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CORRUZIONE, SCANDALO ALL’ITALIANA

Scandalo all’italiana. Ricordate con quanto clamore un paio d’anni fa tutti parlavano del ddl anticorruzione? ‘Lo approveremo…; serve un giro di vite…; basta parole è il tempo dei fatti…’ e tante altre dichiarazioni dello stesso tenore. Ecco, ancora non è successo niente.

E ancora una volta la Corte dei Conti ha lanciato un allarme. Il presidente Giampaolino, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha detto: “illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente alla luce”.

Ha detto anche che serve una cultura della legalità. Parole sante, in Italia. Superflue e ovvie in un’altra democrazia matura e civile.

La lotta alla corruzione è una priorità politica ed economica, sociale e culturale, ma in Italia nessuno sembra prenderla sul serio. E c’è un aspetto scandaloso: in Parlamento, presso gli uffici delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, giace da più di un anno il Ddl anticorruzione, che ancora non è diventato legge.

Sono anni che la Corte dei Conti fornisce dati spaventosi sulla corruzione, ma sinora dalla politica non è giunta risposta concreta. Tante parole, ma solo quelle. La situazione non è più sostenibile e non è giusto prendere in giro gli italiani. Parlare di anticorruzione a ridosso delle elezioni è facile, ma è una mascalzonata se poi non si giunge alla fine del percorso.

Ora è il momento di agire, anche perché la corruzione ha dei costi altissimi, 60 miliardi di euro ogni anno. Invitiamo il governo e tutte le forze politiche ad una forte azione parlamentare per approvare rapidamente una legge che stronchi un fenomeno che ha pesantissime ripercussioni su tutto il Paese.

++LE BUGIE SULL'ANTICORRUZIONE++

++ DDL CORRUZIONE: VIA LIBERA CONSIGLIO DEI MINISTRI ++
(ANSA) - ROMA, 1 MAR - Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge anticorruzione. E' quanto si apprende da fonti di governo.(ANSA).

Una notiziona. Correva il giorno primo marzo duemiladieci. E subito Alfano, confermando la notizia, disse: "I nostri partiti non hanno bisogno di soldi rubati per sopravvivere. Chi ruba, ruba per sé".

Sintetizzava così lo spirito delle norme anticorruzione approvate dal Cdm facendo riferimento anche alle inchieste di quei giorni. Io dissi subito che si trattava di uno specchietto per le allodole. E commentai così:  "Il ddl anticorruzione è solo uno specchietto per le allodole, una presa in giro con cui Berlusconi spera di far dimenticare ai cittadini gli scandali che hanno coinvolto il governo ed il Pdl negli ultimi tempi. Se Berlusconi vuole davvero combattere la corruzione ed il malaffare faccia innanzitutto pulizia nel governo ed in parlamento nelle fila del Pdl e poi una immediata retromarcia sulle intercettazioni. Non si puo' parlare di lotta alla corruzione se si approva una legge e contemporaneamente si fa in modo che nessuno venga condannato per reati contro la pubblica amministrazione. La lotta alla corruzione ed al malaffare sara' efficace solo se si potranno ancora utilizzare le intercettazioni e se verra' reintrodotta la sanzione penale per il falso in bilancio ed abrogata la ex Cirielli che diminuisce i tempi di prescrizione".

Non mi sbagliavo. Nei giorni scorsi si è riunita la commissione congiunta Affari Costituzionali-Giustizia della Camera per discutere del testo, che, a quasi due anni di distanza, non è ancora stato approvato. Naturalmente, viene da aggiungere con un po’ di malizia. Il governo si è presentato con un testo che è come un bicchiere d’acqua fresca. Un testo inutile, che ha un bel nome (com’è altisonante la parola ‘anticorruzione’, soprattutto pronunciata da chi ha di fatto legittimato la corruzione) e che serve solo a illudere i pochissimi cittadini che ancora credono a questo governo. A parte che se questo è l’obiettivo farebbero meglio a chiamarli a casa, uno per uno, tanto son pochissimi…

Il fatto è che il ddl anticorruzione del governo non dà nessuna risposta concreta ed il governo ancora una volta ha dimostrato di avere poche idee. E confuse. Per di più, ha chiuso le porte in faccia a chi le idee ce le ha. E pure buone. Non si è confrontato con le opposizioni, ha respinto tutti gli emendamenti pur avendo presentato un testo insufficiente e inadeguato. La verità, triste, è che questo governo non ha alcuna intenzione di lottare contro la corruzione e contro lo spreco. Non vogliono norme efficaci, ma solo una legge-manifesto per ripulirsi l’immagine agli occhi dell’opinione pubblica. Hanno respinto persino il nostro emendamento che prevede l’annullamento dei rimborsi elettorali per quei partiti che non rispettino le norme sull’incandidabilità. A questi signori dico: non si illudano di averla vinta. Faremo una battaglia di legalità e di etica politica su questo punto, per avere finalmente un parlamento pulito.

E' IN ARRIVO UNA SECONDA TANGENTOPOLI

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C’è una questione morale grande come una casa e loro pensano a spartirsi le poltrone. Il problema del giorno non è come affrontare una corruzione endemica, che si rivela ogni giorno di più a macchia d’olio e che coinvolge in maniera trasversale un’intera classe politica e dirigente, nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche. Il problema non è capire perché, dopo Scajola, ora salta fuori il nome dell’ex ministro delle Infrastrutture di Berlusconi, Pietro Lunardi che, in cambio di non si sa ancora bene quali prebende, si sarebbe fatto ristrutturare la villa di campagna dal re degli appalti Anemone. Il problema è non è capire perché Scajola dice di non poter vivere in una casa pagata da Anemone e Lunardi di non conoscere lo sbrigafaccende di Anemone e Balducci che aveva, però, frequentazioni quotidiani con sua figlia. Il problema non è capire fino a dove si è spinta la cricca, fino a quali livelli dello stato e delle istituzioni si è insinuato questo sistema politico-economico di fare affari in maniera spregiudicata e per tornaconto personale. Il problema del giorno è chi riesce ad accaparrarsi il ministero dello Sviluppo economico, lasciato libero da Scajola, o quello dell’Agricoltura, che la Lega rivorrebbe per sé. Alla fine della fiera, è tutta una questione di poltrone e di gestione del potere. Per Berlusconi, il problema non è la corruzione, che costa agli italiani 60 milioni di euro, ma i giudici che fanno le indagini. C’è una maggioranza allo sbando, immobile, un Parlamento che non fa niente, se non attendere e poi subire passivamente provvedimenti sciagura come il ddl intercettazioni. C’è una classe politica che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha ricevuto attenzioni particolari dalla cricca Anemone-Balducci&co in cambio di non si sa bene quali favori, ha costruito una ragnatela di potere politico-economico che fa impallidire, in confronto, la vecchia Tangentopoli e il presidente del Consiglio che fa? Parla di congiure e complotti, di magistrati politicizzati e a nascondere la corruzione sotto al tappeto. Ci vorrebbe una rivoluzione dei valori, della legalità, dell’etica e della morale. Questo è una paese da rovesciare come una calzino. E’ una paese che ha bisogno di una nuova classe dirigente che metta al primo posto servire i cittadini, e non servire i proprio tornaconti personali. Italia dei Valori è pronta a farlo.

FUORI SCAJOLA. E FITTO E COSENTINO?

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Le dimissioni del ministro Claudio Scajola erano un atto dovuto. Per questo, Italia dei Valori le ha chieste sin dall’inizio ed ha presentato una mozione di sfiducia. Dimettersi era un atto politico dovuto. Claudio Scajola è un uomo pubblico che deve rispondere ai suoi elettori non di eventuali reati, a quello penserà la magistratura, ma dei suoi comportamenti pubblici, in onore di quell’etica della responsabilità che deve appartenere a chi riveste un ruolo importante nelle istituzioni. Deve spiegare tante cose l’ex ministro dello Sviluppo economico e prima lo farà meglio sarà per tutti. Deve spiegare, e deve farlo pubblicamente, perché nell’atto notarile risulterebbe che ha acquistato una casa per una cifra totale di 600 mila euro e perché la cricca degli appalti avrebbe versato per lui il resto, ovvero 900 mila euro in 80 assegni bancari. Meglio sarebbe stato se il ministro Scajola si fosse dimesso un minuto dopo la pubblicazione delle prime notizie. Avrebbe evitato le patetiche interviste sui quotidiani dove più che dare spiegazioni compiva delle vere e proprie arrampicate libere sugli specchi. Per una volta in questo strano paese è scattato quello che, di solito, da noi non scatta mai e che invece scatta subito nelle altre democrazie europee: allontanare chi tiene o ha tenuto comportamenti discutibili o poco trasparenti. Ora la domanda che mi frulla in testa è: perché Scajola sì e Fitto e Cosentino no? Cosa c’è di diverso? Perché nel Pdl la molla delle dimissioni è scattata solo per il ministro dello Sviluppo economico? O la vicenda che lo riguarda è molto più oscura di quanto si possa immaginare, ma questo non spaventerebbe certo un presidente del Consiglio accusato di corruzione. Oppure, Berlusconi ha chiesto la testa di Scajola da sacrificare sull’altare della lotta intestina con Fini. Propendo per la seconda ipotesi. Sarebbe stato intollerabile per il premier subire una lezione di stile e moralità, l’ennesima negli ultimi giorni, dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni. Se il governo fa sul serio, porterà il ddl anticorruzione in discussione in parlamento nei prossimi giorni. Se, invece, come pensiamo è la solita sceneggiata, Scajola starà da parte per un po’ e poi risorgerà, come la Fenice, dalle ceneri. Più gagliardo che mai.

CANNOLI ANTICORRUZIONE SERVITI DI LUNEDI'

cannolicannoliOggi andrà in scena la parodia di “Cuffaro Due la Vendetta”. Berlusconi, infatti, festeggerà con la sua corte riunita in consiglio dei Ministri la sentenza con cui la Consulta ha dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari contestato a Mills. E chissà se ci saranno i cannoli. Di certo ci sarà un disegno di legge farsa, ben confezionato per l’ennesima parata mediatica.Un ddl anticorruzione, varato da un consiglio dei ministri convocato ad hoc, per la prima volta nella storia di lunedì, guarda caso, proprio nel giorno in cui si tiene l’udienza Mediaset, l’escamotage perfetto usato dagli avvocati del premier come istanza di legittimo impedimento. Siamo alla barzelletta, alle scenette da basso impero che segnano il declino non solo di un leader, ma di una società intera.Non ci sarà bisogno di vedere i cinegiornali di oggi per capire che il disegno di legge anti-corruzione è l’ennesimo specchietto per le allodole per quegli italiani che il Cavaliere immagina essere un popolo di gonzi che si beve tutte le sue scemenze.Il ddl più volte annunciato, e poi rinviato, infatti, prevede in caso di condanna definitiva per corruzione, un inasprimento delle pene e l’incandidabilità per i corruttori per le liste presentate alle elezioni. Non ci vuole una grande intuizione politica per capire che aumentare le pene per il reato di corruzione è pura propaganda. La questione sta nel fatto che ormai i politici non vengono più condannati perché i giudici e la magistratura sono stati privati dei mezzi e delle risorse utili ad accertare e trovare i corrotti. Colpevoli salvaguardati e protetti dalle leggi che via via sono state approvate durante i governi Berlusconi. L’elenco è presto fatto: la ex Cirielli che riduce i termini di prescrizione dei reati, la legge che depenalizza il reato di falso in bilancio e che rende più facile per gli imprenditori disonesti procurarsi il denaro in nero per poi riutilizzarlo a fini di corruzione. Tutte norme che di fatto hanno reso impossibile accertare i reati di corruzione e condannare i colpevoli.Se si volesse contrastare basterebbe abrogare quelle leggi e approvare una norma che introduce una corsia preferenziale per trattare più rapidamente i processi che vedono coinvolti i politici.La cosa triste, invece, è dover stare qui anche oggi, su questo blog, a parlare dei processi del premier. E’ vergognoso e frustrante quando fuori dalle stanze del palazzo c’è un’Italia che soffre, quando il vero argomento che meriterebbe un consiglio dei ministri straordinario è quello della disoccupazione ormai dilagante.Questi sono gli argomenti su cui il Parlamento dovrebbe discutere. All’ordine del giorno dell’aula non dovrebbero esserci né il processo breve, né il legittimo impedimento, ma i provvedimenti per fare fronte alla  disoccupazione che, secondo i dati dell’Istat, è arrivata all’8.6 per cento. Il Parlamento dovrebbe discutere delle persone che ormai non si scrivono neanche alle liste di collocamento  perché hanno perso la speranza di trovare un posto di lavoro o del milione di cassaintegrati solo nello scorso anno. Ecco di cosa dovrebbe occuparsi la politica.