RIPORTIAMO A CASA I NOSTRI SOLDATI

Luca SannaLuca SannaNon c’è spazio per il dubbio. La morte del giovane alpino Luca Sanna, la 36sima vittima dal 2004, e le gravi condizioni in cui versa il suo commilitone Luca Barisonzi, ci sbatte in faccia la verità in tutta la sua crudezza ma ci anche indica la via da seguire. Anche Luca, che quella realtà la conosceva bene, aveva capito che qualcosa era profondamente mutato rispetto alla sua prima missione: sentiva il pericolo e lo aveva raccontato alla sua famiglia. E’ nelle sue parole la verità e la ragione per la quale è tempo di venire via, è tempo che i nostri soldati tornino a casa. In Afghanistan c’è una guerra e, circostanza ancor più grave, c’è un cambio di strategia negli attacchi verso gli italiani. E’ una tecnica terribile, crudele ed inesorabile che sfrutta cinicamente la disponibilità, militare ma soprattutto umana, dei nostri soldati verso la popolazione e verso i compagni di avventura con la bandiera e la divisa afgana. Così è morto Luca, ingannato da un uomo vestito con l’uniforme dell’Esercito nazionale afgano che si era presentato agli italiani chiedendo aiuto per sistemare un’arma inceppata. E’ stato colpito a morte mentre il suo compagno rimaneva gravemente ferito e l’assalitore si dava alla fuga sulle colline. In un quadro così profondamente mutato, i nostri soldati non sono preparati né attrezzati ad affrontare la situazione ed una nuova velenosa e più sottile azione di guerra. Sarebbe ridicolo se non drammatico continuare a chiedere ai nostri soldati di svolgere il ruolo di costruttori di pace e di stabilità in un teatro di guerra. Per questo, sono incomprensibili le parole del ministro della Difesa, Ignazio La Russa che, ancora oggi, sostiene che la situazione è preoccupante ma non sfuggita di mano ed invece di valutare con profonda il ritiro dei nostri soldati, parla semplicemente di nuove idee e indirizzi per sollecitare le necessarie contromisure adeguate. Noi chiediamo il ritiro immediato dei nostro contingente perché in Afghanistan non vi è più una missione di pace. Torneremo se e quando ci saranno garanzie in tal senso. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Lo dice la nostra Costituzione. Per questo, mai come ora, l’unica strategia possibile è quella dell’immediato ritiro. E’ tempo di tornare a casa.

Commenti

NON VI ACCODATE AI    CRETINI  !Non si porta indietro NESSUNO.   Abbiamo fatto accordi INTERNAZIONALI  CHE DOBBIAMO RISPETTARE.    il  parlamento ha approvato.  FINITA LA DISCUSSIONE.Se non siamo d'accordo, facciamo una campagna d'informazione o quello che sia, ma, smettiamola di dire cretinate per confondere i cittadini.   
Mi meraviglio che un partito che voglia far parte del gruppo liberaldemocratico al Parlamento Europeo continui in politica estera a scegliere di stare col pacifismo senza se e senza ma dei partiti di sinistra.Le anime belle sono convinte che risparmiando i soldi sulla difesa, ritirando le truppe all'estero e sventolando le bandiere della pace, automaticamente si ottenga la pace, almeno nei Paesi che adottano tali politiche.Anche in Gran Bretagna c'era una forte componente che voleva fare la pace con Hitler, disponibile anch'esso in quanto interessato alla guerra con Stalin e in fondo ammiratore dell'impero inglese. Anche il famoso trasvolatore atlantico Lindberg era a a capo dei pacifisti che volevano far rimanere neutrali gli USA.Il risultato sarebbe che tutti i dittatori morirebbero di vecchiaia ricchissimi e osannanti dai fedelissimi. (nani, ballerine, escort, servi, corrotti...). Occorre invece che le democrazie abbiano i muscoli e la superiorità tecnologica e  militare rispetto alle dittature e che i cittadini siano disposti a combattere non solo all'estero nelle missioni autorizzate dalla Comunità internazionale, ma anche all'interno difendendo libertà e informazione contro le comunità di corrotti, servi e i distratti dalla propaganda di regime, che alimenta il consenso interno al satrapo di turno.
Non voglio offendere nessuno, e soprattutto le fagliglie, perché, so che se sono sul campo di battagli, non é per il loro piacere, ma quel lavoro gli permette di pagare il mutuo o l'auto nuova. Quindi tutte le mie compassioni e le mie condoglianze.Per quanto riguarda il resto, non ho nussuna considerazione, l'Italia di berlusconi sta continuando una guerra la nostra COSTITUZIONE Art. 11 - contro un Paese sovrano, e sappiamo benissimo che non é mai stata una missione di pace.Allora se gli Afghani distruggono in una sola operazione, anche multi kamikaze, senza toccare quella povera gente che sono i militari, allora diei che ci sta bene. Solo cosi, i cittadini si potrebbero ribellare e far rientrare il contingente dei militari Italiani, forser che gli altri seguiranno.
Caro Massimo,sono d'accordo con te, i nostri militari devono rientrare al più presto. La missione è diventata impossibile a causa degli errori degli americani che non hanno fatto gli investimenti in scuole, ospedali e abitazioni. La frittata è ormai fatta. La situazione non è recuperabile. I nostri ragazzi devono rientrare alla svelta. Essera là non ha più senso.Sono contro l'acquisto dei 130 aerei da caccia. Soldi buttati dalla finestra. Le nostre missioni di pace non richiedono quel tipo di velivoli. E' sufficente tenere i vacchi tornado che bastano ed avanzano. usiamo il denaro pubblico per le grandi priorità, Università e ricerca.
I veri interventi civili di pace non si fanno con le armi in pugno.Da anni esistono missioni di pace nel mondo portate avanti da gruppi di volontariato civile che hanno operato negli scenari più caldi senza clamore mediatico, ma con risultati tangibili. La pace non può essere mai imposta ma solo testimoniata. La presenza nel territorio di mediatori preparati può fare la differenza in situazioni di conflitto manifesto o latente. Può essere una sorpresa scoprire quante energie vive il nostro paese sappia offrire, quante persone disposte giocarsi in prima persona per dare un aiuto a chi ne ha bisogno.Questa strada oltre ad essere nei fatti più efficace nel tempo dell'intervento militare, è estremamente meno costosa economicamente. Le molte organizzazioni di volontariato che operano in questa logica sono risorse che la politica italiana non sa (o non vuole) valorizzare.La pace va creata favorendo i processi spontanei di crescita democratica nel loro nascere e non ignorandoli, salvo poi intervenire militarmente quando oramai è troppo tardi.Maurizio