marzo 2011

FEDERALISMO,FIDUCIA E' SCHIAFFO AL PAESE

Bossi - CalderoliBossi - CalderoliE alla fine fiducia fu, anche sul Federalismo. La Lega, con i venti di crisi della maggioranza in atto, va all’incasso, fregandosene del Parlamento e del contributo dell’opposizione e delle autonomie locali. La fiducia è l’ennesimo schiaffo al Parlamento, la dimostrazione lampante che il governo è sempre più debole e diviso. Hanno il terrore del voto in Aula e rifuggono il dibattito ed in confronto come la peste perché sanno bene di non essere più maggioranza, né in Parlamento, né nel Paese. Nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni d’Italia, si pongono le basi per la più grande bufala nella storia di questa Repubblica. Perché questo provvedimento così come strutturato ed impostato, una sorta di ossessione della Lega da rivendere nei loro gazebo al rito delle ampolle celtiche, non solo non ridurrà le tasse ma le aumenterà. A cominciare dalla tassa di soggiorno fino alla nuova Imu, che raddoppierà il costo dell’Ici per le imprese, per gli artigiani, per i commercianti ed i semplici cittadini. Le dichiarazioni fatte oggi in Aula dal ministro Calderoli, come il superamento della spesa storica, l’autonomia, un federalismo fatto per unire e non per dividere, sono balle mascherate da belle intenzioni perché questa riforma, fatta solo per piantare la bandierina del federalismo prima che muoia Sansone con tutti i filistei, altro non è che una forzatura in salsa padana, con il solo concreto effetto di una ripartizione territoriale delle imposte. Cambiano il numero degli addendi, ma il risultato non cambia: le imprese ed i cittadini pagheranno sempre e comunque. Sbaglia e mente il ministro Calderoli quando dice che il federalismo è destinato a durare negli anni ben al di là delle contingenze politiche. E’ una riforma miope, pasticciata e vuota, affrontata per di più a colpi di fiducia, un’inaccettabile ed irresponsabile forzatura parlamentare. Svanite nel nulla i passaggi chiavi per una riforma davvero storica ed importante che avrebbe lasciato il segno. Nessuna traccia di responsabilità dei territori, o della improcrastinabile diminuzione dell’imposizione fiscale o della fondamentale riaffermazione del principio dell’unità nazionale. Ancora una volta, una riforma che avrebbe potuto davvero essere epocale per il Paese viene sacrificata sull’altare della tenuta di questo governo traballante, di un morto che cammina. Il federalismo, occasione storica per cambiare davvero il volto di questo Paese, oggi è stato svenduto per quattro soldi, è diventato merce di scambio per salvaguardare il premier dai suoi processi. Altro che riforma epocale. Se tu dai una cosa a me, il federalismo, poi io do una cosa a te: il salvacondotto per i tuoi processi.

A CASA COL COPYGATE,AL GOVERNO COL RUBYGATE

Berlusconi - GuttenbergBerlusconi - GuttenbergEra uno dei politici più popolari e promettenti, lanciatissimo ministro di Angela Merkel destinato a brillante carriera. Nel 2007 ottenne il dottorato in legge, con una tesi sul dibattito costituzionale negli Stati Uniti e in Germania. La sua vita politica di ministro scorreva serena e felice quando, all’inizio di quest’anno, il quotidiano liberal Zueddeutsche Zeitung, ha denunciato il ministro Karl Theodor zu Guttemberg di aver copiato la sua tesi di dottorato di sana pianta. E inferno fu per Guttemberg nella civilissima Germania. Dopo gli attacchi della stampa e dell’opposizione, anche la sua stessa maggioranza ha criticato il vil gesto. Così, non solo il promettente e bravo ministro della Difesa ha rinunciato al titolo conquistato con l’imbroglio, ma ieri si è dimesso da deputato e da ministro, perdendo il diritto all’immunità e si è detto pronto a pagare anche penalmente. Caso unico e raro quello di Guttemberg? No. Il ministro degli Esteri francese, Alliot Marie, si è dimessa per una serie di affari poco limpidi della sua famiglia in Tunisia. Il ministro della Cultura svedese, Cecilia Chilo, si è dimessa per aver pagato la baby sitter in nero. Il ministro dell’interno britannico, si è dimessa per aver inserito nel rimborso spese due film porno ordinati dal marito. Il ministro dei Porti e fiumi del Galles del Sud, si è dimesso perché ha usato il suo pc parlamentare per visitare siti porno. Questo accade in Europa. E in Italia? Da noi, più ne fai di cotte e di crude, che il copygate di Guttemberg o i pornazzi per il maritino in confronto sono robe da educande, più sei saldo sulla tua poltrona di ministro, sindaco, sottosegretario, deputato e addirittura presidente del Consiglio. E neanche tacciono per dignità, anzi. Urlano e imprecano contro la stampa comunista, l’opposizione comunista, la magistratura comunista, il presidente della Repubblica comunista, il macellaio e il fruttivendolo comunista. Se Pompei è crollata, la colpa non è di quel ministro della Cultura che ha permesso a quello dell’Economia di  taglieggiare i fondi per il mantenimento dei siti archeologici senza alzare un dito. Se i furbetti di Stato, con i soldi pubblici, ti hanno comprato la casetta di 200 mq vista Colosseo, in Italia ti puoi permettere di dire che non ne sapevi nulla e rimanere a fare il deputato. Se sulla tua testa pendono accuse di collusione con la camorra, in Italia al massimo ti capita la seccatura di dover rinunciare alla poltrona di sottosegretario all’Economia ma non certo a quella di parlamentare. Se in una municipalizzata, hai piazzato parenti ed amici, in Italia non smetti di fare il sindaco, rimaneggi un po’ la Giunta e continui più gagliardo che pria. E infine, last but not least, se sei accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne, di aver corrotto giudici, di aver commesso falso in bilancio, di aver finanziato illecitamente i partiti fai il presidente del Consiglio, ti scrivi e ti fai votare le leggi ad personam, insulti e imprechi contro tutti i comunisti d’Italia che ti rovinano la festa, anzi, i festini, piazzi in tv giornalisti prezzolati che nascondono le notizie agli italiani e resusciti l’immunità parlamentare. Facce di bronzo? Facce da schiaffi? Troppo poco. Ma qui taccio, per decenza.

BERLUSCONI COME GHEDDAFI,BOMBE SULLA RAI

Santoro - FlorisSantoro - FlorisOccupare e bombardare. Metodo Gheddafi per eliminare gli spazi di libertà ancora esistenti nella televisione pubblica. Come il dittatore libico, Berlusconi, attraverso i suoi sgherri che non conoscono vergogna, utilizza la tattica militare per scardinare gli avamposti della libertà d’informazione che ancora resistono. L’ultima trovata è la par condicio alternata. Una boiata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. Per giustificare queste proposte pazzesche, il Pdl è costretto ad arrampicarsi sugli specchi, accampando giustificazioni talmente ridicole e pazzesche che offendono l’intelletto. Prendiamo, per esempio, l’intervista di Luca Telese ad Alessio Butti, il componente della vigilanza che ha proposto la par condicio alternata. Incalzato dalle domande, arriva a dire che il nuovo programma di Giuliano Ferrara, Radio Londra, bilancia il programma di Enzo Biagi. Come voi tutte sapete il grande giornalista (anche lui epurato ai suoi tempi con perché sgradito a Berlusconi) non va in onda da 9 anni. Anche perché, purtroppo, non c’è più ed ha lasciato un grande vuoto. La sua saggezza, come quella di Indro Montanelli, sarebbe stata essenziale in questi anni. Per arrestare la barbarie di questo governo che, ormai, è più culturale che politica. La situazione in Rai è sotto gli occhi di tutti. Non serve essere esperti di comunicazione per capire che bavaglio e censura esistono, che non si può e non si deve parlare di alcuni temi (crisi economica e processi di Berlusconi in primis) e se lo si fa, tutto deve essere messo in una luce favorevole al governo. Anche a costo di mistificare, occultare, nascondere, falsificare…C’è bisogno di una nuova stagione per la televisione pubblica, che questa dirigenza nominata da Berlusconi sta tentando di sfasciare. La stagione dell’inganno e della distrazione di massa non durerà in eterno, anzi, è quasi alla fine. Berlusconi è, politicamente, alla fine del suo ciclo. La libertà d’informazione, il pluralismo, sono valori non barattabili. Per questo invito tutte le forze dell’opposizione e tutte le realtà democratiche del Paese a fare una grande battaglia comune di democrazia e di libertà per la difesa dell’Art. 21 della nostra Costituzione. Partecipando alla manifestazione del 12 marzo in difesa della Carta.

ELECTION DAY. FIRMA CONTRO IL GOVERNO LADRO

Io voto il 29 maggioIo voto il 29 maggioGoverno ladro, e non serve che piova. Siamo davanti ad un tentativo di furto. Di democrazia e di soldi. Se non ci dovesse essere l’election day, il mancato accorpamento del voto per le amministrative e per il referendum costerà 350 milioni di euro. Una cifra enorme, soprattutto in periodo di crisi economica, che potrebbe essere investita in bene altri modi. L’ufficio legislativo del gruppo Italia dei Valori alla Camera ha indicato solo alcuni dei modi per investire quel denaro, che è di tutti. Maroni legga e rifletta. Ed anche voi.

Fondo per le non autosufficienze

Le risorse assegnate annualmente al Fondo per la non autosufficienza, pari a 400 milioni si sono esaurite con il 2010. Per il 2011, tutto azzerato, non è stata stanziata dal governo alcuna risorsa per il suddetto Fondo, obbligando i parenti dei pazienti non autosufficienti a provvedere da sé alle cure del malato, i cui costi sono comunque a carico delle famiglie. Con i 350 milioni si ripristinerebbe quasi integralmente lo stanziamento assegnato lo scorso anno alle non autosufficienze.

Malati di SLA

Si consentirebbe di incrementare di oltre tre volte lo stanziamento di 100 milioni previsto dal Governo, solamente per il 2011, per i malati di SLA e per la loro assistenza domiciliare.

5 per mille

Si rifinanzierebbe per un anno lo stanziamento previsto per il 5 per mille, finalizzato a finanziare la ricerca, il Terzo settore e le associazioni di volontariato, impegnate quotidianamente nel supporto alle persone fragili e con disabilità. Per il 2011 i fondi del 5 per mille saranno, di fatto, vincolati a un tetto di 300 milioni. Lo scorso anno erano di 400 milioni.

Reintegrazione delle risorse tagliate quest’anno al Fondo per le politiche sociali e al Fondo per le politiche per la famiglia

I due Fondi sono stati tagliati rispetto allo scorso anno complessivamente di circa 311 milioni di euro.

Lega attenta e parsimoniosa …. sull’Unità d’Italia

Poter risparmiare milioni di euro, è un aspetto che dovrebbe stare molto a cuore alla Lega Nord. Basta ricordare la polemica di queste settimane suscitata da diversi esponenti leghisti, a cominciare dal ministro Calderoli riguardo i festeggiamenti del 17 marzo per i 150 anni dell'unità d'Italia. Nei giorni passati, il ministro ha infatti sostenuto la tesi che "in un periodo di crisi come quello attuale appare paradossale caricarsi dei costi di una giornata festiva, un evento significativo quale il 150esimo dell'Unità d'Italia può essere celebrato degnamente lavorando e non restando a casa".

Autovetture per le forze di polizia

Si potrebbero acquistare circa 2.000 nuove autovetture a disposizione delle forze dell’ordine.

Realizzazione Asili Nido

Con i 350 milioni potrebbero essere realizzati circa 300 nuovi asili nido.

Reintegrazione delle risorse tagliate quest’anno al Ministero della Giustizia

Rispetto alle previsioni della legge di assestamento 2010, pari a 7.441 milioni di euro, la diminuzione delle risorse assegnate quest’anno al Ministero della Giustizia è stata di circa 237 milioni di euro.

Reintegrazione delle risorse tagliate quest’anno al Ministero del Lavoro

Si recupererebbe gran parte delle risorse finanziarie destinate dal Ministero alle “Politiche per il lavoro”, che il Bilancio per il 2011 ha tagliato, rispetto alle previsioni assestate 2010, di ben 559 milioni di euro.

Reintegrazione delle risorse tagliate quest’anno al Ministero dell’Ambiente

Lo stanziamento complessivo di competenza iscritto nel Bilancio del Ministero dell’ambiente per il 2011, ha visto una riduzione drastica di circa 233 milioni di euro (ossia un taglio di oltre il 31%).

Messa in sicurezza degli edifici scolastici

I 350 milioni potrebbero essere utilizzati per gli indispensabili interventi di messa in sicurezza delle nostre scuole. Su 57 mila edifici, circa 13 mila sono costruiti in zone ad alto rischio sismico, mentre in 9 mila esistono ancora barriere architettoniche da abbattere. E anche l’età media degli istituti non aiuta poiché oltre il 76% delle scuole ha più di 30 anni. Tra l’altro, da tempo le Regioni chiedono al Ministro di condividere una programmazione responsabile degli investimenti da effettuare nel settore dell’edilizia scolastica attraverso una rilevazione seria degli interventi da effettuare. E tale programmazione non è possibile, anche perché non esiste attualmente una anagrafe sull’edilizia scolastica di livello nazionale.

Risorse finalizzabili per far fronte alle calamità naturali e per la messa in sicurezza del nostro territorio

Solo per intervenire a favore delle aree più recentemente colpite da eventi alluvionali, sono stati stanziati 300 milioni:

*  con l’ultimo decreto legge “milleproroghe” (DL 225/2010) approvato, 200 milioni per interventi a favore di Liguria, Veneto, Campania e la provincia di Messina;

*  con il decreto legge 195/2009, venivano stanziati altri 100 milioni di euro a favore dei territori delle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana colpiti dagli eventi meteorici di fine dicembre 2009.

FIRMA LA PETIZIONE -  IO VOTO IL 29 MAGGIO

NIENTE RUBY, SIAMO INGLESI!

Pubblico uno schetch del comico inglese Charlie Brooker, che durante il suo programma 10 O'Clock Live ha cercato di spiegare agli inglesi il caso Ruby. Mi sono chiesto, cosa succederebbe ad un comico italiano se facesse le stesse identiche battute su un qualsiasi canale televisivo italiano? Di una cosa sono sicuro, tutto il mondo ci ride dietro. A casa nostra, invece, succede ben altro. L’ultima è abbastanza ridicola. La Rai ha impedito la messa in onda di una serie di spot (il primo previsto domenica 6) sul documentario ‘Silvio Forever’. Una video biografia non autorizzata su Silvio Berlusconi…Viene da pensare che la Rai ora censura non solo le notizie politiche scomode, ma anche la commedia all’italiana. ‘Silvio Forever’, da quanto si legge, infatti, ricorda più una storia da commedia all’italiana, filone trash pecoreccio naturalmente, che non una vicenda politica. E’ un po’ come censurare Alvaro Vitali. Ironia a parte siamo di fronte all’ennesima decisione illiberale e censoria da parte di una dirigenza sempre più prona ai voleri di Berlusconi. Gli autori del documentario sono di grandissima qualità (Roberto Faenza, Filippo Macelloni, porta le firme anche di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo) e sicuramente tale sarà anche il loro prodotto. Ma la Rai, ormai da troppo tempo, è diventata, salvo qualche eccezione, un’appendice di Mediaset. Tanto che si parla spesso, in termini politici e giornalisti, del duopolio Raiset. Berlusconi è al tramonto, ma combatterà duramente prima di cedere il passo. Per questo c’è il rischio di una ulteriore militarizzazione del servizio pubblico televisivo, di una ulteriore stretta sulla libertà d’informazione e di qualche altro giro di vite contro il pluralismo. Basta, la misura è colma. Ora tutte le forze democratiche di questo paese devono far sentire la propria voce per liberarci finalmente di questo bavaglio.

I PORNO-GIUDICI, L’ULTIMA BALLA DI BERLUSCONI

  Ed ecco la riforma della giustizia targata Berlusconi, una clava impietosa e feroce sui giudici, con un unico obiettivo: depotenziare i poteri della magistratura, ridimensionare il Csm, ridurre l’autonomia della polizia giudiziaria, cancellare l’obbligo dell’azione penale e dare al Parlamento il potere di decidere cosa è reato e cosa non lo è. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per far funzionare la giustizia. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per rispondere agli interessi dei cittadini. Serve solo e soltanto a liberare in tutti i modi il presidente del Consiglio dai suoi processi.  E su questo scenario di controriforma che puzza lontano un miglio di deriva fascista, parte la campagna mediatica dei tg e dei giornali di famiglia che toccano il fondo del servilismo sciocco e becero. Titola oggi così il Giornale: “I pm guardoni si eccitano”. Un titolo scioccante, una nuova forma, più sottile e perversa, del metodo Boffo. Se il giudice Mesiano fu fatto passare per caso psichiatrico, solo per il fatto che indossava un paio di calzini celesti, con il titolo di oggi il Giornale tocca il fondo della disinformazione. Non una parola sui contenuti della riforma – e dire che, vista la contiguità con Palazzo Chigi, avrebbero potuto pubblicare una qualche anticipazione realizzando quello che si chiama in gergo giornalistico uno scoop - ma un’intera categoria, quella dei magistrati, fatti passare per sporcaccioni voyeur, costruendo un’immagine falsa, indegna e disgustosa. La giustizia in Italia è malata, secondo il megafono del presidente del Consiglio, perché nell’inchiesta di Milano i giudici hanno fatto sequestrare i cellulari per guardare gli autoscatti sexy delle ragazze. Ecco come si ribalta la  verità dei fatti. Da una parte un presidente del Consiglio su cui pende un’accusa grave e vergognosa, come concussione e sfruttamento della prostituzione femminile, dipinto come un perseguitato e una vittima delle ossessioni dei giudici. Dall’altra, giudici dipinti come una casta di nullafacenti, di pigri, di negligenti, di arruffoni copia sentenze, che sequestrano i cellulari delle ragazze coinvolte nell’inchiesta che riguarda Silvio Berlusconi per guardare le foto osè. Ma siccome al peggio de Il Giornale non c’è mai fine, al sottosegretario Daniela Santanchè, in una lunga e imbarazzante intervista, è affidato l’affondo finale: la riforma è urgente – dice la scaltra e furba rediviva berlusconiana doc, quella che prima della poltrona ministeriale diceva che Berlusconi concepisce le donne solo in posizione orizzontale – se avessero impiegato le stesse risorse usate per indagare sul Cavaliere, forse Yara sarebbe ancora viva. Cosa dire? Un disgustoso accostamento, unito al disumano sfruttamento del caso della morte di una giovane ragazzina, per mano di un pazzo omicida, che ha sconvolto l’intero Paese. La vera schifezza è una riforma fatta per cercare l’ennesima immunità personale. Italia dei Valori è pronta. In Parlamento, sarà un Vietnam.

8 MARZO, AL DI FUORI DELLA RETORICA

  In coda a tutti i paesi europei: l’occupazione femminile diminuisce dopo il primo figlio, crolla dopo il secondo. In Italia non ci sono bambini, eppure uno studio della Bocconi a proposito di donne e lavoro, di cui ha parlato ieri diffusamente il Corriere della Sera, ci relega all’ultimo posto: siamo il fanalino di coda dell’Ue. Tanto per capirci, in Olanda al secondo bambino l’occupazione sale. La famiglia è il fattore penalizzante per il lavoro femminile. Ovviamente, come è noto, le cose vanno meglio e la penalizzazione diminuisce quando la madre lavoratrice può contare su asili nido o strutture pubbliche di assistenza: proprio quello che in Italia manca. Come trent’anni fa, il welfare italiano si regge sulla famiglia, o meglio, sui nonni. Il 30% dei nonni italiani cura i nipoti. Le donne cercano il paracadute dei nonni perché l’asilo nido o non c’è o ha un costo non compatibile con il bilancio familiare. Non sorprende che le donne sostenute dai genitori hanno il 40% in più di possibilità di conciliare famiglia e ufficio. Insomma, nell’Italia del tengo famiglia avviene ancora tutto in famiglia. In Danimarca, e in Svezia la percentuale dei nonni che cura quotidianamente i nipoti è appena del 2%, in Germania è al 15% perché lì il welfare funziona davvero. In questo panorama non proprio confortante, al di là della retorica invocata da più parti sull’8 marzo, fatta dalle solite grida sulle quote rosa, oppure su più donne ai vertici e nelle istituzioni, ci sarebbe poco da festeggiare se l’8 marzo non fosse una festa dall’alto valore simbolico. Le donne italiane producono il 40% del Pil, un dato questo che, se si aggiunge il lavoro informale, supera il 50%. Statistiche e non chiacchiere: se ai posti di comando ci sono le donne, le aziende e le imprese falliscono di meno. Le aziende guidate dalle donne hanno un rischio di fallimento dimezzato, si dimezzano, cioè, le probabilità di insolvenza quando la parola presidente e amministratore delegato è declinata al femminile. Eppure, solo il 12% delle aziende italiane ha consigli di amministrazione al 30% tinti di rosa. Per questo, sono convinto che, per rilanciare l’economia del Paese, sia indispensabile investire sulle donne e sui giovani perché è inconcepibile che in Italia solo il 46.4% delle donne abbia un lavoro a fronte della più bassa natalità a livello europeo. Italia dei Valori ha presentato, sotto varie forme, un piano di sostegno alla famiglia e alla persona: asili nido, fondi per la non autosufficienza, una nuova politica per la casa, il sostegno agli affitti per i giovani e la flexsecurity, il contrasto al precariato e agli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro ed è alla ricerca di una nuova occupazione. Oggi saremo in piazza. Non solo per dire no ad un presidente del Consiglio che disprezza le donne e se ne fa beffa, ma perché dalla forze delle donne, con le donne di valore, con le migliaia di talenti in rosa, possa partire la spinta per voltare pagina. Perché la rivoluzione è rosa ed è giovane.

SE IL BUNGA BUNGA DIVENTA LEGGE

Alfano - BerlusconiAlfano - BerlusconiIl bunga bunga non è un rituale sessuale che Berlusconi ha imparato da Gheddafi (guida politica e maestro di vita a quanto pare…). O, meglio, non è solo questo. Il bunga bunga è un sistema politico, un metodo di gestione del potere, un’idea di Stato. E’ una categoria politica fondata sulla prevaricazione nonviolenta, sulla corruzione morale e monetaria, sullo sfruttamento godereccio del potere, sull’irresponsabilità e sull’immunità. E rischia di diventare anche un valore culturale, uno stile di vita, basti pensare alle madri che spingevano le figlie a concedersi agli appetiti del drago per diventare le favorite del sultano. E rischia di diventare legge, con la riforma della giustizia. Una riforma addirittura ‘epocale’ per Silvio Berlusconi, unico capo del governo al mondo che deve affrontare tre processi. Di epocale ci sarebbe solo il passaggio dallo Stato di diritto a quello del Bunga Bunga perché la sua approvazione segnerebbe la sconfitta della legalità. Il testo della riforma non è ancora ufficiale, ma dalle anticipazioni giornalistiche non promette nulla di buono. Il progetto di Berlusconi è sempre lo stesso: una riforma punitiva che sottometta la magistratura alla politica. Vuole vincere in questo modo la sua guerra personale contro la magistratura italiana. E la riforma sarebbe la sua ‘arma fine di mondo’. Si va allo scontro finale, dunque, perché il Sultano di Arcore sa che deve giocarsi il tutto per tutto. E Bossi, in cambio di qualche altro posto nel governo e dell’approvazione di un federalismo raccogliticcio che aumenta le tasse e ingigantisce le pastoie burocratiche, ha dato il suo placet. Svelato il disegno, ora è il momento della verità per le opposizioni. Combattere una battaglia strenua per impedire l’approvazione di una controriforma della giustizia o cedere allo sfondamento dell’amico di Gheddafi e trasformare l’Italia nella repubblica del bunga bunga. Mi viene in mente il film di Woody Allen, ‘Il dittatore dello stato libero di Bananas’. Ma quella era una commedia, la situazione italiana è drammaticamente seria. Anche per questo è importante andare a votare ai referendum. Berlusconi teme, in particolare, quello sul legittimo impedimento ed infatti il governo non vuole dare ai cittadini la possibilità di votare il 29 maggio, a costo di dilapidare un patrimonio di 350 milioni di euro. Una follia, soprattutto in periodo di crisi economica.

BERLUSCONI ESPORTA LA CORRUZIONE E SPUTTANA L'ITALIA

BerluviareggioBerluviareggioSiamo allo sputtanamento euro-mediterraneo. La Libia è in fiamme, la gente si ribella alla tirannia di Gheddafi, le rivolte di piazza hanno mandato a casa i dittatori Mubarak e Ben Alì, quindi Egitto e Tunisia si avviano ad una nuova stagione, speriamo più libera e democratica. Fermenti ci sono anche in Algeria e Marocco. E l’Italia, che pure è un paese leader nel Mediterraneo? Beh, ce la passiamo maluccio. L’economia va male, la disoccupazione cresce, le imprese chiudono, i cervelli fuggono (talvolta anche dalle teste di certi politici), la scuola non ha risorse, così come la cultura. C’è un campo, però, in cui l’Italia eccelle: la corruzione. Con il governo Berlusconi è cresciuta talmente tanto che ora la esportiamo. Quanto scrive il Fatto quotidiano sul tentativo di alcuni misteriosi emissari di cambiare la data di nascita di Karima, meglio conosciuta come Ruby Rubacuori, è gravissimo. Volevano cambiare data: dal 1992 al 1990. Così da renderla maggiorenne al momento di certi fatti…voi mi capite. Un episodio su cui va fatta immediatamente chiarezza. Presenteremo un’interrogazione parlamentare su questa vicenda che è insieme inquietante e grottesca. Cambiare la data di nascita della ‘nipote di Mubarak’ può tornare utile ad un solo italiano, piuttosto conosciuto ed accusato di sfruttamento della prostituzione minorile. Abbiamo davvero toccato il fondo. Questo governo dannoso e incapace deve andare a casa per il bene del Paese. I referendum sono un’ottima occasione per far dimettere Berlusconi, per questo invitiamo tutti i partiti dell’opposizione e tutte le forze democratiche del Paese ad impegnarsi nella campagna referendaria. Mandiamolo a casa, ha già fatto troppi danni.

INGIUSTIZIA E' FATTA!

Leggo oggi sul “Corriere della Sera” l’editoriale di Pierluigi Battista e mi trovo a riflettere su un concetto che probabilmente ha sfiorato molti italiani negli ultimi anni. Battisti sostiene che “sulla giustizia su potrebbe evitare l’ennesima guerra di religione, se ambedue gli schieramenti la smettessero di farsi imprigionare dall’incubo di Silvio Berlusconi”. Si potrebbe, sì, sono d’accordo con un giornalista che considero valido e d’indiscussa professionalità. Si potrebbe ed è quello che vorremmo, dal momento che siamo convinti che la giustizia il Italia debba essere riformata. Si potrebbe, se solo ci fosse la possibilità di salvare anche solo pochi punti di una riforma che , detto in tutta franchezza, è fatta di misure non solo inutili, ma anche dannose. Non è per partito preso se l’opposizione si matte di traverso nei confronti di questa proposta. E’ semplicemente perché si tratta di una bomba che rischia di far saltare in aria i principi fondamentali della Costituzione. L’indipendenza della magistratura è stata voluta dai nostri padri costituenti a tutela dei cittadini. Questa cosiddetta riforma ‘epocale’ non risolve il primo problema ed aggrava il secondo, mettendo, di fatto, i giudici in ginocchio di fronte ai politici di turno. Si tratta di una riforma che affida al Parlamento la scelta di quali reati, anno per anno, il magistrato deve perseguire. Non solo, è previsto anche che ad indagare sui magistrati debba essere un apposito consiglio di disciplina di nomina parlamentare. Non riesco a capire in che modo una riforma del genere possa agevolare la funzionalità della giustizia. Tutto, in sostanza, andrà a finire nelle mani di un solo ed assoluto potere. Indipendentemente dalle vicende personali di Berlusconi, dal processo Ruby, con cui lui stesso ieri si è affannato a dire che ha “zero” a che vedere questa riforma, si tratta però di un testo che di “chiaro”, come Berlusconi lo ha definito ha solo una cosa: non servirà a risolvere i problemi della giustizia e minerà gli equilibri che hanno sempre garantito il bilanciamento tra i poteri dello Stato. Certo, forse questa riforma ‘epocale’, che di epocale ha solo l’anticostituzionalità, un fine l’ha raggiunto: si è sostituita, sulle pagine dei giornali e sulle bocche dei politici dell’opposizione, alle dette e ridette parole sui processi dello stesso premier. Se questo era lo scopo di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, sono riusciti nell’intento, ma non durerà a lungo e soprattutto questa riforma non arriverà mai alla fine del suo percorso.

BIOTESTAMENTO, ILLIBERALE E INCOSTITUZIONALE

video: 
Ieri, il cardinal Bagnasco, presidente della Cei, è tornato a pronunciarsi sul fine vita, il giorno dopo che Montecitorio aveva finito di avviare la discussione della legge sul biotestamento, sulla quale il Parlamento si pronuncerà ad aprile. La smania di dominare e manipolare fino all’estremo della vita umana, nel sacrario del suo principio e nel mistero del suo concludersi, alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa: queste le parole del cardinale. Rispetto le parole del presidente della Cei che mi hanno fatto molto riflettere. Ma la mia memoria va agli ultimi giorni di Giovanni Paolo II quando, nell’atto estremo della sua vita, disse: “lasciatemi andare alla casa del padre”. Lungi da me l’idea di manipolare o usare le parole o i gesti dell’uno o dell’altro, in un senso o nell’altro. Ho troppo rispetto delle sensibilità altrui per farlo. Quello che mi preme dire è se sia possibile che, in questo Paese, si possa arrivare mai ad una legge condivisa che garantisca allo stesso tempo sia chi per proprie convinzioni religiose sceglie di essere sottoposto a trattamenti medici fino all’ultimo secondo di vita, sia chi la pensa nella maniera opposta e tramite le dichiarazioni anticipate di trattamento manifesti la volontà di non ricevere più cure oltre una certa soglia, in caso di malattia irreversibile. Con questa legge che la maggioranza ha portato in Parlamento certamente no. Sono molte, troppe, le contraddizioni di questo testo e le palesi violazioni della nostra Carta costituzionale. A cominciare dall’articolo 32 della Costituzione che vieta la terapia obbligatoria, mentre questa legge impone idratazione e nutrizione; l’articolo 3 della Costituzione che dice che i cittadini sono tutti uguali e hanno pari dignità, ma questa legge dice che valgono solo le dichiarazioni rese da chi è cosciente. Per questo, come persone chiamate a svolgere il ruolo di legislatori, al di là del nostri personali credi religiosi o etici, in nome e per conto di tutti i cittadini, al di là dei loro personali credi religiosi o etici, abbiamo sentito il dovere di pronunciarci chiaramente e di presentare sul testo della maggioranza una pregiudiziale di costituzionalità e una relazione di minoranza, elaborata da Antonio Palagiano, nostro capogruppo in Commissione Affari sociali e Responsabile sanità del partito. Una pregiudiziale di costituzionalità e una relazione di minoranza per denunciare il carattere fortemente illiberale di questo testo e le sue numerose contraddizioni. Da qui e su questo parte la nostra sfida: i partiti gettino la maschera ed esprimano un parere sulla costituzionalità. Questa legge è priva delle premesse scientifiche necessarie per portare avanti un confronto accettabile, denota mancanza di buon senso, di rispetto della persona e della Costituzione. Riscriviamola insieme. 

NUCLEARE, SPAZIO AL REFERENDUM IN TV

“Non sarà una nuova Chernobyl” dicono le autorità giapponesi. Speriamo. Tutto il mondo se lo augura perché un disastro nucleare di quelle proporzioni avrebbe conseguenze drammatiche per tutto il pianeta. Il governo nipponico ed i vertici della Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari di Fukushima, cercano di tranquillizzare la popolazione. Intanto, però, la flotta statunitense che doveva portare aiuti si allontana dalle coste perché i livelli di radioattività sono alti. E il ministro dell’industria francese Eric Besson parla di possibile tragedia. Il mondo si ritrova oggi a fare i conti con l’incubo nucleare, come ai tempi della guerra fredda, quando più volte Usa e Urss si trovarono sull’orlo del conflitto atomico. Altri tempi, stessa paura. Il sisma in Giappone non è, purtroppo, un caso isolato. Questa una lista degli incidenti più seri verificatisi sinora. Almeno di quelli noti:

- 12 dicembre 1952: Chalk River di Ottawa, Canada. Il primo incidente nucleare serio a un reattore, con la parziale fusione del nucleo, che tuttavia non causa vittime.

- 30 settembre 1957: Mayak, Monti Urali (ex-URSS). E' il secondo incidente piu' grave nella storia, causa 200 morti e contamina 90 km quadrati. 10mila persone vengono evacuate mentre migliaia di km quadrati sono esposti alle radiazioni.

- 28 marzo 1979: Three Mile Island ad Harrisburg, in Pennsyilvania. E' il piu' grave avvenuto negli Stati Uniti. Il surriscaldamento di un reattore provoca la parziale fusione del nucleo e la creazione di una nube radioattiva di 30 km quadrati: migliaia di abitanti vengono evacuati.

- 8 marzo 1981: Tsuruga, Giappone. Una fuga di residui radioattivi contamina 280 persone, ma la notizia viene resa nota dalle autorita' sei settimane dopo.

- 26 aprile 1986: Chernobyl, Ucraina. Il surriscaldamento provoca la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del contenimento. Si forma un nube radioattiva che investe l'area raggiungendo l'Europa. Centinaia di migliaia di persone vengono esposte a radiazioni ed evacuate dai territori contaminati. Ancora oggi non e' conosciuto l'esatto numero dei morti. L'ONU stima una cifra di 9.000 morti di cancro: per Greenpeace il cancro e altre malattie causate dalle radiazioni avrebbero ucciso, nel corso degli anni, almeno 200.000 persone.

- 30 settembre 1999: Tokaimura, Giappone. Una fuga di uranio dalla centrale provoca la morte di due operai e la contaminazione di altre 438 persone.

- 9 agosto 2004: Mihama, Giappone. Una fuga di vapore ad alta pressione nella sala delle turbine del reattore provoca la morte di 5 operai, altri sette lavoratori vengono ricoverati in gravissime condizioni.

- 16 luglio 2007: Kashiwazaki, Giappone. La centrale viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati da un terremoto.

- 23 luglio 2008, Tricastin, Francia. Contaminati 100 operai, irradiati da cobalto 58 a causa di una perdita del reattore numero 4.

Questi sono i fatti. Dopo Fukushima, sarebbe il caso che la politica italiana si occupasse, tra un processo e l’altro di Berlusconi, anche di altre cose, magari serie. Tra un po’ ci saranno i referendum, tra cui quello sul nucleare. Ma ancora non se ne parla,  i media di regime oscurano l’appuntamento. Si deve aprire un dibattito serio sul piano nucleare del governo e la campagna d’informazione per il referendum deve essere ampia e seria. Qualcuno ci dovrà spiegare quali sono le garanzie di sicurezza per le centrali nucleari in un paese a forte rischio sismico come l’Italia, dove queste centrali saranno realizzate, a quali costi, come si pensa di smaltire le scorie (questo lo sappiamo: in nessun modo perché non esiste ancora soluzione). Al posto della solita soffocante cappa di silenzio è necessario parlare, e molto, dell’argomento, perché è in gioco il futuro dell’Italia.

POLIZIOTTI IN MUTANDE, RAZZI E SCILIPOTI SCORTATI

Sicurezza. Sicurezza. Sicurezza. Lo slogan di più campagne elettorali berlusconiane. Più sicurezza per tutti, città più sicure. Parola buona, ottima, in tutte le sue declinazioni, per riempirsi la bocca davanti agli elettori. Una volta eletti, però, dimenticano rapidamente le promesse. E così accade che persino i poliziotti scendano in piazza a manifestare contro i pesanti tagli al comparto sicurezza. E in questo strano e berlusconiano paese capita anche che due parlamentari ‘responsabili’ (è straordinario come l’italiano permetta di plasmare il significato delle parole anche impropriamente), i ben noti Razzi e Scilipoti, ottengano la scorta. Nonostante la carenza drammatica di fondi. Per estrema semplificazione accade questo: promettono soldi alle forze dell’ordine e sicurezza per i cittadini; vanno al governo e tagliano i fondi alle forze dell’ordine e diminuisce la sicurezza dei cittadini; i poliziotti scendono in piazza per protestare contro i tagli e perché è impossibile lavorare in queste condizioni, sotto organico e senza mezzi; due bellimbusti parlamentari ottengono la scorta. Per loro non è una necessità, - non si ricordano epiche battaglie contro la malavita, la mafia, la ‘Ndrangheta, la camorra -  ma uno status symbol da esibire. ‘Guardate, guardate qua – sembra voler significare questa scorta - quanto sono diventato importante’. Nel mare magnum degli sprechi italiani, questa è solo una goccia, ma è talmente rappresentativa di come vanno le cose in questo paese che è utile parlarne. Il ministro Maroni, soprattutto, dovrebbe avere la dignità di spiegare agli italiani i motivi di questa scelta. Presenteremo un’interrogazione e gli chiederemo conto della decisione. Quali sono i criteri con cui si assegna una scorta ministro? La scorta è per caso un benefit da aggiungere a qualcos’altro con cui premiare chi dall’opposizione passa in maggioranza? Lancio anche una proposta: facciamo l’election day, accorpiamo amministrative e referendum e diamo i soldi risparmiati (300 milioni di euro) alle forze dell’ordine. Questa è una proposta seria, non come la sceneggiata di Berlusconi che ha promesso ai poliziotti che protestavano sotto la sua villa ad Arcore che avrebbe risolto la situazione. Paternalismo patetico, il solito ‘ghe pens mì’ che ha portato allo sfascio l’Italia. Anche un’altra proposta: togliamo la scorta a Razzi e Scilipoti, che non ne hanno bisogno, e diamola ai servitori dello Stato che lavorano in territori ‘di frontiera’.

REFERENDUM CONTRO LA SCHIZOFRENIA NUCLEARE DEL GOVERNO

“Nucleare sì, nucleare no, nucleare Bum. La terra dei cachi”. Il dibattito politico sul nucleare in Italia ricorda molto la canzone di Elio e le Storie Tese. Solo che loro sono più seri. Abbiamo da un lato il governo che non mette in discussione il progetto nucleare neanche davanti all’apocalisse (definizione del commissario europeo all’energia Guenther Oettinger) giapponese. Dall’altro lato abbiamo i governatori di Lega e Pdl che dicono sì al nucleare in Italia, ma no al nucleare nelle loro regioni. Tipico esempio di schizofrenia politica. In mezzo c’è questo fantomatico piano nucleare ancora avvolto nel più fitto mistero. Quante centrali vorrebbe realizzare il governo? Boh.. Dove vuole installare i nuovi impianti? Mistero della fede. Non le vuole Zaia ( da veneto sono d’accordo, tiro un sospiro di sollievo e dico ‘meno male’, da capogruppo alla Camera sono indignato ‘ma come, la Lega non è favorevole all’atomo…?’), non le vuole la Polverini (dice che il Lazio ha già dato…), Formigoni le vuole, forse, ma con molti distinguo, perché la Lombardia è autosufficiente dal punto di vista energetico. Furbo il governatore ciellino, schiera la regione ma la tira fuori dal piano. Dà una mano politica al governo nazionale schierandosi per il sì, ma contemporaneamente dice che la Lombardia non ha bisogno di centrali e quindi ‘con fischio’ le costruiranno lì. Il piemontese Cota non ha parlato in questi giorni, ma la sua posizione è nota: sì alle centrali, ma non gli pare che il Piemonte abbia siti idonei. Ma và? Ma tu guarda un po’. Nuclearista convinto è Stefano Caldoro, che in questi giorni non ha parlato. In passato aveva magnificato i vantaggi dell’atomo, definendo le centrali un’opportunità per l’economia campana. Un segnale inequivocabile: in quella regione il governo ha deciso di puntare con decisione per i nuovi siti. Altro che sindrome Nimby, qui siamo alla più pura ipocrisia politica, come dice anche, giustamente, Adriano Celentano. Nella tragedia, seppur indiretta, si vede la tempra di un uomo politico e la serietà di un governo. Il nostro è un governo di pagliacci. Tutto il mondo si interroga, loro non hanno neanche il buonsenso di fermarsi a riflettere sulla scelta nuclearista dopo l’immane tragedia giapponese. Tra mezze verità e bugie intere continuano, come al solito, a ripetere slogan che le immagini drammatiche di Fukushima hanno fatto perdere di qualsiasi credibilità. Non lo fanno perché se si fermassero a riflettere cadrebbe immediatamente il castello di carte che si son costruito. Il castello di carta-moneta, perché il nucleare è un affare colossale. E pazienza se ha qualche piccolissimo e trascurabilissimo inconveniente…Ma hanno fatto male i conti. Con il referendum libereremo l’Italia dall’incubo atomico.

UNITA’ D’ITALIA, ANNIVERSARIO DIFFICILE

Auguri Italia!Auguri Italia!Centocinquanta anni dall’unità d’Italia. Un anniversario importante, una data che celebra la storia, la dignità, il sacrificio dei nostri padri. Un anniversario che ci piace festeggiare nella migliore delle maniere e vorremmo che così fosse per tutti. Un anniversario, però, difficile, non solo per il momento politico di particolare buio, ma anche per le offese contro tale ricorrenza che dagli esponenti leghisti sono piovute e continuano a piovere, pesanti come saette. Già, perché se da un lato l’atteggiamento sprezzante del carroccio suscita amarezza, dall’altro lato, francamente e molto di più, provoca indignazione. Gli ammutinamenti nei confronti delle celebrazioni da una parte e le dichiarazioni vergognosamente secessioniste dall’altra, provengono da un partito di governo. Ed allora, mi verrebbe spontaneo chiedere a questi signori, come conciliano il proprio spirito antiunitario ed anti italiano, con il fatto di guidare il governo del Paese stesso? Esiste un modo per rendere conciliabili le due cose? Credo proprio di no e francamente, per quanto orgoglioso di essere italiano, non mi sento affatto fiero di essere cittadino di un Paese al cui governo siede gente che ha il coraggio di dire che “l'unità d'Italia oggi non esiste, non è stata fatta nè 150 anni fa, né il 2 giugno del '46, perchéle Italie sono due", come ha detto Calderoli. Né, tanto meno, posso sentirmi fiero di essere governato da una persona che, come ha fatto Bossi, dice che per il centocinquantesimo anniversario della nascita dell'Italia unita, “bisognerebbe fare una controstoria, una storia vera, quella che sui libri è stata nascosta, o fare un film", oppure, sempre Bossi, che ''l'Italia è divisa in due: chi sente che è una ricorrenza positiva la festeggia, gli altri non la festeggiano. I veneti non sbagliano se non festeggiano”. No, sinceramente mi pare che non ci sia nulla di cui andar fieri. Questi signori dovrebbero ricordarsi di ricoprire un ruolo pubblico, dovrebbero tener conto del fatto che sono ministri della repubblica e questi continui affronti alla Costituzione cozzano in modo inaccettabile con il loro ruolo. E arrivo all’altra ragione per cui questo è un anniversario difficile. Io credo che quella odierna sia anche un’occasione per rileggere il Risorgimento per ciò che esso fu davvero: un grande sforzo collettivo, dal punto di vista politico, per ritrovarsi in vera e propria unità statuale. Ed ora, a centocinquanta anni da quello sforzo, l’Italia si vede guidata da un governo non solo indegno su molti fronti, quanto diviso su tutto, non ultima la discussione sui festeggiamenti per questa giornata. Un anniversario, insomma, segnato da troppe macchie, che però noi ci sforzeremo di celebrare con la positività di chi sa che il buio della politica sta per finire, che questo governo non potrà andare avanti ancora a lungo, che questo paese si riprenderà a breve la propria dignità e tornerà ad essere degno di chiamarsi Italia.

L’ITALIA S’E’ DESTA. E FISCHIA

video: 

Che sarebbe stata una festa difficile c’era da immaginarselo, come ho scritto ieri. Che, però, l’Italia esultante per la celebrazione dei suoi centocinquanta anni avrebbe così palesemente voltato le spalle a colui che tre anni fa ha votato, francamente non lo si sperava. I fischi a Berlusconi rappresentano un segnale positivo, vuol dire che l'Italia s'è desta. Se qualcuno, fino a ieri, poteva ancora dubitare del fatto che i cittadini non vogliono più Berlusconi alla guida del Paese, oggi non può più avere dubbi. Berlusconi ha una risicata maggioranza numerica in Parlamento solo grazie alla vergognosa campagna acquisti che ha umiliato le istituzioni. Nonostante ciò i problemi in maggioranza non sono pochi ed i cosiddetti “responsabili” avanzano ogni giorno nuove richieste. E’ un governo basato sulla legge della domanda e dell'offerta e soprattutto è ormai netta minoranza nel Paese. Un paese che, ieri è stato evidente, non ne può più, non si riconosce in quella che dovrebbe essere la sua guida ed anzi disprezza il premier. Un paese che ha voglia di guardare avanti e sa che con questo governo ciò non è più possibile. Un segnale, quello di ieri, dunque, molto chiaro, che ci rincuora per un verso, perché vuol dire, come per altro sosteniamo da tempo, che l’elettorato comprende le dinamiche della politica molto meglio di quanto comunemente non si pensi. Dall’altro lato, però, va visto l’aspetto che definirei raccapricciante, nell’ostinazione con cui Berlusconi continua ad aggrapparsi alla propria poltrona. “In un giorno di festa così, è stato brutto, proprio brutto, sono cose che dispiacciono” avrebbe detto con viso “pallido teso, arrabbiato” ai suoi parlamentari che tentavano di consolarlo. “Comunque io tengo duro” pare abbia aggiunto. Segno che il suo delirio di onnipotenza non verrà messo in bilico neanche da uno schiaffo così forte datogli direttamente dai cittadini. L’unica cosa di buon senso da parte di un uomo politico degno di essere definito tale, a questo punto, sarebbe farsi da parte. Ma, che Berlusconi non sia un politico degno di essere chiamato così è ormai chiaro a tutti. Dopo ieri ancora di più.

IL TRUCCO DELLA PAUSA DI RIFLESSIONE CONTRO IL REFERNDUM

Prestigiacomo - RomaniPrestigiacomo - RomaniIl governo sta pensando di prendere una ‘pausa di riflessione’ sul nucleare. Scoprono ora, dopo aver spinto sull’acceleratore, sordi ad ogni critica, l’esigenza di riflettere. L’apocalisse di Fukushima (definizione della Ue) ha fatto cambiare improvvisamente le strategie del governo (e della lobby nuclearista). Strategie politiche? No. Energetiche? Neanche. Di comunicazione. Semplicemente. Ragioni di opportunità comunicativa spingono gli alfieri dell’atomo ad una ritirata tattica, solo momentanea. La ragione è semplice: la tragedia giapponese rischia di diventare una catastrofe atomica planetaria e l’opinione pubblica potrebbe sommergere con il voto referendario il piano nucleare del governo. Sanno che, mantenendo la posizione nuclearista, sarebbero travolti dal referendum. E temono anche per le amministrative. Molto. La loro ‘pausa di riflessione’ serve solo ad una cosa: far passare la buriana, far placare il flusso di informazioni provenienti dal Giappone per aggirare il referendum e attuare il piano nucleare in un secondo momento. Adottano un profilo basso oggi per poter avere le mani libere domani. Sono i soliti imbroglioni, di questa gente non ci si può fidare. Parlano anche di centrali costruite con il consenso della popolazione e delle regioni, ma hanno approvato norme che bypassano il confronto con le regioni ed i territori, militarizzando le centrali. Non è una pausa di riflessione, ma un’arma di distrazione di massa. Vogliamo essere chiari per una volta? La domanda al governo è una sola: il nucleare va definitivamente in soffitta sì o no? Se la risposta è no (perché ci sono interessi enormi…) la risposta sarà una soltanto: il voto al referendum che spazzerà via l’incubo atomico dal nostro paese.

LIBIA, SIA IL PARLAMENTO A DECIDERE

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Berlusconi - GheddafiBerlusconi - Gheddafi

30 agosto 2010, Gheddafi: “saluto il grande coraggio del mio grande amico Silvio Berlusconi”. 23 dicembre 2010, Berlusconi: “Io sono legato da amicizia vera con il presidente libico Gheddafi”. Ora, tutto è cambiato: dai baciamani e genuflessioni, siamo passati ai raid e alle bombe. Non sembra passata una settimana ma un’era geologica. Siamo di fronte a quello che si può a buona ragione definire un voltafaccia disgustoso e imbarazzante da parte del Governo. Fino a sei mesi fa, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, baciava le mani al dittatore libico e fino a due giorni fa c'era chi sperava che Gheddafi riuscisse a tornare in sella, a danno del suo popolo. Per quindici anni, anche dalle parti del centrosinistra, si è fatto a gara per coprire, tollerare e negare la verità sul Rais libico, ovvero quello che era risaputo ma che qualcuno finge di scoprire solo ora: Gheddafi era ed è un dittatore. Questo Governo ha avvallato, coperto e autorizzato le malefatte di un regime sanguinario. Questo Governo ha firmato con la Libia un trattato vergognoso ed Italia dei Valori è stata una delle poche forze in Parlamento a votare contro. Noi abbiamo detto no e abbiamo preso le distanze, a differenza di questo governo e di questa maggioranza, da un dittatore che ha instaurato un regime oppressivo e sanguinario.  Ma ora che c’è un popolo che chiede aiuto, che facciamo, ci giriamo dall’altra parte? Assistiamo inermi al massacro di civili che sta avvenendo a poche centinaia di chilometri dalle  nostre coste? Sarebbe sbagliato. Io credo che il nostro Paese debba fare pienamente la sua parte per liberare il popolo libico dall’oppressione di un regime sanguinario che non rispetta i diritti umani, da sempre, non da oggi. Dobbiamo fare la nostra parte, appoggiando ogni azione necessaria, anche diretta ed attiva, purché il nostro aiuto, a differenza della linea Sarkozy, sia mantenuto nei limiti dell’articolo 11 della nostra Costituzione e della risoluzione Onu. In questo momento, di fronte alle evidenti spaccature di un governo poco credibile, di fronte ad una Lega incapace di guardare al di là del proprio naso e dei piccoli interessi di bottega, è necessario coinvolgere il Parlamento, informarlo e aggiornarlo passo dopo passo sulle decisioni anche e soprattutto di natura militare, per evitare gli errori del passato. Non possiamo essere noi a far saltare un regime, né tantomeno ad  autorizzare una guerra ma non possiamo restare a guardare e voltare le spalle al popolo libico che ci chiede aiuto. Sono giorni terribili, ha scritto oggi Concita De Gregorio nel suo editoriale, ma bisogna starci dentro.

FISCHI IN PIAZZA, APPLAUSI IN TRIBUNALE... PER 20 EURO

Berlusconi fischiato nelle piazze, applaudito in tribunale…Succede di tutto in questo Paese bizzarro. Il premier viene contestato ormai in tutte le piazze in cui si presenta, ma nell’aula di tribunale dove si celebra il processo Mills, nel quale il capo del governo è accusato di corruzione, compare la claque dei sostenitori. ‘Silvio Silvio Silvio’.  E’ successo ieri nel palazzo di giustizia di Milano. Cori da stadio per il presidente. D’altronde è anche il padrone del Milan, nonché la persona che annunciò la sua partecipazione alla vita pubblica del Paese con l’ormai famoso ‘scendo in campo’…Come un attaccante lanciato in contropiede, Berlusconi da anni cerca di sfuggire alla giustizia italiana e questo è il suo ultimo coupe de theatre. Uno dei tifosi, ingenuamente, ha raccontato ad un giornalista che sono andati a manifestare in tribunale per ‘20 euro ed un panino’. E c’è chi giura di aver riconosciuto tra i manifestanti alcuni figuranti Mediaset. Una storia tutta italiana, che di certo non ci fa fare bella figura all’estero. Pagati o non pagati, figuranti o non figuranti, quelle persone sono l’espressione della strategia di Berlusconi, che tenta di mistificare tutto, anche i processi per corruzione. Come fanno i populisti, cerca nel consenso popolare, anche falso perché pagato e foraggiato, la sua legittimità e la sua immunità. Cerca di trasformare il processo nel set di una fiction nella quale lui recita la parte dell’uomo buono e perseguitato dai giudici cattivi. E comunisti, anche se ormai i partiti comunisti in Italia hanno percentuali prossime allo zero. Ma non conta la razionalità, conta la cortina fumogena che il premier spande attorno a sé. Berlusconi non vuole farsi giudicare ed i suoi avvocati difensori hanno chiesto la convocazione in tribunale di 10 testimoni che non furono ascoltati nel precedente processo Mills. Un espediente per allungare i tempi, in modo che si arrivi alla prescrizione (febbraio 2012), senza neanche bisogno della legge (ad personam) sulla prescrizione breve. Siccome questi testimoni dovrebbero arrivare dalle più disparate zone del mondo, i tempi si allungherebbero e non sarebbe possibile arrivare a sentenza. Bell’esempio. In Italia la giustizia sta diventando un affare privato del premier, i cui interessi sono opposti a quelli dei cittadini. Se per lui allungare i tempi dei processi per farli finire nel nulla è un vantaggio, per i cittadini italiani che attendono giustizia è una iattura. Una riforma della giustizia nel nostro paese è indispensabile, ma non è certo quella di Berlusconi. Noi vogliamo processi più veloci, giustizia certa, più uomini e mezzi per la magistratura e per il ministero della giustizia. Lui vuole il contrario. Ma ormai Berlusconi ha fatto il suo tempo, la nostra opposizione gli impedirà di sfasciare il diritto italiano. 

FANNO SCHIFO!

La giustizia ai tempi di BerlusconiCome serpi che strisciano, mentre il mondo e gli italiani guardano con preoccupazione a quanto accade in Libia (guarda il video) e ne sono giustamente monopolizzati, la maggioranza su ordine del presidente del Consiglio marcia a tappe forzate verso l’assoluzione del premier. Facce di bronzo, spudorati senza vergogna, un Parlamento che lavora sodo solo per bloccare i processi del presidente del Consiglio. E’ quanto accaduto ieri in commissione giustizia della Camera che ha espresso il primo si al processo breve, dimezzando i tempi per la prescrizione per corruzione.  L’inventore del trucchetto contabile pro Berlusconi, l’avvocato di famiglia Mauro Paniz, ha anche la faccia tosta di dire che questa non è una legge ad uso e consumo del premier e Ruby è la nipote di Mubarak, vero quanto il fatto che io sia il discendente diretto del faraone d’Egitto Ramses II. Sarà una pura coincidenza, allora, che il processo Mills, che doveva morire di prescrizione a febbraio del prossimo anno, morirà a giugno di quest’anno e che quello Mediaset, finirà su un binario morto con sei mesi di anticipo, ovvero a dicembre 2013. Ci vuole davvero una gran bella faccia tosta a dire che i processi di Berlusconi non c’entrano niente e che la priorità del governo è accelerare i tempi della giustizia per il bene dei cittadini. Con questo trucchetto, un mezzo per impedire che la giustizia faccia il suo corso nei confronti del presidente del Consiglio, cadranno il 90 per cento dei processi per corruzione. Già oggi in Cassazione ne cade l’80 per cento. Se ne fregano anche dell’ultima convenzione Onu, sottoscritta tra l’altro dal nostro paese, che si è impegnata ad allungare i tempi per la prescrizione per corruzione. Andiamo come i salmoni, controcorrente, e avremo una giustizia sempre meno giusta e sempre più benevola con corrotti e corruttori, tutto per salvare la bella faccia di Berlusconi. Ecco come il governo che, solo un mese fa, per bocca di Alfano annunciava di voler dialogare con tutti in materia di riforme, la traduce nei fatti: leggi ad personam che, come clave impietose, faranno la giustizia a pezzi, elevando l’illegalità e l’impunità a sistema. Oggi, in giunta, andrà in scena un altro vergognoso tentativo di sputtanare questa povera Italia. La maggioranza, su ordine del presidente del Consiglio, tenterà di far passare la telefonata di Ruby come un semplice reato ministeriale. Ecco la democrazia ai tempi di Berlusconi: un Parlamento usato come uno smacchiatore per cancellare i peccati di lussuria e di avidità del premier.

TENGONO BERLUSCONI PER LE PALLE

Saverio Romano, indagato per mafia, è il nuovo ministro dell’Agricoltura. Premetto subito una cosa: un indagato per mafia non può fare il ministro. Punto. Non voglio passare per forcaiolo, una persona è innocente fino che non viene condannata dopo regolare processo, ma certo è che nominare ministro un politico ‘chiacchierato’ e per il quale il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione della procura è un atto grave, una scelta sbagliata ed inopportuna. Per non dire di peggio. Se si nomina un indagato per mafia ministro, non ci si deve poi stupire se i cittadini nutrono sempre meno fiducia nelle istituzioni. In un paese civile, Saverio Romano non sarebbe ministro. Purtroppo siamo nell’Italia che sconta la deriva finale del berlusconismo. Tra un po’ dovremo spazzare via le macerie politiche di questo periodo infelice. Ci sono alcune considerazioni che mi vengono spontanee. La prima è che avere qualche ‘problemino’ con la giustizia è un vantaggio nel Pdl, un ottimo viatico per arrivare al governo, una nota di merito agli occhi di Berlusconi, che forse così si sente meno solo. La seconda riguarda la tenuta di questo governo. Basta qualche cosiddetto ‘responsabile’ per tenere Berlusconi per le palle. Un capo di governo che si trova ormai senza una vera maggioranza politica, ma con un’accozzaglia di deputati che di volta in volta contrattano il prezzo della loro fedeltà. Romano ministro è una cambiale pagata a costoro. Non è la prima e non sarà l’ultima. Ieri, intanto, è nato un nuovo istituto giuridico: il ministro con riserva (copyright Pasquale Laurito, Velina Rossa). Il presidente della Repubblica, subito dopo il giuramento di Romano, ha inviato una nota in cui esprimeva ‘riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionali’. Siamo perplessi da questa posizione del Colle, perché avrebbe potuto, in base alla Costituzione, rifiutare di nominare un indagato per mafia. Non basta l’auspicio che il ‘procedimento chiarisca al più presto l’effettiva posizione del ministro’. Siamo perplessi, caro Presidente. Romano non doveva essere nominato ministro. Non ora.

SONO SERPENTI A SONAGLI

Cambiano gli anni, cambiano le legislature ma quello che non cambia mai è il disegno perverso con il quale questo governo e questa maggioranza intendono cambiare il volto alla giustizia in Italia in nome e per conto degli interessi di Silvio Berlusconi. Ieri, dopo un’aspra battaglia che ha visto Italia dei Valori protagonista in commissione Giustizia, con un golpe senza precedenti, la maggioranza ha approvato una norma che aggrava la responsabilità civile dei giudici, infilandola nella legge comunitaria, uno di quei contenitori legislativi dove mani furbi e scaltre infilano di tutto. E’ chiaro che questa norma è solo l’anticipo della purga mascherata da riforma che il ministro dell’ingiustizia Alfano infliggerà al Paese e non farà affatto bene al nostro sistema di amministrazione della giustizia che già naviga in cattive acque e favorirà quel senso di illegalità che si sta sempre più diffondendo nel paese. Si perché, da domani, in virtù del fatto che questa norma Pini – dal nome del leghista che l’ha presentata - così come scritta non definisce un preciso ambito di responsabilità, i magistrati vivranno sotto il costante ricatto di risarcimenti milionari che, in qualità di semplici funzionari di stato, non potranno certo sostenere. In pratica, ogni volta che c’è un errore, anche di interpretazione, e non più solo per dolo o colpa grave, i magistrati dovranno pagare. Una porcheria colossale, una norma che altro non è che una perenne spada di Damocle sulla testa della magistratura, dalla forte potenza intimidatoria e ricattatoria. E’ inutile che il centrodestra tenti di difenderla e di farla passare per atto di giustizia: è una norma che intende senza se e senza ma ridurre al silenzio i magistrati in Italia, unito alla prescrizione breve che sfoltirà e di brutto il numero dei processi a carico del presidente del Consiglio, due su quattro. C’è un altro effetto estremamente preoccupante che deriverà dall’approvazione di questa norma cui daremo battaglia. Questo emendamento, infatti, impedirà che in futuro si perseguano i reati dei cosiddetti colletti bianchi, per lo più incensurati, ovvero, reati quali frodi finanziarie e fiscali, per i quali la prescrizione era già breve e da domani diventerà brevissima. In Italia, processi per reati come questi, che causano ingenti danni alle casse pubbliche, non si faranno più.  Serpenti a sonagli che spuntano dalla macerie. E a proposito di serpenti, un’altra mano scaltra e furba ha inserito nella comunitaria un altro emendamento che cancellerà le multe per danno erariale a Rai e Finmeccanica. Sarà battaglia.

AUMENTANO LA BENZINA. E PURE LE POLTRONE…

Alemanno - MorattiAlemanno - MorattiIl governo aumenta la benzina. E già questa è una cattiva notizia. Ma c’è di più: la presa in giro. Come spesso fanno, infatti, questi signori hanno inserito una norma nel decreto che aumenta le poltrone di consiglieri e assessori per i comuni di Roma e Milano. Già, perché il limite di 48 consiglieri e 12 assessori gli stava stretto. Troppo pochi, aumentiamoli và, tanto paga Pantalone. Il taglio del 20% di consiglieri comunali entrato in vigore dal primo gennaio 2011 ha resistito poco. Non si applica più alle città con un numero di abitanti superiore al milione. Città in mano al centrodestra, chiaramente, con due sindaci, Alemanno e Moratti, molto influenti nel governo. Ora saranno contenti, Ma gli altri? Facile prevedere che anche gli altri comuni più piccoli avanzeranno pretese e si chiederanno ‘perché loro sì e noi no?’. Non c’è ritegno in quest’Italia, non c’è il senso del limite. Certe volte sembra inutile fare la lotta agli sprechi e battersi per la riduzione dei costi della politica quando hai a che fare con questo governo. E invece no, bisogna continuare con determinazione ancora maggiore. Innanzitutto sbugiardandoli, perché hanno coperto questa ennesima porcata con la scusa di dare i soldi al Fus, al fondo unico per lo spettacolo, quindi alla cultura. E c’è da dire che non è la prima volta che ci provano. Già avevano tentato un’analoga operazione qualche tempo fa, quando avevano messo questa vergognosa norma aumenta-poltrone nel decreto Milleproroghe. Poi il Colle disse no. Stavolta ha ceduto, anche se resta da capire quali siano i criteri di necessità ed urgenza tali da giustificare l’inserimento di questo aumento delle poltrone (e delle spese) in un decreto legge.  Inutile dire che in Parlamento faremo di tutto per abrogare questo spreco e proseguire la nostra battaglia sull’abbattimento dei costi della politica e l’abolizione delle province. La politica è un servizio, non un pozzo di spesa senza fondo.

IL PERSEGUITATO CHE OSCURA ANNOZERO E BALLARO'

“Sono il più perseguitato della storia”. Una frase così fa venire in mente personaggi del calibro di Nelson Mandela, Aung San Su KI, per non parlare di chi, come Anna Politkovskaja, ha pagato con la vita il dissenso. Capirete che se a pronunciare questa frase è il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, essa diventa improvvisamente ridicola. Come chi l’ha detta. Berlusconi si è presentato poco fa nell’aula del palazzo di giustizia dove si celebra il processo Mediatrade, ad accoglierlo una claque convocata dal senatore Mario Mantovano, coordinatore del Pdl lombardo. C’è stato qualche attimo di tensione con chi, invece, contestava il premier. Piccolo inciso: le contestazioni si fanno sempre più numerose e insistenti, qualcosa vorrà dire… Prima di presentarsi in tribunale, Berlusconi è passato in televisione. Caffè e telefonata all’amico direttore Belpietro in diretta sulla sua ammiraglia, Canale 5, per dire che è l’uomo più imputato dell’universo e della storia, che sono i comunisti a manovrare i giudici, che si tratta di accuse ridicole. Soporifero, a quell’ora poi…Aria fritta, le solite cose trite e ritrite che ormai ripete come un disco rotto. Berlusconi è l’unico politico al mondo capace di evocare il pericolo comunista a più di vent’anni dalla caduta del Muro, in un paese in cui i partiti comunisti raccolgono alle elezioni cifre da prefisso telefonico. Siamo veramente al ridicolo. Questa però, è solo una delle sue facce. Berlusconi non è uno sciocco, sa benissimo che evocare il pericolo comunista fa presa su un certo tipo del suo elettorato, in particolare su quello di età avanzata, a basso livello di scolarizzazione che si espone solo all’informazione della tv generalista. Ha parlato a loro. Lui che può parlare a tutti come meglio crede. Controlla l’informazione pubblica e privata, ha tv e giornali ed è capace di condizionare l’opinione pubblica. Come se non bastasse, ora vuole chiudere, come fece lo scorso anno, i programma di approfondimento, Annozero, Ballarò. Con la scusa delle prossime amministrative, i suoi sgherri in Vigilanza stanno preparando una direttiva per chiudere i programmi sgraditi. I talk show proprio non gli piacciono. Si corre sempre il rischio di non poterli controllare, che si parli di cose sgradite, che qualcuno preparato metta sotto uno dei suoi figuranti. L’uomo più perseguitato del mondo, insomma, innesca la tagliola della censura per imbavagliare l’informazione. L’uomo più perseguitato della storia, però, non s’illuda. Oltre alle amministrative ci sono i referendum e non gli permetteremo di oscurare l’informazione su temi strategici per il futuro del Paese.

BISCIONE TV, LA FABBRICA DELLE BUGIE

Ieri Berlusconi si è presentato in Tribunale al processo Mediatrade dove è accusato di frode fiscale e appropriazione indebita. Mossa astuta e furba. L’obiettivo era quello di inviare il seguente messaggio subliminale: non è vero che sfuggo alle aule di giustizia. Peccato che, il furbo e scaltro presidente del Consiglio, sapesse benissimo che, trattandosi di un’udienza preliminare davanti al Gup, non era previsto che parlasse. La sua presenza, dunque, in questa prima fase, era del tutto inutile ma dal forte valore simbolico e con uno scopo ben preciso. Ha usato la sua ipocrita presenza in un’aula di giustizia per ribaltare la verità. Alle prossime udienze non ci sarà: mettiamo sin da ora la mano sul fuoco. Ha parlato, eccome invece, dagli schermi del biscione: sono l’uomo più imputato dell’universo e della storia. Il comunismo in Italia non si è mai concluso, cerca di usare qualsiasi mezzo per annientare l’avversario. Il solito armamentario linguistico per spostare la verità su un altro piano, quello a lui favorevole. Nel frattempo, sempre sugli schermi del biscione è andata in scena una delle pagine più vergognose della televisione italiana. A Forum su Canale 5, una casalinga abruzzese, pagata con 300 euro per mettere in scena la finta separazione da suo marito, si è sperticata in lodi per il presidente del Consiglio per come ha egregiamente ricostruito l’Aquila, negli stessi minuti in cui il premier saliva per la quarta volta sul predellino. La signora, che in realtà non ha perso nessuna attività commerciale a causa del terremoto, ma aiuta il vero marito in un’impresa di pompe funebri, si è prodigata anche nell’insultare i suoi conterranei che si lamentano: lo fanno solo per mangiare e dormire gratis. L’azienda del biscione, ma guarda un po’ il caso, ha difeso la conduttrice di Forum: lo scontro politico per quanto aspro non può arrivare a spargere veleni su una conduttrice e un programma che ogni giorno, in diretta, danno spazio alle ragioni, alle amarezze e alle speranze della gente comune. Terzo e ultimo atto di questa giornata di ordinaria follia mediatica, dove l’informazione gestita a tavolino da palazzo Chigi ha raggiunto il suo apice, con un piano di attacco architettato a tavolino che ha raggiunto il suo scopo: distrarre i telespettatori dalla verità e consegnarne loro un’altra, reinventata e ricostruita. Come ha suggerito una brillante giornalista su Facebook sarebbe giusto fare un bel "forum" pubblico.... in piazza, tra i terremotati veri.... e vedere, democraticamente, "l'effetto che fa”.