luglio 2011

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TAGLIARE COSTI DELLA POLITICA E NON I DIRITTI DEI CITTADINI

La Casta ha detto no all’abolizione delle province ma noi non ci perdiamo d’animo e partiamo di nuovo all’attacco. Per colpa del riflesso “condizionato” della Casta si è persa una straordinaria occasione. Il messaggio al Paese è devastante: quando si tratta di rinunciare davvero ai privilegi, anche di fronte ad una manovra di 50 miliardi di euro, chiesti ai soliti noti, lavoratori dipendenti, famiglie e piccoli risparmiatori, non sa fare un passo indietro. Chi ha votato contro se ne assumerà le responsabilità davanti ai cittadini. Noi non ci arrendiamo e andiamo avanti perché siamo convinti, e gli italiani lo devono sapere, che un’altra finanziaria era possibile ed ancora oggi è possibile. Per questo, da qui fino all’approvazione della manovra finanziaria, ogni settimana, presenteremo una mozione per inchiodare il governo, proponendo precisi tagli ai costi della politica e delle inefficienze dello stato burocratico. Nelle nostre mozioni, che presenteremo ogni settimana, indichiamo un taglio preciso ai costi della politica e quale taglio invece non fare ai diritti dei cittadini.
1) Si parte con la mozione che chiede l'obbligo per i comuni con meno di 5mila abitanti di consorziare i servizi fondamentali. Si avrebbe un risparmio di 3 miliardi di euro che consentirebbe la cancellazione dei ticket, per cui si prevede un'entrata di 70 milioni, e il ripristino delle indicizzazioni delle pensioni, da 1,6 miliardi.
2) La seconda mozione riguarda la riduzione di auto e voli blu. Con i risparmi di 4 miliardi si sopprimerebbero i bolli per i depositi bancari.
3) La terza mozione e' sul blocco delle consulenze inutili e la soppressione degli enti inutili, per un risparmio di 2 miliardi da destinare all'eliminazione del turn over nel pubblico impiego e alla riduzione del numero degli insegnanti di sostegno.
4) Infine, una mozione e un ordine del giorno sull'eliminazione dei vitalizi parlamentari e il taglio dei rimborsi elettorali da 2 miliardi.
Noi sappiamo dove trovare i soldi senza prenderli dalle tasche dei cittadini e facciamo sul serio.

ANGELINO ALFANO, IL SEGRETARIO CLONE

Tag: alfano , Berlusconi , Pdl
 Voglio fare gli auguri al nuovo segretario del Pdl: Silvio Berlusconi. Pardon Angelino Alfano. Sapete com’è, a parte l’aspetto fisico, è difficile distinguerli. Ho ascoltato il suo intervento dal palco del Pdl e mi sembrava di riascoltare vecchi discorsi. Le stesse parole, gli stessi attacchi, le stesse identiche promesse. Le stesse del 1994. Alfano parla e la folla grida ‘Silvio Silvio Silvio’. Però…, c’è proprio aria di cambiamento e di rinnovamento nel centrodestra... Una notazione su tutte: la parola pronunciata più volte nel discorso politico d’insediamento di Alfano è stata ‘presidente’. Presidente Berlusconi naturalmente. Tutti sanno o capiscono che Alfano è una creatura di Berlusconi, ma rimarcarlo così platealmente è proprio stucchevole. Chissà che Silvio non abbia pensato di aver fatto uno sbaglio e di aver messo lì uno più berlusconiano di lui, fallendo così l’operazione di maquillage del suo partito. E’ difficile pensare che il nuovo corso possa essere migliore del precedente. Stiamo parlando di Angelino Alfano, quello del Lodo, quello che più di un ministro della Giustizia sembrava un avvocato di Berlusconi. Quello che vuole mettere i giudici sotto il controllo dell’esecutivo. Quello che quando parla pensi ‘ma è Ghedini?’, gli manca solo il ‘mavalààà’. Quello che se non ci fosse stato Berlusconi al governo non avrebbe mai fatto il Guardasigilli. Quello che…basta mettetecelo voi il resto. La nomina di Alfano (perché di nomina si tratta, nonostante l’acclamazione) è una mossa degna del miglior Gattopardo: tutto cambi per non cambiare nulla. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti nel Pdl, che pure avevano l’ambizione di ricoprire quell’incarico. E’, soprattutto, un chiaro segnale di debolezza, la dimostrazione che siamo ormai vicini alla fine di un ciclo. Ed è per questo motivo che sono felice per la sua nomina a segretario del Pdl.

GOVERNO, TUTTO CHIACCHIERE, AUTO E AEREI BLU

Il consiglio dei ministri si spacca e si divide. Non solo sui rifiuti, ma anche sui tagli ai costi della politica. Ma non parliamo di tagli mancati, noo, per carità. C’è stato solo un rinvio. Fanno sapere da palazzo Gigi, Chigi, pardon, che sara' istituita “una Commissione, guidata dal Presidente dell'Istat” per definire gli interventi. Il riferimento e' “alle prassi europee”. Lo ha riferito personalmente il Ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Nel frattempo, però, Berlusconi è riuscito in una sorta di miracolo: in periodo di crisi economica e di vacche magre per tutti, lui è riuscito nella moltiplicazione degli sprechi, dei voli di Stato, delle auto blu. Leggere per credere. In tempo di vacche magre e di crisi, di tagli, per gli altri ovviamente, e del rigore, il presidente del Consiglio si è fatto acquistare dagli italiani due super-elicotteri blu scelti dal premier in persona. Il primo è uno sfavillante Agusta – Westland Aw139, come riporta l’Espresso, con interni in pelle e optional hitech. Potente, silenzioso, che offre ai cinque passeggeri il top dell’accoglienza e del confort, dall’aria condizionata alle tv con gli schermi al plasma. Il secondo, è un vero e proprio fuoriserie dei cieli, con qualche poltrona in più per ospitare premier, staff e consiglieri. E ci fermiamo qui sugli ospiti per carità di Patria. Quanto costa lo scherzetto? 50 milioni di euro e per il conto passare nelle tasche degli italiani. Così come per i voli di Stato, gli aerei blu, che hanno comportato fino ad oggi una spesa di 100 milioni di euro, al netto delle spese per i carburanti, ricambi, manutenzione per un totale che supera i 60 milioni. Trasferte governative per un totale di quasi 8.500 ore di volo, come se ci fosse stato un aereo blu in volo notte e giorno, per un intero anno. Ma allora di quali tagli ai privilegi e costi della politica vanno parlando? Al netto delle belle parole, rimangono un mare di sprechi, i loro, e un mare di tagli, quelli ai cittadini. Italia dei Valori è pronta con le sue proposte. Dalla prossima settimana, quando la Camera discuterà il suo bilancio, presenteremo 4 ordini del giorno: abolizione dei vitalizi degli ex deputati; rilevazione delle presenze dei deputati in commissione ai fini del calcolo della diaria; abolizione di tutte le auto blu della Camera dei Deputati, con l'esclusione di quella in dotazione al presidente della Camera, Gianfranco Fini; pubblicazione da parte dei gruppi parlamentari dei rendiconti relativi ai contributi ottenuti dalla Camera.  Sui costi della politica questo governo ha mostrato ampliamente di non fare del serio. Nella manovra, infatti, sono sparite tutte le buone intenzioni. E ora hanno rimandato sine die. Per questo, cogliamo l'occasione per lanciare il guanto di sfida al ministro Tremonti, alla maggioranza e a tutto il Parlamento: vedremo sui costi della politica chi fa sul serio e chi no. 

LIBERIAMO LA RAI DA DELTA UNO, DUE E TRE

Carta canta, anzi, intercettazione canta. La realtà supera anche la fantasia più perversa. Anno 2005, una società, una sorta di setta segreta, la Delta, organizzatissima, con i suoi addetti prezzolati, che dominava, sudava, imbrattava, gestiva, premeva per imporre lo schema Raiset, che trama per pilotare l’informazione e mettere in campo la più grande opera di disinformazione che si sia mai vista. Dirigenti, giornalisti, direttori, pagati con i soldi dei contribuenti italiani, che hanno tradito palesemente i propri doveri aziendali, hanno violato e inquinato i piani industriali per favorire le televisioni e l’informazione del padrone.  Colpisce anche il linguaggio, crudo e irriverente degli attori di questa commedia assurda che arriva come un pugno nello stomaco, per lo scadimento culturale della nostra classe dirigente e svela un malcostume politico al di là di ogni ragionevole immaginazione. “Organizziamoci come Forza Italia, servono programmi che portano voti”. “Ci sono programmi e conduttori che fanno ridere i polli, non portano voti, non portano consenso, testate abbandonate a se stesse”. “Lui dà miliardi a gente che brinda quando perde”. “Si tratta di tre posti, Uno, Due, e Radio”. “Sono cocuzze i miliardi che la Rai mi versa”. “Impiccare, ringhiare, combattere, friggere i  traditori”. “La Rai così come è non serve a Berlusconi, perché averla senza averla?”. E infatti, come scrive oggi Merlo su La Repubblica, ogni volta che le notizie non vengono ammaestrate e manipolate alla bisogna, il dottore ringhia. E infatti, ogni volta che Eva Braun, alias Deborah Bergamini comanda, gli attendenti eseguono solerti, con buona pace dell’informazione. Anche la morte del Santo Padre, Giovanni Paolo II, è una “circostanza”  che arreca danno alle elezioni regionali del 2005. C’è chi, su ordini precisi, ha operato per danneggiare il servizio pubblico del Paese, arrecando un danno sia a chi nell’azienda lavora da decenni perseguendo il bene della Rai, e magari è stato allontanato o rimosso perché riottoso al comando, sia ai cittadini, contribuenti che pagano il canone che hanno pagato lo stipendio alla setta segreta che seguiva altri piani, non quelli dell’azienda pubblica che li pagava ma quelli di Mediaset, non quelli della buona e corretta informazione. Italia dei Valori promuoverà una class action a favore degli abbonati Rai, perché vengano risarciti dai danni anche a loro arrecati dalla questa sorta di setta segreta. Ma i dirigenti coinvolti vanno fermati. Ora, subito. Chi ha operato per danneggiare la Rai deve risponderne.

IL PARTITO DEI DISONESTI E DELLE LEGGI AD AZIENDAM

Il partito degli onesti, causa crisi economica, ha deciso di fare uno sconticino, ma proprio “ino”, a Silvio Berlusconi. Bastona gli italiani, con una manovra economica che, detto fuor di metafora, fa letteralmente schifo perché soffoca e stritola i ceti medi e i pensionati, ma regala l’ennesima autostrada d’oro al presidente del Consiglio. Eh si, eh già. Come può un pluri-mega-milionario, presidente del Consiglio, signore e padrone della tv, pubblica e privata, racimolare i soldi da versare a Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori, che guarda un po’ il caso arriverà a sentenza proprio alla fine della prossima settimana? Lo aveva detto chiaro e tondo il presidente del Consiglio meno di un mese fa: se mi condannano dove li trovo i soldi per pagare? Così, una manina, la stessa di ogni volta che ci prova a imbrogliare la democrazia, ha infilato tra le pieghe della manovra una disposizione che obbliga i giudici a sospendere le pronunce di condanna a cifre superiori ai 20 milioni di euro. Guarda un po’ il caso quello che serve alla Fininvest per non pagare subito i danni a  De Benedetti. La spiegazione che dalla maggioranza hanno sollevato è il doppio schiaffo in faccia ai cittadini, insultante a dir poco. Leggere per credere. “In un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole, si è ritenuto di contemperare il diritto del creditore e le ragioni del debitore quando le somme di denaro da corrispondere assumono dimensioni di rilevante entità”. Invece, per i poveri cristi nessuna pietà. Perché questa norma non è solo l’ennesima vergognosa, insultante, incostituzionale, vergognosa norma ad aziendam ma una norma contro gli italiani, offensiva, irriverente e insultante perché arriva proprio in quella manovra che è un concentrato assurdo di tasse occulte, che mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani, con l’aggravante che si tratta dei ceti medio-bassi.  Solo qualche esempio: niente rivalutazione per le pensioni di 1400 euro, che non sono proprio pensioni da nababbo, ticket sanitari da 10 euro, blocco degli stipendi e turnover, tassa sui depositi bancari per i piccoli risparmiatori. I tagli ai costi della politica sono solo per il futuro. Alla faccia del partito degli onesti. Sono disonesti politicamente e intellettualmente.

LA CASTA SALVA LE PROVINCE

117 capoluoghi di provincia per 110 province. Un apparato elefantiaco quasi inutile che costa 13 miliardi di euro ogni anno e che non ha senso mantenere in piedi. Però le province hanno una funzione fondamentale per la Casta: la loro esistenza permette ai politici di piazzare personale, di riciclare trombati, di dare stipendi ai maggiorenti locali. E tanto è bastato per salvarle. Ieri alla Camera si è compiuto un atto grave nei confronti dei cittadini. La nostra proposta di legge per l’abolizione delle province è stata bocciata, la Casta ha vinto. E non se ne vergogna. Nella campagna elettorale del 2008 tutti i partiti facevano a gara a chi avrebbe abolito prima le province se avesse vinto le elezioni. Bene, il voto di ieri ha dimostrato chiaramente chi mantiene le promesse e chi no. Alla camera si è materializzata in tutta la sua evidenza la maggioranza trasversale della Casta. I cittadini sono stati traditi e presi in giro. Due volte. La prima quando gli è stato fatto credere che le province sarebbero state abolite con qualunque governo (lo promisero entrambi i candidati, Berlusconi e  Veltrroni). La seconda ieri, quando pur di non votare l’abolizione delle province hanno definito la nostra proposta ‘demagogica’, ‘mediatica’ e amenità del genere. Quando abolirle le province allora? La politica deve avere la dignità ed il coraggio di tagliare i propri costi in questo momento di crisi economica che sta attanagliando l’Italia. I soldi risparmiati dall’abolizione delle province avrebbero potuto essere destinati ad interventi a favore dei cittadini ed avrebbero reso la manovra più leggera. E’ semplicemente vergognoso che si taglino le pensioni, si reintroducano i ticket e si inserisca una patrimoniale anche sui piccoli risparmiatori mentre le province rimangono in piedi. La Casta ha trasformato l’Italia in Spreco poli, ma noi siamo testardi, cocciuti, come dice Gian Antonio Stella oggi in prima pagina sul Corriere andremo avanti. Ogni settimana presenteremo una mozione per tagliare gli sprechi e, contestualmente, per sostenere la crescita ed eliminare, con i soldi risparmiati, i pesanti ed iniqui tagli della manovra di Tremonti.

VIENI AVANTI CRETINO

Siamo in laguna. Entrambi veneziani, il sottoscritto e il ministro Brunetta, familiari a gondole e canali. Per cui le baruffe chiozzotte di Goldoni fanno proprio al caso nostro. Ma lo stile è diverso, lontano anni luce. Dunque, il ministro Tremonti, durante la conferenza stampa del governo di presentazione della manovra economica, ha additato il collega Brunetta con il gentile epiteto “è un cretino”. Ha rincarato la dose il ministro del Lavoro Sacconi: ah, io non lo sto neanche a sentire. Fa anche un po’ di tenerezza il povero Brunetta che, non solito a mitezza, ha detto anche di non aver capito perché Tremonti gli avrebbe chiesto scusa e che forse si riferiva a qualche direttore di giornale. Dice di aver preso benissimo l’insulto, che il resto non lo tocca affatto. Questo siparietto, che entrambi i protagonisti hanno sminuito agli occhi di tutti, con tanto di pubbliche scuse e buffetto sulle guance finale, in realtà è molto più imbarazzante e pregno di significati di quanto non si voglia pensare o immaginare. La verità è che le divisioni all’interno della maggioranza sono lacerazioni insanabili, sono sull’orlo di una crisi di nervi, l’uno contro l’altro armati. Tremonti tiene i cordoni della borsa, fa il buono e il cattivo tempo, propina agli italiani e al paese una manovra lacrime e sangue, ammazza le famiglie, gli impiegati, i pensionati, gli alunni con handicap e i piccoli risparmiatori. Prima un balletto indecoroso di cifre: da 30 a 50 a 60. Poi, oggi, il ministro Tremonti rifila l’altro pacco. Si sarebbe accorto solo oggi che all’appello mancano 16 miliardi di euro, per raggiungere il pareggio di bilancio. E dove li va a pescare? Dalla riforma fiscale. Prima sono venuti a dirci che avrebbero abbassato le tasse ai cittadini e dio solo sa se hanno mentito. Ora, invece, è palese che ci sarà un ulteriore aumento di tasse con l’inevitabile aumento della pressione fiscale. Loro potranno pure insultarsi, darsi reciprocamente del cretino. Noi cretini non siamo ed è per questo che diciamo che prima vanno a casa meglio è per tutti.

PROVINCE, NOI NON CI ARRENDIAMO

             Italia dei Valori continuerà a lottare per l’abolizione delle province. Non abbiamo la minima intenzione di lasciar cadere la battaglia che fino a qui abbiamo condotto nelle aule parlamentari, ma, anzi, come già annunciato da Di Pietro, intendiamo rilanciarla fuori dai palazzi della politica, percorrendo ogni strada possibile.L’abolizione delle province non solo è una scelta politicamente ed eticamente doverosa, ma deve diventare ancora di più il simbolo di un nuovo patto tra politica e cittadini. Un patto con il quale una politica che non vuole essere ‘Casta’ immagina una nuova e diversa architettura dello Stato. Più snella, più moderna ed efficace proprio a partire da interventi, talora fatti anche con l’accetta, che mettano mano all’elefantiaco e pletorico sistema della rappresentanza politica. Lo strumento referendario sarebbe sicuramente il più efficace, ma si scontra, purtroppo, con il divieto, previsto dalla Costituzione, di referendum abrogativi di norme costituzionali. Per abolire le province, bisogna per forza modificare la Costituzione che le prevede. Ma non ci fermiamo di fronte a questo. Raccogliamo lo spirito che ha animato la vostra richiesta annunciando che inizieremo da subito la raccolta di firme su un disegno di legge di iniziativa popolare. E puntiamo a raccogliere ben più delle 50.000 firme previste come soglia minima. Sono convinto che, se questa battaglia non sarà - così come è stato per i recenti referendum - la battaglia di una sola forza politica, ma di un’intera società civile, dei mezzi d’informazione più sensibili e liberi e di quella cittadinanza attiva che ha segnato i momenti più  significativi della nostra vita politica recente, vinceremo. Tutti insieme.

RESPONSABILI SI', FESSI NO

Alla fine i nodi arrivano sempre al pettine. Odio fare la parte di quello che dice ‘ve l’avevo detto’, ma stavolta non posso farne a meno. E’ dal 2009 che insistiamo sulla necessità di interventi in campo economico, per risanare il debito e per stimolare la crescita. Per anni ci hanno detto che andava tutto bene, Berlusconi diffondeva ottimismo a piene mani. Si negava l’esistenza stessa della crisi. Ed oggi, invece, eccoci qua, tutti preoccupati per un possibile attacco speculativo dei mercati contro l’Italia. In questa situazione c’è una sola cosa da fare: mettere da parte il passato e costruire la via d’uscita più equa e bilanciata possibile. Per questo l’Italia dei Valori, con le altre opposizioni, è disponibile a dare il proprio contributo con responsabilità al miglioramento della manovra. La nostra disponibilità, però, non è una cambiale in bianco. Non è che per non indebolire ulteriormente un governo che all’estero è screditato dobbiamo far passare tutto ‘in cavalleria’.  Chiediamo alla maggioranza la nostra stessa serietà. Il confronto costruttivo ci potrà essere solo se il governo, come fa di solito, non si presenterà con un testo ‘blindato’ e darà la propria disponibilità a discutere la manovra nel merito e, su questo vogliamo essere molto chiari, se non ci saranno norme ‘ad personam’ o ‘ad aziendam’ infilate surrettiziamente. In questi giorni, ma anche in queste ore vista la gravità della situazione, gli inviti all’unità ed alla coesione nazionale sono continui. Come i paragoni con il 1992, quando l’Italia finì nella morsa speculativa e arrivò ad un passo dal baratro. Adesso la situazione è simile, ma non uguale, se non altro per l’introduzione dell’Euro. Vigileremo affinché non vi siano scippi ai danni dei cittadini e cercheremo di rendere più giusta possibile la manovra. Senza nessuna intenzione di fare sconti a questo governo inutile e dannoso. Gli impediremo di approfittare dell’emergenza economica per fare macelleria sociale o per votarsi le solite norme ad persona. Responsabili (e non come i Responsabili dell’omonimo movimento politico…) sì, fessi no.

UN MATTARELLUM CONTRO I “NOMINATI”

Dalle parole ai fatti. Perché, a parole, tutti sono stati capaci di dire che questa legge elettorale è un grandissima porcata perché disegna un parlamento di nominati dai capi-partito e non di eletti ma, nei fatti, nessuno fino ad oggi si era mosso concretamente. Tutti hanno detto che il porcellum è una legge truffa perché serve alla Casta, ai partiti, ai capipartito, ai segretari di partito, per fare il loro comodo e mandare in Parlamento peones, nani, ballerine e yesman, ma nessuno si era mosso fino ad oggi con determinazione e concretezza di atti formali. La via parlamentare rimane la strada maestra ma se il Parlamento, così come ormai appare ampiamente dimostrato e assodato, non si muove, ci penseranno i cittadini a riprendere, attraverso il referendum anti-porcellum, la strada della democrazia. Italia dei Valori sosterrà con convinzione e determinazione il referendum per il ritorno al Mattarellum perché vogliamo abolire una legge elettorale che ha portato alla vergogna di un parlamento di nominati, pieno di nani, ballerine e, con un pizzico di autocritica, di Scilipoti. Vogliamo restituire dignità alla politica, restituendo ai cittadini il potere di scelta che, dopo il referendum, potranno tornare a scegliere chi mandare in Parlamento a rappresentarli. In più, rispetto al sistema proporzionale, i cittadini sceglieranno anche quale coalizione far governare e con quale programma. Gli elettori devono sapere e, soprattutto, devono essere messi nelle condizioni, di sapere prima quale è il programma e chi è il candidato premier per scegliere con piena consapevolezza. Chiedere il voto al buio, lasciare che si decida tutto nelle segrete stanze del palazzo, è un’idea che abbiamo sempre contrastato. Noi ci impegniamo a realizzare una nuova legge elettorale, da approvare prima di andare al voto, perché a casa nostra questa si chiama democrazia!

OBAMA, RANE E PSICOLOGI: IL PARTITO DEGLI ONESTI

 Succede a Venezia: dopo l’arresto di cinque impiegati del settore urbanistica del Comune, gli altri impiegati dell’ufficio si sentivano stressati, spaesati, non riuscivano a lavorare. E così l’amministrazione comunale gli ha messo a disposizione il supporto di uno psicoterapeuta. Succede anche questo nell’Italia di oggi, che serva il supporto di specialisti per reggere l’urto psicologico derivante dall’arresto di colleghi. Una novità assoluta anche per il Paese in cui si danno consulenze ad esperti di rane. Sì. Esperti di batraci di cui, pare, la Regione Sicilia avesse assolutamente bisogno, tanto da creare una consulenza ad hoc. L’Italia, anzi, gli italiani scontano gli effetti di una crisi economica che brucia imprese, posti di lavoro, potere d’acquisto. Il Paese rischia un feroce attacco speculativo che metterebbe in ginocchio la nostra fragile economia. Ma la politica continua a rimanere una mecca, una gallina dalle uova d’oro per faccendieri senza arte né parte. Basti pensare, come scrive oggi Gian Antonio Stella  sul Corriere, che i nostri consiglieri regionali guadagnano più del governatore dello Stato di New York, il più pagato tra i governatori americani. E che dire del presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, che guadagna al lordo 34.416 euro più di Obama. Più del presidente degli Stati Uniti d’America. Ora, dico, non è che voglio mettere in discussione le capacità di Durnwalder, però c’è un limite a tutto. E’ anche una questione di dignità. Senza fare della facile demagogia, mi chiedo cosa possa pensare un trentenne brillantemente laureato che si barcamena tra lavoretti sottopagati quando legge degli acquisti folli e della vita extralusso di gente come Milanese e Papa? Sono i parlamentari del Pdl su cui pende una richiesta d’arresto. Ebbene, secondo me questo brillante trentenne, come ce ne sono tanti in Italia, penserà che sono dei farabutti che meritano la galera, che rubano lo stipendio e il futuro alle nuove generazioni. Ed ha ragione, se sono vere le accuse e quanto si legge in questi giorni sui giornali. Domani in giunta per le autorizzazioni si dovrebbe votare su Papa. Probabilmente la Casta lo salverà. Ma sarà l’ennesimo pessimo segnale che questa classe politica sconsiderata dà al Paese. Uno degli ultimi perché l’opinione pubblica e la società civile sono, per fortuna, molto più avanti dei politici che dovrebbero rappresentarli. Danno per scontato che siamo all’epilogo, grottesco e pecoreccio, di una fase politica e che sta per arrivare una nuova stagione. Non protestano in piazza perché avvertono che si arriverà alla fine per consunzione. Suggerisco al neo-segretario del Pdl Angelino Alfano (a proposito Angelino, quando ti dimetti da ministro della giustizia?) di invertire la rotta del suo partito e acconsentire alle richieste di arresto della magistratura per Papa e Milanese. Vuole o no fare il partito degli onesti? Bene, lo dimostri.

OBAMA, RANE E PSICOLOGI: IL PARTITO DEGLI ONESTI

 Succede a Venezia: dopo l’arresto di cinque impiegati del settore urbanistica del Comune, gli altri impiegati dell’ufficio si sentivano stressati, spaesati, non riuscivano a lavorare. E così l’amministrazione comunale gli ha messo a disposizione il supporto di uno psicoterapeuta. Succede anche questo nell’Italia di oggi, che serva il supporto di specialisti per reggere l’urto psicologico derivante dall’arresto di colleghi. Una novità assoluta anche per il Paese in cui si danno consulenze ad esperti di rane. Sì. Esperti di batraci di cui, pare, la Regione Sicilia avesse assolutamente bisogno, tanto da creare una consulenza ad hoc. L’Italia, anzi, gli italiani scontano gli effetti di una crisi economica che brucia imprese, posti di lavoro, potere d’acquisto. Il Paese rischia un feroce attacco speculativo che metterebbe in ginocchio la nostra fragile economia. Ma la politica continua a rimanere una mecca, una gallina dalle uova d’oro per faccendieri senza arte né parte. Basti pensare, come scrive oggi Gian Antonio Stella  sul Corriere, che i nostri consiglieri regionali guadagnano più del governatore dello Stato di New York, il più pagato tra i governatori americani. E che dire del presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, che guadagna al lordo 34.416 euro più di Obama. Più del presidente degli Stati Uniti d’America. Ora, dico, non è che voglio mettere in discussione le capacità di Durnwalder, però c’è un limite a tutto. E’ anche una questione di dignità. Senza fare della facile demagogia, mi chiedo cosa possa pensare un trentenne brillantemente laureato che si barcamena tra lavoretti sottopagati quando legge degli acquisti folli e della vita extralusso di gente come Milanese e Papa? Sono i parlamentari del Pdl su cui pende una richiesta d’arresto. Ebbene, secondo me questo brillante trentenne, come ce ne sono tanti in Italia, penserà che sono dei farabutti che meritano la galera, che rubano lo stipendio e il futuro alle nuove generazioni. Ed ha ragione, se sono vere le accuse e quanto si legge in questi giorni sui giornali. Domani in giunta per le autorizzazioni si dovrebbe votare su Papa. Probabilmente la Casta lo salverà. Ma sarà l’ennesimo pessimo segnale che questa classe politica sconsiderata dà al Paese. Uno degli ultimi perché l’opinione pubblica e la società civile sono, per fortuna, molto più avanti dei politici che dovrebbero rappresentarli. Danno per scontato che siamo all’epilogo, grottesco e pecoreccio, di una fase politica e che sta per arrivare una nuova stagione. Non protestano in piazza perché avvertono che si arriverà alla fine per consunzione. Suggerisco al neo-segretario del Pdl Angelino Alfano (a proposito Angelino, quando ti dimetti da ministro della giustizia?) di invertire la rotta del suo partito e acconsentire alle richieste di arresto della magistratura per Papa e Milanese. Vuole o no fare il partito degli onesti? Bene, lo dimostri.

GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI

Quelli del Governo sembrano gli ultimi giorni di Pompei. Mafia, corruzione, camorra, scandali e chi più ne ha ne metta. Non male per quello che doveva e dovrebbe essere il partito degli onesti. Nei momenti difficili di una nazione i grandi capi di Stato fanno sentire la loro voce. Roosevelt e Kennedy, lo fecero. Nei momenti e passaggi difficili della vita politica ed economica degli Stati Uniti, parlarono alla nazione rincuorando gli animi degli americani e rinsaldando l’unità nazionale. In Italia, no. Nel difficile passaggio che il nostro Paese sta vivendo, il presidente tace. Siamo senza guida, allo sbando. Di fatto, la guida del Paese, e aggiungo per fortuna, è nelle autorevoli mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Silvio Berlusconi tace da più di cinque giorni. Al presidente del Consiglio preoccupa più, anzi, ossessiona di più il pensiero di dover pagare De Benedetti dopo la sentenza del lodo Mondadori, che il rischio Grecia che incombe sul paese. Non solo. Il Governo e la maggioranza navigano in acque torbidissime ma tutti rimangono in sella con straordinaria faccia tosta. A cominciare dal ministro Giulio Tremonti che, al momento, non è indagato ma che certo in quanto a credibilità è messo male per via delle nubi nere e fosche che si addensano sulla sua testa. Per non parlare del ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, coinvolto in gravi fatti di mafia, il quale, con incredibile faccia tosta, dice chiaro e tondo: “Non me ne vado”. E che dire del presidente della provincia di Napoli, l’onorevole ancora in sella Luigi Cesaro, coinvolto nell’inchiesta di camorra per un giro di affari su vendita e cessione di terreni? E gli onorevoli Papa e Milanese? Italia dei Valori sta mostrando un grande senso di responsabilità visto il difficile momento che il Paese sta vivendo ma se pensano di farci fessi hanno capito male. Un momento dopo l’approvazione della manovra, chiederemo che venga fatta luce su tutto e che qualcuno vada a casa. A cominciare dal ministro Romano, nei confronti del quale abbiamo depositato oggi una mozione di sfiducia. Per continuare con Papa che il Pdl e la Lega vorrebbero furbescamente salvare, votando solo in Aula con il voto segreto. L’ho già detto e lo ripeto: responsabili sì, fessi no.

TITALIC, UNA MANOVRA DA MACELLERIA SOCIALE

Primi! Campioni del mondo! Alè. Alè un corno. Siamo campioni del mondo per la tassazione. L’Italia, da domani, sarà il paese in cui si pagano più tasse nel mondo. E non è un punto d’onore. La manovra che oggi verrà approvata è un disastro. Pura macelleria sociale e costerà ad ogni famiglia circa mille euro in più all’anno. Berlusconi aveva promesso di diminuire le tasse. Mai bugia fu più grande. Hanno fatto l’esatto contrario. Il taglio del 20% di tutte le detrazioni significa semplicemente più tasse. Per non parlare dei ticket, dei blocchi del contratto del pubblico impiego, dei tagli su sanità e pensioni. Non voglio dilungarmi in una sorta di cahier de doleances, ma riflettere con voi. Hanno preso il machete ed hanno dato un colpo netto e lineare, di fatto senza scegliere. Non hanno colpito le sacche di spreco, di privilegio e non hanno dato un indirizzo politico e sociale. Il risultato è una pessima manovra, iniqua, che colpisce tutti, soprattutto il ceto medio-basso e non risolve i problemi italiani. E’ la sintesi perfetta di tutti gli errori commessi negli ultimi venti anni di politiche economiche dissennate, in cui non è mai stata tagliata la spesa pubblica. Tagliare la spesa, con un progetto organico e razionale, non significa diminuire i servizi ai cittadini, anzi, significa rimettere in equilibrio i conti e dare maggiori garanzie. Noi pensiamo che una ricetta ci sia e vada applicata: riunire i piccoli comuni, come ha fatto la Germania, eliminare le province, dimezzare i parlamentari, intervenire per razionalizzare la spesa sanitaria. Forse non tutti sanno che ogni comune in Italia ha 7 società partecipate. Significa che accorpando i comuni di poche migliaia di abitanti, ridurremmo la spesa pubblica di alcuni miliardi di euro. E’ anche inammissibile che molti comuni piccolissimi abbiano ospedali, spesso fatiscenti, quando sarebbe molto più utile costruire poli ospedalieri comprensoriali. Ma questo è solo uno degli esempi. Questo governo ha fatto macelleria sociale senza pensare alle conseguenze. L’opposizione ha scelto un atteggiamento responsabile, ha garantito l’approvazione in tempi certi, per mettere l’Italia al riparo degli assalti speculativi. Questo non significa in alcun modo che condividiamo l’impostazione della manovra tremontiana, com’è chiaro da quanto fin qui scritto. In ogni caso da lunedì inizia una nuova fase politica, che sarà comunque molto difficile perché questa manovra non mette definitivamente l’Italia al riparo della speculazione internazionale. Per questo dovremo lavorare per ridare credibilità al Paese, fattore essenziale sulla scena internazionale. Anche nel 1992 affrontammo un periodo simile. E ne uscimmo a testa alta. Solo che allora al governo c’era Ciampi, oggi c’è Berlusconi. E non possiamo più permettercelo.  

LEGALITA’? PER LA LEGA VALE SOLO A PONTIDA

Li abbiamo inchiodati! Italia dei Valori li ha inchiodati! La Giunta per le autorizzazioni ha votato ieri sì all’arresto di Papa grazie a Italia dei Valori. La maggioranza, spaccata al suo interno così come la Lega, se ne era lavata le mani, rinunciando ad una proposta, nel tentativo disperato di sanare i suoi dissidi interni. Ma Italia dei Valori ha preso lo scettro del comando, presentando la sua proposta per l’arresto e con 10 sì la Giunta l’ha approvata. Abbiamo restituito dignità a questo Parlamento, umiliato e vilipeso da questo governo che salva la Casta, la sua Casta. Ora si va al voto dell’Aula, per il quale chiederemo il voto palese. Cercheranno con ogni mezzo di nascondersi dietro al voto segreto ma ci opporremo con ogni mezzo. Quello che stupisce di più in questa vicenda è l’atteggiamento della Lega che, in Padania predica in un modo e a Roma si comporta in un altro. Ieri, in Giunta infatti, i due deputati leghisti, hanno a sorpresa tradito quanto detto da Bossi, ovvero il sì all’arresto, lavandosene le mani e astenendosi sul voto di ieri in giunta. La Lega, dunque, ha tradito Bossi e la sua base, ha tradito quel concetto di legalità di cui si è riempita la bocca in tutti questi anni: per la Lega la legalità vale solo a Pontida. Ieri, abbiamo scoperto che la Lega non è guidata da Umberto Bossi, che meno di due giorni fa si era detto favorevole all’arresto, ma va al traino di Alfonso Papa. E il Pdl? Ha preferito togliere il disturbo, avanzando immotivate scuse di infrazione al regolamento, perché sapeva benissimo che sarebbe stata una Caporetto. Ora vedremo cosa accadrà il 20 luglio, giorno del voto dell’Aula sull’arresto di Papa. Vedremo come si comporterà il partito degli onesti invocato da Angelino Alfano.

MORTO UN “PAPA”… SI FA UN MINISTRO?

Dice un antico proverbio romano: morto un Papa… se ne fa un altro. Lapalissiano, è sempre stato così al soglio pontificio. Nel caso del nostro di Papa, però, il deputato del Pdl accusato di estorsione e concussione,  è forse il caso di dire che morto un Papa, se ne fa un altro… di ministro però, magari al Nord. Le giravolte di Umberto Bossi sul sì o no all’arresto sono più fitte di quelle di una ballerina di Degas. Venerdì pomeriggio, prima di salire sull’aereo di Berlusconi, il leader del Carroccio era stato chiaro. Papa? In galera. Dunque, sì all’arresto. Sabato notte, dopo un giro sul Canal grande, la prima giravolta. Nessuno deve essere messo in manette prima del processo. Dunque, no all’arresto, oplà. Ieri sera, in quel di Podenzano, l’ennesima giravolta disinvolta e disinibita. Voteremo sì all’arresto, i giudici hanno diritto di indagare su di noi. In meno di due giorni, tre versioni diverse e non di poco conto. Che succede nel Carroccio? Sono lacerati, presi da dubbi amletici? Nulla di nuovo sotto il cielo di Pontida. Che la legalità sia un concetto elastico che vale solo in Padania è ormai cosa nota. Ma guarda un po’ la fatalità, proprio mentre scrivo Silvio Berlusconi è al Quirinale per parlare di manovra, rilancio e sviluppo e, udite udite, rimpasto di governo. Si vocifera che ci sia in ballo una poltrona per Marco Reguzzoni al ministero per le Politiche Comunitarie, posto ancora vacante dopo la fuoriuscita di Ronchi. Che sia in atto, dunque, una sorta di contrattazione, tu mi dai un no per l’arresto a Papa io in cambio di do una bella nuova poltrona di ministro per la Lega?  A pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca, diceva qualcuno Vero o non vero, staremo a vedere. Certo è che la Lega sulla legalità inciampa da parecchio. Per non parlare della brama e sete di poltrone e potere, di cui ogni giorno è più assetata. Italia dei Valori no e mercoledì, quando l’Aula esaminerà il caso Papa, faremo la conta.

TOPO GIGIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA?

Frattini, Gelmini, Brunetta, e poi Carlo Nordio, magistrato, ma anche (scusate il veltronismo) Donato Bruno, Nitto Palma, Mantovano, Lupi, Bernini. E qualcun altro. Quasi una squadra di calcio a contendersi il posto di ministro della Giustizia. Sono i nomi che Berlusconi ha fatto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale non deve averla presa proprio benissimo. Ma in realtà erano tutti nomi di facciata, nessuno di questi è quello che ha davvero in mente il premier. Grazie alle nostre fonti a Palazzo Chigi, siamo in grado di rivelarvi l’identità del guardasigilli in pectore. Dopo lunghe ed approfondite verifiche tra i nomi papabili abbiamo individuato il profilo che corrisponde perfettamente al tipo di ministro che Berlusconi ha in mente. A Berlusconi serve un nome nuovo per la politica, ma popolare tra la gente. Uno dalla faccia pulita, che ispiri sicurezza e rassicuri i cittadini ma che dica cose intelligenti e con sicurezza. Basta con i vecchi e pedanti babbioni, la scelta migliore è quella di un volto capace di pescare consenso tra i giovani. Non è richiesta una grande competenza perché tanto a dettare la linea ci penseranno Ghedini e Berlusconi  (purtroppo siamo in democrazia e l’idea di bombardare le procure con i carri armati non è praticabile) e ad amplificare le dichiarazioni del neo-ministro ci penseranno gli organi di stampa compiacenti, cioè quasi tutti. Insomma, il nome è…ancora un po’ di suspence và…Avete indovinato? Vi do ancora un altro piccolo indizio: è già stato arruolato nello staff di Palazzo Chigi, per una memorabile campagna per le vaccinazioni contro l’influenza. Chi è? Ma Topo Gigio naturalmente. E’ lui il coniglio (pardon, il topo) nel cilindro che Berlusconi tirerà fuori al momento opportuno, cercando di superare le perplessità di Bossi, che avrebbe preferito Asterix. Eccoci qui, ancora a parlare di un governo sul quale ormai non si può fare alcun conto. Il nuovo segretario del Pdl Alfano ha più volte detto che si sarebbe presto dimesso per dedicarsi interamente al partito, ma non riescono a sostituirlo. Una girandola di nomi (molti impresentabili) per creare l’illusione che il governo esista ancora. Il punto è che l’Italia soffre una crisi di credibilità internazionale che la sta gravemente danneggiando. Questo governo è screditato non solo all’interno dei confini nazionali, tanto che tutti i sondaggisti rilevano un vantaggio del centrosinistra, ma anche e soprattutto all’estero. Questa crisi di credibilità impone che si vada al più presto al voto, per dare un governo affidabile all’Italia, che, nonostante Berlusconi, resta un grande paese.

I FORCONI DI RE UMBERTO A ROMA NON PUNGONO MAI

 Oggi Camera e Senato, in una sorta di assurda partita doppia sulla legalità, affrontano la questione Papa e Tedesco. “Voteremo sì ma lasciamo libertà di coscienza”. Questo è quanto ha deciso di non decidere la Lega su Papa, un fulgido e adamantino esempio di bizantinismo, degno della peggiore Dc. Come finirà? C’è chi dice due a zero per la Casta. Probabile. Probabile, anzi sicuro, il voto segreto dietro il quale la Casta si nasconderà e autocelebrerà in una sorta di auto-perpetuazione e conservazione di se stessa e dei suoi privilegi. In questa vicenda, si staglia in tutta la sua arroganza e incongruenza, il comportamento della Lega che in Padania sventola i cappi e a Roma salva gli accusati di gravi reati. Le Lega, in Padania, invoca i forconi, la secessione ma alla fine della fiera protegge la Casta. E’ già accaduto. Siamo di fronte ad un terribile dejavue. Nel 1993, Montecitorio fu chiamata ad esprimersi sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Nel segreto dell’urna, Bossi votò contro. Il trucchetto è nel voto segreto e Bossi lo sa bene. Nel 1993, salvò Craxi, poi prese un treno per la Padania dove andò a sventolare i cappi contro Roma ladrona. La Lega fustigatrice dei costumi corrotti, il baluardo della legalità, ormai è un pallido ricordo. Italia dei Valori voterà sì sul caso Papa. Chiederemo a tutto il Parlamento un sussulto di dignità. L’impunità non è solo uno dei privilegi più odiosi ed intollerabili ma umilia il Parlamento, il suo ruolo e quel senso di legalità che non può e non deve in nessun modo venir meno nelle istituzioni del Paese. Siamo già messi male. Berlusconi di nuovo indagato, stavolta per abuso d’ufficio per le indebite pressioni su Annozero. La manovra non ha convinto i mercato e la borsa crolla. Siamo allo sbando, senza un governo e una maggioranza. Non possiamo aspettare un minuto di più. Bisogna andare a votare e ogni partito si deve impegnare formalmente a non candidare condannati e a non dare incarichi di governo a persone sotto processo.

A MONTECITORIO E’ SCATTATA L’ORA LEGALE

 Io credo che ieri abbia vinto la legalità. Credo abbiano vinto i cittadini e abbia perso la Casta. Credo abbia vinto la giustizia, che potrà continuare a fare il suo corso. Credo abbia vinto la costituzione: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. La verità sarà stabilita nel processo. Ieri abbiamo fatto rispettare un principio imprescindibile: ci si difende nel processo e non dal processo. In questo senso, siamo ad un passaggio storico e se l’Aula ha potuto esprimersi in tal senso è merito di IDV che, con caparbietà e determinazione, ha portato l’Aula a confrontarsi e a discutere della questione.Su Papa la Camera ha preso la decisione giusta. La maggioranza dei deputati ha votato per la legalità. Il nostro appello di rendere riconoscibile il voto ha giocato un ruolo determinante, contribuendo ad impedire squallidi accordi sottobanco. La decisione di Idv di votare con l’indice sinistro per palesare il nostro sì è stato seguito da molti, Pd in testa e anche molti della Lega, Maroni compreso. Montecitorio ha dato oggi un segnale di trasparenza e di coerenza ed ha dimostrato che la Casta non e' imbattibile.Questa mattina, alla ripresa dei lavori dell’Aula, il Pdl ha denunciato una presunta irregolarità del voto di ieri su Papa. Ebbene, sono una colossale sciocchezza, una pretestuosa scusa per tentare di salvare la faccia e rabbonire il padrone, Berlusconi, infuriato. Non c’è stata alcuna violazione, ma la scelta, libera ed autonoma, di una parte dei parlamentari di seguire l’indicazione di Italia dei Valori di rendere riconoscibile il proprio voto. Una scelta di trasparenza che fa onore all’aula di Montecitorio. Quelli della maggioranza sono solo patetici tentativi per nascondere una verità di fondo: la maggioranza non c’è più, l’asse Pdl Lega scricchiola, anzi, è a pezzi. Il Governo Pdl- Lega non esiste più. Esiste, invece, il governo Pdl-Scilipoti che ha i giorni contati

TRE LEGGI PER UN PARLAMENTO PULITO

La questione morale in Italia è grande come una casa, anzi, come un palazzo, un condominio. Un parlamentare su dieci è sotto accusa, condannato o indagato. In tutto sono 84 e 49 sono del Pdl. Mi limito alla questione nazionale, senza analizzare quella siciliana, dove addirittura un rappresentante regionale su tra ha problemi con la giustizia. La politica ha superato i limiti della decenza, dell’arroganza, è così sfrontata da sentirsi Casta anche mentre tutto intorno al sistema di corruttela si disintegra. Il caso Papa ha, ce lo auguriamo, segnato una piccola inversione di tendenza, ma non è il caso di mostrarsi troppo ottimisti. Pensiamo che al governo, al ministero delle politiche agricole, c’è Saverio Romano, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per fatti di mafia. Qualche giorno fa, sollevando il problema, sono stato attaccato duramente dalla collega del Pdl Jole Santelli perché avevo detto che Romano era stato rinviato a giudizio, non che c’era una richiesta di rinvio a giudizio coatto. Una quisquilia tecnica sulla quale la Santelli ha cercato di montare una polemica francamente sciocca. La stessa di chi guarda il dito che indica la luna, per usare una metafora abusata. Contro Romano le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia, che è sacrosanta, ma per questa situazione generale è solo un palliativo. Serve una legge organica, e noi l’abbiamo presentata da tempo. Tre regole semplicissime per un ‘parlamento pulito’. Primo: chi è stato condannato in primo grado non può essere candidato. Secondo: nessun incarico di governo agli indagati. Terzo: gli imprenditori che hanno compiuto crimini contro la pubblica amministrazione non devono poter partecipare alle gare d’appalto. Chiediamo a tutte le forze politiche di sostenere questa proposta, perché la misura è colma e la politica ha bisogno di rinnovarsi per recuperare credibilità.

IL PEPERONCINO INDIGESTO DI RENATA

 “Sono il presidente della Regione e se ritengo di utilizzare un mezzo che velocemente mi consente di essere in due situazioni importanti per la mia Regione, e non gravo sul denaro pubblico, allora non devo spiegare nulla a nessuno. Non capisco perché debba spiegare: devo farlo solo se gravo sul denaro pubblico, e siccome non e' così, lo prenderò ancora. Se volete vi farò vedere tutti gli elicotteri che i presidenti di questa Regione hanno preso, con le spese, e anche altre voci''. Dunque ricapitoliamo. La signora che così parla è Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, che, due giorni, è volata con un elicottero grigio, con una banda rossa nel mezzo, a Rieti. Quale era la situazione importante cui non poteva mancare la presidente Polverini? La fiera del peperoncino. Era un elicottero privato? Lo ha pagato lei di tasca sua? Su questo la presidente non risponde. Preferisce sottolineare che così hanno fatto tutti i suoi predecessori, anzi minaccia addirittura di svelare il peggio del peggio compiuto da chi è venuto prima di lei alla guida della regione Lazio. Certo, un elicottero grigio, con una banda rossa nel mezzo, fa tanto pensare ad un mezzo delle forze armate, della protezione civile, o ad uno di quelli destinati alla pubblica sicurezza e alla salute dei cittadini. Il Capogruppo IDV alla regione Lazio, Vincenzo Maruccio, ha chiesto alla presidente di svelare il mistero. Chi ha pagato l’utilizzo dell’elicottero che ha portato la Polverini alla festa del peperoncino? La regione Lazio? I contribuenti italiani, in questo caso, laziali? O i contribuenti italiani tutti, trattandosi di mezzo delle forze armate? Attendiamo la verità, pronti a porgere mille scuse alla presidente Polverini, nel caso in cui dovesse dimostrare, carte alla mano, che davvero quell’elicottero per andare alla fiera dei peperoncino non è costato un euro alle casse dello Stato. Lasciando stare, per carità di patria, le minacce di schiaffoni al giornalista, cui forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa e togliamo pure il forse, per andare alla fiera del peperoncino a Rieti, che dista da Roma all’incirca un’ora, era proprio necessario utilizzare un elicottero? Il fatto che la presidente Polverini abbia preso quell’elicottero dopo aver partecipato ad un vertice di maggioranza sui costi della politica è quella che qualcuno ha definito ironia della sorte.

GOVERNO BALNEARE? VADANO AL MARE…

Non è tempo di governi balneari. E’ tempo, semmai, che questo governo vada in ferie. Definitivamente. Berlusconi potrebbe darsi alla bella vita come piace a lui in una delle sue innumerevoli ville, o in giro per i mari col suo yacht e liberare il Paese dalla sua ingombrante presenza politica. L’economia è in crisi, la situazione internazionale è delicata, le imprese chiudono e si bruciano ogni giorno migliaia di posti di lavoro. L’Italia ha bisogno di una guida sicura, non di un modesto maquillage che rimetterebbe in sella i soliti noti. Italia dei Valori, da quando è nata, ha sempre cercato di essere motrice di cambiamento, anche all’opposizione, condizionando, spesso positivamente, il Parlamento e le altre forze che non siedono in maggioranza. Non possiamo accettare compromessi al ribasso per sostituire Berlusconi con un suo emulo, con qualcuno che ne ha condiviso il percorso per vent’anni. Per questo rigettiamo l’ipotesi di governi guidati da esponenti che hanno fatto parte del governo Berlusconi. Non consegneremo l’Italia a chi ha vissuto di rendita per anni all’ombra del Cavaliere ed ora, solo ora, si rende conto della situazione nera in cui questo sciagurato governo ha precipitato il Paese. L’Italia, nonostante tutti questi anni di berlusconismo, è un grande Paese, ricco di energie e di risorse intellettuali. E’ il momento di un nuovo patto sociale tra politica e cittadini, fondato sulle regole e sul rispetto dell’interesse pubblico. Il soggetto politico protagonista di questo cambiamento non può essere certo un governo a guida Roberto Maroni, come proposto da Fini. Difficilmente il governo arriverà alla scadenza naturale del 2013, i segnali di disgregamento sono chiari ed evidenti già da un anno. Ogni voto alla Camera si trasforma in una possibile debacle per questa maggioranza che ormai non è più tale, né nel Paese e neanche più in Parlamento. Prima di affrontare il nodo delle alleanze, dei programmi, della leadership, però, è bene che la politica, tutta, affronti la questione morale grande come una casa che sta attraversando tutti i partiti. Non è possibile presentarsi ai cittadini come se nulla fosse accaduto. Bisogna restituire dignità e ed etica alla vita pubblica italiana. Per questo torno sull’argomento per dire che ripresenteremo le nostre proposte per un Parlamento pulito e cercheremo di farle arrivare alla discussione in Aula.  

NITTO PALMA, GIUSTIZIA (IN) AD PERSONAM

Il Quirinale aveva chiesto una candidatura di alto profilo per la successione di Alfano a via Arenula sulla poltrona di ministro della Giustizia. Berlusconi avrebbe scelto, secondo rumors sempre più concreti, Francesco Nitto Palma. Chi è il futuro probabile ministro della Giustizia? Il magistrato vicecapo di gabinetto nel ’94, quando Alfredo Bindi, ministro della Giustizia, tentò di fermare l’inchiesta di Tangentopoli con il famoso decreto “salva-ladri”, perché rivedeva i termini della custodia cautelare. Attualmente, è senatore Pdl, sottosegretario all’Interno e grande amico di Previti. Per lui, ed in onore della profonda amicizia, il probabile futuro ministro della Giustizia cercò di far approvare un emendamento che avrebbe congelato i processi di tutti i parlamentari, fino alla fine del mandato. Una sorta di lodo Alfano ante litteram, seppure minor. Sempre per Previti, amico di lunga data e solida corrispondenza, si prodigò per l’approvazione della legge Cirielli, ribattezzata salva Previti. Insomma, un curriculum vitae in perfetto blazer blu e cravatta regimental berlusconiano, precursore della difesa ad oltranza della Casta dalla giustizia e dal processo, difensore del diritto della Casta ad essere diversa davanti alla legge. Insomma, un ex pm da sempre alla corte di Silvio. L’uomo giusto, al posto giusto, con le inchieste giunte alla Camera e che travolgono parlamentari del Pdl, Alfonso Papa e Marco Milanese. L’uomo giusto, al posto giusto, con l’arrivo al Senato del processo lungo. E poi ancora, Mills, Mediaset, Mediatrade, Ruby. L’uomo giusto al posto giusto, nel momento giusto. Una candidatura di altro profilo. Appunto.

OMOFOBIA: IN AULA HA VINTO L’INCIVILTA’

Ieri in Parlamento ha vinto l'inciviltà. L'affossamento della legge contro le discriminazioni è stato un atto politico oscurantista e medievale che retrocede l'Italia all'ultimo posto in Europa. La politica era chiamata a dare una risposta forte al proliferare di aggressioni nei confronti degli omosessuali, ma ha risposto nel peggiore dei modi. Una proposta di legge che argini e prevenga la discriminazione e la violenza contro le persone omosessuali e transessuali era ed è un atto di civiltà e di progresso politico e sociale. La forza di una democrazia poggia proprio sul rispetto e sulla difesa che assicura alle minoranze e l'approvazione di una proposta di legge sull’omofobia avrebbe dato un segno netto della qualità della nostra democrazia e della nostra civiltà giuridica. Con l'insistente rifiuto di approvare un'efficace tutela contro l'omofobia e la transfobia, invece, il Parlamento è venuto meno al dovere fondamentale, di natura morale ancora prima che politica, di dare protezione a tutti i cittadini e di contribuire a realizzare un'uguaglianza sostanziale, che la nostra Costituzione ci impone. L'essere eterosessuali o omosessuali è una condizione della persona; non è un vizio, una malattia della quale ci si possa in qualche modo liberare. L'orientamento sessuale è una condizione ascritta all'uomo, che l'individuo non sceglie, non determina, ma che al massimo può decidere di manifestare o meno all'esterno, a volte con grande difficoltà e tra mille conflitti. Gli articoli 10 e 19 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabiliscono rispettivamente che l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale e ad adottare ogni provvedimento necessario per evitare il ripetersi di queste circostanze. E, ancora, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea vieta qualunque discriminazione fondata, tra le altre, sull'orientamento sessuale. Italia dei Valori ha votato contro tutte le pregiudiziali di costituzionalità perché introducevano una sorta di trattamento differenziato tra i reati commessi in ragione dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere della vittima rispetto ad altre situazioni ugualmente meritevoli di tutela. Qualcuno ha fatto addirittura l'esempio degli anziani o dei barboni, come persone che potrebbero essere ugualmente meritevoli di una tutela specifica. Ma come non si può vedere che il numero elevatissimo e sempre crescente di atti di omofobia e di transfobia richiedono che il legislatore provveda e con urgenza ad una tutela adeguata e mirata? La verità è che si voleva camuffare, dietro uno schermo apparentemente neutro e politicamente corretto delle argomentazioni giuridiche, nient'altro che un giudizio negativo sull'omosessualità. Italia dei Valori non molla: questa è una battaglia di civiltà, di libertà e di legalità. Ripresenteremo quanto prima una nuova proposta contro le discriminazioni sessuali e di genere.

CAPRE PAZZE DEL PDL GIOCANO AL RINVIO

Ieri le parti economiche e sociali di questo Paese hanno diramato una nota congiunta, chiedendo un patto per la crescita, una tratto di discontinuità forte nell'azione di chi governa. Un appello storico e drammatico allo stesso tempo, epocale, che non ha precedenti. Di fronte a tutto questo, noi riteniamo che il governo non possa e non debba continuare a trastullarsi , guardando l'ombelico delle proprie divisioni interne e rinviare ancora una volta un chiarimento urgente. Italia dei Valori, dunque, questa mattina, nell’aula di Montecitorio, si è fatta carico della richiesta delle parti sociali e ha chiesto al governo di venire in Parlamento, prima della pausa estiva, per annunciarci non le solite proposte demagogiche ma i provvedimenti legislativi e normativi concreti con i quali intende dare subito risposta. Non possiamo attendere oltre. La prima, ed inutile, risposta del centrodestra non si è fatta attendere. Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha detto di rinviare il confronto e l’esame di una proposta con le parti sociali ad ottobre, con tutta calma. Ebbene, nel recinto di capre pazze che, sempre più, appare essere il centro-destra,  la dichiarazione del presidente dei deputati del Pdl spicca in tutta la sua miopia. Qualcuno, dovrebbe spiegargli, e non solo a lui, che ad agosto i mercati finanziari non vanno in ferie e che se non si fa qualcosa prima della sospensione estiva si rischia che sia tardi per adottare quelle misure non rinunciabili e non rinviabili chieste oggi dalle parti sociali. Chi non capisce la straordinaria importanza e l'emergenza che oggi l'Italia vive ballando letteralmente sull'orlo del baratro è soltanto un irresponsabile. Non ci siamo fermati qui. Abbiamo chiesto, anche, al ministro dell'Economia Tremonti di venire in aula a spiegare all'Italia se quanto dichiarato da Milanese circa il pagamento della casa risponde a verità e, se risponde a verità, di portare in Parlamento le distinte dei prelievi settimanali dei mille euro al mese dal suo conto corrente perché i soldi non si materializzano dal nulla. Dimostri se e' un ministro dell'Economia onesto o un disonesto che non ha titolo per chiedere sacrifici agli italiani.