marzo 2008

Mamme, ma anche lavoratrici. Una proposta concreta

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L'anno scorso, a pochi giorni dalla festa delle donne,  ho presentato un progetto di legge sulla maternità. L'idea è nata ascoltando storie di donne che si sono trovate a scegliere di fronte al doloroso bivio: o i figli, o la carriera. In una società come la nostra, sempre più competitiva e caratterizzata da ritmi veloci e incalzanti, le donne che decidono di essere madri molto spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro, perché le due cose assieme a volte sono purtroppo incompatibili. Nel nostro Paese si sa, la legislazione in materia di previdenza sociale per le donne in gravidanza è molto carente e per una donna che non ha la fortuna di avere una famiglia accanto o un compagno che abbia a sua volta orari di lavoro flessibili, diventa praticamente impossibile riuscire a mantenere il proprio lavoro, quando non vi è un contratto a tempo indeterminato. In questa direzione si muove la proposta di legge che ho presentato al Parlamento, da un lato, propone il finanziamento di una serie di incentivi alla maternità e, dall'altro, propone l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a sessantacinque anni, equiparandola sostanzialmente a quella degli uomini. Più specificatamente, la proposta di legge prevede la modifica del periodo obbligatorio di congedo per maternità, che dovrebbe passare dai due mesi precedenti e dai tre mesi successivi al parto ai due mesi precedenti e ai cinque mesi successivi, e la riduzione dell'ulteriore periodo facoltativo di congedo per maternità dai sei mesi attuali a quattro mesi. Inoltre, prevede, l'opportunità per le madri, al termine di questi due periodi di congedo, l'uno obbligatorio e l'altro facoltativo, di ottenere un reinserimento graduale nell'attività lavorativa attraverso la possibilità di chiedere un part-time. In entrambi i casi, però, i costi sostenuti dal datore di lavoro sono quasi completamente a carico dello Stato e sono finanziati dal risparmio prodotto dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. L'innalzamento dell'età pensionabile delle donne è vissuto ancora oggi nel nostro Paese come un tabù. Ma occorre vederlo sotto una luce diversa, come un'opportunità in più per le donne che lo vorranno di stare accanto al proprio figlio prima, trattenendosi qualche anno in più al lavoro dopo. Infine, la proposta di legge vuole istituire, sul modello tedesco, una specifica indennità di genitore che sia per le famiglie italiane, e per le donne in particolare, uno strumento concreto, coerente, costante e, per quanto possibile, modulato a seconda della situazione economica di ogni singola famiglia, un riferimento sicuro per affrontare con le dovute serenità e sicurezza la scelta di essere madre. Bisogna uscire dal vicolo cieco "o madre o lavoratrice" e prendere la strada "Madre ma anche lavoratrice". E' un'opportunità non solo per le donne ma per la società ed il mondo del lavoro. Il testo integrale dela proposta di legge la potete trovare sul mio sito http://www.massimodonadi.it/parlamento.php

 

Ciarrapico nostalgico di Mussolini fa ridere. Ciarrapico pluricondannato fa orrore

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Basta un semplice click per sapere tutta la verità e nient'altro che la verità sul commendatore Ciarrapico, quello che Berlusconi, in spregio degli alleati, ha voluto candidare al Senato, quello che il Cavaliere vuole far passare per un simpatico e mite signore che ricorda le fattezze e la simpatia di Aldo Fabrizi.

Se, sulla stampa e sulle tv, la cosiddetta stampa libera, avete trovato di tutto di più su "Er Ciarra" in salsa fascista, nostalgico del ventennio, mentre fa il saluto fascista ai funerali di Edda Ciano, poco o nulla vi hanno detto sulle pluricondanne che gravano sulla sua testa. Ma la rete non perdona e svela il vero volto del Commendator Ciarrapico, la cui nostalgia per Mussolini è un piccolo peccato veniale rispetto alla sua condotta a dir poco spregiudicata come imprenditore e alle gravi condanne che pesano sulla sua testa.

1993: Giuseppe Ciarrapico è condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in Cassazione a tre, per gli sviluppi della vicenda "Casina Valadier", azienda di sua proprietà. Il 18 marzo dello stesso anno viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare. Il 21 marzo entra a Regina Coeli. Il 24 aprile gli vengono concessi gli arresti domiciliari.

L'11 maggio dello stesso anno, viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la liberà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti.

Dopo sette anni, quindi nel 2000, l'affarista è definitivamente condannato. Tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai Servizi sociali.

http://www.astrid-online.it/Riforma-de1/Giurisprud/Sentenza-CorteConti-n-116_2003_R.pdf

1996:  Giuseppe Ciarrapico viene condannato nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in "detenzione domiciliare" per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili cambiando continuamente residenza.

http://www.misteriditalia.com/newsletter/82/numero82.pdf

2008: l'ultima magagna è del 31 gennaio del 2008 con l'Agenzia delle entrate, che lo ha iscritto a ruolo per un'evasione di un milione e mezzo di euro di imposte personali.

http://it.wikipedia.org/wiki/Banco_Ambrosiano

Berlusconi dice che Ciarrapico serve per vincere. Noi, al solo pensiero di quello che l'accoppiata Berlusconi-Ciarrapico, avrà come programma in materia di giustizia, proviamo orrore perché, se è vero che i partiti vanno giudicati in base ai programmi, è vero anche che vanno giudicati per gli uomini che questi programmi dovranno portare avanti.

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

 

Dipietro - Donadi - Mura

Illustre Presidente,

da settimane ormai siamo costretti ad assistere ai reiterati quanto incessanti attacchi nei confronti della persona del Ministro Di Pietro e di tutto il nostro partito, Italia dei Valori, da parte dei media cui fa capo l'on. Silvio Berlusconi.

Come Lei avrà avuto modo di constatare, si tratta di un attacco coordinato sui suoi quotidiani, settimanali e sulle sue televisioni.

A prescindere dall'anomalia tutta italiana per cui un candidato premier è contemporaneamente un magnate dei media, ci chiediamo come possa essere possibile continuare a svolgere serenamente una campagna elettorale sotto un fuoco incrociato di veleni e insulti, talvolta anche personali, da parte di chi possiede più della metà dei mezzi di informazione, attacchi che si concretizzano in calunnie molto pesanti che diffamano l'onore e la dignità di chi, come Antonio Di Pietro e tutte le persone che fanno parte di Italia dei Valori, lavora per portare avanti un progetto serio e responsabile per il bene dei cittadini.

Siamo convinti che tutta questa acrimonia non giovi al Paese e nemmeno a chi ne è l'artefice.

Ci dica Lei, signor Presidente, come poter ristabilire un clima sereno, all'interno del quale ogni partito abbia la possibilità di illustrare ai cittadini elettori il proprio programma, come sarebbe normale in qualsiasi democrazia, secondo le regole dello Stato di diritto e non di uno Stato di natura.