agosto 2010
FINI-BERLUSCONI: E’ RESA DEI CONTI SU CALIENDO




CASO ENRICHETTO E LO STATO VIGLIACCO
Dopo avere parlato con Massimo Gramellini ho deciso di andare al carcere di Asti dove Enrichetto è recluso. Giovedì mattina sarò in carcere per andare a trovarlo. Come uomo e come politico farò tutto quello che è in mio potere per aiutarlo.
Vorrei che leggeste l’articolo di Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi:
Enrichetto ha 55 anni e un cuore di bambino. Gira in bicicletta, estate e inverno, nascosto sotto un cappello con la coda che i bambini veri si divertono a tirare. Un giorno in cui pedala troppo a zig-zag viene fermato per guida in stato di ebbrezza. Due mesi agli arresti domiciliari, come uno della Cricca. Enrichetto. A lui sta persino bene, basta non gli tolgano il suo cane e il suo cappello. Una mattina si alza con la voglia di un salame. Ricorda di averlo visto nella vetrina del macellaio, prima del suo arresto, chissà se c’è ancora. Esce per andare a controllare. Una vicina che si è autoassegnata l’incarico di fare la guardia lo intercetta attraverso lo spioncino e avverte i carabinieri. Allarme, il prigioniero è evaso! Enrichetto torna a casa col salame, tutto contento, ma sulla porta trova le guardie. Adesso giace nell’infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E’ che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perché una volta è salito in bici un po’ brillo e un’altra volta è uscito di casa per comprare un salame. Per favore, Enrichetto, ricomincia a mangiare. Ti prometto che un giorno instaureremo la repubblica del buonsenso, dove le leggi non saranno più il trastullo dei potenti e la trappola dei semplici. E se nel frattempo qualche magistrato chiudesse un occhio sui tuoi efferati delitti, a casa ci sono un cane, un cappello e un salame che ti aspettano per festeggiare.
Non è possibile ignorare il fatto che le carceri italiane siano piene di persone come ‘Enrichetto’. E che invece uomini potenti e importanti, che hanno commesso reati gravi, riescano sempre a scamparla. Una palese ingiustizia di uno Stato che non sempre riesce ad essere equo e giusto. Lo Stato italiano da troppo tempo è forte con i deboli e debole con i forti. I reati dei grandi poteri finanziari raramente vengono puniti. Anzi mai. Finanzieri, politici e colletti bianchi la fanno franca, anche se hanno gettato sul lastrico migliaia di famiglie o hanno disonorato il loro Paese. Mentre Bernard Madoff negli Stati Uniti è stato condannato a 150 anni di carcere, Calisto Tanzi, in Italia, fa una vita normale e si gode le sue ricchezze. Alla faccia delle famiglie che hanno perso tutto per le spericolate operazioni che hanno portato al crack Parmalat. La depenalizzazione del reato di falso in bilancio è un’anomalia italiana che ha, di fatto, aperto la strada all’impunità per i reati dei colletti bianchi. I tempi lunghissimi della nostra giustizia, poi, fanno il resto. E mentre un poveraccio come Enrichetto rischia la morte in carcere per un salamino, gente come Balducci, il detenuto Balducci, capo della presunta cricca, se la spassa agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Montepulciano. Questa è l’Italia di Berlusconi. Questa è l’Italia che si deve cambiare. La qualità, la forza l’autorevolezza di una democrazia si dimostrano anche dalla capacità di essere più severi con chi, da ruoli di potere, è chiamato a maggiori responsabilità. Un paese davvero democratico deve avere il coraggio di sbattere in galera i delinquenti della cricca e magari di gettare via la chiave, ma è un atto di vigliaccheria tenere in carcere gente come Enrichetto. O anche come le migliaia di tossicodipendenti (non gli spacciatori naturalmente) di cui sono pieni gli istituti penitenziari. Uno Stato giusto queste persone le manderebbe a curarsi, non le chiuderebbe dietro le sbarre. Non vogliamo lo Stato di Berlusconi, non vogliamo più uno Stato vigliacco e ingiusto. E continueremo a batterci per cambiarlo.



GOVERNO DI LARGHE INTESE? MAI
Questa mattina su La Stampa è stata pubblicata un’intervista al sottoscritto che, nella sintesi un po’ superficiale e arruffata del giornalista, arriva a travisare completamente il mio pensiero. Per questo, ho inviato una lettera di smentita al quotidiano torinese che ribadisce la mia posizione, chiedendo la rettifica in merito a quanto pubblicato. La pubblico qui di seguito, in modo tale che sia dipanato ogni dubbio su cosa il sottoscritto pensa realmente dei governi di larghe intese:
Ho letto, con profondo stupore la mia intervista a sua firma, pubblicata sull’edizione de “La stampa” di oggi, nella quale il mio pensiero e le mie parole risultano profondamente snaturate, al punto che a leggerla sono il primo a non essere d’accordo con quanto avrei detto. Non ho mai, e sottolineo mai, parlato di governo di larghe intese. Come lei sicuramente ben sa, governo di larghe intese è un governo che mette insieme l’intero arco costituzionale (è l’idea di Casini e Bersani, i quali non a caso contemplano che il candidato premier di questo ipotetico governo di larghe intese possa essere l’attuale ministro Tremonti), per fare tutti insieme una serie di riforme a 360 gradi, in un ambito temporale che si avvicina a quello residuo della legislatura. Di questo non le ho mai parlato, ritengo il governo di larghe intese una sciagura per il Paese e quindi è evidente che ho detto l’esatto contrario. Quello che le ho detto è quanto segue: alla sua prima domanda se ero favorevole ad un governo tecnico, le ho risposto che trovo il dibattito sul punto una perdita di tempo, in quanto al momento, non vi è alcuna possibilità di trovare in parlamento i numeri che sostengano questa ipotesi. Ho aggiunto che, proprio per questo, oltre che per togliere spazio di manovra politica a terzi e quarti poli, il centrosinistra avrebbe il dovere di occuparsi di altro e cioè di costruire la casa comune, la nuova coalizione, che rappresenti l’alternativa di governo. Con una successiva domanda, lei mi chiedeva cosa avrebbe fatto Italia dei Valori qualora i numeri per un governo tecnico, che oggi non ci sono, ci fossero in futuro. Le ho risposto che qualora ci fossero i numeri in parlamento per modificare, prima di tornare al voto, questa pessima legge elettorale saremmo dei pazzi a non sostenere questa possibilità. Poiché i rapporti sempre intercorsi tra di noi e la mia profonda stima nei suoi confronti non mi lasciano alcun dubbio sulla buona fede di quanto accaduto, sono certo che non vi sarà alcuna difficoltà da parte sua a pubblicare una rettifica che, con la presente lettera, cortesemente le sollecito.



GOVERNO, MORTO CHE CAMMINA



LE API DI RUTELLI? RONZANO MA NON PUNGONO




MAI PIU' UN CASO ENRICHETTO



SQUADRISMO FASCISTA "A MEZZO STAMPA"




IL PD? E' LENTO. E' ORA CHE DIVENTI ROCK




DONNE E FIGLI NELL'ANNO DELLA CRISI
Donne e Welfare
E' da giorni che la politica si arrovella su se stessa. Elezioni o non elezioni, governi tecnici, governi di transizione, comitati di liberazione, fronti nazionali, crisi o non crisi di governo, dimissioni e case a Montecarlo: sono questi i temi che occupano le prime pagine dei giornali. Con tutto il rispetto per la democrazia e le sue dinamiche, credo che tutto questo stia facendo perdere di vista il paese reale ed i problemi veri della gente. Disoccupazione all'insù, immigrazione clandestina in aumento, famiglie, pensionati e ceti medio-bassi soffocati da una crisi economica che non retrocede di un passo. Sono questi i problemi della gente e di questo la politica dovrebbe occuparsi primariamente. Come uomo e come politico, mi fa profonda tristezza constatare, invece, che le questioni che interessano la vita delle persone sono da troppo tempo sullo sfondo, così come i temi etici, aborto, fecondazione, fine vita, diventano importanti solo quando servono ad accendere la polemica tra fazioni rivali. C'è un dato contenuto nella relazione di ieri al Governo del ministero della salute sulla legge 194 che mi ha colpito profondamente. In Italia, c'è scritto nella relazione, si abortisce meno ma le donne che scelgono di farlo sono in quasi la metà dei casi lavoratrici. I dati provvisori del 2009 confermano il calo costante delle interruzioni di gravidanza, con un decremento del 3,6 per cento rispetto al 2008. Ma se da una parte conforta una diminuzione dei casi di interruzione volontaria di gravidanza, dall'altra colpisce che quasi la metà degli aborti è fatta su donne con un lavoro: il 48,6% fra le italiane, il 46,7% fra le straniere. Solo l'11,9% degli aborti fra italiane e il 22% fra straniere e' di donne disoccupate o in cerca di prima occupazione. Io credo che questi dati ci impogano una riflessione. Se in Italia, nel ventunesimo secolo, una donna su due decide di rinunciare ad avere un figlio è il segnale evidente che non solo lo spettro della crisi economica spaventa il futuro delle giovani famiglie ma è la dimostrazione palese che il nostro sistema di assistenza alle giovani donne, madri lavoratrici è fallimentare o meglio, è inesistente. C'è come la sensazione che, nonostante il lavoro, i figli siano un lusso che una famiglia, con magari già un figlio, non possono permettersi e questo anche per colpa di uno Stato che non esiste. Tutto ciò fa accapponare la pelle. Mentre il governo perde tempo ad interrogarsi se sia moralmente lecito dare in via a nuove procedure abortive, come quella farmacologica, c'è una donna ed una famiglia che rinuncia ad un figlio perchè non ce la fa. Non ci sono asili - il fondo per il piano nazionale di asili nido varato da Prodi è stato dimezzato dal governo Berlusconi - non c'è sostegno alle famiglie, non c'è una vera politica a loro sostegno, cioè l'esatto contrario di quello che avviene negli altri paesi europei. Il Governo parla delle donne, ma solo di aumentarne l'età pensionabile per fare cassa. Ebbene, Italia dei Valori ha fatto la sua proposta in materia di maternità, sostegno alle famiglie ed eventuale aumento dell'età pensionabile. C'è una mia proposta di legge, sottoscritta da tutti i parlamentari di IDV, che intende fornire una risposta concreta. Vorremmo parlarne e affrontare la questione in Parlamento, sperando di trovare dall'altra parte interlocutori credibili, non come il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che ieri commentando i dati della relazione, ha annunciato un piano federale per la vita. Ecco, sì un piano federale per la vita è proprio quello di cui le mamme lavoratrici hanno bisogno. Non di sostegno economico, non di supporto sociale, non di asili nido, non di assistenza. Serve un piano federale per la vita. Cosa sia e a cosa serva Eugenia solo lo sa.



L'ESTREMA UNZIONE AL GOVERNO MORITURO




ALLEATI ANCHE CON IL DIAVOLO PUR DI LIBERARCI DEL CAVALIERE
Pubblico la mia intervista di oggi al quotidiano La Repubblica.
Massimo Donadi, da capogruppo dell´Idv alla Camera come accoglie l´apertura di Bersani a tutte le forze dell´opposizione in caso di elezioni? «Con molto piacere e soddisfazione»
Siete pronti a stringere larghe alleanze per affrontare le urne? «Sì, siamo pronti ad allearci per creare un governo di transizione che cambi la legge elettorale o per andare alle elezioni.
E per questo è bene iniziare subito con idee, programmi e visioni da contrapporre al nulla del centrodestra».
Partiamo dallo scenario del voto anticipato. Oltre al Pd con chi accettereste di allearvi? «Prima si tratta di costruire quello che non esiste, ovvero una coalizione di centrosinistra che non smussi al ribasso gli angoli come avvenne nell´Unione di Prodi. Poi se ci saranno le condizioni per cui possiamo giocarci la partita, bene. Se invece all´ultimo ci dovessimo rendere conto che per chiudere con il conflitto di interessi permanente di Berlusconi serve l´alleanza con il diavolo la faremo».
Chi è il diavolo? «L´Udc e i finiani. Ma non sarebbe una nuova coalizione di centrosinistra, bensì un fronte di liberazione nazionale per salvare la democrazia e ridare vigore alla Costituzione. Un´alleanza per una sola legislatura con quelli che in teoria sono nostri avversari. Dopodiché ognuno tornerà a fare il proprio mestiere, noi il centrosinistra e loro il centrodestra, speriamo più democratico e moderno di questo».
Torniamo al centrosinistra. Nella coalizione vedrebbe anche la sinistra radicale? «Con quella di Vendola che si assume la responsabilità di governo ci dobbiamo certamente consultare. Non si può fare altrettanto con la sinistra che si rivede nel comunismo con una scelta ideologica».
Vendola può essere un candidato premier? «E' sicuramente una delle personalità di primissimo livello della sinistra come lo sono Bersani, Chiamparino e Di Pietro. Però dobbiamo trovare tutti insieme un candidato che motivi gli elettori di centrosinistra e sia capace di parlare a quelli moderati e ho qualche dubbio che Vendola abbia queste caratteristiche, pur potendo avere un ruolo di primissimo piano».
E allora chi scegliere. E come?«Le primarie restano il faro, salvo avere l´intelligenza di trovare una personalità esterna alla politica che metta d´accordo tutti. Un nuovo Prodi».
E il governo di transizione prima delle elezioni? «Andrebbe bene per fare una nuova legge elettorale visto che quella attuale è una ferita alla democrazia. Un esecutivo di larga maggioranza con pochi ministri che durerebbe tre o quattro mesi. Poi le urne».



LEGGI AD PERSONAM, AZIENDAM, CRICCAM
Mondadori Day
Non c'è atto, legge, decreto, norma, provvedimento di questo governo che non porti il marchio di fabbrica di Silvio Berlusconi. E' una marchio inconfondibile, che sforna provvedimenti in serie con su scritto "ad personam", con la variante, ad aziendam, che poi è la stessa identica cosa. Ultimo in ordine di tempo è la cosiddetta norma salva Mondadori, ultimo atto dell'era Berlusconi. Anche questa volta, come tutte le volte, la maggioranza ha camuffato per bene l'ennesima legge ad aziendam e l'ha furbescamente infilata tra le pieghe di un altro provvedimento, il Decreto legge incentivi, che con la materia editoria non ha nulla a che fare. Un abile trucchetto messo in campo ogni volta per imbrogliare il Parlamento. In virtù di questo provvedimento, la Mondadori, casa editrice di proprietà del presidente del Consiglio, che doveva versare al Fisco 173 milioni di euro, saliti a 350 per via degli interessi, ne ha pagati solo 8,6 milioni, chiudendo un contenzioso quasi ventennale con le agenzie delle entrate per il mancato pagamento di tasse evase nel '91, ai tempi della fusione Amef e Arnoldo Mondadori. Insomma, un ennesimo lodo che consente di archiviare i processi tributari arrivati in Cassazione con due sentenze favorevoli al contribuente mediante il pagamento del solo 5 per cento del valore della lite. E sì che la faccenda scocciava parecchio al presidente del Consiglio che, in un'intercettazione con l'ex consigliere dell'Agcom Giancarlo Innocenzi, per descrivere la voracità del fisco la paragonava a quella dell'ex moglie Veronica Lario. Ma in soccorso del presidente è giunto puntuale il governo e la sua maggioranza che gli ha sfornato il provvedimentino ad hoc. Dunque, mentre il 2009 ha segnato un anno difficilissimo per tutta l'editoria, la Mondadori è stata l'unica a chiudere con 34 milioni di utile netto e un giro di affari di 1,5 miliardi di euro. Questo è Berlusconi, la sua concezione della politica al servizio di se stesso e dei suoi interessi. Questo è il berlusconismo che noi combattiamo da sempre: un gigantesco, unico al mondo conflitto di interessi che si fa gioco della democrazia, della Costituzione, delle leggi dello Stato per sistemare se stessi e le proprie pendenze, per usare le parole di Famiglia Cristiana, la difesa e la tutela dei propri interessi a svantaggio degli altri. Ieri Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ironicamente, si diceva certo che tutti i media oggi si sarebbero occupati della norma Salva Mondadori con la stessa attenzione dedicata giustamente alla casa di Montecarlo. Mai come in questo momento c'è bisogno di scrivere una pagina nuova per il bene del Paese.
Questo blog va in vacanza da oggi fino al 19 agosto. Torneremo presto, più gagliardi di prima. Buone vacanze a tutti. Con amicizia,
Massimo Donadi



GLI AFFARI DI BERLUSCONI COL DITTATORE




LO STRANO CASO DELL'AUTORIBALTONE




ENRICHETTO TORNA A CASA




C'ERA UNA VOLTA LA POLITICA




DIFENDERE LA COSTITUZIONE E COSTRUIRE IL NUOVO CENTROSINISTRA




E' IMPLOSO UN SISTEMA DI POTERE




DUE INTERVISTE, TRE IDEE




ALFANO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA AD PERSONAM




GHEDDAFI, SPETTACOLO OLTRE OGNI LIMITE




IL VUOTO DI UN MINISTERO E LO STRAPOTERE DI TREMONTI




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