maggio 2012

IL CONFLITTO D’INTERESSI E’ UN MACIGNO SULL’ECONOMIA

L’Italia è indietro, in clamoroso ritardo sulle nuove tecnologie rispetto agli altri paesi europei. La relazione di fine mandato del presidente dell’Agcom (Autorithy per la comunicazione) Corrado Calabrò fotografa perfettamente lo stallo del Paese. Uno stallo funzionale agli interessi economici di Berlusconi.

Il suo conflitto d’interessi ha paralizzato l’Italia. Basti pensare che solo il ritardo sulla banda larga è costato al Paese un punto e mezzo di Pil. Una cifra astronomica. Un ritardo da colmare al più presto se vogliamo continuare, o meglio, se vogliamo tornare ad essere competitivi sulla scena internazionale.

Non voglio parlare ancora dei disastrosi governi a guida Berlusconi (e Bossi, non dimentichiamolo) perché preferisco guardare al futuro. L’Italia dei Valori ha sempre sostenuto la necessità di una legge seria sul conflitto d’interessi, veleno del sistema economico nazionale. Per anni abbiamo fatto battaglie in Parlamento e nelle piazze.

Purtroppo, ancora una volta, i fatti ci danno ragione. Ma fare della dietrologia non serve a nulla. Avere memoria, però, sì. Per questo chiunque voglia allearsi con Italia dei Valori dovrà condividere nel programma la legge sul conflitto d’interessi. Punto.

BONDI CHIAMI IDV. ANCHE ORE PASTI

Dunque, ricapitolando. Gli  italiani si affidano ai tecnici. I tecnici si affidano ad un supertecnico. Il supertecnico si affida agli italiani per capire dove tagliare. Lo scrive bene un quotidiano oggi: “siamo alle tecno-comiche”.

Ci vorrebbe un po’ di serietà, questa è la verità. Se un governo, per giunta di tecnici, arriva ad affidare una poltrona di supertecnico, per chiedere ai cittadini di segnalare gli sprechi della pubblica amministrazione, attraverso apposito modulo, c’è qualcosa che non va. Perché un supertecnico, solitamente, dovrebbe super-sapere dove tagliare, dovrebbe super-conoscere il suo mestiere, dovrebbe avere cognizione di dove si annidano le sacche di spreco, dovrebbe avere conoscenza di come agire. Altrimenti, che super-tecnico è? E dopo il supertecnico dei tecnici chi verrà? Il super-super tecnico dei super-tecnici dei tecnici?

Allora, o siamo di fronte ad una assoluta dimostrazione di incapacità del governo, o all’assoluta mancanza di idee, o peggio ancora alla presa per i fondelli, ad uno spottone mediatico di cui, francamente, nessuno sentiva la necessità visti i tempi.

Seriamente, lo spending review con i tecnici che si affidano ad altri tecnici sembra ogni giorno di più una presa in giro, soltanto una passata di cipria per coprire le rughe o le crepe di questo Governo. A parte qualche nomina di tecnici che nominano tecnici, quello che manca è la volontà politica e la libertà politica, che Monti non ha di mettere mano agli interessi dei partiti.

C’è un mare di denaro pubblico da risparmiare, di spesa cattiva che non e' certo quella destinata al sociale, alla cultura o all'istruzione, ma tutta quella quantità di denaro immensa nella quale c’è l'intermediazione della politica, a partire dalla spesa sanitaria.

Solo quest’ultima, negli ultimi cinque anni è aumentata del 50%: e l'Italia e' l'unico Paese che fa amministrare la sanità dai politici. Per non parlare delle oltre 7.000 società municipalizzate che spendono ogni anno oltre 200 miliardi di euro; per non parlare dei 60 miliardi che ogni anno, come ci ricorda la Corte dei Conti, se ne vanno i corruzione.

Noi ci permettiamo di dare un suggerimento al tecnico nominato dai tecnici. Se davvero non sa dove andare a tagliare, ci faccia un colpo di telefono e glielo spieghiamo noi. E se per caso non riesce a trovare il nostro numero può sempre lanciare un appello su Internet.

PARTITI E RIMBORSI, UN GIORNO DA PECORE

La richiesta di arresto per Lusi. Il rinvio della riforma sul finanziamento ai partiti. Un uomo che, a causa dei debiti, armato, prende ostaggi in un’agenzia delle Entrate e poi si consegna. Un ministro della Repubblica che ci accusa, sottovoce e lontano dai microfoni, di “sgradevolezza” perché ci permettiamo di far notare al governo che ha commesso alcuni errori di sottovalutazione, e non solo, nella questione, gravissima, dei cosiddetti esodati.

Tre di queste notizie sono titoli di prima pagina di oggi. L’ultima è un’indiscrezione che vi do perché chiude egregiamente un quadro desolante di crollo catastrofico di democrazia. A tutti i livelli. Non credo di cadere nel populismo se collego la gravità di ciò che continua a venir fuori dall’inchiesta sulla Margherita all’abissale caduta verticale della credibilità di un Parlamento in cui i partiti rifiutano di ridursi i contributi. Le due cose, neanche a farlo apposta, nella stessa giornata. E, sempre nello stesso giorno, Italia dei Valori viene accusata di essere “sgradevole” – testuali parole del ministro Fornero – perché, durante il question time, per bocca del collega Borghesi, ha semplicemente messo all’attenzione del governo la gravità di una situazione oggettivamente, socialmente preoccupante.

E allora, perdonatemi, ma in questo Paese c’è davvero qualcosa che non funziona. E riconoscerlo, più che demagogico o populista, è solo un atto di onestà. Mentre dal Capo dello Stato provengono esortazioni ad avere fiducia contro la crisi, io mi domando come ciò sia possibile, per il cittadino medio, quando continua a ricevere schiaffi in faccia e calci alle spalle anche da quei partiti che non si degnano, neanche in un momento così drammatico, di rinunciare ai rimborsi.

A questo punto credo sia necessario riavvolgere il nastro. Bisogna fare qualche passo indietro e correggere il tiro, perché, proseguendo su questa strada, non si arriva a nessuna buona destinazione. Da parte del governo è necessaria umiltà e autocritica, quelle che fino al momento si son viste troppo poco. In un momento in cui la democrazia è malata (e i sintomi del male sono sotto gli occhi di tutti), è necessario agire in modo diametralmente opposto a ciò che rischia di sembrare un abuso.

Quanto ai partiti, ciò che serve non si differenzia poi tanto. Perché il rifiuto di rinunciare, o quanto meno, ridurre i finanziamenti, io lo chiamo abuso e credo, senza presunzione, di aver ragione. Italia dei Valori continuerà con la propria battaglia contro il finanziamento ai partiti e proseguirà sulla strada dell’onestà e della trasparenza, senza lasciarsi intimidire da un governo incapace di accettare critiche e suggerimenti. Restiamo fedeli alla democrazia e questa è la strada giusta per risanarla.

5 maggio, da manzoni al voto amministrativo

Ei Fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro...Omaggio al 5 maggio di Manzoni che scrisse l’ode per celebrare la morte di Napoleone Bonaparte, commosso dalla sua conversione al cristianesimo. Il 5 maggio segnò la fine di un’epoca storica, e così speriamo che sia anche per l’Italia.

Domani e dopodomani oltre 9 milioni di italiani sono chiamati al voto amministrativo. Si tratta delle prime elezioni dell’era Monti, le prime nella fase di transizione che sta attraversando l’Italia. Le prime per dare un segnale vero di rinnovamento. A cominciare da Palermo, dove il nostro Leoluca Orlando è candidato a sindaco.

Il mio è un invito al voto pulito, un voto di cambiamento, un voto di rilancio, un voto di speranza, un voto utile. Un voto per, e un voto contro. Un voto per la trasparenza nella politica, per la legalità, per la giustizia sociale, per il lavoro e l’equità. Un voto contro le consorterie politiche, contro le caste, contro la cattiva amministrazione e contro gli sprechi.

Sembrano slogan, uguali a tanti altri, ma la nostra storia politica dimostra la coerenza delle battaglie di Italia dei Valori. E questo, per quanto mi riguarda, è un segno di credibilità.

MONTI TRA HOLLANDE MERKEL E SPINELLI

Salutiamo François Hollande, nuovo presidente della Francia. Riflettiamo sul voto greco, che ha bocciato il rigore ma ha portato i neonazisti in Parlamento per la prima volta nella storia ellenica. Gioiamo per il raggiungimento del quorum in Sardegna per il referendum regionale sull’abolizione delle province. E aspettiamo l’esito di questa tornata elettorale italiana.

I francesi e soprattutto i greci hanno lanciato un messaggio all’Europa, alla Germania della Merkel in particolare. L’Europa, così com’è, non piace più. Il grande sogno di Spinelli e di generazioni di europei si sta rivelando incapace di gestire gli effetti sociali della crisi economica.

Siamo tra coloro che vogliono un’altra Europa, più giusta, più attenta alle esigenze dei cittadini, meno a quelle della finanza e delle banche. I francesi hanno tracciato una nuova rotta di cui dovrà tener conto anche il governo Monti.

Dovrebbe tener conto, perché sembra che il premier italiano, in realtà, intenda sostituirsi a Sarkozy nel rapporto privilegiato con la Merkel. Una sorta di asse Roma-Berlino. A parte il fatto che rievoca un periodo drammatico e nero della storia contemporanea, quest’asse è un errore grave.

Il contenimento della spesa (giusto e necessario) attraverso l’aumento della pressione fiscale e la riduzione degli investimenti è una scelta suicida. Monti, d’accordo con la Merkel, ha fatto questo, alimentando la spirale recessiva che sta strozzando l’economia italiana.

Con la vittoria di Holland e con il voto greco (vittoria degli estremismi che condannano l’Ellade all’ingovernabilità) cambia lo scenario. L’Europa deve cambiare se vuole davvero diventare il grande e nobile sogno di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene.

LEOLUCA, LA FORZA DEI NUMERI CONTRARI

Oggi è la giornata della vittoria di Leoluca Orlando, per il quale non ci sono parole. C’è solo una grande gioia. A lui ogni merito e l’onore dei grandi vincitori.

Soddisfazione e orgoglio per lui innanzitutto e per lo straordinario successo riportato. Ma anche per il nostro partito, per Italia dei Valori e per quella parte di Sicilia che dice no a quel potere oscuro, fatto di inciuci, di compromessi al ribasso, di accordi in segrete e tetre stanze, che tiene ancora oggi la Sicilia sotto scacco.

La vittoria di Leoluca Orlando oggi, come quella di Luigi De Magistris ieri, ha riflessi e significati importanti e rivoluzionari a livello nazionale. E’ evidente che il vecchio schema di vent’anni fa “quercia e cespugli” è morto e sepolto per sempre. Il modello grande pianeta-partito e partiti satelliti non esiste più. Non è davvero una questione di percentuale, è molto di più. Oggi i cespugli non ci sono più. Italia dei Valori, che conferma un positivo trend in tutt’Italia, ha idee e progetti per governare il paese e su questo intendiamo confrontarci alla pari nel cantiere del centrosinistra.

Dicevo, è molto di più. Quando il centrosinistra perde la bussola, come a Palermo e Napoli, Italia dei Valori con forza sa vincere contro ogni previsione e contro la forza apparente dei numeri contrari.

Italia dei Valori, da oggi, ha unico obiettivo: lavorare perché in Italia si cominci a costruire il dopo Monti.

Pd si desti, cantiere con Idv e Sel

Tag: grillo , Idv , Pd , Sel

Il voto in Francia, Grecia, Germania e Italia ha sconvolto il quadro politico ed aperto nuovi scenari in Europa e in Italia. La politica del rigore imposta dalla cancelliera Merkel è stata bocciata senza appello. Hollande si candida a guidare una nuova Europa, più attenta ai cittadini, meno schiava della finanza. Se fallirà nel suo obiettivo è difficile prevedere che l’Unione possa restare così com’è. E sarebbe un guaio per tutti, a cominciare dall’Italia.

Guardando a casa nostra, invece, il messaggio è stato netto e chiaro: c’è voglia di rottura col passato, di rinnovamento e soprattutto di una nuova politica. Il Pdl è stato spazzato via, raggiungendo percentuali da cespuglio. La Lega ha perso in Nord. Il centro tiene ma dimostra che lì non si vince. Solo il centrosinistra ha ottenuto buoni risultati, ma non c’è da gioire perché hanno votato solo 6 persone su 10.

Una disaffezione comprensibile e giustificata, attesa persino. Così come l’expolit di Grillo, che con il suo Cinque Stelle è ora una forza politica a tutti gli effetti. Sottovalutare il fenomeno Grillo o, peggio, cercare di demonizzarlo o ridicolizzarlo è un’idiozia. Si può certo discutere dei suoi toni e del suo posizionamento, ma le istanze che porta avanti sono sentite e giuste. Derubricarlo a macchietta populista, come si fece con Bossi agli inizi degli anni ’90, dimostrerebbe anche l’incapacità di analizzare ciò che sta avvenendo nella società.

Per me il voto a Grillo è un fattore positivo e di novità. Ora, però, è il momento di ricostruire il Paese. E pensare seriamente al rilancio economico e all’innovazione. Solo il centrosinistra può farlo. L’alleanza Pd-Idv-Sel è la base da cui ripartire. Tutti lo sanno e per questo cercano di bloccare l’operazione. La critica che più spesso si sente è ‘ma non riusciranno a governare, faranno la fine dell’Unione di Prodi’. Che baggianata ( e non fatemi diventare volgare).

I partiti, partitini, movimenti, gruppuscoli, atomi, uomini-partito, corti dei miracoli, dell’Unione erano decine, per cui era impossibile metterli d’accordo. Ma c’è dell’altro: Berlusconi comprava i senatori. L’Unione cadde anche per quello. Un’alleanza vera, come quella che Idv propone, si fonda su un programma di governo e su quello si deve cominciare a lavorare immediatamente. Rinnoviamo l’invito a Bersani e Vendola, per costruire subito un nuovo cantiere per il governo del Paese.

SACE, EUTANASIA INDUSTRIALE ALL’ITALIANA

Tag: fiat , Passera , Sace

Sace, scandalosa Sace, parte quinta. Gli antefatti li conoscete già. Ne ho più volte parlato su questo blog, pubblicando i documenti sugli scandali incommentabili che riguardano questa società non quotata e interamente controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, società, dunque, a capitale interamente pubblico, i cui membri del Cda hanno ben pensato di rimpolpare gli stipendi a se stessi.

Ma non è tutto. Gli scandali continuano. Abbiamo ricevuto nuovi, inoppugnabili documenti che lo testimoniano e che ci hanno spinto ad interrogare, durante il question time di ieri, il ministro Passera. Gli ultimi documenti in nostro possesso attestano che la Fiat ha chiesto e ottenuto dalla Sace la garanzia del 100% dei propri investimenti in Serbia, con un impegno assicurativo di ben 230 milioni di euro per ammodernare e ampliare il suo stabilimento. Ora, mi chiedo, ed abbiamo chiesto ieri al governo, è giusto che esso, invece che attrarre investimenti produttivi dall'estero, faccia ponti d'oro e sostenga, attraverso la Sace, cioè con una società privata ma totalmente in mano al ministero dell'Economia, l'esportazione e la delocalizzazione delle nostre fabbriche all'estero?

Di fatto, grazie a questa operazione, abbiamo assistito alla chiusura di Termini Imerese e al trasferimento del segmento compact della gamma Fiat di Mirafiori, attività delocalizzata nei Balcani. Quanti casi ancora di eutanasia industriale all'italiana dobbiamo ancora attenderci?

Che i soldi della Sace, cioè i soldi pubblici, come sostiene il ministro Passera, siano destinati alla Fiat per operazioni di investimento all'estero attraverso la Bei, non cambia la sostanza delle cose: è come fare il gioco delle tre carte. L'Italia ha interesse a iniziative del governo tese a mantenere e radicare in Italia le nostre fabbriche piuttosto che ad incentivarne, direttamente o indirettamente, l'esportazione.

Ed allora, come abbiamo detto in aula al ministro Passera, visto che al governo piacciono i titoli ad effetto, dopo il decreto Salva-Italia, Cresci-Italia e Semplifica-Italia, ci attendiamo da subito un'inversione di queste politiche che non portino al suicidio il nostro sistema produttivo. Faccia subito un decreto "Produci in Italia". Il titolo è ad effetto e l’economia del Paese potrà trarne vantaggio.

CAPITALI IN SVIZZERA: IL GOVERNO E’ VENUTO A CANOSSA

Il governo è venuto a Canossa. Ricordate la nostra proposta di fare un accordo con la Svizzera per imporre una tassazione sui fondi illecitamente trasferiti nel paese elvetico? Lo avevamo proposto a Monti cinque mesi fa. Italia dei Valori partiva da un dato, diffuso proprio dal Ministero dell’Economia, che Monti dirige ad interim: in Svizzera ci sono tra i 100 e i 150 miliardi di euro di fondi trasferiti in Svizzera da italiani che non hanno pagato le tasse. La risposta del presidente del Consiglio Monti fu un austero diniego. Secondo lui sarebbe stato una sorta di condono.

Non vi era e non vi è dubbio che addivenire ad un accordo con la Svizzera sui fondi illecitamente trasferiti, significava e significa accedere ad una sorta di condono. Fermo restando che, in tutti questi mesi, Monti, pur sostenendo a gran voce la lotta all’evasione fiscale, non ci mai ha spiegato come farla, senza varare un provvedimento che non avesse minimamente la struttura del condono, e una volta appurato che non c’è altro modo per recuperare i capitali evasi, la domanda era ed è: meglio tentare comunque di farlo o lasciare tutti quei soldi lì con buona pace di tutti e soprattutto degli evasori, mentre il paese affoga sotto una crisi economica sempre più soffocante?

Dopo cinque mesi, l’uomo del Monti ha detto sì. Accordo con la Svizzera sia. “I tempi sono maturi. L’Italia è pronta, assieme alla Svizzera, ad affrontare lo spigoloso capitolo della regolarizzazione dei capitali evasi da italiani nei forzieri elvetici” lo ha annunciato il viceministro dell’Economia Grilli. D’altronde, Gran Bretagna e Germania è già un pezzo che lo fanno e, di recente, si è aggiunta anche l’Austria.

Noi l’avevamo detto e suggerito cinque mesi fa. Già si è perso troppo tempo. Ora ci auguriamo che si passi definitivamente dalle parole ai fatti. Soprattutto perché nelle casse dissanguate di questa povera Italia potrebbero affluire fino a 25 miliardi di euro. Senza contare il fatto che si darebbe un duro colpo agli evasori fiscale e si segnerebbe un punto a favore della legalità. E’ troppo poco?

2+2 non fa 4

Tag: Idv , patto di Vasto , Pd , Sel

Che aspettiamo? Quanto altro tempo dovremo perdere a parlare del nulla? L’Italia ha l’esigenza immediata di uscire dalla crisi e di essere guidata da un governo politico, espressione della volontà popolare. Questo sembra finalmente essere chiaro a tutti, ma manca il passaggio successivo: l’azione per costruire il nuovo centrosinistra e la vera alternativa di governo.

In questi giorni nel centrosinistra si assiste a dibattiti che presentano tratti surreali. Ho paura che qualcuno si senta troppo sicuro di vincere perché ha visto il Pdl smaterializzarsi alle elezioni amministrative. Non cadiamo nella trappola.

Se c’è una cosa che queste elezioni hanno dimostrato, è la voglia di cambiamento, di serietà e di innovazione dell’opinione pubblica italiana. Non si vinceranno le prossime elezioni facendo all’ultimo momento un’alleanza composta da sigle di partiti, senza un programma vero e senza un leader autorevole, credibile e condiviso.

In politica 2 + 2 non sempre fa 4, anzi, quasi mai. Le coalizioni non sono somme algebriche di risultati elettorali. Sarebbe troppo semplice. Per ottenere la fiducia e il voto dei cittadini devono rappresentare un progetto, una visione della società, una proposta. E questo è il punto principale.

Oggi tutti i sondaggi dicono che l’alleanza di centrosinistra fondata sull’asse Pd-Idv-Sel sarebbe vincente alle politiche nazionali. D’accordo, bene, ottimo punto di partenza, ma solo di partenza. L’arrivo è piuttosto lontano e raggiungerlo dipende solo da noi, dal Pd (soprattutto) e da Sel.

CALCI DI RIGORE

Due manager - banchieri - squali chiacchierano. Uno dice "abbiamo vissuto troppi anni al di sopra delle loro possibilità". Una battuta, una freddura letta qualche tempo fa su Internazionale che spiega meglio di un libro la crisi economica. Ma i cittadini stanno dicendo basta. Dappertutto. Anche ieri hanno dato un calcio al rigore. O meglio, a questo rigore, cha fa pagare ai più deboli il conto lasciato da altri.

I cittadini tedeschi dei lander tedeschi più importanti hanno bocciato senza appello la politica della Merkel. Se persino i tedeschi non ne possono più del rigore privo di attenzione sociale vuol dire che è proprio ora di una sterzata. Il vento in Europa è cambiato e non spinge più le vele del centrodestra, le cui politiche sono responsabili di una crisi economica senza precedenti.

I cittadini di Francia, Grecia, Italia e ora Germania hanno detto basta a manovre impopolari che fanno scontare il peso della recessione non ai responsabili, ma ai poveri cristi. E in Italia ancora non si muove una foglia sulla riduzione della ‘cattiva spesa pubblica’. Tagli e sacrifici per tutti ma senza veri interventi strutturali. Questo governo di ‘tecnici’ ha ridato un po’ di credibilità internazionale al Paese (peraltro commissariato da anni) ma non ha prodotto praticamente nulla di buono sul fronte interno.

Oggi, intanto, arriva in Aula la legge sul finanziamento dei partiti. Chiamata pomposamente ‘norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici’. Presenteremo emendamenti, daremo il nostro contributo se c’è l’intenzione di fare una legge seria, se, invece, si tratterà di un maquillage tanto per gettare fumo negli occhi dei cittadini, saremo pronti all’opposizione e alla denuncia.

E non solo: oggi siamo passati dalle parole ai fatti ed abbiamo consegnato alla Camera 200.000 firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’abrogazione del finanziamento pubblico. Se dal parlamento non verrà fuori una buona legge, non lavoreremo sulla legge d’iniziativa popolare. Se neanche questa passerà, ci penseranno i cittadini col referendum. Un calcio al rigore ed un altro alle cattive spese.

ANTI-CORRUZIONE: INDOVINATE CHI GIOCA SPORCO...

Il Pdl getta la maschera. Oggi le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, si sono riunite con il compito di procedere all’esame del ddl-anticorruzione. Ebbene, in un’ora e mezza si è riusciti a votare un solo emendamento.

I deputati del Pdl hanno rallentato la seduta congiunta delle commissioni, intervenendo a raffica anche su questioni procedurali e mettendo in atto una sorta di ostruzionismo, facendo capire chiaramente che aria tira. Il ddl anti-corruzione è calendarizzato per il prossimo 28 maggio ed è chiaro che, procedendo con questo ritmo, non si riuscirà mai a farlo approdare in Aula per quella data.

Italia dei Valori, nei giorni scorsi, ha preteso che si andasse in Aula con un testo votato dalla commissione e non con l’articolo 9 previsto dal Ddl Alfano che è una vera e propria indecenza. Avevamo anche richiamato i presidenti delle commissioni, affinché non ammettessero nessuna forma di ostruzionismo da parte del Pdl.

Le commissioni devono pronunciarsi chiaramente sulle due opzioni: o quella del governo, che propone lo spacchettamento del delitto di concussione, separando e punendo meno gravemente quello per induzione, col rischio, non voluto, ma concreto, che gravi processi in corso vengano di fatto cancellati, o quella dell’Italia dei Valori, che vuole punire allo stesso modo corruzione e concussione. Sarebbe un segnale di reazione molto forte dello Stato ai gravissimi fenomeni corruttivi in atto.

Quello che sta facendo il Pdl é una vigliaccata. Noi ci opporremo. E’ chiaro che l’ostruzionismo vergognoso, strisciante, sciocco e becero del Pdl, ha il solo scopo di portare in Aula il vecchio Ddl Alfano. Ma non c’è trippa per gatti. Quel ddl è una indecenza ed è bene che faccia la fine che merita. E a questi signori ricordiamo che la corruzione brucia 60 miliardi di euro l’anno. E’ troppo poco?

legittimi sospetti sui centristi

Chi tocca la giustizia "muore". Quello che è accaduto ieri in commissione giustizia fa affiorare alla mente dei legittimi sospetti. E ragionevoli dubbi. Chi tocca la giustizia "muore", governo Monti compreso. Che il Pdl ricatti il governo sulla giustizia, è una certezza politica.

Il ministro Severino, che pure vorrebbe smarcarsi da un giogo pericoloso, ha una libertà d’azione molto limitata perché sa che dalle sue azioni dipende la sopravvivenza stessa del governo. Questo ricatto permanente si traduce in una mazzata alla nostra economia, che avrebbe bisogno di nuove regole, di trasparenza, di legalità.

In tutti i paesi del mondo che si riconoscono nell’ampio pensiero politico del liberalismo (di destra e di sinistra) e che applicano questi principi anche all’economia, le norme sul falso in bilancio sono severissime, così come quelle sulla corruzione. Negli Stati Uniti la lotta al falso in bilancio è una regola quasi religiosa. E non potrebbe essere altrimenti, perché si tratta dell’architrave del sistema economico e di mercato. Se le società presentano bilanci falsi, tutto il sistema crolla.

L’ostruzionismo del Pdl, che vuole difendere Berlusconi dai processi, è un danno enorme per tutta l’Italia. E questo lo sanno tutti i politici minimamente informati sulle questioni economiche e sociali dell’Italia. Compresi quelli dell’Udc. Perché, allora, il partito di Casini ha avuto un atteggiamento così ambiguo? Ha prima appoggiato la proposta del Pdl, contraria alle reintroduzione del falso in bilancio, e, dopo la ‘sconfessione’ del governo di quell’emendamento, ha detto che avrebbe valutato in Aula il provvedimento.

Fallita la costituzione del Terzo Polo assistiamo ad un riavvicinamento a Berlusconi. Forse il capo dell’Udc pensa di poter ereditare i voti in libera uscita dal Pdl e mira a diventare il nuovo leader del centrodestra.
Una scelta politica legittima, per carità. Ne ha tutto il diritto. Così come noi abbiamo il dovere di avvertire il Pd sui rischi di una rincorsa ai cosiddetti centristi che le urne hanno dimostrato essere perdente.

OMOFOBIA, PARLAMENTO APPROVI LEGGE IDV

Oggi è la giornata Internazionale contro l’omofobia, in rispetto dei principi sanciti dalla nostra Carta costituzionale e dall’Unione europea.

Non è una di quelle giornata così, tanto per celebrare qualcosa. Ogni giorno, anche in Italia, si registrano episodi odiosi di stampo omofobo a danno di nostri connazionali. Ciò vuol dire che, al di là delle belle parole, l’omofobia è una serpe che striscia ancora in molti. E’ capitato spesso che anche rappresentanti delle istituzioni, abbiano pronunciato offensive e spregevoli frasi di tale fatta, non degne del ruolo a loro affidato.

Ebbene, io credo che il Parlamento, soprattutto il Parlamento, abbia grandi responsabilità e colpe, perché ancora non è riuscito ad approvare una legge che tuteli le persone offese da reati di stampo omofobo. Se ne fa un gran parlare, si è discusso fino allo spasmo, ma alla prova dei fatti, una rete trasversale ha puntualmente cassato il provvedimento.

Italia dei Valori ha presentato una proposta di legge chiara, seria ed inequivocabile. Porta la firma del nostro capogruppo in commissione Giustizia, Federico Palomba, e di quella del presidente Antonio Di Pietro. E’ una legge semplice e chiara, che non costerebbe nessuna fatica. La nostra proposta chiede semplicemente l’estensione della legge Mancino, che condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi, ai reati di stampo omofobo. La nostra proposta non contiene una semplice aggravante, dunque, ma estende la più severa pena prevista dalla legge Mancino. Basterebbe poco. E sarebbe una risposta concreta al tanto parlare che si fa.

Le celebrazioni non bastano. L’intolleranza omofoba è un problema sociale e il Parlamento ha il dovere di intervenire per contrastare questo fenomeno odioso e intollerabile. Subito dopo il falso in bilancio, l’Italia dei Valori chiederà che sia ripresa con urgenza la discussione sulla proposta di legge sul contrasto all’omofobia ed alla transfobia.

NON CI RIPROVINO CON L’AMNISTIA

Il presidente Napolitano ha riproposto ancora una volta il tema dell’emergenza carceraria. Lo ha fatto in una lettera inviata al corpo di polizia penitenziaria in occasione del 195esimo anno dalla fondazione. Il presidente , tra le altre cose, ha scritto: “l'attenzione che parlamento e governo pongono ai problemi del carcere induce a confidare che il punto critico insostenibile cui essi sono giunti possa essere superato anche attraverso l'adozione di nuove e coraggiose soluzioni strutturali e gestionali che coinvolgano tutti gli operatori del settore e in particolare la Polizia Penitenziaria”. Siamo d’accordo con lui: servono soluzioni per affrontare l’emergenza carceri. Ma non l’amnistia, né un nuovo indulto.

Ogni volta che si parla della questione, ci si trova davanti alla polemica sull’ennesimo provvedimento di scarcerazione di massa spacciato come soluzione al problema. Non e' con l'amnistia che si risolve l'annosa questione del sovraffollamento delle carceri. Quello che serve è, sul piano del diritto, la certezza della pena e poi interventi concreti nel settore infrastrutturale carcerario.

Occorre garantire condizioni umane e civili a chi sconta una pena in carcere e, al contempo, mettere gli agenti di polizia penitenziaria nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro con dignità. Misure tampone, come amnistia e indulto, non risolvono le questioni di fondo, anzi deprimono il diritto poiché rappresentano un atto di resa dello Stato di fronte all'incapacità di amministrare la giustizia. Per migliorare la situazione, c’è anche la strada della depenalizzazione dei reati di minima offensività.

Tale opzione non risolverebbe, però, il problema del sovraffollamento, considerando la minima incidenza di imputati e condannati in stato di detenzione per tali reati. Il problema è sempre quello dell'esorbitante numero di persone detenute in attesa di sentenza definitiva, circa il 60% della popolazione carceraria. Quindi, la soluzione rimane quella del funzionamento della macchina giudiziaria. L'Italia dei Valori ha proposto molte soluzioni, con appositi disegni di legge. Il governo ne prenda cognizione e potrà valutare la positività delle nostre indicazioni.  

Se Pdl e Lega riaprono i manicomi

"Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione". Così, intervistato da Maurizio Costanzo durante la trasmissione "Acquario" Franco Basaglia descriveva in poche parole la legge che porta il suo nome e che, il 13 maggio 1978, ordinò di fatto la chiusura dei manicomi e regolamentò il cosiddetto trattamento sanitario obbligatorio.

La legge fu il frutto di un acceso dibattito che si protrasse per anni. E giovedìqualcuno ha pensato di spostare le lancette dell'orologio all'indietro, riportandole a quarant'anni fa.

No, non è uno scherzo, è proprio quello che è successo in commissione Affari Sociali alla Camera dove si stava votando la riforma della legge Basaglia. Con un vero e proprio blitz il Pdl, nuovamente a braccetto con la Lega, ha votato, tra gli altri, un articolo che prevede di fatto la riapertura dei manicomi. Per coloro che volessero approfondire la questione: trovate il testo in allegato.

Le "disposizioni in materia di assistenza psichiatrica" prevedono il prolungamento del Trattamento sanitario obbligatorio che cambia nome (si chiamerà TSN cioè trattamento sanitario necessario), si allunga visto che potrà durare quindici giorni, contro gli otto attuali e può essere ulteriormente prolungato. 

Ma l'articolo "incriminato" è il quinto, quello che istituisce "il trattamento necessario extraospedaliero prolungato, senza consenso del paziente, finalizzato alla cura dei pazienti che necessitano di trattamenti sanitari per tempi protratti in strutture diverse". Ancora: il trattamento "non può essere protratto continuativamente per oltre 12 mesi.... il trattamento necessario extraospedaliero prolungato è finalizzato a vincolare il paziente al rispetto di alcuni principi terapeutici, quali l'accettazione delle cure e la permanenza".

Questo a casa mia significa solo una cosa: riapertura dei manicomi. Inoltre questo provvedimento "contenitivo" vuol nascondere la patologie e non prende minimamente in considerazione la cura della malattia psichica. Con l'ennesimo colpo di mano Pdl e Lega hanno deciso di suggellare l'antica alleanza sulla pelle di chi è afflitto da patologie mentali e sulle loro famiglie. Si tratta di un provvedimento per noi inaccettabile, disumano che calpesta dignità e diritti delle persone. Per questo ci metteremo al lavoro fin da ora per presentare emendamenti e correggere questa vergogna. 

SVOLTA CONTRO LA PARTITOCRAZIA

Ha vinto la foto di Vasto. Ha vinto Orlando e per Palermo è una bellissima notizia. Ha vinto la voglia di cambiamento dei cittadini. Il Pdl si è estinto, il bluff sulla diversità della Lega è stato finalmente smascherato e il Carroccio ha perso dappertutto. Queste elezioni amministrative consegnano alla cronaca un paese profondamente diverso da quello immobile degli ultimi venti anni.

Sarebbe un gravissimo errore far finta di non capire ciò che gli elettori hanno consegnato alle urne: fare il conto matematico delle nuove amministrazioni governate dal centrosinistra e ignorare la voglia di cambiamento e rinnovamento sarebbe un errore letale e aprirebbe le porte a nuovi avventurieri politici come accadde nel ’94, quando Berlusconi vinse a man bassa le politiche. I cittadini sono stanchi, stanchi, stanchi di una politica politicante troppo distante dalla gente e dai reali problemi del Paese, non ne possono più di una classe dirigente più attenta agli equilibri di potere che alle esigenze del territorio, non vogliono più vedere politici che parlano bene ma agiscono male.

E’ in corso uno smottamento del sistema politico, simile a quello che avvenne all’inizio degli anni 90 e i partiti devono perdere quell’ arroganza che hanno sin qui avuto e che per anni ha rasentato l’impunità. La nomenklatura deve capire che è arrivata l’ora di farsi da parte e aprire le porte ai giovani, di liberare le energie, tante, che esistono in Italia. Se non lo faranno in fretta, lo decideranno i cittadini. E noi saremo con loro per rilanciare questo Paese che è stato per troppi anni schiavo di interessi particolari e di lobby senza scrupoli.

DIVORZIO BREVE, UNA QUESTIONE DI CIVILTA’

 Oggi l’Aula di Montecitorio inizierà l’esame della proposta di legge sul “divorzio breve”, che accorcia i tempi della separazione legale - un anno per coppie senza figli minori, due anni per le coppie con figli minori - necessari per richiedere lo scioglimento del matrimonio.

Italia dei Valori è favorevole ad un accorciamento dei tempi. Su temi, quali i diritti civili, il Parlamento si mostra troppe volte in ritardo. Sono molte le ragioni che ci spingono ad essere favorevoli. Provo a sintetizzarle. Non ne voglio fare un campo di battaglia ideologica e rispetto le opinioni di tutti. Ma sono sempre stato convinto che il legislatore, rispetto a temi come questi, debba avere un approccio laico, ispirato alla scrittura di buone leggi in favore dei cittadini.

Innanzitutto, partiamo da alcuni dati oggettivi e incontrovertibili: solo l’1 per cento delle coppie separate poi ci ripensa e torna sui suoi passi. Per questo, tre anni, nella migliore delle ipotesi, sono un tempo eccessivamente lungo per chi vuole, ad esempio, regolarizzare nuove situazioni affettive sorte nel frattempo. Ridurre, dunque, da tre a un anno è un passo in avanti significativo, che accoglie le istanze di molti cittadini che vivono non solo le difficoltà affettive provocate dalla fine di un matrimonio, ma anche quelle burocratiche e tempi troppo lunghi della giustizia civile. Non voglio svilire l’istituto del matrimonio, un’unione tra due persone che si basa su profondi valori. Ma cessate le condizioni di amore, l’attesa e le lungaggini burocratiche subìte da chi vive già con sofferenza la fine di una relazione, significa accanirsi ingiustificatamente.

Altro dato. Da diversi anni a questa parte, sta aumentando quel fenomeno del cosiddetto turismo divorzile. Ovvero, molti cittadini italiani, per evitare lungaggini burocratiche e un’attesa che a volte diventa soffocante, vanno a divorziare all’estero, dove i tempi di attesa sono molto più brevi. Insomma, dopo il turismo procreativo, sta esplodendo in Italia quello divorzile, a causa di una legislazione italiana troppo rigida, anacronistica, che non dà le risposte che servono.

Durante il governo Prodi, si è andati molto vicini all’approvazione di una legge che riducesse  i tempi  e semplificasse le procedure. Poi, al momento del voto in Aula, il voto trasversale cattolico rispedì la legge in commissione, seppellendola per sempre.

Stavolta, nessuna crociata. Non si ergano steccati ideologici. Non è una questione religiosa ma di civiltà. E di chiarezza.

LA FIERA DELL’INGORDIGIA E DELL’IPOCRISIA

Stanno cadendo le maschere dell’ipocrisia. L’ingordigia dei partiti è senza limiti. E’ quanto sta accadendo nell’Aula di Montecitorio, dove si sta discutendo la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, una leggina frutto di un accordicchio al ribasso, raggiunto dalla strampalata maggioranza Abc.

Ieri hanno dimezzato i rimborsi. Hanno, perché noi abbiamo votato contro. Italia dei Valori aveva chiesto l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, nel rispetto di quanto avevano deciso i cittadini con il referendum tradito. Invece, Pd, Pdl e Udc, hanno approvato la riduzione del finanziamento, che porta i fondi destinati dallo stato alle forze politiche dagli attuali 182 a 91 milioni di euro. Cittadini traditi due volte.

Non solo. Il Parlamento, ieri, con un atto di arroganza insopportabile, ha bocciato anche il nostro emendamento che chiedeva la soppressione della rata di luglio, destinando quei soldi alla spesa sociale. Noi destineremo, comunque, quei fondi agli esodati, con un bel assegno circolare al ministro Fornero, perché la riduzione al 50% della tranche di luglio è una presa in giro, un atto di arroganza insopportabile, in un momento di grave crisi come questa.

Non molliamo. Continueremo anche oggi la nostra battaglia a colpi di emendamenti in Aula e andremo avanti, con la proposta di legge di iniziativa popolare.

I partiti sono stati sommersi da un fiume di denaro, in dieci anni tre miliardi di euro ricevuti dallo Stato in un vero 'Far West', senza regole senza controlli. In questo clima ognuno ha fatto quello che ha voluto e ci sono stati tantissimi casi di appropriazione indebita di denaro pubblico.

Giu' le mani dal sacco”, è il nostro obiettivo: cancellare il finanziamento pubblico, trasfomandolo in un vero rimborso spese, solo delle spese di campagna elettorale, e con il 5 per mille volontario nelle dichiarazioni dei redditi dei cittadini. Questa è trasparenza.

Dimezzare il finanziamento è qualcosa e qualcosa è meglio che niente, ma la politica resta un passo indietro rispetto al sentire dei cittadini. Il Paese ha bisogno di più, di una politica che sappia cambiare pagina.

IL SARTO CUCE IL SISTEMA ELETTORALE

Un turno, doppio turno, proporzionale con soglia di sbarramento, senza soglia ma con premio di maggioranza, con due soglie e senza premio di maggioranza, con le preferenze, no, senza le preferenze. Basta liste bloccate. Con le liste bloccate ma con una rosa di nomi in cui poter scegliere.

Si parla di legge elettorale naturalmente. Un dibattito che va avanti da anni e che non si chiude positivamente perché ogni partito punta a farsi un sistema su misura, manco la legge fosse un vestito di alta sartoria.

C’è un trabocchetto: i partiti fiutano l’aria che tira, brutta per molti di loro, ma tentano di sfangarla inventandosi un sistema di voto favorevole. Un doppio vulnus alla democrazia rappresentativa: a) si ignorano le richieste della base di cambiamento e di innovazione; b) si usano le istituzioni per i propri fini, altro che interesse nazionale o bene comune. Tutto ciò ignorando la volontà popolare, molto chiara.

Un milione e duecentomila cittadini avevano firmato il nostro referendum per l’ abrogazione del Porcellum ed il ritorno, di fatto, al Mattarellum. Queste firme avrebbero dovuto essere altrettante stelle polari per orientare la volontà del Parlamento, ma così non è. Almeno allo stato dei fatti. Erano tutte firme per difendere il bipolarismo, lo spirito maggioritario e di coalizione. Ora, però, nessuno tenti di far tornare l’Italia alla Prima Repubblica solo per interessi di partito, perché la legge elettorale, come dimostrano i disastri del Porcellum, è l’architrave della democrazia e della credibilità delle istituzioni.

I FRANCESI COSTRUIREBBERO UNA DISCARICA A VERSAILLES?

 In quale paese al mondo si può pensare, anche solo per un momento, di costruire una discarica a 700 metri da un’area archeologica, dove l’imperatore Adriano vi costruì la sua villa per ammirare Roma rossa di tramonto? In quale paese al mondo, può sfiorare l'idea di ergere una mega discarica a 700 metri da un sito archeologico, patrimonio dell’Unesco, visitato ogni anno da milioni di turisti? In Italia. E’ come se i francesi decidessero di costruire una discarica per rifiuti a Versailles, o come se gli inglesi decidessero di piazzarla a due passi da Stonehenge.

Basterebbero queste poche righe per capire quanto fosse scellerata l'idea di costruire una discarica nei pressi di Villa Adriana, su cui il Cdm sembra aver fatto un passo indietro ieri. L’area archeologica di Villa Adriana, a Tivoli, in provincia di Roma, è più estesa di quella di Pompei, ma non si può visitare tutta perché versa in pessime condizioni. La colpa è dei tagli ai fondi, inferti dal governo Berlusconi e riconfermati da Monti. Si, perché questo esecutivo tecnico, chiamato per risistemare l’Italia - e che avrebbe dovuto trovare il sistema per valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico non svilirlo - non ha trovato niente di meglio da fare che imporre un ulteriore taglio di nove milioni di euro, che getta una luce ancor più sinistra su quei miseri 85 milioni totali disponibili quest’anno in un Paese che detiene l’80 per cento del patrimonio artistico mondiale. Fatte voi le debite proporzioni. Per ogni bene poche briciole.

Al danno, si sarebbe aggiunta la beffa, per il momento scampata. Ieri, in Cdm è passata la linea del ministro Clini per il no alla discarica, auspicando che venga individuato presto un nuovo sito. E' stata una vittoria dei cittadini che hanno protestato vivacemente e di chi, come l'ex presidente del Consiglio dei beni culturali, Andrea Carandini, che si è dimesso per quella scelta scellerata.

La scelta di realizzare una discarica a 700 metri da uno straordinario sito archeologico era una scelta folle e sbagliata, che non potevamo e non dovevamo accettare. Gli abitanti della zona e chi è stato al loro fianco in questa battaglia hanno vinto.

NUOVO CHE AVANZA? VECCHIO AVANZATO

++ BERLUSCONI, IO AL COLLE?FARO' QUELLO CHE MI CHIEDE PDL ++ (ANSA) - ROMA, 25 MAG - ''Faro' quello che mi chiedera' il Pdl''. Lo afferma Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa rispondendo a chi gli chiede se e' possibile una candidatura al Colle. (ANSA).

Ci manca solo questa. Berlusconi al Colle. Così, dopo vent’anni di politica attiva e quindici di governo in cui ha sfasciato il Paese, il Cavaliere non esclude di salire al Quirinale. Una vera svolta per l’Italia, più che il nuovo che avanza il vecchio che è avanzato...La conferenza stampa di Berlusconi ed Alfano è la migliore fotografia di un sistema che sta crollando, che si sta sbriciolando a causa della crisi economica provocata anche da governi inetti (sempre a guida Berlusconi e con Tremonti ministro, che hanno fatto finta di niente per anni), a causa dell’arroganza dei partiti, incapaci di comprendere il cambiamento, a causa di una chiara incapacità di ampi settori della classe dirigente. In quella risposta sulla candidatura al Colle c’è tutta insieme l’ incapacità della politica di cogliere la voglia di rinnovamento dei cittadini.

Il problema ormai non è discutere se Berlusconi possa o non possa fare il presidente della Repubblica, né ricordare scandali, corruzione, minorenni e bunga-bunga. Oggi il punto è un altro: Berlusconi è il vecchio che non si rassegna ad essere tale e pensa di poter continuare ad ingannare i cittadini spargendo illusioni a piene mani.

L’epoca degli imbonitori è finita. Si sta aprendo un nuovo ciclo, ed è dovere di tutti fare in modo che sia migliore del precedente. Terza Repubblica - come amano chiamarla i giornalisti- o meno, è essenziale che sia la repubblica dei migliori. E non è la riforma indicata da Berlusconi la via migliore per garantire la migliore amministrazione dello Stato.

Un fatto positivo, però, c’è anche in questa situazione: il vecchio resiste, ma il nuovo avanza. Avanza nell’opinione pubblica, nella partecipazione dei cittadini, nella voglia di cambiamento, nell’aspirazione dei cittadini ad avere istituzioni migliori e più vicine a loro. Questo è il nuovo e questo dobbiamo dare all’Italia.

CALCIO, POLITICA E VATICANO

Politica, calcio e Vaticano. Sembra il titolo di una spy-story, mentre è solo la fredda cronaca. Una fotografia di quanto accade in Italia oggi. Nessun ambito della vita pubblica riesce ad essere immune dall’ondata di scandali,
corruzione, malaffare. Di quanto accade in politica ci occupiamo tutti i giorni, non è il caso di tornarci ancora una volta. Del calcioscommesse cosa
dire? Nel 2006 portò bene visto che vincemmo i Mondiali, quest’anno possiamo sperare dunque nelle Olimpiadi, se la Cabala ha un qualche valore. Il Vaticano sembrava immune. Non dagli scandali, visto che negli ultimi 2000 anni ne è stato spesso l’epicentro, ma dalla fuga di notizie. E’ segno che ormai tutti gli ambiti della vita pubblica italiana sono inquinati. Siamo di fronte ad una crisi sistemica che spazzerà via le strutture del recente passato. Di fronte a noi abbiamo due scelte: far finta di niente e andare avanti verso il baratro; rimboccarci le maniche e costruire il nostro futuro. Con nuove regole e protagonisti diversi. Il ventennio berlusconiano ha avvelenato i pozzi delle istituzioni, ha scoperchiato il vaso di Pandora ed ha permesso alla corruzione morale e materiale di impossessarsi dell’Italia. Prima di tutto, prima di nuove leggi, prima di un migliore sistema elettorale, prima di un nuovo governo, serve una nuova Etica Pubblica. E’ da qui, da una cultura condivisa che si deve ripartire per ricostruire l’Italia. Parafrasando Massimo D’Azeglio si può dire che l’Italia è fatta da tempo, ma gli italiani ancora no. Si deve costruire un nuovo senso civico, investendoci molto, a partire dalla scuola e da tutte le
strutture aggregative e pedagogiche, altrimenti torneremo sempre allo stesso punto.

Terremoto, dolore e riflessione

Oggi è il giorno del dolore, del rispetto, della solidarietà nazionale per le vittime del terremoto. A distanza di pochi giorni una nuova scossa ha colpito l’ Emilia Romagna. Siamo vicini ai cittadini. E’ difficile scrivere quando le notizie che giungono dalle zone colpite ti colpiscono nel profondo.

E’ chiaro, però, che ancora una volta la catastrofe impone una riflessione. Innanzitutto sulle costruzioni, sulla sicurezza degli edifici. In Italia siamo ancora indietro, molto indietro. Si devono definire nuovi criteri per l’edificabilità, tenendo conto che il 70% del nostro territorio è a rischio idrogeologico.

Questa tragedia non deve essere dimenticata, come sempre avviene in Italia dopo il grande impatto emotivo iniziale. Dopo ogni catastrofe che colpisce il territorio, il nostro popolo s’impegna e dà prova di grande solidarietà. Ma non di lungimiranza. I giorni del dramma entrano nella nostra coscienza collettiva, nell’epopea solidale del popolo, ma non producono cambiamenti effettivi.

Ecco, scrivo poche righe commosse solo per segnalare che anche in questo caso la politica ha il dovere di intervenire per limitare i danni, per quanto possibile naturalmente, degli eventi naturali.

LA BENZINA AUMENTA, LE LEGGI AD PERSONAM PURE

Aumenta la benzina. Ma questa non è una novità. La notizia sta nel fatto che le accise aumentano di due centesimi per finanziare la ricostruzione delle zone terremotate. Nobile e condivisibile il fine, pessima la trovata.

Intanto si torna a parlare di giustizia in termini infuocati. Tornano le leggi ad personam, tema che sembrava esaurito con la fine del governo Berlusconi. E invece no. Il parlamentare del Pdl Sisto ha presentato un emendamento al disegno di legge sulla corruzione che prevede il reato di concussione solo in caso di utilità patrimoniale e non di ‘denaro o altra utilità’. Serve, neanche velatamente, a salvare Berlusconi dal processo Ruby.

L’emendamento Sisto è un’ indecenza ma vogliamo denunciare la strumentalità di una simile proposta, presentata solo per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dal vero obiettivo: alzare una cortina fumogena sulla scomparsa della concussione per induzione e la sua trasformazione in un reato meno grave che porterà all’ estinzione di molti processi, compresi quelli a carico di imputati eccellenti dei partiti di governo. Quale regime giuridico regolerà i processi in corso che si basano sull'imputazione di concussione per induzione? In quanto tempo si prescrive il nuovo reato? Quanti sono i processi pendenti per concussione per induzione, che saranno soggetti al nuovo regime giuridico? Quale e' la data di prescrizione degli stessi? Quanti se ne prescrivono che non si sarebbero prescritti con l'attuale normativa? E, per rispondere alla stampa ed all’ opinione pubblica, quando si prescriveranno i processi Berlusconi-Ruby e Penati? Domande che il nostro capogruppo in commissione Giustizia ha posto al ministro Severino in Aula. Senza risposta.