Taggati con: Bini Smaghi

GUERRA PER BANDE SU BANKITALIA

 

E così il governo è riuscito a trascinare anche Bankitalia nel gorgo della polemiche politiche. Complimenti. E’ dai tempi dell’increscioso caso Fazio- Fiorani che intorno all’istituto bancario italiano non si respirava un’aria così mefitica. Avvelenata dalla guerra per bande che si è scatenata nel governo. Berlusconi ha il suo candidato, Bini Smaghi. Tremonti ne ha un altro, Grilli, gradito a Bossi. Palazzo Koch gradirebbe l’attuale numero due, Saccomanni, che piace pure alle opposizioni. E, infine, spunta il nome di Tarantola, vicina al mondo cattolico, che Berlusconi potrebbe utilizzare per riacquistare punti agli occhi del Vaticano. L'Idv è l'unica forza politica che si è sottratta al balletto delle nomine per Bankitalia. Questa è la fotografia della situazione. La nomina del successore di Draghi, che il primo novembre andrà a presiedere la Bce, è un fatto troppo importante per farne una questione di partiti, soprattutto perché l’Italia e l’Europa sono attraversate da una grave crisi economica e finanziaria. Bankitalia è una delle (poche) istituzioni italiane che ha mantenuto la propria credibilità anche nel corso del ventennio berlusconiano. Sentire ora polemiche sul nome del presidente che riguardano la sua città natale (Bossi vuole Grilli alla guida perché di Milano) mette infinita tristezza e dà il segno dello scadimento di questa classe dirigente. Fino a qualche anno fa, prima dell’attuale imbarbarimento, non avremmo sentito bassezze del genere sulla nomina del governatore. Se un ministro si fosse azzardato a dire una cosa del genere, si sarebbe dovuto dimettere nel giro di mezz’ora. Ma ormai in Italia non si dimette neanche chi è indagato per fatti di mafia. Questo balletto danneggia Bankitalia innanzitutto, quindi l’Italia intera, offende tutti i candidati, che sono persone di grande spessore e preparazione, squalifica tutti noi. Oggi dovrebbe arrivare la nomina definitiva e ci auguriamo, per il bene di tutti, che si ponga fine a questo balletto indecente che mortifica il Paese e lo rende preda dei venti.