aprile 2013

RIPARTIAMO DA DIRITTI E LIBERTA'

Ieri si è svolta la Direzione Nazionale di Diritti e Libertà, il movimento cui ho dato vita assieme a tanti amici subito dopo la scissione da IDV e, all’unanimità dei presenti, abbiamo deliberato di ritenere conclusa l’esperienza elettorale di Centro Democratico e di riprendere in piena autonomia la nostra strada originaria.
“Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che la lista Centro Democratico cui abbiamo dato vita con Tabacci è stata sonoramente bocciata dagli elettori. Nonostante fosse l’unica lista apparentata a PD e SEL non ha raggiunto nemmeno lo 0,5% dei voti”. Da questa esperienza Diritti e Libertà esce tuttavia rafforzata in due importanti convinzioni.
Non è più il tempo di partitini più o meno personali, per quanto animati dalle migliori intenzioni. Per questa ragione d’ora in avanti ci impegneremo prevalentemente in un’attività di natura politico culturale, piuttosto che politico elettorale, cercando con le nostre idee e proposte di contribuire ad un dibattito politico che, mai come in questo momento, appare povero e lontano dai temi reali.
Al tempo stesso,  riteniamo che le nostre proposte tendenti a porre al centro del dibattito politico il tema di una significativa e strutturale riduzione della spesa pubblica, attraverso un ridisegno profondo dell’organizzazione centrale e territoriale dello Stato e degli Enti locali, del welfare pubblico e di tutte quelle spese che risentono del controllo o dell’intermediazione della politica, renda Diritti e Libertà, oggi più che mai, una risorsa per la politica italiana. Anche per questo non riteniamo penalizzante l’assenza da un parlamento nel quale fin qui la discussione più cospicua sulla spesa pubblica ha riguardato le spese della bouvette di Montecitorio

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni