
Prima o poi i nodi vengono al pettine. Il Pdl, fino ad oggi, è stato consenso senza politica. Ma se un partito è fondato solo su un patto di potere, a forte impronta cesarista, e non c’è politica, non c’è un programma, idee o progetti, il consenso elettorale non basta per assicurargli lunga vita. Pompieri a parte, tra
Berlusconi e
Fini è rottura totale. Dopo il pranzo a base di spigola e vino bianco di ieri, sono arrivati alla frutta, e non solo in senso mangereccio.Quello che sta accadendo nel Pdl è il segnale evidente di una deflagrazione di un partito mai veramente nato. Certamente, va riconosciuto loro il merito di aver trasmesso, fino ad oggi, l’idea di un partito forte e coeso e che la loro non è stata una fusione a freddo, ma il risultato di un percorso maturo e saggiamente compiuto. Non è così, non lo è mai stato. Se il potere è uno straordinario collante ed un belletto naturale per far sparire le rughe e le crepe non si può fingere a lungo e più di tanto. Il partito dell’amore non c’è, è svanito al primo sole di primavera, gli equilibri precari sono saltati, anzi la verità è che non ci sono mai stati.In queste ore, il Pdl è una mayonese impazzita. Berlusconi minaccia Fini di dover rassegnare le dimissioni da presidente della Camera, qualora faccia sul serio con la creazione di gruppi parlamentari distinti. Peccato che il presidente del Consiglio ignori che la terza carica dello Stato viene eletta dalla maggioranza ma una volta eletto rappresenta tutto il Parlamento. Non è un posto di potere qualunque, come una poltrona in un consiglio di amministrazione o in un ente, per cui arriva un“capataz” qualunque come lui e dice “vattene, lascia la poltrona”. Il presidente del Senato
Schifani, seconda carica dello Stato, invoca nuove elezioni se Fini rompe, in senso lato ma non solo, ignorando la circostanza che solo il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Insomma, sono tutti impazziti in attesa che passi la nottata.Come andrà a finire non si sa ma non è questa la posta in gioco. Se pure si ricomponesse, sarebbe un rimettere insieme cocci rotti e ridotti in mille pezzi. Ci sono due opposti modi di concepire lo Stato e la politica nel Pdl, difficilmente conciliabili tra di loro: da una parte, la visione cesarista di Berlusconi, dall’altra quella democratica e liberale di Fini.Tutto questo mentre c’è un Paese che attende le riforme di cui ha bisogno per rilanciare il sistema e la sua economia. Saranno pure capaci di vincere le elezioni ma non hanno la dignità, i progetti, le idee, per governare.
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