giugno 2008

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"SU ALITALIA, I CAMPIONI DEL LIBERISMO APPLICANO LO STATALISMO "A CARICO DEI CONTRIBUENTI"

 

Pubblico la mia dichiarazione di voto sul caso Alitalia. Italia dei Valori, dopo giorni di ostruzionismo in Aula, ha dichiarato il proprio voto contrario ad un rifinanziamento di 300 milioni di euro fatto pescando nelle tasche dei cittadini italiani che avrà un unico effetto: quello di allungare l'agonia di Alitalia.

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

l'Italia dei Valori ha fatto un'opposizione durissima contro l'approvazione del decreto-legge in esame per smascherare quello che crediamo sia un vero e proprio inganno che si sta cercando di perpetrare ai danni degli italiani. Sia chiaro: non l'abbiamo fatta conto gli interessi dell'Alitalia, né tanto meno contro gli interessi dei suoi dipendenti. Esattamente all'opposto: l'abbiamo fatta per difendere tale patrimonio e tali interessi contro l'azione del Governo che, a nostro avviso, non solo sta mettendo proprio l'Alitalia e i posti di lavoro dei suoi 15 mila dipendenti a serio rischio, ma ormai, quasi sicuramente, sta creando le condizioni per la loro distruzione.

Alitalia attraversa da tanti anni una fase di grande difficoltà che ha visto spesso lo Stato intervenire mettendoci molti soldi pubblici, ma senza mai essere capace di proporre risposte. Ebbene, il Governo Prodi in due anni aveva trovato un partner industriale, Air France, uno dei più grandi operatori internazionali in materia di volo civile, uno dei più solidi finanziariamente, che si era dichiarato disposto a rilevare Alitalia, a compiere importantissimi investimenti finanziari per rilanciare le sue capacità commerciali e che si era impegnato, inoltre, a rispettare in larga misura i livelli occupazionali dell'azienda e il fatto che Alitalia rimanesse la compagnia di bandiera italiana. Non voglio dire che questa fosse la migliore proposta possibile, né che non potesse essere migliorata, ma era una proposta seria che avrebbe tutelato, salvaguardato e difeso uno dei grandi patrimoni economici del nostro Paese.

Il problema è che negli ultimi tre mesi, da parte di quella che oggi è la maggioranza, si è messo in scena il più trito e il più deteriore dei comportamenti che caratterizzano spesso la politica italiana, caratterizzato soltanto dall'ipocrisia e dalla demagogia. In questo caso l'ipocrisia consiste in ciò: ogni volta che nel nostro Paese la politica ha voluto privatizzare pezzi di economia pubblica, e l'ha voluto fare eludendo le regole del mercato senza cercare di massimizzare le possibilità di profitto per lo Stato e di guadagno per i cittadini italiani, ogni volta che ha voluto privatizzare secondo criteri di «amicalità» più che di interesse pubblico e ha voluto applicare il vecchio refrain per cui i debiti sono dello Stato, mentre gli utili vanno ai privati, ha tirato fuori questa famosa parolina magica, «italianità». È questa la parolina magica che il candidato Premier in pectore Berlusconi ha tirato fuori tre mesi fa ed è lì che è nato il grande inganno, la grande demagogia elettorale. Per un pugno di voti, per un meschino di più di consenso elettorale si è pronunciata la famosa frase: o si fa Alitalia, o si muore.

Signor Presidente, questa rischia di essere in negativo una delle poche promesse che alla fine questo Governo avrà mantenuto: Alitalia non è ancora morta, non ci siete ancora riusciti, ma ci manca davvero poco! In due mesi, da quando l'attuale maggioranza ha vinto le elezioni, il valore di Alitalia in Borsa è crollato di un quarto; sarebbe crollato anche di metà se non fosse che da dieci giorni sono state sospese le contrattazioni per eccesso di ribasso. In questi due mesi Alitalia ha perso un quarto dei suoi passeggeri; insomma avete distrutto e state distruggendo un grande patrimonio economico del Paese.

Adesso, poiché questo non vi basta e non avendo soluzioni alternative da proporre, avete pensato di fare ciò che la politica sa sempre fare quando non ha idee: mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Si tratta di 300 milioni di euro che non servono a niente, signor Presidente, e che rappresentano un po' la linea di riferimento dei vostri Governi. Infatti, già nel 2004, quando Berlusconi governava, fu stabilito un altro prestito di 400 milioni di euro.

Signor Presidente, allora almeno vi era un progetto industriale e una speranza di salvare Alitalia. Non vi siete riusciti, perché il vostro piano non era buono. Tuttavia oggi non vi è un piano industriale e nemmeno lo stralcio di un partner, perché Aeroflot ha dichiarato che ormai Alitalia ha superato il punto di non ritorno, Air France è scappata, Air One continua a essere quella che è sempre stata, ovvero il topolino che non può mangiare l'elefante.

Mi chiedo, dunque, cosa resti. Resta soltanto quella banca a cui voi avete dato l'incarico di vendere la società, ma a cui avete riconosciuto la possibilità alla fine (se lo volesse e se lo decidesse) di potersela comprare per sé. Insomma, stiamo procedendo ad una vendita dove non vi è né un partner, né un piano industriale e neanche le regole, in quanto avete anche deciso di sospendere l'applicazione degli obblighi di comunicazione che una società quotata in borsa ha verso i suoi azionisti. Di conseguenza, nessuno saprà più niente e gli investitori e i risparmiatori italiani non avranno più nessuna tutela, ma non vi è più neanche un quadro di riferimento di legalità liberale, poiché chi è incaricato di vendere è anche incaricato (se vuole) di acquistare.

Mi chiedo che razza di vendita sia questa e come si possano tutelare così gli interessi degli italiani. Oltretutto, nel far ciò, andate incontro a quella che ormai per voi è solo l'ennesima procedura di infrazione. Non riuscendo ormai a realizzare in Italia quella secessione cara a una parte della Lega, state realizzando, giorno dopo giorno, una strisciante secessione dall'Europa.

Non vi è giorno, non passa giorno, in cui l'Unione europea non sia costretta ad aprire una procedura d'infrazione verso l'Italia. Tuttavia l'inganno, come dicevo all'inizio dell'intervento, che noi volevamo svelare è che tutto ciò rappresenta una storia già scritta, scritta tre mesi fa quando il presidente Berlusconi, inopinatamente, ha fatto fuggire l'unico e serio acquirente, senza avere alle spalle nessuna altra alternativa, nessuna altra possibilità e nessuna altra chance. Ci si è dati un orizzonte di tre o quattro mesi, coperto ora mettendo le mani nelle tasche degli italiani, sapendo che così non si ha alcun potere contrattuale, in quanto il poco tempo danneggia chi vende ed è tutto negli interessi di chi compra.

Tuttavia, pare che mettere le mani nelle tasche degli italiani non spaventi il Governo. Infatti, avete già quasi distrutto il valore di Alitalia, ora chiedete agli italiani 300 milioni di euro e saremo costretti a pagare una multa per l'infrazione europea e un'altra multa dovremo pagarla cambiando materia. Sarà una multa probabilmente miliardaria in euro per le frequenze che non avete mai voluto dare ad Europa 7 e anche quando fate finta di togliere (come nel caso dell'ICI), con una mano togliete, ma con l'altra prendete. In questo caso con un tratto di penna avete cancellato tutte le strade che dovevano essere costruite tra la Sicilia e la Calabria, questo sì il vero patrimonio di cui il sud del Paese ha bisogno per crescere!

Insomma, un Ministro autorevole del vostro Governo a proposto in queste settimane la Robin Hood tax: mi pare che il Governo di Robin Hood abbia molto poco e assomigli sempre di più all'avido sceriffo di Nottingham.