Taggati con: Napolitano

NAPOLITANO UNICO E ULTIMO ARGINE

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Con l’approvazione definitiva della legge sul legittimo impedimento, abbiamo assistito all’ennesima sciagura istituzionale. La maggioranza ha approvato un’altra legge illegale ancor più che incostituzionale. Questo provvedimento è l’ennesimo schiaffo alla Corte Costituzionale che, con precise motivazioni, nemmeno due mesi fa, ha sonoramente bocciato il Lodo Alfano che aveva sostanzialmente gli stessi effetti: istituire uno scudo per impedire che Berlusconi e i suoi ministri venissero processati. Un Lodo Alfano Bis, insomma, con valenza temporanea. L’Italia dei Valori continuerà a dare battaglia. Proseguiremo con l’opposizione dura e decisa, in tutti i modi e con tutti i mezzi a nostra disposizione, a cominciare dalla piazza di sabato a Roma. Per il resto rimane solo un altro passaggio decisivo: la firma di Napolitano. Non voglio tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, ma davvero, dal profondo del cuore, mi domando: in questo paese, dove ormai tutte le istituzioni e gli organi di garanzia sono stati delegittimati e travolti dal presidente del Consiglio, chi altri, se non Napolitano, può restare a difendere e tutelare i valori della Costituzione? Mi rendo conto che i poteri del presidente della Repubblica sono parziali e limitati. Che Napolitano è una sorta di Davide con la sua fionda contro un Berlusconi, Golia, violento e spregiudicato. Ma, quando in un paese c’è un governo che viola le leggi e le istituzioni, che approva norme incostituzionali, deve pur esserci qualcuno che si alza e dice: “Questo è troppo”. Bisogna tenere presente che un rifiuto, una bocciatura proveniente dal presidente della Repubblica avrebbero un valore istituzionale altissimo. In questi anni di governi Berlusconi tante sono le leggi che non sono state controfirmate dai presidenti della Repubblica. Ogni loro rifiuto è sempre stato un atto tutt’altro che formale, che ha creato diversi problemi politici alle maggioranze che in quel momento erano in Parlamento, tanto che nessuna di esse ha mai potuto esimersi dal cambiare la propria rotta. Io credo che questo sia il momento in cui Napolitano è chiamato ad una scelta decisiva. Credo debba affrontare anche il rischio di restare travolto dalla macchina da guerra berlusconiana, tenendo ben presente che la fionda di cui egli dispone è un’arma minuta ma formidabile. Spero che questa volta si comporti diversamente da quanto fece in Campania in occasione dell’approvazione dello scudo fiscale (guarda il video), quando disse ad un cittadino: “Se io non firmo oggi il Parlamento approva un’altra volta quella legge e io sono obbligato a controfirmarla”. Ci rendiamo conto che chiediamo a Napolitano di andare a un confronto durissimo, ma il Presidente della Repubblica non può ignorare il fatto che i valori costituzionali non sono comprimibili o negoziabili e il suo ruolo gli impone di difenderli a qualunque costo. Ora abdicare significherebbe cedere alle prospettive di conflitti e tensioni sociali, piegarsi al degrado di un confronto civile e politico. Napolitano è l'ultimo ed unico argine alle tentazioni antidemocratiche e autoritariste di questo Governo.
 

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GOVERNO EVERSIVO OPPOSIZIONE RESTI UNITA

 

Di questa squallida vicenda delle liste del Pdl e dell’ancor più squallido epilogo rappresentato dal decreto salva liste del governo, ho già avuto modo di dire, su questo blog, tutto quello che penso, incluse le responsabilità del Presidente della Repubblica, sulle quali la mia opinione non è mutata di un millimetro. A questo punto, tuttavia, la vicenda diventa tutta politica. Vi è un governo e una maggioranza che, per colpa della propria incompetenza, di un diffuso senso di impunità, di una logica più di potere che di governo, non è stato nemmeno capace di presentare le proprie liste elettorali e che per rimediare a questo disastro, ha dovuto togliere un altro pezzo di libertà in questo paese, un altro pezzo di democrazia, mostrando, attraverso il decreto salva-liste tutto il proprio arrogante autoritarismo. Ma quanto più in un paese si stringe il giogo di un potere ormai allo sbando, tanto più cresce la reazione e l’insofferenza dei cittadini. Non servono sondaggi, oggi, per capire che milioni d’italiani stanno prendendo le distanze da un governo che ha voluto una campagna elettorale surreale: una campagna con liste taroccate, con la politica censurata in televisione e con l’intera informazione televisiva affidata a quelli che ormai sono soltanto telegiornali di regime. L’insofferenza che monta nel paese è un’occasione che questa volta l’opposizione non può lasciarsi sfuggire, come accadrebbe se ci facessimo trovare divisi, in polemica tra di noi e non uniti, nelle parole, negli slogan, in Parlamento e nelle piazze, per chiamare all’appello gli italiani che ancora non vogliono chinare la testa.

Per questo credo sia giunto il momento di mettere da parte le polemiche su Napolitano. Tanto ormai in Italia tutti, politici e cittadini, se hanno voluto, hanno capito e si sono fatti un’idea sui ruoli e sulle responsabilità. Ma non c’è dubbio che la responsabilità è prima di tutto del governo, di questa sua matrice eversiva che sempre lo accompagna e che, come un fiume carsico, ogni tanto affiora. Questo è l’avversario di oggi e, se saremo uniti, sono certo che gli italiani già alle urne il prossimo 28 e 29 Marzo alle urne, questa volta daranno un segnale forte. Il berlusconismo è finito e quelli che abbiamo davanti sono solo i suoi ultimi, ma non per questo meno importanti, colpi di coda.

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ELEZIONI FARSA. RIBELLIAMOCI

 

Ma a che punto siamo arrivati? Ieri sera stentavo a credere a quanto stava accadendo. Un governo golpista che si riunisce notte tempo per varare un decreto legge di natura sostanzialmente eversiva per riscrivere le regole elettorali a campagna già avviata. Pochi minuti dopo parte l'edizione serale del TG1 e sbigottito ascolto il commentatore spiegare agli italiani che finalmente il governo sta facendo un 'decreto interpretativo' per mettere mano al caos delle norme che regolano il deposito delle liste. Non norme nuove, si appresta a spiegare il commentatore, ma utili e opportune interpretazioni di quelle esistenti. Nel sentire queste farneticamenti parole guardo negli occhi mia moglie, lei guarda me e mi dice: “Come siamo potuti arrivare fino a questo punto!”. Non passa nemmeno un'ora dalla fine del consiglio dei ministri e già il presidente Napolitano controfirma un decreto che avrebbe creato problemi di coscienza al Governo Ceaucescu e questa mattina addirittura molti giornali riportano la notizia che la presidenza della Repubblica avrebbe preso attivamente parte alla stesura di quel testo.

Da tempo avevo maturato il pensiero che Napolitano fosse soltanto la persona sbagliata nel momento sbagliato, un brav'uomo invischiato in un gioco più grande di lui. Oggi non lo penso più. Quanto ha fatto ieri Napolitano mi ricorda il comportamento di Vittorio Emanuele III quando Mussolini ordinò la marcia su Roma. Poteva fermarlo, scelse di chinare la testa. Ieri, Napolitano poteva, anzi, doveva non firmare quel decreto, ma ha scelto di chinare la testa. Speriamo non finisca come nel 1922. Per questo potremmo anche chiedere l'impeachment del presidente Napolitano perchè quello accaduto ieri travalica ruoli e funzioni della presidenza della Repubblica. Cosa fare a questo punto?. Le elezioni in Lazio e in Lombardia sono elezioni illegali, fuori legge. Sicuramente serve una grande mobilitazione popolare. Tutte le opposizioni unite in piazza assieme all'Italia che, a differenza di Napolitano, non china la testa. Ma temo non basti, già mi vedo l'edizione del TG1 di quel giorno e il commento ci dirà che alcuni comunisti facinorosi sono scesi in piazza per protestare perchè sono le forze del 'male e dell'invidia'. Ci vuole qualcosa di più forte sul piano istituzionale e di più esclatante. Nei prossimi giorni dovremmo rifletterci con attenzione, la scelta è di vitale importanza. Ma credo che dovremmo considerare anche l'ipotesi che il centrosinistra non partecipi più alle elezioni in Lombardia e nel Lazio, tanto ormai sono elezioni farsa realizzate calpestando ogni ogni principio di legalità e di democrazia.

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SU NAPOLITANO LE VERITA' NASCOSTE

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Tra ieri ed oggi si è avuta riprova che i media  italiani non sono al servizio della corretta informazione. I lettori dei quotidiani e i telespettatori dei tg nazionali, si sono trovati di fronte a una sorta di paradosso.  Giornali e tv hanno, infatti, dato ampio risalto alla risposta che il presidente Napolitano ha voluto inviare alla mia lettera aperta, in cui dissentivo sul messaggio mandato dal Capo dello Stato ai familiari di Craxi, senza, però, riportare una sola parola della stessa. Lettori e spettatori, in pratica, non sono stati messi in grado di formarsi una propria opinione.La verità è sempre la stessa: l’Italia dei Valori dà fastidio a tutti indistintamente. Non importa se moltissimi italiani la pensano come noi. L’informazione continua a incasellarci in vecchi cliché, a descriverci come esagitati, esaltati, come quelli che dicono sempre no e che insultano il capo dello Stato. La lettera che io ho mandato a al presidente della Repubblica era, forse, inenarrabile, perché troppo in contrasto con tale modello di partito. Era, infatti, un insieme di riflessioni, spunti culturali e valutazioni economiche e politiche, ben lontani da insulti e contestazioni. Su questo blog è stata pubblicata la mia lettera e la risposta di Napolitano.Ora guardate il video e traete voi le libere conclusioni.

RINGRAZIO MA CONFERMO DISSENSO

Oggi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto alla mia lettera aperta pubblicata su questo blog. Questa è la risposta del presidente della Repubblica:

"Ho letto la sua lettera e prendo atto del totale dissenso da lei liberamente espresso. Desidero solo farle presente - avendo lei voluto contestare anche il mio riferimento a una sentenza della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (che lei confonde con la Corte di Giustizia europea, che e' cosa diversa) - che ho l'abitudine di documentarmi e di fare affermazioni precise.

Lei  non ha evidentemente letto la sentenza a cui mi riferisco, che sul punto da me indicato così recita: 'Non e' possibile ritenere che il ricorrente abbia beneficiato di un'occasione adeguata e sufficiente per contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della sua condanna'".

Ringrazio sentitamente il presidente della Repubblica per l’attenzione e la sensibilità che ha avuto nel rispondere alla mia lettera. Prendo atto delle sue precisazioni in punto di diritto che, però, lasciano immutato il significato politico del mio dissenso.

Detto questo, e ad onore del vero, ritengo opportuno linkarvi il testo tradotto in italiano della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo,  dalla cui lettura potrete trarre le vostre considerazioni e che comunque stabilisce due cose:

1) Di tutti i processi, con relative condanne ricevute da Craxi, solo in uno di questi la Corte Europea rinviene violazioni dei principi dell'equo processo.

2) Anche con riferimento a questa sentenza accoglie un'unica doglianza della difesa di Craxi e cioè di non aver potuto controinterrogare i testimoni o coimputati che hanno accusato Craxi. La Corte, tuttavia, riconosce che ciò avvenne nel pieno rispetto della legge italiana allora vigente, correttamente applicata dai giudici.

A voi ogni giudizio.

DIRITTO UCCISO, CALPESTATO E UMILIATO

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 I senatori di Italia dei Valori hanno occupato ieri l’Aula di Palazzo Madama. Hanno trascorso la notte lì, a presidio della democrazia, mentre il governo e la maggioranza stanno facendo scempio della legalità. Ai colleghi senatori va tutta la mia solidarietà e stima. Quando la legge sul processo breve, approvata oggi al Senato, l’ennesima vergognosa legge ad libertatem suam, ovvero del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, arriverà alla Camera metteremo in atto altrettante coraggiose forme di resistenza democratica. La nostra è un’azione di resistenza istituzionale nei confronti di una legge eversiva con la quale l’attuale maggioranza vuole infliggere, per gli interessi esclusivi del presidente del Consiglio, il colpo mortale alla giustizia, alla cultura della legalità e allo stato di diritto.Siamo di fronte a uno dei peggiori provvedimenti della Repubblica italiana, la diciannovesima legge ad personam in sedici anni. Se questo ddl diventerà legge la maggioranza ed il Governo, per sistemare i processi del re, farà un favore a tutti quei criminali, mafiosi in testa, che attendono con trepidazione. E’ una legge profondamente incostituzionale, tutta concepita nelle segrete stanze di Arcore, dall’avvocato del premier Ghedini.Il Governo e la maggioranza mentono spudoratamente quando, per lavarsi le coscienze, spacciano questo scempio del diritto per riforma della giustizia e affermano che finalmente verrà fissata la ragionevole durata dei processi. Sono ben altre le leggi da fare ed approvare per far ripartire la macchina della giustizia, a cominciare da fondi e risorse adeguate. La verità è che, nascondendosi dietro l’Europa e le direttive internazionali, il governo antepone agli interessi di un paese intero quelli di un uomo solo. La norma sul processo breve cancellerà, con un colpo solo, il processo Mills, che vede Berlusconi accusato di corruzione, e il processo Mediaset, che lo vede accusato di frode fiscale e metterà la parola fine a 100 mila processi, e farà tornare tranquillamente all’opera migliaia di criminali, delinquenti e mafiosi, aiutando di fatto coloro che hanno commesso reati, mentre decine di migliaia di vittime subiranno l’onta di uno stato che le umilierà per la seconda volta.Siamo di fronte a qualcosa di ben peggiore dell’indulto approvato nella scorsa legislatura, nonostante il voto contrario di Italia dei Valori. Il ddl sul processo breve è un’amnistia mascherata, un condono tombale sui processi del premier e su quelli di migliaia di criminali che torneranno a delinquere, celebrando la morte del diritto. Chi, come il senatore Maurizio Gasparri, oggi nell’Aula di Palazzo Madama, rivendica con orgoglio l’approvazione di questa norma, definendola un voto per la verità e la giustizia, ha ucciso, calpestato e umiliato il diritto. Alla Camera, metteremo in atto ogni forma di resistenza possibile, augurandoci che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, estremo garante della Costituzione, non firmi mai questo scempio.  

CARO PRESIDENTE STAVOLTA DISSENTO

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Pubblico il testo della lettera che ho inviato oggi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

***


Caro Presidente,

rispettosamente, ma totalmente, dissento dal contenuto della lettera da Lei inviata ai familiari dell’on. Craxi.

Innanzitutto, perché constato che le sue parole non stanno servendo affatto ad una serena e più condivisa considerazione della figura di Craxi e di quel periodo della storia repubblicana ma, semplicemente, stanno dando un’insperata forza a quelle mille interessate voci che tentano oggi, unilateralmente e strumentalmente, di riscrivere la storia “a senso unico”.

Come si può immaginare, Signor Presidente, di giungere ad una memoria condivisa fino a quando a definire i contorni di questa memoria sono, Lei compreso, i protagonisti politici di quel tempo, protagonisti ancora oggi, e in tanti, della vita politica?

La serenità di una visione condivisa non potrà nascere altrimenti che dall’analisi distaccata di chi quegli anni non li ha vissuti in prima persona. Lasciamo, quindi, alla storia questo compito. Per questo, la mia sensazione, leggendo la Sua lettera è che, forse non intenzionalmente, in Lei per un giorno sia prevalsa la memoria di chi di quei giorni è stato autorevole testimone, piuttosto che il giusto distacco necessario per raggiungere il pur nobile obiettivo che Lei si è proposto.

Non si spiega, altrimenti, come del Craxi politico e uomo di governo Lei possa ricordare soltanto le innegabili positive intuizioni, dimenticando totalmente ed incomprensibilmente, di ricordarne anche il ruolo di assoluta primaria grandezza nel consentire e realizzare quel “sacco” della ricchezza pubblica che, in quindici anni, portò il debito pubblico dal 60 al 120%, togliendo a due generazioni future di italiani la speranza di un futuro migliore.

Un vero e proprio assalto alla diligenza, con il quale una classe politica già screditata e compromessa cercò di mantenere il consenso spendendo soldi che non c’erano. In quegli anni scellerati si mandarono in pensione quarantenni, si aumentò di un milione il numero dei dipendenti nelle pubbliche amministrazioni, si diede vita ad un sistema assistenziale di matrice clientelare e di illegalità diffusa che misero il paese in ginocchio. Caro Presidente, Le chiedo, come si può tacere tutto questo?

Non ho condiviso, Signor Presidente, nemmeno la parte nella quale Lei, oggettivamente, ribadisce il fatto che non si possono cancellare le responsabilità penali ma, ciò nondimeno lascia intendere, con le Sue parole, che anche quelle furono frutto di un clima che portò a far pagare a Craxi un prezzo più alto che a chiunque altro e La spinge ad evocare possibili ingiustizie, nei limiti in cui gli fu negato “un processo equo”, come stabilirebbe una sentenza della Corte di Giustizia Europea.

No, Signor Presidente, la mia memoria dei fatti, e quella di milioni di italiani che ieri non si sono ritrovati nelle sue parole, è diversa.

Craxi pagò oggettivamente più degli altri grandi leader di partito, ma solo perché soltanto Craxi risultò inequivocabilmente aver fatto ampio uso personale dei proventi di reati, compiendo quindi atti di corruzione e non semplice finanziamento illecito.

Quanto all’allora sentenza della Corte di Giustizia Europea questa si limitò a giudicare negativamente non il processo a Craxi ma una norma del diritto italiano. Norma che si applicò a tutti gli italiani imputati in processi penali, fino alla sua riforma.

Anche da questo punto di vista mi pare quindi che si rischi, ancora una volta, di avallare l’idea che la giustizia che vale per i cittadini comuni non debba essere la stessa che vale per i potenti.

Credo, Signor Presidente, che sia una china davvero pericolosa.

Conclusivamente, Signor Presidente, Le voglio dire che da Lei mi sarebbe piaciuto sentire un discorso diverso, che potesse contribuire a riedificare moralmente questa martoriata Repubblica. Un discorso che dicesse con chiarezza, una volta per tutte, che il politico, tanto più se uomo di governo, presta un giuramento solenne verso il popolo che rappresenta. Un giuramento di onestà, di trasparenza e di lealtà. E che quando vìola, così gravemente e durevolmente, questo giuramento, come fece Craxi, tradisce il suo Paese ed il suo popolo e niente, nemmeno il tempo, lo può riscattare.

Purtroppo, per la riedificazione morale del nostro paese, dovremo aspettare ancora a lungo.

Con rispetto,

                                                           Massimo Donadi

TRA LA PALICE E LIBERTA’ D’INFORMAZIONE

La PaliceLa PaliceOggi il presidente della Repubblica ha invitato tutte le forze politiche a non smarrire il senso comune dell’interesse generale. Una raccomandazione che si aggiunge ai ripetuti appelli per dialogo e le riforme. Tutti - governo, maggioranza, opposizione -  parlano di riforme e della necessità di un nuovo clima nel Paese, di unità nazionale. Tutto giusto, giustissimo. Chi sarebbe così pazzo da invocare un Paese spaccato, la divisione, l’odio tra le parti? Concetti generali condivisibili, quasi scontati in una democrazia parlamentare. Se al governo non ci fosse Berlusconi queste frasi potrebbero sembrare di Jaques de La Palice, quello che ‘se non fosse morto sarebbe ancora in vita’. Riforme sì, dunque, ma quali? L’opposizione, anche quella più dura, non può andare avanti solo con attacchi a testa bassa. Per questo pensiamo che si debba ragionare seriamente sulle riforme necessarie. Il presidente della Repubblica, le alte cariche dello Stato ed i leader di Pdl e Pd, quando ne parlano, pensano a quelle sulla giustizia o a quelle sull’ assetto istituzionale, sul presidenzialismo o sulle diverse competenze delle Camere. Io penso, invece, che si debba partire dalla prima, vera riforma, condizione indispensabile per avviare tutte le altre: quella per la libertà d’informazione. Oggi il vero arbitro della nostra democrazia non è più la presidenza della Repubblica, ma proprio la libera informazione. In Italia, da quando è sceso in campo Berlusconi, l’informazione non è più arbitro, ma dodicesimo, forse anche tredicesimo e quattordicesimo uomo in campo. Il nostro Paese nella classifica di Freedom House non se la passa troppo bene, tanto da essere stato inserito nel novero degli stati a libertà di stampa parziale. In nessun’altra democrazia esiste la possibilità per un magnate dei media di diventare presidente del Consiglio. Anzi no, scusate, un caso analogo c’è, o meglio, c’è stato: Thaksin Shinawatra in Thailandia. Continuare a parlare di riforme senza risolvere questa anomalia, questo enorme conflitto d’interessi che permette ad un solo uomo di influenzare così pesantemente l’opinione pubblica con il controllo di cinque reti televisive nazionali su sei, è pura  ipocrisia. Ve l’immaginate Rupert Murdoch primo ministro dell’Australia? No, semplicemente perché non sarebbe possibile. Con le sue televisioni e con il controllo più o meno diretto delle reti pubbliche e dei suoi telegiornali, per non parlare dei quotidiani di famiglia e di quelli vicini per convergenza d’interesse, politico o economico, Berlusconi dispone di un potere enorme. Ha potentissimi cannoni mediatici che utilizza per colpire i nemici e creare le condizioni per il suo successo politico. In sostanza inganna i cittadini. La mancanza di pluralismo nell’informazione televisiva è il vero male oscuro di questo Paese, dal quale tutto il resto discende come una naturale conseguenza. Non si può impedire alla metà degli italiani di pensare che la partita politica che si gioca sia in realtà truccata, quindi non c’è riforma che possa pacificare il Paese fino a che non sarà sciolto questo, che è il vero nodo. Per queste ragioni credo che l’opposizione dell’Italia dei Valori in questo momento debba mettere al centro la questione della libertà e del pluralismo dell’informazione e non semplicemente sottrarsi al dialogo. Non rifiutiamo il dialogo, ma ogni dialogo che non parta da questo è fasullo.

FELICE ANNO NUOVO. AUGURI DI CUORE

 Buon AnnoBuon Anno   Fine anno. Tempo di bilanci e di programmi. Ci lasciamo un anno difficile alle spalle. Il dramma terribile del terremoto, che ha piegato l'orgogliosa terra d'Abruzzo. Poi la ricostruzione, ancora in corso, difficile e discussa e la sensazione forte che chi ha sbagliato non ha pagato il giusto prezzo. E' a loro, agli abruzzesi, orgogliosi e tenaci, che va il mio pensiero affettuoso e l'augurio di un sereno anno nuovo.Ma il 2009 è stato anche l'anno del gossip: Noemi, le escort a palazzo Grazioli, le tante zone d'ombra ed un privato del presidente del Consiglio, ingombrante ed imbarazzante, che si fa pubblico, con le sue ripercussioni sul piano internazionale ed un Paese intero messo alla berlina.L'anno che ci lasciamo alle spalle è stato anche segnato da scontri durissimi, tra politica e magistratura e tra le cariche istituzionali. E' l'anno del lodo Alfano, odiosa leggina ad hoc per congelare i processi del premier. Poi lo scontro durissimo tra il presidente Berlusconi e Giorgio Napolitano, reo, secondo il premier, di essere comunista come i giudici che hanno bocciato il lodo.Un anno difficile, duro, dai toni politici aspri, dominato dalla figura ingombrante di un presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che confonde il consenso popolare con una sortà di impunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di controllo e garanzia; che ha ridotto il Parlamento ad una sorta di suo personale ufficio per gli affari legali; con una maggioranza che, nonostante i numeri, ha governato fin qui a colpi di fiducia, mortificando le opposizioni e la democrazia.C'è l'amara constatazione di un anno trascorso senza fare le riforme che servono ai cittadini, per colpa di una maggioranza inetta e inerme di fronte ad un Paese che soffre, a famiglie sempre più in difficoltà per il mutuo e le spese, a pensionati che arrivano a stento alla fine del mese, a migliaia di lavoratori che stanno perdendo o hanno perso il posto di lavoro.Ma c'è anche l'orgoglio e la consapevolezza di chi, come Italia dei Valori, sa di aver fatto il suo dovere in Parlamento, con tenacia e determinazione. Abbiamo pungolato, stimolato, denunciato la maggioranza ed il Governo richiamandoli ai loro doveri. Abbiamo gridato, in Parlamento e in piazza, la nostra indignazione contro un governo che pensa solo a salvare il premier dalle sue beghe giudiziarie e ci racconta la favola del dialogo sulle riforme. Abbiamo messo in atto azioni concrete di contrasto a questo Governo: dal referendum sul lodo Alfano a quelli sull'acqua ed il nucleare presentati proprio in questi giorni.Il 2010 sarà per noi ancora un anno di resistenza democratica ma il declinio di Berlusconi è già iniziato e si compirà probabilmente entro fine legislatura. Il terribile incidente di Milano ha solo sospeso momentaneamente il corso delle cose ma le contraddizioni e le divisioni all'interno della maggioranza hanno avviato ormai un processo irreversibile.Noi ci saremo. Dal prossimo mese, in Parlamento, a contrastare tutte le vergognose leggi ad personam di questo governo e di questa maggioranza, e ci saremo domani, per creare le condizioni di una vera alternativa di governo. E' il nostro impegno nel rispetto del mandato dei nostri elettori e sostenitori. A loro va il mio più sentito, doveroso ed affettuoso ringraziamento per il sostegno che ci hanno dato in questi lunghi mesi e a voi amici di questo blog per aver animato questo spazio di libero dialogo. Auguri di cuore a tutti.

LA LUCIDA FOLLIA DI BERLUSCONI

berlusconiberlusconiSilvio Berlusconi è fuori di sé, ormai straparla. Le frasi pronunciate ieri a Bonn sono un attacco di una violenza inaudita ai maggiori organi di garanzia del Paese, Quirinale, Corte Costituzionale e Csm. A nulla valgono le giustificazioni avanzate dai suoi. Tentare di sminuire le affermazioni del premier, sostenendo che le ha pronunciate non in un contesto ufficiale ma durante una riunione di partito, è patetica e fa ridere.Ma sarebbe un errore ridurre lo spettacolo messo in scena ieri dal premier ad una macchietta da avanspettacolo. Così come sarebbe riduttivo derubricare le sue esternazioni a quelle di un pazzo. Quella del presidente del Consiglio è una lucida follia che nasconde un piano preciso: andare ad elezioni anticipate per un nuovo plebiscito su di sé.Silvio Berlusconi è sempre più solo, si sente assediato, abbandonato dal suo alleato Fini, ricattato dalla Lega. I suoi onorevoli-avvocati annaspano, ormai da troppo tempo, alla ricerca di una soluzione per tirarlo fuori dai suoi enormi guai giudiziari. E’ ad un passo dalla galera, sente l’orologio giudiziario che avanza, ha paura perché sa che tutti i lodi, lodini e ddl brevi del mondo stavolta non lo salveranno.Ed è qui che scatta il disegno folle di Silvio Berlusconi. Di fronte ai suoi problemi, che stanno immobilizzando l’attività di governo ormai da tempo immemorabile, invece di pensare al bene del Paese, così come qualunque uomo di Stato penserebbe primariamente a fare, sparge veleno e trascina nel fango le istituzioni. Più fango pensa gli venga buttato addosso, più lui trascina il Paese e le istituzioni verso il baratro. Nutre ormai un fastidio profondo ed incontrollato per il Parlamento, quel luogo dove per lui si perde tempo ad esercitare la democrazia. Lancia strali contro la prima carica dello Stato, il presidente della Repubblica, invitandolo ad occuparsi delle toghe comuniste che sono comuniste perché lui è comunista e comunisti erano pure i tre presidenti prima di lui. Questo è il vero comportamento criminale di Silvio Berlusconi che non è certo uno statista e mostra, se mai ce ne fosse bisogno, totale disprezzo per il bene del Paese e degli italiani. Berlusconi sta mettendo a rischio la pace sociale e sta massacrando le istituzioni. Invece di occuparsi della crisi economica che sta mettendo in ginocchio le imprese e impoverendo famiglie e lavoratori, costringe il Parlamento ad occuparsi delle sue vicende e dei suoi interessi personali. Vuole cambiare la Costituzione ed è disposto a garantire l'impunità a migliaia e migliaia di criminali solo per sfuggire ai suoi processi.  L'Italia non può permettersi di rimanere in balia di quest'uomo che, per salvare se stesso, sta sfasciando lo Stato. L’Italia merita qualcosa di meglio.