CASO RUBY, DECLINO POLITICO E DEGRADO MORALE
Berlusconi - RubyIl giorno dopo la sentenza sul legittimo impedimento, quella che, di fatto, inchioda il premier alle proprie responsabilità nei confronti della legge, viene fuori che Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Milano per le ipotesi di reato di “concussione” e “prostituzione minorile”. Ai tempi dello scandalo, l’irriducibile ottimista cavaliere si era giustificato dicendo “sono un uomo di cuore, ho solo aiutato una persona”. Ora, nel giorno della notizia della notifica di comparizione per il premier, i fedelissimi non mancano di buttarsi con le mani avanti, riproponendo la trita e ritrita solfa dell’uso politico della giustizia e vedendo in quella che è la definitiva prova della fine dell’era Berlusconi, una sorta di complotto alle spalle della maggioranza ai fini di destabilizzare il quadro politico. Come se ci fosse ancora qualcosa di integro in esso. Ed ecco il punto reale della questione Ruby, al di là di quelli che sono i comportamenti privati dell’uomo pubblico ed al di là della verità che la Procura di Milano accerterà. Innanzitutto, da un punto di vista oggettivo, il fatto che la Procura abbia diffuso la notizia solo dopo la sentenza sul legittimo impedimento, sembra rendere evidente la volontà da parte della stessa, di non creare alcuna influenza, neanche nell’opinione pubblica. Ma, al di là di questo, al di là di tutte le giustificazioni che possono piovere dall’entourage berlusconiano, c’è il fatto gravissimo che la frequentazione di prostitute rende il premier ricattabile e di conseguenza mette il Paese a rischio sicurezza. Berlusconi, dunque, dovrebbe immediatamente accogliere gli inviti a presentarsi al Copasir. Ma non è tutto. Il fatto che il presidente del Consiglio non sia più solo più imputato in vari processi con l’accusa di corruzione e concussione, ma addirittura indagato con l’ipotesi di reato di prostituzione minorile, rende difficile pensare a qualcosa di moralmente più degradante per l’intero Paese. Un paese che ha già dovuto subire gli attacchi dalla stampa estera per la medesima questione, che, per altro, ha lasciato anche il segno indelebile sul mondo del web. Un Paese che esattamente un mese fa ha visto questo governo rimanere in piedi solo grazie al mercato delle vacche in Parlamento. Un Paese che sta iniziando a rassegnarsi al fatto che quello, di mercato, è forse l’unico che funziona, visto che l’esecutivo è troppo impegnato a risolvere i problemi del premier per occuparsi della crisi economica, così come degli altri reali problemi dei cittadini. Un Paese che, con ogni probabilità, dovrà rimanere immobile ancora per mesi di fronte ad una politica accartocciata sulla difesa del capo del governo, che dovrebbe solo avere il buon senso di tirarsi indietro. Viene da domandarsi, oltre a quello che è già evidente, se Berlusconi possa essere ancora in condizioni psicofisiche per continuare ad esercitare il suo mandato. Ed allora vada a casa, una volta per tutte e restituisca agli italiani il diritto di decidere per il proprio futuro politico.
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