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UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

RAI, ALLA FINE SPARTIZIONE FU

E alla fine spartizione fu. “Viva la Rai che ci fa crescere sani”, cantava Renato Zero qualche anno fa. Svanita la sua funzione educatrice, la prima azienda culturale del Paese è finita nel tritacarne dei partiti, usata come “bancomat” per soddisfare bisogni ed esigenze, spolpandola fino in fondo.

Panta rei, tutto scorre. Nel caso della Rai, scorre sempre nello stesso verso, nella stessa, passatemi il termine, perversa direzione. Questa mattina sono stati nominati i nuove 7 consiglieri della Rai: 4 al Pdl, 2 al Pd e uno al Terzo polo. I nomi non sono importanti, potete leggerli ovunque. E’ la logica spartitoria che, nonostante gli annunci e le buone intenzioni, ha vinto ancora una volta.Ma la sconfitta più grande è che ancora una volta abbiamo un Cda che nasce sulle basi della Gasparri, legge matrigna di tutti i conflitti di interessi, un macigno che pesa sulle istituzioni democratiche di questo paese, cui nessuno ha mai pensato di mettere seriamente mano per smantellarla.

Nulla da ridire sui nomi, almeno non su tutti. Ad essere in ballo, qui, sono i principi. Principi ancora una volta stravolti,calpestati, irrisi in nome di altri interessi. Non solo. Per la prima volta, con un’arroganza inaccettabile, il presidente del Senato Renato Schifani è intervenuto a gamba tesa, modificando la composizione della commissione insediata in seggio elettorale durante le operazioni di voto. Ha sostituito un membro della commissione senza il suo consenso e senza nemmeno ascoltarlo. Caso senza precedenti. La commissione di Vigilanza Rai, infatti, è bicamerale per cui la decisione di sostituire un componente deve essere presa all'unisono da entrambi i presidenti.

Siamo di fronte ad una gravissima violazione della legittimità: roba che se fosse accaduta in un paese normale, avrebbe già fatto saltare ogni accordo. Ma siamo in Italia. Evviva l’Italia. Evviva mamma Rai.

IL MIO TOUR NELL’ITALIA CHE VUOLE TORNARE A CRESCERE

Con i giovani dell'Idv di Reggio Calabria (che mi hanno taggato su Fb) :-)Con i giovani dell'Idv di Reggio Calabria (che mi hanno taggato su Fb) :-)

Sto girando in lungo e in largo lo Stivale per queste amministrative. Piemonte, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia. E’ un’esperienza indimenticabile, storie e realtà di cui far tesoro, passione civile e politica straordinarie, ma anche tanta preoccupazione per il lavoro che non c’è, per l’economia che non risale. L’Italia, quella che ho visto e sto incontrando, sta morendo di troppe tasse. Più tasse si mettono, meno soldi restano alle famiglie e alle imprese per consumi ed investimenti. Questa Italia la sto toccando con mano ogni giorno, in questi giorni.

Il governo sta sbagliando tutto. Sta cercando di uscire dalla crisi colmando il debito dello Stato sempre con maggiori tasse. Ma questa non e' la via d'uscita, questa e' la via per uccidere il malato. Abbiamo dato un’apertura di credito a questo governo quando è nato. Oggi siamo all’opposizione, perché siamo convinti, e lo siamo sempre di più, che la ricetta deve essere esattamente contraria.

Bisogna tagliare la spesa pubblica cattiva. In Italia e' tantissima. Un esempio su tutti: negli ultimi 5  anni il peso della sanità è aumentata del 50% ma la sanità è rimasta quella di prima, anzi offre sempre di meno in termini sia di qualità che di quantità. Per non parlare delle auto blu, delle province, degli enti inutili, delle consulenze, delle spese folli e incontrollate, tutte questioni per le quali il governo non sta muovendo un dito.

Occorre tagliare la spesa cattiva e reinvestire i soldi risparmiati in interventi infrastrutturali e importanti progetti di crescita. Come si può essere tanto sordi e ciechi da pensare che aumentando le tasse e offrendo agli imprenditori la libertà di licenziare, si possa rimettere in piedi il Paese?

Non e' in questo modo che si costruisce. In questo modo si disfa quello che c'è, si crea conflitto tra imprese e lavoro, si crea tensione sociale e si crea un numero sempre più grande di persone che scivolano verso la povertà e non hanno più di che campare. La risposta sta altrove.

Non si mette in piedi l'Italia trasformandola in una piccola Cina, senza diritti, senza tutele e con stipendi sempre più bassi. Al contrario, serve ridurre le tasse, combattendo innanzitutto l'evasione fiscale.

Nessuno deve sfuggire a queste regole, la politica per prima. I partiti sono stati sommersi da un fiume di denaro: in dieci anni tre miliardi di euro ricevuti dallo Stato in un vero 'Far West', senza regole senza controlli. In questo clima, ognuno ha fatto quello che ha voluto e ci sono stati tantissimi casi di appropriazione indebita di denaro pubblico. Non si può più andare avanti così. Noi abbiamo lanciato una proposta e l’abbiamo provocatoriamente “Giù le mani dal sacco”: cancelliamo il finanziamento pubblico, trasformiamolo come minimo rimborso spese, solo delle spese di campagna elettorale, poi per il resto che i partiti si finanzino con il 5 per mille volontario nelle dichiarazioni dei redditi dei cittadini.

E siccome non ci piace chiacchierare ma fare, dalle parole ai fatti: a luglio riceveremo anche noi, come tutti gli altri partiti, l'ultima rata del finanziamento pubblico relativo alle politiche del 2008, sono 4 milioni di euro. Li incasseremo e il giorno successivo ne faremo un assegno circolare al ministro Fornero con vincolo di scopo: li dovrà utilizzare per i precari, per fare stato sociale. I nostri soldi usciranno dal sistema dei partiti e si trasformeranno in maggiori politiche sociali di cui il Paese ha bisogno disperato. Quanti altri lo faranno?

 

E’ TUTTO UN MANCIA MANCIA

In Parlamento è tutto un mancia mancia. No, non c’è errore, non intendo nel senso classico del termine ‘mangia mangia’, per definire avidità di certi politici e comportamenti non proprio ortodossi. Mancia nel senso di legge mancia, quella che destina soldi pubblici al finanziamento di opere nei collegi a ridosso delle campagne elettorali o a gloria del signorotto della zona.

Questo è un post preventivo, perché la ‘legge mancia’ ancora non è stata ufficialmente presentata, ma da giorni se ne parla tantissimo. I giornalisti sono alla ricerca del testo, che non c’è, perché, secondo indiscrezioni, chi se ne occupa lo tiene ben nascosto per il momento.

A noi dell’Italia dei Valori manco ce lo chiedono se vogliamo far inserire qualche prebenda nell’elenco, perché sanno che non siamo disposti a partecipare a questo sperpero consociativo di denaro pubblico. Non siamo disposti e riteniamo questa pratica una porcheria politica.

Avevamo più volte chiesto che la legge mancia venisse soppressa, ma anche il governo Monti l’ha mantenuta in vita. Non è tempo di legge mancia, la credibilità della politica è ai minimi storici e approvare un provvedimento per distribuire favori nei territori, senza ricorrere ad un criterio oggettivo, di urgenza, di necessità è un atto politico molto grave, che dimostrerebbe una volta di più la mancanza di sensibilità nei confronti dei cittadini, costretti a fare i conti con una crisi economica profonda.

ABC, STRANO CASO DI FANTASIA AL POTERE

Dunque, ricapitoliamo le rocambolesche proposte di ABC - Alfano, Bersani, Casini - sul finanziamento pubblico ai partiti nella giornata di ieri. E’ davvero uno strano caso di fantasia al potere.

Ore 12.38: la via scelta è quella dell’emendamento, da inserirsi nel decreto fiscale. Ore 17.48: la presidenza della Camera lo dichiara inammissibile “per estraneità di materia”. Ovvio, quasi scontato. Altro giro, altra corsa. Si procederà con decreto. Anzi no, non ci sono i presupposti di necessità e urgenza. Ore 18.02: ABC presenta una proposta di legge sulla trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti.

 Cosa dice la proposta targata maggioranza? Ricalca l’emendamento, quello dichiarato inammissibile, ovvero: bilanci certificati da società di revisione e pubblicabili su internet. Una commissione di controllo composta dal presidente della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato e del primo presidente della Cassazione; sanzioni nelle mani dei presidenti delle Camere e investimenti solo in titoli dello Stato italiano. Le nuove regole si applicano dall'esercizio finanziario 2013.

E il dimezzamento dei finanziamenti? Non c’è traccia. E il congelamento della rata di luglio, quella da destinarsi a iniziative sociali, come contributo agli esodati, richiesta da Idv? Dispersa nel nulla.

Carta canta. La proposta presentata dai partiti di maggioranza è drammaticamente inadeguata rispetto alle legittime esigenze  di trasparenza e di legalità che gli italiani rivolgono alla politica. Ma quel che è più grave è che non risolve nessuno dei problemi che hanno portato alla nascita delle vicende Lusi e Belsito. Siamo alla truffa al raggiro.

Serve una proposta seria, organica che incida fattivamente sul controllo dei bilanci dei partiti. La riassumiamo qui, perché sia chiaro che su questo daremo battaglia.

1.  Serve congelare immediatamente l`ultima rata del finanziamento pubblico di 100 milioni prevista per luglio. I partiti devono avere il coraggio di rinunciare a quei soldi e destinarli a iniziative sociali, per esempio come contributo per gli esodati.

2. Servono controlli veri, seri e stringenti da affidare alla Corte dei Conti e al suo personale, in grado di scandagliare ogni voce di spesa, ogni fattura e pezze di appoggio. Pensare di risolvere tutto pubblicando i bilanci dei partiti su Internet o affidarne la verifica ai tre magistrati più impegnati d`Italia, è una truffa, un raggiro bello e buono.

3. Occorre ridurre drasticamente il finanziamento pubblico, oggi ad un livello immorale, inconcepibile e inaccettabile. Va lasciato il minimo per garantire la sopravvivenza dei partiti, affidando la raccolta di eventuali fondi al 5 per mille, imponendo altresì un tetto alle spese per le campagne elettorali.

4. Serve la revisione dell`articolo 49 della Costituzione, per trasformare i partiti in soggetti trasparenti, case di vetro per i cittadini, subordinando l`erogazione di finanziamenti al rispetto dei principi di trasparenza e legalità.

Nessuno provi a giocare sporco o al ribasso. Italia dei Valori ha già depositato una proposta di legge d'iniziativa popolare e i quesiti referendari per abrogare i rimborsi ai partiti. Saranno i cittadini a fare quello che il Parlamento non è in grado o non ha voglia di fare.

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni

UNA LEZIONE MAGISTRALE

Quello tenuto ieri a Montecitorio dal Presidente Napolitano oltre ad un lucidissimo discorso d'insediamento, è stata una vera e propria lezione magistrale sul significato profondo della  politica, sul senso dello stato e delle istituzioni.

Il ventennio dei partiti lideristici ha degradato la politica ad un'arena dove lo scontro verbale ha sostituito i fatti e le responsabilità di governo. E' vero. Chiunque abbia fatto politica in questi anni porta la sua parte di responsabilità. Ma è anche vero che un'opinione pubblica innamorata dei propri leader di riferimento non ha aiutato il rinnovamento dentro a partiti che erano e sono ancora contenitori poco democratici, dove se non ti accodavi alle decisioni del leader tutto quello che potevi fare era andartene.

Ora il paese passa, senza soluzione di continuità, dall'aver dato a sei o sette leader una delega in bianco di tale entità che in nessun altro paese civile i cittadini affidano alla politica alla voglia di "forconi" verso tutto quello che è "politica".

Tutto questo era già successo vent'anni fa ed è indice di una democrazia ancora immatura, incapace di produrre tanto una classe politica degna di questo nome quanto un'opinione pubblica severa ed attenta nella delega che affida ai politici.

Speriamo nell'interesse del Paese che si possa ora aprire una fase  di rinnovamento ma, soprattutto, di una politica fatta di valori, di civismo, di servizio e, non ultimo, di cultura della democrazia e delle sue istituzioni