ottobre 2012

LESSICO POCO FAMILIARE

 "Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi". Ben gentile, presidente Monti, grazie. Invitiamo il presidente del Consiglio Monti ad una maggiore sensibilità istituzionale. Non è lui a lasciare il governo ad altri, ma il voto dei cittadini a decidere quale sarà il prossimo esecutivo.

Mario Monti è salito a Palazzo Chigi dopo un evidente strappo istituzionale, perché non è stato eletto dai cittadini. Eravamo in una situazione d’emergenza, è vero, ad un passo dal baratro, vero anche questo. Ma lo strappo istituzionale ci fu e non va perpetuato, per il bene della nostra democrazia. Mario Monti, pur dall’alto del suo prestigio e della sua carica, non può dire un giorno che è disponibile ad un reincarico ed un altro che la sua permanenza è a termine.

Non può continuare ad alimentare un dibattito politico sul suo nome giocando sull’incertezza, sulle ipotesi e sulle possibilità. Tra l’altro Mario Monti non ne ha bisogno. Ha svolto un compito difficile in un momento delicatissimo per l’Italia. Italia dei Valori è stata ed è all’opposizione del suo governo, ma dobbiamo riconoscergli la serietà e la credibilità.

Oggi forse si tende a dimenticare in quale abisso ci aveva ficcato Berlusconi insieme alla sua scalcagnata compagnia di giro. E’ probabile che avremo ancora bisogno della figura di Mario Monti, della sua competenza, della sua credibilità internazionale.

Ma se il professore sceglie la politica deve essere esplicito. L’Italia ha bisogno di certezze, e nessuno lo sa meglio di lui. Questo balletto di illazioni su Monti, Monti Bis, Agenda Monti, Lista Monti è una mancanza di rispetto istituzionale.

La democrazia ha, per fortuna, le sue regole: se Monti intende guidare il Paese senza ulteriori strappi istituzionali, lo dica e i candidi, mettendo fine ad una messe di dichiarazioni che passa sopra i principi della democrazia rappresentativa.

 

ABOLIRE LE PROVINCE? E' IL TITOLO DI UN ROMANZO IPOCRITA

Abolizione delle province, stavolta si fa sul serio? Entro fine mese, si procederà per decreto all’accorpamento di questi enti locali, inutili e costosi. Lo ha annunciato il governo, dopo gli scandali che stanno emergendo. Tipico refrain italiano: si chiudono le stalle dopo la fuoriuscita dei buoi.

Dalle Appennini alle Ande, gli amministratori provinciali e i politici locali si stanno attrezzando: nessuno vuole mollare la cadrega, fa troppo comodo e, soprattutto, porta voti.

Con lo spauracchio del decreto che aleggia sullo loro teste, le premiate province italiane si attrezzano e corrono ai ripari, come possono. C’è quella che, pur di non morire, si annette ad un’altra, per conservare i requisiti minimi per continuare la sua esistenza in vita, ovvero avere 2.500 Km e 350mila abitanti. Gli appelli alla deroga si sprecano, da nord a sud, dal centro alle isole, pregunte e preghiere di tutti i colori politici: verde (lega) rosso (Pd), blu (pdl) bianco (centro). C’è addirittura chi minaccia di fare ricorso davanti alla Consulta contro il decreto.

I lettori di questo blog lo sanno. Sulle province, troppa ipocrisia e troppi ipocriti in giro, li abbiamo vissuti per primi sulla nostra pelle. E’ chiaro che, se davvero il governo dovesse presentare un decreto per l’abolizione delle province, voteremmo a favore, ma intendiamoci. Niente sconti a province amiche, niente eccezioni che, in questo caso, non confermerebbero la regola ma il vizio.

E’ dalla scorsa legislatura che Italia dei Valori si batte in Parlamento per l’abolizione di questi enti inutili, utili solo a soddisfare il sistema di poltronifici dei partiti. In Italia le Province sono 107 e costano all'incirca 16 miliardi di euro l'anno allo Stato. Il loro numero è più elevato di quello dei department francesi (100) e quasi doppio rispetto alle Provincias spagnole (59).

Noi abbiamo presentato una proposta di legge, con un articolo solo: le province sono abolite. L’abbiamo portata in Parlamento e, complici tutti i partiti, è stato bocciata e rispedita al mittente. Il tema va approfondito, hanno tuonato i soloni dello spreco.

Ora ci risiamo. Nel frattempo, gli sprechi hanno continuato ad aumentare a dismisura, con buona pace delle tasche degli italiani. Vediamo stavolta chi fa sul serio e chi, invece, solo demagogia.

Numero consiglieri, non nascondiamoci

Primarie, il mio sostegno a Bersani

Riporto il testo della mia intervista pubblicata oggi dal quotidiano "La Repubblica".

Il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi voterà Bersani alle primarie. Lo farà andando ai gazebo, scegliendo il segretario e sostenendolo attivamente nella sua campagna. Lo farà anche in contrasto con le indicazioni di Di Pietro, che proprio ieri ha confermato che non correrà e che l’Idv non è della partita.

E’ una rottura definitiva con l’ex pm?
Non è una rottura. E’ la mia scelta personale di privato cittadino e di dirigente politico. Capisco l’amarezza di Di Pietro nel constatare che alcuni mezzi d’informazione stanno trasformando in un duello rusticano del Pd queste consultazioni. Ma il rischio ora non c’è più. Vendola partecipa e rende chiaro che queste sono primarie di coalizione.
Ma non è la coalizione dell’Idv.
Spero che Di Pietro riveda la sua posizione. Siamo ancora in tempo.
Il punto è che nemmeno il Pd vi vuole più.
Non è così. La carta d’intenti presentata da Bersani permette a noi di tornare nell’alveo del centrosinistra. Se Tonino ci ripensa e si candida naturalmente sosterrò lui.
E se non ci ripensa?
Allora la mia opinione è questa: nell’interesse del Paese e dell’Italia dei Valori e del centrosinistra è bene che le primarie le vinca l’unica persona capace di unire tutto lo schieramento e portarlo al governo, ossia Bersani. Io mi impegnerò per portare a casa questo risultato. A Di Pietro dico: non vuoi Monti Bis? L'unica alternativa concreta al Monti Bis e l’unica opzione capace di coniugare rigore e giustizia sociale è votare Bersani.
Le scelte del partito le fanno un baffo?
Sto alle decisioni degli organismi dirigenti: la nostra prospettiva è dentro al centrosinistra. Per chi ha un ruolo nell’Idv oggi lo sforzo deve essere quello di convincere Di Pietro a correre oppure appoggiare con forza la corsa di Bersani.
E Renzi?
Renzi è la strada maestra per un Monti Bis.
Cioé, corre per perdere?
Non penso affatto che sia in malafede. Penso che lo siano molti di quelli che lo appoggiano. Sanno che la sua vittoria significherebbe l’implosione del centrosinistra che spalancherebbe le porte a un ritorno di Monti a Palazzo Chigi. Non è proprio il ritorno del Professore l’esito più temuto da Di Pietro? Ma se partecipa alle primarie dovrebbe accettare una vittoria di Renzi.
Il punto è che vincerebbero le forze e i gruppi di potere che puntano al Monti Bis. Matteo secondo me non è in grado di tenere unita la coalizione.

Cosa significa far politica?

Vorrei rispondere a quanti tra voi, su questo blog, su facebook e twitter hanno voluto aprire un confronto, anche critico, dopo l'intervista in cui ho annunciato il mio appoggio a Bersani nel caso in cui Italia dei Valori non partecipasse alle primarie.

Per me fare politica significa ambire al governo del Paese. Rispetto chi pensa all’azione politica come semplice testimonianza, ma io credo che dirigere i processi sociali per migliorare la società sia il fine di ogni politico. Il mio sicuramente. Chi fa politica pensa che le sue idee siano le migliori per difendere l'interesse collettivo e si sforza per metterle in pratica. Certo, questo non vuol dire che si debba andare al governo con chiunque e a qualunque costo, ma solo con quelle forze con cui esiste un unico comune denominatore, sufficiente per governare insieme il Paese, un compromesso politico di alto profilo basato sui programmi.

Ritengo che quelle forze politiche che hanno governato dal 2006 al 2008, che da anni governano insieme regioni, province e comuni e cioè Pd e Sel e Idv, siano per storia, cultura e valori di fondo le uniche forze con le quali possiamo pensare di realizzare una coalizione capace di cambiare questo Paese, dando impulso ad una vera svolta riformatrice.

Capisco che sul Pd qualcuno possa storcere il naso, ma senza Pd al governo non ci si va. E non parlatemi di Grillo (ormai lo avrete capito): se da una parte ho massimo rispetto per i suoi elettori, dall'altra penso che sarà una colossale fregatura per l'Italia e gli italiani perché incapace di governare.

Ritengo quella tra Idv, Pd e Sel un’ottima alleanza e anche l'unica alleanza possibile per ridare speranza all’Italia. Deve essere chiaro che se questa alleanza non nasce o nasce monca perché Idv vi si sottrae, non vinceranno altre forze di centro sinistra, ma si spalancherebbero le porte al Monti Bis, o a soluzioni addirittura peggiori.

Dobbiamo intenderci su questo: se il Monti bis è la prospettiva che vogliamo scongiurare a tutti i costi, chi mi critica dovrebbe spiegarmi quale governo, quale diversa maggioranza e quali diversi partiti si possono mettere in piedi se non con il Pd per superare almeno il 40% dei voti e quindi governare il Paese.

"Ma il Pd ha sostenuto Monti" è l'obiezione che molti di voi mi muovono. Vero. Ha sostenuto Monti perché ha ritenuto che le elezioni un anno fa avrebbero messo a rischio l'Italia. Noi l'abbiamo sempre pensata diversamente e in questo anno abbiamo preso strade diverse. Ma tra quattro mesi la legislatura finirà e a me interessa quello che le forze politiche vogliono fare per il futuro e non quello che in una situazione di assoluta eccezionalità, con un'Italia a un passo dal default, hanno fatto.

Se fossimo andati al voto, il Pd avrebbe stravinto le elezioni, ma ha fatto una scelta diversa, con la convizione di fare il bene del Paese. E se rileggo le dichiarazioni di Bersani, per lo meno da un mese a questa parte, mi pare innegabile il fatto che intenda posizionare il Pd su una linea politica sociale ed economica molto diversa da quella del governo Monti.

Queste sono le ragioni per le quali credo che all’ultima festa nazionale, Idv abbia fatto bene a continuare a credere nella ormai famosa 'foto di Vasto', e nella coalizione di centrosinistra. 

Quanto alle primarie, personalmente speravo, e continuo a sperare, che il presidente Di Pietro sciolga le riserve, decida di partecipare e si candidi. Proprio oggi ha lasciato aperta una porta alla partecipazione di Italia dei Valori alle primarie. Una buona notizia. Un’ottima notizia. Qualora cambiasse idea, però, l'errore più grande sarebbe quello di pensare che queste primarie non ci riguardino. Queste primarie, invece, ci riguardano a tal punto che a mio avviso dobbiamo fare tutto quello che possiamo per contribuire a determinarne l'esito.

Che ci piaccia o no la reale contesa della vittoria, al momento, è tra due candidati: Bersani o Renzi. Il primo è l'unico tra i due in grado di tenere unito un centro sinistra che vada da Vendola al Pd passando per Idv. Quanto a Renzi, che nei mesi passati è stato un fan sfegatato prima di Marchionne e poi della Fornero, credo che in caso di vittoria farebbe fatica a tenere insieme il Pd, figuriamoci l'intero centrosinistra. Con la conseguenza che una sua vittoria finirebbe per spalancare la porta a un Monti bis.

Ho voluto spiegare la mia posizione perché la mia intervista ha aperto un dibattito e volevo chiarire alcuni punti. Non voglio prendere di proposito in considerazione coloro che mi hanno scritto ‘vai nel Pd’ solo per non affrontare i nodi politici che ponevo.

Oggi le parole di Di Pietro hanno aperto un nuovo scenario. E’ naturale che il nostro candidato alle primarie per la guida del centrosinistra è lui e faremo di tutto per portarlo alla vittoria. E in caso di ballottaggio faremo le nostre valutazioni, sempre avendo come obiettivo primario la creazione di un grande centrosinistra innovatore e riformatore.

NON ANTIPOLITICA MA BUONA POLITICA

Niente fondi a chi non taglia’ titola il Corriere della Sera. Uao, finalmente. L’Italia dei Valori da anni aveva tentato di inserire meccanismi premiali per le amministrazioni pubbliche virtuose e sanzioni, anche dirette, per gli amministratori sperperoni e incapaci.

Naturalmente per esprimere un giudizio definitivo attendiamo di leggere il testo definitivo del decreto, ma il principio di base è sicuramente condivisibile. Mi preme, però, fare un’altra considerazione.

Perché queste riforme devono essere fatte solo sull’onda lunga degli scandali e dell’emergenza? Perché non è possibile anticipare i fenomeni, prima che esplodano in tutta la loro virulenza sociale e politica?

Perché siamo in Italia, il paese dalla vista corta e dalla memoria brevissima. Non guardiamo al futuro e non ricordiamo il passato, siamo schiacciati sul presente senza renderci conto della pericolosità di questo atteggiamento. La politica ha grandi responsabilità in questo, perché per troppi anni è stata incapace di avere una visione prospettica di lungo periodo. Qui sta la differenza tra uno statista ed un semplice politico. E tutto questo va ad aggiungersi al vento dell’antipolitica che sembra non saper più distinguere tra i partiti, tra i politici, tra le idee ed i programmi. Il politico in quanto tale sembra essere diventato l’obiettivo da colpire ed abbattere.

Le persone che adottano questo criterio sono sicuramente in buona fede, hanno passione civile probabilmente e sono giustamente stanche di un certo modo di fare politica. Hanno in parte ragione. Ma attenzione, è un fenomeno pericoloso. Quando la contestazione diventa cieca e senza proposte si consegna il Paese ai poteri forti.

La fisica ci insegna che il vuoto assoluto non esiste. Così anche nei fenomeni sociali. Il vuoto della politica rischia di essere riempito da altri poteri e da altri interessi. Senza più la mediazione delle diverse rappresentanze. La politica deve assumersi certamente le proprie pesanti responsabilità, deve essere capace di rinnovarsi ed espellere gli agenti patogeni. Ma non deve abdicare al proprio ruolo fondamentale di rappresentanza degli interessi sociali. Siamo di fronte ad un periodo di transizione, simile a quello del ’92-94. E’ l’occasione per costruire un paese migliore.

TOBIN TAX? SI’ GRAZIE

A febbraio scorso, Italia dei Valori ha presentato una mozione capostipite, con la quale impegnavamo il governo a sostenere, in tutte le sedi europee, le proposte di introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie e di assumere tutte le iniziative necessarie per estendere, gradualmente, tale imposta a livello internazionale.

Alla nostra mozione, che fu approvata dal governo Monti, ne seguirono altre 7, dello stesso tenore, tutte recepite. In questi giorni, l’Unità ha lanciato un appello cui hanno aderito 9.000 cittadini, tra cui anche Italia dei Valori. E’ un’iniziativa positiva, che ci auguriamo contribuisca ad un’azione repentina del governo sulla tassazione delle speculazioni finanziarie.

C’è un impegno formale del governo con il Parlamento e ci auguriamo che, l’imminente vertice europeo Ecofin, previsto per la prossima settimana, possa essere l’occasione giusta affinché Monti passi dalle parole ai fatti. Francia e Germania si dicono pronte ad avviare le procedure, ma è chiaro che attendono un primo passo da Roma. Dunque, cosa aspettiamo?

La Tobin tax non sarebbe solo un segnale di equità, dopo il massacro sullo stato sociale che ha colpito gli strati sociali più deboli di questo paese. Avrebbe un significato unico, ovvero quello di far pagare il prezzo della crisi anche alla speculazione finanziaria e ai grandi patrimoni.

Ma c’è di più. Rappresenterebbe, forse caso unico nel suo genere, una norma condivisa da tutti i cittadini europei, nel segno di un’Europa unita, non solo dei mercati, ma anche dei cittadini. Quell’Europa che, forse, stiamo ancora aspettattando.

FORZA ANGELO

ANSA/ SICILIA: LITE TRA ATTACCHINI, COLLABORATORE IDV IN COMA AGGRESSIONE A RAGUSA DURANTE LITE PER MANIFESTO, UN DENUNCIATO (ANSA) - RAGUSA, 6 OTT - E' grave, in coma un collaboratore modicano di Italia dei valori che ieri sera e' stato colpito nella centrale piazza Igea, a Ragusa, mentre stava affiggendo alcuni manifesti elettorali a sostegno di una candidata dell'Idv, da un uomo che stava facendo lo stesso lavoro per altri esponenti politici della zona. La vittima, Angelo Pulino, 35 anni, e' stata colpita con un pugno: l'uomo e' caduto a terra e ha battuto violentemente la nuca, entrando in coma. Soccorso e trasportato nell'ospedale Civile di Ragusa, per la gravita' delle ferite riportate e' stato successivamente trasferito d'urgenza, con un elicottero del 118, al Cannizzaro di Catania, dove e' stato sottoposto a un delicato intervento nel reparto di neurochirurgia, che e' riuscito. La prognosi resta riservata, ma non sarebbe in pericolo di vita. Il suo 'collega' aggressore, un uomo di 42 anni, si e' costituito alla polizia che aveva avviato le indagini e lo cercava. L'uomo, in Questura, ai funzionari di Digos e della squadra mobile, ha spiegato di essere andato via perche' non pensata di avere provocato una ferita cosi' grave a Pulino. Alla fine dell'interrogatorio e' stato denunciato in stato di liberta' per lesioni gravi. La sua posizione e' adesso al vaglio del sostituto procuratore di Ragusa, Monica Monego. L'episodio ha scosso il coordinatore regionale dell'Idv, Fabio Giambrone: ''Italia dei Valori esprime la propria incredulita', tristezza e sgomento per il gravissimo atto di violenza''. Il candidato a governatore Giovanna Marana si e' detta ''stravolta dalla inaudita gravita' di questo episodio'' che segnala come si sia ''superata la soglia minima di civilta'''. Il deputato regionale ed ex capogruppo del Pdl, Giovanni Leontini, ha ''condannato fermamente, con profondo sconcerto, l'episodio di ignobile e ingiustificabile''.

La notizia è terribile. Voglio dedicare questo post ad Angelo Pulino, che dopo tre giorni è ancora in condizioni molto gravi. I contorni della vicenda non sono del tutto chiari e ci auguriamo che sia fatta piena luce in breve tempo. Questa drammatica vicenda indica che nel Paese c’è un clima politico avvelenato, che dal confronto si è passati allo scontro, anche fisico. Inutile aggiungere che aggressioni e scontri rievocano tempi bui del nostro recente passato e che la spirale della violenza va fermata in tempo, prima che sia troppo tardi. Troppo spesso il dibattito politico si è progressivamente e pericolosamente spostato dai temi alla denigrazione personale e dell’identità, come si fronteggiassero gruppi di ultrà scalmanati. La politica non può essere questa. Non deve essere questa. Siamo tutti vicino ad Angelo e speriamo che recuperi presto per poter dare il proprio contributo al rilancio civile e morale dell’Italia.

ESODATI, NON C’E’ FORNERO CHE TENGA

Quando in gioco c’è una questione di equità e giustizia sociale, non c’è Fornero che tenga. Il punto è questo. C’è un’intera categoria di lavoratori - circa 390mila casi - che, a causa della riforma delle pensioni e dell’allungamento dell’età pensionabile, rischia di restare scoperta: senza stipendio, ma ancora senza pensione. Servono cinque miliardi di euro, ma vanno trovati ed è inaccettabile che il ministro del Lavoro si trinceri dietro la questione della tenuta dei conti.

Sono un convinto rigorista anche io, ma si deve trovare una soluzione a questa vicenda dolorosa, che riguarda persone in carne ed ossa. Altrimenti, si chiama macelleria sociale.

Lo ha ammesso anche il ministro nelle pieghe del suo intervento alla Bocconi di ieri: “Io e il governo possiamo aver fatto errori, ma sono stati fatti pensando al paese e alle giovani generazioni”. Sì, l’errore è stato fatto ed è per questo che noi chiediamo che, a questo errore, si ponga rimedio, senza tirare in ballo la questione generazione che, in questo caso, c’entra poco o niente.

Mancano 5 miliardi di euro all’appello? Il governo faccia ogni sforzo per reperirli. Noi abbiamo fatto la nostra proposta: una revisione delle numerose agevolazioni fiscali.

I soldi ricavati dalla legge di stabilità e dalla spending review non possono essere integralmente destinati alla riduzione del debito, ma per correggere l’errore fatto. Non è solo una battaglia di equità sociale, ma di dignità.

Dimissioni non bastano. Nuove regole

Le dimissioni di Maruccio sono un buon segnale, ma non bastano. Essere portatori di una diversità sulla questione morale non significa essere immuni dalla possibilità di errori dei singoli, bensì dimostrare, con la tempestività e la radicalità con le quali si interviene per rimuovere ogni ombra di sospetto o di abuso, che gli errori non sono tollerati.

Per questa ragione credo che le nostre decisioni debbano andare ben oltre l’accettazione delle dimissioni di Maruccio e sia necessario chiedere ai gruppi parlamentari e regionali la pubblicità e la totale trasparenza dei bilanci. Per prevenire al massimo la possibilità di errori nelle scelte, infine, sono opportune regole di maggiore collegialità nella definizione di incarichi e candidature.

RISPETTARE I BAMBINI

video: 
La polizia era lì per eseguire un’ordinanza del Tribunale dei Minori. Hanno prelevato con maniere discutibili un bambino di 12 anni per accompagnarlo dal padre, nonostante la sua chiara contrarietà. Sono sicuro che sia la polizia, sia il tribunale abbiano agito nell’interesse del minore. Sono altrettanto sicuro, però, che l’interesse del minore corrisponda con la difesa della sua dignità, col rispetto della sua volontà e con l’ascolto delle sue parole. Il video che ritrae la scena si commenta da sé. E’ di una gravità che non può passare inosservata, soprattutto perché c’è di mezzo un bambino. Valuteremo se ci sono i presupposti per un’interrogazione parlamentare. Voglio chiarezza sulla vicenda, nell’interesse del bambino e nell’interesse di Padova, la città dove vivo.     

Il nostro bilancio, voce per voce

Nelle scorse settimane ho deciso di rendere pubblico il bilancio 2011 (lo trovate in allegato) del gruppo di Italia dei Valori alla Camera, per sottoporlo al giudizio dell’opinione pubblica e dell’informazione. Non stiamo parlando del bilancio fatto di cinque o sei voci generali all’interno delle quali ci può stare tutto e il contrario di tutto, ma di un bilancio analitico al centesimo di euro, dettagliato al singolo scontrino, alla singola ricevuta, alla singola fattura pagata, fosse anche l’acquisto di un toner della stampante o il francobollo per spedire una busta.

Voleva essere l’assunzione di responsabilità di un gruppo che sa di aver gestito con scrupolo e parsimonia il denaro pubblico e, al tempo stesso, un tentativo di riavvicinarsi ai cittadini accettando il confronto e il giudizio su ogni singola spesa fatta. Per redigere il bilancio in modo così analitico, tuttavia, c’è voluto del tempo e, frattanto, è arrivato il caso Lazio che ci ha ferito tutti nel profondo.

Ho riflettuto a lungo se avesse ancora senso procedere con la pubblicazione del bilancio del gruppo di Italia dei Valori alla Camera. Mi sono convinto che oggi ha più senso che mai, perché rappresenta una sfida e, al tempo stesso, un auspicio. La sfida rappresentata dalla trasparenza totale e l’auspicio che spontaneamente, come sta facendo il gruppo parlamentare al Senato che pubblicherà il proprio bilancio nei prossimi giorni, o come hanno già fatto alcuni gruppi consiliari, questa trasparenza diventi un modello per i gruppi dell’Idv in tutte le regioni. Là dove, invece, non ci dovesse essere una risposta spontanea ci sia, per dirla alla Di Pietro, una risposta “spintanea” fatta di controlli puntuali e richieste.

Allontanare su due piedi chi è accusato di aver già commesso fatti gravi, infatti, è senz’altro un segnale positivo ma, ancora meglio, è prevenire imponendo regole rigorose. Qualora risultasse che tali regole non vengono rispettate, è nostro dovere fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno.

QUATTRO FIDUCIE… E QUANTE SE NO?

La settimana scorsa la Camera ha votato il ddl delega sul fisco. Noi abbiamo votato contro, per una ragione di metodo e una di merito. La prima. Quattro fiducie su un provvedimento solo. Ma, stavolta, il governo dei record del “prendere o lasciare” a scatola chiusa l’ha fatta ancora più sporca. Ha chiesto la fiducia su una delega. Cosa significa? Una cosa sola: una cessione di sovranità incondizionata, lo svuotamento delle funzioni del Parlamento. Quello che non osò fare Berlusconi, riuscì a questo governo di sedicenti tecnici.

La seconda. Con questo provvedimento, non si finalizza il recupero del gettito dal contrasto all’evasione fiscale ad una diminuzione del carico fiscale a favore del lavoro dipendente, delle famiglie e delle piccole e medie imprese. E’ a questo che dovrebbero essere finalizzate, alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi che gravano come macigni sulle famiglie e sulle imprese. Non è stato fatto nulla di tutto questo.

Il governo si è dato una delega per riformare il fisco, ma con la legge di stabilità si appresta a renderlo ancora più squilibrato, meno progressivo, appesantendo il carico fiscale sulle spalle dei più deboli.

Invece di intervenire sulle detrazioni per i redditi più bassi, ampliando la no tax area, si distribuiscono a pioggia un po' di tagli all'Irpef, a beneficio dei più ricchi, pagati dai soliti noti, con maggiori aumenti dell'Iva, aumenti che graveranno di più sui redditi medio-bassi.

Troppo facile così. Questa è falsa austerità. E la crisi economica ed occupazionale sulla quale ci stiamo sempre più avvitando non conoscerà mai un freno.

F35 E MANIE DI GRANDEZZA MILITARE

Finalmente si sono sbugiardati e dicono quello che noi abbiamo sempre detto: quei caccia costano più del dovuto. Sono ancora in tempo per ripensarci, prima di doverci accollare quelle cifre". Francesco Vignarca della rete italiana per il disarmo commenta con "piacevole sorpresa" le parole del generale Claudio Debortolis che - come racconta il Sole 24 ore - in una intervista a Analisi Difesa ha parlato dei primi cacciabombardieri F-35 Lightning 2 per l'Aeronautica e Marina italiane che avranno un costo previsto attualmente in 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro) ad esemplare anziché gli 80 milioni previsti. Quasi 50 milioni di dollari in più a spese dei contribuenti.

E’ l’apertura dell’Huffington Post di oggi. Anche noi esprimiamo la nostra soddisfazione. Da un anno, non da oggi. Il nostro impegno contro l’acquisto dei costosissimi F35 è noto da tempo, ma la maggioranza del governo Monti ed il ministro Di Paola non la pensano così. Sostengono una politica di Difesa che sembra quella di una superpotenza, mentre si tagliano i servizi essenziali, le pensioni, la sanità, la scuola.

Le spese militari italiane hanno avuto un’impennata negli anni di governo Berlusconi, così come le nostre velleità strategiche. Basti pensare che nel 2009 è entrata in servizio la seconda portaerei, la Cavour, che sarà destinata ad imbarcare F35. 2 portaerei per l’Italia sono troppe. La Gran Bretagna ne ha una, come Russia, Cina e Francia, nazioni dalla potenza militare certamente superiore alla nostra e con altri e più impegnativi interessi strategici.

Questa mania di grandezza militare per uno Stato che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali è inspiegabile e costa agli italiani una barca di euro ogni anno. In passato sono stati fatti molti errori, ma proseguire su questa strada è insensato. Gli F35 costano troppo e stanno mostrando gravi problemi di sviluppo. Quindi rischiamo di investire per nostra difesa in aerei supercostosi ma inefficienti. Riproporremo la questione all’attenzione del Parlamento, perché non ci arrendiamo a scelte pessime di persone incompetenti. 

Rispondo alle domande sul bilancio

Voglio rispondere ai commenti lasciati sui vari siti e blog del partito e sui social network relativamente alla pubblicazione del bilancio del gruppo Idv alla Camera. Essendo doveroso, dopo aver scelto la linea della trasparenza, dare ogni risposta a chi chiede chiarimenti.

Rispondo innanzitutto a ‘Cives’ che definisce il documento da me pubblicato un semplice rendiconto delle spese sostenute, ma non un bilancio in senso formale. E’ evidente che ha ragione. Ma credo che la cosa importante, visto che il rendiconto pubblicato è talmente analitico da riportare ogni singola voce di spesa, sia il merito e non la forma. In altre parole quello che conta è che i soldi siano stati spesi correttamente anche perché vi posso garantire che, incaricare una società di revisione dei conti di certificare il bilancio, costa un sacco di soldi. In ogni caso appena scoppiata la vicenda Fiorito il gruppo Idv aveva già deciso, a partire dal bilancio del prossimo anno, di incaricare una società di revisione dei conti per far certificare il bilancio. E già avevamo richiesto diversi preventivi alle più importati società di revisione. Nel frattempo la Camera ha approvato, anche su nostra richiesta, che tale adempimento diventasse obbligatorio per tutti i gruppi, per cui, dall’anno prossimo, il bilancio sarà assolutamente formale e certificato.

Rispondo poi ad Alberto De Cristoforo che chiede come mai non vi sia rispondenza tra le somme in entrata a bilancio del gruppo e il finanziamento pubblico al partito Italia dei Valori. La risposta è che le somme son diverse perché si tratta di due cose separate e distinte. All’interno del bilancio della Camera dei Deputati, infatti, vi è uno specifico capitolo che riguarda i fondi dei gruppi parlamentari e che li assegna a ciascun gruppo in proporzione al numero dei deputati. E’ sicuramente un contributo importante ma è un contributo assolutamente indispensabile, come potete riscontrare dal fatto che circa il 90% del nostro bilancio se ne va in stipendi. Per poter funzionare efficacemente ed onorare il mandato degli elettori, infatti, un gruppo parlamentare deve svolgere una mole enorme di lavoro, di studio, di ricerca, specialmente finalizzato alla stesura di testi normativi, spesso su questioni squisitamente tecniche e di estrema complessità. Per questa ragione Italia dei Valori ha assunto poco più di dieci persone, tutte di altissima formazione professionale – avvocati, ricercatori universitari, economisti- che quotidianamente seguono i lavori delle commissioni, assistendo i parlamentari nella stesura di disegni di legge, emendamenti e di ogni altro atto parlamentare o normativo. Oltre che, naturalmente, nelle lunghe e complesse sedute di bilancio nelle manovre finanziarie annuali. Oltre a questo ovviamente il gruppo ha anche una segreteria ed un ufficio stampa con funzioni diverse, ma certamente non meno importanti. Per questi motivi mi sento di dire che questi non sono costi della politica ma costi di funzionamento della democrazia.

A Fulvio Riccio che chiede se è giusto che i cittadini con le loro tasse paghino 818 euro all’onorevole Evangelisti per venire in Aula a votare la sfiducia a Monti rispondo che è stata una mia scelta, in coincidenza con il primo voto di sfiducia di Italia dei Valori al governo, e che ho ritenuto politicamente rilevante che il gruppo Idv fosse presente nel modo più compatto possibile. Per questa ragione ho chiesto all’On. Evangelisti di troncare una vacanza già programmata negli Usa. Mi è sembrato doveroso, avendogli fatto perdere alcuni giorni di vacanza e quindi il prezzo degli alberghi già pagato ed il biglietto di ritorno già acquistato, rimborsargli le spese di ritorno. In ogni caso, essendo stata una mia scelta, me ne assumo le responsabilità.

A Guido Gentili che si lamenta per l’eccessiva spesa per i caffè, faccio notare che tale spesa è nell’ordine dei cento o duecento euro in un anno e non riguarda parlamentari e dipendenti, ma riunioni che quotidianamente avvengono presso i gruppi parlamentari con parti sociali, rappresentanze di ambasciate, associazioni, enti, istituzioni con i quali un gruppo parlamentare deve intrattenere relazioni e ai quali, spero concorderete con me, non possiamo chiedere di pagarsi il caffè che offriamo. I parlamentari e i dipendenti il caffè se lo pagano, come fa lei. Spendiamo invece, ed è vero, più di mille euro d’acqua per un paio di boccioni collocati negli uffici del gruppo, a disposizione dei dipendenti e della presidenza del gruppo parlamentare, ma, sinceramente, non me la sento di chiedere di bere di meno.

A Giuseppe N., che si lamenta perché abbiamo speso in un anno 4500 euro di cene, mi limito a rispondere la legittimità di questa spesa, visto che in un anno abbiamo fatto in tutto tre cene con i parlamentari (sono anche occasioni per creare spirito di gruppo tra i colleghi) oltre ad una cena di Natale con i dipendenti e ad un pranzo di lavoro con l’ufficio stampa. A me sinceramente non sembra molto. Quanto ai 49.000 euro di parcella pagata al Prof Pace per un parere sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari dello scorso anno faccio osservare che stiamo parlando di uno dei più autorevoli costituzionalisti italiani e che il parere era assolutamente indispensabile per non rischiare di raccogliere inutilmente milioni di firme su quesiti che poi potevano essere dichiarati inammissibili. Dovete infatti considerare che tanto il quesito sull’acqua pubblica, quanto quello sul nucleare, riguardavano l’abrogazione di una pluralità di leggi che si erano succedute nel corso degli anni, creando così un’enorme difficoltà nello scegliere tra le norme da abrogare e quelle da tenere in vita.

Lasciatemi chiudere con la frase finale del commento di Giuseppe N. “sfido qualunque altro partito a produrre un rendiconto in modo così analitico”.

Impegnati a costruire il centrosinistra

Il centrosinistra è il nostro orizzonte politico. Dal Lazio alla Lombardia, per arrivare alle elezioni politiche, l'Italia dei Valori e' impegnata nel costruire un'alleanza di centrosinistra ampia, solida e riformatrice. Una coalizione costruita sui programmi e non sugli interessi personali, naturalmente.

Italia dei Valori già governa nella gran parte di comuni e province con Pd e Sel e quest'alleanza e' la sola in grado di garantire un percorso di riforme e rilancio. La sola capace di coniugare il rigore con l'equità e giustizia sociale, puntando sull'innovazione e la crescita. E’, peraltro, l’unica possibilità politica per uscire dalle pastoie di governi tecnici o ‘governissimi’. In tanti si oppongono al governo del centrosinistra perché preferirebbero un Monti Bis, o qualcosa di simile.

Il centrodestra è distrutto dagli anni del berlusconismo – anche se invito a non sottovalutare mai il Cavaliere, il suo silenzio mi preoccupa - , il centro conta poco e niente da solo, il centrosinistra è vincente, come dimostrano tutte le elezioni da due anni a questa parte. Se lo scorso anno qualcuno avesse detto che la vittoria della coalizione Pd-Idv-Sel era a rischio l’avrebbero preso per matto.

La mia non è solo voglia di vincere, ma il desiderio di cambiare l’Italia. Concretamente. Di dare le risposte ad un paese dalle potenzialità incredibili, che però ancora è impantanato nelle sabbie mobili di una crisi gestita male. Serve uno scatto d’orgoglio, un’opera di rinnovamento e di apertura, ma serve soprattutto la competenza per cambiare questo paese. E la strada per farlo passa da Vasto, dalla foto di Vasto.

ANTICORRUZIONE, MA DI COSA STIAMO PARLANDO?

Ddl anticorruzione. Facciamo un giochino. Vediamo cosa manca. Prescrizione? Chi l’ha vista. Falso in bilancio? Non contemplato. Autoriciclaggio? Nessuna traccia. Eppure, è stato inserito persino nella lista dei reati in Vaticano. Voto di scambio? Non previsto.

 E allora, di cosa stiamo parlando? Del nulla, di un’arma spuntata, di un passo indietro, come l’ha definito giustamente il Csm, di un ddl deludente che non segna nessuna svolta, come ha ribadito ieri il presidente dell’Anm Sabelli. Piercamillo Davigo ha stigmatizzato: “L’elenco di quello che manca è infinito”. Desolatamente infinito, aggiungo io.

Monti ha detto di averci messo la faccia. Su cosa? Su uno strumento di pubblicità ingannevole, perché venduto come strumento efficace di lotta alla corruzione mentre tale non è. L’Europa ce lo aveva chiesto. Ora, bene che vada, al cospetto della Ue porteremo un trofeo avariato, un prodotto dal marchio contraffatto, come ha detto ieri bene Federico Palomba, il nostro capogruppo in commissione giustizia alla Camera.

Per la prescrizione, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, ripassate domani, dice il governo dei tecnici. Vedremo, faremo, provvederemo. A meno di sei mesi dalla fine della legislatura vien da se che non vedranno, non faranno, non provvederanno.

Noi abbiamo le nostre proposte di legge in materia di contrasto alla corruzione. A cominciare da quella sul falso in bilancio, calendarizzata in aula in quota Idv, ma che governo e maggioranza, non vogliono discutere. E allora, torno a ripetere, di cosa stiamo parlando? Di un desolante, vuoto a perdere, di uno sconcertante imbroglio mediatico.

Uniti su adesione al centrosinistra

Pubblico l'intervista pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano.

"La frattura nel gruppo dirigente dell’Idv c’è stata, ed è stata anche profonda. Ma ora siamo uniti sull’adesione al centrosinistra, e Di Pietro rimane il nostro leader”. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Idv, vuole l’alleanza con il Pd. E annuncia: “Voterò Bersani alle primarie”. 
In diverse regioni piovono ombre su vostri dirigenti. Per voi è un momento complicato. 
Sì. Casi come quello di Vincenzo Maruccio (ex capogruppo in Regione Lazio, accusato di peculato, ndr) per noi sono ferite. Anche se i suoi avvocati ci hanno assicurato che proverà la sua estraneità. Ma dobbiamo rimanere diversi dagli altri partiti. 
Molti hanno detto: il solito problema dell’Idv, Di Pietro seleziona male i dirigenti. 
Al suo posto, avrei fatto molti più errori. Dovremo ripartire da controlli più rigidi e da un diverso metodo di selezione. 
Un metodo più democratico? 
È chiaro che un collettivo vede meglio di una sola persona. 
Da qui, si passa al tema dell’Idv personalistico, dove Di Pietro decide quasi tutto… 
Di Pietro è un politico sopraffino, sa che il modello del partito personalistico non funziona più. Ha già annunciato che dopo le elezioni toglierà il suo nome dal simbolo. 
Sulla linea politica però vi siete scontrati. Lui voleva rompere con il Pd, lei no. 
All’interno del partito c’è stata forte discussione tra chi riteneva di rompere con il centrosinistra e chi invece voleva restare in coalizione. Ora Di Pietro, con la sottoscrizione della carta d’intenti del centrosinistra, ha chiarito il percorso. 
Intanto Bersani vi ha escluso. Perché? 
Noi, e dico tutti noi, siamo fortemente all’opposizione del governo Monti, perché ha ridato smalto all’immagine dell’Italia sulla pelle della povera gente. Quello che ci ha diviso dal Pd è l’eccesso di foga nel criticare il governo e chi lo sosteneva. Ma ora l’Idv ha offerto il ramoscello d’ulivo: credo che i democratici ci stiano ripensando. 
Ha avuto contatti che lo confermano? 
No, ma i numeri sono chiari: senza l’Idv il centrosinistra non può essere maggioranza e non può governare. L’alternativa è la conferma di Monti, per cui spingono in tanti: qualcuno anche nel Pd. 
Quindi è ottimista. 
Credo che il riavvicinamento ci sarà. 
L ’Espresso scrive di comitati dell’Idv per Bersani, e la descrive come uno dei più favorevoli alla cosa. 
Favole: andrò “solo” a votare per Bersani alle primarie, e cercherò di convincere altri a farlo. Lui può essere l’unificatore del centrosinistra. Renzi? Mi pare una candidatura che rompe anziché unire.

PROVINCE, IO NON TAGLIO E TU?

Abolizione delle province, scatta l’ora X. Entro mercoledì prossimo, in virtù della spending review, sul tavolo del governo dovranno arrivare le proposte delle regioni. Quante province intendete abolire voi? Il balletto è già cominciato.

Lombardia. Oggi si doveva decidere, ma con la crisi della regione la proposta non è stata neanche discussa. Il Cal, consiglio autonomie locali, aveva indicato deroghe a Sondrio, Monza e Mantova e l’accorpamento di Lecco, Como e Varese. Ma il Formigoni pre-crisi aveva tuonato: "presenteremo il ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di riordino delle province e delle loro funzioni".

Lazio e Campania. Il Lazio ha già fatto ricorso, mentre la Campania, ieri, ha fatto sapere che non intende presentare alcuna proposta di riordino al governo, bensì una richiesta di deroga per Benevento.

Basilicata. Ha votato per il mantenimento di Matera, che in realtà doveva essere assorbita da Potenza.

Emilia Romagna. Oggi il consiglio regionale dovrebbe ratificare la decisione della giunta che riduce le province da 9 a 4. Su Piacenza pende, però, il referendum promosso dalla città, che non vuole sentir parlare di annessioni con la rivale Parma e ha chiesto ai suoi concittadini di passare in Lombardia.

Puglia e Abruzzo. In Puglia non è stata presa ancora nessuna decisione, l’Abruzzo, 4 province per un milione di abitanti, annuncia decisioni per domani.

Campanilismi, vecchie rendite di potere, corsi e ricorsi storici, come ai tempi dell’età dei comuni. Su chi non opererà i virtuosi tagli pende la minaccia del governo: taglio ai fondi, ma con l'aria che tira non fa paura a nessuno.

C’era solo una cosa da fare ed era quella suggerita nella proposta di legge presentata da Italia dei Valori e puntualmente cassata da tutti gli altri partiti. Le province vanno abolite. Punto. A capo. Così a capo non si andrà mai. Sarà sempre un punto e virgola.

Quei rigurgiti di neofascismo

Rigurgiti di neofascismo nelle piazze, nelle strade, nelle scuole. Tra un mausoleo a Graziani ed un’irruzione dei giovani di estrema destra nei licei romani, va in onda in Italia il revisionismo ‘de noantri’, per dirla alla romana, ma non romanamente.

L’ultimo ventennio (a proposito...) ha contribuito ad impoverire il senso civico degli italiani, non c’è dubbio. Fatti, azioni, gesti e parole che vent’anni fa avrebbero provocato ondate di indignazione, oggi vengono tollerati se non considerati addirittura normali. E così, con la storia raccontata per anni ed anni che tutti sono uguali e che in fondo anche il Fascismo non è stato un male assoluto perché ‘persino i dissidenti facevano una bella vita’ -‘ tutti lavoravano’ - ‘i treni arrivavano in orario’ - ‘hanno bonificato la palude pontina in sei mesi’- ‘Mussolini ha fatto solo l’errore di allearsi con quel pazzo di Hitler’- ‘se non fosse stato per le leggi razziali’ e tante altre sciocchezze di questo tipo, quella spietata dittatura che ha provocato il disastro e milioni di morti, oggi passa per essere buona e in qualche modo sensata.

Si è persa la memoria di una delle pagine più nere (in tutti i sensi) della nostra storia. Se non recuperiamo la nostra storia e non la insegniamo ai nostri ragazzi, recuperandone i valori e la dignità, non avremo il diritto di stupirci di certe cose. Come ho già scritto molte volte, si tratta di una battaglia culturale prima ancora che politica, ma solo la politica può assumersene la responsabilità. A partire dalla scuola, che non può essere massacrata ulteriormente dalla legge di stabilità. Rilanciare la scuola pubblica per restituire senso civico agli italiani. Si può fare. E si deve fare.

FINMECCANICA, AZZERARE SUBITO I VERTICI

 

 Finmeccanica, parte seconda. Tangenti pagate per la vendita all’estero di elicotteri e armi. Arrestato l’ex direttore commerciale, Paolo Pozzerese. Indagato l’ex ministro Scajola, i deputati Esteban Caselli e Maurizio Nicolucci, entrambi del Pdl. Indagato e perquisito il presidente dell’Unione industriali di Napoli, Paolo Graziano. I pm lo hanno definito il sistema “dieci per cento”. Scrive il gip: “è emerso il preoccupante ricorso, da parte di Finmeccanica e società collegate, a pratiche corruttive per l’acquisizione di commesse straniere”.

La Repubblica di oggi: “La faccenda è apparecchiata sempre con lo stesso format. La holding con le sue controllate è inesauribile fonte della politica, che le facilita le commesse in cambio di un robusto ritorno”. In cambio di zucchine. Così le chiama Franco Bonferrone, ex senatore Udc ed ex consigliere di amministrazione di Finmeccanica, nominato dal Tesoro, travolto dalle inchieste e non ancora sostituito. Quanti altri filoni di inchiesta dovranno aprirsi prima che si faccia pulizia? Fino a quando presidente Monti? Fino a quando dovremmo aspettare perché questo governo mandi a casa il consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato?

Una nuova bufera, dopo le inchieste giudiziarie, che hanno portato all’arresto di Guarguaglini e di Marina Grossi lo scorso anno, non basta? C’è una voragine di 2,3 miliardi di euro di perdite. L’attuale Amministratore Delegato dell’azienda romana Giuseppe Orsi ostenta ottimismo. Anche questo non basta?

Finmeccanica sta perdendo molto denaro e a rischio ci sono migliaia di posti di lavoro. Cosa stiamo aspettando? Presidente Monti, cosa sta aspettando?

berlusconi lascia...una brutta eredità

Berlusconi lascia. Per la terza, quarta o quinta volta, non ricordo. E’ accaduto abbastanza spesso che annunciasse il suo ritiro, ufficialmente o ufficiosamente, lasciando filtrare il suo presunto pensiero nei retroscena. Ok, si ritira, finisce un’epoca, nasce la Terza Repubblica e così via.

L’aspetto più interessante a mio parere è che, stavolta, agli italiani, non gliene frega proprio niente. L’hanno già dimenticato, anzi, più che dimenticato, rimosso. Come un incubo, come un punto nero nella memoria di ogni giorno.

Rimosso Berlusconi, però, il problema resta. Come dissi già qualche anno fa, il problema principale non è Berlusconi, ma il berlusconismo. Quel sistema di collusione tra istituzioni e interessi personali, quella commistione tra ambizione pubblica e affarismo privato, quel metodo per cui tutto è lecito, anche quando palesemente illegale o iniquo.

Con Berlusconi al governo, la corruzione è cresciuta a dismisura, così come l’evasione fiscale. C’è stato un generale scadimento dell’etica pubblica, della legalità. I comportamenti di Berlusconi, i suoi costanti attacchi alla magistratura, la sua aura di impunità hanno legittimato, a cascata, comportamenti analoghi da parte di migliaia di ‘berluschini’, che scimmiottavano, in sedicesimo, le ‘gesta’ del capo. Una legittimazione culturale dell’evasione, dell’intrallazzo, della corruzione, anche dei costumi.

E’ questa l’eredità di Berlusconi, che non si può certo definire un ‘padre nobile’ della Seconda Repubblica. Ci sarà da lavorare molto, perché certi modelli culturali sono riusciti a penetrare nell’opinione pubblica ed a permearla. Berlusconi lascia, sì, una brutta eredità.

SUBITO LA NOSTRA LEGGE SULL’OMOFOBIA

GAY: STRISCIONE FORZA NUOVA AL CASSERO, PERVERSIONI DA CURARE PRESO DI MIRA FESTIVAL IDENTITA' SESSUALI GENDER BENDERE BOLOGNA (ANSA) - BOLOGNA, 26 OTT - "Le perversioni vanno curate. La città che vide, nove secoli fa, la rinascita e lo studio del diritto romano e dove furono inaugurate la scuola dei glossatori e una università che estese l'opera e il pensiero giuridico in tutta Europa, ponendo le basi del diritto vigente, oggi si ritrova assessorati comunali, provinciali e regionali che confondono il significato del termine cultura (da loro ridicolmente rappresentata) con un'altra parola che con la prima condivide solo le prime tre lettere. In questo clima tragicomico, Forza Nuova invita tutte le persone sane ed oneste a far sentire la propria voce di indignazione contro quest'ennesima offesa. E soprattutto invita le autorità ecclesiastiche, sempre attente a non urtare la suscettibilità delle comunità ebraiche e dei suoi esponenti, a chiedersi perché l'ambasciata d'Israele -se la notizia riportata dal sito della manifestazione e' vera - abbia ufficialmente appoggiato questa kermesse".

Questo è il manifesto choc che Forza Nuova ha affisso questa notte all’ingresso del Cassero di Bologna che in questi giorni ospita la manifestazione Gender Bender sulle identità sessuali.

Tralascio ogni considerazione su tali irresponsabili, volgari ed infami affermazioni. Chi ha buon senso, di civiltà e intimo, sa bene chi e per cosa, eventualmente, deve essere sottoposto a cura.

Dico solo che è sempre più urgente, in questo Paese, approvare la legge sull’omofobia e transfobia presentata da Italia dei Valori. Siamo già a buon punto. Questa settimana, in commissione giustizia alla Camera, è stato approvato il nostro testo base, che porta la firma di Antonio Di Pietro e Federico Palomba, sul più duro contrasto a comportamenti dettati da omofobia e transfobia. Una proposta di legge che persegue il suo obiettivo di estendere la legge Mancino anche a tali tipi di reato.

Faremo di tutto perché il nostro testo base vada in Aula il prima possibile. E’ questa la risposta che la politica ha il dovere di dare.

VOLTAIRE, SALLUSTI E L'ART. 21

ART 21 DELLA COSTITUZIONE

 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

 Io combatto per la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente (Voltaire)

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 Sto con Voltaire. E difendo l’Art. 21 della Costituzione.  Il dibattito in corso al Senato sulla diffamazione ha dei tratti di surrealtà. Il caso Sallusti - che per quanto mi riguarda non è certo un martire né un esempio di giornalismo sia chiaro – ha sollevato un dibattito sulla libertà di stampa che si sta ritorcendo contro i giornalisti e la libera informazione. Con la finta di eliminare il carcere, stanno tentando di introdurre norme punitive al limite della censura, che renderebbero di fatto impossibile la pubblicazione di notizie.

Insomma, il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa è sempre attuale. Ancora una volta la politica più miope che ci sia, confonde causa ed effetto. La causa delle campagne stampa è, quasi sempre, la malapolitica, la corruzione dilagante, la discrepanza tra quanto promesso e quanto realizzato, la montante indignazione dell’opinione pubblica. E soprattutto la distanza siderale che divide certi politici dai cittadini, dai loro bisogni, dalle loro richieste.

Queste campagne non mirano alla delegittimazione della politica (almeno non tutte) ma alla denuncia di comportamenti odiosi. E’ vero che il clima è diventato talmente pesante e mefitico che ormai anche le persone in buona fede non distinguono più il grano dal loglio, ma la soluzione non è il bavaglio alla stampa. E l’onorabilità dei potenti si difende innanzitutto in prima persona, con comportamenti cristallini e onestà nell’agire. Mi chiedo cosa avrebbe pensato Voltaire di questo dibattito. E mi rispondo con un certo pessimismo.

 

E ora congresso straordinario

Il Di Pietro che ho visto nell'intervista di ieri sera a 'Report' non corrisponde all'immagine della persona con cui ho lavorato fianco a fianco per 15 anni. Sono quindi convinto che chiarirà quanto gli è stato contestato. Ora, però, occorre un rinnovamento profondo e per farlo penso serva un congresso straordinario o un'altra forma di confronto democratico.

Quanto proposto ieri dalla Gabanelli recupera fatti vecchi e non provati. Certo la novità è che ora, in qualche modo, vengono riconosciuti. Spero si tratti di un errore, magari dovuto allo stile incalzante della trasmissione giornalistica. Spero, anzi sono certo, che già nelle prossime ore Di Pietro preciserà e cancellerà quell'immagine imbarazzante, balbettante e incerta che si è vista durante l'intervista.

Al di là della mia fiducia, comunque, sono profondamente convinto che il modello dei partiti leaderistici come Pdl, Udc, Fli e altri, compreso l'Idv, sia ormai superato e non più in grado di dare risposte adeguate ai problemi del Paese. Occorre un pronfondo rinnovamento oppure questi partiti saranno fisiologicamente destinati ad essere spazzati via.

Io vorrei avere l'orgoglio di stare in un partito che riesce a promuovere questo cambiamento. Come? Penso a un congresso straordinario o a un'altra forma di confronto democratico interno che innesti una marcia veloce verso il cambiamento, altrimenti la macchina rischia di incepparsi.