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CITTADINANZA AI NUOVI ITALIANI SUBITO

Ieri la Camera ha votato la fiducia al presidente del Consiglio Mario Monti. L’ho detto ieri, durante il mio intervento, e lo ribadisco oggi: noi non saremo spettatori ma protagonisti con le nostre proposte e le nostre idee di riforme di cui il Paese ha veramente bisogno. Intanto, aspettiamo il governo alla prova dei fatti e, soprattutto, delle proposte. Tra le tante cose che, forse, esulano dalle priorità diciamo di natura economica che premono ma che sono, a mio avviso altrettanto attuali e prioritarie, c’è la questione immigrazione e cittadinanza che è emersa ieri durante il dibattito parlamentare. A questa questione, voglio oggi dedicare la mia riflessione, una sorta di tregua riflessiva. E’ un’anomalia tutta italiana che vi siano centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse, vanno a scuola, parlano italiano ma non sanno chi sono, perché non sono né immigrati né italiani. Questa situazione è l’immagine riflessa e distorta della politica miope, egoista e razzista della Lega. Proprio qualche giorno fa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, davanti ad un emozionato Balotelli , ha posto all’attenzione di tutte le forze politiche una questione che l'Idv sostiene da tempo: il diritto di cittadinanza ai nuovi italiani. Dare la cittadinanza italiana ai minori e a chi è nato in Italia è una vera priorità sociale, oltre che una norma di buonsenso e civiltà. E' inconcepibile che queste persone, che vivono da sempre in Italia e che spesso parlano solo l'italiano siano emarginate, con tutte le gravi conseguenze che ciò comporta. Ebbene, io penso che, entro questa legislatura, con la Lega che è all'opposizione e non ha più la golden share sul governo, si può approvare una buona legge, condivisa da un'ampia maggioranza. Se riusciremo a farlo sarà una norma di straordinaria civiltà e buon senso.

IL TRAMONTO DI LEGA POLTRONA

Bossi contestato, Lega nella bufera. Quel che sta accadendo nel Carroccio stupisce perché fino a qualche mese fa il Carroccio mostrava compattezza granitica e si stringeva sempre attorno al suo leader e fondatore, Umberto Bossi. Molti dicono che il tracollo di Berlusconi stia trascinando giù anche la Lega. Ma questa è una lettura troppo semplice e che non coglie appieno la realtà e la complessità dei fatti. La Lega non è debole perché Bossi è vecchio, stanco e malato (scusate la franchezza), ma è proprio il contrario: un partito che dopo 25 anni ha il coraggio di compiere il ‘regicidio’ dimostra di essere un partito innanzitutto e non solo un’emanazione del proprio capo, e poi un partito vivo e con una classe dirigente.  Ai segni di debolezza di Bossi fanno da contraltare segni di vitalità nella Lega. E allora perché rischia di spegnersi? Perché per venti anni ha raccontato solo illusioni, spesso vellicando il ventre più basso dell’opinione pubblica italiana. Prendiamo ad esempio la Padania, che è stata spazzata via dall’orizzonte leghista da poche e puntuali parole del Presidente della Repubblica Napolitano. Un mito cancellato da una precisazione. Et voilà, la Padania non c’è più. E il federalismo? Hanno fatto credere per anni che fosse un sistema per far avere più soldi al Nord, ma hanno taciuto sul fatto che fosse un processo lungo e articolato. Avrà sì dei benefici, ma non quelli raccontati dai vertici del Carroccio. Carroccio, simbolo dei comuni italiani. Di uno in particolare: Roma. Eh sì, la tanto odiata ‘Roma Ladrona’ si è trasformata in ‘Roma Poltrona’. Si sta comodi seduti sugli scranni parlamentari e ministeriali della capitale, come si sta comodi d’altronde, sulle ‘cadreghe’ delle tante province controllate. Le stesse che -  se la Lega fosse ancora quella degli esordi, quella della moralità e dell’etica in politica, contro la corruzione e gli sprechi – vorrebbe abolire, in accordo con la propria base. Bossi si è venduto per 4 denari al potere berlusconiano, votando leggi indegne e ingoiando rospi uno dopo l’altro. Ha incassato qualche anno al governo e tante tante poltrone, ma ha condannato la Lega.

OGM LEGA, GENETICAMENTE MODIFICATO

Riva degli Schiavoni, una festa della Lega. Solo qualche giorno fa. Maroni parla dal palco. Lancia un paio di ammonimenti al sistema romano e a chi si fa pagare l’affitto di casa da altri. Roma, Aula di Montecitorio. Solo ieri. Voto su Milanese. La Lega salva l’ex collaboratore di Tremonti dalla galera. Sistema romano? Farsi pagare l’affitto da altri? Bastano questi due iconoclastici momenti per capire quello che sta accadendo. Una colossale presa per i fondelli degli elettori della Lega, intortati sul prato verde, traditi a Roma. Girava ieri voce in Transatlantico che il ministro dell’Interno avrebbe accettato di salvare Milanese in cambio del via libera di Bossi a lavorare per un governo Alfano-Maroni da lanciare tra novembre e dicembre. La Lega, a furia di beccare nel pollaio, ha imparato i trucchi e i segreti del mestiere. Non canta più, non grida più il suo sdegno – quello continua a farlo solo per i quattro leghisti che ancora frequentano i prati della secessione – ma canta gli stornelli romani, fa patti della pajata, mangia e ingrassa con la coda alla vaccinara, pur di rimanere in sella ed accrescere il suo potere. Fratelli coltelli, nella Lega e nella maggioranza. A questo punto, se l’opposizione c’è dovrebbe battere un colpo. Invece di pensare a scenari di larghe intese – con chi? Con chi non manda in galera un parlamentare accusato di corruzione? Con una maggioranza senza un briciolo di dignità, sempre più asservita? – punti la barra diritta verso elezioni. L’ho detto ieri, lo ribadisco oggi a bocce più ferme: l’opposizione la smetta con i suoi tatticismi esasperanti, serri le fila per gettare le basi di una vera coalizione e punti diritta a vincere le elezioni. Credo, anzi, sono convinto, che questa volta la risposta del Paese, anche del Nord, sarebbe completamente diversa.

SU MILANESE CALA LA TELA DEL GOVERNO

Oggi il Parlamento si pronuncerà sull’arresto del deputato Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia Tremonti. Noi non nutriamo alcun dubbio. Le accuse, le carte, le intercettazioni che abbiamo letto, studiato e sulle quali abbiamo riflettuto a lungo parlano chiaro: il voto a favore della richiesta dei magistrati è un voto giusto. Abbiamo chiesto ed ottenuto che si votasse con un voto segreto, non perché ci piacesse. Siamo sempre stati per il voto palese e libero ma era chiaro che il centrodestra avrebbe fatto ogni sorta di giochino “politico” per blindare la maggioranza. Il voto segreto era la scelta obbligata per stanarli e ci siamo riusciti. Ieri, Bossi ha detto che la Lega voterà contro l’arresto di Milanese. E’ deprimente assistere alla deriva politica del Carroccio che svende i suoi valori e la sua anima al diavolo, pur di rimanere alla tolda di comando di una nave sempre più alla deriva. Qualche tempo fa, il leader del Carroccio disse: “Quando il popolo si muove travolge tutto”. Ebbene, io penso che il popolo, quel popolo sovrano che Reguzzoni dice di essere al di sopra del presidente della Repubblica, travolgerà anche la Lega e questa maggioranza che sta facendo solo male al Paese. Dunque, tra qualche minuto inizierà lo spettacolo più deprimente che questo Parlamento abbia offerto negli ultimi mesi. Il finale appare scontato, salvo sorprese difficili da avverarsi ma su questa vicenda cala la tela del governo. Vogliono giocare? Lo facciano pure, quel che è certo è che se dovesse vincere questa cordata il presidente Berlusconi sarà ancora più commissariato. E c’è chi, di fronte a tutto, questo, si indigna per una parola forte ma senz’altro che fotografa la realtà pronunciata da Antonio Di Pietro. Il festival dell’ipocrisia. Come diceva Totò, ma fatemi il piacere!

BOSSI, LA POLITICA DEL DITO MEDIO

"La Padania è la soluzione di fronte alla crisi economica". La sentenza, più simile ad una farneticazione che ad un'opinione politica, arriva da Umberto Bossi, un Bossi sempre più decadente e deludente che adesso sembra voler coprire con idee deliranti il fallimento del federalismo. E così, per quanto ci conceda la magra consolazione di lasciar da parte le aggressioni verbali e i gesti inopportuni, comunque il Senatur va ad aggiungere danno alle già poche convincenti affermazioni maroniane che rivendicano i successi ottenuti contro criminalità e mafia, sempre per coprire il fallimento, oggettivo, della principale battaglia del partito del Carroccio.
Al di là, comunque, di quali siano i motivi che lo hanno spinto, il fatto che Umberto Bossi, ministro della Repubblica e segretario di uno dei due partiti di governo, in un momento così drammatico e delicato per le sorti del Paese,  giunga a dire che l’Italia è finita e invochi la secessione della Padania, è un atto di eversione e un attentato all’unità nazionale. Sono parole inaccettabili, di gravità inaudita se provenienti da un ministro della Repubblica, che dovrebbe dare l'esempio in fatto di sobrietà istituzionale e correttezza politica.
A questo punto delle due l’una: o Bossi è così malato da non essere più consapevole di ciò che dice, e allora qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità di toglierlo da dove sta, oppure è il reale pensiero di un leader politico ed in questo caso dovrebbe muoversi la magistratura penale. Un solo fatto è certo: questo governo non si regge più in piedi e Bossi dovrebbe dimettersi immediatamente.

LEGA LAVORA PER AFFOSSARE L'ITALIA

Ogni tanto Berlusconi si sente anche un po' Cavour e si prende la briga persino di rispondere a Bossi sull'Unità d'Italia. E afferma perentorio: l'Italia c'è e ci sarà sempre. Parole al vento, come al solito. Neanche gli alleati lo stanno più sentire.  Oggi il giornale "La Padania", organo di stampa ufficiale del Carroccio, rilancia la questione, dal titolo: "Italia, una 'famiglia' da cui bisogna uscire". Da tempo la pernacchia, il dito medio alzato appartengono, grazie alla Lega, allo squallore di questa fase politica, al degrado culturale del Paese, ma l'editoriale della Padania sulla divisione dell'Italia va addirittura oltre, è ancora più grave. I leghisti stanno nelle stanze dei bottoni ormai da anni, decidono più di qualsiasi altra forza politica i destini del Paese (coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e continuano a recitare la parte dei secessionisti. Sono attaccati alle poltrone come delle cozze allo scoglio, ma ogni tanto minacciano ferro e fuoco. E' inaccettabile che una forza che esercita la golden share sul governo lavori per affossare l'italia proprio mentre il nostro Paese attraversa una fase drammatica, con pesanti costi economici e sociali. Non si capisce se questa assurda polemica sulla secessione sia solo l'ennesima pagliacciata estiva della Lega o un vero e proprio attentato alla Costituzione. Il legittimo sospetto che vogliano approfittare della crisi per affossare l'Italia c'è ed è un dubbio ancora non chiarito. Bossi deve dire chiaramente se condivide l'editoriale della Padania, se quella è la posizione della Lega. Se così fosse sarebbe inconciliabile con la presenza al governo. Non si può far finta di niente e far passare questa posizione come una buffonata. "Tanto i leghisti son pagliacci folcloristici e abbaiano solo" si dice. No, non va bene. Chi governa ha delle responsabilità importanti e deve rispettare i cittadini. Le parole dei politici hanno un peso ed un significato, soprattutto quando il Paese è nell'occhio del ciclone e nel mirino degli speculatori internazionali. La Lega ha il dovere di fugare tutti i dubbi sulla sua lealtà alla Costituzione ed ai cittadini italiani. E lo deve fare subito.

VERDI DI RABBIA SOLO PER FINTA!

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, e scommetto sin d’ora che non ce ne saranno, la disfida tra Pdl e Lega sulla Libia finirà a tarallucci e vino. I venti di guerra nella maggioranza vanno scemando e giù volano le prime bandiere bianche. Frattini, pochi minuti fa, ha detto: vi sono le condizioni per raggiungere un accordo. Lo chiamano accordo ma si legge pantomima. La Lega, alla fine, dirà si alla missioni in Libia e alle bombe. Scommette pure con gli amici che la data sicura per la fine della guerra richiesta dalla Lega non ci sarà: vincerete! La verità è che alla Lega della Libia e delle bombe non gliene frega niente, non gliene è mai fregato niente. Ha alzato solo il prezzo per passare meglio all’incasso. In questi giorni, il Carroccio ha messo in atto una furba e scaltra strategia per rivendicare il suolo ruolo, per rinverdire la sua immagine, parecchio appannata per la verità, e mettere i puntini sulle i per le future nomine di governo: le nuove poltrone spettano a noi altro che responsabili! La questione degli immigrati, che entrano ed escono dal nostro paese indisturbati, come se confini dell’Italia fossero sliding doors senza nessun controllo, il federalismo sempre più impantanato nelle secche dei decreti attuativi mentre nuove tasse si affacciano all’orizzonte, norme feroci come il reato di clandestinità bocciato dall’Europa perché “inconcepibile", hanno arrecato parecchi danni ad un Carroccio sempre più bersagliato da una base incazzata. A questo, si aggiungano le leggi ad personam volute da Berlusconi e che la Lega ha diligentemente votato. Così, ecco che dal cilindro del Senatur è saltato fuori il celodurismo pacifista in salsa libica, per ridare speranza e vigore alla testosteronica base. In più, serviva una Lega riottosa ed indipendentista in vista delle prossime amministrative, distante da Berlusconi quel tanto che basterà per scaricare alla bisogna sul presidente del Consiglio e sul Pdl la colpa se le cose a Milano e a Napoli dovessero mettersi male. La guerriglia del Carroccio, dunque, è stata solo una pantomima, ben congegnata ed architettata per vantare meglio, nei prossimi giorni, sulle poltrone e i posti nei Cda che contano e che verranno. Nulla di nuovo sotto il sole delle Alpi. Sono verdi di rabbia solo per finta.