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DA PROFESSORE A CAVALIERE

Il professore sembra sempre più il cavaliere. Da quando è iniziata la campagna elettorale, Mario Monti sta perdendo sempre più credibilità. Le sue dichiarazioni sono basate sul populismo e sulle promesse alla Berlusconi di cui gli italiani sono stufi. Lo spread è la sua arma principale, minaccia malumori nei mercati e attacca di continuo le altre forze politiche. Risultato: sta spostando il dibattito pubblico dai reali problemi del Paese ad illazioni degne del peggiore talk show televisivo.

Monti, Casini e Fini puntano all’ingovernabilità per sperare di poter avere un ruolo nella prossima legislatura. Il loro vero interesse è questo, non il benessere dell’Italia. Ma oggi più che mai al Paese serve un governo stabile e politicamente omogeneo che sia capace di rilanciare l’economia, creare lavoro e sostenere le imprese, le donne e i giovani. La credibilità dell’Italia si misurerà su questo, anche a livello internazionale. Penso cha ai mercati spaventi più un governo disomogeneo che un solido governo di centrosinistra deciso a portare avanti un programma che punta alla crescita e all’equità sociale. E il centrosinistra ha la forza per vincere e governare con stabilità.

C’E’ CHI PUNTA ALL’INGOVERNABILITA’

Una cosa su tutte, tra quelle emerse dall’analisi politica degli ultimi giorni, mi ha particolarmente colpito. In negativo. E cioè: Fini e Casini puntano al blocco al Senato. E il tutto, magari, per poi andare a trattare con il Pd. Ma…calma, un momento, ragioniamo (come avrebbe detto Gaber). Chi darebbe mai il proprio voto a una coalizione che per obiettivo ha lo stallo elettorale? Chi lo farebbe, per di più oggi, in questo momento storico, in cui all’Italia (e su questo pensavo fossimo tutti d’accordo) serve un governo stabile, ben definito e con un programma da attuare il più presto possibile per far ripartire la crescita e lo sviluppo?

La Lista Monti è nata solo con l'obiettivo di rendere il Paese ingovernabile. Ma non ce la faranno. Non questa volta. Non più. Perché gli italiani sulla scheda elettorale troveranno i tre simboli di un centrosinistra forte e che propone un progetto di governo serio e credibile. Per quanto ci riguarda, prima con Diritti e Libertà e oggi con Centro Democratico, abbiamo dichiarato subito e chiaramente il nostro orizzonte elettorale per il futuro del Paese: un governo di centrosinistra con guida Pier Luigi Bersani. Al Paese questo serve.

Pd, Sel e Centro Democratico, insieme, rappresentano sempre più chiaramente l’unica coalizione capace di portare avanti dopo queste elezioni un programma di governo serio e lineare. E per “serio” non intendiamo il rigore per il rigore. No. La serietà per noi sta nel prendere a cuore il benessere del Paese, non solo a far quadrare i numeri (soprattutto se, poi, per far quadrare i numeri si persegue la via del salasso agli onesti, anche se da quando è partito il count down per la data del voto, improvvisamente, le dichiarazioni in merito hanno magicamente cambiato contenuto).

Ieri abbiamo presentato a Firenze la squadra toscana di Centro Democratico. Siamo molto soddisfatti, e presto seguiranno altri incontri in tutta Italia. Per sapere dove e quando, attiveremo a breve sul sito www.ilcentrodemocratico.it il calendario, grazie a cui essere costantemente aggiornati. Seguiteci.

COSTI POLITICA: DIAMOCI UN TAGLIO MA VERO

Oggi, sul sito del ministero della Funzione Pubblica, sono stati resi noti i risultati dell'indagine della commissione presieduta da Giovannini, presidente dell'Istat. La commissione, istitutita nel luglio scorso, aveva il compito di comparare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli europei per operare eventuali adeguamenti. Dai risultati emerge che i parlamentari italiani ricevono un'indennità superiore rispetto ai loro colleghi tedeschi, inglesi e spagnoli ma i meccanismi e i criteri per il calcolo delle indennità parlamentari nei vari paesi sono talmente diversi da renderli imparagonabili. Attendiamo sviluppi dalla Commissione, augurandoci che non finisca con un nulla di fatto.

Nell'attesa, sui costi della politica, possiamo dire un bel po' di cose perché Italia dei Valori non ha mai tentennato e non si è mai tirata dietro, anzi, ha spesso corso in solitaria. Due esempi su tutti: la riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione dei vitalizi e quello delle province. Se le istituzioni, come è giusto che sia, devono diventare palazzi di vetro è giusto che si proceda quanto prima a fare un bella azione di pulizia nella giungla di regolamenti, norme, leggine e codicilli vari che ostacolano l'operazione di trasparenza e confronto. E' lì, infatti, in quella giungla di norme sovrapposte ed incomprensibili, che si annidano mille insidie.

Tutto questo, però non basta. Se si vuole affrontare la questione seriamente, occorre agire a 360 gradi. Si devono affrontare anche altri dolorosi capitoli di sprechi e privilegi che regnano sovrani nella pubblica amministrazione: province, enti inutili, auto blu, acquisti di beni e servizi, regioni e province a statuto speciale, stipendi dei manager pubblici e via discorrendo.

Si proceda, dunque, con coraggio, senza inutili cacce alle streghe ma con buonsenso e determinazione. Bandita l'ipocrisia o i finti aggiustamenti, la Camera e il Senato, d'altronde, sta già procedendo in tal senso. Noi abbiamo le nostre proposte  all'insegna dell'equita', della serieta' e della trasparenza, ferme nelle commissioni, che sono l'unica via per riconquistare la fiducia dei cittadini e ridare dignita' alla politica e le mettiamo sul tavolo. Chi ha buone orecchie ci ascolti.

IL PARLAMENTO RIAPRA I BATTENTI ORA!

L'incontro tra le parti sociali e le opposizioni, cui ho preso parte con il presidente Di Pietro, è stato importante e proficuo. E' emerso un quadro preoccupante, drammatico ma soprattutto è emersa con assoluta evidenza l'incapacità e l'inerzia del governo che ha rinviato tutto a settembre. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, unitamente a tutte le altre parti sociali e sindacati, hanno sottolineato l'assoluta necessità ed urgenza di prendere provvedimenti ora, già a partire dalle prossime settimane. Italia dei Valori si è presentata all'incontro con una proposta concreta, una proposta di legge che, per molti aspetti e linee guida, ricalca la proposta delle parti sociali. Lo abbiamo messo sul tavolo, offrendolo sia alle parti sociali che agli altri partiti di opposizione. Ancora oggi, nonostante le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio dei ministri alle Camere e l'incontro tra le parti sociali ed il governo di ieri, le turbolenze sui mercati finanziari continuano a colpire pesantemente la borsa ed i titoli del debito pubblico italiani. E' evidente che i mercati finanziari giudicano inadeguato, insufficiente, e comunque poco credibile, il piano di azzeramento del deficit varato dal Governo con il decreto legge sulla manovra. Le stesse parti sociali hanno sottolineato la necessità di adottare, con carattere di assoluta immediatezza, nuove e più incisive misure strutturali che rendano plausibile e sostenibile nel Paese il raggiungimento dell'obiettivo dell'azzeramento del deficit entro il 2014 e il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha invocato la necessita' che l'Italia adotti con urgenza misure strutturali di riforma finalizzate al risanamento dei conti pubblici. Noi abbiamo messo la nostra proposta sul tavolo delle parti ed abbiamo chiesto ai presidenti dei due rami del Parlamento, Schifani e Fini, di convocare con urgenza, già a partire dalla prossima settimana, le rispettive assemblee, procedendo alla calendarizzazione della nostra proposta di legge e di analoghi disegni di legge di altre forze politiche o di iniziativa governativa. Non c'è tempo per aspettare. Settembre è troppo lontano. Bisogna agire subito, ora. Per questo oggi, rinnoviamo a tutte le forze politiche e al governo di esaminare il nostro disegno di legge, che va nella direzione auspicata dalle forze sociali, ma siamo pronti a misurarci con qualunque proposta e da chiunque provenga purché efficace. Ci auguriamo che, già a partire dalle prossime ore, arrivino proposte concrete anche dalle altre forze di opposizione e soprattutto dal governo. Il momento è drammatico e se il Governo non risponderà a questo appello, allora il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrà davvero considerare il da farsi, perché un governo inerme, che non agisce di fronte ad una situazione di emergenza economica e finanziaria come questa, è un governo che va rimosso.

GOVERNO BALNEARE? VADANO AL MARE…

Non è tempo di governi balneari. E’ tempo, semmai, che questo governo vada in ferie. Definitivamente. Berlusconi potrebbe darsi alla bella vita come piace a lui in una delle sue innumerevoli ville, o in giro per i mari col suo yacht e liberare il Paese dalla sua ingombrante presenza politica. L’economia è in crisi, la situazione internazionale è delicata, le imprese chiudono e si bruciano ogni giorno migliaia di posti di lavoro. L’Italia ha bisogno di una guida sicura, non di un modesto maquillage che rimetterebbe in sella i soliti noti. Italia dei Valori, da quando è nata, ha sempre cercato di essere motrice di cambiamento, anche all’opposizione, condizionando, spesso positivamente, il Parlamento e le altre forze che non siedono in maggioranza. Non possiamo accettare compromessi al ribasso per sostituire Berlusconi con un suo emulo, con qualcuno che ne ha condiviso il percorso per vent’anni. Per questo rigettiamo l’ipotesi di governi guidati da esponenti che hanno fatto parte del governo Berlusconi. Non consegneremo l’Italia a chi ha vissuto di rendita per anni all’ombra del Cavaliere ed ora, solo ora, si rende conto della situazione nera in cui questo sciagurato governo ha precipitato il Paese. L’Italia, nonostante tutti questi anni di berlusconismo, è un grande Paese, ricco di energie e di risorse intellettuali. E’ il momento di un nuovo patto sociale tra politica e cittadini, fondato sulle regole e sul rispetto dell’interesse pubblico. Il soggetto politico protagonista di questo cambiamento non può essere certo un governo a guida Roberto Maroni, come proposto da Fini. Difficilmente il governo arriverà alla scadenza naturale del 2013, i segnali di disgregamento sono chiari ed evidenti già da un anno. Ogni voto alla Camera si trasforma in una possibile debacle per questa maggioranza che ormai non è più tale, né nel Paese e neanche più in Parlamento. Prima di affrontare il nodo delle alleanze, dei programmi, della leadership, però, è bene che la politica, tutta, affronti la questione morale grande come una casa che sta attraversando tutti i partiti. Non è possibile presentarsi ai cittadini come se nulla fosse accaduto. Bisogna restituire dignità e ed etica alla vita pubblica italiana. Per questo torno sull’argomento per dire che ripresenteremo le nostre proposte per un Parlamento pulito e cercheremo di farle arrivare alla discussione in Aula.  

MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!

Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.

LA RUSSA, IL MINISTRO DEL VAFFA: VAI A CASA!

Insulta, sbraita, pesta piedi, alza le mani, spezza matite in diretta, si prende la testa tra le mani, sbarra gli occhi, grida rauco. Nelle ultime 48 ore ha dato il meglio di sé. Mercoledì ha sfidato i manifestanti, ridendo in senso beffardo, cercando e trovando lo scontro. Rientrato in Aula ha gridato “vaffanculo” all’indirizzo di Gianfranco Fini, presidente della Camera e terza carica dello Stato. La galleria degli orrori del ministro della Difesa Ignazio La Russa è degna del miglior fascista che la storia ricordi. Scorriamo velocemente il suo personale palma res. A Concita de Gregorio, direttore de l’Unità: “si tappi la bocca con un turacciolo, vergogna Concitina!”. A Corrado Formigli è andata peggio. Il ministro della Difesa lo ha colpito scalciando all’indietro, come fanno i muli, e poi ha fatto il furbo: “si levi da dietro…che fa, mi dà pedate da dietro?”. Al matematico e scrittore Piergiorgio Oddifreddi: “lei fa schifo, si vergogni!”. A un contestatore: “sei un pedofilo, mi ricordo di cosa facevi alle bambine, vergognati!”. A Luca Cafagna, studente: “questo vigliacco non deve parlare, sei un fifone, sei un vigliacco, stai zitto!”. Per non parlare di quando fece il dito medio agli studenti che manifestavano davanti a Montecitorio, insieme a Daniela Santanché, di quando urlò contro un giornalista de il Fatto e, infine, quando se la prese con i generali in Afghanistan quando morì uno degli alpini. Ora spunta pure l’assunzione al ministero della vincitrice di Ballando sotto le stelle, Miss Malizia, al secolo Hoara Borselli, entrata a far parte degli uffici di diretta collaborazione del ministro con uno stipendio di 800 euro al mese.  Ad oggi, miss Malizia ha presentato il concerto della fanfara dell’esercito in piazza di Spagna e nulla più. Ora, se c’è qualcuno che dovrebbe stare zitto e vergognarsi è proprio lui, Ignazio La Russa, attaccabrighe di professione, inesistente ed evanescente ministro della Difesa che, nei giorni di crisi per i fatti sconvolgenti che stanno accadendo in Libia, se ne sta in Aula a votare per il processo breve e non trova nulla di meglio da fare che uscire in piazza e provocare i manifestanti. Noi riteniamo che il ministro La Russa debba subire una sanzione adeguata. Le sue offese alla presidenza della Camera sono inaccettabili. Ad Italia dei Valori è stato affidato il compito di studiare l’inserimento di una norma che consenta la sanzione immediata vista l’assenza di una regolamentazione specifica.  La Costituzione ed il regolamento parlamentare danno già all'ufficio di presidenza gli strumenti per sanzionare subito, già martedì, un comportamento così offensivo nei confronti della terza carica dello Stato. Ignazio La Russa ha passato il segno e non si è neanche scusato con il presidente, l'assemblea ed i cittadini. Un comportamento vergognoso che dimostra scarsa sensibilità democratica. Siccome non siamo nel ventennio stavolta, il ministro La Russa non la passerà liscia.

MA DAVVERO VOGLIONO FAR CADERE BERLUSCONI?

Terzo Polo - Casini, Fini e RutelliTerzo Polo - Casini, Fini e RutelliIl destino negativo della mozione di sfiducia a Bondi era già scritto. Era giusto che essa arrivasse al voto, anche perché presentata oltre due mesi fa (11 novembre 2010),  quando, per altro, lo scenario era totalmente diverso. La votazione è stata rinviata per una serie di circostanze che tutti ben conosciamo e non sto qui ad elencare ed era comunque giusto che arrivasse in Aula. E’ finita come ampiamente previsto. Ma il punto non è questo. La questione che voglio affrontare è che non è con strumenti come le mozioni che potremo mai sconfiggere questo governo. E’ evidente che, per un solo voto, la maggioranza sarà sempre in grado di garantire i 314 deputati che ha, per quanto 30 di essi siano al governo. E’ evidente, insomma, che strumenti parlamentari singoli, come le mozioni, sono i meno indicati per battere questo esecutivo. Per farlo, servono atti legislativi di più ampio respiro, che costringono alla presenza costante in Aula, con centinaia di votazioni per 3 o 4 giorni a settimana, come del resto normalmente accade nelle aule parlamentari. E’ per questo motivo che, esattamente sette giorni fa, ho inviato una lettera ai capigruppo di tutte le opposizioni, invitandoli ad unire le forze per procurare la caduta, più rapida possibile, dell’attuale governo e riconsegnare la parola al Presidente della Repubblica. Non vi è infatti alcun dubbio che, se riuscissimo a serrare le fila e ad incalzare il governo con proposte legislative, il governo durerebbe pochi mesi o più probabilmente poche settimane. A quella lettera, che non aveva alcuna presunzione, alcun lampo di genio, ma frutto solo di una riflessione di semplice buonsenso, non ho ricevuto risposta, se non da Dario Franceschini, il quale si è detto pronto ad appoggiare la mia proposta, qualora avessero risposto tutti gli altri capigruppo. La riflessione che ha dato luogo a questa mia iniziativa, è estremamente semplice: se, cioè, l’obiettivo è comune, basta unire gli sforzi per raggiungerlo con facilità. Ed allora, mi chiedo, come interpretare la mancata risposta da parte dei colleghi del Terzo polo? Quanto davvero esso vuole far cadere il governo Berlusconi? Fini, Casini e Rutelli sono davvero intenzionati a far cadere Berlusconi o, in realtà, come sembra alla luce dei fatti, hanno colto in pieno l’aspetto comodo di un Berlusconi sempre più debole costretto a venire a patti con loro? La mancata risposta alla mia lettera, oltre che un oggettivo gesto di scortesia personale, cosa che francamente poco conta, fa riflettere a fondo da un punto di vista politico: con quella strategia la caduta di Berlusconi è una certezza. Il fatto che non la si voglia perseguire significa una sola cosa: non voler raggiungere il risultato. E’ evidente insomma quale sia l’obiettivo del Terzo polo: arrivare a fine legislatura, con un Berlusconi ancora in sella ma il più possibile indebolito e delegittimato, non per costruire un’alternativa ma una successione a Berlusconi con il consenso di Berlusconi stesso, magari garantendo a lui la strada del Quirinale. Quanto a Bersani, che anche oggi usa parole durissime e chiede le dimissioni di Berlusconi, gli domando, visto che Berlusconi a dimetterci non ci pensa neanche lontanamente, noi cosa facciamo? Stiamo i prossimi 2 anni ad assecondare gli umori e ad aspettare le decisioni di Fini e Casini? E’ questo il futuro del centrosinistra per i prossimi due anni? Io sono convinto, come penso lo siate tutti voi, che fino a quando qualcuno non suonerà sveglia in casa Pd, la situazione rimarrà questa.

DEPUTATI FANNULLONI... PER FORZA!

Aula MontecitorioAula Montecitorio Tranquilli che adesso arrivano i 'responsabili' a sostenere il governo. Tutto si sistemerà e si faranno le riforme. Manco fossero il settimo cavalleggeri…Tutte balle, non cambierà nulla e continuerà a non esserci nessuno a governare l’Italia. Questa è la verità. Si continuerà, come oggi, ad approvare ratifiche di trattati insignificanti e mozioni di poca importanza. Leggi niente perché l’esecutivo è in stallo. Il parlamento non lavora perché il governo è assente. E se il governo è assente non c’è speranza che il Parlamento assolva il suo compito. Passano i mesi, aumentano gli articoli della stampa pieni di indignazione per le Camere che non sono messe nelle condizioni di lavorare, ma nulla cambia. Anche noi abbiamo denunciato questa situazione. Ho anche pubblicato una foto del Transatlantico vuoto, ma, rispetto a prima, se possibile, la situazione è addirittura peggiorata. In questa settimana il parlamento non ha fatto quasi nulla, si è votato solo per un paio d’ore martedì, e solo per la ratifica di un trattato. E nelle prossime settimane andrà ancora peggio. A gennaio si discuterà in Aula una sola proposta di legge, quella dell’Italia dei Valori per l’abolizione delle province. Ho già una vaga idea di come andrà a finire…L’abolizione delle province è nel programma elettorale di tutti i partiti, o quasi. E’ stato un cavallo di battaglia di Berlusconi e del Pdl, ma è stata già affossata una volta (sempre nostra la proposta). Tra un po’ ci sarà il bis, una vera presa per i fondelli ai danni degli italiani che hanno creduto alle promesse da marinai di certi politici del Pdl. Vergogna. Ma su questo tornerò, ora voglio continuare ad affrontare il problema serissimo del parlamento italiano che non lavora. O meglio, non è che i deputati sono scansafatiche (non tutti  lmeno…) è che l’attività legislativa è inesistente, le Camere sono paralizzate. E’ chiaro che in queste condizioni non è possibile andare avanti. L’Italia è un paese che non legifera più, il governo si limita a vivacchiare senza prendere decisioni. La poltrona, che garantisce una rendita di potere e una certa impunità, è più importante di tutto il resto. E per tutto il resto intendo gli interessi dei cittadini. E dire che l’Italia è in declino, vista la drammatica congiuntura economica, è un gentile eufemismo. I media di regime, sordi e ciechi, continuano a propinarci una verità di comodo: non si può andare al voto anticipato perché questo metterebbe a rischio l’Italia sui mercati internazionali. Non è vero. E’ una bugia. Ciò che mette davvero a rischio di speculazioni finanziarie il nostro paese è proprio la debolezza di un governo che non c’è. Con il voto si potrebbe uscire da questa impasse ed avere un vero governo al posto di un esecutivo moribondo che attende solo l'ora della propria fine. L’Italia ha bisogno di una scossa politica per uscire dalla crisi economica che brucia imprese e posti di lavoro e certamente non può continuare a concedersi il lusso di avere un parlamento di deputati fannulloni per forza.

TERZO POLO? LA PALUDE DELLA RESPONSABILITA’

Rutelli - Fini - CasiniRutelli - Fini - CasiniGoverno paralizzato, paese fermo, ripresa economica lontana: sono queste le considerazione odierne di Gianfranco Fini, presidente della Camera e cofondatore, insieme a Casini e Rutelli, dell’ormai famigerato Terzo Polo che, in nome della responsabilità, auspica un patto di salvezza nazionale per tirare fuori il paese dalle secche. In realtà, da quando il Terzo Polo ha fatto la sua comparsa sulla scena politica italiana, il pantano politico si è fatto ogni giorno più vischioso. Non credo di sbagliare quando dico che il Terzo Polo ci sta portando, in nome della responsabilità verso la palude… dell’irresponsabilità, quella palude di immobilismo e di indecisionismo che ricorda tanto da vicino quella conservativa e old style della vecchia Dc. Il Terzo Polo è la prova, se ce ne fosse bisogno, che la fine del bipolarismo farebbe compiere al Paese un salto nel passato, consegnandolo a quelle vecchie logiche spartitorie e partitocratiche che hanno caratterizzato decenni di governi democristiani, di cui paghiamo ancora oggi il conto soprattutto in termini di debito pubblico e mancato sviluppo economico. Il problema, a mio avviso, è che il Terzo Polo ha tre vizi di forma che partono proprio dalla testa, anzi, dalle teste di Casini, Fini e Rutelli. Il leader dell’Udc è afflitto da una cronica sindrome dell’equilibrista che ha imparato bene alla vecchia scuola scudocrociata, alla ricerca perenne di mirabolanti equilibrismi per evitare accuratamente ogni soluzione o  prospettiva concreta e non precludere di conseguenza nessuna porta, tanto a destra quanto a sinistra. Poi c’è Gianfranco Fini, in perenne ritardo, che ci ha impiegato 15 anni a capire chi era Berlusconi, vittima ogni volta di una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti del suo momentaneo carceriere, ieri Berlusconi oggi Casini. Infine, c’è lui, Rutelli, l’eterno numero uno mancato che, grazie a Casini e Fini, è resuscitato e assunto di nuovo all’onore delle cronache politiche, non per meriti ma per osmosi. Il risultato di questo mix poco convincente è una miscela loffia e spenta, un Terzo Polo retro-guardista, che non decide nulla, che non propone nulla, che guarda al suo ombelico invece che a quello del Paese. Quali riforme, che pure i tre auspicano e invocano ogni giorno, si possono immaginare con il Terzo Polo? Nessuna. Non è un caso, infatti, che da tre mesi a questa parte, il Parlamento non abbia più discusso o approvato un provvedimento. Non è un caso che Gianfranco Fini, presidente della Camera, non abbia più calendarizzato uno straccio di provvedimento, solo ratifiche e accordi di terzo e quarto ordine. Il patto di emergenza, dunque, è un’operazione falsa e ipocrita, scritta in politichese, quello conservativo e retro-guardista targato Dc che, per quanto ci riguarda, vorremmo vedere chiuso per sempre nei cassetti della memoria di questo Paese.