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CALCI DI RIGORE

Due manager - banchieri - squali chiacchierano. Uno dice "abbiamo vissuto troppi anni al di sopra delle loro possibilità". Una battuta, una freddura letta qualche tempo fa su Internazionale che spiega meglio di un libro la crisi economica. Ma i cittadini stanno dicendo basta. Dappertutto. Anche ieri hanno dato un calcio al rigore. O meglio, a questo rigore, cha fa pagare ai più deboli il conto lasciato da altri.

I cittadini tedeschi dei lander tedeschi più importanti hanno bocciato senza appello la politica della Merkel. Se persino i tedeschi non ne possono più del rigore privo di attenzione sociale vuol dire che è proprio ora di una sterzata. Il vento in Europa è cambiato e non spinge più le vele del centrodestra, le cui politiche sono responsabili di una crisi economica senza precedenti.

I cittadini di Francia, Grecia, Italia e ora Germania hanno detto basta a manovre impopolari che fanno scontare il peso della recessione non ai responsabili, ma ai poveri cristi. E in Italia ancora non si muove una foglia sulla riduzione della ‘cattiva spesa pubblica’. Tagli e sacrifici per tutti ma senza veri interventi strutturali. Questo governo di ‘tecnici’ ha ridato un po’ di credibilità internazionale al Paese (peraltro commissariato da anni) ma non ha prodotto praticamente nulla di buono sul fronte interno.

Oggi, intanto, arriva in Aula la legge sul finanziamento dei partiti. Chiamata pomposamente ‘norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici’. Presenteremo emendamenti, daremo il nostro contributo se c’è l’intenzione di fare una legge seria, se, invece, si tratterà di un maquillage tanto per gettare fumo negli occhi dei cittadini, saremo pronti all’opposizione e alla denuncia.

E non solo: oggi siamo passati dalle parole ai fatti ed abbiamo consegnato alla Camera 200.000 firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’abrogazione del finanziamento pubblico. Se dal parlamento non verrà fuori una buona legge, non lavoreremo sulla legge d’iniziativa popolare. Se neanche questa passerà, ci penseranno i cittadini col referendum. Un calcio al rigore ed un altro alle cattive spese.

PARTITI E RIMBORSI, UN GIORNO DA PECORE

La richiesta di arresto per Lusi. Il rinvio della riforma sul finanziamento ai partiti. Un uomo che, a causa dei debiti, armato, prende ostaggi in un’agenzia delle Entrate e poi si consegna. Un ministro della Repubblica che ci accusa, sottovoce e lontano dai microfoni, di “sgradevolezza” perché ci permettiamo di far notare al governo che ha commesso alcuni errori di sottovalutazione, e non solo, nella questione, gravissima, dei cosiddetti esodati.

Tre di queste notizie sono titoli di prima pagina di oggi. L’ultima è un’indiscrezione che vi do perché chiude egregiamente un quadro desolante di crollo catastrofico di democrazia. A tutti i livelli. Non credo di cadere nel populismo se collego la gravità di ciò che continua a venir fuori dall’inchiesta sulla Margherita all’abissale caduta verticale della credibilità di un Parlamento in cui i partiti rifiutano di ridursi i contributi. Le due cose, neanche a farlo apposta, nella stessa giornata. E, sempre nello stesso giorno, Italia dei Valori viene accusata di essere “sgradevole” – testuali parole del ministro Fornero – perché, durante il question time, per bocca del collega Borghesi, ha semplicemente messo all’attenzione del governo la gravità di una situazione oggettivamente, socialmente preoccupante.

E allora, perdonatemi, ma in questo Paese c’è davvero qualcosa che non funziona. E riconoscerlo, più che demagogico o populista, è solo un atto di onestà. Mentre dal Capo dello Stato provengono esortazioni ad avere fiducia contro la crisi, io mi domando come ciò sia possibile, per il cittadino medio, quando continua a ricevere schiaffi in faccia e calci alle spalle anche da quei partiti che non si degnano, neanche in un momento così drammatico, di rinunciare ai rimborsi.

A questo punto credo sia necessario riavvolgere il nastro. Bisogna fare qualche passo indietro e correggere il tiro, perché, proseguendo su questa strada, non si arriva a nessuna buona destinazione. Da parte del governo è necessaria umiltà e autocritica, quelle che fino al momento si son viste troppo poco. In un momento in cui la democrazia è malata (e i sintomi del male sono sotto gli occhi di tutti), è necessario agire in modo diametralmente opposto a ciò che rischia di sembrare un abuso.

Quanto ai partiti, ciò che serve non si differenzia poi tanto. Perché il rifiuto di rinunciare, o quanto meno, ridurre i finanziamenti, io lo chiamo abuso e credo, senza presunzione, di aver ragione. Italia dei Valori continuerà con la propria battaglia contro il finanziamento ai partiti e proseguirà sulla strada dell’onestà e della trasparenza, senza lasciarsi intimidire da un governo incapace di accettare critiche e suggerimenti. Restiamo fedeli alla democrazia e questa è la strada giusta per risanarla.

PAROLE PAROLE PAROLE

‘Parole parole parole parole parole parole’ cantava Mina. Una canzone tutt’ora in voga dalle parti di Palazzo Chigi e nei palazzi della politica in genere.

Mesi fa il governo aveva accolto la proposta dell’Italia dei Valori di istituire un fondo col ricavato della lotta all’evasione per diminuire il carico fiscale. Bene. Promessa da marinaio, ad oggi, perché è saltato nel disegno di legge sulla delega fiscale l’istituzione del fondo taglia-tasse. Ai contribuenti onesti non verrà restituito neanche un euro sotto forma di diminuzione del carico fiscale.

Più tasse per tutti, soprattutto per chi le ha sempre pagate e continua a pagarle. E i partiti continuano a cianciare di una riforma del finanziamento/ rimborso senza però avere il coraggio di rinunciare ad una fetta della torta.

Ieri l’Aula di Montecitorio ha votato a favore della proposta di inviare il testo della riforma sui partiti in commissione Affari Costituzionali in sede legislativa. Una procedura che serve per accelerare i tempi. L’Italia dei Valori ha votato a favore della legislativa perché è la via più breve per approvare una riforma che per noi è una vera e propria emergenza nazionale.

Dopo il voto la Lega ha presentato un documento firmato da oltre 60 parlamentari che ha impedito l’invio del testo in sede legislativa. Il Carroccio, travolto dagli scandali e con la necessità di ‘rifarsi una verginità’ ha motivato quest’azione con il fatto che la riforma non va bene. Una posizione farlocca. Neanche a noi va bene, ma in commissione avremmo fatto valere tutte le nostre ragioni, così come le faremo valere in Aula. Per dire che la riforma proposta dall’attuale maggioranza è, più che inadeguata, addirittura fasulla.

Per questo insisteremo sui tre punti per noi inderogabili: azzeramento della rata di Luglio; riduzione drastica e strutturale del rimborso pubblico; controllo dei bilanci affidato alla Corte dei Conti. Se qualcuno pensa di addormentare le coscienze con la proposta annacquata e gattopardesca presentata dalla maggioranza, sbaglia di grosso

IL GATTOPARDO? UN DILETTANTE

La riforma del finanziamento è roba che al confronto il Gattopardo era un dilettante. Cambiare tutto per non cambiare niente è il principio dominante nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma i politici italiani hanno fatto di meglio. Stanno facendo passare la riforma del finanziamento per una rivoluzione copernicana che garantirà trasparenza e taglio dei costi, in realtà cambierà pochissimo.

Una riforma che grida allo scandalo perché non c’è alcuna riduzione del finanziamento, perciò i partiti continueranno a ricevere più denaro di quanto ne possano spendere, con tutte le conseguenze etiche, politiche ed economiche del caso.

Abbiamo proposto il dimezzamento del finanziamento, ma, naturalmente, i partiti della maggioranza hanno fatto orecchio da mercante. Abbiamo proposto la rinuncia all’ultima tranche di finanziamento, circa 100 milioni di euro, per destinarlo a fini sociali o alla riduzione del debito. Macché...

D’altronde non è possibile aspettarsi molto di più da una maggioranza così innaturale, che non può prendere decisioni politiche nelle sedi parlamentari competenti perché non riuscirebbe a trovare alcun accordo. Per questo continuano a si moltiplicano incontri nelle segrete (più o meno) stanze.

Si procede in base alla logica del compromesso al ribasso (finte riforme, fumo negli occhi dei cittadini) oppure di quella dello scambio (io do una cosa a te, tu dai una cosa a me). E questo è il metodo seguito anche per la legge elettorale. Almeno stando alle bozze che circolano oggi.

Non c’è possibilità di rilancio e di vero cambiamento in questo modo. Ed è un errore strategico: oggi la politica è ad un bivio e non rendersi conto che la sfiducia nei partiti può provocare un collasso delle istituzioni ed un deficit di democrazia è da irresponsabili. Certi dirigenti di partito sembrano più attenti a coltivare il proprio orticello che non a riprendere un percorso riformatore al proprio interno che è anche il primo indispensabile passo per riformare il Paese. In questo modo non si esce dalla crisi italiana, che è anche politica e culturale. Serve una scossa e l’opinione pubblica è pronta a darla. La politica deve saper ascoltare, se vuole riacquisire credibilità.

Finanziamento ai partiti. Referendum per uscire dall'illegalità

Un referendum per abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Lo abbiamo annunciato ieri durante la conferenza stampa, di cui potete rivedere il video, alla luce degli ultimi scandali e in virtù del fatto che su questo tema siamo in presenza di un vuoto normativo. Non credo si arriverà in tempi rapidi a una riforma in tal senso ed è per questo che abbiamo deciso di proporre il quesito referendario, che depositeremo entro la prossima settimana.

Lo sapete bene, lo abbiamo dimostrato più volte, quando ci mettiamo in testa di fare un referendum facciamo sul serio. Raccoglieremo le firme perché non possiamo più tollerare che i partiti gestiscano, così come hanno fatto nel corso degli ultimi 10 anni, due miliardi di euro nell'assoluta illegalità e in assoluta libertà. Trovo assurdo il fatto che non esista forma di controllo alcuna, nessun organo deputato a verificare e controllare l'operato dei partiti, soprattutto per quanto riguarda un aspetto delicato come quello dei finanziamenti. Per questo proponiamo di cancellare la legge n.659 del 18 novembre 1981 che di fatto aveva sostituito la n.195 del 2 maggio 1974. Anche quella abrogata con un referendum.

Ora, non ci rimane che sciogliere un dubbio normativo visto che, secondo la legge, non è possibile depositare richiesta di referendum "nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime". Ma questo non è un problema. Raccoglieremo le firme subito oppure a gennaio del 2013, a seconda delle indicazioni che riceveremo dalla Cassazione. Ma potete star tranquilli, nel 2014 ognuno potrà dire la sua su questa legge. La politica ha due anni di tempo per dar vita a un finanziamento decente e dentro la legalità, altrimenti incorrerà nella "ghigliottina" del voto popolare.