settembre 2010
IL BOTTO DI MENTANA E LA SETE D'INFORMAZIONE




BASTA CHIACCHIERE, A VASTO PARTE IL CENTROSINISTRA




SCUOLA, DALLA PARTE DEI PRECARI




CRISI, NESSUNO INGOI LA POLPETTA AVVELENATA DI TREMONTI




FINI FACCIA MEA CULPA
Fini - Casini - Berlusconi
“Si discute tanto sulle preferenze, ma noi abbiamo scelto di non votare con le preferenze, perché soprattutto in certe regioni la preferenza equivale alla clientela”. Sono parole di Gianfranco Fini, pronunciate nel 2005, alla vigilia dell’approvazione del cosiddetto Porcellum, lo stesso Fini che ieri, con aria decisa e combattiva, dal palco della festa di Mirabello, ha detto, testuale: “E’ semplicemente vergognoso che ci sia la lista ‘prendere o lasciare’”. Sempre da Mirabello il presidente della Camera ha detto che “sovranità popolare significa che le elettrici e gli elettori devono avere il diritto di scegliere i loro parlamentari”. Tornando alle sue affermazioni del 2005 sulla legge elettorale, si legge che “prevede una maggioranza scelta dagli elettori, impegna i partiti a dare vita alle rispettive coalizioni e a indicare i rispettivi leader ai quali, ferme restando le prerogative del capo dello Stato, sarà dato il mandato di formare il governo”. Non c’è molto da commentare, quanto diceva nel 2005 è l’esatto opposto di quanto, davanti ad una platea quasi in delirio e sicuramente speranzosa, ha affermato ieri. Le stesse cose che il leader dell’Udc oggi gli accusa, in qualche modo a ragione, di aver copiato a lui. L’unica differenza è che il presidente della camera ha fatto il mea culpa, per quanto sterilmente, mentre il leader dell’Udc neanche quello. “Sono determinato affinché la legge passi, è questo il segnale di discontinuità che aspettavamo. La riforma elettorale è una richiesta avanzata dall'Udc e non riesco a capire perché bisogna affossarla”. Ecco cosa diceva Casini del Porcellum, sempre nel 2005 ed oggi insiste nel rivendicare come sua la proposta di cambiare la legge elettorale. Ma allora come mai l’appoggiò nel 2005, quando, con lui presidente della Camera, la stessa legge fu approvata. A cosa serve, mi chiedo, demolire di punto in bianco, una legge elettorale per l’approvazione della quale si è insistito con ogni forza?. Cosa significa, da parte di Fini, contestare, per altro in modo politicamente ineccepibile, un presidente del Consiglio dinnanzi al quale fino al momento si è sdraiato supino e cui continua a dare l’approvazione come premier? In realtà quanto è successo ieri a Mirabello rende evidente quanto sia grave la posizione che Fini, come anche Casini, hanno mantenuto in questi anni. A cosa serve ora condannare una politica dell’illegalità che entrambi fino al momento hanno approvato? Anzi, direi che proprio il fatto di non avere impedito che queste politiche andassero avanti, li rende corresponsabili di quanto accaduto in questo ventennio. Già, perché, se da parte delle opposizioni vengono sollevate le stesse obiezioni alzate da Fini nell’ultimo periodo, è pur vero che il centro sinistra non avrebbe potuto fare molto più che opporsi e contestare, mentre la posizione di Fini lo rendeva, anche in questi anni, politicamente più attivo ed in grado di ottenere un risultato. E’ quanto ha confermato pochi giorni fa proprio un fedelissimo del presidente della Camera, che, a proposito del processo breve, ha detto che si è trattato di un loro successo e che hanno ottenuto più loro in pochi mesi che il centro sinistra in quasi tre anni. Ai Finiani noi diciamo che proprio questa considerazione rappresenta la prova provata di quello che è stato il grado d’irresponsabilità di An e Udc in questi anni. Se, anziché rimanere supini a guardare un Berlusconi che ora contestano e che di fatto ha rovinato il Paese, avessero agito per tempo, probabilmente ora la situazione sarebbe ben diversa. Tutto questo non significa che io abbia cambiato idea, sono ancora convinto che, se serve a mandare a casa Berlusconi, le alleanze si possono fare anche con il diavolo. Almeno però il diavolo faccia il mea culpa.



I FISCHI A SCHIFANI? PER FAVORE, PARLIAMO DI COSE SERIE!




E' NATO UN NUOVO PARTITO: LA LISTA MINZOLINI!
Dopo l’edizione serale del Tg1 di ieri è ufficiale: è nato un nuovo partito, la lista Minzolini, ovvero il Tg1 delle Libertà. Mai, nella storia politica di questo paese e nella storia della tv pubblica nazionale, un direttore è sceso così tanto “in campo”, trascinando l’informazione ed il primo tiggì nazionale nell’agone politico, schierando così apertamente il primo telegiornale nazionale e tradendo milioni di italiani, affezionati telespettatori del tg della prima rete pubblica nazionale, sempre contraddistintosi per imparzialità ed equilibrio tra tutte le forze politiche. Non ne faccio una questione di professionalità del direttore. Conosco il modo con cui, almeno fino a ieri, Augusto Minzolini faceva informazione, quando il suo obiettivo era lo scoop giornalistico e la notizia. Quello che trovo intollerabile ed ingiustificabile è come sia possibile che nel nostro Paese, nel ventunesimo secolo, nel silenzio generale, un direttore diventi l’organ house ufficiale del governo, si presenti davanti alla telecamere e come un politico di lungo corso parli alla nazione invocando il voto anticipato ed esprimendo il suo dissenso ai “governicchi”, senza che nessuno tra i tanti intellettuali, giornalisti, politici che albergano in questo Paese e che ogni giorno ci dispensano le loro pillole di saggezza, senta il bisogno di esprimere con forza e senza mezzi termini il suo profondo disagio culturale ed intellettuale. In un paese normale, l’editoriale di ieri sera sarebbe bastato al mondo civile, culturale, intellettuale e politico per chiedere a gran voce e unitariamente le dimissioni di un direttore che con disinvoltura smette le vesti di giornalista e indossa quelle del politico di parte. In questo senso, trovo ridicola ed anche un po’ patetica la letterina a che i finiani hanno inviato a Santa Claus affinché liberi il Paese da Minzolini. Si sono accorti solo ora dello stato in cui Berlusconi ha ridotto l’informazione in questo Paese? Solo ora percepiscono l’occupazione manu militari della Rai che ha messo in atto il presidente del Consiglio? Solo ora che i riflettori si sono spenti o stanno colpendo implacabili loro, i neo avversari di Silvio, invocano l’intervento di Babbo Natale? Due cose mi preme dire ai finiani. Babbo Natale non esiste. La dittatura mediatica di Silvio sì e non si contrasta con le letterine-strenna ma con il coraggio e la forza delle idee. In Inghilterra, è nato un caso quando hanno visto il direttore generale della Bbc al numero 10 di Downing street per incontrare il portavoce del premier Cameron. E ho detto tutto.



ROMANI, MINISTRO ALLO SVILUPPO DI MEDIASET
Romani, ministro allo Sviluppo di Mediaset
Centoventisette giorni senza ministro dello Sviluppo economico, a fronte di un paese, il nostro, in forte crisi economica. Un presidente del Consiglio che furbescamente assomma su di se la duplice funzione di presidente del Consiglio e ministro per lo Sviluppo economico e, mentre fa affari grossi ed ingrossa il suo portafoglio, ci prende allegramente per i fondelli, annunciando la nomina del nuovo ministro a breve, nel Cdm che verrà, ma di quale anno ancora non si è capito. Poi si scopre che, ieri, Paolo Romani, attuale viceministro alle Comunicazioni, in predicato di diventare ministro per lo Sviluppo, ha concesso a Mediaset di anticipare l’uso delle migliori frequenze del digitale terrestre ben prima dello svolgimento della gara pubblica per la loro assegnazione. Et voilà, l’ennesima porcheria ad personam è servita, con buona pace del libero mercato e della concorrenza. Praticamente, grazie alla strenna di ferragosto di Romani, che si è conquistato un posto in paradiso, Mediaset ha ricevuto un nuovo canale digitale che arricchisce la sua offerta in HD. Non so se l’attuale viceministro per le Comunicazioni, come si vocifera, da qui a qualche giorno diventerà ministro dello Sviluppo economico. Di sicuro, con il regalo della superfrequenza all’azienda fatto al presidente del Consiglio, si è conquistato di diritto il titolo di Ministro allo sviluppo di Mediaset. Lo dico senza mezzi termini: ciò mi fa terribilmente incazzare. Soprattutto, se penso alle tante aziende italiane soffocate da una crisi economica spaventosa che Tremonti si ostina a negare. C’è un modo per fermare l’arroganza di questo governo di furbi e assatanati di denaro. Vogliamo che Berlusconi renda conto pubblicamente del suo operato come ministro ad interim dello sviluppo, vogliamo che i cittadini abbiano la possibilità di conoscere le attività svolte dal ministro ad interim e siano resi pubbliche le ragioni per le quali ancora ad oggi manca un ministro per lo sviluppo economico nonostante la grave crisi. Per questo, presenteremo una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro per lo Sviluppo economico ad interim, Silvio Berlusconi, e dalla prossima settimana inizieremo la raccolta di firme tra gli altri partiti dell’opposizione perché il presidente del Consiglio venga in Parlamento e metta la sua faccia sugli affari loschi che ha condotto sin qui alle nostre spalle e sulla pelle di migliaia di aziende. Vedremo chi tra gli altri partiti di opposizione fa sul serio ed è coerente.



DI PIETRO PRESIDENTE. ECCO PERCHE' SI'
Antonio Di Pietro
Ieri sera su IlFattoQuotidiano.it ha preso il via un sondaggio che indica sei personaggi, compreso Antonio Di Pietro, tra i quali votare il più idoneo a sostituire Silvio Berlusconi, il cui governo volge al termine. Ciascun personaggio, oltre che da una foto, è accompagnato da due brevi note: “Perché Sì” e “Perché No” sarebbe adatto a sostituire il Presidente del Consiglio in carica. Sui due "Perché" che riguardano Antonio Di Pietro non sono d'accordo, anzi direi che proprio non c’azzeccano. A legger bene il "Perché Sì", poi, mi pare di trovarmi di fronte ad uno di quei vecchi stereotipi, sul modello che gli italiani sono tutti “pizza e mandolino”. Credo alla buona fede del giornalista del Fatto, testata che apprezzo. Ma vorrei utilizzare il blog per provare a riscrivere in un modo che mi pare più realistico le ragioni del si e quelle del no all’ipotesi di Di Pietro candidato premier alternativo a Berlusconi.
Perché Sì: Perché difende senza eccezioni o ambiguità il principio del rispetto delle regole in un paese che di assenza di legalità sta morendo. Rispetto delle regole che, assieme alla libertà individuale, sono i due pilastri sui quali tutte le grandi democrazie occidentali si fondano. E perché, grazie a Di Pietro, Italia dei Valori oggi è l’unico partito che ha un progetto coerente di rilancio del lavoro e dell’economia italiana. Un progetto presentato in occasione della nostra contromanovra alla finanziaria di Tremonti e che tutti i partiti del centrosinistra ci hanno scopiazzato (pardon …. hanno ripreso. Peccato che gli unici che non se ne sono accorti sono i media, Il Fatto compreso).
Perché No: Perché se diventasse Presidente del Consiglio realizzerebbe per davvero le cose che dice di volere, senza guardare in faccia i potenti, i grandi salotti economici e finanziari, le mille caste d’Italia, le lobby di potere. E l'Italia, si sa, è allergica alle rivoluzioni, anche se pacifiche e, dal Gattopardo in poi, è un paese dove tutto cambia perché tutto possa restare uguale.
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GIULIO "CESARE" BERLUSCONI GO HOME!




SCUOLA MARCHIATA LEGA, QUANDO IL RANCORE DIVENTA POLITICA
La parola “folklore” che la Gelmini usa per definire la scelta del sindaco leghista del bresciano, di marchiare i banchi ed ogni arredo della scuola con il simbolo della Lega, ha una valenza decisamente troppo positiva. Il ministro dell’istruzione liquida con un commento grave e colpevole di complicità un episodio che rientra nel rischio tribalismo cui il partito del Carroccio sta esponendo il Nord questo Paese. Da venti anni a questa parte, in modo sempre più preoccupante, la Lega dà un vestito politico al peggio della gente, a tutti quei veleni che in ogni cultura esistono, ma che normalmente vengono mantenuti sotto traccia perché le società hanno ogni interesse ad occultarli. Ebbene la Lega non fa altro che rendere legittimi questi inconcepibili veleni, questi sentimenti vergognosi che, con spavalderia, incoraggia per farne un sistema di rancori. Quello del sindaco di Adro, che fa comparire ossessivamente su finestre, ingressi, sugli arredi e persino sui contenitori dell’immondizia, il Sole delle Alpi, ne è solo l’ultimo, inquietante, esempio. Ma nel disegno del Carroccio c’è ben di peggio. Ho potuto farmene un’idea durante l’estate, visto che, non spostandomi dalla mia regione, ho avuto modo di leggere meglio la stampa locale. Quello che campeggia sulle prime pagine dei giornali veneti non è degno di un paese civile. Ogni parola, ogni sillaba, ogni pronome, ogni aggettivo, sembra appartenere ad un paese talebano, tribalizzato o a rischio tribalizzazione, dove ogni cosa, persona, giudizio che non faccia parte della tribù, è da considerare niente. Questo del sindaco del Bresciano è solo un episodio, che rientra, però, non a caso, in una serie di vicende che si moltiplicano e che rientrano in un fenomeno culturale pericolosissimo, ben più del berlusconismo, che finirà col finire di Berlusconi. Un fenomeno del genere rischia di prender piede e di trasformare definitivamente il Paese. L’atteggiamento non adeguatamente indignato della Gelmini di fronte a quest’ultimo episodio rientra nell’errore più grande di questo governo nei confronti di un fenomeno che avrebbe dovuto essere fermato sul nascere. Il Paese non avrebbe dovuto acconsentire a fare della Lega un partito di governo. La cultura dell’intolleranza, del diverso da eliminare e schiacciare a tutti i costi, avrebbe dovuto essere stigmatizzata immediatamente come cultura dei disvalori. Ma Berlusconi non avrebbe potuto fare a meno del partito del Carroccio, così, come sempre fa, ha messo il proprio tornaconto davanti agli interessi del Paese. E questo rappresenta forse la più grave responsabilità che il Cavaliere porterà con sé, forse più dell’utilizzo delle leggi ad personam, quella di aver consentito che le farneticazioni della Lega diventassero una cultura vera e propria, che resterà probabilmente radicata nel Paese. Le critiche alla Lega non mettono minimamente in discussione alcune legittime istanza che la gente porta avanti, come lo sperpero di denaro pubblico da parte di amministratori disonesti o la quantità d’immigrati clandestini che continuano ad arrivare sulle coste italiane. Questi sono problemi reali e di grande portata, cui vanno date delle risposte, ma sempre all’insegna di valori democratici, e mai permettendo alla Lega d’ingigantirli inserendoli in un sistema di disvalori. La colpa della non risoluzione di questi problemi è anche del centrosinistra, che non solo non li ha risolti, ma ha continuato a tapparsi gli occhi, facendo finta che non esistessero.



GRILLO E LA POLIZZA A VITA DI BERLUSCONI
Beppe Grillo
La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Un vecchio detto che ben si addice alla situazione politica, in particolare a Beppe Grillo. Il comico genovese è diventato in questi anni, grazie soprattutto alla rete, un punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone. E’ diventato un leader politico con una sua lista, il Movimento Cinque Stelle. Sicuramente una novità positiva nell’asfittico panorama politico italiano. Ma anche un grosso, enorme rischio, che paradossalmente può trasformare Beppe Grillo nella polizza vita di Berlusconi. Poco conta, di fronte a questo rischio, che molti punti del programma siano in comune con l’Italia dei Valori. Poco conta che Grillo dica cose giuste e denunci nefandezze. La cosa che più conta è che la sua lista, fuori dall’alleanza di centrosinistra, disperderebbe un patrimonio di voti, togliendoli ad una coalizione con reali chance di vincere le elezioni. Con questo sistema elettorale, ogni voto tolto al centrosinistra è un voto regalato a Berlusconi. In questo scenario, Berlusconi benedirebbe Grillo come il suo più fedele alleato. Più di Bossi. Purtroppo le mie non sono folli elucubrazioni, ma considerazioni concrete, basate sui flussi elettorali e sui numeri. La scelta di correre da soli farebbe – forse- scattare qualche seggio per il movimento Cinque Stelle, ma farebbe – di sicuro – perdere il centrosinistra. E non è vero che centrodestra e centrosinistra sono uguali, questa è una vulgata da combattere. Non è vero che siamo uguali. Se nel centrosinistra ci fossimo noi e Grillo insieme, lo contamineremmo e lo cambieremmo per sempre con i nostri comuni valori e le nostre idee. Con tutti i difetti ed i limiti, che noi abbiamo sempre denunciato e non occultato, il centrosinistra non ha un Berlusconi ed ha un’idea di società profondamente diversa dal Pdl. Detto questo, una precisazione: l’Italia dei Valori vede in Grillo e nel suo movimento una ricchezza, una risorsa da coinvolgere nel progetto dell’Italia futura. Per questo motivo crediamo che Bersani, o chi per lui, debba aprire ai grillini. Noi siamo disponibili a fare da pontieri per l’estensione dell’ alleanza, perché la riteniamo una carta vincente. Crediamo anche che Grillo debba assumersi la responsabilità di guidare il suo movimento all’interno di una coalizione per costruire un’Italia migliore. Fuori dalle secche di una protesta che alla lunga rischia di essere sterile o travolgere tutto e tutti, alimentando il sentimento di antipolitica. Sta a loro, ora, decidere. Berlusconi è alla finestra che aspetta e spera.



MARONI VERGOGNOSO E DISUMANO
Roberto Maroni, il ministro dell’Interno targato Lega che sprizza disumanità da ogni poro. “Pensavano fossero migranti”. Così il titolare del Viminale ha liquidato la faccenda ieri, giustificando sostanzialmente i libici e le loro raffiche di mitra sparate ad altezza uomo contro un peschereccio italiano, colpevole di apparire come una nave di clandestini. Al di là del fatto gravissimo che sono stati sparati colpi contro un’imbarcazione di cittadini italiani e sulla quale tra l’altro erano presenti anche alcuni nostri militari come osservatori – già tanto dovrebbe bastare al governo italiano per chiedere una ferma condanna da parte del paese responsabile e non semplici e banali scuse - contro un’imbarcazione di clandestini è lecito sparare? Per Maroni, ovvero colui che dovrebbe sovraintendere alla sicurezza nel nostro paese, in terra, aria e acqua, se sei o anche solo sembri un clandestino hai diritto ad una sventagliata di mitra? Tanto sarebbe bastato, in un paese normale di fronte a parole tanto gravi, per chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, evidentemente inadatto a guidare un dicastero così delicato ed importante. Invece, nessuno nel governo non solo non ha sentito il dovere morale e politico di condannare senza se e senza le parole di Maroni ma neanche di prenderne più genericamente le distanze, neanche quei tanti parlamentari cattolici del Pdl, a corrente alternata nella difesa dei valori cristiani, pronti a genuflettersi al Vaticano e al razzismo vergognoso al Carroccio, il vero padrone di questo Governo, ma a fregarsene quando in gioco c’è la vita di persone, colpevoli di essere immigrati. Per quanto mi riguarda, Maroni può tenersi stretta la sua licenza di uccidere ed usarla come e quando crede per aizzare le folle durante le feste in Padania, o i raduni del Carroccio a base di ampolle e riti celtici. Quando in gioco c’è il mio paese non accetto azioni e parole becere. Per questo, Italia dei Valori presenterà al più presto una mozione che impegni il Governo a rivedere il trattato con la Libia, affinché nell’azione di respingimento dei clandestini venga garantito il rispetto dei diritti umani. Siamo pronti a portare la questione anche alla Corte di Giustizia Europea.



BERLUSCONI CORRUTTORE: ECCO LE PROVE
Un’Italia trasformata in “bordello state”, in cui non solo “alcune donne arrivano in Parlamento attraverso una camera da letto”, ma soprattutto “donne e uomini, giornalisti e professionisti, hanno dato via le loro menti ei loro principi, anziché i loro corpi”. Non è Repubblica o il Fatto quotidiano che lo scrive. E’ “Foreign policy”, la rivista americana letta in tutto il mondo dal gotha della Finanza, della diplomazia, dell’economia, insomma la bibbia delle istituzioni internazionali, che descrive l’Italia ai tempi di Berlusconi. L'articolo si apre con una citazione di Dante dal canto VI del Purgatorio e l’analogia con l’Italia di oggi non è lusinghiera :"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!". Ieri come oggi. L’editorialista Waltston passa poi ad analizzare le ultime vicende politiche, sottolineando come “ci sia stata una mancanza di leadership dalla fine di luglio, ma nelle ultime due settimane la mancanza di una direzione è arrivata al parossismo”. Non è finita. Sempre nell’articolo viene citata l’opinione di un altro illustre scrittore, il professor Maurizio Viroli di Princeton, "La libertà dei servi". L'Italia è riuscita nell'esperimento politico di "trasformare, senza violenza, una repubblica democratica in una corte che al suo centro ha un signore feudale circondato da una pletora di cortigiani ammirati e invidiati da una moltitudine con spirito servile". Parole graffianti che descrivono però un’imbarazzante verità. La compravendita di deputati in atto in questi giorni da parte del presidente del Consiglio è solo l’ultimo imbarazzante episodio di questa saga berlusconiana che sta trasformando l’Italia in un bordello ma che soprattutto sta distruggendo la nostra immagine all’estero. Non parlo di notizie astratte o di sussurri di corridoio. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio su, ascoltate l’intervista del collega Antonio Razzi. In cambio di un passaggio dalla loro parte, gli hanno offerto un posto in lista blindato nelle prossime politiche, una poltrona da sottosegretario o viceministro oppure, in alternativa, il pagamento del mutuo residuo della sua casa. Intanto, scrive sempre il Foreign policy, l’Italia "è in un grande difficoltà": è infatti l'unica economia del G7 con crescita negativa secondo le previsioni dell'Ocse (-0,3%) e al 48esimo posto per competitività secondo il World Economic Forum, appena dopo la Lituania e appena prima del Montenegro. Un quadro aggravato dalla mancanza di un ministro dello Sviluppo economico, che dura ormai da mesi. Grazie Berlusconi!



VASTO: LA SVOLTA
Quinto incontro nazionale dell’Italia dei Valori
Eccoci a Vasto. Il quinto incontro nazionale ha un significato particolare, alla luce del difficile momento politico che il Paese sta vivendo. Il senso di quest’anno è quello di riprendere il percorso strategico avviato con il Congresso Nazionale del partito. Proseguire, cioè, con un’Italia dei Valori che non è più solo dura resistenza, ma che è alternativa di governo. Il tempo della sola piazza è finito, ora è il momento della responsabilità. Il nostro è un partito radicale nei valori, che non cambieranno mai e mai si piegheranno. Siamo in grado, però, di assumerci la responsabilità di governo. Pur consapevoli che il 100% dei nostri valori andranno a scontrarsi con i disvalori della maggioranza, siamo pronti a costruire un nuovo percorso, fatto di proposte, siamo in grado di compiere una svolta, fondamentale per far comprendere ai cittadini la trasformazione positiva che abbiamo in mente per il Paese. Sappiamo bene che non sarà facile portare a termine un progetto di così ampia portata, dal momento che il principale partito con il quale ci troviamo a dialogare è pieno di divisioni al suo interno e fatica a prendere posizioni forti e nette su molti argomenti. Ma, che ci piaccia o no, questo è il nostro insostituibile interlocutore e noi dobbiamo essere capaci di spazzare via le resistenze al cambiamento, che vengono da una parte della vecchia classe dirigente del Pd e valorizzare invece il lavoro e i contributi di quelle tantissime persone per bene che nel Pd militano, anche in Parlamento. Perché di fronte all’implosione del centrodestra, la cosa che più conta è la creazione di una grande coalizione che sia in grado di catalizzare intorno ad un unico progetto il consenso della maggioranza degli italiani Ecco qual è il senso di Vasto quest’anno. L’incontro nazionale è il momento della partecipazione, della riflessione collettiva, che coinvolge anche la base del partito, perché l’Italia dei Valori è un partito che decide attraverso ampie consultazioni, a tutti i livelli, anche con la sua base. In questa tre giorni saremo quindi chiamati tutti insieme ad assumerci la responsabilità di scelte straordinarie e decisive per il futuro del Paese, perché oggi, per la prima volta, se il centrosinistra non commetterà errori, è possibile non solo mandare a casa Berlusconi, ma chiudere per sempre l’era del Berlusconismo. La posta in gioco è il futuro dell’Italia.
Sul blog potrete seguire la diretta streaming dei principali eventi della festa di Vasto.



GIU' LE MANI DA ANNOZERO!
Santoro e Travaglio
Anno Zero, trasmissione di punta di Rai2, è in stallo. Non serve fare ascolti altissimi, come fa Anno Zero, se dai fastidio all'inquilino di Palazzo Chigi. Non serve portare nelle casse di mamma Rai ingenti somme grazie ai contratti pubblicitari degli inserzionisti. Se hai il vizio di fare informazione la paghi cara. Ti meriti di soffrire, di stare appeso, di cominciare a lavorare senza avere un contratto. E' quello che sta accadendo, anche quest'anno a Michele Santoro e alla sua redazione, costretta a partire con il nuovo ciclo di Anno Zero in condizioni precarissime. Marco Travaglio e Vauro, ad una settimana dalla messa in onda, sono ancora senza contratto, mentre lo spot della trasmissione è sul tavolo di Masi, pronto per essere vivisezionato e censurato da Berlusconi e dai suoi sgherri, secondo la nuova assurda direttiva impartita dal Cavaliere. Tutto ciò è inconcepibile ed intollerabile in democrazia ma avviene in questa povera Italia stremata da quindici anni di berlusconismo. Per questo, facciamo nostro e sosteniamo l'appello lanciato da Michele Santoro via web e porteremo la questione di Anno Zero in Commissione di vigilanza Rai la prossima settimana, quando Masi, il replicante del premier, verrà di nuovo a raccontarci la sua marea di frottole e a tentare invano di indorare la pillola della dittatura mediatica. La prossima settimana arriveremo alla verifica delle vere intenzioni di tutti, finiani compresi. Ci conteremo. Vedremo se il gruppo del Fli, quello che ieri ha presentato una mozione al ministro dello Sviluppo - cioè a Silvio Berlusconi, quello che da 136 giorni ha l'interim di un ministero strategico per il futuro del Paese- per garantire il pluralismo in Rai, quello che ieri ha scoperto che si è superato il limite della decenza, quello che solo ieri ha capito che si è arrivati ad un punto di non ritorno, sostenga l'appello di Michele Santoro e appoggi la nostra difesa di Anno Zero e di tutti coloro che vi lavorano. Vedremo se i finiani, che solo oggi denunciano la dittatura mediatica, lo fanno per interessi di visibilità personale o se hanno davvero a cuore la libertà di informazione di questo paese. Per ora, registriamo una dato di fatto. Di giorno, il neonato gruppo parlamentare che fa capo al presidente della Camera urla e strepita per conquistarsi un po' di visibilità perduta, parla di questione morale, di giustizia giusta e di democrazia. Poi di notte, nelle segrete stanze di palazzo Chigi trattano il nuovo lodo per proteggere Berlusconi dai suoi processi.



UN CAMMINO NUOVO PER IL CENTROSINISTRA
Vasto 2010
Accomodante, riflessivo, aperto al Pd: così i giornali di oggi descrivono Antonio Di Pietro nel suo discorso di chiusura alla V° Festa nazionale di Vasto. Credo che sia l’esatta fotografia della realtà. L’annuale appuntamento con la festa nazionale del partito ha quest’anno un significato in più. Abbiamo portato sul palco della nostra festa una proposta concreta per il futuro del centrosinistra, l’idea di un nuovo Ulivo che si confronta e dialoga, con risultati positivi. Credo di non sbagliare quando dico che la festa di quest’anno è stata la più determinante di tutte dal punto di vista delle strategie e del futuro del centrosinistra. Il dibattito che, come padrone di casa, ho avuto l’onore di guidare con Rosi Bindi, presidente del Pd, Paolo Ferrero, Federazione della sinistra, Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, e Claudio Fava, Sinistra e libertà, è il contributo di Italia dei Valori a tracciare la rotta per il futuro. Ognuno ha parlato con le proprie sensibilità e ponendo l’accento sui temi più cari alla propria cultura politica: lavoro, disoccupazione, ambientalismo e conflitto di interessi. Ma al di là dei punti in comune e dei distinguo mi pare sia emersa chiaramente la volontà di dialogare intensamente per costruire. Non solo la volontà precisa e determinata a cacciare Berlusconi, ma anche la quella di voler contribuire concretamente ad indicare la rotta per il futuro del centrosinistra. Per quanto mi riguarda, ribadisco qui oggi sul mio blog quello che ho detto ieri dal palco della V° festa nazionale di IDV. L’hanno definita l’idea dipietrista e francamente non mi dispiace. Noi vogliamo, con determinazione, intraprendere un cammino nuovo nel centrosinistra e vogliamo farlo ora. So bene che è un cammino difficile e tutto da costruire. Ma di una cosa sono sicuro. E’ questa la strategia vincente e la scelta giusta per il futuro. Lo chiamino come vogliono: nuovo ulivo, pioppo, quercia o abete come ha detto ieri Antonio Di Pietro dal palco, ma facciamolo ora e subito. Scriviamo subito il programma del nuovo centrosinistra ed intorno ad esso costruiamo l’alleanza. E’ da qui che dobbiamo partire, ora o mai più. Non corriamo dietro ai sogni o all’arrivo del Papa nero, lasciando a Berlusconi e a questa maggioranza, Lega in testa sempre più padrona del centrodestra, il tempo ed il modo di continuare a fare a pezzi il Paese. Non aspettiamo altri tre anni per cacciare il Cavaliere. E’ tempo di tornare protagonisti.



IN GALERA I POLITICI CORROTTI: ECCO L'ESPOSTO IDV
Politico: Io sto in mezzo a un mare di m..cioè contavo su quella cifra.
Io so che erano 100 mila
Imprenditore: mi ha detto 50 mila vanno bene
Politico: ma come si è permesso di venire a parlare con te, ancora me lo deve spiegare. I soldi li devo gestire io perché lo so io gli accordi che ho fatto.
Io sono incazzato. Gli ho detto ‘ Io mi sto giocando il culo qua sopra’. Io e il culo degli amici. Io sono buono con tutti, ma non mi devi prendere per il culo. Se no ti faccio male. Sono fatto così.
Ho bisogno di 142 mila euro perché ci stanno gli assegni che avevo fatto postdatati della festa. Oggi tra tutti siamo arrivati a spendere 250 mila euro. Comunque quando andremo in regione faremo tutto quello che dobbiamo fare. Se si vince le garanzie ce le abbiamo automatiche. Se perde ci sarà un poco più da soffrire. Una cosa è sicura, o vinciamo o perdiamo io c’ho un posto rilevante in regione, non ci sono dubbi. Poi a me se mi serve un consulente tecnico. Tu mi mandi una fattura ogni mese di 2500 euro. Tu non devi venire a fare un c… prendi i soldi e basta. Minimo è questo, il massimo sono appalti, lavori, consulenze. Quando ci sono gli appalti una cifra si mette da parte e un'altra rimane in tasca per finanziare un’altra eventuale campagna elettorale.
Stasera mi devi dare i soldi. Intestarli a ….
Noi due possiamo mai fare una scrittura privata per una cosa del genere?
Se no andiamo in galera.
Tu alla tua famiglia dici: mi dovete dare questi soldi e vedrai che dei 100 mila euro per te il rientro ci sarà. Tu devi fare parte della squadra. Il posto in un consiglio di amministrazione lo do a chi mi ha dato 100 mila euro. Gli incarichi ci stanno sempre. I consigli di amministrazione esistono.
Io ho fatto il sindaco per nove anni. I 10 mila euro che diedi per la campagna elettorale e tutti i voti che ho girato mi si sono centuplicati. Questa è la politica. Che pensi che i brillanti, la barca, i ferrari, si fanno con il lavoro da libero professionista?
Tu puoi pure non darmeli stì soldi, ma poi non venire a chiedermi un cazzo dopo.
Sconvolgente vero? Questa gente deve stare a casa, anzi, in galera. Non nei consigli regionali. Il video mandato in onda dalle Iene ieri sera, se è vero, è uno spaccato della peggiore politica italiana. Soldi, corruzione, favori, appalti truccati, consigli d’amministrazione inutili e dannosi, consulenze utilizzate come cambiali. Questa non è politica, è melma. Per questo ho deciso di presentare un esposto alla procura della Repubblica. Se il video è reale quel consigliere regionale non può rappresentare i cittadini, perché è un corrotto, un disonesto, un ladro. E’ dovere di cittadino, prima ancora che di politico, intervenire per accertare la verità e individuare questa mela marcia. Sappiamo che si tratta di un consigliere regionale, di primo piano se è vero che avrebbe ricevuto incarichi di responsabilità. A questo punto vogliamo anche sapere anche chi è il presidente di regione, o candidato presidente, che ha nel suo gruppo persone così spregiudicate nell’arraffare denaro. La politica non è lurida, come afferma il politico nel video, ma sono certi politici che la rendono lurida. In questa impressionante conversazione, che sembra fatta nel covo della banda bassotti, c’è la spiegazione a molti dei problemi italiani. La corruzione provoca ogni anno un danno allo Stato, e quindi a tutti i cittadini, per diversi miliardi di euro. Ma non c’è solo questo. L’imprenditore nel video, sarebbe stato pagato per svolgere un lavoro non fatto. Avrebbe avuto un posto in importanti consigli d’amministrazione, non per rendere un servizio e fare l’interesse della società in questione, ma solo per suo lucro personale. Basta, questa gentaglia ha vampirizzato l’Italia per troppo tempo, vanno mandati a casa. Anzi, in galera.



UNA (RISATA) RETATA LI SEPPELLIRA’
IN OMAGGIO A MANLIO, IL TITOLO DEL POST DI OGGI E': UNA RETATA LI SEPPELLIRA'!
Urla ai piani alti di viale Mazzini. “Non posso nemmeno guardare una roba del genere!”. La “roba del genere” è il nuovo spot promozionale di Parla con me, la trasmissione di Serena Dandini, censurato perché irriverente contro il direttore Augusto Minzolini, nella strepitosa imitazione del comico Paiella. Chi ha visto il video riferisce: la Dandini chiede di essere intervistata sul nuovo ciclo di Parla con me. Lui, il direttorissimo, la tratta da velina e lei si arrabbia. “Allora vado da Mentana”. Trenta secondi di sferzante satira censurati da Masi che ha inaugurato il nuovo corso di Mamma Rai: niente applausi, spot censurati e contratti ancora in sospeso. “Non deve essere prevista in alcun modo – scrive Masi nella sua direttiva che trasuda libertà d’informazione da ogni artiglio – la presenza in studio del pubblico come ‘parte attiva’, in linea di principio neppure con applausi”. Questo accade nella Rai berlusconizzata. Quello di Parla con me è il secondo spot censurato. Stesso destino è toccato a quello promozionale del nuovo corso di AnnoZero che Michele Santoro ha mandato in rete. Così si lavora in Rai oggi, trasformata in una sorta di patetico Minculpop berlusconiano. Artisti, giornalisti, conduttori, autori, professionisti senza contratto, ad un giorno dalla partenza delle trasmissioni, colpevoli di essere scomode agli occhi del padrone, il presidente del Consiglio. Spot bruciati perché “come al solito, una trasmissione pagata con i soldi dei contribuenti, si diletta nell’avere come unico bersaglio il governo e si diverte ad aggredirlo” (Silvio Berlusconi, maggio 2010, ndr). Faccio mie le parole di un grande giornalista, Marco Travaglio. “Le vittime della censura non sono soltanto i personaggi imbavagliati per evitare che parlino. Sono anche, e soprattutto, milioni di cittadini che non possono più sentire la loro voce per evitare che sappiano”. Ma quando la censura colpisce la satira è come essere costretti a bere un bicchiere di olio di ricino. La satira è un’espressione artistica e vive di libertà di espressione, distanza dal potere, capacità di affrontare temi significativi in maniera ironica. La satira non ha mai risparmiato il potere da che il mondo è mondo che mai e poi mai deve rispondere con atteggiamenti censori. Perché la censura fa rima con intolleranza e soprattutto dilettantismo politico.



COSENTINO DISONORA PARLAMENTO E PAESE
cosentino
308 no, 285 sì, Cosentino la fa franca di nuovo, le intercettazioni non potranno essere usate dai giudici. Già sfuggito al carcere, sempre per la copertura avuta dal Parlamento, ora si permette pure di prendere in giro le persone oneste. Sentirlo chiedere un aiuto a Saviano per far celebrare quanto prima il processo è francamente offensivo. Una provocazione di cattivo gusto. Ieri il Parlamento ha scritto un’altra brutta pagina per la storia italiana. Una pagina molto poco onorevole. L’attenzione degli osservatori si è concentrata sui numeri, perché il voto sull’utilizzo delle intercettazioni aveva anche un significato politico molto importante per la tenuta del governo. E quest’aspetto ha finito per prevalere sul nocciolo della questione: il parlamento ha negato l’uso delle intercettazioni. Le telefonate tra Nicola Cosentino e i camorristi non potranno essere utilizzate nel processo in cui il coordinatore del Pdl in Campania è accusato di aver favorito i clan. Il parlamento ha negato ai giudici la possibilità di fare luce su questi rapporti ed ha protetto ancora una volta un membro della Casta accusato di reati gravissimi. Reati infami, tanto per usare un termine dispregiativo molto in voga nella malavita. Il carosello delle dichiarazioni post-voto ha degli aspetti davvero grotteschi e paradossali. C’è chi, come Pionati, ha definito Cosentino addirittura un ‘perseguitato’. Lo ammiro perché per dire una simile corbelleria ci vuole una certa dose di coraggio. Oltre che di faccia tosta, ovvio. E che dire dei deputati dell’Udc assenti che hanno dichiarato che la loro era ‘un’assenza strategica per dialogare’? In tutta questa bagarre il ministro Rotondi si affanna ad ammonire: ‘il parlamento non è una casta’. Forse no, forse è peggio perché le caste difendono i privilegi, questo parlamento sembra avere la missione di proteggere i delinquenti. Quanto potrà durare ancora? Non a lungo, perché la crisi economica sta rendendo sempre più dura la vita agli italiani. E la pazienza sta per finire. Tornando a casa, ieri sera, ho fatto due chiacchiere con un signore che mi ha raccontato una scenetta. Ha riconosciuto un deputato del Pdl in una piazza, gli si è avvicinato e gli ha detto: “Onorè, stateve accort, ca' facite a fine e Luigi”. Con questa frase, questo simpatico signore che lavora in un ristorante del centro ed è – Attenzione! Attenzione! - un elettore di centrodestra, ha sviscerato tutto il malcontento popolare. Luigi, naturalmente, era Luigi XVI, il sovrano deposto e ghigliottinato dopo la rivoluzione francese. La Casta deve capire che è tempo di passare la mano ed inaugurare una nuova stagione. I cittadini sono stanchi e Montecitorio rischia di essere accerchiata da persone esasperate col forcone in mano. Una nuova bastiglia.



ULTIMA CHIAMATA PER IL CENTROSINISTRA




LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE. ED ANCHE IL GOVERNO...




IL METODO BOFFO DIVENTA UNA SUONERIA
L’orrore corre sul filo. Il metodo Boffo diventa una suoneria per cellulari. Su “il Giornale” di oggi, a pagina 10, trovate l’ultima puntata di questa squallida guerra, senza esclusione di colpi, tra Fini e Berlusconi che, da quest’estate ha trasformato la politica del centrodestra in patetico teatrino. 'Aveva una casetta piccolina a Monteca’. Vuoi l’ironica canzoncina sulla famosa casa di Montecarlo subito in regalo sul tuo telefonino? Manda un sms con scritto cognato al 48182, oppure chiama lo 011.6910090. Si, avete capito bene. Non so se l’autore è Apicella. Magari c’è lo zampino pure del Berlusca. Certo è che più in basso di così si muore. Noi abbiamo chiamato e abbiamo scoperto che ci sono due opzione di scelta. O “la casetta a Monteca’” oppure una più suadente “io c’ho la casa a Monteca’”, in versione partenopeo-chic. Chiami e la suoneria dello sputtanamento globale di Fini è servita. Ovviamente, non è gratis. Si paga un abbonamento e sarebbe interessante capire chi c’è che ci guadagna in tutto questo. Perché la suoneria ti arriva solo se ti abboni. Chissà come avrebbe reagito Berlusconi se la Repubblica avesse osato tanto, ai tempi di Noemi. A corredo di una così nobile e pregnante inchiesta giornalistica, un articolo che riferisce su tutte le barzellette, sms, giochi di parole che stanno rimbalzando sui telefonini di mezza Italia. Questo, secondo il giornale della famiglia di Berlusconi, è il lato comico dei guai di Gianfry. Quando si arriva a tanto è finita. Questo, secondo noi è il segnale evidente di una crisi irreversibile. Sono mesi che non si parla di altro, che il paese è paralizzato per colpa loro. Sono mesi che il presidente del Consiglio e la terza carica dello Stato si scambiano accuse reciproche di mascalzonaggine. Berlusconi lo accusa di aver svenduto i beni di An per avvantaggiare se stesso e la sua famiglia. Fini accusa Berlusconi di fare affari con società off-shore e di utilizzare i servizi segreti per fare killeraggio nei suo confronti. E’ la verità? Forse sì, in entrambi i casi ma a noi non interessa. Non ci importa di stabilire chi ci fa o ci è. Chi ha più ragione o meno torto. Entrambi ne risponderanno davanti ai cittadini-elettori ed eventualmente davanti alla magistratura. Quello che a noi interessa, oggi, ora, per il futuro e soprattutto per il bene di questo Paese, è che questi signori dovrebbero governare il paese e invece lo stanno devastando. Scriveva ieri Eugenio Scalfari: “l’economia è ansimante, la coesione sociale è a pezzi e nessuno se ne dà carico. Un bilancio che dire sconfortante è dir poco”. Ha ragione Eugenio Scalfari, ragione da vendere. E’ per questo che questo governo e quello che rimane di questa maggioranza devono togliersi dai piedi. Italia dei Valori è pronta a dare loro il benservito. Lo faremo mercoledì.



QUESTA LEGA FA SCHIFO
In ogni paese in ogni epoca storica, in ogni popolo, ci sono problemi e conflitti che scuotono a fondo le coscienze. E producono veleni e tossine. Ci sono, certo, anche tensioni geografiche, legate spesso alla storia ed ai popoli che abitano quei territori, che talora producono intolleranza. E queste intolleranze possono essere collegate anche ai flussi migratori, interni o esterni. Tra gli effetti deleteri di queste tensioni possono esserci episodi di razzismo e xenofobia. Il punto è che, in un paese civile, le istituzioni lavorano unite per sedare queste pulsioni e mantenerle sottotraccia, per
trasformarle in azione politica e con la politica ed i progetti cercare di risolvere i problemi. La Lega ha fatto l’operazione inversa: partendo da problemi reali, non si è proposta per dare soluzioni, ma si è limitata a dire ai cittadini del Nord - stanchi di devolvere parte delle loro tasse ad un Sud che non cresce mai, e oggettivamente colpiti dalla presenza eccessiva di clandestini- che non devono vergognarsi di odiare. SI è fatta carico dell’odio e gli ha dato rappresentanza politica. Ha dato dignità politica a questo’odio. La Lega non è la risposta, ma l’amplificatore di questi problemi e sparge sale
su queste ferite per calcolo elettorale. Una forza di questo tipo avrebbe dovuto essere fermata sulla battigia della politica. Nessuno avrebbe dovuto fare alleanze con chi vuole dare rappresentanza politica agli odi. L’ha fatto Berlusconi per primo, portando la Lega al governo e facendone il suo più fedele alleato. Ma lo ha fatto anche D’Alema, che definì la Lega una ‘costola della sinistra’. Così ci ritroviamo con la scuola di Adro, con le frasi sui ‘romani porci’, con la Lega che brandisce il vessillo della Padania come prospettiva, sempre meno folkloristica e sempre più politica, la secessione. E’ per questo che temo che i veleni messi in circolo dalla Lega alla lunga si riveleranno più disgreganti persino dello stesso berlusconismo. La lega ha dato la stura a all’odio ed al rancore e questi sentimenti negativi non si estingueranno in breve tempo. Anche per questo crediamo che il centrosinistra non debba più farsi condizionare dai tatticismi elettorali e non debba avere paura di dire che le parole della Lega fanno schifo. Fanno schifo le parole di Bossi e le parole del sindaco leghista di Adro. Fanno schifo le parole del sindaco leghista di Jesolo che ha negato una casa popolare ad un padanissimo cittadino di jesolo solo perché ha sposato una straniera. Fanno schifo le parole del sindaco che lanciò l’operazione razzista Bianco Natale invitando i cittadini a denunciare i clandestini il giorno della Vigilia. Non dobbiamo aver più paura di dirlo: tutto questo fa veramente schifo.



MONTECITORIO, ORE 11: IN SCENA IL CABARET!
Quella in scena oggi in Parlamento è una farsa napoletana, recitata dai peggiori attori che vi siano in circolazione, poco convincenti e credibili. Come nella miglior tradizione del teatro di Scarpetta, maestro nel fondere elementi della pochade francese e della farsa napoletana, dopo una girandola di equivoci, corna, colpi ad effetto, intrighi di palazzo, arriva il lieto fine. Anche per Berlusconi, arriva il finale scoppiettante, con una maggioranza più coesa che mai. Solo che Berlusconi non è Feyadeau, non è Scarpetta e non siamo a teatro. La montagna di bugie che il presidente del Consiglio ha raccontato al Paese stanno venendo al pettine. La verità è che la maggioranza non esiste più. La Lega è già in campagna elettorale, Fini e Berlusconi sono più divisi che mai e aspettano ormai solo il momento giusto per infilzare il nemico. Ma l’agonia di questa maggioranza sta diventando l’agonia di questo paese. Sono degli irresponsabili perché hanno una sola preoccupazione: rimanere ben saldi in sella al potere, per mettersi al riparo dai propri guai e ne hanno da vendere. Il sipario si sta per chiudere e non vi è traccia di divertimento in questa farsa, ma solo colossali fallimenti. Questo governo non ha meriti, solo demeriti. Primo colossale fallimento è quello sul fronte della politica economica, dove non vi è traccia dello spirito riformatore di cui Berlusconi si è riempito la bocca anche oggi in Aula. Non vi è ripresa economia, le nostre imprese sono allo sbando, le nostre famiglie, soprattutto quelle monoreddito, sono soffocate. E non lo dice Massimo Donadi o Antonio Di Pietro, lo dice Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, lo dice l’Istat. I rifiuti sono tornati in pompa magna a riempire le strade di Napoli e della Campania, nonostante il Governo si sia vantato per due anni e mezzo di averli fatti sparire per sempre. In realtà, erano nascosti sotto al tappeto, in mano alla camorra che sui rifiuti ci campa e continua a spadroneggiare. Il Sud ed il Mezzogiorno è abbandonato da questo governo ma viene usato spregiudicatamente come bacino di voti. In due anni e mezzo la questione morale ed il livello di corruzione nella classe dirigente e di governo espressione di questa maggioranza ha portato alle dimissioni di un ministro, Scajola, due sottosegretari, Brancher e Cosentino, mentre il numero due del partito dell’amore, Verdini, è ancora in sella nonostante le accuse che pendono sulla sua testa. Da 146 giorni il Paese attende ancora la nomina di un ministro dello Sviluppo economico, ministero di fondamentale importanza strategica in un momento di crisi economia come questo. L’interim rimane intestato a Berlusconi, per avvantaggiare le sue reti Mediaset. Sul fronte della lotta alla criminalità, il governo si è intestato il merito degli arresti di criminali, mafiosi e camorristi, frutto dello straordinario lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, ma non è in grado di sciogliere comuni infiltrati dalla mafia, come Mondragone o Fondi o di cacciare i mafiosi o i camorristi che siedono al governo o in Parlamento. Sul fronte immigrazione, hanno messo in atto una politica patetica razzista e xenofoba e di totale asservimento ai paesi con i quali Berlusconi fa affari. La vicenda di Gheddafi ne è la prova lapalissiana. Si comprano parlamentari come al mercato delle vacche. Si promettono soldi, ponti d’oro, rielezione sicura, poltrone e posti al sole, senza nessuna moralità, in totale disprezzo dell’etica pubblica. Potranno tentare di rimanere in vita questo governo e questa maggioranza con tutti gli artifici di cui sono capaci. Ma la verità è che il sipario è già sceso da un pezzo su questa sceneggiata napoletana, la peggiore di tutti i tempi. Su Berlusconi sta calando il sipario della storia.



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