PAPERON DE’ PAPERONI… “DI STATO”

Razionalizzare i costi? Sì. Porre un tetto agli stipendi dei manager pubblici? Anche. Operazioni trasparenza sui redditi di ministri, sottosegretari e viceministri? Sì, d’accordo va tutto bene. Ma se si vuole davvero fare un’operazione di quelle chirurgiche, per porre un freno ai costi della pubblica amministrazione, serve il coraggio di squarciare il velo dell’ipocrisia e omertà su quei particolari sistemi e criteri che concedono in questo Paese mille eccezioni, legittime per carità, ma non di meno scandalose.

Accade oggi. Per ridurre i costi della Camera è stato di recente deciso di chiudere il ristorante di Montecitorio tre sere a settimana. Motivo? Il costo eccessivo del servizio rispetto al numero dei pasti erogati. Nell'ottica di contenimento delle spese intrapresa giustamente dalla Camera appare una scelta condivisibile: se un servizio costa più di quanto rende è giusto chiuderlo o rivederne orari e servizi erogati. Accanto a questo, però, serve agire concretamente su quanto accade nel mondo dorato e privilegiato delle retribuzioni dei boiardi di Stato che, grazie a mille cavilli, arrivano a percepire pensioni da capogiro e che, nonostante il pensionamento, continuano a svolgere il medesimo incarico percependo doppio stipendio: pensione e retribuzione. Detta in soldoni, vengono pagati due volte. Come pensionati e come dipendenti in effettivo servizio, mascherati da consulenti.

Non ne faccio una questione di nomi. E’ il principio che condanniamo e che sarebbe ora di rivedere. Chi sono? Il capo del cerimoniale di palazzo Chigi, quello di Capo dipartimento per le risorse strumentali – appalti, per intenderci – il Capo dell’Ufficio voli di stato, di governo e umanitari, il Direttore dell’unità tecnica di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e, infine, i cosiddetti dirigenti di prima fascia “estranei”.

Per non parlare delle cifre. In questo strano paese, capita che un alto funzionario dello Stato, ancora non sessantasettenne, si porti a casa una pensione – e chiedo scusa a tutti i pensionati italiani – di 519mila euro, un miliardo delle vecchie lire, pari al 90 per cento della sua ultima retribuzione e che supera del 76 per cento quel tetto agli stipendi dei manager pubblici di cui si parla tanto in questi giorni. Si dà il caso che l’alto funzionario in questione sia diventato sottosegretario non parlamentare e che percepisca, quindi, anche lo stipendio. Per onore di verità, ha rinunciato a quello che gli sarebbe anche toccato come consigliere di Stato. E tutto questo accade perché esistono regole che lo permettono. La domanda è: non sarà il caso di rivederle, prima di accanirci contro i dipendenti della mensa di Montecitorio? E’ quello che chiederemo al sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, e al presidente del Consiglio, Mario Monti.

Commenti

E finalmente Monti ce l'ha, forse, fatta. I grandi e grossi papaveri di stato non potranno avere più di €. 305.000,00! Poveretti "solo" €. 1.000,00 al giorno, sabato e domenica compresi, feste comandate, malattia  e ferie. 30 volte la paga italiana media!... a prescindere dalla capacità e dal merito. Ovviamente si terranno tutti gli altri privilegi e benefits, molto difficili da eliminare, come le autoblu. Risulta che spesso questi plutocrati sono di "nomina politica" che, per forza di gravità, devono "contraccambiare adeguatamente" la grazia ricevuta. Ricordiamoci delle vagonate di "raccomandati" di dx, ma pure di sx, che il Super Manager Cimoli assumeva in Alitalia per appesantirne ben bene le ali? e dopo una "pesante buonuscita" lasciò Alitalia letteralmente allo sfascio, Con la scusa, infine, "dell'italianità" dei "sindacati" uniti per amore allo "statista di Arcore" accollò il cadavere sulle spalle degli Italiani che sganciarono solo 4 miliardi euro per salvarla. Il merito si valuta sui risultati, non sull'appartenenza politica e, di conseguenza il tetto dei loro dorati stipendi,  La politica finora ha sempre vissuto sull'opacità! La trasparenza fa male agli e ad orecchi indiscreti...    

A me non interessa che guadagnino o abbiano un sacco di soldi, non è un mio problema! Il mio problema è che loro non assicurano l'equità; se a me, povero pensionato,  vengono tolti 50 euro, a loro debbono essere tolti 5000 euro perchè Io quelle cifre non le ho guadagnate nemmeno con 40 anni di lavoro (figuriamoci  con altretanti anni di pensione, se uno potesse arrivarci). Sarebbe quindi giusto che si applicasse una giusta tassa alle reddite finanziarie che finalmente sarebbe e dimostrerebbe una vera equità tra cittadini ricchi e cittadini normali. grazie

Buongiorno, probabilmente il Sig. Angelo è stanco, parlano, parlano, ma alla fine vengono colpiti sempre i soliti, e come la maggior parte delle persone, purtroppo, si sarà rassegnato. Invece, dobbiamo provare a cambiare le cose, perchè i soldi che prendono sono soldi dello Stato. Per questo ci dovrebbe essere un limite, altrimenti, loro continuano a cumulare incarichi e ad arricchirsi sempre di più, invece col limite, rinuncerebbero a qualche "impegno", perchè guadagnerebbero sempre la stessa cifra, e oltre a risparmiare si creerebbero anche "posti di lavoro", per non parlare delle incompatibilità delle cariche. Proviamoci, chissà che se prendono meno soldi loro, facciano meno tagli a noi o che migliorino i servizi! Un saluto.