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SALVA-BERLUSCONI? E’ UNA FOLLIA

Faremo le barricate. Perché con l'aria che tira in Italia in questo momento nessuno può essere così pazzo da pensare di eliminare il reato di concussione, varando l’ennesima leggina ad personam. Non è certo un mistero che Silvio Berlusconi sia accusato di questo reato nel processo Ruby e non è necessario essere facili profeti per capire che gli italiani rincorrerebbero fin sotto casa chi provasse a metter mano a un provvedimento del genere.

Noi non permetteremo inciuci o accordi sottobanco che mettano in salvo il Cavaliere. Bene ha fatto il Pd, dopo la nostra denuncia, a ritirare l'emendamento che cancellava la norma e faceva ricadere i casi di concussione in parte nell’estorsione, in parte nella corruzione. Era il minimo. Perché esiste il rischio concreto che ciò che oggi è concussione domani potrebbe non essere più riconducibile ad alcun reato e questo non sarebbe accettabile.

Vigileremo nelle aule parlamentari, non in odio a Berlusconi, ma perché crediamo nel valore imprescindibile della giustizia. Crediamo, altresì, che un Paese dove la giustizia venga ritagliata su misura dei singoli imputati, solo perché potenti, non sia un Paese serio.

La corruzione costa al nostro Paese 60 miliardi di euro l’anno. Pensare di mettere mano a eventuali revisioni del reato di concussione, è come pensare di svuotare il mare con un cucchiaino. Quello che serve sono norme anticorruzione stringenti ed efficaci.

Italia dei Valori ha presentato, da tempo, un pacchetto di proposte anticorruzione, a cominciare dalla reintroduzione del falso in bilancio e delitti in materia societaria, all’introduzione di nuove figure di delitto indispensabili per contrastare il fenomeno, quali l’auto-riciclaggio.

Noi chiediamo al governo forte determinazione nella lotta alla corruzione, una terribile zavorra che il nostro Stato si porta dietro e che costa due manovre economiche. Il Governo le valuti nel merito. E non resusciti spettri “ad personam”.

BUTTIAMO A MARE GLI 'SCARICATORI DI PORCO'

Fede - Minetti - MoraFede - Minetti - MoraSegnali di sgretolamento. Clima da fine impero. L’inner circle del presidente del consiglio si fa la guerra interna. Lo scambio di accuse tra Nicole Minetti e Emilio Fede è fantastico, come il titolo del Fatto di oggi: scaricatori di porco. Roba da vecchio film di Pierino con Alvaro Vitali. Sarebbe addirittura una vicenda divertente se lui non fosse il direttore di un telegiornale nazionale e lei una consigliera regionale in Lombardia. Sarebbe divertente se il bunga bunga, il giro di prostituzione, i festini con minorenni non fossero ormai una vicenda di Stato. Eppure qualcosa sta cambiando, l’opinione pubblica ha perso la fiducia nel capo del governo, se si votasse ora il centrosinistra vincerebbe. E sarebbe strano il contrario, visto che in qualsiasi altra democrazia occidentale, con questa situazione economica e sociale, le opposizioni avrebbero percentuali di consenso bulgare. Clima da fine impero dicevo, di decadenza. Lasciamo perdere l’ormai abusata immagine del Titanic che affonda mentre in prima classe si brinda e si balla, questo paese si avvicina sempre di più al baratro. Le imprese arrancano, il lavoro manca, le famiglie hanno sempre più difficoltà. E di cosa si occupa Berlusconi? Delle sue vicende giudiziarie. Storia vecchia. Trita e ritrita. Ma con un significato preciso: a Berlusconi dell’Italia, non gli frega niente. Da più parti, in questi ultimi due anni, si son fatti paragoni col periodo di Mani Pulite, con quella stagione che portò grandi speranze di cambiamento, che stimolò la partecipazione e riavvicinò i cittadini alla politica. Poi venne Berlusconi, si spacciò per il nuovo, gli italiani gli diedero credito e iniziò una nuova fase di declino, alternata a boccate d’ossigeno quando al governo c’era il centrosinistra. Tornando al confronto tra il 93 ed oggi, ci sono molti elementi di similitudine: la gente è stanca, contesta Berlusconi ed i ministri ad ogni occasione, a volte anche con lancio di monetine, come avvenne per Craxi all’hotel Raphael. La magistratura con le sue inchieste ha scoperchiato un vaso di Pandora che sta facendo uscire fuori la corruzione, il malcostume, le magagne dei politici e delle cricche. Gli alleati si sfilano e prendono le distanze, come ha fatto Fini, ormai da mesi. Tutte le opposizioni, infine, chiedono le elezioni anticipate. Persino Casini s’è svegliato. Cosa manca per mandarlo a casa? Manca ancora il progetto, manca l’alternativa vera e credibile. Non basta un’alleanza virtuale per dare la scossa al Paese, serve un programma vero, concreto e credibile. Dopo aver sopportato Berlusconi gli italiani meritano un governo serio, energie politiche fresche, persone competenti ed oneste. Dobbiamo dare una risposta a tutte quelle persone che alla domanda  ‘vuoi mandare a casa Berlusconi?’ rispondono ‘sì, ma dall’altra parte chi c’è?’. Rispondiamo noi per primi a questa domanda (vero Bersani?) e vinceremo le elezioni senza problemi.

UNA SETTIMANA DI FUOCO PER MANDARE A CASA IL PORNO-PREMIER

Siamo alla vigilia di una tranquilla settimana (parlamentare) di fuoco. E il governo si gioca anche una buona parte della residua reputazione rimastagli, se non addirittura una parte del proprio futuro. Domani mattina si inizia con le comunicazioni del ministro dell’Interno Maroni sull’immigrazione. Quindi l’incapacità del governo nel fronteggiare la situazione verrà discussa anche in Aula. E lì Maroni e gli altri non avranno lo scudo che solitamente gli offrono giornalisti televisivi molto, ma molto compiacenti. Sono curioso di capire cosa dirà il ministro. Come  giustificherà l’inerzia di questo governo delle chiacchiere che è incapace di affrontare l’emergenza immigrazione. L’emergenza sbarchi era ampiamente prevedibile dopo le rivoluzioni che hanno scosso il Nord Africa e dopo lo scoppio della crisi libica. Il governo è stato inerte, limitandosi a fare dichiarazioni a volte allarmistiche a volte per tranquillizzare. Fatti zero, solo confusione e malagestione. Si passerà poi ad affrontare il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl sul caso Ruby. Secondo il Pdl la procura di Milano non sarebbe competente a giudicare Berlusconi. Lo sarebbe il Tribunale dei ministri perché il presidente del Consiglio sarebbe stato davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Come dice Benigni, bastava verificare se Mubarak si chiamasse Mubarak Rubacuori…Insomma, preferiscono farlo passare per incapace di intendere e di volere pur di evitargli il processo. Sarà un voto difficile per il governo. Con un risvolto tragicomico, come purtroppo da tempo siamo abituati a vedere. Il programma prevede poi i Ddl sui piccoli comuni, sulla Legge Comunitaria (in cui hanno inserito la norma sulla responsabilità civile dei magistrati…) e sul coordinamento delle politiche economiche dell’Unione Europea. E poi, dulcis in fundo, il processo breve. Nel caso chiedessero l’inversione dell’ordine del giorno, come la passata settimana, si scatenerebbe il putiferio. Sarebbe l’ennesimo schiaffo al parlamento. Ma i cittadini sono stanchi, l’opinione pubblica non ne può più di Berlusconi, che perde sempre più consensi e credibilità. Si moltiplicano le iniziative di piazza a sostegno della democrazia. Trasformeremo il Parlamento in un campo minato per questa maggioranza che è tale solo di nome, ma non più di fatto. Non lo è in Aula, visto che vengono spesso battuti e devono ricorrere alla precettazione forzata dei ministri per non essere costantemente in minoranza. Non lo è nel Paese, perché il vento è cambiato e non c’è ormai  manifestazione pubblica senza contestazioni. Il ciclo politico di un premier ridotto ormai solo a raccontare barzellette sconce è finito. Dobbiamo costruire il futuro e mandare a casa il porno-premier.

IL PERSEGUITATO CHE OSCURA ANNOZERO E BALLARO'

“Sono il più perseguitato della storia”. Una frase così fa venire in mente personaggi del calibro di Nelson Mandela, Aung San Su KI, per non parlare di chi, come Anna Politkovskaja, ha pagato con la vita il dissenso. Capirete che se a pronunciare questa frase è il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, essa diventa improvvisamente ridicola. Come chi l’ha detta. Berlusconi si è presentato poco fa nell’aula del palazzo di giustizia dove si celebra il processo Mediatrade, ad accoglierlo una claque convocata dal senatore Mario Mantovano, coordinatore del Pdl lombardo. C’è stato qualche attimo di tensione con chi, invece, contestava il premier. Piccolo inciso: le contestazioni si fanno sempre più numerose e insistenti, qualcosa vorrà dire… Prima di presentarsi in tribunale, Berlusconi è passato in televisione. Caffè e telefonata all’amico direttore Belpietro in diretta sulla sua ammiraglia, Canale 5, per dire che è l’uomo più imputato dell’universo e della storia, che sono i comunisti a manovrare i giudici, che si tratta di accuse ridicole. Soporifero, a quell’ora poi…Aria fritta, le solite cose trite e ritrite che ormai ripete come un disco rotto. Berlusconi è l’unico politico al mondo capace di evocare il pericolo comunista a più di vent’anni dalla caduta del Muro, in un paese in cui i partiti comunisti raccolgono alle elezioni cifre da prefisso telefonico. Siamo veramente al ridicolo. Questa però, è solo una delle sue facce. Berlusconi non è uno sciocco, sa benissimo che evocare il pericolo comunista fa presa su un certo tipo del suo elettorato, in particolare su quello di età avanzata, a basso livello di scolarizzazione che si espone solo all’informazione della tv generalista. Ha parlato a loro. Lui che può parlare a tutti come meglio crede. Controlla l’informazione pubblica e privata, ha tv e giornali ed è capace di condizionare l’opinione pubblica. Come se non bastasse, ora vuole chiudere, come fece lo scorso anno, i programma di approfondimento, Annozero, Ballarò. Con la scusa delle prossime amministrative, i suoi sgherri in Vigilanza stanno preparando una direttiva per chiudere i programmi sgraditi. I talk show proprio non gli piacciono. Si corre sempre il rischio di non poterli controllare, che si parli di cose sgradite, che qualcuno preparato metta sotto uno dei suoi figuranti. L’uomo più perseguitato del mondo, insomma, innesca la tagliola della censura per imbavagliare l’informazione. L’uomo più perseguitato della storia, però, non s’illuda. Oltre alle amministrative ci sono i referendum e non gli permetteremo di oscurare l’informazione su temi strategici per il futuro del Paese.

BERLUSCONI ESPORTA LA CORRUZIONE E SPUTTANA L'ITALIA

BerluviareggioBerluviareggioSiamo allo sputtanamento euro-mediterraneo. La Libia è in fiamme, la gente si ribella alla tirannia di Gheddafi, le rivolte di piazza hanno mandato a casa i dittatori Mubarak e Ben Alì, quindi Egitto e Tunisia si avviano ad una nuova stagione, speriamo più libera e democratica. Fermenti ci sono anche in Algeria e Marocco. E l’Italia, che pure è un paese leader nel Mediterraneo? Beh, ce la passiamo maluccio. L’economia va male, la disoccupazione cresce, le imprese chiudono, i cervelli fuggono (talvolta anche dalle teste di certi politici), la scuola non ha risorse, così come la cultura. C’è un campo, però, in cui l’Italia eccelle: la corruzione. Con il governo Berlusconi è cresciuta talmente tanto che ora la esportiamo. Quanto scrive il Fatto quotidiano sul tentativo di alcuni misteriosi emissari di cambiare la data di nascita di Karima, meglio conosciuta come Ruby Rubacuori, è gravissimo. Volevano cambiare data: dal 1992 al 1990. Così da renderla maggiorenne al momento di certi fatti…voi mi capite. Un episodio su cui va fatta immediatamente chiarezza. Presenteremo un’interrogazione parlamentare su questa vicenda che è insieme inquietante e grottesca. Cambiare la data di nascita della ‘nipote di Mubarak’ può tornare utile ad un solo italiano, piuttosto conosciuto ed accusato di sfruttamento della prostituzione minorile. Abbiamo davvero toccato il fondo. Questo governo dannoso e incapace deve andare a casa per il bene del Paese. I referendum sono un’ottima occasione per far dimettere Berlusconi, per questo invitiamo tutti i partiti dell’opposizione e tutte le forze democratiche del Paese ad impegnarsi nella campagna referendaria. Mandiamolo a casa, ha già fatto troppi danni.

SE IL BUNGA BUNGA DIVENTA LEGGE

Alfano - BerlusconiAlfano - BerlusconiIl bunga bunga non è un rituale sessuale che Berlusconi ha imparato da Gheddafi (guida politica e maestro di vita a quanto pare…). O, meglio, non è solo questo. Il bunga bunga è un sistema politico, un metodo di gestione del potere, un’idea di Stato. E’ una categoria politica fondata sulla prevaricazione nonviolenta, sulla corruzione morale e monetaria, sullo sfruttamento godereccio del potere, sull’irresponsabilità e sull’immunità. E rischia di diventare anche un valore culturale, uno stile di vita, basti pensare alle madri che spingevano le figlie a concedersi agli appetiti del drago per diventare le favorite del sultano. E rischia di diventare legge, con la riforma della giustizia. Una riforma addirittura ‘epocale’ per Silvio Berlusconi, unico capo del governo al mondo che deve affrontare tre processi. Di epocale ci sarebbe solo il passaggio dallo Stato di diritto a quello del Bunga Bunga perché la sua approvazione segnerebbe la sconfitta della legalità. Il testo della riforma non è ancora ufficiale, ma dalle anticipazioni giornalistiche non promette nulla di buono. Il progetto di Berlusconi è sempre lo stesso: una riforma punitiva che sottometta la magistratura alla politica. Vuole vincere in questo modo la sua guerra personale contro la magistratura italiana. E la riforma sarebbe la sua ‘arma fine di mondo’. Si va allo scontro finale, dunque, perché il Sultano di Arcore sa che deve giocarsi il tutto per tutto. E Bossi, in cambio di qualche altro posto nel governo e dell’approvazione di un federalismo raccogliticcio che aumenta le tasse e ingigantisce le pastoie burocratiche, ha dato il suo placet. Svelato il disegno, ora è il momento della verità per le opposizioni. Combattere una battaglia strenua per impedire l’approvazione di una controriforma della giustizia o cedere allo sfondamento dell’amico di Gheddafi e trasformare l’Italia nella repubblica del bunga bunga. Mi viene in mente il film di Woody Allen, ‘Il dittatore dello stato libero di Bananas’. Ma quella era una commedia, la situazione italiana è drammaticamente seria. Anche per questo è importante andare a votare ai referendum. Berlusconi teme, in particolare, quello sul legittimo impedimento ed infatti il governo non vuole dare ai cittadini la possibilità di votare il 29 maggio, a costo di dilapidare un patrimonio di 350 milioni di euro. Una follia, soprattutto in periodo di crisi economica.

8 MARZO, AL DI FUORI DELLA RETORICA

  In coda a tutti i paesi europei: l’occupazione femminile diminuisce dopo il primo figlio, crolla dopo il secondo. In Italia non ci sono bambini, eppure uno studio della Bocconi a proposito di donne e lavoro, di cui ha parlato ieri diffusamente il Corriere della Sera, ci relega all’ultimo posto: siamo il fanalino di coda dell’Ue. Tanto per capirci, in Olanda al secondo bambino l’occupazione sale. La famiglia è il fattore penalizzante per il lavoro femminile. Ovviamente, come è noto, le cose vanno meglio e la penalizzazione diminuisce quando la madre lavoratrice può contare su asili nido o strutture pubbliche di assistenza: proprio quello che in Italia manca. Come trent’anni fa, il welfare italiano si regge sulla famiglia, o meglio, sui nonni. Il 30% dei nonni italiani cura i nipoti. Le donne cercano il paracadute dei nonni perché l’asilo nido o non c’è o ha un costo non compatibile con il bilancio familiare. Non sorprende che le donne sostenute dai genitori hanno il 40% in più di possibilità di conciliare famiglia e ufficio. Insomma, nell’Italia del tengo famiglia avviene ancora tutto in famiglia. In Danimarca, e in Svezia la percentuale dei nonni che cura quotidianamente i nipoti è appena del 2%, in Germania è al 15% perché lì il welfare funziona davvero. In questo panorama non proprio confortante, al di là della retorica invocata da più parti sull’8 marzo, fatta dalle solite grida sulle quote rosa, oppure su più donne ai vertici e nelle istituzioni, ci sarebbe poco da festeggiare se l’8 marzo non fosse una festa dall’alto valore simbolico. Le donne italiane producono il 40% del Pil, un dato questo che, se si aggiunge il lavoro informale, supera il 50%. Statistiche e non chiacchiere: se ai posti di comando ci sono le donne, le aziende e le imprese falliscono di meno. Le aziende guidate dalle donne hanno un rischio di fallimento dimezzato, si dimezzano, cioè, le probabilità di insolvenza quando la parola presidente e amministratore delegato è declinata al femminile. Eppure, solo il 12% delle aziende italiane ha consigli di amministrazione al 30% tinti di rosa. Per questo, sono convinto che, per rilanciare l’economia del Paese, sia indispensabile investire sulle donne e sui giovani perché è inconcepibile che in Italia solo il 46.4% delle donne abbia un lavoro a fronte della più bassa natalità a livello europeo. Italia dei Valori ha presentato, sotto varie forme, un piano di sostegno alla famiglia e alla persona: asili nido, fondi per la non autosufficienza, una nuova politica per la casa, il sostegno agli affitti per i giovani e la flexsecurity, il contrasto al precariato e agli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro ed è alla ricerca di una nuova occupazione. Oggi saremo in piazza. Non solo per dire no ad un presidente del Consiglio che disprezza le donne e se ne fa beffa, ma perché dalla forze delle donne, con le donne di valore, con le migliaia di talenti in rosa, possa partire la spinta per voltare pagina. Perché la rivoluzione è rosa ed è giovane.

I PORNO-GIUDICI, L’ULTIMA BALLA DI BERLUSCONI

  Ed ecco la riforma della giustizia targata Berlusconi, una clava impietosa e feroce sui giudici, con un unico obiettivo: depotenziare i poteri della magistratura, ridimensionare il Csm, ridurre l’autonomia della polizia giudiziaria, cancellare l’obbligo dell’azione penale e dare al Parlamento il potere di decidere cosa è reato e cosa non lo è. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per far funzionare la giustizia. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per rispondere agli interessi dei cittadini. Serve solo e soltanto a liberare in tutti i modi il presidente del Consiglio dai suoi processi.  E su questo scenario di controriforma che puzza lontano un miglio di deriva fascista, parte la campagna mediatica dei tg e dei giornali di famiglia che toccano il fondo del servilismo sciocco e becero. Titola oggi così il Giornale: “I pm guardoni si eccitano”. Un titolo scioccante, una nuova forma, più sottile e perversa, del metodo Boffo. Se il giudice Mesiano fu fatto passare per caso psichiatrico, solo per il fatto che indossava un paio di calzini celesti, con il titolo di oggi il Giornale tocca il fondo della disinformazione. Non una parola sui contenuti della riforma – e dire che, vista la contiguità con Palazzo Chigi, avrebbero potuto pubblicare una qualche anticipazione realizzando quello che si chiama in gergo giornalistico uno scoop - ma un’intera categoria, quella dei magistrati, fatti passare per sporcaccioni voyeur, costruendo un’immagine falsa, indegna e disgustosa. La giustizia in Italia è malata, secondo il megafono del presidente del Consiglio, perché nell’inchiesta di Milano i giudici hanno fatto sequestrare i cellulari per guardare gli autoscatti sexy delle ragazze. Ecco come si ribalta la  verità dei fatti. Da una parte un presidente del Consiglio su cui pende un’accusa grave e vergognosa, come concussione e sfruttamento della prostituzione femminile, dipinto come un perseguitato e una vittima delle ossessioni dei giudici. Dall’altra, giudici dipinti come una casta di nullafacenti, di pigri, di negligenti, di arruffoni copia sentenze, che sequestrano i cellulari delle ragazze coinvolte nell’inchiesta che riguarda Silvio Berlusconi per guardare le foto osè. Ma siccome al peggio de Il Giornale non c’è mai fine, al sottosegretario Daniela Santanchè, in una lunga e imbarazzante intervista, è affidato l’affondo finale: la riforma è urgente – dice la scaltra e furba rediviva berlusconiana doc, quella che prima della poltrona ministeriale diceva che Berlusconi concepisce le donne solo in posizione orizzontale – se avessero impiegato le stesse risorse usate per indagare sul Cavaliere, forse Yara sarebbe ancora viva. Cosa dire? Un disgustoso accostamento, unito al disumano sfruttamento del caso della morte di una giovane ragazzina, per mano di un pazzo omicida, che ha sconvolto l’intero Paese. La vera schifezza è una riforma fatta per cercare l’ennesima immunità personale. Italia dei Valori è pronta. In Parlamento, sarà un Vietnam.

NIENTE RUBY, SIAMO INGLESI!

Pubblico uno schetch del comico inglese Charlie Brooker, che durante il suo programma 10 O'Clock Live ha cercato di spiegare agli inglesi il caso Ruby. Mi sono chiesto, cosa succederebbe ad un comico italiano se facesse le stesse identiche battute su un qualsiasi canale televisivo italiano? Di una cosa sono sicuro, tutto il mondo ci ride dietro. A casa nostra, invece, succede ben altro. L’ultima è abbastanza ridicola. La Rai ha impedito la messa in onda di una serie di spot (il primo previsto domenica 6) sul documentario ‘Silvio Forever’. Una video biografia non autorizzata su Silvio Berlusconi…Viene da pensare che la Rai ora censura non solo le notizie politiche scomode, ma anche la commedia all’italiana. ‘Silvio Forever’, da quanto si legge, infatti, ricorda più una storia da commedia all’italiana, filone trash pecoreccio naturalmente, che non una vicenda politica. E’ un po’ come censurare Alvaro Vitali. Ironia a parte siamo di fronte all’ennesima decisione illiberale e censoria da parte di una dirigenza sempre più prona ai voleri di Berlusconi. Gli autori del documentario sono di grandissima qualità (Roberto Faenza, Filippo Macelloni, porta le firme anche di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo) e sicuramente tale sarà anche il loro prodotto. Ma la Rai, ormai da troppo tempo, è diventata, salvo qualche eccezione, un’appendice di Mediaset. Tanto che si parla spesso, in termini politici e giornalisti, del duopolio Raiset. Berlusconi è al tramonto, ma combatterà duramente prima di cedere il passo. Per questo c’è il rischio di una ulteriore militarizzazione del servizio pubblico televisivo, di una ulteriore stretta sulla libertà d’informazione e di qualche altro giro di vite contro il pluralismo. Basta, la misura è colma. Ora tutte le forze democratiche di questo paese devono far sentire la propria voce per liberarci finalmente di questo bavaglio.

A CASA COL COPYGATE,AL GOVERNO COL RUBYGATE

Berlusconi - GuttenbergBerlusconi - GuttenbergEra uno dei politici più popolari e promettenti, lanciatissimo ministro di Angela Merkel destinato a brillante carriera. Nel 2007 ottenne il dottorato in legge, con una tesi sul dibattito costituzionale negli Stati Uniti e in Germania. La sua vita politica di ministro scorreva serena e felice quando, all’inizio di quest’anno, il quotidiano liberal Zueddeutsche Zeitung, ha denunciato il ministro Karl Theodor zu Guttemberg di aver copiato la sua tesi di dottorato di sana pianta. E inferno fu per Guttemberg nella civilissima Germania. Dopo gli attacchi della stampa e dell’opposizione, anche la sua stessa maggioranza ha criticato il vil gesto. Così, non solo il promettente e bravo ministro della Difesa ha rinunciato al titolo conquistato con l’imbroglio, ma ieri si è dimesso da deputato e da ministro, perdendo il diritto all’immunità e si è detto pronto a pagare anche penalmente. Caso unico e raro quello di Guttemberg? No. Il ministro degli Esteri francese, Alliot Marie, si è dimessa per una serie di affari poco limpidi della sua famiglia in Tunisia. Il ministro della Cultura svedese, Cecilia Chilo, si è dimessa per aver pagato la baby sitter in nero. Il ministro dell’interno britannico, si è dimessa per aver inserito nel rimborso spese due film porno ordinati dal marito. Il ministro dei Porti e fiumi del Galles del Sud, si è dimesso perché ha usato il suo pc parlamentare per visitare siti porno. Questo accade in Europa. E in Italia? Da noi, più ne fai di cotte e di crude, che il copygate di Guttemberg o i pornazzi per il maritino in confronto sono robe da educande, più sei saldo sulla tua poltrona di ministro, sindaco, sottosegretario, deputato e addirittura presidente del Consiglio. E neanche tacciono per dignità, anzi. Urlano e imprecano contro la stampa comunista, l’opposizione comunista, la magistratura comunista, il presidente della Repubblica comunista, il macellaio e il fruttivendolo comunista. Se Pompei è crollata, la colpa non è di quel ministro della Cultura che ha permesso a quello dell’Economia di  taglieggiare i fondi per il mantenimento dei siti archeologici senza alzare un dito. Se i furbetti di Stato, con i soldi pubblici, ti hanno comprato la casetta di 200 mq vista Colosseo, in Italia ti puoi permettere di dire che non ne sapevi nulla e rimanere a fare il deputato. Se sulla tua testa pendono accuse di collusione con la camorra, in Italia al massimo ti capita la seccatura di dover rinunciare alla poltrona di sottosegretario all’Economia ma non certo a quella di parlamentare. Se in una municipalizzata, hai piazzato parenti ed amici, in Italia non smetti di fare il sindaco, rimaneggi un po’ la Giunta e continui più gagliardo che pria. E infine, last but not least, se sei accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne, di aver corrotto giudici, di aver commesso falso in bilancio, di aver finanziato illecitamente i partiti fai il presidente del Consiglio, ti scrivi e ti fai votare le leggi ad personam, insulti e imprechi contro tutti i comunisti d’Italia che ti rovinano la festa, anzi, i festini, piazzi in tv giornalisti prezzolati che nascondono le notizie agli italiani e resusciti l’immunità parlamentare. Facce di bronzo? Facce da schiaffi? Troppo poco. Ma qui taccio, per decenza.