquisto di caccia Eurofighter Typhoon, Tornado e F35 Joint Strike Fighter, di elicotteri Nh90 e di sommergibili U-212. L’Italia affoga nel fango, ma non vi preoccupate, abbiamo bombardieri e sommergibili. Un’altra bella eredità del governo Berlusconi.

VOLI DI STATO A SCOPO DI SVAGO. E IO PAGO!

La Russa - CalderoliLa Russa - CalderoliIl governo scialacqua e i cittadini pagano. In quale paese civile, mi domando, un ministro usa un aereo dell’arma dei carabinieri per andare e tornare da Roma a Milano nel giro di poche ore, giusto il tempo di assistere alla partita della squadra del suo cuore? Ed ancora, in quale paese democratico un ministro usa un volo dell’aeronautica militare per andare e tornare da Roma a Cuneo, sempre nel giro di poche ore, questa volta per salutare, sembrerebbe, la donna del suo cuore? Pare proprio che succeda nel nostro, di paese. E i ministri sono quello della difesa, Ignazio La Russa e quello dell’attuazione del programma, Roberto Calderoli. Questa nostra Italia, non bastassero gli scandali cui deve assistere per tutto quanto di vergognoso sta accadendo in un parlamento ancora incredulo ed ancora in parte speranzoso di poter evitare il peggio, deve assistere anche, mentre molte delle famiglie non arrivano alla fine del mese, mentre ancora si aspetta quella riduzione delle tasse che questo governo promette sin dai tempi della campagna elettorale che si è conclusa con il suo successo, deve assistere, ebbene sì, allo sfoggio di bella vita che i ministri della Repubblica fanno a spese dei contribuenti. Questo è davvero troppo e stenteremmo a credere sia vero se, in entrambi i casi, non fossero arrivate, puntuali, le conferme da parte dei diretti interessati o dei rispettivi entourage. Già, perché, non potendo negare l’evidenza, tentano di arrampicarsi su specchi per loro sempre più scivolosi, adducendo scuse che fanno acqua da tutte le parti. Dicano pure ciò che vogliono, questi signori ministri. Resta il fatto che è venuta fuori questa parte vergognosa del loro approfittare del ruolo pubblico per scopi puramente personali, sottraendo alle casse di uno Stato in affanno economico, fior fior di quattrini. Tutto ciò ora è dinnanzi agli occhi dei cittadini e i signori ministri saranno costretti a dare spiegazione del proprio comportamento, per rispondere a due diverse interrogazioni, una delle quali presentata dal gruppo Italia dei Valori. Certo, è ovvio, da entrambe le parti arriveranno giustificazioni di vario tipo, perché ciò che era inaudito da parte di alcuni membri del governo Prodi, e che per noi tale rimane, per i colleghi del centrodestra, quando parte da loro, diventa in qualche modo giustificabile. Ma in un paese civile e democratico, in un paese con un governo responsabile, ciò non avviene, non può avvenire, per alcuna ragione, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quello attuale. La verità è che l’Italia, purtroppo, in mano a questi signori, si sta allontanando sempre più da quel paese civile, democratico, serio e basato su saldi principi legislativi e morali di cui è sempre andato fiero. Noi speriamo di poter riconsegnare al più presto al Paese la sua piena dignità e le caratteristiche che gli appartengono per natura storica. Ciò sarà possibile solo mandando a casa questo governo che non si regge più in piedi.

MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!

Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.

LA RUSSA, IL MINISTRO DEL VAFFA: VAI A CASA!

Insulta, sbraita, pesta piedi, alza le mani, spezza matite in diretta, si prende la testa tra le mani, sbarra gli occhi, grida rauco. Nelle ultime 48 ore ha dato il meglio di sé. Mercoledì ha sfidato i manifestanti, ridendo in senso beffardo, cercando e trovando lo scontro. Rientrato in Aula ha gridato “vaffanculo” all’indirizzo di Gianfranco Fini, presidente della Camera e terza carica dello Stato. La galleria degli orrori del ministro della Difesa Ignazio La Russa è degna del miglior fascista che la storia ricordi. Scorriamo velocemente il suo personale palma res. A Concita de Gregorio, direttore de l’Unità: “si tappi la bocca con un turacciolo, vergogna Concitina!”. A Corrado Formigli è andata peggio. Il ministro della Difesa lo ha colpito scalciando all’indietro, come fanno i muli, e poi ha fatto il furbo: “si levi da dietro…che fa, mi dà pedate da dietro?”. Al matematico e scrittore Piergiorgio Oddifreddi: “lei fa schifo, si vergogni!”. A un contestatore: “sei un pedofilo, mi ricordo di cosa facevi alle bambine, vergognati!”. A Luca Cafagna, studente: “questo vigliacco non deve parlare, sei un fifone, sei un vigliacco, stai zitto!”. Per non parlare di quando fece il dito medio agli studenti che manifestavano davanti a Montecitorio, insieme a Daniela Santanché, di quando urlò contro un giornalista de il Fatto e, infine, quando se la prese con i generali in Afghanistan quando morì uno degli alpini. Ora spunta pure l’assunzione al ministero della vincitrice di Ballando sotto le stelle, Miss Malizia, al secolo Hoara Borselli, entrata a far parte degli uffici di diretta collaborazione del ministro con uno stipendio di 800 euro al mese.  Ad oggi, miss Malizia ha presentato il concerto della fanfara dell’esercito in piazza di Spagna e nulla più. Ora, se c’è qualcuno che dovrebbe stare zitto e vergognarsi è proprio lui, Ignazio La Russa, attaccabrighe di professione, inesistente ed evanescente ministro della Difesa che, nei giorni di crisi per i fatti sconvolgenti che stanno accadendo in Libia, se ne sta in Aula a votare per il processo breve e non trova nulla di meglio da fare che uscire in piazza e provocare i manifestanti. Noi riteniamo che il ministro La Russa debba subire una sanzione adeguata. Le sue offese alla presidenza della Camera sono inaccettabili. Ad Italia dei Valori è stato affidato il compito di studiare l’inserimento di una norma che consenta la sanzione immediata vista l’assenza di una regolamentazione specifica.  La Costituzione ed il regolamento parlamentare danno già all'ufficio di presidenza gli strumenti per sanzionare subito, già martedì, un comportamento così offensivo nei confronti della terza carica dello Stato. Ignazio La Russa ha passato il segno e non si è neanche scusato con il presidente, l'assemblea ed i cittadini. Un comportamento vergognoso che dimostra scarsa sensibilità democratica. Siccome non siamo nel ventennio stavolta, il ministro La Russa non la passerà liscia.

GUERRIGLIA IN AULA: IL GOVERNO PERDE LA TESTA

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Ieri hanno toccato il fondo ed oggi è anche peggio. Questa mattina, all’apertura dei lavori di Montecitorio, come se non fosse bastata la vergognosa pagina di ieri, il caos. Alla ripresa dell’esame sul processo breve, moltissime le assenze tra i banchi della maggioranza. Arriva il soccorso dei ministri costretti ad abbandonare in fretta e furia il Consiglio dei ministri. In nessuna democrazia occidentale i ministri di un governo riunito lasciano precipitosamente la riunione per votare il processo verbale della Camera dei Deputati in soccorso della maggioranza. Così come, in nessuna democrazia occidentale, il ministro degli Esteri Franco Frattini si trattiene l’intera giornata a votare a Montecitorio mentre l’Europa è sconvolta dalla crisi libica. I ministri giungono di corsa, trafelati. Il ministro Brambilla vacilla sui suoi tacchi 14 mentre la Carfagna gingilla sulle sue ballerine con calma partenopea, giungendo per ultima. Dopo sei minuti d’attesa, il presidente Fini chiude la votazione ed è rissa di nuovo. Il governo va sotto sull’approvazione del processo verbale che registrava il vaffa del ministro La Russa all’indirizzo di Fini, la terza carica dello Stato. Il governo è in preda ad una crisi isterica. Il ministro Alfano, in spregio del parlamento, getta verso i banchi la sua tessera: si deve dimettere. Un comportamento inqualificabile per il quale questa mattina, alla ripresa dei lavori, ho chiesto al ministro in Aula di chiedere scusa, ricevendo, per tutta risposta, una risata beffarda. Ho consegnato il tesserino di Alfano ai commessi chiedendo che l'Ufficio di presidenza di Montecitorio prenda provvedimenti contro le intemperanze del ministro della Giustizia. Dai banchi della maggioranza vola un giornale verso il banco della presidenza della Camera e colpisce Gianfranco Fini su un braccio. Niente di tutto questo è mai accaduto nell’Aula di Montecitorio e ve lo raccontiamo in presa diretta visto che i mezzi di informazione asserviti al padrone non vi racconteranno quello che è accaduto oggi. Sono due giorni di ordinaria follia. Ieri, il presidente del Consiglio, a Lampedusa, ha messo in scena la più grande boutade clownesca della storia, mentre tutti i suoi ministri erano in Aula per garantirgli l’approvazione del processo breve. Il ministro La Russa, in cerca di visibilità, gli ha rovinato la festa, dando vita ad una delle pagine più vergognose del Parlamento: un bel vaffa alla terza carica dello Stato. Il premier “la qualunque” è andato a Lampedusa, ha promesso ricchi premi e cotillon, ha comprato una villa da 4 milioni di euro, ha promesso meno tasse, alberi e un casinò. Così, il capo del governo nasconde lo scandalo degli immigrati con le false promesse, confermandosi straordinarie capacità di piazzista. Noi continueremo la nostra battaglia per impedire il colpo mortale alla giustizia.

COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLE BUGIE DI LA RUSSA

La Russa - BerlusconiLa Russa - BerlusconiWikileaks inguaia il novello D’Annunzio, o, meglio, la brutta copia del poeta Vate, ovvero il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Quello che si sente un eroe perché indossa la mimetica e getta volantini dagli elicotteri nei cieli di Kabul e scalcia come un asino (all’indietro) contro i giornalisti che osano porre domande che ritiene scomode. Eia Eia Allalà! Bei tempi quelli, eh Ignazio?! Per quest’uomo Fiuggi è rimasta una città termale. Il sito di Assange, ancora una volta, ha messo a nudo il monarca di Arcore e tutta la sua sbrindellata corte dei miracoli. Le mail che l’ambasciatore Spogli ha inviato al Segretario di Stato contengono rivelazioni drammatiche. I caveat ai nostri militari impegnati in Afghanistan sono stati eliminati per compiacere l’alleato americano, senza che né i cittadini né il Parlamento ne sapesse niente. Ciò significa che il Governo italiano ha mentito al Parlamento e ha svenduto l'interesse del Paese. Ha violato la Costituzione mandando i nostri soldati a combattere in prima linea a fianco degli Usa in una vera e propria guerra e non a compiere un'azione di pace, come da mandato del parlamento. Più soldati, più armi, più mezzi militari da combattimento e nessuna percezione della reale situazione in Afghanistan. Con questa strategia La Russa ha portato il nostro paese in guerra con conseguenze drammatiche per tutti. Ora è il momento della verità: chiediamo le dimissioni di La Russa e l’istituzione di una commissione d’inchiesta, che accerti la verità sulla natura della nostra missione in Afghanistan e che valuti le operazioni in cui sono stati impiegati i nostri militari. L’Italia ha pagato un alto tributo di sangue (36 i nostri ragazzi morti) in un conflitto che è stato tenuto nascosto a tutti. Solo un governo irresponsabile come questo avrebbe potuto commettere simili tragici errori. Adesso basta, è il momento di presentare il conto. 

RIPORTIAMO A CASA I NOSTRI SOLDATI

Luca SannaLuca SannaNon c’è spazio per il dubbio. La morte del giovane alpino Luca Sanna, la 36sima vittima dal 2004, e le gravi condizioni in cui versa il suo commilitone Luca Barisonzi, ci sbatte in faccia la verità in tutta la sua crudezza ma ci anche indica la via da seguire. Anche Luca, che quella realtà la conosceva bene, aveva capito che qualcosa era profondamente mutato rispetto alla sua prima missione: sentiva il pericolo e lo aveva raccontato alla sua famiglia. E’ nelle sue parole la verità e la ragione per la quale è tempo di venire via, è tempo che i nostri soldati tornino a casa. In Afghanistan c’è una guerra e, circostanza ancor più grave, c’è un cambio di strategia negli attacchi verso gli italiani. E’ una tecnica terribile, crudele ed inesorabile che sfrutta cinicamente la disponibilità, militare ma soprattutto umana, dei nostri soldati verso la popolazione e verso i compagni di avventura con la bandiera e la divisa afgana. Così è morto Luca, ingannato da un uomo vestito con l’uniforme dell’Esercito nazionale afgano che si era presentato agli italiani chiedendo aiuto per sistemare un’arma inceppata. E’ stato colpito a morte mentre il suo compagno rimaneva gravemente ferito e l’assalitore si dava alla fuga sulle colline. In un quadro così profondamente mutato, i nostri soldati non sono preparati né attrezzati ad affrontare la situazione ed una nuova velenosa e più sottile azione di guerra. Sarebbe ridicolo se non drammatico continuare a chiedere ai nostri soldati di svolgere il ruolo di costruttori di pace e di stabilità in un teatro di guerra. Per questo, sono incomprensibili le parole del ministro della Difesa, Ignazio La Russa che, ancora oggi, sostiene che la situazione è preoccupante ma non sfuggita di mano ed invece di valutare con profonda il ritiro dei nostri soldati, parla semplicemente di nuove idee e indirizzi per sollecitare le necessarie contromisure adeguate. Noi chiediamo il ritiro immediato dei nostro contingente perché in Afghanistan non vi è più una missione di pace. Torneremo se e quando ci saranno garanzie in tal senso. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Lo dice la nostra Costituzione. Per questo, mai come ora, l’unica strategia possibile è quella dell’immediato ritiro. E’ tempo di tornare a casa.

LA RUSSA COME D'ANNUNZIO? IN DECADENZA

La RussaLa Russa“La situazione è drammatica ma non seria”. Niente meglio di questa battuta di Ennio Flaiano fotografa la realtà italiana. In quale altro modo si può descrivere questo clima da fine impero? Quali altre parole si possono usare quando il ministro della Difesa in visita alle truppe in Afghanistan lancia volantini e si autocelebra? “Io come  D’Annunzio” ha detto. Da non crederci. Una pagliacciata che offende prima di tutto i nostri militari impegnati in un teatro di guerra pericolosissimo. I nostri soldati rischiano ogni giorno la vita e 34 sono morti, un ministro arriva e indossa la mimetica per la sua parata personale. Lancia volantini e si sente Vate come il poeta. E forse lo è davvero, perché quest’immagine così grottesca e caricaturale annuncia che è stato toccato il fondo e che un periodo politico sta finendo. E’ la decadenza che annuncia la fine. La decadenza di un governo che va avanti a colpi di spot e di immagini televisive. E’ emblematica la vicenda di Napoli. Mentre la città è sommersa dai rifiuti, Berlusconi sostiene di aver risolto l’emergenza. Ma questa è materia nota, ne abbiamo parlato a lungo anche noi in antri post. Che dire invece del neo ministro Paolo Romani? Ci son voluti mesi, interventi del Parlamento e della Presidenza della Repubblica per avere un nuovo ministro allo Sviluppo Economico e lui cosa fa? Si occupa dei ‘casi’ Ballarò e Vieni via con me. Continua a difendere gli interessi politici del Capo e quelli economici di Mediaset. Forse nessuno lo ha avvisato che è diventato ministro. E che dire della ‘parentopoli’ del ministro Bondi? Ha sistemato al ministero dei Beni Culturali l’ex marito della sua compagna, la deputata del Pdl Manuela Repetti, ed il figlio. E Pompei va in rovina, metafora del disastro. E si va avanti così, facendo finta di niente, coi telegiornali di regime che continuano a fare bei servizi sulla toelettatura dei cani e sui gatti che suonano il pianoforte. La realtà è diversa, la situazione economica e sociale è molto delicata. E, come se non bastasse, l’euro e le economie europee sono sotto attacco speculativo. Irlanda e Grecia sono già cadute e molti osservatori sono preoccupati per l’Italia. Mi chiedo: se finissimo nel mezzo di un attacco speculativo della finanza internazionale, saremmo in grado di reggere con questo governo? Ogni volta che penso a Berlusconi, che ai vertici internazionali fa la parte del buffone, e alla sua corte dei miracoli che guidano la nave mentre il mare è in tempesta mi vengono i brividi. Molti sostengono che la continuità di governo sia necessaria per affrontare un eventuale attacco speculativo. Io, al contrario, penso che questo governo, da Berlusconi ai vari Alfano, Gelmini, Bonaiuti, Bondi, La Russa, Carfagna e tutta la compagnia di giro non sia assolutamente capace di fare qualcosa di buono e che, se questa è la situazione, sia meglio andare al voto a dare all’Italia una guida autorevole.

LA CONGIURA DEL SILENZIO SULLE BUGIE DI CALDEROLI

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Sulla vicenda Calderoli è in atto la congiura del silenzio. Nessun giornale, a parte Unità e il Fatto quotidiano, ne ha parlato. Nessuna trasmissione ha approfondito la questione. Nessun partito dell’opposizione ha cavalcato la nostra denuncia, anzi l'hanno scientificamente ignorata. Italia dei Valori ha le prove in mano per far cadere il Governo (leggi tutti i documenti). Ogni giorno le prove a carico di Calderoli diventano più pesanti, si arricchiscono di ulteriori documenti che certificano e dimostrano  le sue menzogne. Calderoli ha cancellato una legge per salvare 36 attivisti del suo partito da un’accusa gravissima, ha abusato del suo potere e mentito in diretta televisiva. Eppure, in questa povera Italia, dove la libertà di informazione e una politica autorevole sono una chimera, un comportamento che non ha uguali per gravità nella storia del Paese viene intenzionalmente tenuto nascosto ai cittadini. Anche gli altri partiti d’opposizione hanno scelto di calare un velo di silenzio sull'intera vicenda e viene quasi il sospetto che si riempiono la bocca con la richiesta di dimissioni del governo ma che in realtà, per paura del voto, non abbiano nessuna intenzione di mandarlo a casa per davvero. Il ministro Calderoli ha cancellato una norma per favorire i suoi. Ha poi accusato la preposta commissione di averlo fatto. La commissione ha smentito il ministro, dicendo che quella norma, la salva-legam, non c’era tra quelle da cancellare. Poi, quando noi lo abbiamo beccato con le mani nella marmellata, ha detto che non si poteva più tornare indietro, adducendo la scusa di non poter utilizzare la procedura di rettifica quando ad essere abrogate sono norme primarie, cioè leggi. Anche questa è una menzogna e ne abbiamo la prova. Solo due giorni prima lo stesso ministro aveva usato la procedura di rettifica negata per la norma salva legam per rettificare l'abrogazione di altre norme primarie, cioè leggi, che erano state cancellate per errore. Il ministro Calderoli si è opposto con tutte le sue forze alla rettifica abusando del suo potere di ministro solo per favorire 36 leghisti accusati di banda armata che, grazie alla sua manina fatata, si sono salvati da ogni accusa e andranno prosciolti. Un ministro della Repubblica ha mentito e manomesso una legge nell’esercizio delle sue funzioni. Ogni giudizio lo lascio a voi ma è grave che su questa vicenda sia scesa una soffocante cappa mediatica. E’ in atto la congiura del silenzio. Per questo chiedo a voi di far girare questo video nella rete, unico spazio di libera informazione sopravvissuto. Lo affido a voi, come un messaggio nella bottiglia. Mandiamo a casa questo governo di patetici satrapi e bugiardi patentati!

LODO SALVA LEGA: LA MALAFEDE DI CALDEROLI

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Avremmo voluto credere all’errore, ma di fronte alla malafede e alla superbia, siamo costretti ad arrenderci. Partiamo dal fatto. Durante il question time nell’Aula della Camera dei Deputati, il Ministro Calderoli si è fatto beffe degli italiani. Gli ho chiesto spiegazioni sul Lodo salva Lega e lui senza imbarazzo e rispetto del suo ruolo e del Parlamento, ha affermato che la legge abrogata è stata scarsamente applicata nella storia della Repubblica, pertanto non sarebbe necessario mantenerla in vigore. Forse per Calderoli non conta la gravità del reato ma solo il numero di volte in cui la legge viene applicata. Il reato è talmente grave, invece, che i Costituenti scrissero nell’articolo 18 della Costituzione che sono vietate le associazioni di carattere militare con scopi politici. Stiamo parlando di un reato che mette a rischio la sicurezza dello Stato e dei cittadini, la democrazia delle istituzioni e l’unità nazionale. Tutto ciò non fa venire niente in mente? Sembra il programma elettorale del partito della Lega. Calderoli ha voluto anche farsi più sottile: ma se c’è il divieto scritto in Costituzione, a che serve avere anche una legge? Dice lui che nella Costituzione il divieto di cui parliamo è autosufficiente e di immediata applicazione. Mi viene da pensare che abbia proprio poca stima dell’intelligenza altrui: un giudice, di fronte ad un’associazione di stampo militare con scopi politici, ne decreta lo scioglimento – per fortuna nostra-, ma i soci di quest’associazione la farebbero franca se non avessero commesso un qualche altro reato già previsto nel codice penale, perché per loro non è più prevista una pena. Direi che è quello che ora accadrà ai tanti sodali di Calderoli nelle brigate della “guardia nazionale padana”, con buona pace della Costituzione. Un colpo di spugna e via. La cosa ancora più grave è che il ministro Calderoli ha la memoria corta. Il primo dicembre 2009, infatti, è entrato in vigore il decreto legislativo confezionato proprio da lui (n. 179/2009), che contiene l’elenco delle leggi anteriori al 1970, la cui permanenza in vigore è ritenuta ‘indispensabile’. Ebbene tra queste leggi indispensabili c’è il Decreto legislativo n. 43 del 1948, che punisce il reato di cui stiamo parlando. Come ha potuto Calderoli, a distanza di pochi mesi, votare in Consiglio dei Ministri due diversi decreti legislativi (uno dei quali ha pure scritto), uno che ritiene indispensabile la permanenza in vigore della legge e l’altro che invece la abroga? Sembrerebbe che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. O forse lo sa fin troppo bene. Ma le castronerie non finiscono qui. Calderoli ha negato la possibilità di intervenire dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo. Noi l’avevamo avvertito per tempo, e forse Calderoli ha dimenticato le 196 correzioni apportate dal governo. Non si capisce perché non sarebbe stato possibile fare una sola correzione in più. O forse, sì, si capisce fin troppo bene. Il Lodo salva-Lega andava fatto. E’ una questione di dignità poltica e di equilibri di maggioranza: mica solo Berlusconi può farsi le leggi ad personam.