marzo 2009
Per Silvio la democrazia è una partita a Risiko
Una partita a Risiko. Il giocatore, in questo caso il presidente di un gruppo parlamentare, muove le sue pedine, ovvero, i suoi colleghi parlamentari, per la conquista degli Urali, o che so io, dell’Arabia Saudita. Non sono impazzito, almeno non io. Questa è l’ultima trovata geniale del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che propone di cambiare i regolamenti parlamentari così: il voto del capogruppo deve valere per tutti i suoi deputati.
Se, dunque, un Cicchitto avanza con 25 pedine, Soro risponde con 10, Casini con 4 e Donadi, cioè il sottoscritto, con 3.
Se non si conoscesse a fondo l’uomo, ovvero, Silvio, si potrebbe finirla qui. Una bella risata e via a lavorare. Ma l’ultima trovata geniale del premier in realtà è la cifra esatta del suo concetto di democrazia, ovvero, un fastidioso orpello che si fa fatica a digerire e del quale ci si deve liberare al più presto. Come? Presto detto. Si prende un deputato, lo si fa capogruppo, quello vota per tutti. E se qualcuno non è d’accordo? Peggio per lui. Nell’universo parallelo di Berlusconi, nel quale il Parlamento è quell’inutile edificio dove l’opposizione ostacola ogni giorno il suo cammino verso l’esercizio assoluto del potere, tutto ciò un misero e deplorevole dettaglio.
D’altronde, dice Silvio, i suoi parlamentari sono uomini del fare e si deprimono a venire in Parlamento a votare. Peccato che siano pagati per farlo e anche profumatamente dai contribuenti italiani. Ma anche questo, nell’universo parallelo di Berlusconi, è un altro dettaglio di poco conto.
Allora, dico io, se davvero vogliamo fare le cose per bene e seriamente, riduciamo il numero dei parlamentari. Peccato che, ogni volta che Italia dei Valori tocca il tasto della riduzione del numero dei parlamentari, riceve in cambio un sonoro sberleffo, in questo caso, trasversale e bypartisan. Sarà anche questo un altro misero e deplorevole dettaglio?


La verità sulla sicurezza: il Governo taglia i fondi alle forze dell’ordine e li dà alle squadracce di partito



Dal governo briciole per affrontare la crisi. Si colpiscano gli evasori fiscali.



Federalismo. Ecco perchè votiamo si
Abbiamo deciso di votare sì al federalismo. Chi ci accusa di fare opposizione preconcetta e inconcludente è servito. La legge sul federalismo è il primo vero atto di questo Parlamento ed il testo è profondamente diverso da quello originario, grazie anche al grande lavoro di Italia dei Valori e di parte delle altre opposizioni. Abbiamo introdotto norme qualificanti per un federalismo virtuoso.
Grazie ai nostri emendamenti si è innanzitutto sventato il rischio di un federalismo spendaccione. Non ci potranno essere aumenti di spesa e di pressione fiscale neanche nella fase transitoria e se ci saranno amministratori locali responsabili di dissesti finanziari ne è prevista non solo l’ineleggibilità a qualunque incarico, ma addirittura l’interdizione al ruolo di amministratore di aziende locali. Si è resa effettiva la possibilità per i cittadini di controllo sulla spesa degli enti pubblici, che è il presupposto per un vero federalismo. I bilanci di tutti gli enti pubblici, infatti, verranno ricondotti ad un unico modello standard e ne sarà prevista una versione ‘di facile lettura’ da pubblicare su internet.
Abbiamo contribuito a sventare il rischio di un federalismo dai contrapposti egoismi, del Nord contro il Sud, ottenendo misure di perequazione che tengano conto non solo della minore ricchezza di alcune regioni, ma anche di altri elementi strategici, come l’arretratezza infrastrutturale o dei servizi.
Dopo aver lavorato tanto nelle commissioni era giusto prendere posizione e rivendicare quanto di buono fatto. Per tutti questi motivi abbiamo scelto di votare sì e non astenerci. Votando sì, inoltre, condividiamo il testo e possiamo a pieno titolo interloquire con il governo per impedire futuri ‘deragliamenti’ da questa linea di equità e riduzione degli sprechi. E’ giusto che le aspettative dei cittadini non vengano tradite e che il Sud con il federalismo possa crescere e liberarsi da amministratori disonesti e il Nord altrettanto.
Voi cosa ne pensate?



La piccola storia di Riccardo
Ho ricevuto questa lettera dai genitori di Riccardo. Mi ha profondamente colpito e vorrei condividerla con voi.
Riccardo (un nome di fantasia) ha 9 anni appena compiuti,ha gli occhi azzurri e profondi come il mare, vive in una città di provincia del Nord-est con il papà, la mamma e altri tre fratelli.
Anche se si comporta come gli altri ragazzi della sua età Riccardo non è un ragazzo come gli altri. E' affetto da sindrome aprassica e cioè dall'incapacità di leggere, scrivere, contare, compiere quei movimenti fini che nella vita di tutti i giorni servono ad esempio per abbottonarsi la camicia e allacciarsi le scarpe. Oltre a questo,come se non bastasse, Riccardo non riesce a parlare bene e quindi fa fatica a comunicare con gli altri. Nel tempo,per ovviare a queste difficoltà il suo cervello ha sviluppato la sua memoria visiva così che Riccardo ricorda cose che gli altri hanno dimenticato e riesce a trovare una strada anche se ci è passato di sfuggita molto tempo fa.
"Perchè è così?" chiese la madre al neuropsichiatra infantile quando il bambino aveva 2 anni e ancora non emetteva un suono. " Non lo sappiamo signora, forse una piccola mancanza di ossigeno durante la nascita, ma sono solo ipotesi; lo avete fatto così punto e basta.”. Questa è stata la risposta della scienza.
All'epoca Riccardo frequentava una scuola materna privata ma aveva molte difficoltà a seguire il programma e nonostante tutti gli sforzi per aiutarlo le maestre non riuscivano a fargli fare dei progressi: erano poche e avevano troppi bambini da seguire. Disperati i genitori iscrissero Riccardo ad un materna pubblica e a poco a poco,come per incanto,le cose migliorarono.
Le maestre erano di più, molto preparate e la classe non era composta di 30 bambini come nella scuola privata ma di venti. A fine anno Riccardo era talmente integrato nella classe che riuscì perfino a vincere la sua timidezza e le sue paure e a recitare insieme agli altri bambini durante la recita di fine anno. Davanti ai genitori che a fatica riuscivano a trattenere le lacrime in pubblico.
Poi arrivò il momento di cominciare le scuole elementari.
Il neuropsichiatra aveva con delicatezza fatto presente ai genitori che l'impatto con l'istituzione scolastica avrebbe segnato il destino scolastico di Riccardo per sempre: se fosse stato negativo questo avrebbe segnato per sempre il suo rapporto con la scuola.
Arrivò il primo giorno di scuola primaria e il papà e la mamma di Riccardo lo accompagnarono a scuola con uno stato d'animo diverso da quello degli altri genitori.
Ma le cose andarono bene. Anche se la scuola di Riccardo non è bellissima, anche se non c'è una palestra e i bambini devono andare a fare ginnastica altrove le maestre sono molto preparate e il loro gruppo è ben affiatato.
Riccardo fa ora la terza ed ha imparato persino a contare fino a sette, i suoi compagni gli vogliono bene e lui adora andare a scuola. Riccardo è comunque un bambino felice.
I genitori di Riccardo hanno capito che la scuola pubblica è fatta per la maggior parte d’insegnanti preparati come quelli che hanno seguito il loro figlio, ma sono preoccupati per la riforma del Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini. Sono preoccupati perchè la maestra unica anche con tutta la buona volontà con una classe di 30 bambini non riuscirà a seguire quelli come Riccardo come un team di maestre con un numero di bambini per classe inferiore come avviene adesso.
I bambini come Riccardo sono destinati ad avere ancora più difficoltà a scuola in futuro e questo non è giusto. Non è giusto che la scuola di un paese civile non dia a tutti i bambini la possibilità di sviluppare al massimo le loro capacità, così da fare il modo di portare il bambino dotato ad alti livelli come il diversamente abile a livelli sufficienti per aiutarlo a sentirsi come gli altri.
La riforma della scuola elementare voluta dal Governo Berlusconi non tiene conto di esigenze pedagogiche ma solo di esigenze di bilancio e farà delle vittime, vittime che non compariranno nelle statistiche se non come piccole percentuali nei dati sull'abbandono e sul voto di condotta. Ma i danni saranno grandi e definitivi perchè scritti per sempre nella memoria di bambini che diventeranno adulti.
Davanti allo scempio che si sta facendo dell'istruzione nel nostro paese la società civile non può stare a guardare.
La Politica è fatta di scelte che possono fare vivere o morire le persone e decidere per chi vive come sarà la sua vita, anche per chi non riesce a spiegarsi o non è capace di protestare come il piccolo Riccardo.



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