luglio 2011
TAGLIARE COSTI DELLA POLITICA E NON I DIRITTI DEI CITTADINI
La Casta ha detto no all’abolizione delle province ma noi non ci perdiamo d’animo e partiamo di nuovo all’attacco. Per colpa del riflesso “condizionato” della Casta si è persa una straordinaria occasione. Il messaggio al Paese è devastante: quando si tratta di rinunciare davvero ai privilegi, anche di fronte ad una manovra di 50 miliardi di euro, chiesti ai soliti noti, lavoratori dipendenti, famiglie e piccoli risparmiatori, non sa fare un passo indietro. Chi ha votato contro se ne assumerà le responsabilità davanti ai cittadini. Noi non ci arrendiamo e andiamo avanti perché siamo convinti, e gli italiani lo devono sapere, che un’altra finanziaria era possibile ed ancora oggi è possibile. Per questo, da qui fino all’approvazione della manovra finanziaria, ogni settimana, presenteremo una mozione per inchiodare il governo, proponendo precisi tagli ai costi della politica e delle inefficienze dello stato burocratico. Nelle nostre mozioni, che presenteremo ogni settimana, indichiamo un taglio preciso ai costi della politica e quale taglio invece non fare ai diritti dei cittadini.
1) Si parte con la mozione che chiede l'obbligo per i comuni con meno di 5mila abitanti di consorziare i servizi fondamentali. Si avrebbe un risparmio di 3 miliardi di euro che consentirebbe la cancellazione dei ticket, per cui si prevede un'entrata di 70 milioni, e il ripristino delle indicizzazioni delle pensioni, da 1,6 miliardi.
2) La seconda mozione riguarda la riduzione di auto e voli blu. Con i risparmi di 4 miliardi si sopprimerebbero i bolli per i depositi bancari.
3) La terza mozione e' sul blocco delle consulenze inutili e la soppressione degli enti inutili, per un risparmio di 2 miliardi da destinare all'eliminazione del turn over nel pubblico impiego e alla riduzione del numero degli insegnanti di sostegno.
4) Infine, una mozione e un ordine del giorno sull'eliminazione dei vitalizi parlamentari e il taglio dei rimborsi elettorali da 2 miliardi.
Noi sappiamo dove trovare i soldi senza prenderli dalle tasche dei cittadini e facciamo sul serio.



ANGELINO ALFANO, IL SEGRETARIO CLONE



GOVERNO, TUTTO CHIACCHIERE, AUTO E AEREI BLU



LIBERIAMO LA RAI DA DELTA UNO, DUE E TRE
Carta canta, anzi, intercettazione canta. La realtà supera anche la fantasia più perversa. Anno 2005, una società, una sorta di setta segreta, la Delta, organizzatissima, con i suoi addetti prezzolati, che dominava, sudava, imbrattava, gestiva, premeva per imporre lo schema Raiset, che trama per pilotare l’informazione e mettere in campo la più grande opera di disinformazione che si sia mai vista. Dirigenti, giornalisti, direttori, pagati con i soldi dei contribuenti italiani, che hanno tradito palesemente i propri doveri aziendali, hanno violato e inquinato i piani industriali per favorire le televisioni e l’informazione del padrone. Colpisce anche il linguaggio, crudo e irriverente degli attori di questa commedia assurda che arriva come un pugno nello stomaco, per lo scadimento culturale della nostra classe dirigente e svela un malcostume politico al di là di ogni ragionevole immaginazione. “Organizziamoci come Forza Italia, servono programmi che portano voti”. “Ci sono programmi e conduttori che fanno ridere i polli, non portano voti, non portano consenso, testate abbandonate a se stesse”. “Lui dà miliardi a gente che brinda quando perde”. “Si tratta di tre posti, Uno, Due, e Radio”. “Sono cocuzze i miliardi che la Rai mi versa”. “Impiccare, ringhiare, combattere, friggere i traditori”. “La Rai così come è non serve a Berlusconi, perché averla senza averla?”. E infatti, come scrive oggi Merlo su La Repubblica, ogni volta che le notizie non vengono ammaestrate e manipolate alla bisogna, il dottore ringhia. E infatti, ogni volta che Eva Braun, alias Deborah Bergamini comanda, gli attendenti eseguono solerti, con buona pace dell’informazione. Anche la morte del Santo Padre, Giovanni Paolo II, è una “circostanza” che arreca danno alle elezioni regionali del 2005. C’è chi, su ordini precisi, ha operato per danneggiare il servizio pubblico del Paese, arrecando un danno sia a chi nell’azienda lavora da decenni perseguendo il bene della Rai, e magari è stato allontanato o rimosso perché riottoso al comando, sia ai cittadini, contribuenti che pagano il canone che hanno pagato lo stipendio alla setta segreta che seguiva altri piani, non quelli dell’azienda pubblica che li pagava ma quelli di Mediaset, non quelli della buona e corretta informazione. Italia dei Valori promuoverà una class action a favore degli abbonati Rai, perché vengano risarciti dai danni anche a loro arrecati dalla questa sorta di setta segreta. Ma i dirigenti coinvolti vanno fermati. Ora, subito. Chi ha operato per danneggiare la Rai deve risponderne.



IL PARTITO DEI DISONESTI E DELLE LEGGI AD AZIENDAM
Il partito degli onesti, causa crisi economica, ha deciso di fare uno sconticino, ma proprio “ino”, a Silvio Berlusconi. Bastona gli italiani, con una manovra economica che, detto fuor di metafora, fa letteralmente schifo perché soffoca e stritola i ceti medi e i pensionati, ma regala l’ennesima autostrada d’oro al presidente del Consiglio. Eh si, eh già. Come può un pluri-mega-milionario, presidente del Consiglio, signore e padrone della tv, pubblica e privata, racimolare i soldi da versare a Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori, che guarda un po’ il caso arriverà a sentenza proprio alla fine della prossima settimana? Lo aveva detto chiaro e tondo il presidente del Consiglio meno di un mese fa: se mi condannano dove li trovo i soldi per pagare? Così, una manina, la stessa di ogni volta che ci prova a imbrogliare la democrazia, ha infilato tra le pieghe della manovra una disposizione che obbliga i giudici a sospendere le pronunce di condanna a cifre superiori ai 20 milioni di euro. Guarda un po’ il caso quello che serve alla Fininvest per non pagare subito i danni a De Benedetti. La spiegazione che dalla maggioranza hanno sollevato è il doppio schiaffo in faccia ai cittadini, insultante a dir poco. Leggere per credere. “In un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole, si è ritenuto di contemperare il diritto del creditore e le ragioni del debitore quando le somme di denaro da corrispondere assumono dimensioni di rilevante entità”. Invece, per i poveri cristi nessuna pietà. Perché questa norma non è solo l’ennesima vergognosa, insultante, incostituzionale, vergognosa norma ad aziendam ma una norma contro gli italiani, offensiva, irriverente e insultante perché arriva proprio in quella manovra che è un concentrato assurdo di tasse occulte, che mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani, con l’aggravante che si tratta dei ceti medio-bassi. Solo qualche esempio: niente rivalutazione per le pensioni di 1400 euro, che non sono proprio pensioni da nababbo, ticket sanitari da 10 euro, blocco degli stipendi e turnover, tassa sui depositi bancari per i piccoli risparmiatori. I tagli ai costi della politica sono solo per il futuro. Alla faccia del partito degli onesti. Sono disonesti politicamente e intellettualmente.



LA CASTA SALVA LE PROVINCE
117 capoluoghi di provincia per 110 province. Un apparato elefantiaco quasi inutile che costa 13 miliardi di euro ogni anno e che non ha senso mantenere in piedi. Però le province hanno una funzione fondamentale per la Casta: la loro esistenza permette ai politici di piazzare personale, di riciclare trombati, di dare stipendi ai maggiorenti locali. E tanto è bastato per salvarle. Ieri alla Camera si è compiuto un atto grave nei confronti dei cittadini. La nostra proposta di legge per l’abolizione delle province è stata bocciata, la Casta ha vinto. E non se ne vergogna. Nella campagna elettorale del 2008 tutti i partiti facevano a gara a chi avrebbe abolito prima le province se avesse vinto le elezioni. Bene, il voto di ieri ha dimostrato chiaramente chi mantiene le promesse e chi no. Alla camera si è materializzata in tutta la sua evidenza la maggioranza trasversale della Casta. I cittadini sono stati traditi e presi in giro. Due volte. La prima quando gli è stato fatto credere che le province sarebbero state abolite con qualunque governo (lo promisero entrambi i candidati, Berlusconi e Veltrroni). La seconda ieri, quando pur di non votare l’abolizione delle province hanno definito la nostra proposta ‘demagogica’, ‘mediatica’ e amenità del genere. Quando abolirle le province allora? La politica deve avere la dignità ed il coraggio di tagliare i propri costi in questo momento di crisi economica che sta attanagliando l’Italia. I soldi risparmiati dall’abolizione delle province avrebbero potuto essere destinati ad interventi a favore dei cittadini ed avrebbero reso la manovra più leggera. E’ semplicemente vergognoso che si taglino le pensioni, si reintroducano i ticket e si inserisca una patrimoniale anche sui piccoli risparmiatori mentre le province rimangono in piedi. La Casta ha trasformato l’Italia in Spreco poli, ma noi siamo testardi, cocciuti, come dice Gian Antonio Stella oggi in prima pagina sul Corriere andremo avanti. Ogni settimana presenteremo una mozione per tagliare gli sprechi e, contestualmente, per sostenere la crescita ed eliminare, con i soldi risparmiati, i pesanti ed iniqui tagli della manovra di Tremonti.



VIENI AVANTI CRETINO
Siamo in laguna. Entrambi veneziani, il sottoscritto e il ministro Brunetta, familiari a gondole e canali. Per cui le baruffe chiozzotte di Goldoni fanno proprio al caso nostro. Ma lo stile è diverso, lontano anni luce. Dunque, il ministro Tremonti, durante la conferenza stampa del governo di presentazione della manovra economica, ha additato il collega Brunetta con il gentile epiteto “è un cretino”. Ha rincarato la dose il ministro del Lavoro Sacconi: ah, io non lo sto neanche a sentire. Fa anche un po’ di tenerezza il povero Brunetta che, non solito a mitezza, ha detto anche di non aver capito perché Tremonti gli avrebbe chiesto scusa e che forse si riferiva a qualche direttore di giornale. Dice di aver preso benissimo l’insulto, che il resto non lo tocca affatto. Questo siparietto, che entrambi i protagonisti hanno sminuito agli occhi di tutti, con tanto di pubbliche scuse e buffetto sulle guance finale, in realtà è molto più imbarazzante e pregno di significati di quanto non si voglia pensare o immaginare. La verità è che le divisioni all’interno della maggioranza sono lacerazioni insanabili, sono sull’orlo di una crisi di nervi, l’uno contro l’altro armati. Tremonti tiene i cordoni della borsa, fa il buono e il cattivo tempo, propina agli italiani e al paese una manovra lacrime e sangue, ammazza le famiglie, gli impiegati, i pensionati, gli alunni con handicap e i piccoli risparmiatori. Prima un balletto indecoroso di cifre: da 30 a 50 a 60. Poi, oggi, il ministro Tremonti rifila l’altro pacco. Si sarebbe accorto solo oggi che all’appello mancano 16 miliardi di euro, per raggiungere il pareggio di bilancio. E dove li va a pescare? Dalla riforma fiscale. Prima sono venuti a dirci che avrebbero abbassato le tasse ai cittadini e dio solo sa se hanno mentito. Ora, invece, è palese che ci sarà un ulteriore aumento di tasse con l’inevitabile aumento della pressione fiscale. Loro potranno pure insultarsi, darsi reciprocamente del cretino. Noi cretini non siamo ed è per questo che diciamo che prima vanno a casa meglio è per tutti.



PROVINCE, NOI NON CI ARRENDIAMO




RESPONSABILI SI', FESSI NO




UN MATTARELLUM CONTRO I “NOMINATI”
Dalle parole ai fatti. Perché, a parole, tutti sono stati capaci di dire che questa legge elettorale è un grandissima porcata perché disegna un parlamento di nominati dai capi-partito e non di eletti ma, nei fatti, nessuno fino ad oggi si era mosso concretamente. Tutti hanno detto che il porcellum è una legge truffa perché serve alla Casta, ai partiti, ai capipartito, ai segretari di partito, per fare il loro comodo e mandare in Parlamento peones, nani, ballerine e yesman, ma nessuno si era mosso fino ad oggi con determinazione e concretezza di atti formali. La via parlamentare rimane la strada maestra ma se il Parlamento, così come ormai appare ampiamente dimostrato e assodato, non si muove, ci penseranno i cittadini a riprendere, attraverso il referendum anti-porcellum, la strada della democrazia. Italia dei Valori sosterrà con convinzione e determinazione il referendum per il ritorno al Mattarellum perché vogliamo abolire una legge elettorale che ha portato alla vergogna di un parlamento di nominati, pieno di nani, ballerine e, con un pizzico di autocritica, di Scilipoti. Vogliamo restituire dignità alla politica, restituendo ai cittadini il potere di scelta che, dopo il referendum, potranno tornare a scegliere chi mandare in Parlamento a rappresentarli. In più, rispetto al sistema proporzionale, i cittadini sceglieranno anche quale coalizione far governare e con quale programma. Gli elettori devono sapere e, soprattutto, devono essere messi nelle condizioni, di sapere prima quale è il programma e chi è il candidato premier per scegliere con piena consapevolezza. Chiedere il voto al buio, lasciare che si decida tutto nelle segrete stanze del palazzo, è un’idea che abbiamo sempre contrastato. Noi ci impegniamo a realizzare una nuova legge elettorale, da approvare prima di andare al voto, perché a casa nostra questa si chiama democrazia!



OBAMA, RANE E PSICOLOGI: IL PARTITO DEGLI ONESTI

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OBAMA, RANE E PSICOLOGI: IL PARTITO DEGLI ONESTI




GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI



TITALIC, UNA MANOVRA DA MACELLERIA SOCIALE
Primi! Campioni del mondo! Alè. Alè un corno. Siamo campioni del mondo per la tassazione. L’Italia, da domani, sarà il paese in cui si pagano più tasse nel mondo. E non è un punto d’onore. La manovra che oggi verrà approvata è un disastro. Pura macelleria sociale e costerà ad ogni famiglia circa mille euro in più all’anno. Berlusconi aveva promesso di diminuire le tasse. Mai bugia fu più grande. Hanno fatto l’esatto contrario. Il taglio del 20% di tutte le detrazioni significa semplicemente più tasse. Per non parlare dei ticket, dei blocchi del contratto del pubblico impiego, dei tagli su sanità e pensioni. Non voglio dilungarmi in una sorta di cahier de doleances, ma riflettere con voi. Hanno preso il machete ed hanno dato un colpo netto e lineare, di fatto senza scegliere. Non hanno colpito le sacche di spreco, di privilegio e non hanno dato un indirizzo politico e sociale. Il risultato è una pessima manovra, iniqua, che colpisce tutti, soprattutto il ceto medio-basso e non risolve i problemi italiani. E’ la sintesi perfetta di tutti gli errori commessi negli ultimi venti anni di politiche economiche dissennate, in cui non è mai stata tagliata la spesa pubblica. Tagliare la spesa, con un progetto organico e razionale, non significa diminuire i servizi ai cittadini, anzi, significa rimettere in equilibrio i conti e dare maggiori garanzie. Noi pensiamo che una ricetta ci sia e vada applicata: riunire i piccoli comuni, come ha fatto la Germania, eliminare le province, dimezzare i parlamentari, intervenire per razionalizzare la spesa sanitaria. Forse non tutti sanno che ogni comune in Italia ha 7 società partecipate. Significa che accorpando i comuni di poche migliaia di abitanti, ridurremmo la spesa pubblica di alcuni miliardi di euro. E’ anche inammissibile che molti comuni piccolissimi abbiano ospedali, spesso fatiscenti, quando sarebbe molto più utile costruire poli ospedalieri comprensoriali. Ma questo è solo uno degli esempi. Questo governo ha fatto macelleria sociale senza pensare alle conseguenze. L’opposizione ha scelto un atteggiamento responsabile, ha garantito l’approvazione in tempi certi, per mettere l’Italia al riparo degli assalti speculativi. Questo non significa in alcun modo che condividiamo l’impostazione della manovra tremontiana, com’è chiaro da quanto fin qui scritto. In ogni caso da lunedì inizia una nuova fase politica, che sarà comunque molto difficile perché questa manovra non mette definitivamente l’Italia al riparo della speculazione internazionale. Per questo dovremo lavorare per ridare credibilità al Paese, fattore essenziale sulla scena internazionale. Anche nel 1992 affrontammo un periodo simile. E ne uscimmo a testa alta. Solo che allora al governo c’era Ciampi, oggi c’è Berlusconi. E non possiamo più permettercelo.



LEGALITA’? PER LA LEGA VALE SOLO A PONTIDA
Li abbiamo inchiodati! Italia dei Valori li ha inchiodati! La Giunta per le autorizzazioni ha votato ieri sì all’arresto di Papa grazie a Italia dei Valori. La maggioranza, spaccata al suo interno così come la Lega, se ne era lavata le mani, rinunciando ad una proposta, nel tentativo disperato di sanare i suoi dissidi interni. Ma Italia dei Valori ha preso lo scettro del comando, presentando la sua proposta per l’arresto e con 10 sì la Giunta l’ha approvata. Abbiamo restituito dignità a questo Parlamento, umiliato e vilipeso da questo governo che salva la Casta, la sua Casta. Ora si va al voto dell’Aula, per il quale chiederemo il voto palese. Cercheranno con ogni mezzo di nascondersi dietro al voto segreto ma ci opporremo con ogni mezzo. Quello che stupisce di più in questa vicenda è l’atteggiamento della Lega che, in Padania predica in un modo e a Roma si comporta in un altro. Ieri, in Giunta infatti, i due deputati leghisti, hanno a sorpresa tradito quanto detto da Bossi, ovvero il sì all’arresto, lavandosene le mani e astenendosi sul voto di ieri in giunta. La Lega, dunque, ha tradito Bossi e la sua base, ha tradito quel concetto di legalità di cui si è riempita la bocca in tutti questi anni: per la Lega la legalità vale solo a Pontida. Ieri, abbiamo scoperto che la Lega non è guidata da Umberto Bossi, che meno di due giorni fa si era detto favorevole all’arresto, ma va al traino di Alfonso Papa. E il Pdl? Ha preferito togliere il disturbo, avanzando immotivate scuse di infrazione al regolamento, perché sapeva benissimo che sarebbe stata una Caporetto. Ora vedremo cosa accadrà il 20 luglio, giorno del voto dell’Aula sull’arresto di Papa. Vedremo come si comporterà il partito degli onesti invocato da Angelino Alfano.



MORTO UN “PAPA”… SI FA UN MINISTRO?




TOPO GIGIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA?




I FORCONI DI RE UMBERTO A ROMA NON PUNGONO MAI




A MONTECITORIO E’ SCATTATA L’ORA LEGALE




TRE LEGGI PER UN PARLAMENTO PULITO




IL PEPERONCINO INDIGESTO DI RENATA




GOVERNO BALNEARE? VADANO AL MARE…




NITTO PALMA, GIUSTIZIA (IN) AD PERSONAM




OMOFOBIA: IN AULA HA VINTO L’INCIVILTA’
Ieri in Parlamento ha vinto l'inciviltà. L'affossamento della legge contro le discriminazioni è stato un atto politico oscurantista e medievale che retrocede l'Italia all'ultimo posto in Europa. La politica era chiamata a dare una risposta forte al proliferare di aggressioni nei confronti degli omosessuali, ma ha risposto nel peggiore dei modi. Una proposta di legge che argini e prevenga la discriminazione e la violenza contro le persone omosessuali e transessuali era ed è un atto di civiltà e di progresso politico e sociale. La forza di una democrazia poggia proprio sul rispetto e sulla difesa che assicura alle minoranze e l'approvazione di una proposta di legge sull’omofobia avrebbe dato un segno netto della qualità della nostra democrazia e della nostra civiltà giuridica. Con l'insistente rifiuto di approvare un'efficace tutela contro l'omofobia e la transfobia, invece, il Parlamento è venuto meno al dovere fondamentale, di natura morale ancora prima che politica, di dare protezione a tutti i cittadini e di contribuire a realizzare un'uguaglianza sostanziale, che la nostra Costituzione ci impone. L'essere eterosessuali o omosessuali è una condizione della persona; non è un vizio, una malattia della quale ci si possa in qualche modo liberare. L'orientamento sessuale è una condizione ascritta all'uomo, che l'individuo non sceglie, non determina, ma che al massimo può decidere di manifestare o meno all'esterno, a volte con grande difficoltà e tra mille conflitti. Gli articoli 10 e 19 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabiliscono rispettivamente che l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale e ad adottare ogni provvedimento necessario per evitare il ripetersi di queste circostanze. E, ancora, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea vieta qualunque discriminazione fondata, tra le altre, sull'orientamento sessuale. Italia dei Valori ha votato contro tutte le pregiudiziali di costituzionalità perché introducevano una sorta di trattamento differenziato tra i reati commessi in ragione dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere della vittima rispetto ad altre situazioni ugualmente meritevoli di tutela. Qualcuno ha fatto addirittura l'esempio degli anziani o dei barboni, come persone che potrebbero essere ugualmente meritevoli di una tutela specifica. Ma come non si può vedere che il numero elevatissimo e sempre crescente di atti di omofobia e di transfobia richiedono che il legislatore provveda e con urgenza ad una tutela adeguata e mirata? La verità è che si voleva camuffare, dietro uno schermo apparentemente neutro e politicamente corretto delle argomentazioni giuridiche, nient'altro che un giudizio negativo sull'omosessualità. Italia dei Valori non molla: questa è una battaglia di civiltà, di libertà e di legalità. Ripresenteremo quanto prima una nuova proposta contro le discriminazioni sessuali e di genere.



CAPRE PAZZE DEL PDL GIOCANO AL RINVIO
Ieri le parti economiche e sociali di questo Paese hanno diramato una nota congiunta, chiedendo un patto per la crescita, una tratto di discontinuità forte nell'azione di chi governa. Un appello storico e drammatico allo stesso tempo, epocale, che non ha precedenti. Di fronte a tutto questo, noi riteniamo che il governo non possa e non debba continuare a trastullarsi , guardando l'ombelico delle proprie divisioni interne e rinviare ancora una volta un chiarimento urgente. Italia dei Valori, dunque, questa mattina, nell’aula di Montecitorio, si è fatta carico della richiesta delle parti sociali e ha chiesto al governo di venire in Parlamento, prima della pausa estiva, per annunciarci non le solite proposte demagogiche ma i provvedimenti legislativi e normativi concreti con i quali intende dare subito risposta. Non possiamo attendere oltre. La prima, ed inutile, risposta del centrodestra non si è fatta attendere. Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha detto di rinviare il confronto e l’esame di una proposta con le parti sociali ad ottobre, con tutta calma. Ebbene, nel recinto di capre pazze che, sempre più, appare essere il centro-destra, la dichiarazione del presidente dei deputati del Pdl spicca in tutta la sua miopia. Qualcuno, dovrebbe spiegargli, e non solo a lui, che ad agosto i mercati finanziari non vanno in ferie e che se non si fa qualcosa prima della sospensione estiva si rischia che sia tardi per adottare quelle misure non rinunciabili e non rinviabili chieste oggi dalle parti sociali. Chi non capisce la straordinaria importanza e l'emergenza che oggi l'Italia vive ballando letteralmente sull'orlo del baratro è soltanto un irresponsabile. Non ci siamo fermati qui. Abbiamo chiesto, anche, al ministro dell'Economia Tremonti di venire in aula a spiegare all'Italia se quanto dichiarato da Milanese circa il pagamento della casa risponde a verità e, se risponde a verità, di portare in Parlamento le distinte dei prelievi settimanali dei mille euro al mese dal suo conto corrente perché i soldi non si materializzano dal nulla. Dimostri se e' un ministro dell'Economia onesto o un disonesto che non ha titolo per chiedere sacrifici agli italiani.



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