ottobre 2011

INTERCETTAZIONI, SERVONO SOLO AL RE

La settimana parlamentare è densa di avvenimenti. Si prevede all’orizzonte un finale da mezzogiorno e mezzo di fuoco. Il Pdl, entro venerdì, vuole portare a casa le intercettazioni. Non parlano di fiducia al momento ma quell’odioso strumento che hanno imposto su ogni provvedimento importante, già aleggia nell’aria con il suo odore nauseabondo. Alle opposizioni è stato chiesto di ridurre al minimo il numero degli emendamenti da presentare. Italia dei Valori si prepara alla guerra sulle intercettazioni con sei emendamenti, che daranno filo da torcere al piano del presidente del Consiglio e del suo collegio di difesa. Noi daremo battaglia. Non c’è peggior sordo di Berlusconi che non vuole sentire ma Pdl e Lega mostrino un minimo di senso di responsabilità. Il milione e 200 mila firme non è stato un esercizio di democrazia. Facile oggi elogiare il potere dirompente di questo referendum, facile parlare a pancia piena. E’ una messaggio forte e chiaro: la gente ne ha le scatole piene. Il milione e mezzo di firme significano una cosa sola: totale sfiducia nel governo attuale e voglia di partecipazione diretta della gente. Significa anche basta alla legge sulle intercettazioni, all’ennesima insopportabile legge ad personam, significa assumetevi le responsabilità di governare in nome e per conto dei cittadini, di governare la crisi, di mandare avanti provvedimenti come quello sullo sviluppo, invece di piegare un Parlamento e le istituzioni alle esigenze processuali del padrone. Ce la faranno le poche anime belle che sopravvivono nel Pdl e nella Lega ad alzare la  testa, ad avere un scatto d’orgoglio? Ci vorrebbero tanti Enrico Toti nelle file della maggioranza, pronti a gettare la stampella…

LETTERA APERTA A VASCO ROSSI

Liberi liberi siamo noipero' liberi da che cosachissa' cos'e'?...chissa' cos'e'!Caro Vasco,ti scrivo poche righe per chiederti di ritirare la denuncia per diffamazione nei confronti di Nonciclopedia. Di appelli come questo ne avrai già ricevuti a migliaia, ma per me è un punto di principio. Non posso attaccare Berlusconi e minacciare l’ostruzionismo in Parlamento contro la legge-bavaglio e poi rimanere in silenzio mentre un sito di satira molto apprezzato e scritto dagli stessi utenti rischia di chiudere. Vasco tu sei un mito per milioni di italiani, non comportarti come l’ultimo dei lacché di Berlusconi. Te lo dice uno che ha un profilo su Nonciclopedia  e che ogni tanto se lo va a guardare per farsi quattro risate. Siamo personaggi pubblici (tu molto molto più di me a dire il vero) e per questo bersaglio prediletto della satira. A volte può essere di cattivo gusto, a volte troppo pesante, a volte falsa, è vero. Ed è giusto anche che abbiano oscurato la tua pagina. Però la satira è espressione di democrazia, è libertà di pensiero, libertà di risata, libertà di ‘cazzeggio’, è libertà di spaziare con la mente, è libertà insomma, libertà di tante cose che non posso spiegare a te, che hai scritto ‘Liberi Liberi’. Ti ricordi Vasco, ‘liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa chissà cos’è’? Ti ricordi? Nonciclopedia è anche la nostra libertà, è la libertà di essere presi in giro e di essere talvolta riportati coi piedi per terra. Ritira la denuncia, non ci deludere. Massimo 

SI APRE LA CRISI

La Camera sta decretando la fine del governo Berlusconi, che ha iniziato la legislatura con la più ampia maggioranza mai avuta da un governo in Parlamento e si è ridotto a fare la conta dei presenti ad ogni votazione. La Camera è per Berlusconi il Senato di Prodi nella passata legislatura. La maggioranza si è balcanizzata, frammentata, rarefatta, e ieri Berlusconi è dovuto venire in Aula a votare come l’ultimo dei peones. La bocciatura del rendiconto del bilancio dello Stato è un fatto di una gravità inaudita, senza precedenti. Un governo di persone per bene si sarebbe già dimesso. E’ intervenuto Napolitano con un comunicato politicamente durissimo:

"Ho finora sempre preso imparzialmente atto della convinzione espressa dal governo e dai rappresentanti dei gruppi parlamentari che lo sostengono circa la solidità della maggioranza che attraverso reiterati voti di fiducia ha confermato il suo appoggio all'attuale esecutivo. Ma la mancata approvazione, da parte della Camera, dell'articolo 1 del Rendiconto Generale dell'Amministrazione dello Stato, e, negli ultimi tempi, l'innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell'adozione di decisioni dovute o annunciate, suscitano interrogativi e preoccupazioni i cui riflessi istituzionali non possono sfuggire. La questione che si pone è se la maggioranza di governo ricompostasi nel giugno scorso con l'apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l'insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei. E' ai soggetti che ne sono costituzionalmente responsabili, Presidente del Consiglio e Parlamento che spetta una risposta credibile”.

E’ evidente anche dalle parole del presidente della Repubblica, che il governo non può più pensare di cavarsela con un ennesimo voto di fiducia. E’ evidente che le tensioni politiche nel centrodestra hanno paralizzato lo svolgimento dell’azione di governo ed hanno reso difficoltoso per la cosiddetta maggioranza ogni passaggio parlamentare. Nel solo mese di settembre il governo è stato battuto alla Camera ben otto volte, portando il totale a circa novanta nel corso della legislatura. La mancanza quasi sistematica di una maggioranza parlamentare impedisce all’esecutivo di proseguire efficacemente nell’azione di governo. Questa situazione di stallo è un grave danno per l’Italia, che sta attraversando una grave crisi economica e non può permettersi un governo azzoppato dai numeri e dai problemi politici. Con le parole del presidente della Repubblica si è di fatta aperta la crisi, che ora va formalizzata. Il Governo ne prenda atto e si presenti al Colle dimissionario.

GARANZIA FA RIMA CON DEMOCRAZIA

Ieri Italia dei Valori non ha partecipato al voto per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale, né del componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura ed oggi farà altrettanto. L’Udc, per bocca di Mantini e Buttiglione, ci ha duramente attaccato. Secondo il presidente dell’Udc si tratterebbe dell’ennesimo episodio che evidenzia il tipo di cultura politica che abbiamo. E’ vero, verissimo, Buttiglione ha ragione. Si perché noi di Italia dei Valori abbiamo una cultura politica distante anni luce da quella degli altri partiti. Noi ne facciamo una questione di principio e scusate se siamo fissati con la cultura della democrazia. La nostra cultura politica parte da un presupposto fondamentale: i più importanti organi di garanzia e controllo previsti dalla nostra Costituzione devono avere tre requisiti fondamentali, indipendenza, autonomia e terzietà. Nulla da ridire sui candidati. Mattarella e Albertoni, che ieri è stato eletto, sono persone stimabili cui va tutto il nostro rispetto. Noi crediamo semplicemente che debba finire il tempo in cui alla Corte costituzionale, così come al Csm, alle autorità garanti così come nel Cda della Rai, vengano nominate personalità che sono espressione di partiti, rispettabili ma organiche e funzionali al potere politico. E’ sbagliato questo? Noi riteniamo di no. I ruoli di garanzia di rango costituzionale sono strumenti essenziali per il funzionamento di una sana democrazia e non possono ridursi a semplici posti da occupare o, peggio ancora, da spartire. Tutto qua, nessun mistero o retro pensiero sottobanco. Questo è il nostro concetto di democrazia. E scusate se è poco.

SULL’AVENTINO PER L’ONORE DELL’ITALIA

L'onorevole Borghesi ed io seguiamo l'intervento di Berlusconi dallo studio GUARDA IL VIDEO

Da solo. Oggi, Silvio Berlusconi parlerà da solo. Come chi ha sempre ragione. Come chi ragione non ha ma se la deve dare per forza. Come l’ultimo giapponese. Come l’ultimo dei dittatorelli. Come quella caricature patetiche di tiranni chiusi nel bunker prima dell’assalto finale che lanciano vaneggianti proclami ad un popolo che ormai non li ascolta più, che impartiscono ordini ad un esercito in rotta e a generali pronti alla resa. Parlerà ai suoi lacchè, ai suoi zerbini senza dignità. Parlerà a chi non è stato ancora comprato ed alza il prezzo per questa 53esima fiducia.  Oggi, l’Aula vuota di Montecitorio nei banchi dell’opposizione unita renderà l’immagine plastica della sua condizione di tristissimo e patetico presidente sul viale del tramonto, a caccia continua di un voto per rimanere in piedi. Noi saremo fuori dall’Aula. Non lo ascolteremo perché questa fiducia è diversa dalle altre, questa fiducia è il nostro Aventino. Noi saremo in mezzo alla gente, in piazza, nell’Aventino orgoglioso e fiero delle opposizioni unite. Sentiamo forte il dovere di garantire l’onore e l’onorabilità delle istituzioni democratiche di questo Paese, umiliate e vilipese da Silvio Berlusconi. Come ha già scritto Simplicio, saremo tutti fuori, per spiegare che il Paese reale non sta dentro.

FORZA GNOCCA E FIDUCIA SUL BAVAGLIO. SIAMO AL DELIRIO

Buvette di Montecitorio, teatrino della politica. Dopo mesi di furibonde litigate, Berlusconi e Tremonti decidono che è ora di farsi vedere insieme a conversare amabilmente. Camminano per il Transatlantico, chiacchierano, prendono il caffè insieme in buvette. Per dare un segnale d’unità, commentano autorevoli analisti sui divanetti, e per cercare di smentire le voci sui loro dissidi. In realtà sono ormai ai ferri corti e con visioni politiche divergenti, incompatibili. A partire dalla nomina a governatore di Bankitalia. La frizione tra i due (per usare un eufemismo visto che si tratta di una vera a propria guerra politica) è una delle cause dell’immobilismo del governo e della mancanza di una strategia per affrontare la crisi. Non basta una passeggiata in Transatlantico per dare stabilità, forza e credibilità al governo. E intanto Berlusconi ha dato spettacolo ed ha tirato fuori il peggio di sé. Ha attaccato i magistrati, definendoli schegge impazzite. Un classico del suo repertorio a dire la verità. E ha regalato una vera perla. Ha detto che il nome migliore per il nuovo Pdl sarebbe ‘Forza Gnocca’. E’ impazzito. Siamo ai deliri finali di un premier che, come disse la moglie, non sta bene ed ha bisogno d’aiuto. Forza Gnocca, capite? Non credo di essere privo di senso dell’ironia, ma penso sinceramente che siamo in un clima da fine impero che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica. L’Italia annaspa e lui pensa a ‘Forza Gnocca’ pensa a chiedere la fiducia sulle intercettazioni e ride all’idea di fare un passo indietro. Siamo ai deliri finali di un capo di governo che è diventato una macchietta. Sta per calare il sipario su questo spettacolo indecente.   

PDL, IL FUTURO ALL'INSEGNA DELLA GNOCCA

 Parlare di gnocca di questi tempi è come sparare sul pianista, o forse lo è sempre stato dai  tempi di Noè. Silvio ha inventato l’acqua calda perché, se vero fosse, nascerebbe il partito più antico del mondo e  certo Silvio non dovrebbe faticare molto a metterlo su, visto che si è già portato un pezzo avanti. Al netto delle battute, siamo veramente al “triviale del tramonto” (cito un titolo di oggi de Il Manifesto). La gnocca è la cifra politica, etica e morale dei tempi nell’era di Berlusconi. Questa mattina, di buon’ora, qualche simpatico hacker, dicono i responsabili del sito del partito di maggioranza, ha giocato un brutto scherzo a Silvio. Con un abile giochetto, dicono, cliccando su www.forzagnocca.it si viene reindirizzati al sito del partito di Silvio Berlusconi. Qualche hacker si è divertito, pare e ci vogliamo credere. Il problema, in realtà, è l’orizzonte politico. Sì perché gli esponenti del Pdl, invece di indignarsi, urlare il loro sdegno, ieri, alla battuta del premier, si sono precipitati a giustificarlo. Il presidente ha fatto solo una battuta, con questa sinistra non si può più scherzare e pure chi ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo, dicendo ma va là significa solo che Silvio mette le donne al centro. Al centro di che non lo so e non riesco neanche ad immaginarlo. Mi fermo qui, per carità di patria. Dunque, dicevamo, l’orizzonte politico del partito delle libertà. Sinceramente, mentre i cattolici del Pdl si organizzano e il direttore de il Foglio li bastona, non vedo molti altri orizzonti politici per il partito di maggioranza, se non quello della gnocca. Si iscrivano al partito della gnocca, l’unico orizzonte politico di Berlusconi.

GOVERNO LADRO IPOTECA LA CASA...

 Grande idea del governo per ridurre il debito pubblico: ipotecare le case degli italiani. Una bella ipoteca del 10% e passa la paura. Insomma, agli italiani proprietari di case la paura resterebbe, ma questo cosa importa? Voi, sinceramente, affidereste a Berlusconi il 10% della vostra casa? Io no. Mi chiedo cosa aspettino a dare il premio Nobel per l’economia a questi geni. L’ipotesi che il governo stia considerando di ipotecare le case di tutti gli italiani per ridurre il debito pubblico è, nel contesto odierno, una specie di rapina a mano armata. Questo governo deve smetterla di saccheggiare i risparmi degli italiani. Quello che serve al Paese sono riforme strutturali che ridisegnino l’architettura dello Stato e delle pubbliche amministrazioni e che ci portino a spendere meno e meglio il denaro pubblico. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Si deve ricostruire lo Stato italiano dalle fondamenta azzerando sprechi, burocrazia. Si devono eliminare le ruberie e le clientele. L’idea di dare le case degli italiani a garanzia del debito, mettendoci un’ipoteca sopra, la dice lunga su quanto il governo, che è ormai alla frutta, si sia ridotto a scelte disperate. Ma dimostra anche quanto, al di là delle parole rassicuranti di Berlusconi e company, la situazione italiana sia di una gravità estrema. Ma il punto, lo ribadiamo ancora una volta, è un altro: bisogna ridurre la spesa pubblica, riducendo sprechi inefficienze e le mille ruberie che ancora oggi assorbono immense risorse pubbliche. Anche solo pensare di ipotecare le case degli italiani è una scelta delinquenziale. La ricetta è una sola: meno spesa pubblica e più sostegno allo sviluppo. 

IL TRAMONTO DI LEGA POLTRONA

Bossi contestato, Lega nella bufera. Quel che sta accadendo nel Carroccio stupisce perché fino a qualche mese fa il Carroccio mostrava compattezza granitica e si stringeva sempre attorno al suo leader e fondatore, Umberto Bossi. Molti dicono che il tracollo di Berlusconi stia trascinando giù anche la Lega. Ma questa è una lettura troppo semplice e che non coglie appieno la realtà e la complessità dei fatti. La Lega non è debole perché Bossi è vecchio, stanco e malato (scusate la franchezza), ma è proprio il contrario: un partito che dopo 25 anni ha il coraggio di compiere il ‘regicidio’ dimostra di essere un partito innanzitutto e non solo un’emanazione del proprio capo, e poi un partito vivo e con una classe dirigente.  Ai segni di debolezza di Bossi fanno da contraltare segni di vitalità nella Lega. E allora perché rischia di spegnersi? Perché per venti anni ha raccontato solo illusioni, spesso vellicando il ventre più basso dell’opinione pubblica italiana. Prendiamo ad esempio la Padania, che è stata spazzata via dall’orizzonte leghista da poche e puntuali parole del Presidente della Repubblica Napolitano. Un mito cancellato da una precisazione. Et voilà, la Padania non c’è più. E il federalismo? Hanno fatto credere per anni che fosse un sistema per far avere più soldi al Nord, ma hanno taciuto sul fatto che fosse un processo lungo e articolato. Avrà sì dei benefici, ma non quelli raccontati dai vertici del Carroccio. Carroccio, simbolo dei comuni italiani. Di uno in particolare: Roma. Eh sì, la tanto odiata ‘Roma Ladrona’ si è trasformata in ‘Roma Poltrona’. Si sta comodi seduti sugli scranni parlamentari e ministeriali della capitale, come si sta comodi d’altronde, sulle ‘cadreghe’ delle tante province controllate. Le stesse che -  se la Lega fosse ancora quella degli esordi, quella della moralità e dell’etica in politica, contro la corruzione e gli sprechi – vorrebbe abolire, in accordo con la propria base. Bossi si è venduto per 4 denari al potere berlusconiano, votando leggi indegne e ingoiando rospi uno dopo l’altro. Ha incassato qualche anno al governo e tante tante poltrone, ma ha condannato la Lega.

400 MILA FIRME PER ABOLIRE LE PROVINCE

400 mila firme, all’incirca otto volte quelle che servivano per la presentazione di una legge di iniziativa popolare sull’abolizione delle province. Questo è il primo, grande, risultato che abbiamo raggiungo oggi. In Parlamento, ci abbiamo provato in tutti i modi ma gli altri partiti si sono opposti puntualmente ogni volta, con motivazioni più o meno consistenti. Noi non ci siamo arresi perché crediamo fortemente in questa iniziativa e nei tagli ai costi della politica, e l’appoggio di tanti cittadini, più di quanti fossero necessari, è la conferma che stiamo facendo la cosa giusta. La provincia è ente inutile. Ha solo due funzioni, scuole e strade, per di più solo quelle di competenza provinciale. Per il resto, si occupano di materie che sono già di competenza di comuni e regioni. Dunque, la domanda è: a fronte dei costi, 16 miliardi di euro l’anno perché è questo che le province costano allo Stato, ha un senso mantenere in piedi un apparato burocratico inutile che costa e non dà nessun servizio ai cittadini? Ha un senso mantenere in piedi le province solo per soddisfare l’esigenza di “poltronificio” dei partiti, perché è questo quello che le province sono oggi? Per noi no, non ha alcun senso, perché nella battaglia ai costi della politica ci crediamo davvero. Oggi, consegneremo alla Camera dei Deputati le nostre firme ma non staremo a guardare, mani in mano. Non lasceremo che le nostre 400 mila firme vengano coperte dalla polvere dei partiti, quella che rinviano e nascondono sotto al tappeto la questione di oggi: diamo un taglio alle province! E’ ora. Lo chiedono i cittadini.

*** Subito alle urne. Governo di transizione? Al massimo per due mesi e mezzo.

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SOTTO CON B. IN AULA. E' FINITA

video: 

Non era mai accaduto nella storia della Repubblica. Oggi, il Governo è stato battuto in Aula sul bilancio dello Stato. Oggi sono andati sotto con il presidente del Consiglio presente in Parlamento a votare come qualunque altro peones, invece di andare in giro per il mondo a tutelare il nostro Paese. Non solo non hanno un programma, non solo non c’è più una maggioranza ma non hanno più neanche i numeri per governare il Paese. Napolitano ponga fine a questa farsa! Se ne vadano a casa! Elezioni subito!

Discorso mister B? Dittatorello

LO SBADIGLIO CHE INDIGNA

 


12 sbadigli in 10 minuti. Bossi ha stabilito il nuovo record mondiale di noia politica. Certo l’occasione era quella giusta: il soporifero discorso di Berlusconi in un’Aula mezza vuota. Ieri sera a "Linea Notte", ho avuto un duro scontro con il sottosegretario Daniela Santanché, che ha attaccato in modo veemente il servizio mandato in onda durante la trasmissione. Quello sugli sbadigli di Bossi appunto. Lo ha definito una vigliaccata, una cosa vergognosa, disgustosa, e altre amenità simili, com’è nel suo consueto stile pacato. Vorrei fare una precisazione: se davvero Bossi è così malato merita il nostro rispetto umano e quello di tutti i giornalisti che non solo nei telegiornali di ieri, ma anche in tutti i quotidiani di oggi, hanno messo in grande evidenza gli sbadigli del Senatur. Ma a quel punto, un uomo in quelle condizioni, così gravemente malato da non poter stare seduto dieci minuti ad ascoltare il presidente del Consiglio che chiede la fiducia alla Camera, non può fare il ministro della Repubblica. Diciamo che Bossi è il più potente uomo politico italiano, forse ancor più potente di Berlusconi. Uno dei pochi ad avere in mano le redini del Paese. E l’Italia può permettersi di essere governata da una coppia composta da un anziano sessualmente deviato ed un altro gravemente malato? No, non se lo può permettere. Due sono i casi: o Bossi è troppo malato per fare il ministro ed allora la Santanché avrebbe ragione, ma lui dovrebbe dimettersi; oppure non è così malato ed allora lei avrebbe torto e la sua sparata sarebbe solo l’ennesima violenza verbale di chi non ha più di che giustificarsi.

 

COMPRAVENDITE DA MERCATO BOARIO

Berlusconi sta pagando le sue cambiali politiche, lo dimostrano gli incarichi di governo regalati ieri dopo aver incassato la fiducia. Hanno tutti poco di che gioire. Esultano ma è la gioia degli stolti, di chi fa finta di niente ma sa che la fine è imminente. Sono appesi ad un filo. Ieri, Berlusconi ha dato vita al più triste spettacolo mai visto, un vergognoso mercato delle vacche. Siamo disgustati, non ci sono altre parole per esprimere lo sdegno. L’obiettivo delle opposizioni era ieri di dimostrare che la maggioranza è sgangherata, accidentata e si tiene insieme solo con lo scotch. Non ha speranza, non ha idee, né un progetto e che per avere i numeri deve aprire al rialzo il mercato. Ci siamo riusciti. Ci dicono che abbiamo fallito il colpo? Abbiamo troppo rispetto per le istituzioni per scendere così in basso. La verità è che ieri l’opposizione ha messo il dito nella loro piaga, ovvero l’incertezza dei numeri. Erano topi in trappola, intimoriti e paurosi. Gradasse le rivendicazioni a fiducia incassata ma la paura nelle fila della maggioranza si percepiva chiaramente. Ieri hanno ottenuto la fiducia, tra mille difficoltà, mettendo in campo azioni non degne di un parlamento e di un governo, indegne per le istituzioni di questo paese e per la democrazia. Se sentono di aver vinto è bene che sappiano che la loro è una fiducia di Pirro. Nel 280 a.c., Pirro, re dell’Epiro, sconfisse i romani a Eraclea e ad Ascoli Satriano ma sostenendo perdite così alte da essere incolmabili. Si narra che, dopo la battaglia, gli eserciti si separarono e Pirro rispose così ad uno che gli esternava la gioia per la vittoria: “Un’altra vittoria così e sono rovinato”. La storia insegna. I Romani, dopo aver condotto con valore la guerra contro Pirro ed averlo costretto ad abbandonare l'Italia insieme al suo esercito, continuarono a combattere e sottomisero tutte le popolazioni che si erano schierate dalla parte di quest'ultimo. (Polibio, Storie, I, 6, 7).

I VIOLENTI NON ARRIVANO DA MARTE

Ieri un gruppo di violenti, black block professionisti della violenza, hanno rovinato una manifestazione pacifica e trasformato un corteo pacifico e democratico in un teatro da guerriglia urbana. Scene di devastazione inaudita, un'intera città messa a ferro e a fuoco, chiese occupate, blindati rovesciati, agenti delle forze dell'ordine ferite insieme a manifestanti pacifici. Alle forze dell'ordine e a quei manifestanti pacifici rimasti feriti va tutta la mia personale solidarietà e la mia vicinanza. A coloro che, invece, hanno appositamente inquinato e deturpato la protesta "indignata", democratica e pacifica, di milioni di giovani contro il precariato e le conseguenze di una crisi economica senza precedenti va tutta la mia più ferma condanna, senza se e senza ma. Queste persone, professionisti dello scasso, della violenza pianificata a tavolino con certosina abilità, non agiscono mai casualmente. Non arrivano dal pianeta Marte. Non scendono sulla Terra all'improvviso, muniti di fiori nei cannoni. Non sono alieni, capaci di materializzarsi all'improvviso. Sono professionisti organizzati. Si muovono abilmente e non è certo la prima volta che ne conosciamo la capacità di devastazione. Il ministro Maroni, che riferirà in Parlamento, dovrà dare conto delle misure di sicurezza messe in atto per prevenire, fermare e isolare la violenza di questo gruppo di facinorosi. Chiederemo al ministro cosa sia accaduto, perchè i blackblock abbiano potuto agire con tale violenza mettendo in pericolo migliaia di manifestanti pacifici e a ferro e fuoco una città. Chi intende manifestare pacificamente ha il diritto di poterlo fare. E chi ha il dovere di proteggere i cittadini deve farlo.

Violenza, nessuna giustificazione

La politica non deve offrire a quella gentaglia alcuna giustificazione. Devono pagare, devono andare in galera perché sono delinquenti. Il ministro dell'Interno venga in Parlamento e ci spieghi cosa è successo. Non sto accusando nessuno. Ci sono delinquenti che sono organizzati e vanno fermati. Punto e basta. 

 

BERLUSCONI PARLA COME UN BLACK BLOC

“Siamo nelle mani dei giudici di sinistra”. Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e non è certo una novità. “Giudici di sinistra appoggiati da “Repubblica”, dai giornali di sinistra e della stampa estera”. E pure a questo genere di esternazioni, l’esimio premier ci ha da tempo abituati. Ma il contenuto delle intercettazioni pubblicate oggi da il quotidiano La Repubblica sono a dir poco agghiaccianti. “Siamo in una situazione per cui o io lascio oppure facciamo la rivoluzione, ma vera”… “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di Giustizia di Milano, assediamo Repubblica e cose di questo genere”. Agghiaccianti affermazioni per un presidente del Consiglio che dice di voler far fuori un palazzo, assediare la sede di un giornale, fare la rivoluzione ma quella vera. Parla come un black bloc Silvio Berlusconi, un black bloc in grisaglia e bombetta che siede a palazzo Chigi. Un capo del Governo che si esprime in questo modo è inaccettabile. Cos’altro ancora debba succedere prima che quest’uomo irresponsabile si decida a lasciare il governo per consentire all’Italia di avere un esecutivo in grado di affrontare i problemi e di recuperare la credibilità internazionale perduta? Di cattivi maestri in giro ce ne sono tanti ma questo supera tutti in squallore.

SI SCRIVE GRILLO, SI LEGGE BERLUSCONI

In democrazia tutti hanno il diritto di presentare una lista, di correre alle elezioni, così come decidere di allearsi o non, di stabilire le proprie strategie ed i percorsi politici, tenendo sempre a mente, però, l'interesse massimo che un movimento, un partito deve perseguire, ovvero il bene dei cittadini e l'interesse del Paese. Questo è un diritto sacrosanto che rispetto. Ma così come sono profondamente convinto di ciò, lo sono altrettanto del fatto che gli altri, soprattutto se si è una forza impegnata in politica, hanno il diritto di trarne le considerazioni e di valutarne le conseguenze. In Molise, dunque, così come accaduto in Piemonte lo scorso anno, ha vinto il centrodestra per un soffio, grazie al successo, rispettabilissimo ma non privo di conseguenze, del movimento Cinque stelle, che ha sottratto quella percentuale di voti necessaria affinché il candidato del centrosinistra si aggiudicasse la guida della regione. Ancora una volta dunque, si scrive Grillo ma si legge Berlusconi. Il movimento Cinque Stelle ha di fatto regalato a Iorio la guida della regione Molise. So già cosa mi verranno a dire i duri e puri del movimento grillino: destra e sinistra sono la stessa cosa, non cambierà mai niente, etc.. etc... Ebbene, niente di più falso. Quanto accaduto, per la seconda volta, è qualcosa su cui gli esponenti del Movimento Cinque Stelle dovranno riflettere. Perché fino a quando non saranno in grado di conquistare loro il 51 per cento dei voti, proprio loro sono la miglior polizza sulla vita del potere berlusconiano che, in Molise, ha la faccia del pluri indagato Iorio. E ho detto tutto.

L’ILLUSIONISMO CONTRO LA COSTITUZIONE

Oggi alla Camera si discute di una grande rivoluzione liberale, dice il Pdl. Si trovano i fondi che le imprese chiedono? No, acqua, acqua. Si discute di proposte per tagliare i costi della politica? Acqua. Leggi sul rilancio economico, sulle famiglie, sul precariato, sul lavoro? No, acqua, acqua sempre più profonda. La grande rivoluzione liberale di Berlusconi è niente di più che la modifica dell’Art. 41 della Costituzione! E’ questa la cifra politica di un governo che davvero sembra composto da alieni che vivono su un altro pianeta. O da professionisti dell’inganno.

L’Art. 41 recita così:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Il Pdl, in controtendenza rispetto alla società, al risultato del referendum sull’acqua, vorrebbe togliere i riferimenti al bene comune e all’utilità sociale. Nella realtà dei fatti la modifica non cambierebbe nulla, almeno nell’immediato. E’ il solito ‘modus operandi’ di un governo che punta sull’illusionismo politico e sociale e nel concreto non fa assolutamente nulla. Lo schema, che è sempre lo stesso, è questo: prima condurre una battaglia ideologica sulla necessità di cambiare l’Art.41 della Costituzione, facendo credere ai cittadini che ne deriverebbero immediati e grandi benefici; poi alzare i toni e portare la questione nell’agenda mediatica per farla diventare tema caldo di dibattito. Stavolta il giochetto non gli riuscirà, perché il distacco tra la realtà raccontata da Berlusconi e la realtà percepita dai cittadini è troppo ampio. La crisi esaspera gli animi, ma a un certo punto toglie spazio alle bugie di chi è al governo quasi ininterrottamente da 10 anni. Non c’è più spazio per le balle.  

L’ILLUSIONISMO CONTRO LA COSTITUZIONE

 

Oggi alla Camera si discute di una grande rivoluzione liberale, dice il Pdl. Si trovano i fondi che le imprese chiedono? No, acqua, acqua. Si discute di proposte per tagliare i costi della politica? Acqua. Leggi sul rilancio economico, sulle famiglie, sul precariato, sul lavoro? No, acqua, acqua sempre più profonda. La grande rivoluzione liberale di Berlusconi è niente di più che la modifica dell’Art. 41 della Costituzione! E’ questa la cifra politica di un governo che davvero sembra composto da alieni che vivono su un altro pianeta. O da professionisti dell’inganno.

L’Art. 41 recita così:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Il Pdl, in controtendenza rispetto alla società, al risultato del referendum sull’acqua, vorrebbe togliere i riferimenti al bene comune e all’utilità sociale. Nella realtà dei fatti la modifica non cambierebbe nulla, almeno nell’immediato. E’ il solito ‘modus operandi’ di un governo che punta sull’illusionismo politico e sociale e nel concreto non fa assolutamente nulla. Lo schema, che è sempre lo stesso, è questo: prima condurre una battaglia ideologica sulla necessità di cambiare l’Art.41 della Costituzione, facendo credere ai cittadini che ne deriverebbero immediati e grandi benefici; poi alzare i toni e portare la questione nell’agenda mediatica per farla diventare tema caldo di dibattito. Stavolta il giochetto non gli riuscirà, perché il distacco tra la realtà raccontata da Berlusconi e la realtà percepita dai cittadini è troppo ampio. La crisi esaspera gli animi, ma a un certo punto toglie spazio alle bugie di chi è al governo quasi ininterrottamente da 10 anni. Non c’è più spazio per le balle.  

 

GUERRA PER BANDE SU BANKITALIA

 

E così il governo è riuscito a trascinare anche Bankitalia nel gorgo della polemiche politiche. Complimenti. E’ dai tempi dell’increscioso caso Fazio- Fiorani che intorno all’istituto bancario italiano non si respirava un’aria così mefitica. Avvelenata dalla guerra per bande che si è scatenata nel governo. Berlusconi ha il suo candidato, Bini Smaghi. Tremonti ne ha un altro, Grilli, gradito a Bossi. Palazzo Koch gradirebbe l’attuale numero due, Saccomanni, che piace pure alle opposizioni. E, infine, spunta il nome di Tarantola, vicina al mondo cattolico, che Berlusconi potrebbe utilizzare per riacquistare punti agli occhi del Vaticano. L'Idv è l'unica forza politica che si è sottratta al balletto delle nomine per Bankitalia. Questa è la fotografia della situazione. La nomina del successore di Draghi, che il primo novembre andrà a presiedere la Bce, è un fatto troppo importante per farne una questione di partiti, soprattutto perché l’Italia e l’Europa sono attraversate da una grave crisi economica e finanziaria. Bankitalia è una delle (poche) istituzioni italiane che ha mantenuto la propria credibilità anche nel corso del ventennio berlusconiano. Sentire ora polemiche sul nome del presidente che riguardano la sua città natale (Bossi vuole Grilli alla guida perché di Milano) mette infinita tristezza e dà il segno dello scadimento di questa classe dirigente. Fino a qualche anno fa, prima dell’attuale imbarbarimento, non avremmo sentito bassezze del genere sulla nomina del governatore. Se un ministro si fosse azzardato a dire una cosa del genere, si sarebbe dovuto dimettere nel giro di mezz’ora. Ma ormai in Italia non si dimette neanche chi è indagato per fatti di mafia. Questo balletto danneggia Bankitalia innanzitutto, quindi l’Italia intera, offende tutti i candidati, che sono persone di grande spessore e preparazione, squalifica tutti noi. Oggi dovrebbe arrivare la nomina definitiva e ci auguriamo, per il bene di tutti, che si ponga fine a questo balletto indecente che mortifica il Paese e lo rende preda dei venti.

 

SE BERLUSCONI RINGRAZIA GRILLO…

L’ho detto, due giorni fa, e lo ribadisco oggi: "Si scrive Grillo si legge Berlusconi". Inutile dire che dal Movimento Cinque Stelle sono stato subissato da critiche e da accuse, così come da parte di chi nutre simpatie per il movimento. Non ho aperto bocca tanto per dargli fiato, non è mia abitudine farlo. Le mie parole sono state ben ponderate e, per questa ragione le riconfermo dalla prima all’ultima.

Detto questo, ciò non mi impedisce di riconoscere che alcune delle critiche che mi sono state mosse coglievano nel segno. Se Grillo ed il suo movimento riscuotono un buon successo elettorale è soprattutto perché il centrosinistra non è sempre adeguato: non sempre ha fatto opposizione a questo governo come andava fatta. Allo stesso modo, pur non condividendone un certo integralismo, non ho certo problemi a riconoscere che il Movimento Cinque Stelle interpreta un'esigenza di trasparenza, di freschezza e di cambiamento che la politica tradizionale al momento sembra incapace di dare. E’ evidente che la sinistra non sempre è la migliore alternativa, non sempre propone candidati credibili e le sue politiche non sono sempre chiare. Dunque, per prima cosa, sarebbe bene che il centrosinistra facesse il mea culpa. Negarlo, da parte mia sarebbe sciocco e ipocrita. Detto tutto ciò, resta il fatto che, alla fine dei giochi, il centrosinistra, checché ne dica Grillo, è abissalmente diverso dal centrodestra. E’ un'intollerabile forzatura della realtà, è quasi una vigliaccheria inaccettabile sostenerlo.

Con tutto il rispetto, Grillo non può prendersela né con me che scrivo "Si scrive Grillo, si legge Berlusconi", né con Berlusconi che ieri, parlando al gruppo del Pdl alla Camera ha detto: "Lunga vita politica a Grillo, visto che il 95% dei suoi elettori sono voti sottratti alla sinistra". E' un dato di fatto che Grillo è la miglior polizza di vita per Berlusconi e i mille Berluschini d'Italia. Noi abbiamo scelto di confrontarci con la sfida rappresentata dal governo del Paese, dalla necessità di entrare in una delle due coalizioni, lo faccia anche lui. Abbia anche lui il coraggio, come facciamo noi ogni giorno, di confrontarsi con un centrosinistra che non sempre è quello che vorremmo ma che, senza dubbio, mette davanti a tutto l’interesse del paese, non proclami.

Giocare solo allo sfascio significa rifugiarsi nell’irresponsabilità, perché è bello essere intransigenti, paladini delle libertà, rifiutare compromessi se non devi confrontarti con altri, se non vuoi davvero costruire un’alternativa diversa, un paese diverso, un governo diverso che faccia il bene del Paese. Rivolgo, dunque, a Grillo un invito: abbia il coraggio di scendere in campo e giocare sul serio. Sono sicuro che con la sua discesa la politica ne acquisterebbe e di molto. Ma la presunzione di pensare che la politica deve prima morire perché possa rimanere solo Grillo con il suo 51% è fanatismo e irresponsabilità.

LIAM FOX, UN ESEMPIO. PER FRATTINI…

Liam Fox, un esempio. Per Frattini. Il nostro ministro degli Esteri si è presentato ad un incontro istituzionale con il vicepresidente albanese Meta accompagnato dall’ex direttore dell’Avanti. Tante analogie con il caso del ministro della difesa inglese, che è stato costretto alle dimissioni dopo essere stato beccato ad un incontro istituzionale accompagnato da un suo amico, spacciato per assistente. A scoprirlo fu un blogger italiano, Filippo Sensi sul suo sito. Noi abbiamo chiesto le dimissioni del ministro Frattini, per due motivi: si è presentato ad un incontro internazionale accompagnato da uno che attualmente è latitante e perché ha mentito agli italiani sulla vicenda. Frattini, infatti, ha prima dichiarato in tv che Lavitola non era presente all’incontro, poi ha taciuto quando è stato sbugiardato dai video e dalle immagini della tv albanese. Insieme a noi, anche le altre opposizioni hanno chiesto le dimissioni, ma non è servito a nulla. Il silenzio del ministro Frattini sui suoi rapporti con Lavitola e sugli incontri istituzionali ai quali era presente l’ex direttore dell’Avanti è molto grave. Comprendiamo che si tratti di una vicenda imbarazzante per il ministro, ma i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità e l’atteggiamento del titolare della Farnesina è tutt’altro che trasparente. D’altronde non ci si può aspettare molto di più da un esponente di questo governo. Per questi motivi riteniamo che Frattini dovrebbe prendere esempio da Liam Fox, il ministro della Difesa inglese che, per una vicenda simile, si è dimesso. Ma in Gran Bretagna non c’è Berlusconi primo ministro.

MANIFESTO DELLE OPPOSIZIONI PER SALVARE L'ITALIA

Questa mattina Silvio Berlusconi è salito al Quirinale per illustrare al presidente della Repubblica le misure indicate dalle Ue per salvare l’Italia dal default. E’ stupefacente quello che è successo nelle ultime due settimane. Siamo passati dal “va tutto bene madama la marchesa” di Berlusconi all’ultimatum di 48 ore per evitare il rischio Grecia. Non credo serva altro per capire quanto questa maggioranza di governo sia assolutamente inetta, inerme ed incapace a gestire la drammatica situazione che stiamo vivendo. Se da una parte è vero che le indicazioni della Ue sono importanti e non possono essere ignorate è arrivato il momento che la politica ed il popolo italiano abbiano uno scatto di orgoglio, si riapproprino del loro diritto di scegliere il proprio futuro, del loro dovere di assumere responsabilmente scelte autonome, tornando a decidere per sé. E’ per questa ragione che,  poche ore fa, ho rivolto a tutti i partiti di opposizione l’invito ad uscire da eccessivi soliloqui, tatticismi e politicismi per lanciare un’iniziativa comune, una sorta di manifesto delle opposizioni, che indichino in 4 - 5 punti le iniziative necessarie per far uscire il Paese dal disastro Berlusconi  e per salvare l’Italia dal rischio default. Chiedo molto di più di un atto politico. Quello che ho in mente va oltre l’idea di un manifesto da campagna elettorale. E’ un manifesto per salvare l’Italia, per dimostrare alla Ue che c’è chi ha in mente una via, sa indicare un percorso ed una direzione da seguire. Spero di ricevere risposte al più presto: di certo non possiamo permetterci, di fronte al precipitare della situazione, di stare a guardare, di rimanere inermi e inerti come questa maggiorana di governo. Opposizione, se ci sei batti un colpo ora!

TEATRINO DELLA CRISI

Stavolta c’è il rischio di una crisi”. Lo dice Umberto Bossi, lo stesso Umberto Bossi che, da almeno un anno, ogni due settimane minaccia la crisi di governo. Se dice ‘stavolta’ vuol dire che tutte le altre volte ha fatto buu buu (minacciare la crisi nel linguaggio leghista) solo per ricattare il governo. Oppure che anche stavolta è la solita farsa. Io propendo per la prima ipotesi, per quella che vede il politico più importante d’Italia minacciare crisi a ogni piè sospinto per avere qualche poltrona in più. Eccoli i nostri governanti, magnifici attori del teatrino della politica. E sono gli stessi che dovrebbero gestire la più delicata fase economica della storia repubblicana…A dire il vero sono gli stessi che in questa disastrosa situazione hanno condotto il paese. E’ vero che c’è una crisi globale, ma è anche vero che se le misure fossero state prese per tempo adesso non ci troveremmo di fronte ad un ultimatum dell’Unione Europea. E così, tra le offensive risate di Merkel e Sarkozy e le serie imposizioni europee, si sta consumando l’ultimo atto della farsa berlusconiana. Ma l’Italia non è un teatro. Ogni giorno che passa senza prendere decisioni e trovare soluzioni, la situazione si aggrava e a farne le spese sono gli italiani. Per questo Italia dei Valori è pronta a fare tutto quello che è necessario nell’interesse del paese. E ciò che serve sopra ogni cosa è il voto.