dicembre 2011

VITALIZI E PORCELLUM VANNO A BRACCETTO

Aboliamo i vitalizi, privilegio inaccettabile della Casta. Nel momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini per affrontare la crisi e rilanciare l’ economia si deve avere il coraggio di dare un taglio ai privilegi dei politici. L’abolizione dei vitalizi è una nostra battaglia storica e riteniamo che debba partire dai parlamentari in carica e da quelli non più in carica ma non ancora andati in pensione. E intervenire anche su chi è andato in pensione, con regole più stringenti ed eque.

Da tempo gira una voce, riportata oggi dai quotidiani, secondo cui alcuni parlamentari starebbero pensando di dimettersi il 31 dicembre 2011 per non entrare nel nuovo regime previdenziale basato sulla contribuzione, che scatterà il primo gennaio 2012. Non ci voglio credere, non voglio pensare che esistano deputati o senatori che davvero stanno pensando una cosa così meschina e venale per tutelare un proprio interesse personale. Se fosse vero sarebbe una vergogna per tutta l’Italia.

La lotta ai privilegi della Casta non deve far passare in secondo piano la scarsa qualità di certi politici. E’ un problema causato soprattutto dalla legge elettorale che impone ai cittadini un parlamento di nominati. Con il referendum spazzeremo via il porcellum e gli italiani torneranno a decidere da chi essere governati. Non saranno più le segreterie dei partiti a decidere prima chi far eleggere, ma gli elettori. Eliminata questa stortura, avremo una classe politica migliore in Parlamento.

UNA VERGOGNA 5.5 MILIONI A GUARGUAGLINI

Guarguaglini si è dimesso, dopo un regno incontrastato lungo dieci anni. Travolto dagli scandali e dalle inchieste giudiziarie che lo riguardano. L’accusa è quella di aver creato un sistema di fondi neri e di aver elargito e dato ordini per dare denaro a politici e partiti. Ieri la notizia delle dimissioni di Guarguaglini ed il passaggio ad Orsi, amministratore delegato dell’ex presidente.

Una scelta, quella del Cda che sorprende e lascia perplessi perché in piena continuità con il passato: perché Guarguaglini va a casa e chi, fino a ieri era amministratore delegato sotto la sua presidenza, fa un passo avanti? Quale è la ratio? Dove è la logica? Che fine hanno fatto le ragioni di verità e trasparenza? Non solo.

Per la fine del suo decennato Guarguaglini, dopo aver ridotto Finmeccanica con un'esposizione debitoria di oltre un miliardo di euro ed aver fatto perdere al titolo in Borsa il 46 per cento in meno di un anno, riceve una liquidazione, tra buonuscita e clausola di non concorrenza, di 5,5 milioni di euro. Ora, tralasciando per un istante la questione giudiziaria, che già di per sé imporrebbe una seria riflessione, in un paese normale, la liquidazione di un manager di Stato dovrebbe essere legata indissolubilmente ai risultati raggiunti. Non in Italia.

Piccola ma succosa digressione. Il Governo Prodi, su richiesta ed insistenza di Italia dei Valori, che ne fece una sua battaglia di principio nella scorsa legislatura, impose un tetto agli stipendi dei manager pubblici. Il Governo Berlusconi, con un decreto legislativo, ha non solo cancellato il tetto agli stipendi dei manager pubblici ma ha anche respinto la nostra proposta di legare indissolubilmente la liquidazione dei manager pubblici ai risultati raggiunti. Chiusa parentesi, torniamo al punto.

Una liquidazione di 5.5 milioni di euro a chi ha messo in ginocchio un’azienda fiore all’occhiello nel settore difesa e aerospazio, è una vergogna. Per questo, martedì, in Aula, Italia dei Valori non solo chiederà che tutto il Cda di Finmeccanica venga azzerato ma che si faccia tabula rasa anche su queste liquidazioni inconcepibili, indecenti, immorali. Serve cambiare anche queste regole per ridare slancio al Paese, rimetterla sui binari della crescita e della legalità.

LEGGE ELETTORALE, UN MILIONE DI GRAZIE

Ieri la Cassazione ha ammesso il referendum sulla legge elettorale. Sono state, infatti, considerate valide le oltre 500mila firme raccolte per ciascuno dei due quesiti. Un passo in avanti importante che dà grande soddisfazione ai comitati promotori, al nostro partito e ai nostri militanti che, l’estate scorsa, all’ebbrezza delle onde marine, hanno preferito l’afa delle piazze cittadine ed il duro lavoro della raccolta delle firme, giunte copiose, più di un milione. A loro, innanzitutto, il primo plauso: se Idv potrà lasciare il segno in quella che è una importantissima battaglia di democrazia è solo grazie all’impegno dei nostri militanti e sostenitori.

Attendiamo ora fiduciosi il pronunciamento della Corte Costituzionale. Crediamo che, in questo momento, ci sia anche questo tipo di emergenza democratica. E’ importante cambiare passo, dando al paese una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scelta. La democrazia, la legalità, il senso delle istituzioni, il rilancio di una Paese passa anche attraverso una legge elettorale trasparente e non truffaldina. Avanti tutta, la strada è quella giusta.

 

CI SALVERA’ MA PIU’ INGIUSTA DI COSI’ ERA DIFFICILE

Monti dice che questa è una manovra per salvare l’Italia e non si può negare che molto probabilmente è proprio così. Questa manovra, unita ai provvedimenti che saranno presi da capi stato europei nei prossimi giorni, potrebbe davvero scongiurare per l’Italia quegli scenari da incubo che abbiamo temuto in questi ultimi mesi.

Ma c’è un però. Era davvero difficile immaginare una manovra più ingiusta di questa. Una manovra fatta di tante tasse, troppe, e ancora una volta come sempre che andranno a colpire il ceto medio più tartassato d’Europa.

E’ una manovra che interviene pesantemente sulle pensioni, sulle quali era probabilmente impossibile non intervenire, ma non certo così pesantemente e così indistintamente. A non pagare nulla, ancora una volta, saranno i grandi patrimoni, i grandi e piccoli evasori.

Mentre infatti questa manovra colpisce con la scure il ceto medio e i pensionati, agli evasori fa il solletico con una piuma, chiedendo un ridicolo contributo del 1,5 per cento dei capitali scudati, e non prevedendo nessuna misura degna di rilievo per contrastare l’evasione fiscale.

Su questo ultimo punto voglio essere molto chiaro. Sconfiggere evasione fiscale è possibile basta solo averne la volontà politica. Che questa volontà non l’avesse Berlusconi lo potevamo anche capire ma che non ce l’abbia neanche questo governo lo trovo semplicemente inaccettabile.

Per questa ragione, credo che Italia dei Valori dovrà cercare di cambiare radicalmente questa manovra in Parlamento. La manovra è di 20 miliardi netti e tale dovrà restare. Per questo, tutti i nostri provvedimenti saranno costruiti per lasciarne invariato il saldo. Cercheremo, con i nostri emendamenti, di far pesare di meno questa manovra sulle tasche dei soliti noti e di più su grandi patrimoni ed evasori.

Francamente, e non lo nascondo, questa manovra delude. Bastava il mio ragioniere e non i migliori cervelli d’Italia a scriverla così. Deve essere chiaro: un’altra manovra è possibile, una manovra dove non siano sempre gli stessi a pagare. Noi presenteremo i nostri emendamenti e, se anche le altre forze che si ispirano a principi di equità sociale e solidarietà si impegneranno e si batteranno in Parlamento, la manovra potrà cambiare. Perché, governo tecnico o no, il Parlamento è sovrano.

Manovra ragionieristica

Tag: Camera , fiducia , Ici , Iva , manovra , Monti

CONTROMANOVRA IDV: DOVE TOGLIERE E METTERE

Italia dei Valori non fa chiacchiere. Agisce e propone. Queste, dunque, le nostre prime tre proposte per una manovra più equa e ispirata ai principi di solidarietà. Cominciamo da un primo pacchetto di proposte. Tre punti chiari e semplici, da applicare subito.

1. DOVE TOGLIERE. Cancellare, subito, il previsto acquisto di 131 caccia bombardieri F35 che costeranno allo Stato 18 miliardi di euro. Cosa se ne dovrebbe fare il nostro Paese di 131 aerei da guerra, inutilizzabili nelle missioni di pace dove siamo ancora impegnati, in un momento in cui rischiamo il fallimento e tenuto conto che siamo l’ottava potenza militare al mondo? Cui prodest l’acquisto di questi 131 caccia bombardieri quando, secondo uno studio di Ania-consumatori in collaborazione con l’Università di Milano, le condizioni di vita dei bambini e dei minori sono notevolmente peggiorate e pagano il prezzo più alto della crisi?

DOVE METTERE. Con questi soldi, rendiamo più graduale l’innalzamento dell’età pensionistica prevista dal decreto, tutelando adeguatamente i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare a 15-16 anni e hanno diritto ad andare in pensione subito; chi è vicino ai 40 anni di contributi ed ha perso il lavoro a causa della crisi e non può vivere altri due o tre anni senza alcun reddito; tutti i lavori usuranti per i quali è impensabile allungare gli anni dell’attività lavorativa.

 

2. DOVE TOGLIERE. Dimezzare per decreto i tre miliardi di euro che le pubbliche amministrazioni spendono ogni anno per consulenze e che il più delle volte rispondono a logiche clientelari, quando addirittura corruttive, con un risparmio di un miliardo e mezzo di euro. In Italia abbiamo una pubblica amministrazione pletorica, con al suo interno eccellenti professionalità. Non si capisce la ragione per cui, dunque, si debbano buttare soldi invece che valorizzare le strutture e i dipendenti dell’amministrazione pubblica. Dimezzare, con decreto, il numero delle auto blu presenti in Italia che costano 4 miliardo di euro, con un risparmio netto di 2 miliardi di euro.

DOVE METTERE. Con questi soldi, cancelliamo completamente il blocco delle indicizzazioni delle pensioni.

 

3. DOVE TOGLIERE. Abbassare a 500 euro l’uso del contante ma soprattutto consentire alle Agenzie entrate di incrociare i dati delle spese di ogni singolo cittadino o società con i dati dei redditi dichiarati. In questo modo evadere diventerà praticamente impossibile.  Il recupero non è quantificabile ora, ma parliamo sicuramente di decine di miliardi di euro soltanto nei prossimi anni.

DOVE METTERE. Aboliamo l’Ici sulla prima casa e avanzeranno anche un bel po’ di quattrini per aumentare e di molto gli assegni familiari in busta paga per le famiglie numerose, che sono state le più colpite in termini di riduzione del potere d’acquisto.

 

Professor Monti ecco la nostra contromanovra

Se pagano i soliti noi non votiamo

Tag: Ici , imu , Iva , manovra , Monti , pensioni

Lasciamo le polemiche agli altri. A noi interessa solo migliorare questa manovra che fa pagare tutti i sacrifici ai soliti noti. Ci scontriamo con l'atteggiamento del governo, che si ostina a non voler aprire ad alcuna modifica. Un atteggiamento incomprensibile, perché la manovra si può modificare eccome, con banali emendamenti. Ora è assolutamente iniqua. Il rifiuto del governo a modificare la manovra e renderla equa mette a rischio il voto di Italia dei Valori, che, se fossero introdotte misure di giustizia sociale, la voterebbe. In questo parlamento rappresentiamo quella parte del Paese che, con l’alibi della crisi economica, non accetta che a fare i sacrifici siano sempre gli stessi. Diamo voce agli italiani che devono sobbarcarsi l’onere ed i sacrifici del risanamento. Così com’è oggi, è una manovra classista, invotabile anche con la fiducia. Ma abbiamo idee e progetti e li presenteremo in Parlamento per rendere la manovra più equa.

Innanzitutto si devono rafforzare le misure contro l’evasione fiscale. Un atto doveroso, un elemento di giustizia. In particolare pensiamo ad un accordo con la Svizzera sui capitali italiani ridepositati e sottoporli ad una tassazione sotto la garanzia dell’anonimato.

Siamo favorevoli a tassare le attività economiche della Chiesa. Da troppo tempo si discute ideologicamente di questa argomento, e questo ha impedito un approccio serio alla questione. E’ vero che le istituzioni ecclesiastiche svolge egregiamente meritorie funzioni di accoglienza e carità, oltre al culto naturalmente, ma questo non basta a giustificare l’esenzione totale delle attività esclusivamente economiche. Accanto a questo, crediamo che la prima casa debba essere esentata dall’Imu.

Ci chiediamo perché a pagare debba essere chi ha di meno quando i grandi patrimoni sono stati solo sfiorati da amorevoli carezze. Per questo siamo favorevoli alla patrimoniale. E perché lo Stato deve rinunciare alla vendita delle frequenze televisive? In Germani l’asta ha fruttato 4,5 miliardi di euro, negli Usa circa 20 miliardi di dollari. E noi che facciamo? Le regaliamo? Italia dei Valori si batterà per un regolare bando e per lo scioglimento della commissione per le frequenze televisive.

Capitolo pensioni: proponiamo la rivalutazione del 100% delle pensioni basse, pari a circa tre volte la pensione minima. Stiamo parlando di pensioni di poco superiori ai mille euro. Siamo per l’allentamento delle pensioni anticipate, graduando nel tempo le pensioni di anzianità, esentando i lavoratori precoci e chi ha fatto lavori usuranti. Si devono prevedere dei contributi figurativi per i lavoratori precari durante il periodo di disoccupazione, il rinvio del Tfr per i dirigenti delle società pubbliche e prevedere che la metà della propria liquidazione vada in buoni del tesoro.

Ma servono anche incentivi allo sviluppo e misure per incentivare i consumi: maggiori detrazioni sui redditi medio-bassi per i familiari a carico, più liberalizzazioni e meno ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione ai fornitori. Modernizzare le reti e dare più sostegno al risparmio energetico, alle energie rinnovabili e in generale all’innovazione tecnologica. La manovra si può e si deve migliorare.

GOVERNO PROTEGGE CAPITALI DI EVASORI, MAFIOSI E CRIMINALI

Il governo protegge gli evasori e gli esportatori illegali di moneta all’estero, criminalità organizzata compresa. La risposta del governo al question time presentato oggi dall’Italia dei Valori è di una gravità sconvolgente. E dispiace sottolineare che si tratta della risposta dello stesso Monti, solo illustrata dal ministro Giarda.

Di fronte alla disponibilità della Svizzera a stipulare un accordo per la tassazione dei capitali illegalmente esportati, accordo già fatto con Inghilterra e Germania, il governo italiano fa un passo indietro e rinuncia a 14 o 15 miliardi di euro trincerandosi dietro l’argomentazione di improbabili e risibili difficoltà che potrebbero essere sollevate dall’Unione Europea.

E’ semplicemente indecente che nel momento stesso in cui il governo con la sua manovra finanziaria chiede a milioni di famiglie e di lavoratori sacrifici che ne peggioreranno drammaticamente le condizioni di vita, contestualmente getti la maschera e sveli al sua vera natura: quella di garante dell’evasione fiscale e di quelle banche che hanno aiutato evasori, mafiosi e criminali, a creare questi tesori sporchi all’estero.

A questo punto ci è ben chiaro e non ci servono altre spiegazioni sul perché nella manovra manca anche soltanto traccia di una lotta all’evasione e all’elusione fiscale.

Quei complimenti che indignano

Ieri, poco dopo l'arresto di Michele Zagaria boss dei Casalesi latitante da 16 anni, Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia, su cui pende una nuova richiesta di arresto per concorso esterno in associazione mafiosa, per presunti contatti e aiuti al clan dei Casalesi, ha dichiarato: "La cattura di Zagaria è un segnale tangibile di come possiamo estirpare la camorra e ridare ai nostri territori martoriati coraggio e dignità". 

E ancora: "Mi complimento con le forze dell'ordine che ancora una volta hanno dimostrato di essere il fiore all'occhiello della nostra democrazia. Ne approfitto per ribadire la mia piena fiducia, qualora ce ne fosse bisogno, nella magistratura e nella giustizia italiana. In nome di questa fiducia e del rispetto che nutro ho deciso di rimanere in silenzio dinanzi all'ennesimo colpo per permettere che i magistrati siano gli unici miei interlocutori in questa fase. Mi scuso con la stampa e con i cittadini, ma è necessario uscire dal circo mediatico a causa di una parte minoritaria e risibile della magistratura che cerca fama attraverso la mia persona e la posizione politica che i miei tanti elettori hanno voluto conferirmi. E' soprattutto per loro, secondi solo ai miei figli, che andró avanti con forza nella ricerca della verità e di una giusta giustizia". 

La domanda sorge spontanea. Nicola Cosentino non si vergogna neanche un po’ a fare i complimenti alle forze dell’ordine per l’arresto di Zagaria? Le sue dichiarazioni sono surreali e indignano. Chi ha festeggiato l’arresto del boss si ricordi che la lotta alle mafia passa anche per la recisione dei loro legami politici e voti l’autorizzazione all’arresto richiesta dal tribunale di Napoli.

NO ALLA FIDUCIA

Invitiamo il professor Monti a non imitare il modus operandi di Berlusconi, che ha esautorato per anni il Parlamento delle proprie funzioni. Invitiamo il governo a non mettere la fiducia e a non fare una prova di forza sulla manovra, perché è una partita che si gioca in buona parte sulla pelle dei cittadini.

Voglio essere chiaro: questa manovra non ci piace, vogliamo migliorarla perché così com’è oggi fa pagare tutti i sacrifici ai soliti noti. Insistiamo affinché il governo non metta la fiducia, che sarebbe un brutto segnale di continuità con il governo precedente.

Non comprendiamo l’atteggiamento dell’esecutivo, perché la manovra si può modificare eccome, con normali emendamenti, mantenendo invariato il saldo. Si può e si deve modificare perché ora è assolutamente iniqua. Se il governo si rifiuta di modificare la manovra costringe Italia dei Valori a votare contro.

Abbiamo votato la fiducia al governo e vorremmo votare una manovra equa, ma non dipende da noi. Non ci stiamo a massacrare chi ha sempre pagato ed i più deboli e a non toccare i grandi patrimoni, i furbi e gli evasori. Equità non è uno slogan, ma una necessità politica e sociale.

In questo Parlamento rappresentiamo quella parte del Paese che, con l’alibi della crisi economica, non accetta che a fare i sacrifici siano sempre gli stessi. Vogliamo dare voce agli italiani che devono sobbarcarsi l’onere ed i sacrifici del risanamento e sono attanagliati da una profonda sensazione di ingiustizia. Se rimarrà così, non voteremo questa manovra, che è classista, neanche se dovessero mettere la fiducia.

LA CASTA DIFENDE I VITALIZI

Ha ragione il Popolo Viola. C’è chi rivendica l’autonomia del Parlamento solo per proteggere i propri privilegi. Ma sbaglia quando non distingue tra partiti e tra parlamentari. E soprattutto quando attribuisce alla commissione Affari Costituzionale, di cui faccio parete anch'io, la responsabilità del mancato taglio delle indennità dei parlamentari.

La responsabilità, infatti, è delle commissioni riunite Bilancio e Finanze, che stanno esaminando il decreto contenente la manovra economica. Ma parlare di responsabilità collettiva non ha senso, perché ognuno porta in commissione le proprie posizioni. E le nostre, quelle di Italia dei Valori, sono molto diverse da quelle di chi si è opposto alla decurtazione. Questo lo sanno tutti, le nostre battaglie sono note da tempo. Anche in Parlamento c’è chi lavora per abbattere i privilegi della Casta, per tagliare i costi della politica, per eliminare gli sprechi. Non siamo tutti uguali. E purtroppo dobbiamo denunciare un fatto grave: ancora una volta, con motivazioni pretestuose, è stata dichiarata inammissibile la nostra proposta di abolizione dei vitalizi dei parlamentari.

La Casta è senza vergogna perché pensa a tutelare se stessa persino nel momento in cui chiede sacrifici ai cittadini, fa pagare ai lavoratori, alle imprese ed alle famiglie il costo del risanamento. E’ proprio la politica che dovrebbe dare il buon esempio e rinunciare ai propri privilegi in un momento difficile per tutto il Paese. E’ proprio da questo atteggiamento di autotutela che nasce l’indignazione popolare ed il sentimento dell’antipolitica, che allontana i cittadini dalla vita pubblica.

E’ stata scritta una brutta pagina, ma l’Italia dei Valori non demorde e continuerà questa battaglia di trasparenza e di giustizia sociale a nome di tutti i cittadini che sono stanchi di essere presi in giro. Oltre a questo ci auguriamo che il governo accolga le tante proposte presentate anche da Italia dei Valori per rendere questa manovra più equa. Chiediamo significative correzioni per rendere più equa e sostenibile questa manovra, per ripartire i sacrifici in maniera più giusta. In particolare chiediamo che le nostre proposte sulla lotta all’evasione fiscale e sui tagli ai costi della politica vengano accolte, perché reperirebbero risorse importanti e perché renderebbero più giusta socialmente ed economicamente questa manovra.

SULL'EVASIONE FISCALE GOVERNO COME “DON ABBONDIO”

 

Ci voleva più coraggio. Dall’evasione fiscale all’asta sulle frequenze televisive, dall’Ici sui beni della Chiesa ai tagli, ma quelli veri, sui costi della politica. Noi non chiedevamo meno tagli o sacrifici ma solo che fossero distribuiti in maniera più equa. Si dice che il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare: in questa manovra è mancato completamente. Non solo per il modo in cui è stata concepita ma per la sostanziale indisponibilità del governo ad aprirsi al confronto sulle modifiche proposte dai vari gruppi parlamentari.

Voglio in particolare soffermarmi sul complesso di emendamenti che Idv ha presentato in materia di evasione fiscale e che avrebbero rappresentato una vera e propria rivoluzione, capace di sconfigger l’evasione, mandando al tempo stesso in pensione per sempre studi di settore, redditometri, e spesometri vari.

La nostra proposta era semplice e da subito operativa. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha già oggi a disposizione una massa enorme di informazioni che le derivano in parte da una propria enorme banca dati, messa a punto in questi anni, e la possibilità di accedere alle banche dati del sistema bancario e degli intermediari finanziari.

Nelle sue linee essenziali la nostra proposta era di una semplicità straordinaria e partiva da un presupposto ovvio: i redditi evasi e i pagamenti ricevuti in nero, nella loro stragrande maggioranza, vengono prima o poi fatti transitare dall’evasore, prima di essere spesi, attraverso una banca o un intermediario finanziario. Sarebbe, quindi, sufficiente che l’agenzia delle Entrate si facesse trasmettere ogni anno da tutti gli operatori finanziari operanti nel nostro paese, il saldo delle uscite di denaro dai propri conti o depositi di ogni titolare di un codice fiscale.

Questo importo, che  rappresenta tutte le spese sostenute da un soggetto nel corso di un anno per qualunque causa o titolo, avrebbe potuto poi essere incrociato con i redditi dichiarati da quello stesso soggetto nell’anno precedente. Ogni volta, che non vi fosse stata congruità tra redditi dichiarati e spese effettuate sarebbe bastato attribuire alle Agenzie delle Entrate il potere di avviare autonomamente un procedura di accertamenti fatta di diversi passaggi. In primo luogo, invitare il contribuente, in presenza di spese maggiori ai redditi dichiarati, a dimostrare la provenienza delle maggiori disponibilità di denaro. Per capirci, un contribuente onesto potrebbe aver venduto un immobile, o ereditato una somma, o contratto un mutuo o un prestito con una banca. In tutti i casi in cui le giustificazioni del contribuente non fossero state puntuali e convincenti sarebbe partito un vero e proprio accertamento fiscale.

Questo sistema, che nei suoi principi fondamentali è molto semplice, e che abbiamo elaborato con docenti della Bocconi e della Cattolica di Milano, è, pari pari, la riproposizione del sistema attualmente vigente negli Stati Uniti, che ha permesso a quel paese di debellare l’evasione fiscale e di sferrare un duro colpo alla criminalità organizzata, che ha liquidità ma non sa spiegarne la provenienza.

Questo sistema non solo non lascia scappatoie agli evasori ma addirittura conduce a comportamenti virtuosi. Infatti, chi ha speso 100 sa che non può dichiarare 10 altrimenti, a differenza di quanto accade adesso, dove l’accertamento fiscale è un rischio remoto, incorrerebbe immediatamente nell’accertamento. Sia chiaro che oggi l’Agenzie delle Entrate ha già gli strumenti informativi e informatici per avviare questo processo. Basterebbe solo l’input politico per accendere il bottone.

La nostra proposta non è stata presa in considerazione dal governo. Spiace e molto che di fronte al nostro metodo, semplice e infallibile, il governo abbia preferito la via di Don Abbondio.

 

GLI EUROPEI CI SONO, FACCIAMO L’EUROPA

Da soli, arrivati a questo punto, non ci salviamo. La vera chiave di volta per uscire dalla crisi è politica ed europea, non solo economica ed italiana, perché la risposta alla speculazione internazionale può essere efficace solo se supportata dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea.

Quando dico che arrivati a questo punto non ci salviamo intendo che è tardi, molto tardi. Dovevamo intervenire almeno un anno e mezzo fa. Allora avremmo innescato un meccanismo virtuoso che forse, e dico forse, ci avrebbe salvati. Ma quando potevamo, un governo indecente non ha fatto quello che doveva fare.

Ora i ‘compitini a casa’ dell’Italia, come li definisce la Merkel, non garantiscono la salvezza economica del nostro sistema nazionale. La manovra del governo, infatti, per quanto iniqua e criticabile, dal punto di vista contabile centra l’obiettivo prefissato, ma non basta a garantire all’Italia di uscire dalla crisi. 

Non basta perché dobbiamo prendere atto che la speculazione sull'Italia è troppo forte, pressante e a un livello tale che i mercati hanno iniziato a speculare sul nostro Paese non più come anello debole dell'Europa ma come grimaldello per scardinare definitivamente l'euro.

Per fronteggiare questa speculazione servirebbe un accordo politico, ma i presupposti non sono certo incoraggianti. Il vertice Ue di questo fine settimana è stato una delusione e non è riuscito a dare risposte certe. Soprattutto non le ha date ai mercati. Serviva un salto di qualità che non c'è stato. 

L’ Europa esiste solo come insieme di stati che hanno una moneta in comune ed un'area di libero scambio, ma ancora non è un’entità politica riconosciuta e forte. Una precondizione per dare un indirizzo politico anche alla Bce, che, come fanno le banche centrali dei grandi paesi, potrebbe intervenire per contrastare la speculazione. Come? Comprando per esempio il debito pubblico dei paesi sotto attacco degli speculatori. Nessuno speculatore, per quanto grande e potente, potrebbe competere con la potenza monetaria della Bce e gli assalti degli ‘squali’ della finanza sarebbero respinti senza eccessive difficoltà, garantendo la stabilità dell’area Euro. 

Invece scontiamo gli errori di un’Europa costruita solo dal punto di vista burocratico e tecnocratico, priva di un indirizzo politico omogeneo. E scontiamo anche la politica della Germania, che confonde i suoi interessi con quelli dell’Europa tutta.

So che definire l’ Europa un’istituzione ‘burocratica’ e ‘tecnocratica’ ricorda un po’ il linguaggio leghista, ma è solo un caso perché le nostre conclusioni sono diametralmente opposte: serve più Europa, non meno. La crisi non si affronta con risposte localistiche, che hanno un certo appeal populista, ma nella realtà sono pericolose. Se realizzate, infatti, getterebbero sul lastrico le aree in questione. Nel 1861, agli albori dell’Unità d’Italia Massimo D’Azeglio disse: "L’ Italia è fatta ora facciamo gli italiani". Oggi è il contrario: "Gli europei sono fatti, facciamo l’Europa".

SPIRAGLI DI EQUITA’: PRENDERE O NO?

 

Questa manovra l’abbiamo pesantemente criticata, perché era a “senso unico” e chiedeva sacrifici solo ad una parte del Paese. Intendiamoci, una riforma del sistema previdenziale andava fatta, perché è inaccettabile che nel nostro Paese, un padre di famiglia vada in pensione a 59 anni con il 90 per cento del suo stipendio e  suo figlio, bene che vada, ci andrà a 70 anni con a malapena il 60 per cento. Ma la ragione del nostro giudizio profondamente negativo e contrario partiva soprattutto dalla constatazione di tutto quello che in questa manovra manca, ovvero, una patrimoniale vera, una seria lotta all’evasione fiscale ed altri provvedimenti come l’Ici alla Chiesa e l’asta sulle frequenze tv, di minore portanza ma di assoluta valenza.

Premesso ciò non possiamo negare che, dal governo, non siano giunti segnali positivi di apertura.  Le modifiche introdotte ieri sera, durante i lavori della Commissione Bilancio, sono significative. Riguardano aspetti non marginali e introducono quelli aspetti di equità per i quali ci siamo battuti tanto in questi giorni. E’ vero, ci sono ancora troppe ombre, passi indietro sulle liberalizzazioni ed il solletico, intollerabile, fatto ai costi della politica. Mancano temi fondamentali, quelli cui accennavo poc’anzi, come l'assegnazione delle frequenze tv e la lotta all'evasione fiscale.

Ma non possiamo ignorare che la nostra domanda di equità ha trovato risposte, seppur minime, nel governo e che la situazione disastrosa del debito pubblico italiano impone scelte dolorose. Per questa ragione, io non dimentico che 20 giorni fa abbiamo votato la fiducia al governo Monti e che il fallimento è dietro l’angolo. Per questo, quello che ieri sembrava scontato, oggi non lo è più e deve necessariamente essere oggetto di un’attenta riflessione da parte nostra. Io stesso lo sto facendo. Contemperare la battaglia di maggiore equità, con l’Europa che guarda a quello che facciamo, ed il lavoro da fare per salvare il Paese.

 

Il vento sta cambiando

Il vento sta cambiando in Parlamento, immunità ed impunità non sono più le parole d’ordine della giunta per le autorizzazioni, che ieri ha dato il via libera all’utilizzo delle intercettazioni di Saverio Romano, ex ministro indagato per mafia.

Come ha giustamente detto il nostro rappresentante in giunta, Federico Palomba, “l'uscita di Berlusconi dalla stanza dei bottoni ha affrancato la Lega che, finora, aveva fatto blocco consentendo la peggior prassi di salvataggio della Casta inquisita e di leggi ad personam”. Ed anche per il coordinatore campano del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, su cui pende una richiesta d’arresto del tribunale di Napoli perché accusato di essere il referente politico della camorra, l’aria non è più quella di una volta.

Sfuggito già ad una richiesta d’arresto e ad una mozione di sfiducia, ora il suo destino potrebbe essere diverso. Non voglio emettere giudizi di innocenza o colpevolezza in anticipo, anche perché il Parlamento non è un tribunale, ma una cosa deve essere chiara: la politica deve lasciar lavorare la magistratura, non deve proteggere la Casta e salvare i suoi membri a tutti i costi.

Qualcuno potrà pensare che tutto ciò sia merito della Lega, che ora vota in maniera diversa dal pdl. Una sciocchezza, questi signori sono corresponsabili, insieme a Berlusconi, del sacco d’Italia, hanno predato le risorse e occupato poltrone. Peggio dei lanzichenecchi, altro che ‘Roma Ladrona’. Bossi sta cercando di far dimenticare il passato recente e le sue enormi responsabilità nel collasso economico, sociale e culturale dell’Italia, ma non ci riuscirà. Gli italiani non sono fessi, men che meno quelli che abitano al Nord. E ricordano perfettamente che negli ultimi dieci anni Bossi è stato il più fedele alleato di Berlusconi e insieme hanno mandato a gambe all'aria l'Italia intera, non solo il Sud, il Centro o il Nord. Per questo il giudizio su di lui è unanime da Palermo a Napoli, da Firenze a Roma e anche da Milano a Venezia. Le sparate di Bossi sulla Padania, sull’aggancio monetario alla Germania, gli attacchi all’Italia valgono quanto la credibilità del Carroccio: niente.

PERCHE' VOTIAMO NO A QUESTA MANOVRA

Noi il governo Monti lo abbiamo voluto. Abbiamo votato con convinzione la fiducia perché questo governo potesse nascere. Lo abbiamo detto dall’inizio con grande chiarezza: la stangata, di cui si fa un gran parlare, era ed è qualcosa di cui purtroppo l’Italia non poteva e non può fare a meno, per le condizioni disperate in cui dieci anni di governo “non-governo” Berlusconi ci ha portato. Se il Pdl e la Lega avessero fatto anche solo due anni e mezzo fa le riforme e i tagli che servivano, oggi staremmo molto meglio.

Ieri a "Porta a Porta", in una suddivisione surreale, mi sono trovato seduto accanto all’onorevole Reguzzoni, capogruppo alla Camera della Lega Nord partito che, pur avendo governo il Paese fino a ieri e per dieci lunghi anni, andando a braccetto con Berlusconi e assecondandone tutte le richieste ad personam, oggi cerca di ricostruirsi la verginità perduta.

Vorrei spiegare perché, invece, ero seduto io lì, tra quella che nella semplificazione politica e giornalistica era la parte dell’opposizione, ovvero spiegare le ragioni del nostro no alla manovra del governo Monti.

Abbiamo votato no perché convinti che un’altra manovra era possibile farla, ugualmente rigorosa, ugualmente seria, a saldi invariati, e cioè che non rendesse un centesimo di meno rispetto a quello che l’Europa ci chiedeva. Una manovra che contenesse più equità sociale e che soprattutto distribuisse, in maniera più giusta, i sacrifici che non si potevano evitare.

Così non è stato. Non c’è stato nessun margine di trattativa con il governo affinché venissero accolti i nostri emendamenti. In questa manovra mancano troppe cose: a partire dalla lotta all’evasione fiscale, dall’equità e dall’asta sulle frequenze tv. Qualche passo significativo c’è pur stato ma non sufficiente a nostro avviso. Lo avevamo detto. “Daremo il nostro voto affinché il governo Monti possa nascere ma poi valuteremo nel merito ogni singolo provvedimento”.

Abbiamo esaminato, lavorato sodo sulla manovra ma giudicandola fortemente depressiva e ingiusta oggi votiamo no. Ciò non significa che, in futuro, faremo mancare il nostro voto positivo qualora dovessimo ritenere un provvedimento giusto e sacrosanto. Questa è la nostra coerenza.

STOP AGLI SPRECHI DI PALAZZO CHIGI

Sono i dipendenti del premier ad aver percepito il maggior rialzo di stipendio tra il 2009 e il 2010". Il dato emerge dalle tabelle dell'Istat sulle retribuzioni contenute nell'annuario statistico. I lavoratori di Palazzo Chigi, tra il 2009 e il 2010, hanno visto aumentare la loro retribuzioni contrattuali del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga tutte le altre categorie, sia pubbliche che private. Al secondo posto i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l'incremento è stato del 4,7%. Sotto il 4% gli aumenti delle retribuzioni di categorie come i portuali, gli impiegati nel settore delle tlc e nella ricerca (+3,7% per tutti). Non si suona la stessa musica in altri settori del pubblico impiego: ad esempio, nei ministeri, l'aumento tra il 2009 e il 2010 rilevato dall'Istat è stato solamente dello 0,7%, come anche nelle agenzie fiscali e nei monopoli. Per le forze dell'ordine l'aumento è stato dello 0,9%, nella pubblica istruzione dello 0,6%, mentre per i vigili del fuoco l'aumento delle retribuzioni non è andato oltre lo 0,4%”. Lo dice l’Istat.
Questi dati sgombrano il campo da qualsiasi dubbio sull’operato di Silvio Berlusconi, che, se da un lato ha portato al collasso i conti pubblici, dall’altro ha fatto lievitare i costi della struttura di diretta competenza, utilizzandola come fosse un bene a sua esclusiva disposizione. I tempi son cambiati, non c’è più Belrusconi al comando e per questo tralascio volutamente gli episodi ‘pecorecci’ degli ultimi anni, dai voli di Stato con Apicella agli eccessi pruriginosi che hanno coinvolto Palazzo Chigi. Ce ne sarebbe da ricordare, ma abbiamo già riempito pagine e pagine per denunciare quei fatti ed ora è tempo di voltar pagina.  Faccio considerazioni più generali: l’impennata dei costi e degli stipendi di Palazzo Chigi sono lo specchio di una gestione dissennata e piegata ai suoi interessi privati o politici delle casse dello Stato. Basti pensare che negli ultimi otto anni di governo Berlusconi, si è accumulato circa un quarto dell’intero debito pubblico italiano. Una cifra enorme che pesa come un macigno sulla nostra economia. Questo dissesto lo stiamo scontando tutti, soprattutto i più deboli ed il ceto medio e medio-basso, che pagano il peso di una manovra pesantissima. Noi abbiamo votato no alla fiducia ed alla manovra, perché la riteniamo iniqua, ma dobbiamo riconoscere che il nuovo governo è formato da persone che con lo stile di Berlusconi non hanno nulla a che fare. Per questo chiediamo in modo forte e pressante al premier Monti di dare anche lui il buon esempio, tagliando i costi di gestione di Palazzo Chigi. Dimostri di essere diverso da chi l’ha preceduto.

FREQUENZE TV, GRANDE VITTORIA IDV

In un momento in cui non si parla d’altro che di costi della politica, probabilmente la maggior parte della gente ignora un fatto importante, perché nessuno lo dice. Uno di questi costi è la mancata asta delle frequenze tv (vedi il mio intervento a Porta a Porta). Un costo che ha un nome ed un cognome, gli stessi che hanno rappresentato il guaio principale per questo paese fino a circa un mese fa: Silvio Berlusconi, che continua a pensare esclusivamente al bene delle sue aziende, così come ha fatto quando era alla guida dell’Italia ed in questo caso ha bisogno di tenere sotto controllo l’assegnazione delle frequenze. L’Italia dei Valori ha tallonato il governo su questo ed ora, nonostante non sarà ciò ad alleviare i cittadini degli oneri che questa manovra impone loro, siamo soddisfatti del risultato raggiunto ieri. L’accoglimento dell’ordine del giorno a firma Di Pietro per l'annullamento del beauty contest per una gara sulle frequenze televisive è un grande risultato, rappresenta la vittoria di una battaglia per la quale Italia dei Valori si è battuta in Parlamento con determinazione. Resta il fatto che, viste le esperienze in materia di ordini del giorno accolti e mai attuati, vigileremo in Parlamento affinché il governo mantenga fede agli impegni assunti, auspicando che, trattandosi di adempimenti amministrativi, l’esecutivo provveda tempestivamente ad annullare il beauty contest e organizzare una gara.

 

LA PADANIA SI RIBELLA. COME FECE PAPEROPOLI

Tag: Bossi , imu , padania

Garibaldi disse "Obbedisco!". Sarà anche per questo che Bossi invita i cittadini del Nord alla disobbedienza civile, a non pagare l’Imu. Ma attenzione, non sarà una decisione presa a cuor leggero, frutto delle elucubrazioni di politici saggi e illuminati come Bossi, Calderoli, Castelli, Maroni, Borghezio. No, sarà molto di più, sarà un atto parlamentare.

Del parlamento Padano naturalmente. Lo annuncia la prima pagina della Padania di oggi. Grandioso, una rivolta ratificata da un parlamento. Un caso più unico che raro, anche se non mancano precedenti storici. Vorrei ricordarne qualcuno: nel 2000, il comune di Paperopoli rifiutò di riscuotere e versare alla regione Calisota l’imposta sui depositi di denaro. Qualcuno disse che dietro quel rifiuto ci fosse nientemeno che Paperon Dé Paperoni, ma si tratta solo di dicerie messe in giro dalla stampa ladrona, comunista, fascista e antifederalista. Come dimenticare, poi, la rivolta del villaggio dei Puffi contro l’asfissia statalista del tiranno Gargamella, che, tra l’altro, dicono alcuni deputati leghisti che conosco, assomiglia molto al ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca? C’è anche un precedente storico, quello di Asterix e Obelix, che, veri galli-celti-padani-protoleghisti, combatterono Roma Ladrona. Secondo gli storici padani, il loro limite fu che non riuscirono mai a farsi eleggere in parlamento e quindi non ottennero il potere necessario per affrancarsi davvero dall’oppressione.

Come dimostrano questi esempi, la Padania esiste, ha solide radici storiche, politiche, culturali. Ce lo spiega con parole chiare il deputato Buonanno: "La Padania? Certo che esiste, altrimenti non esisterebbe il Grana Padano. Perché il grana padano si chiama così e perché esiste il Gazzettino Padano? Se c'e' questa terminologia significa che la Padania esiste se la Rai che e' romanocentrica ha dato questo nome a una trasmissione significa qualcosa o no?. Senza la Padania l'Italia sarebbe già in Africa e poi non c'e' dubbio che la Padania ha un suo ceppo etnico che ha portato grande benessere a tutti. C’è anche un’identità gastronomica: ma lo vogliamo dire che in Padania si mangia bene? Al Sud si dimenticano di tutto il resto. Mangiano e basta". Più chiaro di così…

STORMFRONT BLACKLIST: ISCRIVETECI TUTTI!

La lista di Stormfront non è uno scherzo, né una boutade. E’ un segnale d’allarme da non prendere sotto gamba. Il neonazismo e' una gramigna che va estirpata dalla società italiana. Da alcuni anni si sono moltiplicati nelle città italiane episodi di violenza, di razzismo, di intolleranza provocati da organizzazioni politiche di estrema destra. Abbassare la guardia e' molto pericoloso. Quella lista fa orrore: sacerdoti, sindaci, magistrati e giornalisti. Tutti “delinquenti” perché aiutano gli immigrati. A stilare la lista nera sul web delle persone “odiate più degli stranieri”, c’ha pensato il forum neonazi di Stormfront, fondato dall’americano Don Black, già leader del Ku Klux Klan. Tra i nomi che spiccano  l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia e il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, la cui risposta è stata magnifica: “mi preoccupo degli stranieri e dei padovani nella mia città. Discriminando gli immigrati, non si fanno gli interessi degli italiani. Continuerò per la mia strada, non sono i forum neonazisti a fermare la mia azione”. Mi auguro che quanto prima il nome dell’autore che ha stilato la lista nera dei delinquenti venga fuori. Intanto, per parte nostra, continueremo come forza politica ad impegnarci affinché in Italia, quanto prima, sia approvata la legge sulla cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia.  E' una priorità per un paese civile, anche per favorire e accelerare gli  indispensabili processi di integrazione. E a quella vergognosa lista  nera rispondiamo così: iscriveteci tutti!

LA LEGA SALVA COSENTINO E PROTEGGE GOMORRA

La Lega torna alle origini? Caduto l’asse con Berlusconi è tornata la Lega di lotta, quella antisistema che si è affermata nel periodo di tangentopoli, quella che si batteva (a parole) contro la corruzione e il malaffare politico? Macché, non scherziamo. E’ sempre la solita ‘Lega Poltrona’. Ieri è stata determinante in giunta per le autorizzazioni nel rimandare il voto sulla richiesta d’arresto per Nicola Cosentino, accusato dalla procura di Napoli di essere il referente politico della camorra. La Lega ha salvato Cosentino e ha protetto Gomorra. Ieri, nella giunta per le Autorizzazioni, si è consumata una vergognosa e indecente pantomima che ha umiliato il Parlamento. Cosentino, d’accordo con Pdl, Lega e connessi ‘arbusti, ha presentato documenti inutili perché riferiti al precedente procedimento e irrilevanti perché non aggiungono elementi nuovi e tardivi. Depositati al solo scopo di prendere in giro la giunta. A quel punto il nostro rappresentante in giunta, Federico Palomba, ha perso le staffe, ha abbandonato il suo solito aplomb ed ha inveito contro questa mascalzonata politica. Era furibondo. Ancora una volta ci troviamo a dover denunciare l’ennesimo grave atto di discredito gettato sul parlamento, frutto di una fraudolenta commistione tra Lega, Pdl e ‘arbusti’ di quell’area. Il fatto grave è che si è manifestata la chiara la volontà politica di salvare un imputato accusato di gravissimi reati. Altro che legalità, altro che giustizia e lotta alle mafie, qui si è consumato l’ennesimo strappo istituzionale, l’ennesimo atto di arroganza di un potere marcio e malato che ormai è al crepuscolo, ma non se rende ancora conto. Siamo indignati e sconcertati dal comportamento di Lega e Pdl, che hanno siglato un patto scellerato per impedire la decisione e mettere le solite zeppe al corso della giustizia. Un fatto gravissimo, trattandosi di Camorra. Si dovrebbero vergognare, soprattutto i rappresentanti del Carroccio, che sono intransigenti solo a parole. Sarebbe interessante capire se lo hanno fatto per ricucire l’alleanza col Pdl,  se per interessi politici, se perché spaccati al proprio interno. In ogni caso lo hanno fatto e se ne devono assumere la responsabilità politica e morale.

E' ORA DI "SANTIFICARE" L'ICI

Tag: chiesa , Ici , imu , manovra , Monti

Girava una vignetta, qualche giorno fa, su facebook, l'avrete vista. Diceva più o meno così. "Io l'Ici non la devo pagare. Ho fatto il presepe e quindi è diventata luogo di culto". Suonerà beffarda a qualcuno ma mai vignetta fu più veritiera, perchè in effetti il meccanismo per l'esenzione Ici sui beni della Chiesa funziona proprio così: per richiedere l'esenzione dall'imposta basta che all'interno di un palazzo, adibito a qualunque uso, ci sia una cappella o uno spazio adibito al culto e l'esenzione è fatta. Non è un segreto più per nessuno che in molte proprietà della Chiesa vengono svolte attività commerciali. C'è il capitolo alberghi: la casa per ferie della Ancelle di Maria Immacolata ai Parioli, l'hotel Santa Brigida a piazza Farnese, l'Istituto di suore benedettine di Torre Argentina e Villa Maria delle suore salvadoriane: tutti a Roma, tutti hotel, qualcuno addirittura di charme, ospitano turisti e forestieri, non a titolo gratuito, ma non pagano l'Ici. Poi ci sono gli istituti scolastici religiosi, dalle materne alle superiori, istituti di grande prestigio, molto quotati e molto costosi. Fare il liceo nell'esclusivissimo istituto San Giuseppe de Merode a Roma, solo per fare un esempio, può arrivare a costare quasi diecimila euro all'anno. Poi ci sono le cliniche delle fede e i collegi universitari religiosi. L'elenco è lungo.Non amo le crociate, nè in un senso nè in un altro. Ritengo, però, che la questione Ici sulle proprietà della Chiesa debba essere affrontata con grande serietà e imparzialità, con quella stessa serietà con la quale gli italiani si accingono a pagare un prezzo altissimo per via di una manovra tutta tasse, a cominciare dalla casa per finire con la benzina, che non sono proprio beni di lusso. Noi ci abbiamo provato nella manovra a chiedere che le scuole e gli alberghi di proprietà della Chiesa, che svolgono attività commerciali, paghino l'Ici ma invano. Riconosco l'alto magistero della Chiesa e nutro profondo rispetto per lo straordinario lavoro che la questa svolge nei quartieri difficili di tante città italiane e nel mondo. Ma questo non ha nulla a che fare con quei luoghi dove si svolgono attività commerciali, che tali sono e tali restano. Molti, anche nel mondo cattolico, sono persuasi che sia giusto. Per questo, dico che  è ora di santificare l'Ici e sarebbe un segnale straordinario se partisse proprio dalla Chiesa la decisione a farlo

BUON NATALE

 Il clima natalizio porta inevitabilmente a riflessioni intime, ad un inizio di bilancio dell'anno che se ne va, portando con sé una delle pagine più negative della storia d'Italia. Sarà un Natale magro, per gran parte degli italiani che stanno tentando di fare in conti col clima di austerità, che pare doversi fare sempre più severo. Il mio pensiero, in questa vigilia di Natale, va ai lavoratori, ai pensionati, a tutti quei cittadini che saranno maggiormente penalizzati dalla manovra economica diventata legge proprio due giorni fa. Già, perché ci si è, sì, liberati dal soffocamento di un governo incapace e concentrato sui propri interessi, la cui stretta stava diventando così pesante che l'Italia, se le cose non fossero cambiate in fretta, avrebbe perso il respiro definitivamente, nel giro di pochi mesi, ma ci si trova ora a fare i conti con provvedimenti economici fortemente iniqui. E' la ragione, lo ribadisco, pur avendolo spiegato più volte, per cui abbiamo negato la fiducia al governo Monti, pur rimanendo lucidamente aperti ai futuri provvedimenti che esso sottoporrà all'esame del Parlamento, ma sempre fermi sui nostri principi di base, da cui non siamo disposti a scostarci solo per quella che alcuni definiscono responsabilità istituzionale e che in alcuni casi si ritorce brutalmente contro i cittadini. "Ci sono principi che non ammettono compromessi e per la cui pratica occorre essere pronti a sacrificare anche la vita". Lo diceva Gandhi ed io lo condivido in pieno. Per i nostri principi, per i nostri valori, siamo disposti a lottare a qualunque costo, lontani da logiche politiche di convenienza. E' questo il nostro credo. E' questo che mettiamo quest'anno sotto il vostro albero di Natale come, ritengo, il miglior modo per farvi gli auguri. Buon Natale.

IL MOSTRO DELLA CORRUZIONE DIVORA L'ITALIA

C'è un mostro nel nostro Paese, un mostro vorace che ogni anno distrugge decine di miliardi di euro. Li fa sparire dalla disponibilità di tutti i cittadini. Così le tasse aumentano, i servizi peggiorano, la qualità della vita diminuisce, il debito publico aumenta, gli investitori stranieri se ne vanno a gambe levate. E i cittadini pagano un conto salatissimo. Il mostro è la corruzione. L'intervista del presidente della Corte dei Conti Giampaolino è l'ennesimo allarme. Da anni la Corte dei Conti denuncia, inascoltata, la gravità della situazione. l'ultimo dato è impressionante: 60 miliardi di euro. A tanto ammonta la corruzione in Italia, manco fossimo una repubblica delle banane. E' un'eredità dei governi Berlusconi. Ricordate le leggi ad personam per depenalizzare il falso in bilancio? Bene, questo è il risultato. Basta alibi ora, la lotta alla corruzione e' una priorita' nazionale. Italia dei Valori ha presentato diverse proposte di legge sul falso in bilancio e su efficaci norme anticorruzione, ma nessuna e' stata discussa a causa dell'ostilita' del Pdl. Ora non ci sono più scuse. Se Monti vuole dare un segno di vera discontinuità col passato deve iniziare da qui. La corruzione e' un male di sistema e come tale deve essere affrontato. Servono misure strutturali per eliminare questo odioso e subdolo reato, che condanna l'Italia alla marginalita'. La fase 2 annunciata dal governo deve partire proprio dalla lotta alla corruzione, che brucia decine di miliardi ogni anno