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BASTA INSULTI E DOPPIA MORALE

Rispondo a Di Pietro, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “l'aver preso posizioni scomode ha indotto e sta inducendo alcuni nostri militanti ed eletti a percorrere strade diverse perché e' chiaro che nel momento in cui bisogna scegliere tra la coerenza e l'opportunità' di trovare una sistemazione personale si vede chi fa politica per interessi propri e chi per gli interessi dei cittadini. Verso costoro non proviamo rancore auguriamo loro tutto il bene possibile e siamo contenti che questo sia l'occasione per un momento di chiarezza all'interno del partito”.

Ad Antonio Di Pietro, al quale auguriamo ogni bene ed ogni fortuna, diamo un consiglio: non è con gli insulti che si risponde a questioni politiche. Se centinaia tra eletti ed amministratori stanno abbandonando in questi giorni Italia dei Valori non è sicuramente perché tra la coerenza e la ‘sistemazione personale’ hanno scelto quest’ultima, ma esattamente il contrario.

Moltissime persone hanno lascito Italia dei Valori per Diritti e Libertà perché non riuscivano più a stare in un partito che cambiava linea politica mediamente una volta alla settimana, con picchi di due cambi in un solo giorno. Al contrario, quelli che se ne vanno, sono quelli che scelgono di non venire a patti con la propria coerenza e con la propria dignità e che non sono disponibili ad accettare una sorta di doppia morale dove si predica bene e si razzola male come sta facendo Idv che, mentre nelle piazza raccoglie le firme per il finanziamento pubblico, contemporaneamente sta facendo passare i contributi mensili versati da consiglieri e assessori regionali alle rispettive strutture territoriali come donazioni di privati alla tesoreria nazionale per ricevere, sfruttando la nuova norma che prevede una ulteriore erogazione di fondi pubblici doppia rispetto alle donazioni ricevute, un milione di euro l’anno in più rispetto ai finanziamenti che già riceve.

La parte che entra in Diritti e Libertà è quella che non vuole davvero più il finanziamento pubblico, tanto da inserire la rinuncia nello Statuto.

Le mie dimissioni da capogruppo

Oggi, nel primo pomeriggio, ho annunciato al presidente della Camera Gianfranco Fini le mie dimissioni da capogruppo dell'Italia dei Valori. E' una scelta che compio con serenità e convinzione affinché nella riunione dei gruppi parlamentari nessuno possa usare strumentalmente questo tema per eludere l'unico confronto veramente dirimente, quello sulla rottamazione di Idv che Di Pietro sta scientemente portando avanti.

Ormai linee inconciliabili

Tag: Di pietro , donadi , Idv

Pubblico la mia intervista di oggi al Messaggero

Di Pietro pensa a una coalizione con Grillo, magari con Antonio Ingroia premier.
Guardi, già due mesi fa dissi pubblicamente che Ingroia ha fatto ottime inchieste, ma non si è comportato da bravo magistrato. Non mi piaceva allora e non mi piace oggi il suo modo d’interpretare la toga: andando in tv, ai congressi di partito. Si figuri cosa posso pensare di una candidatura impensabile per una coalizione impossibile.

Di Pietro ha decretato la morte dell’Idv. Avrebbe pronto anche nome e logo nuovi.
Confermo. Ce ne fece vedere un bozzetto, forse per sbaglio, durante l’Ufficio di Presidenza, poi lo ripose nella borsa. Al 90% l’idea è quella e il nome pure (‘Basta!’, ndr.). Di Pietro Vuole rottamare la storia e l’impegno di dodici anni e migliaia di elettori, quadri e dirigenti per rincorrere il voto di protesta, dei delusi e incazzati. Siamo al predellino de’ noantri. La sua linea e la mia sono ormai inconciliabili. Se la mia linea risulterà di minoranza, ognuno, dentro l’Idv, sarà libero di fare come crede. A Di Pietro ho chiesto un passo indietro: visto che non crede più nel suo partito, sarebbe meglio che passasse la mano. Se invece vuole scioglierlo in un ‘movimento’, come dicono anche Orlando e Maurizio Zipponi, legandosi alle frange più estreme della sinistra radicale, e magari allearsi con Grillo, io e altri saremo da un'altra parte.

Dicono che siete ‘quattro gatti’. Anzi, ‘cani morti’, ormai.
Non accetto questa logica di delegittimazione. Vedremo quanti saremo. La nostra non è una battaglia, è la guerra finale e io intendo combatterla fino alla fine. Comunque, vorrei rassicurare quelli che raccolgono le firme per farmi dimettere da capogruppo: forse saremo pochi tra i parlamentari, che devono tutti la loro elezione a Di Pietro, ma non nel corpo del partito. In queste ore sono subissato dalle telefonate di consiglieri comunali, provinciali e regionali, di dirigenti e quadri del partito da tutto il territorio.

Entrerete nel Pd, dicono. E' vero?
Vogliamo aiutare a costruire un centrosinistra di governo che coniughi il rigore e la solidarietà, politiche fiscali serie e politiche di equità. Comunque, prima di stilare il necrologio dell’Idv, come ha fatto Di Pietro, aspettiamo che vengano finalmente convocati gli unici organismi deputati a decidere, a partire dall’Esecutivo nazionale.

Ma lei dov’era quando Di Pietro comprava le case?
Facevo domande da mesi senza ricevere risposte. Report ha preso una cantonata colossale sulle case, lì ha ragione Tonino, ma ha accelerato un processo che lui coltivava da almeno sei mesi, sciogliere l’Idv, contro il quale daremo battaglia.

NULLA DI PERSONALE

Non è una questione personale. E’ politica. E basta. Non vorrei che il confronto all’interno dell’Italia dei Valori si riducesse ad un fatto personale tra me e Di Pietro. Contro il presidente Idv non ho umanamente e personalmente nulla e vorrei che fosse chiaro a tutti. C’è in ballo il futuro e il ruolo di Italia dei Valori, non certo il rapporto personale tra me e Di Pietro.

Da mesi c’è nel partito un dibattito aperto sulle alleanze. L’intervista di ieri di Di Pietro al Fatto, però, ha cambiato le carte in tavola, anzi, le ha scoperte, ed ha provocato due effetti politici devastanti, a mio avviso: il primo è una pietra tombale su qualsiasi possibilità di accordo col Pd. Il secondo è il superamento di Idv per dar vita a un soggetto politico che si presenterebbe alle elezioni facendo una corsa solitaria o una improbabile alleanza con Grillo.

Cosa rimarrebbe? Una formazione isolata o succube di altri ispirata dalla demagogia e dal radicalismo minoritario. Insomma, non proprio due temi su cui sorvolare politicamente. Di Pietro ha cancellato, in un’intervista, un percorso di dodici anni senza dire nulla a nessuno. Ha rinnegato le decisioni del congresso e dell’ultimo esecutivo nazionale, che si erano espressi per l’alleanza con Pd e Sel. Ha stracciato il documento firmato dall’ufficio di presidenza solo poche ore prima. E’ chiaro che il problema è esclusivamente politico.

Nel partito ci sono due linee tra loro evidentemente incompatibili, una guarda al centrosinistra, una a Grillo. Io rispetto la nostra storia e non la svendo per seguire una deriva populista e lavoro per costruire una credibile alternativa di governo per il dopo-Monti. Spaccare il centrosinistra significa riconsegnare l’Italia nelle mani dei tecnici o, nella migliore delle ipotesi, arretrare la spinta riformista e progressista dopo vent’anni di berlusconismo. C’è bisogno di ricostruire, di rilanciare, di assumersi le responsabilità di governo per cambiare finalmente questo paese.

Da dodici anni l’Italia dei Valori è saldamente ancorata al centrosinistra. Con Pd e Sel governiamo in regioni ed enti locali. Con loro abbiamo la responsabilità storica di tornare a governare il Paese e riformarlo. Chi straccia la foto di Vasto e impedisce al centrosinistra di governare si assume una responsabilità storica.

Altra cosa è Grillo. Rispetto i suoi elettori, ma non lo seguo, mi dispiace. Non sono un opportunista. Non svendo tutto ciò in cui ho creduto e per cui ho lavorato tanti anni solo per inseguire il populismo di chi vorrebbe portare l’Italia fuori dall’Europa. Sono questi i temi del confronto e mi auguro che a prevalere sia il senso di responsabilità.  

Impegnati a costruire il centrosinistra

Il centrosinistra è il nostro orizzonte politico. Dal Lazio alla Lombardia, per arrivare alle elezioni politiche, l'Italia dei Valori e' impegnata nel costruire un'alleanza di centrosinistra ampia, solida e riformatrice. Una coalizione costruita sui programmi e non sugli interessi personali, naturalmente.

Italia dei Valori già governa nella gran parte di comuni e province con Pd e Sel e quest'alleanza e' la sola in grado di garantire un percorso di riforme e rilancio. La sola capace di coniugare il rigore con l'equità e giustizia sociale, puntando sull'innovazione e la crescita. E’, peraltro, l’unica possibilità politica per uscire dalle pastoie di governi tecnici o ‘governissimi’. In tanti si oppongono al governo del centrosinistra perché preferirebbero un Monti Bis, o qualcosa di simile.

Il centrodestra è distrutto dagli anni del berlusconismo – anche se invito a non sottovalutare mai il Cavaliere, il suo silenzio mi preoccupa - , il centro conta poco e niente da solo, il centrosinistra è vincente, come dimostrano tutte le elezioni da due anni a questa parte. Se lo scorso anno qualcuno avesse detto che la vittoria della coalizione Pd-Idv-Sel era a rischio l’avrebbero preso per matto.

La mia non è solo voglia di vincere, ma il desiderio di cambiare l’Italia. Concretamente. Di dare le risposte ad un paese dalle potenzialità incredibili, che però ancora è impantanato nelle sabbie mobili di una crisi gestita male. Serve uno scatto d’orgoglio, un’opera di rinnovamento e di apertura, ma serve soprattutto la competenza per cambiare questo paese. E la strada per farlo passa da Vasto, dalla foto di Vasto.

Cosa significa far politica?

Vorrei rispondere a quanti tra voi, su questo blog, su facebook e twitter hanno voluto aprire un confronto, anche critico, dopo l'intervista in cui ho annunciato il mio appoggio a Bersani nel caso in cui Italia dei Valori non partecipasse alle primarie.

Per me fare politica significa ambire al governo del Paese. Rispetto chi pensa all’azione politica come semplice testimonianza, ma io credo che dirigere i processi sociali per migliorare la società sia il fine di ogni politico. Il mio sicuramente. Chi fa politica pensa che le sue idee siano le migliori per difendere l'interesse collettivo e si sforza per metterle in pratica. Certo, questo non vuol dire che si debba andare al governo con chiunque e a qualunque costo, ma solo con quelle forze con cui esiste un unico comune denominatore, sufficiente per governare insieme il Paese, un compromesso politico di alto profilo basato sui programmi.

Ritengo che quelle forze politiche che hanno governato dal 2006 al 2008, che da anni governano insieme regioni, province e comuni e cioè Pd e Sel e Idv, siano per storia, cultura e valori di fondo le uniche forze con le quali possiamo pensare di realizzare una coalizione capace di cambiare questo Paese, dando impulso ad una vera svolta riformatrice.

Capisco che sul Pd qualcuno possa storcere il naso, ma senza Pd al governo non ci si va. E non parlatemi di Grillo (ormai lo avrete capito): se da una parte ho massimo rispetto per i suoi elettori, dall'altra penso che sarà una colossale fregatura per l'Italia e gli italiani perché incapace di governare.

Ritengo quella tra Idv, Pd e Sel un’ottima alleanza e anche l'unica alleanza possibile per ridare speranza all’Italia. Deve essere chiaro che se questa alleanza non nasce o nasce monca perché Idv vi si sottrae, non vinceranno altre forze di centro sinistra, ma si spalancherebbero le porte al Monti Bis, o a soluzioni addirittura peggiori.

Dobbiamo intenderci su questo: se il Monti bis è la prospettiva che vogliamo scongiurare a tutti i costi, chi mi critica dovrebbe spiegarmi quale governo, quale diversa maggioranza e quali diversi partiti si possono mettere in piedi se non con il Pd per superare almeno il 40% dei voti e quindi governare il Paese.

"Ma il Pd ha sostenuto Monti" è l'obiezione che molti di voi mi muovono. Vero. Ha sostenuto Monti perché ha ritenuto che le elezioni un anno fa avrebbero messo a rischio l'Italia. Noi l'abbiamo sempre pensata diversamente e in questo anno abbiamo preso strade diverse. Ma tra quattro mesi la legislatura finirà e a me interessa quello che le forze politiche vogliono fare per il futuro e non quello che in una situazione di assoluta eccezionalità, con un'Italia a un passo dal default, hanno fatto.

Se fossimo andati al voto, il Pd avrebbe stravinto le elezioni, ma ha fatto una scelta diversa, con la convizione di fare il bene del Paese. E se rileggo le dichiarazioni di Bersani, per lo meno da un mese a questa parte, mi pare innegabile il fatto che intenda posizionare il Pd su una linea politica sociale ed economica molto diversa da quella del governo Monti.

Queste sono le ragioni per le quali credo che all’ultima festa nazionale, Idv abbia fatto bene a continuare a credere nella ormai famosa 'foto di Vasto', e nella coalizione di centrosinistra. 

Quanto alle primarie, personalmente speravo, e continuo a sperare, che il presidente Di Pietro sciolga le riserve, decida di partecipare e si candidi. Proprio oggi ha lasciato aperta una porta alla partecipazione di Italia dei Valori alle primarie. Una buona notizia. Un’ottima notizia. Qualora cambiasse idea, però, l'errore più grande sarebbe quello di pensare che queste primarie non ci riguardino. Queste primarie, invece, ci riguardano a tal punto che a mio avviso dobbiamo fare tutto quello che possiamo per contribuire a determinarne l'esito.

Che ci piaccia o no la reale contesa della vittoria, al momento, è tra due candidati: Bersani o Renzi. Il primo è l'unico tra i due in grado di tenere unito un centro sinistra che vada da Vendola al Pd passando per Idv. Quanto a Renzi, che nei mesi passati è stato un fan sfegatato prima di Marchionne e poi della Fornero, credo che in caso di vittoria farebbe fatica a tenere insieme il Pd, figuriamoci l'intero centrosinistra. Con la conseguenza che una sua vittoria finirebbe per spalancare la porta a un Monti bis.

Ho voluto spiegare la mia posizione perché la mia intervista ha aperto un dibattito e volevo chiarire alcuni punti. Non voglio prendere di proposito in considerazione coloro che mi hanno scritto ‘vai nel Pd’ solo per non affrontare i nodi politici che ponevo.

Oggi le parole di Di Pietro hanno aperto un nuovo scenario. E’ naturale che il nostro candidato alle primarie per la guida del centrosinistra è lui e faremo di tutto per portarlo alla vittoria. E in caso di ballottaggio faremo le nostre valutazioni, sempre avendo come obiettivo primario la creazione di un grande centrosinistra innovatore e riformatore.

INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA

Pubblico la mia intervista apparsa oggi su il Corriere della Sera.

"Ci abbiamo messo anni e anni a creare tutto questo. A trasformare l’Italia dei Valori da movimento di protesta a partito di governo. E adesso Tonino sta mandando tutto al macero. Se fosse sceso in campo per le primarie sarebbe stata un’ottima notizia, la prova che staremmo ancora lavorando con Bersani e Vendola nel centrosinistra. Invece no, candidandosi a premier ha fatto l’ennesima scelta di rottura».

Parla tutto d’un fiato, Massimo Donadi. Segno che le parole che usa in questo colloquio col Corriere della Sera, nella sua mente, sono state già soppesate. Compreso il verbo «scodinzolare», che associa ad Antonio Di Pietro.

«Continua a fare scelte che ci allontanano da quella prospettiva di governo che dovremmo invece costruire. Ed è la prova che ormai Tonino preferisce scodinzolare dietro Beppe Grillo, copiarne persino il linguaggio e gli atteggiamenti offensivi. D’altronde, quel video sul Parlamento dei morti viventi e i leader trasformati in zombie che cos’era se non un modo di scodinzolare dietro il comico genovese? Io invece penso che non sia giusto tradire così la nostra storia». Tra l’altro, aggiunge il capogruppo alla Camera, «trasformare l’Idv in una copia del Movimento 5Stelle sarebbe una pessima idea. Tutti alla fine sceglierebbero l’originale, non l’imitazione».

La ripete fino all’ossessione, Donadi, la parola «governo». Ed è in nome di quella parola che ha chiesto a Di Pietro di convocare l’esecutivo del partito prima dell’appuntamento di Vasto in programma a settembre. «Ieri (giovedì, ndr) mi è arrivata la sua risposta. In effetti», sorride amaramente, «l’ha anticipato, l’appuntamento. Di tre ore. Invece delle nove di sera, ci vedremo alle sei di pomeriggio». Troppo tardi per chi, come lui, insiste per tornare a tessere immediatamente la tela con Bersani e Vendola. «E guardi che qui non si tratta di una semplice divisione interna su un tema di attualità. Qui si tratta di scegliere tra due prospettive: una di governo, l’altra di opposizione». O è bianco o è nero. «Impossibile trovare una mediazione».

Da qui alla scissione nell’Idv il passo sembra breve. Brevissimo. «Mi rifiuto anche solo di prendere in considerazione quest’ipotesi», scandisce Donadi. «Mi rifiuto di pensare che Di Pietro non ci ripensi. Discutere di questa scelta a settembre è impossibile. I giochi sarebbero fatti».A fare l’avvocato del diavolo, bisogna chiedergli di Casini. Dell’ipotesi, che Di Pietro ha sempre respinto, di stringere i bulloni di un accordo coi centristi. «In questo momento mi sembra davvero paradossale prendersela con l’Udc», osserva Donadi. Perché «è evidente che se avessimo lavorato sin da subito insieme a Bersani, se Di Pietro non avesse deteriorato i rapporti politici e anche umani col Pd, in questo momento il ruolo dell’Udc sarebbe stato più marginale. O, quantomeno, ridimensionato».

Sa che qualcuno gli darà del venduto. «Qualcuno», sorride, «ha già parlato di una "tresca". Ma non si tratta di questo. Si tratta di non tradire il percorso che abbiamo fatto fino ad oggi», insiste il capogruppo. «Se ci pensa bene, alla fine abbiamo vinto. Perché siamo riusciti a portare in dote al centrosinistra tutte le nostre battaglie. Quelle per la legalità, quelle contro la cattiva politica, contro la corruzione nella burocrazia: il patrimonio dell’Idv è diventato patrimonio di tutti. Perché tradirlo rimanendo fuori?».Dice di non essere solo, Donadi. «Decine e decine di amministratori locali del partito mi chiedono di andare avanti in questa battaglia».

Non è soltanto una questione politica, spiega. «Prima o poi arriva sempre un momento in cui si definisce il senso di una scelta di vita. Quella di un politico, adesso, non può non tener conto di una crisi che impone delle responsabilità. E che impone anche di non rimanere fuori da una prospettiva di governo. Nei prossimi anni saremo chiamati a fare scelte difficili, lontane dall’applauso facile che si strappa all’opposizione. Dobbiamo starci. Perché è solo standoci che potremmo coniugare il rigore alla crescita e al bisogno di equità che c’è in questo Paese». E lo sa, Donadi, che da oggi qualcuno potrebbe chiedergli indietro anche i galloni di capogruppo. «Non ci sono diventato con un sorteggio. Né sono stato calato dall’alto. Mi hanno scelto i colleghi. E la loro scelta è revocabile».

Certo, conclude, «se dimettermi da capogruppo fosse il prezzo da pagare per convincere Di Pietro ad anticipare la riunione dell’esecutivo o a convocare il congresso sono pronto a pagarlo. Anche subito».

Tommaso Labate

Intervista al Messaggero

Riporto la mia intervista pubblicata oggi sul Messaggero.

Dopo la rottura con Bersani, è gelo anche tra Di Pietro e Vendola?
«Innanzitutto trovo poco edificante che in un momento difficile per il Paese come questo, in cui ci sarebbe bisogno del massimo della coesione tra le forze del centrosinistra, prevalgano tra i leader, tutti, posizioni e atteggiamenti personalistici e di bandiera. In ogni caso, non credo sia possibile rompere dieci anni di centrosinistra con una conferenza stampa, quella tra Bersani e Vendola. Dev’essere l’Idv a decidere se starci o meno, dentro il centrosinistra, determinando il proprio futuro. Purtroppo, negli ultimi mesi non si è fatto nulla da parte nostra per costruire il centrosinistra, ma si è cercato lo scontro e la polemica a tutti i costi con gli alleati, oltre a tenere un atteggiamento aggressivo verso Napolitano. Un chiarimento è indispensabile, dentro l’Idv, altrimenti scivoliamo su un piano inclinato rispetto a cui siamo già verso la rottura dell’alleanza. Da Di Pietro devono arrivare parole chiare e urgenti, altrimenti che siano gli organismi dirigenti dell’Idv a decidere. Gli unici titolati a farlo, peraltro».

Dove ha sbagliato, Di Pietro?
«Vede, una cosa è polemizzare con il Pd perché sostiene il governo Monti, altro è alzare i toni ad ogni costo perché ha compiuto una scelta difficile che comunque merita rispetto. La stessa cosa vale nei confronti del capo dello Stato. Infine, anche evocare e poi teorizzare l’alleanza con Grillo fa scivolare l’Idv lungo quel piano inclinato. E trasformerebbe, peraltro, l’Idv in un'altra cosa, mai decisa. Due anni fa abbiamo fatto un congresso il cui slogan era Dalla protesta alla proposta e ora che facciamo, il passo del gambero? Cos’è, movimentismo di ritorno? Io prima di lasciarmi scivolare fuori dal centrosinistra voglio provarle tutte a costo di aggrapparmi con le unghie e i denti».

Alternative?
«E’ stato convocato un esecutivo nazionale per il 20 settembre all’interno della Festa di Vasto ma temo saremo già fuori tempo massimo. Va anticipato al più presto. Un grande partito come l’Idv deve e può discutere interpellando la propria base e convocando un congresso straordinario anticipato. La linea politica non può essere stravolta senza discussione e la nostra dice alleanza di centrosinistra. Infine, Tonino deve fare chiarezza, già nelle prossime ore e dire al partito e agli alleati se vuole ricucire con il centrosinistra per governare il Paese o fare altro dall’alleanza con Grillo in giù».

C’è il rischio di una scissione?
«Non voglio neanche sentirne parlare: milito da 13 anni nell’Idv e qui voglio restare, anche se nelle ultime settimane faccio fatica a riconoscerla. L’Idv è una grande forza stabilmente collocata nel centrosinistra e là deve rimanere. Chiedo a Tonino, che nel suo passato di pm e di ministro è stato riconosciuto da tutti come uomo leale e generoso, di assumersi le sue responsabilità. Il tempo è ora».

Lavoro per l'unione del centrosinistra

Vi riporto la mia intervista pubblicata oggi dal quotidiano L'Unità a firma Tullia Fabiani. Buona domenica a tutti!

Di Pietro dice: Ce ne andiamo, e lei che dice?
Resto convinto che il centrosinistra debba essere il faro della politica italiana, credo nella progettualità di una coalizione tra le forze del centrosinistra e cercherò di fare tutto quanto mi è possibile affinché ci si muova in questa direzione: come capogruppo lavorerò nel mio partito in tal senso.

Tenta di ricucire lo strappo?
Siamo in una fase ampiamente dominata dai tatticismi, una fase in cui domina il momento politico più che lo scenario futuro. L'Idv però resta convinto e fiducioso che nel momento in cui si decideranno le regole elettorali si comincerà a ragionare anche di prospettive.

Ma il suo leader non pare affatto così convinto e fiducioso, anzi
Io continuerò comunque a lavorare per l'unione del centrosinistra, non ho alcuna intenzione di rompere con il Pd. Certo non basta che sia io a volerlo. Ma, ribadisco, è fondamentale restare uniti, essere l'ossatura politica che si propone di governare nella prossima legislatura.

La sua è una posizione isolata?
Il mio punto di vista non è sicuramente isolato nel partito. Ne discuteremo sicuramente, prendendo una decisione in modo collettivo. E spero che questa posizione sia quella di maggioranza.

Non si sente a disagio in un partito in cui il leader detta un'altra linea?
Io l'Idv l'ho fondato insieme a Di Pietro come posso non sentirmi a mio agio nella mia casa. Certo ci sono momenti di maggiore o minore convergenza. Ma questo non mi fa sentire a disagio, allo stesso tempo però tengo ferme le mie convinzioni e i miei punti di vista per farli diventare l'opinione della maggioranza.

Potrebbe nascere una corrente interna o esserci un cambio ai vertici?
No lo escludo, il partito è compatto. Non ci sono minoranze né ipotesi di cambi al vertice. Il leader è per tutti un punto di riferimento. Non c'è una linea Di Pietro contrapposta a una linea Donadi.

Eppure sulla vicenda del conflitto di attribuzione sollevato dal presidente della Repubblica lei ha dissentito da Di Pietro, ha chiesto di abbassare i toni, fermare, l'escalation di accuse e rispettare il Capo dello Stato. Ha cambiato idea?
Assolutamente no. Resto fermo sulla mia posizione al riguardo. Con Di Pietro in questo caso c'è stata e c'è una differenza di lettura.

Eppure su questo si è acuito lo scontro con il Pd. E Di Pietro non pare voler desistere. Dunque come conciliare le diverse posizioni?
Se ci fosse una moratoria dei veti reciproci, degli attacchi sarebbe una buona cosa, perché prevale una logica da collezione Panini. Si fanno polemiche più che pensare ai progetti. Stiamo sprecando mesi importanti in un dibattito sterile, con toni estremi e eccessivi. Certo questa vicenda è un tema che acuisce il conflitto, ma essendo una questione contingente, spero davvero che non pregiudichi la possibilità reale di un confronto su come governare il Paese nei prossimi cinque anni.

E da dove pensa di poter ripartire?
La foto di Vasto, Pd-IDv-Sel è il punto di partenza che può essere certamente allargato ad altre forze politiche.

Tipo l'Udc?
Il punto è quale progetto, quale programma condividere. Sui matrimoni gay, ad esempio, è evidente che l'Udc non è d'accordo. C'è molto da discutere.. Ma il punto purtroppo è in questa fase, ripeto, i partiti sono incerti sul da farsi, prevalgono le scelte tattiche. Come ho detto solo dopo aver deciso la legge elettoralesi potrà cominciare davvero a parlare di progetti politici

I tempi?
Settembre direi.

Berlusconi il gattopardo

Tutto è cambiato ma c’è chi non cambia mai. Il governo Monti è nato, ma non si è ancora consolidato. E già Berlusconi tenta di affossarlo. Mi piacerebbe considerare definitivamente chiuso il ciclo politico dell’ex premier che ha sfasciato l’Italia e non parlarne più. Ma le sue esternazioni di oggi rivelano la sua pericolosità. Ve ne propongo alcune:

GOVERNO: BERLUSCONI, DEMOCRAZIA SOSPESA DECISIONE IMPOSTA DAL PRESIDENTE REPUBBLICA ANCHE NEI TEMPI (ANSA) - ROMA, 17 NOV - Incontrando i senatori del pdl l'ex premier Silvio Berlusconi ha sottolineato che il governo Monti rappresenta una sospensione della democrazia perche' si tratta di un esecutivo non eletto dai cittadini. La decisione e' stata praticamente imposta anche nei tempi dal presidente della Repubblica, ha aggiunto.(ANSA).

BERLUSCONI "DA NAPOLITANO VAGLIO ATTENTO COME MAESTRINA CON PENNA ROSSA" ROMA (ITALPRESS) - "Napolitano? Una maestrina dalla penna rossa. Io non avevo poteri, potevo solo suggerire. Ogni legge doveva passare all'attento vaglio del Qurinale che, come una maestrina, segnava tutto con la penna rossa". E' quanto avrebbe detto Silvio Berlusconi, come viene riferito da chi sta partecipando, durante la riunione con il gruppo Pdl al Senato.

***Governo/ Berlusconi: Non è eletto, è sospensione democrazia Decisioni e tempi praticamente imposti Roma, 17 nov. (TMNews) - Il governo Monti rappresenta una "sospensione certo negativa della democrazia", anche perché si tratta di un esecutivo non eletto. Lo sostiene Silvio Berlusconi parlando ai senatori del Pdl e aggiungendo: "La decisione finale ci è stata praticamente imposta, con i tempi voluti dal Presidente della Repubblica".

PDL: BERLUSCONI, SECONDO ULTIMI SONDAGGI MIA IMMAGINE SALITA OLTRE 35% = Roma, 17 nov. - (Adnkronos) - Secondo gli ultimi sondaggi, la mia immagine e' salita a oltre il 35% nel gradimento degli italiani. Lo avrebbe detto Silvio Berlusconi parlando con i senatori del Pdl a Palazzo Madama.

CRISI. BERLUSCONI: CON PATRIMONIALE CASTELLI IN SVENDITA... (DIRE) Roma, 17 nov. - La patrimoniale sara' pure una misura "depressiva" che abbatte "del 15-20%" il valore degli immobili, ma un pregio ce l'ha: rende piu' facile acquistare gli incantevoli castelli francesi per cui Silvio Berlusconi ha una passione. Incontrando i senatori del Pdl, il Cavaliere dice: "La patrimoniale produce tagli enormi al valore degli immobili che scende immediatamente. Io, dovete sapere, sono appassionato di castelli: ogni mese sfoglio una rivista in cui si vendono castelli in Francia". Pausa a effetto per la platea, poi aggiunge: "Si comprano a meno di un milione! Non valgono nulla perche' in Francia c'e' una tassa patrimoniale terribile che gli eredi degli antichi nobili non possono pagare e allora mettono in vendita quei meravigliosi castelli".

GIUSTIZIA: BERLUSCONI, AVANTI SU RIFORMA E INTERCETTAZIONI BISOGNA METTERCI MANO ENTRO FINE LEGISLATURA (ANSA) - ROMA, 17 NOV - Entro la fine della legislatura bisognera' mettere mano al regime delle intercettazioni e alla giustizia. Lo ha detto Silvio Berlusconi incontrando i senatori del pdl a Palazzo Madama. (ANSA).

== BERLUSCONI: A MONTI AVEVO PROPOSTO FARE PREMIER CENTRODESTRA = (AGI) - Roma, 17 nov. - A Mario Monti avevo proposto di fare il premier del centrodestra. Lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando con i senatori del Pdl. Il premier ha riferito che tra le 'offerte' fatte al presidente della Bocconi c'era anche quella di fare il ministro dell'Economia.

(AGI) GOVERNO. BERLUSCONI: ITALIANI NON COSÌ CRETINI DA VOTARE SINISTRA (DIRE) Roma, 17 nov. - "Non possiamo lasciare il Paese alla sinistra. E poi a chi? A Di Pietro, Vendola e Bersani. Gli italiani non sono cosi' cretini da dare il voto a questi qua". Cosi' Silvio Berlusconi, incontrando i senatori del Pdl. In queste parole, dai toni molto diversi dal videomessaggio di qualche giorno fa, c’è tutto il Berlusconi-pensiero, tutto il suo smisurato ego e la sua irresponsabilità. Prima dice che siamo in una sospensione della democrazia, poi che gli italiani che votano a sinistra sono cretini.

Complimenti Silvio, davvero una bella lezione di democrazia. Noto con piacere che il leader del Pdl ha ammorbidito la sua posizione, facendo passare gli elettori del centrosinistra da ‘coglioni’ a ‘cretini’. Un passo indietro nella scala degli insulti. Di questo passo tra un centinaio d’anni li considererà cittadini come tutti gli altri. Attenzione a Berlusconi ed ai suoi pericolosi colpi di coda. La nuova fase politica ed il prevedibile sfarinamento del Pdl potrebbero portarlo a fare gesti politici irresponsabili. L’uomo è capace di tutto.