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GLI AFFARI OSCURI DEL CAVALIERE

Silvio Berlusconi e Fedele ConfalonieriSilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri Appropriazione indebita, frode fiscale al fine di creare fondi neri. Questi i nuovi capi di imputazione che, da oggi, pendono sulla testa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Con lui, indagati anche il figlio Piersilvio e Fedele Confalonieri. Puntuali come un orologio sono partite le difese d'ufficio. Quelle pseudo-tecniche, immancabili, dell'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, che starà già pensando a qualche nuovo mirabolante cavillo da infilare in qualche leggina ad hoc per evitare al Cavaliere quest'altra grana giudiziaria, e quelle pseudo-politiche dei vari Gasparri, Bondi, Capezzone e Cicchitto, umili e proni a difendere gli interessi del padrone a capo di un impero che è sempre stato gestito, anzi è nato, con disinvoltura e spregiudicatezza. Il coro dei servitori è unanime: film già visto, giustizia ad orologeria, accanimento giudiziario, plotone d'esecuzione nei confronti dell'amato Presidente del Consiglio.Si dispiaceranno lor signori, ma francamente il film giù visto è tutto il loro. Mentono quando parlano di giustizia ad orologeria in vista delle elezioni regionali. L'inchiesta Mediatrade, e loro lo sanno bene, non nasce oggi dal nulla, ma parte da lontano ed era nell'aria da tempo.Le difese d'ufficio di chi tenta, invano, di dimostrare che nei confronti del presidente del Consiglio c'è accanimento giudiziario sono una litania trita e ritrita. Il loro tentativo maldestro di buttarla in caciara, come si dice a Roma, attaccando la magistratura non copre l'evidenza dei fatti inquietanti che i giudici di Milano hanno portato alla luce con questo nuovo filone d'inchiesta. E i fatti, le circostanze, i documenti e le testimonianze parlano di un presidente del Consiglio "che decide di trattare i diritti televisivi non direttamente con le majors americane ma di affidarle ad un signore egiziano, tal Frank Agrama, che acquistava i diritti e poi li rivendeva alle società di Berlusconi a prezzi enormemente gonfiati". A Los Angeles li comprava a cento, a Milano li rivendeva a mille. La differenza restava all'estero e l'amico Frank si preoccupava "di restituire i profitti su conti nella disponibilità di manager Mediaset, in Svizzera, nel Principato di Monaco, alle Bahamas". E ancora. Agrama continuava a riferire a Silvio Berlusconi sulle negoziazioni per l'acquisto dei film "anche dopo la sua nomina a presidente del Consiglio".Questi sono i fatti, le circostanze, i documenti e le testimonianze. Nessun plotone d'esecuzione. Nessun accanimento giudiziario. Nessun complotto. E' la giustizia che tenta di fare il suo naturale corso, di accertare i fatti, senza guardare in faccia a nessuno, nonostante gli ostacoli posti lungo il cammino da questo Governo e da questa maggioranza, processo breve, legittimo impedimento, lodo Alfano per via costituzionale, e chi più ne ha ne metta. O cercare la verità in questo Paese sta diventando un delitto?