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PARLAMENTO, IL LAVORO PREMIA IDV

C’è gruppo e gruppo. Deputato e deputato. Openpolis è un gruppo di ricerca che monitora l’attività parlamentare valutando la produttività dei gruppi parlamentari e dei singoli deputati. Ebbene, oggi il rapporto di Openpolis, diche che i gruppi parlamentari di Camera e Senato dell’Italia dei Valori sono i più produttivi del Parlamento. Alla Camera dei Deputati il nostro indice è 224,3, seconda la Lega, ferma a 142,7. Al Senato 257,2, segue l’Udc, con 190,6. Lungi da me voler celebrare qui oggi, sul mio blog, i fasti dell’Italia dei Valori. Traggo spunto da questa classifica, che non nascondo mi inorgoglisce e non poco, per fare alcune considerazioni. Non c’è solo il riconoscimento al nostro lavoro svolto, sia alla Camera come al Senato. Questi dati indicano, con ragionevole equilibrio, non solo la quantità ma anche la qualità del lavoro svolto dall’Italia dei Valori nei due rami del Parlamento. I dati di Openpolis non vanno presi per verità assoluta, certo, non sono una classifica esatta, va bene, ma senz’altro un indicatore attendibile di quanto lavoro si fa. E in un Parlamento bloccato dall’immobilismo del governo e della maggioranza il nostro risultato brilla ancor di più per eccellenza ma non solo. I dati di Openpolis smentiscono clamorosamente tutte quelle voci, e sono tante, che da sempre ci accusano di essere una forza di opposizione che sa solo protestare in piazza. Nelle condizioni date, Italia dei Valori, invece, si attesta come forza politica che lavora sodo nelle istituzioni. Ricordo qui, a voi e non solo, che Italia dei Valori è stata l’unica forza di opposizione in Parlamento, che si è presa la briga di presentare una controrelazione di minoranza alla Finanziaria. Ogni volta che abbiamo criticato una legge, infatti, non ci siamo limitati alla parte destruens, ma abbiamo proposto l’alternativa, la pars costruens, ovviamente puntualmente ignorata dalla maggioranza. Il Pdl vorrebbe metterci all’angolo, a noi più di tutti, facendo credere alla gente che siamo quelli dell’opposizione fine a se stessa. Non è così, e Openpolis lo dimostra. Un plauso speciale al collega ed amico Antonio Borghesi, vicepresidente del nostro gruppo parlamentare, che vince la palma d’oro di Montecitorio con uno score di 780. E’ il parlamentare con l’indice di produttività più elevato. Merita un plauso, perché insieme a tutto il gruppo ha coniugato quantità e qualità. Orgogliosi di questo risultato, stimolo ad andare avanti e a fare di più e meglio. A cominciare dalla battaglia referendaria che ci ha visto soli protagonisti assoluti e chi ci impegnerà, anima e corpo, in questa primavera di rinascita. 

IL ‘NOVIZIATO’ CONTRO I FURBI

Italia dei ValoriItalia dei ValoriVenerdì e sabato sono state per l’Idv due grandi giornate. Due giorni a Tivoli, due giorni di confronto politico vero e leale. E’ stata approvata una risoluzione politica ed organizzativa che traccia regole nuove per condurre l’Italia dei Valori a raggiungere grandi obiettivi. Quelli che da sempre ci siamo prefissi. Un grande passo avanti per il partito e per tutti gli iscritti che credono in una politica nuova e pulita e ogni giorno lavorano con dedizione e serietà per fare crescere l’Idv. Sarà l’ufficio di presidenza a stabilire e fissare le regole, ma l’orientamento è che dovranno passare un anno o due anni per accedere agli incarichi elettivi o incarichi dirigenziali. Una sorta di ‘noviziato’. Un modo per evitare che i nuovi iscritti entrino nel partito solo per interessi personali. Non avremo più personale politico che sfrutta l’Italia dei Valori, usandola come autobus per poi scendere alla fermata successiva. Un forte deterrente nei confronti di chi pensa di poter approfittare della nostra  buona fede. Come possiamo evitare altri casi Scilipoti e Razzi? Anche in questo modo.Finalmente questa proposta, da sempre un mio cavallo di battaglia, è stata accettata. Non è importante che sia stata una mia battaglia quanto che sia diventata una battaglia di tutti. Fino ad oggi il partito era, nonostante le grandi affermazioni elettorali, ancora troppo gracile e precario. Oggi siamo pronti e maturi anche ad accogliere regole severe e stringenti. Sono davvero molto contento e soddisfatto. Siamo cresciuti, siamo diventati grandi. Niente più avventurieri e profittatori. Per avere accesso alle cariche elettive e ad incarichi di partito ci vorrà almeno un anno. Due per poter ottenere incarichi a livello nazionale. Sarà poi l’ufficio di presidenza a disciplinare le regole. Un altro passo avanti sulla via della trasparenza e del rispetto verso i nostri iscritti e i cittadini. Una regola di democrazia politica nuova per l’Italia, che pone ancora una volta Italia dei Valori all’avanguardia. Tracciata la linea questo è un passo importante  per essere un partito all’altezza delle grandi aspettative dei nostri elettori e dei nostri grandi obiettivi. Abbiamo anche stabilito altri punti fermi: le correnti non esistono e non esisteranno mai, perché non seguiamo vecchi riti di potere; non ci si potrà svegliare la mattina e sputtanare il partito sui giornali perché queste cose vanno risolte insieme lavorando nei competenti organi del partito; abbiamo votato tutti un punto della mozione (anche i sottoscrittori della famosa lettera) dove si riconosce che Idv è un partito pulito in cui non c’è una questione morale. Mi fa piacere sottolineare che è stato approvato all’unanimità, anche dai firmatari della famosa lettera sulla questione morale Luigi De Magistris e Giulio Cavalli. Non Sonia Alfano, ma solo perché aveva lasciato l’esecutivo già alcune ore prima dell’approvazione del documento.

In allegato troverete per intero la risoluzione votata all’unanimità.

RISPETTO E DIGNITA' NON SI COMPRANO

Lettera di Scilipoti per le dimissioni dall'IdvLettera di Scilipoti per le dimissioni dall'Idv

Il governo è finito e il voto del 14 dicembre è assolutamente irrilevante. Anche se lo squallido mercato delle vacche parlamentare che Berlusconi sta  conducendo con spregiudicatezza desse come esito qualche voto di vantaggio alla  Camera, non cambierebbe nulla. E' ormai chiaro che la crisi è formalmente aperta e che la parola deve tornare agli italiani. Con il voto. Ma quest’agonia del governo si sta svolgendo in un clima da fine impero che sta trascinando nel fango le istituzioni. Per raccattare qualche voto in più si sta trasformando Montecitorio in un mercato. La compravendita di parlamentari è una delle più squallide manifestazioni di declino politico della nostra storia. E' chiaro che si scelgono le persone più fragili e facilmente lusingabili. Magari con problemi economici e difficoltà personali. Anche l'onorevole Calearo ha parlato di una vera e propria compravendita, con cifre fra i 350 e i 500  mila euro. Tra i  nomi coinvolti ci sono anche quelli dei nostri deputati Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, che oggi, in una lettera hanno comunicato le proprie dimissioni dal partito dell’Italia dei Valori. Non so come Razzi e Scilipoti possano votare la fiducia del 14 dicembre, in questi giorni ai giornali hanno detto tutto ed il contrario di tutto. So di certo che a seconda della scelta che faranno si capirà se sono ancora o meno degni di definirsi “uomini”. Fino all’ultimo voglio sperare che in loro prevalga l’onore ed il rispetto di quei migliaia di attivisti che, con il loro duro lavoro, hanno contribuito a farli eleggere, di quei milioni di elettori che hanno riposto anche in loro le speranze di una politica diversa e di un’Italia migliore. Quel che è certo è che se dovessero votare la fiducia a Berlusconi si bolleranno a vita con il marchio del’infamia che si deve ai peggiori traditori. Non credo nel perbenismo ipocrita per cui il rispetto si deve a tutti. Il disprezzo, in questo caso, non è volgarità, ma etica pubblica. E' giusto che i politici comincino a capire che quando si vendono e tradiscono i valori di chi li ha votati il disprezzo lo meritano tutto. E' il prezzo minimo da pagare per la loro corruzione morale. Un parlamentare può cambiare partito, cambiare idea, rompere con il suo partito d’origine. Tutto questo va accettato e anche rispettato se si fonda su scelte ideali e politiche. Ma chi, eletto per rappresentare l’opposizione più intransigente a Berlusconi, finisce per sostenerlo con il proprio voto, solo perché comprato politicamente per trenta vili denari, (che possono essere tante cose: la promessa di rielezione, di incarichi o di denaro) dovrà sapere che, in cambio, riceverà, come Giuda, soltanto il disprezzo delle persone oneste e perbene.

DIFENDERE LA COSTITUZIONE E COSTRUIRE IL NUOVO CENTROSINISTRA

Mobilitiamoci per la Costituzione. Accogliamo l'appello di Art.21 per una grande mobilitazione nazionale unitaria, di tutte le forze associative, politiche, culturali che al di là di qualsiasi logica di schieramento, abbiano davvero a cuore la legalità repubblicana e non vogliono vedere imbavagliata anche la Carta Costituzionale. L'Italia dei Valori aderisce, sapendo che c'è una distinzione netta tra il partecipare ad una manifestazione per la difesa della Costituzione e fare, invece, un'alleanza di governo con la destra. Perché la difesa della Costituzione è un impegno civile prima che politico, indipendente dalla logica degli schieramenti. E perché ce n'è bisogno. La polemica sollevata dall'editoriale di Famiglia Cristiana, solo per citare l'ultimo caso, è rivelatrice. Il settimanale catolico attacca apertamente il berlusconismo, la logica dell'annientamento dell'avverario e il tentativo di fare carta straccia della Costituzione. Aderiamo dunque, sapendo però, che non è solo con le manifestazioni che si manda a casa Berlusconi e, soprattutto, si vincono le elezioni. Da mesi, da prima che la crisi Fini-Berlusconi fosse conclamata, ripeto che il centrosinistra deve lavorare subito ad una nuova coalizione per preparare l'alternativa di governo. In questo momento c'è una grande confusione politica, che parte dalla spaccatura nel governo. Cade, non cade, quando cade, come cade, si va ad elezioni o no? Domande cui tuttora è impossibile dare una risposta. Certo è che il centrosinistra non può farsi cogliere impreparato. Sarebbe un errore enorme soprattutto perché abbiamo delle responsabilità nei confronti del Paese. La politica non è solo confronto e scontro dialettico, la politica è costruire la società nell'interesse dei cittadini. L'Italia soffre una crisi economica pesante, ma anche poltica, sociale e culturale. Se le forze del ceontrosinistra non si facessero trovare pronte con un programma serio e concreto per rilanciare il Paese verrebbero meno al loro compito. L'asse di questa nuova alleanza, a mio avviso, dovrebbe essere costituito da Italia dei Valori, Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà. Alla base dovrebbe esserci un progetto per il rilancio economico e la rinascita civile e culturale dell'Italia. Un piano ambizioso che dovrebbe coinvolgere le menti migliori del nostro Paese. le risorse della società civile, le energie dei giovani. Per realizzare questo progetto è iportante partire subito, già a settembre, e non aspettare di lasciarsi trascinare dagli eventi.

LE API DI RUTELLI? RONZANO MA NON PUNGONO

 Sono neri dalla rabbia. Ieri, con malcelata riluttanza, hanno dovuto accettare la realtà dei fatti e dei numeri: la maggioranza non c’e’ piu. Berlusconi, turbato dalla prima lezione di democrazia inflittagli dal Parlamento, reagirà facendo l’unica cosa che sa fare: tentare, da qui fino agli ultimi giorni dell’impero, la compravendita di qualche deputato finiano, come fosse la campagna acquisti del Milan. Da settembre, per la maggioranza si aprirà la stagione dell’incertezza e dell’instabilità. Saranno in bilico, appesi continuamente al filo su ogni voto, in una sorta di lento logorio che li porterà presto al capolinea. Ieri è stata una giornata straordinariamente importante per il nostro partito, per Italia dei Valori, che ha dato prova di grande forza. Se il Parlamento, ieri, ha dovuto fare i conti con la questione morale e con quei valori nei quali il nostro partito crede da sempre e che da sempre porta avanti con caparbiertà e cocciutaggine, nonostante l'ostilità di molti, è grazie a noi. Siamo noi, infatti, ad aver presentato le mozioni di sfiducia a Scajola, a Cosentino e, infine, a Caliendo. Tutte scelte vincenti che il Partito democratico ha scelto di sostenere e condividere con noi. Siamo noi ad aver vinto, ad aver fatto bene insieme al Pd il nostro lavoro. Su un tema cruciale come quello della legalità non si possono fare sconti e noi lo diciamo da sempre, da quando il nostro partito era una piccola realtà di uomini armati di tanto coraggio. Ieri sera, sulla spinta di un'opposizione che si è mostrata unita e più agguerrita che mai, il tema della legalità, imposto da IDV alla coscienza della politica, ha fatto vacillare il governo. Non vedo davvero dove cosa ci sia di demagogico e di populistico in questo e nella politica di Italia dei Valori, come sostiene oggi il senatore Francesco Rutelli che, in un'intervista sul quotidiano "La Repubblica", si dice a disagio con noi e definisce "invettiva e populismo" la politica che noi portiamo avanti, a meno che il senatore Rutelli non pensi che la difesa della legalità sia invettiva, demagogia o peggio ancora populismo. Noi pensiamo che il senso di responsabilità, di cui il senatore Rutelli si riempie la bocca un giorno si e l'altro pure come fosse a suo esclusivo appannaggio, non sia un vago concetto astratto di cui parlare in verbosissime interviste, ma un valore da difendere con azioni concrete in Parlamento, con mozioni di sfiducia, voti responsabili e scelte coraggiose, a volte anche solitarie. In Afghanistan, ad esempio, riteniamo che da tempo ormai sia fallita ogni operazione di peacekeeping e siccome preferiamo tutelare i nostri soldati, piuttosto che piangerli da morti, abbiamo fatto una scelta coraggiosa e responsabile, e non demagogica e populista come dice il leader dell'Api. l'ex radicale, ex Margherita, ex Pd ora Api Rutelli. Noi abbiamo fatto proposte concrete e di riforma coraggiose per tirare fuori l'Italia dalla crisi ma forse il leader di Api, impegnato su qualche tv, era distratto e non se ne è accorto. Con tutto il rispetto, il ronzio delle Api non ci spaventa, soprattutto se arrivano dall'ex radicale, ex Margherita, ex Pd, ora Api Rutelli e chissà cosa domani. Per questo,se io fossi il segretario del Pd Bersani al leader dell'Api, un partito di profughi, non gli risponderei neppure al telefono. Perchè non esiste che uno che ha spaccato il partito, tradendo il mandato degli elettori, bussi alla porta il giorno dopo e venga trattato come potenziale alleato. Se passasse il messaggio che essere sleali paga, è evidente che a sempre più persone pungerà vaghezza di metter su un partito personale come ha fatto Rutelli perchè conviene, con buona pace di questo martoriato paese.

UNA GRANDE SFIDA DAVANTI A NOI

video: 

Sipario chiuso sul Primo Congresso Nazionale di IdV, porte aperte su un futuro che ci lancia una grande sfida. Il congresso ha segnato una svolta di straordinaria importanza, in cui mi riconosco pienamente.Intendiamoci, svolta non significa disconoscimento del passato. Italia dei Valori continuerà ad essere il partito intransigente e radicale sui valori della legalità che è stato fino ad oggi, partito di protesta di fronte allo scempio della libertà e del dettato costituzionale. Ma da oggi si assume una responsabilità nuova. Comincia a pensare ed agire anche come partito che si pone quale obiettivo strategico l’alternativa di Governo.Già per il semplice fatto di aver annunciato questa svolta, abbiamo fatto saltare il tavolo delle alleanze nel centrosinistra, dove i soliti alchimisti della politica stavano preparando ricette indigeste per il Paese. In ventiquatto ore, un Casini stizzito ed inferocito, si rende conto che con questa mossa gli abbiamo chiuso uno di questi forni con il quale voleva giocare e grida perché è rimasto con le dita chiuse dentro. Ora non gli riuscirà più il giochino delle alleanze ad assetto variabile, al solo scopo di far saltare il bipolarismo e di tornare all’orribile pratica delle alleanze fatte il giorno dopo del voto. Ora bisogna scegliere, o di qua o di là e confrontarsi sui progetti, sui programmi, sulle persone. Siamo noi, ora, il perno centrale dell’alleanza di centrosinistra insieme al Pd. Siamo noi, ora, che diamo le carte e decidiamo a che gioco giocare. Siamo noi, ora, a decidere, insieme al Pd, sui temi prioritari da porre all’alleanza: lavoro, scuola, università, ricerca, pari opportunità, diritti civili.Ci siamo smarcati dal ruolo di partito di sola protesta che ci volevano affibbiare. Intendiamoci, la protesta e l’opposizione di fronte ad un governo fascista e pidduista è una cosa importante ma ridurci a quello ci avrebbe condannato ad un’eterna irrilevanza politica. Questa è la direzione giusta: diventare un partito che incide nelle scelte future del Paese.C’è poi il capitolo De Luca. Non lo voglio nascondere. E’ stato per me e per molti di noi un boccone amaro ma vi posso garantire che non è il prezzo pagato sull’altare di questa svolta. Non è un metodo che si inaugura. E non lo dico per paura di perdere il consenso di quell’area movimentista che da sempre ci apprezza. Se il caso De Luca fosse l’inaugurazione di un metodo non perderemmo tanto il loro consenso ma qualcosa di ben più grave, la nostra stessa anima.Il caso De Luca è semplicemente una scelta unica ed irripetibile. E’ un atto di assunzione di responsabilità che un grande partito deve sapersi dare. Esaminiamo le cose con lucidità. Non c’è dubbio che se vi fosse stata la disponibilità di candidature di peso ed immacolate sul piano della legalità non solo le avremmo sostenute ma lo stesso Pd sarebbe stato costretto a convergere su di noi. Ma la verità è che questa candidature non c’erano. De Magistris per primo ha scelto, anche se per motivi rispettabili, di non metterci comunque la faccia. Ed altre candidature di un qualche spessore non sono emerse.A quel punto ci restavano due scelte. Potevamo restare fedeli, fino alle estreme conseguenze, alla nostra eburnea purezza e presentarci da soli con una candidatura di bandiera. Sicuramente come partito ci avremmo guadagnato e avremmo pure fatto un ottimo risultato. Ma avremmo anche avuto la certezza che questa scelta consegnava la Campania a quel Caldoro che altro non è che la faccia pulita di Cosentino. Avremmo avuto, in altre parole, le mani delle cosche sulla Campania. L’alternativa era solo una. Chiedere a De Luca quello che in Italia mai, prima di oggi, nessuna forza politica si era permessa di chiedere a nessun candidato. E cioè in caso di vittoria si sarebbe impegnato: -         a chiedere al tribunale una corsia preferenziale perché il suo processo sia trattato in pochi mesi;-         a dimettersi in caso di condanna;-         ad istituire un assessorato alla trasparenza;-         ad impegnarsi sin da ora ad eliminare quel mare di contratti, consulenze ed appalti, colalborazioni, e quant’altro ci si è inventati in questi anni in Campania per sperperare il denaro pubblico in un mare di interventi di tipo clientelare.A De Luca il riconoscimento di aver avuto il coraggio di venire davanti alla nostra assemblea per dichiarare di accettare tutti questi impegni, sia, ancor di più, di essersi rimesso, affrontandolo a viso aperto, al giudizio di un’assemblea congressuale di 4.000 persone.Noi non abbiamo assolto De Luca né lui ha avuto questa pretesa. Starà ai giudici stabilire se colpevole o innocente. Tanto per me quanto per i 4.000 delegati presenti a Roma, quello che è stato significativo è la consapevolezza che nelle azioni di De Luca nemmeno la magistratura ipotizza il tornaconto personale piuttosto che la collusione con poteri criminali. Ma semplicemente l’aver agito per difendere dei posti di lavoro. La magistratura stabilirà se per difendere questi posti di lavoro ha rispettato la legge ma se mi permettete c’è una bella differenza tra chi è accusato di aver rubato e chi di aver aiutato gli altri. In ogni caso, di fronte alla scelta finale tra il difendere la nostra purezza o di far tutti insieme argine di fronte alla camorra noi non abbiamo avuto dubbi.Sono consapevole che molti, anche tra i lettori di questo blog, non saranno d’accordo con questa scelta ma nessuno potrà dire che lo abbiamo fatto di nascosto secondo i vecchi riti della politica. E’ stata un’assunzione collettiva e pubblica di responsabilità di un intero partito e della sua classe dirigente.Credo che i nostri valori non ne escano indeboliti. Credo anche che la vicenda De Luca sarà una delle tante e dure prove del difficile e lungo percorso di crescita di IdV. Potevamo scegliere la strada facile e tutta in discesa del rigore intransigente ma che condanna all’irrilevanza e al settarismo. Oppure, optare per la seconda strada, irta di pericoli, con gradini incerti, scivolosa ma  da dove può iniziare tutta un’altra storia: essere protagonisti di una stagione di rinnovamento del Paese. Io ci credo davvero.

FELICE ANNO NUOVO. AUGURI DI CUORE

 Buon AnnoBuon Anno   Fine anno. Tempo di bilanci e di programmi. Ci lasciamo un anno difficile alle spalle. Il dramma terribile del terremoto, che ha piegato l'orgogliosa terra d'Abruzzo. Poi la ricostruzione, ancora in corso, difficile e discussa e la sensazione forte che chi ha sbagliato non ha pagato il giusto prezzo. E' a loro, agli abruzzesi, orgogliosi e tenaci, che va il mio pensiero affettuoso e l'augurio di un sereno anno nuovo.Ma il 2009 è stato anche l'anno del gossip: Noemi, le escort a palazzo Grazioli, le tante zone d'ombra ed un privato del presidente del Consiglio, ingombrante ed imbarazzante, che si fa pubblico, con le sue ripercussioni sul piano internazionale ed un Paese intero messo alla berlina.L'anno che ci lasciamo alle spalle è stato anche segnato da scontri durissimi, tra politica e magistratura e tra le cariche istituzionali. E' l'anno del lodo Alfano, odiosa leggina ad hoc per congelare i processi del premier. Poi lo scontro durissimo tra il presidente Berlusconi e Giorgio Napolitano, reo, secondo il premier, di essere comunista come i giudici che hanno bocciato il lodo.Un anno difficile, duro, dai toni politici aspri, dominato dalla figura ingombrante di un presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che confonde il consenso popolare con una sortà di impunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di controllo e garanzia; che ha ridotto il Parlamento ad una sorta di suo personale ufficio per gli affari legali; con una maggioranza che, nonostante i numeri, ha governato fin qui a colpi di fiducia, mortificando le opposizioni e la democrazia.C'è l'amara constatazione di un anno trascorso senza fare le riforme che servono ai cittadini, per colpa di una maggioranza inetta e inerme di fronte ad un Paese che soffre, a famiglie sempre più in difficoltà per il mutuo e le spese, a pensionati che arrivano a stento alla fine del mese, a migliaia di lavoratori che stanno perdendo o hanno perso il posto di lavoro.Ma c'è anche l'orgoglio e la consapevolezza di chi, come Italia dei Valori, sa di aver fatto il suo dovere in Parlamento, con tenacia e determinazione. Abbiamo pungolato, stimolato, denunciato la maggioranza ed il Governo richiamandoli ai loro doveri. Abbiamo gridato, in Parlamento e in piazza, la nostra indignazione contro un governo che pensa solo a salvare il premier dalle sue beghe giudiziarie e ci racconta la favola del dialogo sulle riforme. Abbiamo messo in atto azioni concrete di contrasto a questo Governo: dal referendum sul lodo Alfano a quelli sull'acqua ed il nucleare presentati proprio in questi giorni.Il 2010 sarà per noi ancora un anno di resistenza democratica ma il declinio di Berlusconi è già iniziato e si compirà probabilmente entro fine legislatura. Il terribile incidente di Milano ha solo sospeso momentaneamente il corso delle cose ma le contraddizioni e le divisioni all'interno della maggioranza hanno avviato ormai un processo irreversibile.Noi ci saremo. Dal prossimo mese, in Parlamento, a contrastare tutte le vergognose leggi ad personam di questo governo e di questa maggioranza, e ci saremo domani, per creare le condizioni di una vera alternativa di governo. E' il nostro impegno nel rispetto del mandato dei nostri elettori e sostenitori. A loro va il mio più sentito, doveroso ed affettuoso ringraziamento per il sostegno che ci hanno dato in questi lunghi mesi e a voi amici di questo blog per aver animato questo spazio di libero dialogo. Auguri di cuore a tutti.

PROVE TECNICHE DI REGIME

Un frame da "La vita in diretta"Un frame da "La vita in diretta"  La puntata di ieri de “La vita in diretta” è la riprova che siamo al regime mediatico. Dopo i tg, anche i contenitori televisivi pomeridiani diventano il luogo dove si cancella la realtà, si distorcono i fatti e si mette il bavaglio all’opposizione. Stanno progressivamente cancellando la voce dell’opposizione e lo fanno con una tecnica sopraffina. Ieri, però, il sottoscritto ha rotto il giochino nelle mani di questi signori, lasciandoli a becco asciutto. Non mi mancavano certo gli argomenti per controbattere parola per parola alle fandonie sparate a raffica da giornalisti ospiti insieme a me della trasmissione. Ma ci sono momenti in cui il silenzio ed i gesti sono più eloquenti di mille parole. Vi spiego.Lunedì pomeriggio “La vita in diretta” ha messo in scena un vero e proprio processo mediatico a Italia dei Valori. Tutti gli ospiti presenti, oltre al solito Capezzone, ormai parodia di se stesso, alcuni giornalisti, hanno per più di un’ora insultato, strumentalizzato, mentito, ribaltato le nostre posizioni pur di farci apparire agli occhi dei telespettatori istigatori d’odio. Ovviamente, non era stato invitato nessun rappresentante di Italia dei Valori a difendere e spiegare le proprie ragioni.Ieri, dunque, sarebbe dovuta andare in scena la puntata riparatrice, ma si capiva, sin dalle prime battute, che quelli che avevo accanto non erano ospiti di un normale ed equilibrato parterre televisivo: era stato messo su “ad arte” un vero e proprio plotone di esecuzione, i cui più fieri componenti erano due sedicenti ed illustri giornalisti, Pierluigi Diaco e Maria Giovanna Maglie.Del primo, si ricordano i successivi molteplici, affannati e, qualche volta, sghangherati tentativi di ritagliarsi uno spazio da “grande” giornalista. L’ambizione a diventare bravo come Travaglio ci è parsa tanta, la rabbia pure. Per il talento, attendiamo con ansia. Per ora, rimangono a memoria dell’umanità più i litigi in tv di cui si è reso protagonista che gli articoli a sua firma pubblicati sul quotidiano Clandestino, edito da Mondadori (!) e di cui  è vicedirettore e che probabilmente vanta il più basso numero di lettori in Italia.Della seconda, Maria Giovanna Maglie, si ricordano i conti milionari dal visagista quando era corrispondente del Tg2 dall’America, le fatture false per decine di migliaia di dollari rimessi alla Rai e intestati a società inesistenti, ricevute per compensare collaboratori fasulli e gente in pensione, insomma, le carte truccate per coprire spese ingiustificabili che le costarono il posto in Rai. Non lo dico io ma un articolo di Concita De Gregorio (link) oggi direttore de L’Unità ed allora cronista de la Repubblica. E poi c’erano altri giornalisti, quelli che, in teoria, avrebbero dovuto equilibrare la presenza di tali illustri firme ma che, nei fatti, ogni giorno scrivono e massacrano Italia dei Valori dalle colonne dei giornali per i quali scrivono.Lascio a voi ogni giudizio. A me rimane una certezza, quella di aver ascoltato insulti, rabbia e disprezzo, urlati probabilmente per acquisire credenziali agli occhi dell’onnipotente patron di Mediaset, alias, il presidente del Consiglio. Ma il sottoscritto gli ha riservato una piccola sorpresa. Si è alzato e se ne è andato, rompendogli il giochino. Loro sono rimasti li, a continuare ad urlare il loro livore e le loro menzogne. Io sono tornato in Parlamento a lavorare per cercare di contribuire a risollevare le sorti di questo Paese e a contrastare l’azione sbagliata di questo Governo e di questa maggioranza.

SIAMO DAVVERO ALLA RIVOLTA DELLA BASE?

Italia dei ValoriItalia dei ValoriSono convinto che Italia dei Valori abbia due strade davanti: avere un grande futuro o non averne nessuno. Per noi non ci sono vie di mezzo. O riusciremo a costruire un partito davvero innovativo e coerente con i principi che proclamiamo o scompariremo. La scommessa si gioca intorno a quattro pilastri fondamentali in cui credo e per i quali, da sempre, mi batto.1) Italia dei Valori dovrà continuare ad essere un partito di uomini liberi che non deve niente a nessuno, se non ai propri elettori. Nel suo futuro, così come nel suo passato, non dovrà esserci nessun compromesso, nessun pacchetto di scambio con i cosiddetti poteri forti, quei potentati economici e finanziari cui oggi molto devono altri partiti.2) Italia dei Valori dovrà essere il partito del nuovo Rinascimento della politica italiana, che concepisce la politica come servizio civile, come ricerca del bene del cittadino e non della poltrona per il dirigente politico di turno.3) Italia dei Valori dovrà essere il partito dei militanti e non dei tesserati. Per questo, il tesseramento dovrà basarsi su un principio imprenscindibile, ovvero il passare di un ragionevole lasso di tempo tra il momento in cui ci si iscrive e quello in cui ci si candida a incarichi pubblici o di partito. Solo così Idv potrà selezionare una classe dirigente coerente ed “appassionata” e non ridursi ad essere un autobus sul quale si sale per  fare carriera.4) Italia dei Valori dovrà continuare ad essere il partito delle regole, che significa una cosa sola. Chi sbaglia paga ed è fuori un secondo dopo, a tutti i livelli, qualunque sia il suo incarico o il suo ruolo. Solo così facendo, Idv potrà continuare ad essere quel partito integerrimo che fa del rispetto delle regole e della questione morale il suo punto qualificante e  di partenza per un vero rinnovamento della classe politica italiana.E’ questa Italia dei Valori oggi? In parte, non ancora del tutto. Quello che Italia dei Valori è oggi, grazie all’intuizione di un uomo solo e di 4 o 5 persone che ci hanno creduto sin dall’inizio, è comunque già un miracolo. La crescita tumultuosa ed esponenziale degli ultimi tempi ha rappresentato una sfida che, dobbiamo riconoscerlo, ci ha colti per molti aspetti impreparati ma non distratti.C’è ancora molto da fare sul piano del rispetto delle regole, sul consolidamento di una classe dirigente che ami a fondo questo partito, sulla democrazia interna. Nessuno deve tirarsi indietro, soprattutto chi più di altri ha responsabilità politiche importanti.Per parte mia, questo l’ho fatto da sempre nell’unico modo che credo corretto e, cioè, senza clamore, senza ricerca di momenti di “gloria”, convinto come sono che un partito non si rinnova con interviste sui giornali ma rimboccandosi le maniche e lavorando sodo, affinché, passo dopo passo, mattone dopo mattone, questo partito somigli sempre di più al modello ideale che molti di noi hanno nell’animo.Ho deciso di parlarvi di tutto questo, nel post di oggi, perché molti giornali e televisioni in questi giorni stanno dedicando grande spazio a quella che è stata definita “la rivolta della base” di Italia dei Valori per chiedere più democrazia e trasparenza. Di questo vorrei distinguere due aspetti, uno positivo, uno negativo. Quello negativo riguarda, esclusivamente, la strumentalizzazione che, di questa legittima e naturale forma di dissenso democratico, stanno dando i mezzi di informazione. Siamo di fronte ad una vera e propria disinformazione, da parte di media che non ci amano perché sanno di non poterci controllare. Giusto per capirci, alla riunione autoconvocata di Bologna, mi risulta ci fossero state una cinquantina di persone che, se fossero state di un qualunque altro partito che non fosse IDV, non avrebbero avuto neanche l’onore di una riga nel giornale locale. Ma l’altro aspetto, quello positivo, ci impone di non minimizzare e anzi, di rispettare, il dissenso che quelle persone hanno voluto esprimere. Perché il dissenso è democrazia e un partito come  l’Italia dei Valori non può aver paura del dissenso al proprio interno ma anzi deve fare ogni sforzo per creare occasioni ed opportunità affinché ogni ragione o dissenso trovi il suo spazio e si possa esprimere. Anche questo blog sarà sempre a disposizione di tutti, come è doveroso che sia nella rete che è l’unico spazio di democrazia privo di controlli e censure.Credo anche che il partito abbia il dovere di ascoltare questo dissenso e di interrogarsi sulle ragioni di chi lo esprime o sul fatto se siano stati commessi degli errori.Coerentemente con quello che dicevo prima credo, però, che tutto questo vada fatto nel dialogo e nel confronto e non sui giornali. Ma su questo vorrei davvero sentire il vostro parere. E se riterrete che, in questa fase, anche il parlare pubblicamente di questi problemi sia un mezzo di crescita, credetemi, non mi mancheranno né le idee, né il coraggio per esprimerle. Per sostenere anche pubblicamente l’impegno per migliorare il nostro partito che spesso, in questi dieci anni, mi è valso l’appellativo di “asburgico”, per l’intransigenza con la quale concepisco la realizzazione di questi valori.

BIOTESTAMENTO, RITORNO AL MEDIOEVO

testamento biologicotestamento biologicoDal Parlamento italiano esce l’ennesima pagina da cancellare. Mercoledì la commissione affari sociali della Camera ha deciso di adottare come testo base sul biotestamento il medesimo uscito dal Senato. A parte il fatto che così facendo si sono buttati al vento tre mesi di lavoro e di acceso dibattito della commissione della Camera, quel che è ancora più grave è che si riparte da un testo che prevede l’obbligatorietà di alimentazione e idratazione artificiali nel fine vita.In altre parole si chiama legge sul testamento biologico ciò che, in realtà, è una legge che vieta il testamento biologico e che stabilisce d’imperio che sul nostro fine vita non siamo noi, singoli esseri umani a decidere, ma è lo Stato che lo fa per tutti e per legge.Si tratta di un’impostazione oscurantista e confessionale, che ci riporta al Medio Evo dei diritti civili, in quanto nega quello che dovrebbe essere un valore da salvaguardare imprescindibilmente in una democrazia laica e liberale, e cioè, il principio per cui, considerata la delicatezza e i valori etici, religiosi e morali, che le scelte in ordine al fine vita chiamano in causa, lo Stato dovrebbe rispettare le scelte del singolo individuo, che non siano in contrasto con la coscienza collettiva e con la scienza medica.La libertà cui ogni persona ha diritto relativamente ai trattamenti sanitari cui essere o non essere sottoposta, non può e non deve essere ignorata. E’ impensabile che in un paese civile accada ciò. E’ lesivo della libertà individuale che una persona debba essere obbligata a rimanere attaccata ad una macchina. Eppure, di fatto, è quello che decide questa legge oscurantista. Una sorta di moneta di scambio che il governo offre alla Chiesa per far dimenticare i peccati di Silvio.Italia dei Valori si impegnerà con ogni mezzo a sua disposizione perché si portino avanti i diritti civili della persona, perché si salvaguardi quella sfera individuale, il cui rispetto è alla base di ogni società civile. E non penso soltanto al biotestamento, ma anche ad altri temi che reputo assolutamente centrali, quale quello sulla procreazione assistita, dove una legge delirante ha portato l’Italia ad uscire dal novero dei paesi civili, al contrasto dell’omofobia, che ultimamente ha  assunto dimensioni allarmanti, alla definizione di un codice di diritto per le coppie di fatto, che riguarda milioni di persone, sia etero, che omosessuali, ma che pure sembra caduta nel dimenticatoio. Noi riteniamo che la coscienza e la libertà di ciascuno debbano tornare al centro della politica e ci batteremo perché questo accada.