febbraio 2013

LA DEBOLEZZA DI MONTI E INGROIA

Si sentono deboli e sanno di non avere argomenti forti, ecco perché continuano a lanciarsi in assurde supposizioni sulla presunta non stabilità della coalizione di centrosinistra. Sto parlando di Monti e Ingroia, due mondi che sebbene rivendichino posizioni monto distanti l’uno dall’altro finiscono per andare a braccetto sulla strategia della campagna elettorale: attaccare la coalizione Pd, Sel e Cd, puntando su Vendola in particolare, cercando di trasformare in debolezza il nostro punto di forza, ovvero la capacità di rappresentare le istanze progressiste del Paese dall’ala più moderata a quella più riformista.

È infatti chiaro a tutti che la nostra coalizione è l’unica capace di garantire un governo stabile, capace di portare a termine un programma di governo progressista che restituisca al Paese lavoro ed equità sociale. Ma le altre forze politiche cercano di rosicchiare qualche manciata di voti per avere un ruolo nella prossima legislatura, ma così facendo dimostrano solamente di puntare all’ingovernabilità’ e quindi di non essere responsabili nei confronti del Paese.

Pd, Sel e Cd si sono uniti sulla base di una solida alleanza programmatica, l’unica capace di dare vita a un governo di centrosinistra che, come confermano gli ultimi dati Istat, ponga come priorità assoluta il lavoro.

LO SPACCIATORE DI PROMESSE STUPEFACENTI

L’ultima sparata sull’Imu conferma che Berlusconi è uno spacciatore di promesse stupefacenti. Ma chi spaccia false illusioni non ha a cuore il futuro del Paese, quel Paese che Berlusconi già una volta ha portato sull’orlo del baratro. La campagna elettorale di alcune forze politiche oggi in campo dimostra chiaramente che, in  mancanza di un solido progetto alle spalle, pur di accaparrarsi una manciata in più di voti si scade nel promettere cose irrealizzabili e attaccare l’avversario più forte, ovvero il centrosinistra, cercando di minarne la credibilità.

Ma questi signori non hanno forse chiaro che governare non è una gara a chi la spara più grossa, ma è la scelta di assumersi una grande responsabilità e di farlo con onestà e chiarezza verso gli italiani. Oggi più che mai, in un momento storico decisivo per imprimere finalmente una svolta di crescita e moralità al Paese, mi chiedo come chi pronuncia queste vacue promesse riesca a dormire la notte.

Di una cosa però sono sicuro, ovvero che gli italiani non ci cascheranno e che Berlusconi perderà. Abbiamo visto troppo chiaramente sulla propria pelle i danni provocati dalla mala gestione della cosa pubblica negli ultimi anni. Per questo, confido che a prevalere alle urne sarà la concretezza e la responsabilità del centrosinistra, l’unica forza oggi in campo con un solido e condiviso programma per restituire concretamente al Paese lavoro, crescita e moralità.

IL VORTICE COMUNICATIVO CHE INGANNA I CITTADINI

C’è chi vuole conquistare spazi nella prossima legislatura anche mettendo a rischio il futuro del Paese. Il vortice di false promesse a cui stiamo tristemente assistendo mira ad ingannare i cittadini per un po’ di consenso elettorale, trascina a fondo la qualità della campagna e mina la nostra credibilità internazionale. Il dialogo tra le forze politiche in campo dovrebbe basarsi su programmi reali e responsabili, non sulla gara a chi la spara più grossa.

Le false promesse in questi ultimi venti anni hanno solo affossato l’economia e la società italiana. Ne abbiamo visto i risultati sulla nostra pelle. L’Italia ora non ha bisogno della proposta shock sull’Imu di Berlusconi, di cui il cavaliere si guarda bene dal sottolineare i danni collaterali, ma di un programma serio e chiaro, su cui le forze in campo dovrebbero confrontarsi responsabilmente per assicurare al Paese un governo stabile che restituisca lavoro, benessere e moralità.

E invece vediamo che alcune forze politiche, consapevoli di non poter avere la maggioranza, puntano all’ingovernabilità pur di avere un ruolo nella prossima legislatura, non curandosi del futuro del Paese e cercando di rosicchiare voti alla coalizioni di centrosinistra, che si riconferma l’unica capace di portare avanti il progetto di rilancio dell’Italia.

 

SEI ANNI IN CAMERUN

A marzo sarà passato un anno da quando mamma Rosa e papà Adolfo aspettano di andare in Camerun per portare a casa loro figlio. Il bambino di 6 anni che hanno adottato già sa di loro e già porta il loro cognome sul passaporto, ma è ancora costretto ad aspettare il loro abbraccio, perché se i genitori andassero a prenderlo ora non avrebbero la certezza di poter rientrare tutti insieme in Italia. I nomi dei protagonisti di questa storia sono di fantasia, per rispetto della privacy della coppia veneta che mi ha confidato la propria disperazione, ma il resto è tutto vero. E voglio raccontarvelo, impegnandomi affinché una vicenda come questa non debba più verificarsi.

Il 1° giugno 2006 Rosa e Adolfo avevano meno di 45 anni ed erano sposati da sette. Quel giorno decisero di presentare la domanda per l’adozione internazionale di un bambino sano in età prescolare, sicuri di avere tutti i presupposti affinché la pratica andasse a buon fine. Ma la prima di una serie di difficoltà non tardò a presentarsi, perché fu proprio la prima azienda sanitaria a cui si rivolsero a fargli credere di dover rinunciare al loro sogno. Gli fu detto, infatti, che date le loro caratteristiche avrebbero potuto aspirare solamente a un bambino sopra i dieci anni, sieropositivo e privo di arti. La coppia però non si arrese e presentò regolare denuncia verso l’azienda in questione. E fece bene, perché il tribunale di competenza riconobbe le loro istanze e Rosa e Adolfo si presentarono a un’azienda sanitaria di un’altra città muniti di un corretto decreto di idoneità all’adozione internazionale.

Ecco che era arrivato il momento di trovare un ente che prendesse in carico la loro pratica. Ma anche qui non fu facile, perché Rosa e Adolfo iniziarono a sentirsi dire che erano troppo vecchi e che non importava quello che era stato certificato dal decreto di idoneità. Dopo un po’ di tempo, i due ricevettero finalmente l’accoglienza di un ente, a cui espressero subito il loro desiderio di adottare un bambino etiope. La risposta, però, fu negativa. Rosa mi ha confidato che l’ente sembrava interessato a collocarli nel Paese più adatto alle esigenze dell’ente stesso, piuttosto che a quelle sue e di suo marito. Quindi gli proposero la Repubblica del Benin, sempre in Africa, cosa che non andò in porto perché fu l’ente stesso a chiudere dopo poco i rapporti col Paese in questione. Fu allora che spuntò l’ipotesi del Camerun.

Gli dissero che se accettavano il Camerun il bambino era già pronto per l’adozione, e congiuntamente gli presentarono una foto del piccolo. I due, alla vista del bambino, dissero di sì, anche se percepirono l’intenzione dell’ente di metterli, presentandogli subito la foto del bambino, sotto una sorta di ricatto morale per costringerli alla scelta di quel Paese. I loro timori si scoprirono fondati, perché quando iniziarono a susseguirsi una serie di difficoltà nel portare a termine la pratica Rosa andò a informarsi e, lei che conosce bene la lingua francese, scoprì su internet che la Francia sconsigliava caldamente alla coppie aspiranti all’adozione di guardare al Camerun, per via dell’alta corruzione presente. Ma l’ente a cui si erano affidati non aveva fatto cenno delle difficoltà a cui stavano andando incontro.

Tutto questo lo scoprirono dopo. Intanto Rosa e Adolfo, affezionati al bambino e firmato il contratto per l’adozione, si impegnavano perché la pratica fosse conclusa nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile. L’unico contatto che avevano con lui era per tramite di un educatore della struttura camerunese a cui era affidato. Il 1° febbraio dello scorso anno arrivò dal tribunale la sentenza di adozione, il 1° marzo fu rilasciato al bambino un nuovo certificato di nascita e, il 26 dello stesso mese, arrivò anche il passaporto, dove porta il cognome di papà Adolfo. A quel punto non restava che andarlo ad abbracciare e portarlo a casa loro, in Veneto. O almeno così sarebbe dovuto essere, fatto sta che, di mese in mese, i due si videro rimandare continuamente il loro viaggio.

La verità venne fuori a ottobre, quando scoprirono che il tribunale camerunese, sebbene la sentenza di adozione risalisse a ben 8 mesi prima, non aveva ancora proceduto a farne la necessaria trascrizione, i cui termini invece erano di massimo tre mesi. E non era tutto: per portare a termine la pratica mancava un altro documento, ovvero il lasciapassare che l’ente di adozione richiede all’autorità di sicurezza camerunese affinché certifichi l’espatrio della coppia col bambino verso l’Italia.

Da un mese Rosa e Adolfo non hanno più notizie del piccolo, che oggi ha 6 anni e da quasi un anno sa di loro e continua ad aspettarli. Questo perché l’educatore che si prendeva cura di lui è stato dimesso dall’incarico e nessuno più tiene informata la famiglia adottiva. I due mi hanno detto quanto ringraziano il nostro Ministero degli Esteri, che non ha mancato di seguirli e contattarli anche telefonicamente per seguire la loro pratica. Mi hanno anche detto, però, di non aver ricevuto lo stesso trattamento dal Ministero della Cooperazione, deputato, oltre che ad accreditare gli enti per le adozioni internazionali, anche a sorvegliare l’andamento delle pratiche.

La vicenda di Rosa e Adolfo non è un caso isolato. Anzi, ci sono coppie che sono nelle loro stesse condizioni anche da 3 anni. Purtroppo non tutte hanno il coraggio di denunciare la situazione, perché bloccate dalla paura di avere ritorsioni e di vedere allontanarsi ancora di più il momento in cui abbracciare loro figlio. Ma queste situazioni non possono passare sotto silenzio. Non è pensabile che delle persone debbano vivere questa disperazione nella paura o senza essere ascoltate e difese. Che non se ne parli mi fa riflettere su quanta poca sia la fiducia nelle nostre istituzioni, e quanta responsabilità di questo abbia la politica. Perché è nostra responsabilità, di noi politici in primis, intervenire nelle situazioni di bisogno e rappresentare i cittadini nelle sedi decisionali e istituzionali. Se no non ci riduciamo ad altro che a professionisti della poltrona, svilendo così la concezione stessa di politica, che invece io ritengo essere il momento più alto a cui un cittadino può aspirare per servire il proprio Paese. Nella prossima legislatura mi impegnerò affinché casi come quello di cui vi ho raccontato, e di cui ringrazio questa coraggiosa coppia veneta di avermene fatto confidenza, non debbano più accadere.

ABBASSIAMO LO SPREAD DELL'INFORMAZIONE

"Risoluzione del conflitto di interessi, introduzione di una rigorosa normativa antitrust, modifica radicale della Legge 249 e della Legge Gasparri, eliminazione dai codici delle norme potenzialmente lesive del diritto di cronaca, difesa della libertà della rete, liberazione di ogni forma di attività espressiva (cinema, teatro, musica, spettacolo…) da qualsiasi forma di censura, legge sull'editoria". Questi i punti programmatici contenuti nel testo che l'associazione Articolo21 proporrà, alle candidate e ai candidati (di diversi schieramenti politici), durante l'incontro pubblico che si terrà venerdì 8 febbraio alle ore 10 presso la sede Fnsi (Corso Vittorio Emanuele, 349 Roma). Lo scrive Articolo21 in una nota. “Ad ognuno verrà chiesto non solo di sottoscrivere il documento (approvato dall'assemblea di Articolo21 ad Acquasparta) e di farlo proprio, ma di impegnarsi altresì sui temi della libertà di informazione a partire dai primi cento giorni e prendere parte a un gruppo interparlamentare in nome dell'articolo21 della Costituzione.

"Chiediamo alle candidate e ai candidati - commenta il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - un impegno comune per portare l'Italia in Europa anche nel settore delle telecomunicazioni e levare dalle spalle dell'Italia quella magna nera che rappresenta una delle vergogne nazionali".

Noi aderiamo all’iniziativa di domani. Parteciperemo. Con convinzione e con la consapevolezza che la costruzione di una democrazia piena e matura dopo il ventennio berlusconiano non puo’ prescindere da una legge sul conflitto d’interessi, dall’abrogazione dellaLegge Gasparri, dalla liberta’ d’informazione e dal pluralismo dei mezzi di comunicazione. I temi della dichiarazione comune sono i nostri temi e ci impegniamo a portarli nella coalizione di centrosinistra capeggiata da Bersani. Chiediamo a tutte le altre forze politiche che intendono tutelare e applicare pienamente l’Art21 della Costituzione ad aderire e sottoscrivere. E soprattutto ad avviare un percorso politico parlamentare coerente.

CON GIANNI RIVERA IN TOUR

Domani sarò con Gianni Rivera per un tour di tre tappe in Veneto. Toccheremo Verona, Padova e Mestre per affrontare temi fondamentali come la crescita economica attraverso lo sport, i giovani e la solidarietà. Gianni Rivera, campione dello sport e della vita, ha deciso di candidarsi con “Centro Democratico - Diritti e Libertà” e di contribuire alla vittoria del centrosinistra. Sono convinto che il suo impegno civico e la sua passione rappresentino un grande esempio, soprattutto per i giovani. E nel nostro tour di domani parleremo anche con loro dell’idea di Italia che vogliamo mettere in piedi con il nostro progetto politico. Sarà una giornata dal grande valore culturale, in cui incontreremo rappresentanti della società civile che ascolteremo e con cui ci confronteremo con particolare riferimento alle esigenze del territorio.

Alle 10 saremo a Verona, presso la Sala Lucchi della Palazzina Alberto Masprone (Piazzale Olimpia, 3). Qui, insieme a Gustavo Franchetto, incontreremo amici e simpatizzanti di “Centro Democratico - Diritti e Libertà” per discutere e confrontarci sulle imminenti elezioni politiche. La chiamata alle urne si avvicina e per noi è fondamentale esporre chiaramente il nostro programma ed aprirci al confronto con i cittadini. Siamo sicuri della nostra scelta, perché pensiamo che la coalizione di centrosinistra possa vincere le elezioni e dare vita a un governo stabile che sappia portare avanti le riforme che oggi nel nostro Paese non sono più rimandabili, in primis per riavviare il mercato del lavoro, rimodulare con equità la pressione fiscale e incentivare la cultura e il rispetto del territorio.

Dopo Verona ci sposteremo a Padova, dove alle 12:30 faremo visita, insieme ad Alfio Capizzi, all’associazione Anafim Onlus (Via B. Telesio, 25) per parlare di sociale, un settore che è stato sacrificato dalle ultime manovre politiche e che giorno dopo giorno vede chiudere sempre più associazioni, cooperative e servizi. Anafim Onlus è un’associazione nata da dipendenti ed ex dipendenti della Difesa, sia militari che civili, con lo scopo di assistere i figli disabili dei dipendenti stessi ma anche chi, fra di loro, ha le stesse problematiche. Pensiamo che il confronto con loro sia fondamentale e che chi si impegna in politica abbia più di tutti gli altri la responsabilità di conoscere di persona le realtà socialmente più difficili. Non accettiamo la scelta di chi vive in una torre d’avorio e si dimentica della realtà del mondo in cui vive, e non la accettiamo a maggior ragione se a farla è chi è delegato dal voto democratico a rappresentare le necessità dei cittadini in Parlamento. Per questo abbiamo accettato con molto piacere l’invito dell’associazione, che ringraziamo fin da subito dell’ospitalità.

Il tuor si concluderà a Mestre, presso l’Hotel Ambasciatori (Corso del Popolo, 221), dove a partire dalle 16 terremo un dibattito pubblico sullo sport, l’economia e i giovani. L’incontro sarà moderato da Marco Benozzi e arricchito dai contributi di Giovanni Mazzonetto e Edy Strickner. A volte si rischia di dimenticare che lo sport è un settore importante per creare posti di lavoro e incentivare la crescita economica. Parleremo di cosa vuol dire fare sport oggi, quali possibilità si aprono ai giovani e come il settore si inserisce nel nostro progetto generale di ripresa economica e sociale. Sarà un’occasione fondamentale di confronto con i cittadini, che invitiamo a partecipare per dare vita, insieme, a un dibattito pubblico e proficuo in un momento in cui l’Italia, e la politica, ha bisogno più che mai di aprirsi al territorio e al contributo di tutti.

LA SCELTA: PILLOLA BLU O PILLOLA ROSSA?

Le ultime dichiarazioni di Berlusconi mi fanno venire in mente quel mondo falso e ingannevole descritto nel film Matrix. Il Cavaliere infatti vuole che le persone vivano addormentate e sognino di vivere in quella realtà che continua a proiettare a parole, dove per cambiare qualcosa basta spingere un pulsante del computer. Lo spread? È una barzelletta. L’Imu? Basta un colpo di bacchetta ed è come se non ci fosse mai stata. Ovviamente Berlusconi evita di parlare degli effetti collaterali a cui porterebbero le sue azioni. Perché se da una parte dai, dall’altra (che non pubblicizzi) devi togliere.

Dietro alle false promesse di Berlusconi c’è un gravissimo senso di irresponsabilità nei confronti del futuro del Paese. All’Italia ora non servono illusioni o promesse elettorali da discount, ma un governo capace di portare avanti un serio progetto di riforme per rimettere moto il lavoro, la cultura e la moralità. E di farlo in una prospettiva stabile di lungo termine, perché è assurdo preferire un uovo oggi se sappiamo che questo renderà la gallina in fin di vita. Chi tiene al futuro dell’Italia e dei giovani lo sa bene.

Di programmi a breve termine sono tutti capaci a parlare, e magari strappare con qualche proposta shock un titolone sui giornali, ma è chiaro che la coalizione di centrosinistra, formata da Pd, Sel e Centro Democratico, è l’unica che in questa campagna elettorale non sta sgomitando nel gioco a chi la spara più grossa, ma parla agli italiani del suo progetto e dell’idea dell’Italia che vuole realizzare. Alcuni, malignamente, cercano di far confondere questa correttezza con la mancanza di argomenti forti. Mentre è l’esatto contrario, e sono convinto che i bugiardi saranno sbugiardati dai risultati delle urne, perché oggi più che mai gli italiani ne hanno abbastanza di essere presi in giro. Come in Matrix, alle urne gli italiani dovranno scegliere se prendere la pillola blu, ovvero continuare a dormire ed essere presi in giro, o la pillola rossa, quella della realtà e della presa in carico responsabile del loro futuro.

LE SANGUISUGHE DELL’ITALIA

Il prossimo governo deve votare una buona legge sulla corruzione e sul falso in bilancio. Il nostro Paese è ricco e piano di risorse, ma la piaga della corruzione e delle logiche clientelari sta facendo marcire interi settori del sistema. Lo scandalo di Finmeccanica ne è l’ultimo esempio, l’ennesima delusione per gli italiani, una grande vergogna per l’Italia di fronte al mondo.

La magistratura farà chiarezza su quanto accaduto, ma è sempre più chiaro che per rilanciare il sistema Italia dobbiamo portare avanti una battaglia serrata alla corruzione e all’ingerenza della politica nei settori strategici del Paese. Pensiamo anche alla sanità. È inammissibile che un settore così fondamentale per la vita delle persone sia ridotto a merce di scambio o a bacino clientelare da parte di una certa politica.

L'Italia ha bisogno di valorizzare le sue eccellenze, che sono tante, e le persone che si impegnano con professionalità nel loro lavoro. Logiche clientelari, corruzione e criminale gestione delle risorse continuano come sanguisughe a privare il nostro Paese di grandi risorse. Dobbiamo riprendercele, e Centro Democratico si batterà affinché il prossimo governo si faccia promotore di una buona legge su corruzione e falso in bilancio.

EVITIAMO LA TRAPPOLA

C’è qualcosa in questa campagna elettorale che non torna. Lo avvertiamo tutti. Le buffonate stanno prendendo il sopravvento sull’informazione responsabile. Ovviamente primo motore di questo sistema è Silvio Berlusconi, che, però, come vediamo, ha fatto scuola. Il primo a rimetterci di credibilità è stato Monti, che ha definitivamente lasciato i suoi panni di professore per quelli del (mal riuscito) populista. Chi invece regge la sfida con il Cavaliere è senza dubbio Grillo, che con il suo linguaggio comico e denigratorio riesce egregiamente a smuovere la pancia degli italiani facendo leva sulla rabbia e sull’insoddisfazione.

L’unico leader che dimostra di non cedere a questo infimo gioco al ribasso è Bersani. E, paradossalmente, c’è chi confonde quest’onestà con l’assenza di polso. A questo punto la domanda da porsi è una sola: l’Italia, oggi, di cosa ha bisogno per migliorare? Di bassi istinti o di un serio programma di sviluppo? L’ho già detto e lo ribadisco: alle urne dovremo scegliere tra la pillola blu e la pillola rossa, proprio come nel film Matrix, ovvero tra vivere addormentati in un mondo di menzogne oppure affrontare la realtà.

La coalizione di centrosinistra, formata da Pd, Sel e Centro democratico, è l’unica a sostenere compatta un serio programma di riforme che porti benefici concreti a lungo termine. Ed è l’unica che potrà dare vita un governo ampio e stabile, che è quello che gli italiani vogliono e che l’Europa ci chiede. Penso che gli elettori siano stufi, oggi più che mai, di essere presi in giro. E il centrosinistra si riconferma l’unica forza in campo a rivolgersi al Paese con chiarezza e onestà. Noi non vogliamo far leva sulla pancia degli italiani, ma sul loro senso di responsabilità per il futuro. Non cadiamo nella trappola della gara a chi la spara più grossa, e spero che le urne premino questo senso di responsabilità, che è il punto di snodo fondamentale per ripartire col piede giusto.

CHI OSTACOLA LO SVILUPPO

I problemi vanno affrontati, non giustificati. Oggi Berlusconi ci ha dato l’ennesima prova di ottusità e arretratezza. Ha detto: “Quando grandi gruppi come Eni, Enel o Finmeccanica trattano con Paesi che non sono complete e perfette democrazie ci sono delle condizioni che bisogna accettare per vendere i propri prodotti. Tangenti? Sono commissioni chieste in quei Paesi, le democrazie come la nostra queste cose non le fanno”. Queste parole fanno venire i brividi. E non è un fatto di voler essere moralisti, come dice Berlusconi, ma di non accettare di piegarsi alla corruzione, ovunque essa sia.

Se alla guida della nostra civiltà ci fossero stati personaggi come il Cavaliere non avremmo conquistato un singolo diritto. Come dire: se la schiavitù esiste, che ci possiamo fare? Siamo un Paese dell’Europa del 2013 e non possiamo accettare simili ragionamenti. E non lo possiamo fare soprattutto in questo momento, in cui l’Italia deve intraprendere un serio percorso di sviluppo e modernizzazione. Vediamo che oggi ci sono forze in campo che non possono rappresentare questo progetto. E in questo quadro, accanto a Berlusconi, si staglia sempre più chiaramente la figura di Grillo.

La somiglianza tra Grillo e Berlusconi, infatti, è sempre più sconcertante. Chi da una parte e chi dall’altra, i due sono così estremi che alla fine si toccano. Ieri abbiamo visto il sindaco 5 Stelle di Mira cacciare dalla giunta un’assessore perché incinta, oggi sentiamo Berlusconi giustificare le tangenti per il solo fatto che esistano. Queste logiche sono ingiustificabili e vanno combattute sia sul fronte politico che su quello culturale. Grillo e Berlusconi sono ostacoli a quel processo di sviluppo e modernizzazione che l’Italia, oggi più che mai, deve perseguire con decisione e rapidità. E la coalizione di centrosinistra si riconferma l’unica forza attualmente in campo capace di rappresentare e perseguire coerentemente questo processo.

CORROTTI PIU’ FURBI

È vero, dai tempi di Tangentopoli il fenomeno della corruzione e’ cambiato. Il problema e’ che e’ cambiato in peggio, perché oggi i corrotti sono più furbi. E questo perché un certo tipo di politica, che ha trovato la sua espressione massima negli anni di governo Berlusconi, ha sistematicamente depotenziato le armi a disposizione della magistratura per combattere il fenomeno della corruzione. Insomma, si è creato un habitat piuttosto ospitale per chi, nel nostro Paese, vuole fare tali affari criminali.

A poco è valsa la legge anticorruzione del governo Monti, che non ha dato una risposta adeguata al problema. Due semplici esempi lo dimostrano chiaramente: oggi, nel nostro Paese, un pubblico funzionario che si lascia corrompere non rischia posto di lavoro e l’impresa che corrompe può continuare a stipulare appalti con la pubblica amministrazione. Ora, è evidente che non è questa la strada da percorrere se vogliamo veramente combattere la corruzione, un fenomeno che da solo ruba al nostro Paese ben 60 miliardi all’anno e che, quindi, una volta debellato potrebbe ridarci ampio respiro di spesa.

Non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà: la corruzione, purtroppo, è una piaga endemica dell’Italia, e resterà tale fino a che non si introdurranno misure veramente rigorose. Per questo, la lotta alla corruzione sarà per “Centro Democratico-Diritti e Libertà”, alleato di Pd e Sel alle imminenti elezioni, una delle grandi priorità delle azioni del prossimo governo di centrosinistra.

AMICIZIA O GIUSTIZIA?

Tra sette giorni sapremo con che piede ripartirà l’Italia. Confido che, anche in questi ultimi giorni di campagna elettorale, il centrosinistra di Pd, Sel e Centro Democratico si confermerà la coalizione più affidabile per guidare il Paese verso la crescita, con Bersani premier. Siamo di fronte a un momento storico che ci chiama ad una grande responsabilità. Diciamo addio a false promesse e vuoti populismi e ripartiamo con un governo solido e responsabile che riporti lavoro, crescita ed equità sociale nel Paese.

Oggi Berlusconi ha detto che lo Stato deve essere un 'amico', ma l'amicizia del Cavaliere la conosciamo tutti: in scena tante barzellette e nella sostanza solo fregature. Lo Stato, più che un amico, deve essere equo e giusto. Non dimentichiamo infatti che sono state proprio le ‘simpatiche’ politiche del governo Berlusconi a umiliare l'Italia e costringerci nel rigore del governo Monti, che, se è vero che ha fatto quadrare i conti, è altrettanto vero che lo ha fatto dissanguando i cittadini, portando alla disperazione le nostre imprese e paralizzando il mercato del lavoro.

Ora è giunto finalmente il momento di cambiare copione. Chiudiamo con false promesse e politiche di rigore ed apriamo la stagione di un solido governo di centrosinistra. Vedremo se, e come, ci sarà il confronto tv tra le varie forze in campo per queste elezioni. Sappiamo bene che Berlusconi tenterà di strumentalizzare la presenza televisiva in suo favore, ma confido che dal confronto emergerà chiaramente la superiorità del programma della coalizione di centrosinistra e la serietà di Bersani. Al contrario di tutti gli altri, infatti, Bersani non è un populista e non usa la demagogia come strumento per la raccolta facile del consenso. E per questo gli elettori ci premieranno. Soprattutto in questo momento, in cui molti leader cedono a vacue o irrealizzabili promesse elettorali, la sobria impostazione del centrosinistra è più che mai una dimostrazione di affidabilità.

CHI E’ IL VERO LEADER?

Bersani si conferma il vero leader democratico di questa campagna elettorale. Mentre le altre forze politiche scadono nel populismo e nelle false promesse pur di entrare nel prossimo Parlamento, Bersani dimostra serietà e senso di responsabilità per il Paese parlando con onestà agli elettori e insistendo sulla necessità di un dibattito tv tra tutte le forze in campo. In un Paese democratico è così che dovrebbe essere condotta una campagna elettorale.

Chi non dimostra democrazia con il proprio comportamento non può far credere di volerla portarla nel Paese. La coalizione di centrosinistra è l’unica che si è fondata su un comune programma di intenti e che è capace di rappresentare un rinnovamento per l’Italia. Berlusconi, con le sue promesse, sarebbe capace di portare il Paese di nuovo sull’orlo del baratro. Per fortuna non sarà in grado di farlo, perché gli italiani non si sono dimenticati della catastrofe causata dalle sue politiche, catastrofe che poi hanno dovuto pagare a caro prezzo con le manovre del governo Monti.

Poi c’è Grillo, che continua a sottrarsi a qualsiasi confronto con le altre forze in campo e ad allontanare i giornalisti. Mi dispiace, e lo dico sinceramente, per i militanti del M5S che credono nel rinnovamento prospettato dal loro leader. Ma quale rinnovamento può portare una forza politica che si fonda ancora sul leaderismo e sul personalismo? La vera rivoluzione è dare finalmente avvio alla Terza Repubblica, abbandonando i vecchi schemi e facendo spazio a quei movimenti veramente democratici che sono gli unici in grado di far seguire alle parole i fatti.

C’E’ CHI NON LA SPARA

La presa in giro infinita. Ora basta. Dobbiamo mandare Berlusconi a casa. Perché altrimenti lui non si fermerà, continuerà a spararla sempre più grossa infischiandosene del bene del Paese. La lettera sull'imu le batte tutte: un mezzuccio truffaldino per tentare di fatto di comprare il voto degli italiani, una pubblicità ingannevole indirizzata a colpire chi non è ben informato sul dibattito politico.

Questa campagna elettorale è stata deformata da false promesse e populismi, si è ridotta a una serie di spot e di botta e risposta che si rincorrono su twitter e nei vari spazi televisivi e radiofonici. Quello che sta accadendo per colpa di alcune forze politiche non è degno di un Paese democratico. L'unica coalizione che parla chiaramente agli italiani è quella del centrosinistra e Bersani si riconferma l'unico leader serio e affidabile per rimettere in moto il Paese. Pd, Sel e Centro Democratico non hanno bisogno di ‘spararle’ e si rifiutano di ingannare gli italiani. Noi parliamo chiaramente e con senso di responsabilità. Siamo l’unica coalizione ad aver sottoscritto una comune carta d’intenti e ad avere la coesione e l’ampiezza tale da garantire all’Italia un solido governo per il futuro.

Abbiamo preso degli impegni con l’Europa, che rispetteremo. E avvieremo un programma di riforme capace di restituire benessere al Paese, di dare respiro alle nostre imprese e rimettere in moto il mercato del lavoro, diminuendo la pressione fiscale. Metteremo lo Stato a cura dimagrante, con responsabilità: basta sprechi e clientelismi, basta sperperare risorse pubbliche. L’Italia è un Paese ricco, lo dimostreremo. Per leggere il programma di Centro Democratico, basta andare su www.ilcentrodemocratico.it

SE LA SQUADRA GIOCA CONTRO IL CAPITANO

Dire che Bersani è frenato dalla propria coalizione è come dire che il capitano di una squadra di calcio è frenato dai difensori e dagli attaccanti della sua stessa squadra. Ricordo che Pd, Sel e Centro Democratico hanno sottoscritto una carta d’intenti comune e da lì non ci smuoveremo. Siamo una coalizione ampia e decisa a formare un governo solido, capace di garantire la stabilità che ora serve all’Italia per portare avanti un programma di riforme che rimetta in moto il mercato del lavoro e restituisca equità alla pressione fiscale.

Monti insiste nell’insinuare negli elettori la distorta percezione di instabilità della coalizione di centrosinistra, ma è chiaro che è solo un bieco tentativo per avere un ruolo nel prossimo Parlamento. Monti è un gaffeur come Berlusconi, come dimostrano le ultime parole sulla Merkel. Un mezzuccio da campagna elettorale che, francamente, non ci aspettavamo dal professore. Che infatti continua a perdere credibilità.

Chi ci attacca in questo modo rivela solo di puntare all’ingovernabilità, che in questo momento storico sarebbe il male peggiore per il nostro Paese. Abbiamo bisogno di un governo stabile, rispettoso degli impegni presi con l’Europa e responsabile verso quel cammino di riforme sostenibili di cui la nostra società ha bisogno. E sono sicuro che gli elettori alle urne ci daranno ragione.

AL VOTO: PERCHE’ SCEGLIERE CENTRO DEMOCRATICO

Ci siamo. Tra pochi giorni l’Italia avrà un nuovo governo e la possibilità di ripartire con il piede giusto, verso una strada che porti al benessere, al lavoro e alla moralità. In questo governo, Centro Democratico – Diritti e Libertà avrà un ruolo fondamentale, perché lotteremo per la giustizia, la democrazia e il welfare. Lotteremo per riportare lavoro, sostenere le imprese e diminuire con equità la pressione fiscale.

Lotteremo affinché il nostro Stato diventi più snello ed efficiente e metta in campo un welfare degno di un Paese dell’Europa del 2013. E sia ben chiaro: il welfare non inteso come misura caritatevole, ma come settore fondamentale della crescita, così com’è in tutti i grandi Paesi occidentali. Pensiamo ad esempio alla Francia, dove il welfare delle famiglie ha portato diversi punti di Pil.

Lotteremo strenuamente per le pari opportunità. Vogliamo un’uguaglianza vera tra uomini e donne, al di là degli slogan. Da questo punto di vista siamo un Paese di pazzi, che spende risorse immense per portare le donne ai livelli più alti di istruzione e poi dice loro che per il lavoro e le posizioni dirigenziali non se ne fa niente. Serve una svolta.

Sono certo che gli elettori sceglieranno con responsabilità nelle mani di chi riporre questo progetto e premieranno il centrosinistra di Pd, Sel e Centro Democratico. Siamo l’unica coalizione che ha sottoscritto una comune carta d’intenti e che sulla base di questa garanzia potrà dare vita a un governo stabile e responsabile, capace di riportare stabilità e crescita nel Paese. Dateci la possibilità di farlo. Votate “Centro Democratico – Diritti e Libertà”.