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UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

CORRUZIONE, UNA TASSA DA 70 MLD DI EURO

 Quattro punti di Pil: è quanto vale la legge anticorruzione. Secondo le stime della Banca Mondiale un’efficace lotta alla corruzione determina un aumento del reddito nazionale tra il 2 e il 4 per cento. La corruzione rappresenta oggi un tassa del 20 per cento sugli investimenti esteri, altera il flusso di denaro in entrata e in uscita, generando una sorta di effetto domino. D’altronde, la corte dei Conti lo ha detto più volte a chiare note, la corruzione costa alle nostre casse tra i 60 e i 70 miliardi di euro l’anno, un’enormità.

Allora cosa aspettiamo? Il problema è, ovviamente, politico. Il Pdl non vuol sentir parlare di ddl anticorruzione, se non si mette mano anche al provvedimento sulle intercettazioni – testo fermo da oltre un anno alla Camera - e sulla responsabilità civile dei magistrati, come fossero un trittico, un passo a tre che dovrebbe procedere insieme.

Niente di più sbagliato. Non solo perché le intercettazioni non vanno cambiate e la responsabilità giuridica dei magistrati è un’abominevole trovata, ma perché le tre cose tra di loro non ci azzeccano niente. Una cosa è l’anticorruzione, che fa accresce la stima del nostro paese nel resto del mondo, risana le casse dello Stato e attira investitori esteri, il resto è tutta un’altra partita.

Lo ha ribadito anche il presidente della Repubblica Napolitano qualche giorno fa: la lotta alla corruzione è prioritaria.

Lo è anche per noi, lo è sempre stata. Abbiamo depositato numerose proposte di legge sull’argomento. Ora, chiediamo al ministro Severino di correggere il provvedimento, nel passaggio al Senato. La trasformazione del reato di concussione per induzione in un reato molto meno grave, indebolisce la lotta alla corruzione, trasformando di fatto il provvedimento in un'arma spuntata. Non è quello che ci chiede l'Europa.

Solidarietà per uscire dalla crisi

Oggi è la Festa della Repubblica e anche l’Italia dei Valori intende celebrarla degnamente. Al di là delle polemiche di questi ultimi giorni. Siamo già oltre il dibattito e il nostro pensiero va alle zone terremotate, alle migliaia di cittadini che vivono una situazione d’emergenza. A loro dedichiamo la Festa della Repubblica.

La solidarietà non è solo una parola, un concetto nobile, ma un’esigenza, uno strumento per uscire dalla crisi. Ma non è la parola d’ordine del governo e del sistema bancario italiano.

Qualche giorno fa, il deputato dell’Idv Ignazio Messina ha presentato delle interrogazioni ai sottosegretari Polillo e Vieri Ceriani in commissione Finanze. Le risposte (e le non risposte) sono state sconcertanti. Il governo ha di fatto confermato che dei 255 miliardi ricevuti dalle banche italiane, neanche un euro è stato speso per famiglie e imprese. Il tutto con la piena compiacenza del governo stesso che, al di là dei proclami ai cittadini, ha avallato la scelta delle banche di acquistare i titoli del debito pubblico. Una doppia fregatura per famiglie e imprese: non solo non ottengono finanziamenti che permetterebbero di rilanciare l’economia e aumentare i consumi, ma dovranno anche contribuire a pagare il debito pubblico.

L’esecutivo ha scelto di non aiutare e quindi far morire tante piccole e medie imprese, per non parlare di commercianti e artigiani. Una scelta economicamente e socialmente scellerata.

NON CI RIPROVINO CON L’AMNISTIA

Il presidente Napolitano ha riproposto ancora una volta il tema dell’emergenza carceraria. Lo ha fatto in una lettera inviata al corpo di polizia penitenziaria in occasione del 195esimo anno dalla fondazione. Il presidente , tra le altre cose, ha scritto: “l'attenzione che parlamento e governo pongono ai problemi del carcere induce a confidare che il punto critico insostenibile cui essi sono giunti possa essere superato anche attraverso l'adozione di nuove e coraggiose soluzioni strutturali e gestionali che coinvolgano tutti gli operatori del settore e in particolare la Polizia Penitenziaria”. Siamo d’accordo con lui: servono soluzioni per affrontare l’emergenza carceri. Ma non l’amnistia, né un nuovo indulto.

Ogni volta che si parla della questione, ci si trova davanti alla polemica sull’ennesimo provvedimento di scarcerazione di massa spacciato come soluzione al problema. Non e' con l'amnistia che si risolve l'annosa questione del sovraffollamento delle carceri. Quello che serve è, sul piano del diritto, la certezza della pena e poi interventi concreti nel settore infrastrutturale carcerario.

Occorre garantire condizioni umane e civili a chi sconta una pena in carcere e, al contempo, mettere gli agenti di polizia penitenziaria nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro con dignità. Misure tampone, come amnistia e indulto, non risolvono le questioni di fondo, anzi deprimono il diritto poiché rappresentano un atto di resa dello Stato di fronte all'incapacità di amministrare la giustizia. Per migliorare la situazione, c’è anche la strada della depenalizzazione dei reati di minima offensività.

Tale opzione non risolverebbe, però, il problema del sovraffollamento, considerando la minima incidenza di imputati e condannati in stato di detenzione per tali reati. Il problema è sempre quello dell'esorbitante numero di persone detenute in attesa di sentenza definitiva, circa il 60% della popolazione carceraria. Quindi, la soluzione rimane quella del funzionamento della macchina giudiziaria. L'Italia dei Valori ha proposto molte soluzioni, con appositi disegni di legge. Il governo ne prenda cognizione e potrà valutare la positività delle nostre indicazioni.  

APPUNTAMENTO AL COLLE

“Ci rivolgiamo a Lei in quanto garante della Costituzione della Repubblica Italiana, nella piena consapevolezza di quanti sforzi Ella stia facendo perché la sua difesa sia effettiva e non meramente formale. Abbiamo personalmente apprezzato come Ella non abbia mai mancato di far osservare al Governo ed al Parlamento come "i principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli". Non possiamo non ricordare altresì i frequenti richiami al rispetto dei requisiti che l’articolo 77 della Costituzione richiede per l’esercizio di un provvisorio potere legislativo da parte del governo attraverso i decreti legge ed in particolare il suo più recente intervento al riguardo”.

Questo è un estratto della lettera che abbiamo inviato la settimana scorsa al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che incontreremo oggi al Quirinale. Abbiamo sentito forte l’urgenza di un incontro con il presidente, massimo garante della Costituzione. ll governo Monti esagera con decreti e fiducie, mortificando il ruolo del Parlamento e impedendo ai partiti di opposizione di intervenire sui provvedimenti di fatto blindati. Non è più tollerabile una situazione in cui il governo sembra conoscere il decreto legge come unica forma di legificazione e il ricorso alla fiducia come unico percorso parlamentare.

Non solo. La Ragioneria generale dello Stato, durante l’esame del provvedimento sulle liberalizzazioni, ha detto forte e chiaro che su 5 articoli mancava e manca la copertura finanziaria. Il governo ne era a conoscenza fin dal 15 marzo. Eppure, nonostante le nostre puntuali denunce in commissione e in Aula, si è andati avanti, ignorando i giusti rilievi mossi dal massimo organo che controlla coperture economiche dei decreti del governo che parla esplicitamente di nuovi maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, “non quantificati, né coperti”. In parole povere, la Ragioneria ha bollato i 5 articoli: respinti.

L’articolo 81 della Costituzione dice che “ogni legge che comporti nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Pd, Pdl e Udc hanno votato a favore del provvedimento, solo per “ragioni politiche”. Il sottosegretario Giarda, che avevamo investito della questione, ha sostenuto in Aula la tesi fantasiosa che i giudizi della Ragioneria dello Stato potrebbero essere oggetto di “gradazione” e quindi suscettibili di una “difforme lettura anche in caso di parere negativo”.

Noi riteniamo che l’approvazione di un provvedimento sui cui penda il giudizio negativo della Ragioneria rappresenti un precedente preoccupante, così come l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza. Questa è la preoccupazione che esprimeremo oggi al presidente della Repubblica.

NON SI ESCE DALLA CRISI TOGLIENDO DIRITTI

++ LAVORO: NAPOLITANO, PROBLEMA PIU' GRAVE E' PER AZIENDE ++

(ANSA) - ROMA, 23 MAR - ''Il problema piu' drammatico e' quello delle aziende che chiudono e dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, non per l'articolo 18 ma per il crollo delle attivita' produttive''. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine di una cerimonia alle Fosse Ardeatine. (ANSA).

Ha ragione Napolitano quando dice che il problema principale è la crisi che porta migliaia di aziende a chiudere ogni anno. Come dimostrano i 100.000 licenziamenti collettivi l’anno che ci sono stati dall’inizio della crisi ad oggi. Oltre ai 600.000 che stanno per arrivare per le aziende che hanno ormai concluso tutto il periodo di cassa integrazione e di mobilità.

Ma è proprio per questa ragione che Italia dei Valori sostiene con assoluta convinzione e fermezza la gravità e l’insensatezza della decisione del governo di andare verso i licenziamenti facili anche a titolo individuale. Questa pseudo-riforma toglierà soltanto diritti e tutele a chi già oggi ne ha poche di fronte alla gravità della crisi e non rafforzerà in nessun modo le aziende italiane.

L’eliminazione dell’Art.18, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, produrrà soltanto due cose: tensioni sociali e maggiori licenziamenti e, con riferimento a questi ultimi, una generalizzata ‘rottamazione dei cinquantenni’. Per questa ragione Italia dei Valori farà di tutto per impedirne l’approvazione.

CITTADINANZA AI NUOVI ITALIANI SUBITO

Ieri la Camera ha votato la fiducia al presidente del Consiglio Mario Monti. L’ho detto ieri, durante il mio intervento, e lo ribadisco oggi: noi non saremo spettatori ma protagonisti con le nostre proposte e le nostre idee di riforme di cui il Paese ha veramente bisogno. Intanto, aspettiamo il governo alla prova dei fatti e, soprattutto, delle proposte. Tra le tante cose che, forse, esulano dalle priorità diciamo di natura economica che premono ma che sono, a mio avviso altrettanto attuali e prioritarie, c’è la questione immigrazione e cittadinanza che è emersa ieri durante il dibattito parlamentare. A questa questione, voglio oggi dedicare la mia riflessione, una sorta di tregua riflessiva. E’ un’anomalia tutta italiana che vi siano centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse, vanno a scuola, parlano italiano ma non sanno chi sono, perché non sono né immigrati né italiani. Questa situazione è l’immagine riflessa e distorta della politica miope, egoista e razzista della Lega. Proprio qualche giorno fa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, davanti ad un emozionato Balotelli , ha posto all’attenzione di tutte le forze politiche una questione che l'Idv sostiene da tempo: il diritto di cittadinanza ai nuovi italiani. Dare la cittadinanza italiana ai minori e a chi è nato in Italia è una vera priorità sociale, oltre che una norma di buonsenso e civiltà. E' inconcepibile che queste persone, che vivono da sempre in Italia e che spesso parlano solo l'italiano siano emarginate, con tutte le gravi conseguenze che ciò comporta. Ebbene, io penso che, entro questa legislatura, con la Lega che è all'opposizione e non ha più la golden share sul governo, si può approvare una buona legge, condivisa da un'ampia maggioranza. Se riusciremo a farlo sarà una norma di straordinaria civiltà e buon senso.

MONTI Si' MA A TEMPO DETERMINATO

Un governo tecnico allo stato puro, senza politici, a tempo, con un programma preciso, di emergenza, che risolva i problemi per i quali è nato per procedere, poi, quanto prima, ad elezioni, restituendo la parola ai cittadini. 

Sono queste le richieste che stamattina, abbiamo avanzato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Poche ma chiare indicazioni, che come forza politica, che rappresenta milioni di elettori, sentiamo prioritarie. Vogliamo conoscere chi, cosa, come, con chi e per quanto tempo: vogliamo conoscere la futura squadra del governo Monti, gli obiettivi, il programma, i tempi ed una nuova legge elettorale, o con il referendum o in Parlamento.

Questo Paese ha già pagato un prezzo altissimo, il prezzo di un ventennio berlusconiano che ha raso al suolo democrazia ed etica, dove la credibilità istituzionale e morale è precipitata ai minimi storici. Sentiamo il peso e la responsabilità ma anche l’orgoglio di contribuire a ricostruire l’Italia, di restituire a questo Paese sfiancato da un ventennio di videocrazia, di egoismi, di leggi ad personam, di cricche e lobby affaristiche, la credibilità che merita.

Costruire l'italia deberlusconizzata

La caduta. Le ultime ore nel bunker. La trincea. Le dimissioni di Berlusconi sono state descritte con parole che rievocano più uno scenario di guerra che una crisi di governo. E’ il risultato, brutto, di un ventennio di berlusconismo che ha spaccato il Paese.

Mentre l’attenzione di tutti i media si concentra, giustamente, su un passaggio storico, l’avvicendamento Berlusconi-Monti, in Italia accadono anche altre cose. E ne voglio parlare, anche a rischio di andare controtendenza. Voglio parlare di zucchine. Non degli ortaggi, ma delle mazzette che Finmeccanica pagava a politici e dirigenti secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Roma.

Del maltempo e dell’inadeguatezza infrastrutturale che rischia di travolgere le regioni del Sud nei prossimi giorni.

Sull’agguato di ieri sera a Roma, in pieno centro: tre colpi di pistola contro il titolare di un bar. Altro che sicurezza, nella capitale d’Italia si spara più di prima e si moltiplicano agguati e violenze.

Tre temi: legalità; difesa del suolo e infrastrutture utili; sicurezza. Tre priorità per far ripartire l’Italia ‘deberlusconizzata’. La politica deve avere la capacità di affrontare i temi concreti, risolvere i veri problemi del Paese e dei cittadini. Dopo anni e anni in cui il Parlamento è stato costretto a occuparsi degli affari personali di Berlusconi ora la politica potrà tornare a occuparsi solo dell’Italia. E’ un auspicio in questi giorni di grande incertezza determinata dall’emergenza economica.

Si apre una nuova fase, dobbiamo saperla affrontare con grande attenzione e grande responsabilità.

PER IL BENE DELL'ITALIA, E' TEMPO DI AGIRE

Siamo sul ciglio di un burrone, di fronte a noi si sta aprendo una drammatica voragine. Via via che le ore passano la situazione rischia di diventare sempre più drammatica per il Paese. In questo momento, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, in primis il governo che, in qualunque modo e ad ogni costo "democratico", deve sloggiare. La proverbiale tolleranza e pazienza dei cittadini è arrivata al capolinea. Il presidente del Consiglio è un uomo fuori di testa che deve essere fermato, con tutti gli strumenti che la politica e la democrazia ha a sua disposizione. Anche gli elettori di centrodestra devono sentire forte l’esigenza di un cambiamento perché, in questo momento, salvare l’Italia è più importante degli schieramenti politici. Serve mettere in sicurezza il paese, salvarlo da questa follia berlusconiana durata troppo a lungo. Tutte le forze politiche che non si sono compromesse con 5 anni di vergogna berlusconiana si devono mettere insieme e portare il paese in sicurezza verso nuove elezioni. Tutti siamo chiamati ad uno straordinario sforzo di responsabilità, anche ripensando alle proprie priorità. Chi nel centrodestra conserva ancora un minimo di buon senso e soprattutto di senso dello Stato e amore per il Paese abbia il coraggio di staccarsi per fermare Berlusconi, per dar vita ad un governo di transizione  che faccia le due e tre cose non più rinviabili per calmare e ridare fiducia ai mercati, e poi condurre rapidamente il paese alle urne. E poi si dia vita ad un’alleanza eccezionale, di stampo costituente, di larghissima base maggioritaria, che dovrà fare politiche non tanto di destra né di sinistra ma tutto ciò che  è necessario per salvare il paese, rimetterlo sui binari della crescita e guardare al futuro con rinnovata fiducia.