gennaio 2009

L'olio di ricino moderno

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Si sta facendo strada, nei palazzi del potere, in maniera subdola e strisciante, quella che potremo definire la Beatificazione di Villari. Se prima, tale strada era percorsa da pochi all’interno del Pdl, con il passare dei giorni, complice il tempo che affievolisce l’indignazione e fa dimenticare la bassezza etica del mercimonio che ha portato Villari alla presidenza della Vigilanza Rai, tale via si sta facendo più affollata e il PDL trova molti ed attesi compagni di strada del PD. Comincia dunque da parte di molti, non solo nella maggioranza, una sorta di beatificazione di “Villari il Resistente”. Un uomo che ha dato un significato nuovo e per certi versi “sublime” al concetto di attaccamento alla poltrona. E che proprio per tale riprovevole comportamento etico, che gli è valso contumelie (per lo più fasulle) dall’intero arco costituzionale, appare oggi, dopo essere stato disconosciuto (sempre apparentemente) da tutti, proprio in questo suo essere “sub partes”,  un perfetto Presidente bipartisan  della Commissione di Vigilanza Rai. Questa è la riprova di quanto bene abbia fatto Italia dei Valori a tirarsi fuori da questo fango ed è la dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto sia mortale il virus che ormai da troppo tempo  infetta il sistema dell’informazione pubblica radiotelevisiva, intorno alla quale si scatenano patetiche guerre fratricide per possederne uno spicchio di controllo. Si è arrivati persino a gettare sul palcoscenico dove si recita questa penosa e vergognosa commedia un pezzo di storia e di giornalismo italiano come Sergio Zavoli, salvo poi farlo decantare, aspettando che il tempo portasse il finale che, in realtà, troppi volevano e speravano fin dall’inizio.

Noi siamo fuori da tutto questo e ne siamo orgogliosi. Abbiamo un concetto troppo altro della cosa pubblica per piegarci a squallidi giochi di potere e ridurre il mandato che siamo stati chiamati a svolgere dai nostri elettori alle bramosie e alle voglie di palazzo.

Italia dei Valori non ha niente a che fare con tutto questo, rappresenta un modello di politica nuova, diversa, che mette al centro valori ed etica. Per questo diamo fastidio ed è per questo che, con uno schema non molto dissimile da quello del ventennio mussoliniano, scatta su di noi impietosa, ogni volta che proviamo a dire che il Re, inteso come potere, è nudo, la repressione che non è più fatta di manganelli e olio di ricino, ma di attacchi, insinuazioni, calunnie, denigrazione per distruggere la cosa più preziosa che un partito e un uomo politico può avere, la propria reputazione. Vi invito a leggere l’intervista a Mautone apparsa oggi su Panorama, la lettera su Libero a firma di Antonio Di Pietro e la risposta del direttore Feltri (trovate i link qui di seguito). Questi tre articoli dimostrano quante menzogne e quante bugie sono state scritte su di noi fino ad oggi. Dimostrano come Cristiano Di Pietro si sia limitato, come dice lo stesso Mautone, ad una insignificante  richiesta di favore nemmeno esaudita che, per carità, siamo i primi a non approvare ma per la quale Cristiano, pur senza alcuna responsabilità penale e quindi nemmeno indagato, ha già pagato il prezzo più alto, ovvero, la fuoriuscita dal partito. Mentre in tutti gli altri partiti, gli arrestati, gli indagati i rinviati a giudizio ci risultano comodamente e serenamente in sella alle loro poltrone e vanno tutte le sere in salotti televisivi compiacenti ad autoassolversi. Ma questo sacrificio, persino eccessivo, ci consente di porre, per il futuro, l’asticella del rigore morale all’interno del partito, al più alto livello, ed a nessuno mai nel nostro partito sarà applicato un metro di giudizio più tenero di quello che lo stesso Cristiano  Di Pietro ha applicato a sé stesso. Questa è l’incolmabile differenza tra noi e gli altri.

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Federalismo e Giustizia: le ragioni di Idv

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Pubblico una mia intervista apparsa oggi su il Gazzettino. Vorrei conoscere la vostra opinione in merito.

 I sondaggi danno l’Idv in crescita, soprattutto nel Nordest, e Massimo Donadi legge in questo consenso «l’apprezzamento per un partito che non si fa condizionare e che in questi mesi ha fatto una opposizione alla luce del sole, schietta, anche dura quando doveva essere dura».

Voi non siete la sola opposizione, ma ognuno va per la sua strada: sul federalismo, per esempio, Pd e Udc sono orientati per il no, l’Idv è molto più disponibile.

«Sì, ma con una precisazione. Noi siamo molto disponibili e molto aperti perché il federalismo lo vogliamo con tutte le nostre forze. Per noi non è un ripiego, una scelta tattica. Siamo convinti che un buon federalismo, che porti il controllo di come vengono spesi i soldi pubblici vicino ai cittadini, sia un formidabile strumento di legalità, di buona amministrazione e anche di risparmio dei costi. Quindi lo vogliamo fortissimamente. Abbiamo però delle perplessità: primo perché su una materia così delicata è stato un errore grave quello di aver scelto la forma della legge delega, oltretutto talmente larga nelle maglie da rendere sostanzialmente in bianco il mandato al governo; secondo, perché già nell’ipotesi di legge si scrive che quel tiepido federalismo fiscale previsto non entri a regime prima di otto anni: e conosciamo abbastanza l’Italia per sapere che, quando si parla di fare una cosa tra otto anni, di solito si ha poca voglia di farla. Diciamo che la nostra è una preoccupazione tutta federalista».

Sulla giustizia, parti invertite: Pd e Udc cautamente disponibili, Idv contrario.

 «Sulla giustizia, tutti scelgono sempre la scorciatoia di definire l’Idv il partito del no a prescindere, il braccio armato dei giudici. Non sarà sfuggito che noi, che da otto mesi diciamo di no, alla proposta di Fini abbiamo detto tre quarti di sì e un quarto di no. Abbiamo detto che, se la proposta è quella, noi al tavolo ci sediamo. Ci sono differenze, ma abbiamo preso atto che nella riforma di Fini c’è quello che per noi è il cuore di una iniziativa fatta per rendere la giustizia più veloce e più efficace, non per disinnescarla. Qui però il problema è ormai tutto interno al centrodestra: quale linea prevale? Quella di Fini, che è la linea della legalità, o quella di Berlusconi che non si fanno mai le intercettazioni, si mettono i giudici sotto il controllo della politica e poi, per evitare che qualche indagine sfugga comunque, non si dà un solo centesimo ai giudici, così li ammazziamo per sfinimento?»

Sbaglio, o emerge che Pd e Udc siano più vicini di quanto l’Idv lo sia all’alleato Pd?

«Credo che questa sia davvero una colossale falsità. Affermo, certo di non poter essere smentito, che dall’inizio della legislatura su diecimila votazioni in aula, Idv e Pd hanno votato nello stesso modo 9.750 volte, Udc e Pd hanno votato insieme solo 250 volte. Forse è una strana forma di strabismo: la pensano allo stesso modo, ma al momento di votare premono due bottoni diversi. Oppure, dietro a queste apparenti vicinanze, ci sono i solo giochi interni al Pd di chi, avendo obiettivi propri e personali in mente, usa le alleanze come strumento di lotta interna al Pd. Sono stato chiaro?».

Da “il Gazzettino” del 22 gennaio 2009

Falcidiate le intercettazioni. Questa volta, i silenzi non saranno compresi

napolitano.jpg Trovo indispensabile dopo le polemiche di questi giorni chiarire a tutti voi il mio pensiero e le opinioni da me espresse nella giornata di ieri in relazione agli eventi di piazza Farnese e alla polemica apertasi con il Quirinale. Mai e in alcun modo ho criticato il presidente Di Pietro né tanto meno ho inteso creare una spaccatura nel partito. Ieri ho semplicemente affermato tre punti molto semplici. Il primo che Antonio Di Pietro non ha mai offeso il presidente Napolitano e che sulle sue affermazioni sono state fatte “miserabili” strumentalizzazioni. “Ha preso spunto dal fatto che la polizia ha portato via uno striscione civile e non offensivo per dire che in democrazia bisogna anche tollerare la critica verso le più alte cariche istituzionali”.Seconda cosa. Ho  affermato che “è un dato oggettivo che, in alcuni momenti molto delicati che hanno coinciso con passaggi dove la maggioranza ha posto in essere delle notevoli forzature istituzionali - ad esempio il Lodo Alfano o la ricorrente aggressione alla Magistratura – è stato parco di parole e a dir poco prudente”.Terzo. Ho espresso una valutazione personale e diversa soltanto sulla valutazione da dare a questo comportamento che io ho reputato, e forse anche sperato, essere stata una scelta di sopravvivenza per il Colle a fronte di una maggioranza che altro non  cercava che uno scontro frontale.

Ho detto queste cose  perché ci credo davvero e perché ritengo che, come me, lo pensino anche altri tra i nostri elettori  e che si possano sentire rassicurati da una pluralità di opinioni all’interno del partito - e un partito granitico come il nostro non deve aver paura di rappresentare sensibilità diverse - e da ultimo perché credo sia importante non aprire un fronte di polemiche con il Quirinale alla vigilia della madre di tutte le battaglie, e spiego subito a cosa mi riferisco.

Con il disegno di legge sulle intercettazioni, il Governo ha avverato la profezia di Julius Von KirchmannUn tratto di penna del legislatore e intere biblioteche diventano carta straccia”. Solo che, in questo caso, a diventare carta straccia sarà la legalità e lo stato di diritto in questo Paese.

Con il disegno di legge sulle intercettazioni, il Governo di fatto ha “falcidiato” uno strumento fondamentale nelle mani dei magistrati per tutelare i cittadini di fronte ad ogni forma di criminalità e corruzione. Questa volta non basta dire che è come togliere il bisturi dalle mani di un chirurgo ma che al chirurgo gli vogliono proprio amputare le mani..

Sono tre i passaggi “perversi” di questo disegno di legge che metteranno a serio repentaglio la sicurezza di milioni di cittadini e che consentiranno alla criminalità organizzata di prosperare indisturbata.

Il primo. Da oggi per i reati puniti con meno di 10 anni le intercettazioni sono state di fatto abrogate perché per poterle disporre occorre di fatto che si sia già provata la colpevolezza dell’indagato. Piuttosto che intercettarlo, dunque, lo si andrebbe proprio ad arrestare.

Il secondo. Fissare a 60 giorni il termine massimo per le intercettazioni, significa che, se al 59 giorno, se si scoprono ulteriori complici, tutto viene vanificato. Insomma, chi delinque continuerà indisturbato a farlo.

Terzo. Se, nei casi di estorsione, il Governo pretende che sia la persona offesa a chiedere le intercettazioni, in realtà come il Sud del nostro Paese, la battaglia contro il pizzo sarà vanificata per sempre.

Per tutte queste ragioni, ritengo che la riforma delle intercettazioni sia un atto di eversione costituzionale, un attentato alla sicurezza dello Stato, un resa definitiva del Paese alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta.

Di fronte a questo scempio, che segna la vittoria di Berlusconi e dei falchi oltranzisti, non ci sono giustificazione degli alleati che tengano. E’ la sconfitta, senza mezzi termini, di Fini, di An, della Lega e di tutti quelli che, a parole, si professano e si dichiarano difensori della legalità.

E’ il più grande regalo della storia del nostro Stato ad ogni forma di criminalità.

Ebbene, di fronte a tutto questo, ci aspettiamo, anzi, diamo per scontato, che le più alte cariche dello Stato, si opporranno a questa tragica scelta. Perché questa legge è ancora più grave del lodo Alfano, perché se il lodo Alfano è una norma eticamente vergognosa poiché garantisce l’impunità ad un uomo, questa sulle intercettazioni è socialmente devastante perché compromette la sicurezza e la libertà di milioni cittadini.

Ed è proprio per questa ragione che siamo convinti che tutte le più alte cariche dello Stato comprenderanno che qui sono in gioco valori fondamentali di fronte ai quali, questa volta, silenzi o i mancati contrasti non saranno compresi in quanto rappresenterebbero un danno per il Paese.

Per il supremo rilievo dei valori in campo, il dibattito intorno a questa legge rappresenterà un punto di svolta nella vita democratica e nel confronto politico e istituzionale del Paese. Per questa ragione, le uniche posizioni possibili potranno essere quelle di chi sostiene la legalità o di chi la legalità la infrange, di chi questa legge la contrasta e la combatte, nelle forme e nei modi che appartengono al proprio ruolo, e di chi questa legge la consente o la avvalla.

Nel mezzo, questa volta, nessuno si potrà collocare. Perché questa volta un mezzo non c’è.