IL MIO TOUR NELL’ITALIA CHE VUOLE TORNARE A CRESCERE

Con i giovani dell'Idv di Reggio Calabria (che mi hanno taggato su Fb) :-)Con i giovani dell'Idv di Reggio Calabria (che mi hanno taggato su Fb) :-)

Sto girando in lungo e in largo lo Stivale per queste amministrative. Piemonte, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia. E’ un’esperienza indimenticabile, storie e realtà di cui far tesoro, passione civile e politica straordinarie, ma anche tanta preoccupazione per il lavoro che non c’è, per l’economia che non risale. L’Italia, quella che ho visto e sto incontrando, sta morendo di troppe tasse. Più tasse si mettono, meno soldi restano alle famiglie e alle imprese per consumi ed investimenti. Questa Italia la sto toccando con mano ogni giorno, in questi giorni.

Il governo sta sbagliando tutto. Sta cercando di uscire dalla crisi colmando il debito dello Stato sempre con maggiori tasse. Ma questa non e' la via d'uscita, questa e' la via per uccidere il malato. Abbiamo dato un’apertura di credito a questo governo quando è nato. Oggi siamo all’opposizione, perché siamo convinti, e lo siamo sempre di più, che la ricetta deve essere esattamente contraria.

Bisogna tagliare la spesa pubblica cattiva. In Italia e' tantissima. Un esempio su tutti: negli ultimi 5  anni il peso della sanità è aumentata del 50% ma la sanità è rimasta quella di prima, anzi offre sempre di meno in termini sia di qualità che di quantità. Per non parlare delle auto blu, delle province, degli enti inutili, delle consulenze, delle spese folli e incontrollate, tutte questioni per le quali il governo non sta muovendo un dito.

Occorre tagliare la spesa cattiva e reinvestire i soldi risparmiati in interventi infrastrutturali e importanti progetti di crescita. Come si può essere tanto sordi e ciechi da pensare che aumentando le tasse e offrendo agli imprenditori la libertà di licenziare, si possa rimettere in piedi il Paese?

Non e' in questo modo che si costruisce. In questo modo si disfa quello che c'è, si crea conflitto tra imprese e lavoro, si crea tensione sociale e si crea un numero sempre più grande di persone che scivolano verso la povertà e non hanno più di che campare. La risposta sta altrove.

Non si mette in piedi l'Italia trasformandola in una piccola Cina, senza diritti, senza tutele e con stipendi sempre più bassi. Al contrario, serve ridurre le tasse, combattendo innanzitutto l'evasione fiscale.

Nessuno deve sfuggire a queste regole, la politica per prima. I partiti sono stati sommersi da un fiume di denaro: in dieci anni tre miliardi di euro ricevuti dallo Stato in un vero 'Far West', senza regole senza controlli. In questo clima, ognuno ha fatto quello che ha voluto e ci sono stati tantissimi casi di appropriazione indebita di denaro pubblico. Non si può più andare avanti così. Noi abbiamo lanciato una proposta e l’abbiamo provocatoriamente “Giù le mani dal sacco”: cancelliamo il finanziamento pubblico, trasformiamolo come minimo rimborso spese, solo delle spese di campagna elettorale, poi per il resto che i partiti si finanzino con il 5 per mille volontario nelle dichiarazioni dei redditi dei cittadini.

E siccome non ci piace chiacchierare ma fare, dalle parole ai fatti: a luglio riceveremo anche noi, come tutti gli altri partiti, l'ultima rata del finanziamento pubblico relativo alle politiche del 2008, sono 4 milioni di euro. Li incasseremo e il giorno successivo ne faremo un assegno circolare al ministro Fornero con vincolo di scopo: li dovrà utilizzare per i precari, per fare stato sociale. I nostri soldi usciranno dal sistema dei partiti e si trasformeranno in maggiori politiche sociali di cui il Paese ha bisogno disperato. Quanti altri lo faranno?

 

Commenti

Lo ripeto da moltissimo tempo, e Donadi lo sa! L'Italia é un Paese sovraccarico di zavorra. Nella burocrazia, nelle Istituzioni, nei Ministeri, nelle Aziende di Stato. Nelle Regioni e pure nei Comuni. Le Province poi.... Le procedure amministrative sono spesso da terzo mondo. L'alta dirigenza funziona talvolta meglio per collezionare benefits... che fare gli affari dello Stato. Vi ricordate come ha funzionato il Ministero delle semplificazioni, con trasferta a Monza,  del genio padano dell'odontotecnico Calderoli e il cialtronesco ridicolo rogo delle obsolete leggi dello Stato! Lo Stato Italiano va riformato dalla testa ai piedi, con metodo e pazienza da subito , ma il primo necessario imperativo é togliere quella pesantissima ZAVORRA che ci costringe navigare in una palude infida e maleodorante e ci porta sempre più a fondo. Parlare di crescita nelle attuali condizioni é una pia illusione!!!

purtroppo certa elite culturale con i suoi assiomi o ideologismi ha confuso le menti e nascosto verità semplici e incontestabili:

- bisogna pensare ad una poltica protezionistica, se si vuole salvare il salvabile, credere che ricerca e innovazione risolvano tutto è una schiocchezza inaudita; problemi quali disoccupazione e paralisi economica derivano esclusivamente dall'invasione di merci provenineti da paesi con bassissimo costo del lavoro;

- l'abbraccio mortale tra i politici con il mondo degli affari ha causato devianze irreparabili nel mondo della finanza e bancario , bisognerà estirpare dalla radice questo male, scindere per sempre la poltica dagli affari, il controllato dal controllore;

- milioni di immigrati venuti nel nostro paese in pochi anni hanno causato uno schoc in campo economico, per una offerta illimitata di forza lavoro a scapito dei nostri connazionali, per la enorme spesa dello stato sostenuta per far fronte ad esigenze di gente che nulla ha, quali casa, sanità, scuola e via discorrendo, con conseguenti gravissime tensioni sociali. Inutile negarlo anche in questo ambito occorre una sorta di protezionismo; sarebbe demenziale pensare che il nostro paese possa essere meta di un flusso migratorio illimitato nel tempo;

 

Come fa un paese a crescere quando i suoi sudditi, pardon, i suoi "cittadini" percepiscono salari e pensioni che sono al limite della questua? Alla domanda la politica non ha saputo dare risposte concrete e ha delegato a questo i professori, facendosi da parte. I tecnici, da parte loro, hanno risposto al bisogno di crescita rivendicato ormai da anni dalla nazione intera, con una serie sconsiderata di aumenti ed una tassazione ai massimi storici. Per contro, ha lasciato 'indisturbate' le categorie più ricche del Belpaese che, nonostante tutto, continuano ad ingrassare i loro già lauti profitti! Così pur facendo parte dell'Unione Europea, almeno per quanto riguarda sacrifici e privazioni, gli italiani si ritrovano con gli stipendi che sono tra i più poveri del vecchio continente. Le retribuzioni dei lavoratori italiani non sono mai stati così bassi da 29 anni a questa parte e il divario con i prezzi è al top dal 1995. Lo fa sapere l'Istat, sottolineando che a marzo le retribuzioni sono state ferme su base mensile e in aumento dell'1,2% su base annua: si tratta dell'aumento tendenziale più basso almeno dal 1983. Secondo i dati Istat, inoltre, a marzo il divario salari-prezzi ha toccato un livello record: la forbice tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,2%) e il livello d'inflazione (+3,3%), su base annua, ha registrato una differenza di 2,1 punti percentuali: si tratta del divario piu alto dall'agosto del 1995. Quanto ai principali macrosettori, a marzo, le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell'1,7% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che, lo scorso mese, hanno presentato gli incrementi tendenziali maggiori sono stati: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%), chimiche, comparto di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e quello delle telecomunicazioni (2,7% per tutti i comparti). Si sono registrate, invece, variazioni nulle nell'agricoltura, nel credito e assicurazione e in tutti i comparti appartenenti alla pubblica amministrazione. Alla fine di marzo la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale è del 32,6% nel totale dell'economia e del 12,3% nel settore privato per un totale di 4,3 milioni di lavoratori senza contratto! L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di oltre due anni (27 mesi) tanto nel totale che nell'insieme dei settori privati. Alla fine di marzo 2012 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 67,4% degli occupati dipendenti e al 61,8% del monte retributivo osservato.