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CORROTTI PIU’ FURBI

È vero, dai tempi di Tangentopoli il fenomeno della corruzione e’ cambiato. Il problema e’ che e’ cambiato in peggio, perché oggi i corrotti sono più furbi. E questo perché un certo tipo di politica, che ha trovato la sua espressione massima negli anni di governo Berlusconi, ha sistematicamente depotenziato le armi a disposizione della magistratura per combattere il fenomeno della corruzione. Insomma, si è creato un habitat piuttosto ospitale per chi, nel nostro Paese, vuole fare tali affari criminali.

A poco è valsa la legge anticorruzione del governo Monti, che non ha dato una risposta adeguata al problema. Due semplici esempi lo dimostrano chiaramente: oggi, nel nostro Paese, un pubblico funzionario che si lascia corrompere non rischia posto di lavoro e l’impresa che corrompe può continuare a stipulare appalti con la pubblica amministrazione. Ora, è evidente che non è questa la strada da percorrere se vogliamo veramente combattere la corruzione, un fenomeno che da solo ruba al nostro Paese ben 60 miliardi all’anno e che, quindi, una volta debellato potrebbe ridarci ampio respiro di spesa.

Non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà: la corruzione, purtroppo, è una piaga endemica dell’Italia, e resterà tale fino a che non si introdurranno misure veramente rigorose. Per questo, la lotta alla corruzione sarà per “Centro Democratico-Diritti e Libertà”, alleato di Pd e Sel alle imminenti elezioni, una delle grandi priorità delle azioni del prossimo governo di centrosinistra.

ANTICORRUZIONE, MA DI COSA STIAMO PARLANDO?

Ddl anticorruzione. Facciamo un giochino. Vediamo cosa manca. Prescrizione? Chi l’ha vista. Falso in bilancio? Non contemplato. Autoriciclaggio? Nessuna traccia. Eppure, è stato inserito persino nella lista dei reati in Vaticano. Voto di scambio? Non previsto.

 E allora, di cosa stiamo parlando? Del nulla, di un’arma spuntata, di un passo indietro, come l’ha definito giustamente il Csm, di un ddl deludente che non segna nessuna svolta, come ha ribadito ieri il presidente dell’Anm Sabelli. Piercamillo Davigo ha stigmatizzato: “L’elenco di quello che manca è infinito”. Desolatamente infinito, aggiungo io.

Monti ha detto di averci messo la faccia. Su cosa? Su uno strumento di pubblicità ingannevole, perché venduto come strumento efficace di lotta alla corruzione mentre tale non è. L’Europa ce lo aveva chiesto. Ora, bene che vada, al cospetto della Ue porteremo un trofeo avariato, un prodotto dal marchio contraffatto, come ha detto ieri bene Federico Palomba, il nostro capogruppo in commissione giustizia alla Camera.

Per la prescrizione, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, ripassate domani, dice il governo dei tecnici. Vedremo, faremo, provvederemo. A meno di sei mesi dalla fine della legislatura vien da se che non vedranno, non faranno, non provvederanno.

Noi abbiamo le nostre proposte di legge in materia di contrasto alla corruzione. A cominciare da quella sul falso in bilancio, calendarizzata in aula in quota Idv, ma che governo e maggioranza, non vogliono discutere. E allora, torno a ripetere, di cosa stiamo parlando? Di un desolante, vuoto a perdere, di uno sconcertante imbroglio mediatico.

L'OMBRA DI BERLUSCONI SUL GOVERNO

A vent’anni da Tangentopoli (a proposito, Italia dei Valori vi dà appuntamento a Milano il 17 febbraio presso il teatro Elfo Puccini per ricordare l’inizio di quella stagione che portò una ventata di legalità) poco sembra essere cambiato in Italia. Anzi, la situazione sembra quasi peggiorata.

Torno a parlare della responsabilità civile dei magistrati perché è stato un colpo basso all’Italia e purtroppo contiene un dato politico preoccupante:  la longa manus di Berlusconi continua a tenere sotto scacco il Parlamento ed a ricattare il governo. Il voto (segreto…) della Camera sulla responsabilità civile dei magistrati ha svelato l’esistenza che l’asse Pdl-Lega c’è ancora e ancora una volta il Carroccio ha svolto il suo ruolo di vassallaggio nei confronti di Silvio Berlusconi.

Dopo aver votato per anni porcate su porcate, leggi ad personam e norme punitive contro i giudici, la Lega ha voluto, evidentemente, mantenere una propria coerenza politica. Mica si può votare per vent’anni con Berlusconi e poi cambiare posizione all’improvviso solo perché non si è più insieme al governo… E’ stato commesso un colpo di mano politico e parlamentare semplicemente vergognoso.

E’ stato fatto sulla pelle della magistratura, fondamentale potere dello Stato, ma soprattutto contro i cittadini, che avranno sempre meno giustizia se questa norma dissennata dovesse diventare legge. Per fortuna è intervenuto immediatamente il ministro della Giustizia Severino, che ha detto chiaramente che la responsabilità civile dei magistrati andrà eliminata.

Non ci sono più Alfano e Nitto Palma in via Arenula, altrimenti chissà quali dichiarazioni di plauso avrebbero fatto. In verità le hanno fatte, ma almeno non da Guardasigilli. I deputati ‘incappucciati’ (copyright Federico Palomba) hanno colpito la magistratura con un micidiale tempismo, proprio mentre questa indaga sulla criminalità organizzata e sui reati commessi dalla politica.

Sembrerebbe quasi un avvertimento in stile criminale, oppure il penoso tentativo di rendere più difficile la lotta alla corruzione. L’esatto contrario di cui ha bisogno oggi l’Italia. In ogni caso è un voto che fa chiarezza, è uno spartiacque chiaro e netto tra chi si batte per la legalità e chi ostacola la giustizia. L’ombra di Berlusconi è calata ancora una volta sulla giustizia italiana, ma i tempi cambiano e tra un po’ il giudizio lo daranno i cittadini.

GLI ALFIERI DELLA MERITOCRAZIA

P4P4Una pioggia di smentite. “Fatti poco rilevanti”. Solo un gesto di cavalleria”. “Lo conosco da 30 anni”. Una vicenda ridicola, già chiariti i dettagli”. “Al telefono ero ironica”. “Ricevo tutti i giorni chiamate così”. “Non ho mai chiesto un interessamento per la mia nomina”. “Ho già chiarito tutti i dettagli di questa vicenda ridicola”. “Ci stanno arrivando addosso troppi schizzi di fango”. I magistrati chiariranno gli aspetti dell’inchiesta P4 e le responsabilità, ove fossero accertate, di ciascuna delle persone coinvolte. Non entro, dunque, nel merito delle indagini ma mi preme fare due o tre considerazioni. Il sistema che soffoca il merito e controlla i gangli della nostra economia è sempre quello: pressioni, raccomandazioni, fino ad assunzioni facili, senza merito né competenza. Da Tangentopoli ad oggi, dalla maxi tangente Enimont, la madre di tutte le tangenti, nulla è cambiato: il sistema si è solo ingegnerizzato. Una neolaureata che, per ragioni del tutto personali, sarebbe stata assunta all’ufficio legale delle Poste spa, con un cv artatamente taroccato alla bisogna. Nessun merito, nessuna esperienza per un contratto a tempo indeterminato, una assicurazione a vita grazie a “conoscenze in alto”. Alla faccia dei tanti giovani, pieni di titoli e meriti e delle tante belle parole “di certa politica”, di chi definisce i precari “l’Italia peggiore”. Società che non reggono il confronto del mercato che avrebbero ottenuto la sopravvivenza grazie a commesse ottenute con buoni uffici. Alla faccia delle tante imprese e dei tanti imprenditori sani di questo paese che, nonostante i sacrifici, sono costretti a gettare la spugna. Appalti e contratti d’oro con enti pubblici, Eni, Poste, Enel e soprattutto la Rai, usata come un pozzo artesiano da cui attingere favori e prebende per amici e amichette, in cambio magari di un giretto in Maserati. I principali enti economici pubblici italiani usati come bidoni aspira-contratti per gli amici degli amici. Quegli enti pubblici che di fatto governano le nostre bollette degli italiani in regime di monopolio. Su questo scenario deprimente e, a tratti angosciante, dove è finita l’Italia migliore, quella che lavora davvero, produce, si impegna, studia, si specializza, rischia in prima persona? Io sogno un paese libero e liberato da chi lo soffoca, da chi gli impedisce di crescere e volare alto.

LA CORRUZIONE VOLA, IL GOVERNO FRENA

Secondo l’ultima stima di Trasparency International, l’Italia è scesa al 67° posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione nella pubblica amministrazione. Da Tangentopoli in poi, a parte una breve parentesi, siamo andati sempre peggio. Quando Mani pulite muoveva i suoi primi passi, il giro di affari della corruzione italiana era di diecimila miliardi di lire l’anno, con un indebitamento pubblico tra i 150 e i 250 mila miliardi di lire. Negli anni sessanta il debito pubblico era inesistente. Negli anni ottanta cresce fino al 60% del prodotto interno lordo. Sale al 70% nel 1983. Tocca il 92% nei quattro anni di governo Craxi (1983-1987), per chiudere alla vigilia di Mani Pulite, nel 1992, al 118%. Dal 1993 al 1994 si registra infatti il picco di denunce dei delitti di corruzione. Dopo l’azione di Mani pulite, la corruzione diminuisce ma dal 2000 in poi torna ai livelli del 1991, quelli antecedenti all'emersione di Tangentopoli. Le leggi ad personam  di Silvio Berlusconi, taglio dei tempi di prescrizione per i reati economici, corruzione al falso in bilancio e i condoni fiscali hanno riportato la corruzione ai tempi d’oro. Tutte le proposte e i disegni di legge anticorruzione, anche quelle presentate da Italia dei Valori, sono impantanate nelle secche del Parlamento, ben chiuse nel cassetto e destinate a non venire alla luce per volere della maggioranza. Anche il disegno di legge d’iniziativa del Governo, tanto strombazzato in campagna elettorale e tirato fuori ogni volta che organismi internazionali segnalano la gravità della nostra situazione, è inchiodato in commissione. Ma non è tutto. Per  capire di che pasta è fatto questo governo e quanto abbia a cuore la lotta alla corruzione, basti pensare che hanno soppresso l’Alto Commissario Anticorruzione, presieduto da Achille Serra, un organismo alle dipendenze della presidenza del Consiglio. Non pensiate all’ennesimo ente inutile. Nonostante i pochi mezzi e le scarse risorse, questo organismo ha messo a segno una serie di successi quali l’indagine sullo stato della corruzione nella sanità in Calabria, l’ispezione alla Asl di Napoli 5, da cui emersero infiltrazioni mafiose e l’attivazione di un numero verde per consentire ai cittadini di denunciare casi di corruzione sotto garanzia dell’anonimato. L’organismo è stato sostituito con un Dipartimento alle dipendenze della Funzione pubblica, le cui risorse sono state ulteriormente ridotte di oltre due terzi. Risultati all’attivo di questo nuovo ente zero. Comprensibile d’altronde. A Singapore, l’ente anticorruzione conta circa 800 dipendenti, ha mezzi e risorse. Anche il Sol Levante ci dà lezione. Nessuna sorpresa. Questo, d’altronde, è il Parlamento delle impunità e degli impuniti.

BRANCHER AL MINISTERO BARZELLETTA

 

Aldo BrancherAldo Brancher

Aldo Brancher è il nuovo ministro per l’Attuazione del Federalismo del Governo Berlusconi. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Di tutto ha bisogno questo Paese tranne che di un nuovo inutile ministero, per di più sul federalismo, che un giorno si e l’altro pure questo governo rinnega nei fatti. Ci vengono a parlare di federalismo ma poi ogni loro atto o iniziativa va nella direzione opposta. Ogni giorno lo rinnegano però si inventano il ministero ad hoc. Questa, a casa mia, si chiama presa per i fondelli. In Parlamento, abbiamo appena finito una discussione fasulla sul codice delle autonomie degli enti locali, un provvedimento fondamentale, a detta del governo, per la grande rivoluzione federalista. In realtà, il Codice delle autonomie va nella direzione opposta del federalismo, perché toglie competenze a comuni, province e regioni e dei tanto strombazzati tagli che avrebbe portato con sé ne è rimasto solo uno: un taglio ai tagli, cioè hanno deciso di non tagliare nulla.  Per non parlare poi del provvedimento sul federalismo fiscale che abbiamo approvato in Parlamento più di un anno fa ma che ormai è vittima della sindrome del gambero, un passo avanti e tre indietro. A quanto detto prima, si aggiunga il triste capitolo dei finanziamenti per le grandi infrastrutture delle regioni del Nord, sospesi dal governo da più di un anno, quelle stesse regioni dove la Lega fa proseliti ma che in realtà ricevono solo sonore prese in giro da Berlusconi e Tremonti. Si riempiono la bocca di tagli agli sprechi e ai costi della politica e poi vanno ad inventarsi un nuovo ministero “barzelletta”, con un ministro designato di cui poi vi dirò, che comporterà inevitabilmente costi per decine di milioni di euro, tra personale, uffici, strutture, ecc.. Sulla crisi dormono il sonno dei giusti. Però poi sono bravissimi a moltiplicare le poltrone della politica. A chi serve questa ennesima poltrona? Agli italiani o a Berlusconi per tenersi buona la Lega, quella che urla Roma ladrona al Nord, ma che a Roma sta benissimo? Siamo alla solita pagliacciata. Ma ciliegina sulla torta è il profilo del nuovo ministro, Aldo Brancher, colui che, a quanto si legge nei libri di Marco Travaglio e Peter Gomez, è passato dalla prima alla seconda Repubblica attraverso le aule dei tribunali. Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato in primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Psi. Brancher si salva in Cassazione grazie alla prescrizione per il secondo reato e alla depenalizzazione del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte. E veniamo alle opere e ai giorni di Brancher degli ultimi anni secondo il Corsera di oggi: indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sulla scalata di Fiorani all’Antonveneta e tre mesi nell’ambito dell’inchiesta su finanza e riciclaggio. Ce ne è abbastanza per cominciare a chiederne le dimissioni da domani.

E' IN ARRIVO UNA SECONDA TANGENTOPOLI

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C’è una questione morale grande come una casa e loro pensano a spartirsi le poltrone. Il problema del giorno non è come affrontare una corruzione endemica, che si rivela ogni giorno di più a macchia d’olio e che coinvolge in maniera trasversale un’intera classe politica e dirigente, nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche. Il problema non è capire perché, dopo Scajola, ora salta fuori il nome dell’ex ministro delle Infrastrutture di Berlusconi, Pietro Lunardi che, in cambio di non si sa ancora bene quali prebende, si sarebbe fatto ristrutturare la villa di campagna dal re degli appalti Anemone. Il problema è non è capire perché Scajola dice di non poter vivere in una casa pagata da Anemone e Lunardi di non conoscere lo sbrigafaccende di Anemone e Balducci che aveva, però, frequentazioni quotidiani con sua figlia. Il problema non è capire fino a dove si è spinta la cricca, fino a quali livelli dello stato e delle istituzioni si è insinuato questo sistema politico-economico di fare affari in maniera spregiudicata e per tornaconto personale. Il problema del giorno è chi riesce ad accaparrarsi il ministero dello Sviluppo economico, lasciato libero da Scajola, o quello dell’Agricoltura, che la Lega rivorrebbe per sé. Alla fine della fiera, è tutta una questione di poltrone e di gestione del potere. Per Berlusconi, il problema non è la corruzione, che costa agli italiani 60 milioni di euro, ma i giudici che fanno le indagini. C’è una maggioranza allo sbando, immobile, un Parlamento che non fa niente, se non attendere e poi subire passivamente provvedimenti sciagura come il ddl intercettazioni. C’è una classe politica che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha ricevuto attenzioni particolari dalla cricca Anemone-Balducci&co in cambio di non si sa bene quali favori, ha costruito una ragnatela di potere politico-economico che fa impallidire, in confronto, la vecchia Tangentopoli e il presidente del Consiglio che fa? Parla di congiure e complotti, di magistrati politicizzati e a nascondere la corruzione sotto al tappeto. Ci vorrebbe una rivoluzione dei valori, della legalità, dell’etica e della morale. Questo è una paese da rovesciare come una calzino. E’ una paese che ha bisogno di una nuova classe dirigente che metta al primo posto servire i cittadini, e non servire i proprio tornaconti personali. Italia dei Valori è pronta a farlo.

LISTE PULITE? PDL DICE NO E VA AVANTI

Parlamento senza condannatiParlamento senza condannatiVolete che ve lo dica senza peli sulla lingua? Questo governo ci prende per i fondelli. Finge di fare la voce grossa con la mafia, poi appena può si cala le braghe. Vara il decreto per evitare la scarcerazione facile per i boss mafiosi. Poi,  con una marcia indietro incredibile e senza senso, sbarra la strada all’approvazione di un protocollo per candidature pulite alle prossime elezioni regionali. Insomma, un modo come un altro per dire che i mafiosi stanno bene in galera ma anche in Parlamento.E’ accaduto qualche giorno fa in Commissione Antimafia. Beppe Pisanu, presidente della Commissione, propone un documento che, facendo riferimento al codice di autoregolamentazione del 2007, stabilisce che i partiti, per le elezioni regionali, evitino di far eleggere rinviati a giudizio per associazione mafiosa, reati ambientali e traffico di essere umani. A noi non sembra vero. Dopo anni di battaglie condotte in solitudine a difesa del principio di un parlamento pulito, la maggioranza ci dà ascolto e gli altri partiti, Pd, Lega, anche l’Udc, approvano in pieno. Ma, ahimè, il sogno dura poco ed il risveglio è brusco. Qualcosa si inceppa. Il capogruppo Pdl Caruso in Commissione Antimafia dice no alle liste pulite. E sapete dietro quale foglia di fico si nasconde per sostenere la bontà della sua decisione? “Non possiamo circoscrivere la libertà inalienabile dei partiti di candidare chi vogliono”. E allora, in nome della “libertà dei partiti” apriamo le porte delle istituzioni agli inquisiti. Roba da far accapponare la pelle.Dunque, parole tante, fatti pochi e quei pochi fatti pure male. Quando si agisce per sciogliere i nodi malaffare-politica questa maggioranza si mette di traverso e non sente ragioni. Se solo ci fermassimo a pensare a quello che sta accadendo in questi giorni, al perverso intreccio tra politica ed affari che sta emergendo, quasi una sorta di nuova Tangentopoli ma più ingegnerizzata, forse questo Paese non si ritroverebbe ad essere governato da questa maggioranza che si ritrova.A Milano, è stato arrestato l’ex presidente del Pdl della Commissione Urbanistica del Comune di Milano per concussione, dopo aver intascato una tangente da un imprenditore e pare che lo scandalo si stia allargando. Solo qualche mese fa, sempre a Milano, è stato arrestato l’assessore al turismo della regione Lombardia, con l’accusa di corruzione, truffa e turbativa d’asta. Per non parlare di quanto sta emergendo circa la protezione civile, assurta a gigantesca macchina politica per fare soldi e favorire parenti e amici nel totale disprezzo di ogni regola.Allora, alla luce di tutto questo, di quale libertà stiamo parlando? La trasparenza non è un concetto vago buono per qualche spot elettorale e la lotta alla corruzione è più che mai un’emergenza nazionale. Noi non retrocederemo di un passo e torneremo alla carica in Commissione.

SU NAPOLITANO LE VERITA' NASCOSTE

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Tra ieri ed oggi si è avuta riprova che i media  italiani non sono al servizio della corretta informazione. I lettori dei quotidiani e i telespettatori dei tg nazionali, si sono trovati di fronte a una sorta di paradosso.  Giornali e tv hanno, infatti, dato ampio risalto alla risposta che il presidente Napolitano ha voluto inviare alla mia lettera aperta, in cui dissentivo sul messaggio mandato dal Capo dello Stato ai familiari di Craxi, senza, però, riportare una sola parola della stessa. Lettori e spettatori, in pratica, non sono stati messi in grado di formarsi una propria opinione.La verità è sempre la stessa: l’Italia dei Valori dà fastidio a tutti indistintamente. Non importa se moltissimi italiani la pensano come noi. L’informazione continua a incasellarci in vecchi cliché, a descriverci come esagitati, esaltati, come quelli che dicono sempre no e che insultano il capo dello Stato. La lettera che io ho mandato a al presidente della Repubblica era, forse, inenarrabile, perché troppo in contrasto con tale modello di partito. Era, infatti, un insieme di riflessioni, spunti culturali e valutazioni economiche e politiche, ben lontani da insulti e contestazioni. Su questo blog è stata pubblicata la mia lettera e la risposta di Napolitano.Ora guardate il video e traete voi le libere conclusioni.

RINGRAZIO MA CONFERMO DISSENSO

Oggi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto alla mia lettera aperta pubblicata su questo blog. Questa è la risposta del presidente della Repubblica:

"Ho letto la sua lettera e prendo atto del totale dissenso da lei liberamente espresso. Desidero solo farle presente - avendo lei voluto contestare anche il mio riferimento a una sentenza della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (che lei confonde con la Corte di Giustizia europea, che e' cosa diversa) - che ho l'abitudine di documentarmi e di fare affermazioni precise.

Lei  non ha evidentemente letto la sentenza a cui mi riferisco, che sul punto da me indicato così recita: 'Non e' possibile ritenere che il ricorrente abbia beneficiato di un'occasione adeguata e sufficiente per contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della sua condanna'".

Ringrazio sentitamente il presidente della Repubblica per l’attenzione e la sensibilità che ha avuto nel rispondere alla mia lettera. Prendo atto delle sue precisazioni in punto di diritto che, però, lasciano immutato il significato politico del mio dissenso.

Detto questo, e ad onore del vero, ritengo opportuno linkarvi il testo tradotto in italiano della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo,  dalla cui lettura potrete trarre le vostre considerazioni e che comunque stabilisce due cose:

1) Di tutti i processi, con relative condanne ricevute da Craxi, solo in uno di questi la Corte Europea rinviene violazioni dei principi dell'equo processo.

2) Anche con riferimento a questa sentenza accoglie un'unica doglianza della difesa di Craxi e cioè di non aver potuto controinterrogare i testimoni o coimputati che hanno accusato Craxi. La Corte, tuttavia, riconosce che ciò avvenne nel pieno rispetto della legge italiana allora vigente, correttamente applicata dai giudici.

A voi ogni giudizio.