settembre 2011

UCCIDIAMO IL PORCELLUM GRASSO

Uccidiamo il porcellum grasso. Il porcellum è il sistema elettorale attualmente in vigore, quello che permette ai segretari di partito o al massimo ad un manipolo di dirigenti di spedire in Parlamento persone legate a loro, spesso senza alcun rapporto con il territorio o i cittadini. Insomma il porcellum è il padre dei nominati. Prende il nome da una delle più eleganti uscite di Calderoli, che definì quella legge elettorale "una porcata". O meglio, visto che era il padre della suddetta legge, disse "eh sì, abbiamo fatto una porcata". Così, con lo stesso tono di uno che faceva una partitella a carte con gli amici al bar. A rigor di logica, se il Porcellum è il padre dei nominati e se Calderoli è il padre del Porcellum, ne consegue che Calderoli è il nonno dei nominati. Ma lasciamo perdere quest’albero genealogico suino e parliamo un po’ più seriamente. Italia dei valori è tra i promotori del referendum per l’abrogazione del Porcellum e per il ritorno al precedente sistema elettorale, il Mattarellum, che favorisce il bipolarismo, che per noi è un valore, e pone il vincolo della definizione delle alleanze prima del voto, dato positivo anche questo. E’ giusto che i cittadini scelgano sia chi deve governarli, sia la coalizione, per evitar ei classici pasticci all’italiana. E’ in atto la raccolta delle firme per presentare i referendum e l’Italia dei Valori sta facendo un grosso sforzo organizzativo, perché cambiare questo sistema elettorale è un passaggio fondamentale per cambiare la politica. Per questo motivo sarebbe opportuno che anche il Pd abbandonasse i propri tentennamenti e appoggiasse in maniera convinta questa grande opportunità. I cittadini sono sempre più consapevole della necessità di un cambiamento radicale della politica, e non intercettare questa voglia di rinnovamento sarebbe colpevole miopia da parte della classe dirigente del centrosinistra. Non ce lo possiamo permettere.

Mr. B vada via, Italia non è "una merda"

"L'Italia e' il Paese che amo". Era il Silvio Berlusconi degli esordi, quello delle calze sulle telecamere, dei videomessaggi distribuiti urbi et orbi come il verbo del nuovo messia liberale. Era il 1994 e il Cavaliere sfoderava sempre il sorriso a 100 denti, le sue intemerate erano al massimo il "mi consenta". Erano bei tempi. C'era voglia di cambiamento. Poi venne eletto e l'Italia cambiò addirittura in peggio, perché il virus del berlusconismo ha contagiato istituzioni, politica, cultura, società. Ci vorranno anni per debellarlo. Insomma, quello era il Berlusconi degli esordi, con la carica pubblicitaria di un "Mastro Lindo" che voleva pulire il Paese. Oggi si riduce a parlare con un Lavitola qualunque, che se non sbaglio ora è latitante, e a dire "vado via da questo paese di merda". Uao, complimenti mister B. Proprio lei che lo governa da dieci anni (a parte i soli due anni di governo Prodi)?!  Non si vergogna neanche un po' di queste parole?! In quella frase c'e' tutto il personaggio: uno che se ne fotte dei problemi dei cittadini e che pensa solo ai suoi interessi (i suoi affari sono saliti alle stelle da quando è in politica) e a salvare se stesso. Degli altri, degli italiani, non gliene frega niente. Presidente se lo ritiene opportuno se ne vada. Basta dare un'occhiata sulla rete per rendersi conto che moltissimi hanno preso questo sfogo (me ne vado) come un auspicio. Se ne vada mr B, ha già fatto troppi danni, ma non offenda l'Italia, che, nonostante questo governo di uomini piccoli piccoli, resta un grande paese. E si metterà alle spalle questo brutto periodo, dimentichera' lei, Bossi, Tremonti, il dito medio, i "vaffanculo", le mignotte, i bunga bunga, i ministeri al Nord (peraltro ancora chiusi perché l'importante è lo spot, la sostanza non conta). Se ne vada per la sua strada, l'Italia ha un lungo cammino da compiere.

La canzone di Marinella ora la canta B.

"Questa di Marinella e' la storia vera...". Spiace citare un grande cantautore e poeta come De Andre' per parlare della segretaria di Berlusconi, interrogata come testimone per tre ore dai pubblici ministeri. In quest'Italia di fine impero succede anche questo. Che la segretaria storica e più fidata del premier venga ascoltata per pagamenti illeciti, per tentativi di estorsione ai danni del presidente del Consiglio. Che peraltro pareva piuttosto in confidenza con gli estorsori a quanto si legge sui giornali. La canzone di Marinella oggi la canta Berlusconi, non più De Andre' o la meravigliosa Mina. Un premier ricattabile e ricattato non puo' essere nocchiere di una nave in difficolta' durante la la tempesta. C'e' bisogno di gente seria e di competenza. Questo governo non dispone ne' dell'una ne' dell'altra. E si vede. La manovra e' diventata una sorta di gioco delle tre carte. Indovina dov'e' il provvedimento? Oggi c'e' domani chissa'. E la Borsa di Milano brucia il 4 per cento...e l'Unione Europea ci tiene di fatto commissariati. Napolitano interviene per chiedere responsabilita' e tempi rapidi nell'approvazione. Lo chiede a maggioranza e opposizione. L'opposizione ha fatto la sua parte, sempre, ma la maggioranza? E' una domanda retorica perche' sappiamo tutti la risposta: la maggioranza e' divisa e senza guida, senza idee e senza progetti. Non e' più nelle condizioni di governare. A questo punto l'unica responsabilita' delle opposizioni e' mandare a casa Berlusconi il prima possibile. In ogni modo (democratico s'intende) perche' l'interesse nazionale deve prevalere su tutto. Anche e soprattutto sugli interessi dei singoli partiti.

DAL COLLE SUONI IL GONG PER IL GOVERNO!

Anche oggi la sentenza delle Borse è inappellabile: un altro, l’ennesimo, lunedì nero. La settimana che ci attende sarà difficilissima, una settimana che potrebbe cambiare il destino dell’Italia e dell’Europa. C’è un clima di forte preoccupazione tra i principali e più importanti interlocutori, Bce, Bankitalia, Confindustria, sindacati ed imprese. L’unico attore di questa vicenda che, invece, di agire e rimboccarsi le maniche continua a vivere ed ad agire come Alice nel paese delle Meraviglie, è il governo che, in un momento di profonda difficoltà per il paese, invece di tirare fuori gli attribuiti ha trasformato la manovra in una tragicomica barzelletta. Negli ultimi due mesi ha cambiato il menù delle misure di risanamento dall’oggi al domani, in maniera radicale, mostrando chiaramente di annaspare nel buio più che governare il Paese. La manovra economica, nella sua quarta, e non sappiamo se ultima, versione è un concentrato di schizofrenia, non convince i mercati e le Borse, non convince più la Bce che non potrà più continuare a toglierci le castagne dal fuoco. L’Italia ha un problema nel problema e si chiama Silvio Berlusconi e il suo governo che non ha più un briciolo di credibilità e autorevolezza sul piano internazionale. Per questo, noi chiediamo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla base dei poteri stabiliti dalla Costituzione, pur in assenza di una formale crisi di governo, prenda in considerazione lo scioglimento delle Camere.

SINDACI E GOVERNATORI AL SOLDO DI B.

“Meno tagli ai comuni ma non ci basta”, “Invoca la linea dura, basta con le follie dei lumbard”, “pronto a portare in piazza disabili e anziani”, “il ministro dell’Economia non può commissariare il Pdl”, “governo autoritario ha perso la bussola, pronti a manifestare”, “ormai è uno scontro istituzionale, anche il Pdl si deve ribellare”; “è incompetenza oppure è stata una trappola”, “via i vertici Pdl primarie subito”. Sono i titoli di alcune interviste di fuoco, rilasciate, pensate un po’, da autorevoli esponenti di Pdl e Lega. Precisamente il sindaco di Roma Gianni Alemanno, la presidente del Lazio Renata Polverini, il governatore lombardo Roberto Formigoni. Personaggi politici forti, di primo piano, che ambiscono anche alla guida del centrodestra. Di certo non esponenti dell’opposizione che lanciano prevedibili (e assolutamente giusti) strali contro il governo Berlusconi. Se alle parole fossero seguiti i fatti, Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi un secondo dopo gli attacchi di questi big del Pdl. Ma la coerenza, nella politica italiana, è come una chimera. Le parole restano lì, appese ad una pagina di giornale, ma non producono alcun effetto concreto. Un gioco delle parti che da un lato priva la politica di credibilità, dall’altro indispone giustamente i cittadini. Di fronte a questa manovra iniqua che mette in ginocchio gli enti locali, tutte le forze politiche con un minimo senso di responsabilità istituzionale, avrebbero dovuto opporsi con decisione, evitando, peraltro, anche il ridicolo e penoso balletto del governo sul testo. Invece no. Qualche intervista, qualche riposizionamento, appelli, critiche, minacce, ma zero fatti. "E io pago" avrebbe detto Totò. A pagare saranno come sempre i cittadini, soprattutto quelli meno abbienti. La riduzione dei tagli da 6 a 4 miliardi di euro agli enti locali assomiglia ad una presa in giro, perché renderà comunque impossibile la fornitura di servizi essenziali ai cittadini. Quindi la manovra metterà le mani nelle tasche degli italiani due volte. La prima per tassazione diretta, la seconda per l’aumento dei costi dei servizi. Per questo i sindaci e presidenti di regione di Pdl e Lega, sono ipocriti due volte. La prima quando criticano il governo, la seconda quando, nelle segrete stanze, lo sostengono. Un gioco delle parti offensivo verso tutti gli italiani, che, non solo dovranno pagare i costi di una crisi che il governo non ha saputo affrontare, ma sono anche presi in giro.

PENELOPE ALLA GUERRA…PER LA PENSIONE

Non c’è due senza tre. Non c’è tre senza quattro. Non c’è quattro senza cinque: siamo alla quinta versione del decreto anti-crisi. Questa manovra finanziaria è diventato un assurdo balletto, una tela di Penelope in continuo disfacimento e rifacimento, talmente patetica e pasticciata che anche loro non ci credono, tanto da aver imposto l’ennesima fiducia al Parlamento. Non è solo la schizofrenia dovuta all’incapacità del governo a preoccupare, ma anche il merito delle misure prese. A cominciare dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne. Alla fine, tra le tante porcate, hanno aggiunto anche questa. Hanno fatto cassa sulla pelle delle donne. Quello che noi temevamo si è avverato. In poco più di due mesi, sono intervenuti per la terza volta anche sulle pensioni delle donne, anticipando dal 2014 l’incremento graduale dell’età pensionabile a 65 anni a partire dal 2022. Innalzare l’età pensionabile delle donne per noi non era un tabù. Era un tabù farlo in questo modo, solo per liberare risorse, solo per fare cassa, senza di contro risarcire lo straordinario impegno delle donne come madri e lavoratrici. Questo è profondamente ingiusto e sbagliato, anche a fronte dell’immobilismo del governo nei confronti delle politiche per la famiglia. Chi si nasconde o si trincera dietro l’aumento delle aspettative di vita, la parità tra uomo e donna o l’andamento della demografia per giustificare una scelta così brutale e brutalizzante tutta giocata sulla pelle delle donne mente sapendo di mentire. Innalzare l’età pensionabile delle donne si poteva e doveva fare ma non così, non in questo modo, non lasciando le donne sole a gestire lavoro e famiglia, a sopportare carichi enormi per riuscire a concertare figli e responsabilità, a rinunciare nella stragrande maggioranza dei casi a fare carriera, a non avere aiuti concreti da parte dello stato, asili nido, bonus familiari, scuole con il tempo pieno. Diceva Oscar Wilde: “Il fatto è che gli uomini non dovrebbero mai tentare di dettar legge alle donne. Non sanno mai come farlo e, quando lo fanno, dicono sempre cose particolarmente stupide”. Diceva anche: “fornite alle donne occasioni adeguate e le donne potranno fare tutto”. Mi auguro davvero che quel tempo non sia ancora così lontano.

VOLGARITA’ E SCIMMIE AMMAESTRATE

video: 
Nel ’68 si professava "la fantasia al potere". Bei tempi, ora siamo alla volgarità al potere. La barzelletta (se così si può chiamare) raccontata da Sacconi, che non ha trovato niente di meglio che spiegare la manovra con l’esempio delle suore violentate, non merita commento, solo sdegno. Ormai non c’è più limite alle uscite infelici dei ministri di questo governo, evidentemente Berlusconi ha fatto scuola. Il premier ha offeso praticamente tutte le categorie sociali nel corso dei suoi (troppi) anni di governo e altrettanto hanno imparato a fare certi ministri, che, come fossero scimmiette ammaestrate, imitano Berlusconi soprattutto nei suoi aspetti più retrivi. Di Berlusconi ce n’è uno solo, per fortuna direi, ma non mancano squallidi imitatori. Italia dei Valori ha invitato Sacconi a scusarsi con le donne in primis e con tutti gli italiani poi. Poco importa se lo farà o meno perché tanto, tra poco tempo, lui e i suoi colleghi saranno solo un brutto ricordo per tutti gli italiani. A pensarci bene il filo rosso che collega tutta la storia politica di Berlusconi è proprio la volgarità. Fin dall’esordio, quando si presentava come un compito imprenditore pronto alla rivoluzione liberale del Paese. Quei collant davanti alle telecamere utilizzati per registrare i primi messaggi, quelli della "discesa in campo" a reti unificate, sono molto più di un trucchetto per rendere il volto più lucente e senza rughe, sono la metafora stessa del programma politico del Cavaliere. Telecamere, collant, belle gambe, donne facili, inganno mediatico, vuoto politico, Tarantini, Lele Mora, Ruby, le olgettine. E’ questa la filiera del berlusconismo, che ha portato al disastro economico e sociale l’Italia. Per questo non possiamo più tollerare la volgarità in politica.   

VALTY, PRENDI I SOLDI E SCAPPA!

“Ehi, Johnny, i poliziotti sono sulle mie tracce, accidenti! Che faccio?”. “Rimani dove sei, Johnny, non ti muovere”. Ora se pensate a "Per un pugno di dollari" o a "Giù la  testa" o ad uno dei tanti spaghetti western che hanno allietato la vostra infanzia o adolescenza, vi sbagliate di grosso. Ormai ha fatto il giro del mondo l’infelice, per non dire inaccettabile, scriteriata, offensiva, antidemocratica, antilegalitaria, frase con il quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi suggeriva, solo pochi giorni fa, all’amico Lavitola, faccendiere latitante, di non rientrare in Italia. Non solo è drammatico che proprio nei giorni in cui il Paese è sconvolto da un’inarrestabile crisi economica ed i cittadini sono chiamati a sforzi immani, il presidente del Consiglio, che dovrebbe guidare il Paese, sta chiuso nelle sue stanze dorate, con il suo onorevole avvocato Ghedini, per trovare il modo di sfuggire allo sputtanamento imminente, ritornando alla carica con il ddl intercettazioni. In un paese normale, civile e democratico, un presidente del Consiglio che suggerisce ad un latitante faccendiere di non rispettare la legge, di infrangerla, lui che come capo del governo, dovrebbe esserne custode e garante, avrebbe non i giorni, ma i minuti contati. Vi immaginate se in Inghilterra, Francia, Germania, America fosse accaduta una cosa del genere? Il fatto è che qui sembra non indignarsi più nessuno. Sembra quasi “normale” una roba del genere, sembra solo l’ennesima puntata di un saga dello schifo senza fine. Io, invece, mi indigno e mi vergogno e non voglio che il mio Paese sia sputtanato per l’ennesimo comportamento inaccettabile di un presidente del Consiglio che parla e agisce antidemocraticamente. Ma in quale Repubblica un premier protegge e dà consigli a un latitante? E’ una vergogna inaccettabile e un danno per l’Italia, l’ennesimo. Napolitano metta la parola fine a questo schifo senza fine. Elezioni, subito, per il bene del Paese. 

75 EMENDAMENTI, BOCCATA D'OSSIGENO

75 emendamenti, con l’obiettivo di ripristinare criteri di equità, equilibrio e crescita nella manovra iniqua, deprimente e depressiva del governo che bocciamo senza se e senza ma”. Ecco le nostre proposte concrete contro la manovra approvata al Senato. “Per cominciare: no all’aumento dell’Iva, che avrà un effetto depressivo sull’economia e che colpirà i ceti meno abbienti; sì alla cancellazione dell’articolo 8, che compie un atto di violenza inaudita nei confronti dei diritti dei lavoratori; no all’aumento dell’età pensionabile delle donne, sulle quali il governo vuole fare cassa, senza riconoscimenti di sorta per le madri-lavoratrici”. Per ognuno di questi no Italia dei Valori propone un sì, alternativo, serio ed efficace, con il quale reperire le risorse necessarie ad evitare le scelte sbagliate di questa manovra, che si accanisce sulle famiglie, sui giovani e sui ceti meno abbienti”.“27 misure per dare una sforbiciata ai costi della politica; 14 misure per ridurre le spese eccessive della pubblica amministrazione; 13 misure per una seria lotta all’evasione fiscale; 11 misure per un serio piano di liberalizzazioni, 10 misure straordinarie per la riduzione dello stock del debito.Costi della politica. Italia dei Valori propone l’eliminazione dei vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali; riduzione dell’indennità dei parlamentari e dei ministri; eliminazione dei rimborsi elettorali ai partiti; abolizione delle province; eliminazione auto e aerei blu; soppressione delle comunità montane, consorzi di bonifica e autorità d’ambito territoriale ottimale; soppressione degli enti inutili; blocco delle consulenze e incarichi; amministratore unico per le società e gli enti partecipati dagli enti territoriali; riduzione dei costi degli apparati amministrativi, etc..Riduzione spese eccessive della pubblica amministrazione. Idv propone l’abolizione dell’autonomia di budget di palazzo Chigi; riduzione delle spese militari e per le missioni; più efficaci controlli in materia di invalidità; unificazione degli enti previdenziali; gestione consorziata di tutti i servizi tra i comuni con meno di 20mila abitanti e altro ancora.Misure fiscali. Idv propone il ripristino di norme per il contrasto all’evasione, volte a colpire davvero i grandi evasori per reinvestire in detrazioni fiscali a favore delle famiglie ed incrementare gli assegni familiari. Infine, Idv propone un serio piano di liberalizzazioni e misure straordinarie per ridurre lo stock del debito.“Con i nostri emendamenti intendiamo correggere una manovra profondamente devastante per la nostra economia e per le famiglie italiane. Tagliare i costi della politica per reinvestire a favore delle famiglie, ridurre le spese eccessive per ridare spazio e speranza ai giovani, perseguire l’evasione fiscale per ridare ossigeno alla nostra economia, liberalizzare per favorire crescita e sviluppo: questi gli obiettivi dei nostri emendamenti”.

LA “SQUOLA” DELLA GELMINI

Primo giorno di scuola: un sincero in bocca al lupo ai nostri studenti! Non è una delle partenze migliori. La riforma del ministro Gelmini – mai parola riforma fu più falsa e menzognera – ha ridotto brutalmente la scuola ai minimi termini: riduzione dell’offerta formativa, nessuna prospettiva di pianificazione, emergenza precari, continui accorpamenti e classi pollaio.. Per ridurre i costi, la Finanziaria ha aumentato le classi affollate oltre i limiti consentiti dalla legge, imponendo 22 studenti in media per classe. Mancano all’appello 35 mila posti, 20 mila insegnanti e 15 mila tra  tecnici e amministrativi. Le graduatorie per i supplenti saranno pronte soltanto a dicembre. Aumenta il numero degli studenti disabili ma gli insegnanti di sostegno rimangono sempre pochi. La scuola, dunque, parte nella più totale incertezza, anzi, nel caos totale. Ed il merito di tutto questo va al ministro Gelmini e a Tremonti, ineffabile accoppiata, che hanno abbattuto sulla scuola italiana la peggior scure di tutti i tempi: otto milioni di tagli sul futuro del Paese. I docenti ed i presidi sono stati travolti da una miriade di circolari e norme che hanno impedito ed impediscono una efficiente organizzazione del nuovo anno scolastico ed una seria pianificazione per gli anni futuri. L’ineffabile accoppiata, Gelmini e Tremonti, con la scusa della crisi, hanno tagliato senza fare alcuna distinzione tra scuole virtuose e non, impedendo di fatto la possibilità a tutti, anche ai virtuosi, di continuare a mettere a disposizione di studenti, docenti e famiglie una offerta formativa di qualità. Per non parlare degli studenti bisognosi di supporto, dimenticati come gli ultimi della terra. La civiltà di un Paese e di una democrazia compiuta e degna di questo nome si misura dalla qualità della sua scuola pubblica e dalla sanità. Siamo messi male, molto male. Ed è soprattutto per questo che noi crediamo sia giunto adesso, come non mai, il tempo di cambiare, di svoltare politicamente per tornare anche e soprattutto ad una scuola pubblica protagonista e degna degli altri paesi europei, ad una scuola pubblica che dia una formazione degna, completa ma soprattutto moderna. Insomma, nel recinto di un pollaio ci finisca qualche altra cosa, non i nostri figli, non il nostro futuro.

UN PRESIDENTE “INCOSTITUZIONALE”

 La Costituzione non è un’opinione, la Carta si rispetta sempre, non si invoca solo quando fa comodo. E la manovra è chiaramente incostituzionale. Per questo invitiamo tutte le opposizioni a sostenere la pregiudiziale di costituzionalità che abbiamo presentato. Questa sgangherata manovra, di tagli e balzelli iniqui, è piena zeppa di norme incostituzionali e questo significa che la loro futura bocciatura produrrà tanti buchi nei saldi di bilancio. Basti pensare al contributo di solidarietà chiesto ai soli dipendenti pubblici. Tutti faranno ricorso, tutti lo vinceranno e lo Stato subirà oltre al danno la beffa di dover restituire i soldi, maggiorati di interessi e spese legali. Complimenti, proprio un bell’affare. E poi ci stupiamo se con questi geni dell’economia al governo tra un po’ il nostro debito sarà comprato dalla Cina… Ma torniamo a noi, se questa pregiudiziale venisse accolta, avremmo due effetti: il primo è che riscriveremmo una manovra migliore e, per quanto ci riguarda, ci impegniamo ad approvarla in 72 ore tra Camera e Senato e se serve anche di sabato e domenica. La seconda è che il giorno dopo il governo che si è fatto battere in Aula sulla finanziaria, se ne dovrebbe andare a casa. E questo sarebbe il segnale più forte e positivo che potremmo dare ai mercati finanziari. Non è più possibile presentarsi all’estero con la faccia ceronata di Berlusconi, che ormai è trattato dagli altri capi di Stato come un clown, esponendo ogni giorno di più l’Italia al ridicolo. Oggi si dedica all’Ue. Prima a Bruxelles, poi a Strasburgo, dove il presidente del parlamento europeo Buzek dedicherà al nostro premier ‘due minuti’. Due minuti di vergogna per tutto il Paese e per tutti gli italiani. Anche all’inizio degli anni ’90 l’Italia visse una pesante crisi economica e l’ingresso nella moneta unica era tutt’altro che scontato. Ma all’epoca il presidente del Consiglio si chiamava Carlo Azeglio Ciampi. Ed era un leader riconosciuto e credibile. Oggi c’è Silvio Berlusconi, cui il New York Times dedica un editoriale: the agony and the bunga bunga serve spiegare il titolo? Non credo. Ma che vergogna.

B. colpevole di alto tradimento

Signor Presidente del Consiglio sappiamo quanto forte sia la sua avversione per i processi. Ma oggi non possiamo esimerci dal metterla, qui, in quest’aula, sul banco degli imputati e leggerle la nostra sentenza di condanna. Perché lei è colpevole per tutti i capi d’imputazione. Lei è colpevole di alto tradimento dell’interesse nazionale perché tra il 2001 e oggi - negli otto anni su dieci in cui è stato presidente del consiglio - ha creato 500 MILIARDI DI EURO di MAGGIOR DEBITO PUBBLICO. Quasi un terzo dell’intero immenso debito pubblico italiano lo ha creato lei con i suoi governi. Lei ha ereditato, grazie al lavoro di chi l’ha preceduta, gli interessi sul debito pubblico più bassi della storia del nostro paese e grazie alla sua incompetenza oggi gli interessi sono nuovamente esplosi e si sono già mangiati più di metà della manovra che ancora non abbiamo finito di approvare, visto che ogni punto in più di interessi sul debito pubblico costa allo stato 19 miliardi di euro l’anno e gli interessi sono già aumentati di tre punti. E’ lei che, più di ogni altro, ci ha portati dove ci troviamo oggi, ad un passo dall’abisso. Con questi debiti ha affossato il paese, ha creato le premesse della bancarotta, ha truffato la fiducia degli italiani, ha tolto la speranza di un futuro ai giovani. Per questo la dichiariamo colpevole. Lei è anche colpevole di diserzione, perché quando la crisi si è abbattuta sulla Grecia un anno fa, invece di onorare il suo dovere di uomo di stato è fuggito come un disertore qualunque, è fuggito dalle sue responsabilità, è fuggito dalla realtà, continuando a ripetere che tutto andava bene, che noi stavamo meglio degli altri. Il fatto di aver colpevolmente tardato al di là di ogni ragionevolezza nel metter mano ai conti pubblici, intervenendo molto tempo dopo tutti gli altri paesi, e facendosene addirittura una vanto, è la colpa che le contestiamo ed è il crimine più grave per un uomo di governo. Lei ha rinunciato a decidere, lei ha rinunciato ai suoi doveri, ha macchiato di infamia l’onorabilità del governo italiano e per questo la condanniamo. Lei è infine colpevole di menzogna plurima a danno dell’intero popolo italiano. Ha mentito sapendo di mentire quando a giugno di quest’anno, cioè poco più di due mesi fa, ha dichiarato testualmente: “adesso abbasseremo le tasse”. Ebbene, neanche due mesi, e oggi lei mette la sua firma su una manovra che, sommata a quella di luglio, vale 100 miliardi di euro dei quali il 73% è rappresentato da maggiori tasse, che arriveranno all’86% quando comuni province e regioni avranno alzato i loro tributi per compensare almeno in parte i tagli dei trasferimenti. Tutte tasse che vanno a toccare i già miseri conti dei soliti noti, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori. Ed ha mentito di nuovo in queste ultime settimane, raccontando agli italiani che questa era l’unica manovra possibile, che solo nuove tasse ci avrebbero permesso di portare il bilancio in pareggio. Menzogna spudorata. Se lo Stato spende più di quello che incassa la soluzione non è di alzare le tasse, ma di spendere di meno. Paesi come Irlanda Portogallo, Spagna e Inghilterra hanno tutti approvato delle manovre che vanno nella direzione di ridurre di molti punti la spesa pubblica nei prossimi anni. Noi facciamo l’opposto, alziamo le tasse per continuare a spendere come prima. Eppure proprio da noi più che altrove, la possibilità di una manovra fatta di risparmi invece che di tasse era solare. Visto che già oggi con i nostri soldi di cittadini finanziamo uno stato sprecone ed inefficiente, un elefante obeso che produce più burocrazia che servizi per i cittadini. Uno stato che foraggia una partitocrazia affamata di sempre più posti e di sempre maggiori spese, e che ha ormai perso completamente il senso del limite e del bene comune. Avreste potuto abolire le province ed invece volete sostituirle con le province regionali raddoppiandone il numero. Avreste potuto abolire quella selva di enti ed organismi intermedi tra comuni e regioni che alimentano una spesa totalmente inutile e parassitaria. Consorzi, Comunità montane circoscrizioni e via dicendo. Avreste potuto dare un taglio netto alle quasi 80.000 poltrone dei consigli di amministrazione degli enti pubblici locali. Avreste potuto dimezzare il numero delle auto blu che è, in rapporto agli abitanti, il più alto di qualsiasi paese civile e che ci costa 5 miliardi di euro l’anno. Avreste potuto bloccare le consulenze che ogni anno costano allo stato 3 miliardi di euro e che sono spesso diventate strumenti di politica clientelare quando non un modo per pagare il prezzo della corruzione. Avreste potuto dimezzare il numero dei parlamentari. Potevamo interrogarci, soltanto per fare uno tra mille esempi, se serve avere sei organi di polizia nazionale (polizia, carabinieri, gdf, forestale, guardia costiera e polizia penitenziaria) e due di polizia locale, che fanno più o meno le stesse cose quando, invece, avviando processi di semplificazione ed integrazione si potrebbero risparmiare miliardi di euro ed avere più sicurezza. La realtà è che è molto più facile tassare i cittadini che mettere mano agli interessi forti e ben rappresentati delle oligarchie dello stato, della politica, degli enti e delle aziende pubbliche, delle burocrazie civili e militari, di intere categorie di privilegiati, di foraggiati, mettere mano alle reti clientelari, affaristiche ed amicali, insomma a tutto quel sistema di irresponsabilità politica e di governo che ha affossato l’Italia fino ad oggi. Si potevano recuperare risorse importanti dalla lotta alla corruzione che, ogni anno, ripeto, ogni anno, si mangia 70 miliardi di euro di risorse pubbliche. Cioè quasi quanto il valore delle due manovre che abbiamo fatto tra luglio e adesso. Perché non inserire nella finanziaria due emendamenti che a costo zero avrebbero segato il tronco della corruzione in Italia. Emendamento numero 1, il dipendente o funzionario pubblico definitivamente condannato per essersi fatto corrompere è licenziato in tronco e non potrà fare il dipendente pubblico per il resto della sua vita. Emendamento numero 2, l’impresa che ha corrotto per avere vantaggi illeciti non potrà partecipare mai più ad appalti pubblici. Il grave non è che questi emendamenti non siano in finanziaria il grave è che in un paese dove la corruzione da tempo fattura 70 miliardi di euro l’anno queste regole ancora non esistono. Domandiamoci perché, e vedrete che c’è da riflettere!!!! Avremmo anche potuto prevedere un graduale innalzamento dell’età di pensionamento delle donne ma non come lo avete fatto voi, strisciando nell’ombra e fregando i loro soldi per tappare i buchi dei vostri debiti. Ma per creare finalmente con i soldi risparmiati, che sono delle donne, appartengono alle donne, un welfare per le famiglie, fatto di maggiori asili nido, di un tempo pieno a scuola corrispondente agli orari di lavoro, di detrazione dalla dichiarazione dei redditi delle famiglie di tutte le spese per baby sitter, badanti, collaboratrici domestiche e affermare così per davvero pari opportunità di accesso delle donne al mondo del lavoro. E questa sarebbe stata una misura per dare anche impulso all’economia e non ammazzarla di tasse come state facendo. Signor Presidente del consiglio. C’è un ultimo reato del quale la riteniamo politicamente colpevole. Il vilipendio internazionale della nazione italiana. Lei è diventato ormai da tempo causa di imbarazzo per il paese a livello internazionale, la sua mancanza di credibilità è una della cause della crisi di fiducia dei mercati nei confronti del nostro paese. L’articolo di due giorni fa del NYT è lo specchio fedele degli occhi con i quali ormai il mondo intero ci giudica attraverso il giudizio che da di lei. Ne cito due passaggi: “La nostra follia politica (americana) impallidisce di fronte a questa opera buffa a luci rosse. Ma non dovremmo limitarci a restare a bocca aperta o a sogghignare. Il cammino dell'Italia dalla gloria al ridicolo, un cammino favorito dalle distrazioni legali e carnali di Berlusconi, minaccia la stabilità finanziaria dell'intera Europa e non va a beneficio di nessuno". Ed allora signor Presidente se non vuole che oltre alla nostra si aggiunga anche la condanna della storia che la ricordi come la peggiore calamità mai abbattutasi su questo paese compia un gesto di rispetto verso 60 milioni di italiani che lavorano, faticano, studiano e si dannano l’anima per tirare avanti e si dimetta, dando la possibilità a questo paese di guardare avanti e ricominciare a sperare.

 

 

PROPOSTA INDECENTE

Inchiesta Tarantini: depositate alla procura di Napoli le carte dell’inchiesta. Berlusconi a Lavitola: “Vi scagionerò tutti”. Vicenda Unipol: la procura di Milano, potrebbe formulare già domani la richiesta di processo per Silvio Berlusconi, per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio per la vicenda del passaggio di mano dell’intercettazioni tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, ai tempi della scalata alla Bnl. E poi ancora intercettazioni con valutazioni imbarazzanti, insultanti, rivolti dal premier Berlusconi all’indirizzo della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Battute grevi e grossolane, che ci esporrebbero alla solita, colossale, figuraccia. Un quadro desolante. Ma dal cilindro del premier, esce la solita, immarcescibile proposta indecente: un bel decreto, d’urgenza, ad hoc, un provvedimento d’urgenza anti-sputtanamento. Per il momento, dopo i niet di Napolitano e, udite udite, del ministro della Giustizia, Nitto Palma, la spada del decreto legge è stata rinfoderata. Ebbene, in un momento così terribile per il nostro Paese, con un orizzonte preoccupante, con una manovra che alza le tasse e tagli i servizi e rende impossibile agli enti locali svolgere il loro servizi a meno di non abbandonare fasce intere di popolazione, il fatto che il presidente del Consiglio pensi sempre e solo a mettere la sordina all’informazione e a bloccare il lavoro della magistratura, offende e umilia l’Italia intera. Mai nella storia un presidente del Consiglio tanto incapace ed imbarazzante. Ed oggi, in Aula, sono andati di nuovo sotto. Siamo alle solite: il governo ha una maggioranza raccattata al mercato di fine stagione. Non ha la lucidità politica e neanche la legittimità morale per continuare a governa il Paese. Questo governo deve andare a casa.

SARKOZY E CAMERON EROI, SILVIO TRA ESCORT E LATITANTI

 Sarkozy e Cameron in Libia, a farsi incoronare 'liberatori' del popolo libico (e a garantire a Francia e Gran Bretagna un posto al sole nello schacchiere mediterraneo), Berlusconi a occuparsi di escort e di amici latitanti. La differenza tra l'Italia e gli altri paesi occidentali è tutta qua. E, per carità di patria, taciamo su presunte intercettazioni in cui il capo del governo italiano definisce la Merkel in modo irriferibile ed irripetibile. Col rischio di provocare una crisi diplomatica e di far irrigidire la Germania, il che, mentre alla Ue si discute del salavataggio dell'Italia, non è proprio il massimo. Intnto l'Italia, secondo Confindustria, non cresce da più di dieci anni. Un Paese paralizzato, bloccato, immobile. Fotografia inquietante e drammatica di un status quo molto pericoloso. In questi giorni in Parlamento sia il Pd che l'Udc hanno mostrato, col voto contrario sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da Idv, di non volere le elezioni anticipate. Sostengono che in questa situazione sia pericoloso andare a elezioni e restare senza governo. Posizione legittima, per carità, ma fallace, sbagliata. E' proprio il contrario: solo un nuovo parlamento e un nuovo governo possono tirare l'Italia fuori dalle secche e farla veleggiare verso approdi migliori e più sicuri. Le urne sono la soluzione migliore, con una nuova legge elettorale, che restituisca potere di scelta ai cittadini e la tolga alle segreterie dei partiti, che hanno portato in parlamento alcune persone inqualificabili. Ma cosa serve più di tutto quel che è successo e sta succedendo per capire che Berlusconi e il suo sgangherato governo non possono restare un istante di più alla guida del Paese? Ho la sensazione che gli altri partiti dell'opposizione stiano aspettando la fine del governo per consunzione, per logoramento. Aspettano che si cuocia da solo nel suo stesso brodo e pazienza se così si arriva alla scadenza naturale della legislatura, nel 2013... Sarebbe un errore drammatico. Non per noi, non per l'opposizione, ma per gli italiani, per le imprese, per i lavoratori, per le famiglie. Non si può più aspettare è il momento di agire.

BOSSI, LA POLITICA DEL DITO MEDIO

"La Padania è la soluzione di fronte alla crisi economica". La sentenza, più simile ad una farneticazione che ad un'opinione politica, arriva da Umberto Bossi, un Bossi sempre più decadente e deludente che adesso sembra voler coprire con idee deliranti il fallimento del federalismo. E così, per quanto ci conceda la magra consolazione di lasciar da parte le aggressioni verbali e i gesti inopportuni, comunque il Senatur va ad aggiungere danno alle già poche convincenti affermazioni maroniane che rivendicano i successi ottenuti contro criminalità e mafia, sempre per coprire il fallimento, oggettivo, della principale battaglia del partito del Carroccio.
Al di là, comunque, di quali siano i motivi che lo hanno spinto, il fatto che Umberto Bossi, ministro della Repubblica e segretario di uno dei due partiti di governo, in un momento così drammatico e delicato per le sorti del Paese,  giunga a dire che l’Italia è finita e invochi la secessione della Padania, è un atto di eversione e un attentato all’unità nazionale. Sono parole inaccettabili, di gravità inaudita se provenienti da un ministro della Repubblica, che dovrebbe dare l'esempio in fatto di sobrietà istituzionale e correttezza politica.
A questo punto delle due l’una: o Bossi è così malato da non essere più consapevole di ciò che dice, e allora qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità di toglierlo da dove sta, oppure è il reale pensiero di un leader politico ed in questo caso dovrebbe muoversi la magistratura penale. Un solo fatto è certo: questo governo non si regge più in piedi e Bossi dovrebbe dimettersi immediatamente.

LA LEZIONE DI BORANGA, LE VERGOGNE DI BERLUSCONI

C’è un uomo che a 69 anni è un esempio, nella vita e nello sport. Pur non essendo un acceso tifoso, e neanche un grande esperto di calcio (mi tiro fuori dal gruppone di 60 milioni di commissari tecnici…) mi ha colpito molto la storia di Lamberto Boranga che non smette di essere un esempio per i giovani. Doveva scendere in campo ieri poi il mister gli ha preferito un ragazzo di vent’anni, ma lui ha accettato con classe e stile l’esclusione e con la passione di sempre ha detto di puntare all’esordio nella partita successiva. Lamberto Boranga è un bell’esempio dell’Italia che vorremmo, dell’Italia integra (denunciò tanti anni fa l’abuso di droghe nel mondo del calcio), dell’Italia tenace e piena di energie e passione. C’è, invece, un altro signore che ha solo pochi anni più di lui, che è molto potente, ma proprio molto, fa politica (male) ad altissimi livelli, possiede una squadra di calcio molto importante, una delle più forti del mondo, ha promesso un sacco di cose agli italiani ma non ha mantenuto nulla perché ha pensato solo ai propri affari. E ha una passione per le escort e il bunga-bunga. Questo signore è Silvio Berlusconi, premier a "tempo perso" di un paese che a causa sua sta andando a rotoli. Ma l’Italia è piena di energia, tra i giovani come tra i meno giovani e ogni tanto raccontare qualche bella storia fa bene. Perché non siamo tutti uguali.

DECLASSATI PER SQUALLORE

Declassati. Parola di Standard and Poor’s. Angela Merkel avverte: “se cade l’euro, crolla l’Europa”. Confindustria lo dice chiaro e tondo: questo governo non è più credibile. Da mesi, gli esperti, gli osservatori internazionali e gli economisti lo ripetono come un mantra: così non si può andare avanti, serve una svolta per ridare credibilità all’Italia e farla ripartire. Il problema è che ogni giorno in più di sopravvivenza di questo governo ormai agonizzante sta costando all’Italia un prezzo altissimo. Ogni giorno che passa Berlusconi al governo è un giorno di pena in più per il nostro debito pubblico, perché la scarsa affidabilità del governo si traduce in un aumento di interessi del debito pubblico che gli italiani dovranno pagare. Non ci sono più parole per commentare la situazione assurda ed insieme drammatica che stiamo vivendo. Silvio Berlusconi tiene in ostaggio un Paese intero, solo allo scopo di continuare a farsi gli affari propri, ovvero, provare a fermare i processi che lo riguardano o le sentenze che stanno per piombargli addosso. Non c’è nessun senso della misura, della dignità. Non c’è la minima traccia di quel senso dello Stato e di rispetto delle istituzioni che chi governa dovrebbe avere come faro guida per fare il bene del Paese. Ma dove sono i grandi democratici e i grandi liberali che stanno nel Popolo delle Libertà? Che fine hanno fatto? Tutti conigli nascosti sotto le gonne del padrone? Il governo si deve dimettere perché sta portando il Paese sul baratro di una crisi drammatica e il caso Milanese, sul quale il Parlamento si pronuncerà giovedì, aggiunge squallore a un governo incapace di affrontare la situazione.

LA CASTA HA DETTO "NO" AL DIMEZZAMENTO DEI PARLAMENTARI

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Dimezzamento parlamentari: inammissibile. Così la Camera ha deciso solo pochi minuti fa. Il nostro emendamento per dimezzare il numero dei parlamentari non è stato ammesso, non è stato possibile, quindi metterlo ai voti. Come ha giustamente detto il mio collega Antonio Borghesi in Aula è si tratta di una decisione inaccettabile perché in questa legislatura una miriade di emendamenti sono stati infilati nei decreti legge, al punto da fargli cambiare nome. In ogni caso, l’inammissibilità avrà fatto tirare un sospiro di sollievo a molti. Secondo noi è proprio questo il vero motivo per cui è stato dichiarato inammissibile: non vogliono votare una norma sulla quale sono a parole tutti favorevoli, ma che in realtà non vogliono in alcun modo approvare. Il voto, così com’è stato per l’abolizione delle province, farebbe chiarezza su chi dice la verità ai cittadini e chi mente. Oggi il Parlamento ha perso l’opportunità di dare un segnale ai cittadini, che giustamente pretendono dalla classe politica un cambiamento reale e concreto, una riduzione dei costi, una maggiore sobrietà, la possibilità di decidere chi eleggere e da chi farsi governare, competenza, onestà, e un sacco di altre cose che questa classe dirigente sembra aver smarrito. 630 deputati e 315 senatori sono un po’ troppi per l’Italia, soprattutto se paragonati ai 435 deputati e 100 senatori degli Stati Uniti. In compenso, decisione fresca fresca della capigruppo, arriva in Aula alla Camera, la prossima settimana, la legge sulle intercettazioni. Non abbiamo più parole, solo sdegno e sbigottimento di fronte a questa maggioranza che, invece di pensare a provvedimenti per affrontare la grave crisi economica e rilanciare l’economia, porta in Aula la norma sulle intercettazioni. Da non credere, così non si può andare avanti. Rinnoviamo il nostro appello al Presidente della Repubblica affinché faccia sentire la sua autorevole voce per ricreare le condizioni di agibilità democratica che al momento sembrano compromesse.  

SU MILANESE CALA LA TELA DEL GOVERNO

Oggi il Parlamento si pronuncerà sull’arresto del deputato Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia Tremonti. Noi non nutriamo alcun dubbio. Le accuse, le carte, le intercettazioni che abbiamo letto, studiato e sulle quali abbiamo riflettuto a lungo parlano chiaro: il voto a favore della richiesta dei magistrati è un voto giusto. Abbiamo chiesto ed ottenuto che si votasse con un voto segreto, non perché ci piacesse. Siamo sempre stati per il voto palese e libero ma era chiaro che il centrodestra avrebbe fatto ogni sorta di giochino “politico” per blindare la maggioranza. Il voto segreto era la scelta obbligata per stanarli e ci siamo riusciti. Ieri, Bossi ha detto che la Lega voterà contro l’arresto di Milanese. E’ deprimente assistere alla deriva politica del Carroccio che svende i suoi valori e la sua anima al diavolo, pur di rimanere alla tolda di comando di una nave sempre più alla deriva. Qualche tempo fa, il leader del Carroccio disse: “Quando il popolo si muove travolge tutto”. Ebbene, io penso che il popolo, quel popolo sovrano che Reguzzoni dice di essere al di sopra del presidente della Repubblica, travolgerà anche la Lega e questa maggioranza che sta facendo solo male al Paese. Dunque, tra qualche minuto inizierà lo spettacolo più deprimente che questo Parlamento abbia offerto negli ultimi mesi. Il finale appare scontato, salvo sorprese difficili da avverarsi ma su questa vicenda cala la tela del governo. Vogliono giocare? Lo facciano pure, quel che è certo è che se dovesse vincere questa cordata il presidente Berlusconi sarà ancora più commissariato. E c’è chi, di fronte a tutto, questo, si indigna per una parola forte ma senz’altro che fotografa la realtà pronunciata da Antonio Di Pietro. Il festival dell’ipocrisia. Come diceva Totò, ma fatemi il piacere!

OPPOSIZIONE: BARRA DRITTA VERSO ELEZIONI

Come ormai saprete tutti un Parlamento senza più dignità e decenza, ha respinto la richiesta di arresto di Milanese. E’ inutile che vi dica cosa ne penso. Credo che il senso di impotenza e di sdegno in questo momento ci accomuni tutti. Ma vorrei fare un ragionamento: anche in questi giorni, in una sorta di informali consultazioni tenute dal presidente Napolitano, mi risulta che tutti i partiti di opposizione abbiano dato indicazioni negative rispetto ad un percorso di immediate elezioni, preferendo piuttosto la via di un governo di larghe intese per mettere in sicurezza il Paese. Nulla da dire sulle buone intenzioni e la buona fede di chi propone ciò ma una domanda sorge spontanea: da una lato, se pensano di fare un accordo con il Pdl, mi domando come credono di mettere in sicurezza il Paese? Come un simile maggioranza sorda, cieca e asservita ad una logica mercantile possa trovare in sé le giuste risorse etiche per mettere in sicurezza il Paese? Dall’altro, se invece pensano di fare un governo delle opposizioni con un po’ di fronda interna, dove pensano di trovarli questi fantomatici malpancisti, visto che neanche oggi, protetti dal voto segreto, hanno avuto il coraggio di esprimere un minimo afflato di libertà e coscienza? Mi piacerebbe davvero tanto, ma sto mettendo di sperare, che l’opposizione smettesse con i tatticismi, serrasse le fila ed i tempi per la costruzione della coalizione e puntasse diritta a vincere le elezioni.

OGM LEGA, GENETICAMENTE MODIFICATO

Riva degli Schiavoni, una festa della Lega. Solo qualche giorno fa. Maroni parla dal palco. Lancia un paio di ammonimenti al sistema romano e a chi si fa pagare l’affitto di casa da altri. Roma, Aula di Montecitorio. Solo ieri. Voto su Milanese. La Lega salva l’ex collaboratore di Tremonti dalla galera. Sistema romano? Farsi pagare l’affitto da altri? Bastano questi due iconoclastici momenti per capire quello che sta accadendo. Una colossale presa per i fondelli degli elettori della Lega, intortati sul prato verde, traditi a Roma. Girava ieri voce in Transatlantico che il ministro dell’Interno avrebbe accettato di salvare Milanese in cambio del via libera di Bossi a lavorare per un governo Alfano-Maroni da lanciare tra novembre e dicembre. La Lega, a furia di beccare nel pollaio, ha imparato i trucchi e i segreti del mestiere. Non canta più, non grida più il suo sdegno – quello continua a farlo solo per i quattro leghisti che ancora frequentano i prati della secessione – ma canta gli stornelli romani, fa patti della pajata, mangia e ingrassa con la coda alla vaccinara, pur di rimanere in sella ed accrescere il suo potere. Fratelli coltelli, nella Lega e nella maggioranza. A questo punto, se l’opposizione c’è dovrebbe battere un colpo. Invece di pensare a scenari di larghe intese – con chi? Con chi non manda in galera un parlamentare accusato di corruzione? Con una maggioranza senza un briciolo di dignità, sempre più asservita? – punti la barra diritta verso elezioni. L’ho detto ieri, lo ribadisco oggi a bocce più ferme: l’opposizione la smetta con i suoi tatticismi esasperanti, serri le fila per gettare le basi di una vera coalizione e punti diritta a vincere le elezioni. Credo, anzi, sono convinto, che questa volta la risposta del Paese, anche del Nord, sarebbe completamente diversa.

LADRI DI BICICLETTE

 C'è una categoria di persone che, tutte le mattine, si scontra con i tagli, le sforbiciate e con i pessimi rammendi imposti da questo governo. Sono i pendolari e i cittadini che, ogni santo giorno, viaggiano compressi su treni, autobus e metropolitane ridotte all'osso da una politica scellerata che in due anni ha messo in ginocchio il trasporto pubblico locale. Il taglio accumulato dal 2009 ad oggi ammonta a 1.665 milioni di euro. E' per questo che, insieme a tutti i deputati dell'Idv, ho sottoscritto una mozione presentata al governo affinché si impegni a incrementare il fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale. Gli interventi adottati fino ad oggi, infatti, non stanno solo colpendo le risorse e quindi pregiudicando la qualità del servizio, stanno minando la sopravvivenza stessa del servizio. Le regioni, strette nella morsa di manovre finanziarie abbozzate e ri-abbozzate da un sarto di pessima fattura, per continuare a garantire le prestazioni offerte fino ad ora, saranno costrette a procedere al totale azzeramento dei servizi, degli investimenti, all'ulteriore e insostenibile aumento delle tariffe e al licenziamento di migliaia di dipendenti. Il governo, così come salva dal carcere i propri deputati, dovrebbe pensare ai suoi cittadini e impegnarsi a recuperare le risorse economiche necessarie attraverso interventi dal fondo per gli interventi strutturali di politica economica, incrementato di ben 2 miliardi di euro per l'anno 2010 e che già era stato incrementato di 835 milioni di euro per il 2011 e di altrettanti 2.580 milioni di euro per il 2012. Dove trovare i soldi? Per esempio potrebbe iniziare dalla soppressione dei finanziamenti previsti per la realizzazione del Ponte di Messina, pari a un miliardo e 770 milioni di lire, di cui 470 per il solo anno 2012, quale contributo ad Anas spa per la sottoscrizione e l'esecuzione di aumenti di capitale per la società Stretto di Messina spa. Elimini questo spreco e destini i fondi risparmiati al finanziamento del trasporto pubblico locale. Il nostro Paese ha sempre garantito l'esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini ma i tagli perpetrati dal governo rischiano di pregiudicare in modo irreversibile l'esercizio di questo diritto, colpendo in particolar modo le fasce meno abbienti della popolazione e i pendolari che saranno costretti a subire tutte le conseguenze di tale situazione. Le risorse per impedirlo ci sono: basta solo voler affrontare seriamente la situazione. Un avverbio, mi rendo conto, che spesso questa maggioranza finge di dimenticare.  

LA SALVEZZA NAZIONALE E' IL VOTO

La salvezza nazionale è liberarsi di Berlusconi. Presto, subito. Ma il governo di salvezza nazionale non è la scelta migliore per l’Italia. Spieghiamoci su questo punto, perché è necessaria fare un po’ di chiarezza. Per governo di salvezza nazionale si intende un esecutivo composto da tutte (o quasi) le forze parlamentari. Quindi un governo Pdl- Pd-Udc-Lega. Idv no, per nostra scelta, perché ci siamo sempre chiamati fuori da quella che riteniamo essere un’ammucchiata politica. Da più parti si sostiene che questo esecutivo bipartisan possa essere la soluzione migliore per traghettare il Paese fuori dalla crisi economica che lo sta indebolendo. Non è vero. Questi gran soloni della politica ci dicano quale credibilità sulla scena internazionale potrebbe avere un governo guidato – per esempio – da Angelino Alfano, il delfino di Berlusconi, e composto da ministri che hanno avuto incarichi importanti nel governo peggiore della storia repubblicana. Ve lo diciamo noi: nessuna. Chi ha sostenuto Berlusconi contro tutti e tutti è corresponsabile dello sfascio economico, sociale ed istituzionale cui questo dissennato premier ha condannato l’Italia. In  qualsiasi altro paese democratico questa banda (e qui mi fermo), dopo tutti i guai combinati, sarebbe impresentabile. Il problema non è più solo Berlusconi, ma anche la sua ‘corte dei miracoli’, che ne ha condiviso la sorte e le scelte, assecondandolo anche quando sarebbe stato indispensabile agire in maniera diversa, per amor di patria. Se le opposizioni dovessero cedere al fascino del potere e prestare i loro voti per governare con chi per anni ha fatto il male dell’Italia, farebbero un errore storico. Il premier spagnolo Zapatero, con grande dignità, ha preso atto della necessità di dare alla Spagna un nuovo corso e si è dimesso, andando incontro ad una sconfitta pressoché sicura alle prossime elezioni politiche. C’è un abisso di serietà e credibilità che separa Zapatero da Berlusconi, siamo tutti d’accordo. Ma non solo, la mancanza di credibilità riguarda oggi tutto l’esecutivo. Alfano, il giovane, quale credenziali ha? Il Lodo Alfano? Ma per favore? E Bossi? Lasciamo stare. Maroni? Maroni, che da un lato dice di combattere la mafia e dall’altro salva Saverio Romano? Saverio Romano, appunto, altro grande ministro di questo governo. E Brunetta? Gelmini? Brambilla? Metto il punto interrogativo e lascio a voi le considerazioni. Entrerebbero anche loro in un governo di salvezza nazionale? Diciamoci la verità: son persone che hanno ricoperto (e ricoprono purtroppo) incarichi prestigiosi e impegnativi solo perché c’è Berlusconi presidente del consiglio dei ministri. All’Italia serve una nuova classe dirigente, non un governo di salvezza nazionale con le stesse facce.

CATTOLICI DEL PDL, CUOR DI CONIGLI

Ieri Bagnasco ha pronunciato parole chiare e inequivocabili. Solo i cattolici del Pdl sembrano non averle capite. Come si dice, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Eppure, lasciando da parte la fede di ciascuno per cui nutro profondo rispetto, basterebbe un minimo di onestà intellettuale e forse un pizzico di coraggio in più per comprendere. Ma chi il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare diceva qualcuno. Piccola carrellata breve ma intensa. Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, è la più dura di comprendonio, si fa per dire, e provoca un misto di tenerezza e rabbia. Encomiabile il tentativo di difendere il presidente del Consiglio e di rilanciare, come si dice in termini calcistici, la palla in tribuna. “Le parole del cardinal Bagnasco non hanno nulla a che fare con un passo indietro di Berlusconi”. E poi continua imperterrita brandendo lo scudo del testamento biologico, una legge voluta, trainata dal nostro governo e in particolare dal presidente Berlusconi. Peccato che non la voglia il Paese. Continua la carrellata. Maurizio Sacconi: “il suo è stato un invito a tutti a riflettere sulle condizioni delle istituzioni, economia e società d’affari”. Altro giro altra corsa. Gaetano Quagliariello, ex radicale: “Nel testo non c’è il nome di Berlusconi, né quello di Penati quando Bagnasco fa riferimento ai comitati d’affari”. Insomma, non proprio cuor di leoni. Il ministro Rotondi la butta sul comico, definendo Berlusconi “un santo puttaniere” ma c’è davvero poco da ridere. E infine l’onorevole Leone che si lancia insensatamente: “Bagnasco potrebbe riferirsi anche ad altri, tipo ai cattolici divorziati che convivono. Appunto. Ovvero sempre Silvio, prima che Veronica mandasse il matrimonio all’aria. Giuro che pago la cena a colui che, cattolico di centrodestra patentato e universalmente riconosciuto, mostri il coraggio di dire “sì”, Bagnasco si riferiva al presidente del Consiglio. Se non altro perché, come ha detto lo stesso Bagnasco “Chiunque sceglie la militanza politica, sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”. Lo dice la Costituzione, non il Vangelo.

Il governo s'è messo la coppola...

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Innanzitutto votate la fiducia a Saverio Romano, primo ministro nella storia della Repubblica indagato per fatti di mafia. E poi togliete quei fastidiosi certificati antimafia, che fanno solo perdere tempo. E basta chiacchiere. Questo è il governo che ha ottenuto i più grandi risultati nella lotta alle mafie e alla criminalità organizzata. E Silvio Berlusconi è il più grande politico degli ultimi 150 anni…In pochi giorni questo governo ormai allo sfascio ha sferrato un formidabile attacco alla cultura della legalità. Assicurare la fiducia a Romano, accusato di reati gravissimi, e aprire una polemica sull’utilità del certificato antimafia son cose che fanno venire i brividi a chi si è sempre battuto contro la mafia. Hanno offeso, continuano a offendere e offenderanno ancora la coscienza collettiva del Paese, la memoria delle vittime della mafia, e i loro cari e familiari. Il governo s’è messo la coppola in testa e non se ne vergogna. Per questo Italia dei Valori parteciperà alla mobilitazione prevista da varie associazioni e personalità antimafia oggi davanti a Montecitorio, in attesa del voto su Romano, e dalle 20 in poi a piazza SS. Apostoli per la Notte della Legalità. Il voto su Romano, purtroppo, sembra scontato. A parte la lodevole eccezione del repubblicano Nucara, voteranno tutti la fiducia a quel ministro. Due considerazioni: la prima riguarda la capacità ricattatoria di Saverio Romano, leader di uno pseduopartito che si chiama Pid e che controlla ben 5 voti in Parlamento. Un’enormità per una maggioranza che va sotto un giorno sì e l’altro pure. Il Pid ricatta il Pdl. Che brutta fine per un partito che ambiva alla maggioranza assoluta. Ma il vero punto politico è un altro: la Lega. La fiducia del Carroccio a Saverio Romano rende evidente la vera linea politica del Carroccio, che passa da ‘Roma ladrona’ ad un più soft ‘potere&poltrone’. Bel passo avanti, complimenti Bossi, complimenti Maroni, complimenti Reguzzoni. Sarà anche perché ormai la Lega è pratica di certe frequentazioni. Noi siamo diversi, e la distanza tra noi e loro è siderale. Almeno cento passi.