Taggati con: Tiziana Ferrario

ALFANO IL GUARDAGINGILLI DI FAMIGLIA

video: 

E’ il ministro tuttofare, il Guardagingilli, come lo chiama Marco Travaglio, di famiglia aggiungo io. Suda sette camicie, annaspa su e giù tutto il giorno pur di arrivarle tutte. Impazza a via Arenula e straccia la Costituzione pur di mettere pezze a Silvio Berlusconi. E’ l’Alfano al quadrato, anzi, che si fa uno e trino, che briga e intriga disegni di legge vergognosi e lodi  imbarazzanti pur di salvare il suo presidente dai guai giudiziari. Se ne frega di occuparsi dei problemi veri della giustizia, cosa di cui come ministro della giustizia dovrebbe primariamente occuparsi, e sforna manicaretti su ordinazione del presidente del Consiglio, indigeribili in democrazia. Si mette la faccia sotto i piedi e, senza vergogna alcuna, sforna un ddl intercettazioni che mette la parola fine alla scoperta di crimini e criminali. Poi va in tv, sui canali di Stato e su quelli del presidente del Consiglio, a raccontare quanto sono buoni e bravi loro del governo a sbattere i criminali in galera. Non dice quello che, però, dovrebbe dire: che da oggi in poi, senza questo indispensabile strumento di investigazione, molti meno criminali finiranno in gattabuia. Saranno in giro a compiere crimini e a ringraziare il governo. Così come ci saranno molti meno giornalisti in giro a raccontare la verità, e molti, invece, a non raccontare, con tanto di cerone in faccia e telecamere di stato accese, che i potenti sono sotto processo. Qualcuno, per la verità, già lo fa. Per questo, oggi, siamo scesi in piazza con i giornalisti contro il ddl intercettazioni, una legge illiberale, contro i cittadini e per la casta. Non pago, non convinto di aver fatto già abbastanza il nostro Guardagingilli è riuscito a far rientrare dalla finestra quello che la Corte Costituzionale aveva cacciato dalla porta. Mi riferisco allo scudo giudiziario costituzionale, sonoramente bocciato dalla Consulta, e ripresentato oggi dal ministro Alfano, per mano degli altri due lacchè di corte, Gasparri e Quagliariello. Sono queste le riforme che hanno in mente? Con tutti i problemi che hanno gli italiani, sono queste le priorità della maggioranza? Queste si chiamano in un mondo solo: leggi ad personam. E sono la solita vecchia ricetta stantia berlusconiana che noi chiamiamo con il vero nome che ha: difesa degli interessi personali. A rappresentare gli italiani nelle istituzioni vogliamo persone che non hanno commesso reati, non chi non si vuole fare processare. E vogliamo che i magistrati e le forze dell’ordine possano intercettare i criminali. E vogliamo giornalisti liberi che possano raccontare la verità. E’ un delitto volere questo?

INFORMAZIONE, DOVE ANDREMO A FINIRE?

video: 

C’era una volta il primo telegiornale del servizio pubblico. C’era una volta un Tg1 il cui pane quotidiano era la dialettica tra le varie sensibilità. C’era una volta il primo giornale della Rai, che era patrimonio di tutti i professionisti che ci lavoravano per garantire ai cittadini la corretta informazione. Cosa rimane di tutto questo? Proverò a rispondere non con parole mie, ma con quelle di chi sta dentro alla macchina, con le affermazioni di quei giornalisti che hanno avuto il coraggio ed evidentemente hanno sentito il dovere morale, di dire pubblicamente la loro. Del primo giornale della Rai rimane “un clima insostenibile in redazione. Non più dialettica tra le varie sensibilità”. Un direttore che osa tanto “quanto nessuno aveva mai osato in 21 anni”. Un giornale “schierato quanto mai prima, dove non si parla più della vita reale, dei problemi dei cittadini, di chi ha perso il lavoro, di chi non ce la fa, dei cassintegrati, dei precari della scuola”. Sono testuali parole estratte da un’intervista rilasciata da Maria Luisa Busi e pubblicata da Repubblica il primo aprile scorso. Oggi abbiamo nuove informazioni esplicite e dirette di quanto sta accadendo all’interno della testata. A parlare, sempre in un’intervista a Repubblica, è Tiziana Ferrario,  nome e volto storico del Tg1: “Quello che sta accadendo da mesi in questo giornale, le emarginazioni di molti colleghi, i doppi e tripli incarichi di altri, le ripetute promozioni e le ricompense elargite sotto forma di conduzioni e rubriche, sono il frutto di una deregulation che viene da lontano ma che si è ulteriormente inasprita e che a mio parere non promette nulla di buono per il futuro e ci sta portando ad una perdita di credibilità". La Ferrario, dopo una serie di altre denunce molto pesanti, conclude Dicendo che "Il Tg1 è un patrimonio di tutti quelli che ci lavorano e non solo di alcuni giornalisti che vorrebbero appropriarsene facendo fuori professionalmente gli altri. Anche questo non porterà nulla di buono, perché la credibilità del Tg1 nel passato era data proprio dalla ricchezza delle tante sensibilità culturali presenti in redazione, e dalla sintesi delle riflessioni che ne nascevano". Mi esimo dal commentare, così come non ho voluto esprimere opinioni personali riguardo al Tg1, innanzitutto perché credo che le idee di chi ci lavora siano ben più autorevoli ed attendibili delle mie. In secondo luogo perché non voglio parlare oltre contro un sistema su cui più volte in passato mi sono già chiaramente espresso su questo blog. Vorrei che lo faceste voi, esponendo il vostro punto di vista al riguardo. Concludo con le parole dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, che,  riferendosi a colui che da circa un anno è a capo della redazione del tg1, ha parlato di “delirio di un direttore”.