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SONO SIGNORINI, RISOLVO PROBLEMI

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Sono Signorini, risolvo problemi”. Il direttore del settimanale di famiglia, Chi, e conduttore di Kalispera!, sulle reti Mediaset, sempre di famiglia, è come mister Wolf di Pulp Fiction. Mitica figura cinematografica di problem-solver. E come il personaggio del film è efficiente, rapido, puntiglioso, fedele. Non solo esegue, ma anticipa i desiderata del padrone. L’intervista a Ruby è un ottimo esempio per spiegare come funziona questa macchina della mistificazione. C’è una pianificazione, una strategia precisa, studiata a tavolino. Ruby Rubacuori, minorenne all’epoca degli incontri col premier, viene fatta parlare in un programma tv ‘amico’, in cui costruisce un’altra realtà rispetto a quella scandalosa che si legge sui  giornali. Il punto cruciale e penalmente rilevante di questa torbida vicenda, che spetta alla magistratura accertare, è se il premier abbia avuto o no rapporti con una minorenne. Il quadro che emerge dalle intercettazioni pubblicate su tutti i giornali è squallido e sconvolgente. Ruby, ovviamente, nega di aver avuto qualsiasi tipo di rapporto con Berlusconi, ma non solo, dice anche che il presidente del Consiglio non conosceva la sua età e pensava che fosse maggiorenne. Anche perché, qui si vede la mano di Signorini, è portata a dire dalle domande dell’intervistatore, che lei ha sempre mostrato più della sua età e che nessuno se ne sarebbe accorto. Il tutto in una cornice emotiva molto coinvolgente, degna di un feuilletton ottocentesco: violentata da due zii, aggredita dal padre violento, si converte al cristianesimo contro il volere della famiglia, scappa di casa e vive di espedienti, un vita raminga fatta di cattive frequentazioni. Sbagli che ora comprende perché lei è la stessa ragazza che da bambina sognava di fare la carabiniera. Passi per tutte le incongruenze, anzi è bene far passare il messaggio che questa ragazzina confonda realtà e immaginazione. E’ utile anche per sostenere questa tesi davanti ai giudici…Non c’è solo una macchina del fango, c’è anche quella della mistificazione. Per milioni di italiani, le verità costruite ad arte negli studi Mediaset diventano verità e basta. Data la linea, questa viene moltiplicata scientificamente da un esercito di mister Wolf, che la ripetono come una stanca litania nei salotti televisivi, sulle pagine dei giornali, nell’etere radiofonico. Non c’è modo di salvarsi da questa invasione mediatica martellante. Deng deng deng, un martello sull’incudine. Il martello è la loro voce, l’incudine l’opinione pubblica. Ma l’aria che tira non sembra essere molto favorevole a Berlusconi. Stavolta l’ha combinata grossa e difficilmente il suo ‘esercito delle 12 scimmie’ (tanto per restare in tema inematografico) riuscirà a convincere l’opinione pubblica.

1° AVVISO DI SFRATTO A BERLUSCONI

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Non gli daremo tregua. Lunedì aspettiamo Silvio Berlusconi in Parlamento per inchiodarlo alle sue bugie, alla sua inefficienza, alle sue balle colossali e a tutti gli affari che ha fatto sulla pelle degli italiani. Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia al ministro ad interim per lo Sviluppo economico, che manca da 150 giorni. Nonostante la grave crisi economica che ha sconvolto il mondo e che ne ha trasformato gli assetti e gli equilibri, Berlusconi se ne frega, da 150 giorni se ne frega di tutto, tranne che delle sue aziende. E’ tutto fermo, tutto bloccato da 150 giorni. E’ ferma la legge sulla concorrenza, quel timido accenno alla liberalizzazione in materia di distribuzione dei carburanti e del credito. Poca cosa ma almeno qualcosa. E’ fermo il disegno di legge per le piccole imprese, che stanno chiudendo soffocate da una recessione spaventosa. E’ ferma la delibera per la ripartizione dei 300 milioni di euro del Fondo Cipe per le aree di crisi, che continua ad essere rimandata da 150 giorni. Per la verità, dei 300 milioni ne sono rimasti appena 160 perché gli altri se li è presi Tremonti per salvare Tirrenia. E’ ferma la riforma degli incentivi per le imprese, la delega scade a febbraio prossimo ed è difficile, a questo punto, quasi impossibile rientrarci con i tempi. E’ ferma, inchiodata al palo, la riorganizzazione degli enti per l’internazionalizzazione, Istituto per il commercio con l’estero in testa. E’ inchiodato, fermo al palo, anche quel ritorno al nucleare tanto auspicato dal presidente del Consiglio, unica vera buona notizia dei 150 giorni senza un ministro per lo Sviluppo economico. Qualcosa si sviluppa invece. Con Silvio Berlusconi, ministro ad interim per lo Sviluppo economico, l’unica cosa che si sta sviluppando in Italia sono gli affari di Mediaset e quelli degli amici di Silvio, Gheddafi in testa. Ad agosto, nel disprezzo più totale delle regole del libero mercato, il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani ha assegnato a Mediaset un nuovo canale digitale che arricchisce l’offerta dell’azienda di Berlusconi, mentre è proprio di ieri la notizia, secondo quanto denunciato dalle associazioni tv locali Frt, che le frequenze assegnate alle tv locali sono insufficienti per il passaggio al digitale. Silvio Berlusconi è stato per 150 giorni il ministro allo Sviluppo di Mediaset. I risultati sono: fallimenti in aumento, Pil a rilento, occupazione ai minimi e aziende in vendita. Ce ne è abbastanza per mandarlo a casa.

ROMANI, MINISTRO ALLO SVILUPPO DI MEDIASET

Romani, ministro allo Sviluppo di MediasetRomani, ministro allo Sviluppo di Mediaset

Centoventisette giorni senza ministro dello Sviluppo economico, a fronte di un paese, il nostro, in forte crisi economica. Un presidente del Consiglio che furbescamente assomma su di se la duplice funzione di presidente del Consiglio e ministro per lo Sviluppo economico e, mentre fa affari grossi ed ingrossa il suo portafoglio, ci prende allegramente per i fondelli, annunciando la nomina del nuovo ministro a breve, nel Cdm che verrà, ma di quale anno ancora non si è capito. Poi si scopre che, ieri, Paolo Romani, attuale viceministro alle Comunicazioni, in predicato di diventare ministro per lo Sviluppo, ha concesso a Mediaset di anticipare l’uso delle migliori frequenze del digitale terrestre ben prima dello svolgimento della gara pubblica per la loro assegnazione. Et voilà, l’ennesima porcheria ad personam è servita, con buona pace del libero mercato e della concorrenza. Praticamente, grazie alla strenna di ferragosto di Romani, che si è conquistato un posto in paradiso, Mediaset ha ricevuto un nuovo canale digitale che arricchisce la sua offerta in HD. Non so se l’attuale viceministro per le Comunicazioni, come si vocifera, da qui a qualche giorno diventerà ministro dello Sviluppo economico. Di sicuro, con il regalo della superfrequenza all’azienda fatto al presidente del Consiglio, si è conquistato di diritto il titolo di Ministro allo sviluppo di Mediaset. Lo dico senza mezzi termini: ciò mi fa terribilmente incazzare. Soprattutto, se penso alle tante aziende italiane soffocate da una crisi economica spaventosa che Tremonti si ostina a negare. C’è un modo per fermare l’arroganza di questo governo di furbi e assatanati di denaro. Vogliamo che Berlusconi renda conto pubblicamente del suo operato come ministro ad interim dello sviluppo, vogliamo che i cittadini abbiano la possibilità di conoscere le attività svolte dal ministro ad interim e siano resi pubbliche le ragioni per le quali ancora ad oggi manca un ministro per lo sviluppo economico nonostante la grave crisi. Per questo, presenteremo una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro per lo Sviluppo economico ad interim, Silvio Berlusconi, e dalla prossima settimana inizieremo la raccolta di firme tra gli altri partiti dell’opposizione perché il presidente del Consiglio venga in Parlamento e metta la sua faccia sugli affari loschi che ha condotto sin qui alle nostre spalle e sulla pelle di migliaia di aziende. Vedremo chi tra gli altri partiti di opposizione fa sul serio ed è coerente.

GLI AFFARI DI BERLUSCONI COL DITTATORE

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati. Governo in crisi, maggioranza che non c'e piu', Berlusconi contro Fini, Italia in piena crisi economica. Non e' cambiato molto dall'ultimo post. Ieri l'Unita' ha pubblicato un interessante articolo sugli affari tra Berlusconi ed il dittatore libico Gheddafi. Pare che i due capi di Stato abbiano, attraverso società' a loro collegate, interessi comuni in campo televisivo. In particolare i due sarebbero comproprietari di una televisione maghrebina, Nessma tv, che aspira a diventare leader nel Sud del Mediterraneo. Rete4, Canale5, Italia1...Nessma tv. Un conflitto d'interessi euromediterraneo per il premier italiano. Un caso interazione di cui si e' occupato anche il prestigioso Guardian. Forse era questo che alcuni deputati vicini a Fini intendevano dire quando hanno sollevato dubbi sui rapporti tra Berlusconi e Gheddafi. Il presidente del Consiglio ha il dovere di riferire immediatamente in Parlamento. L'Italia dei Valori presenterà' un'interrogazione alla riapertura delle camere, per fare luce su questa ennesima oscura vicenda. Ancora una volta si pone il problema del conflitto d'interessi che coinvolge Mr. B. E ombre sul modo spregiudicato in cui sfrutta il potere. La sua parabola politica, pero', sembra essere giunta al capolinea. Ed e'chiaro che l'anomalia italiana deve essere sanata. Servono subito due leggi sul conflitto d'interessi e sul pluralismo dell'informazione.

BERLUSCONI FA RIMA CON CONDONI

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Il nuovo sacco di Roma è alle porte, ma l’attacco all’Italia stavolta non passa per il valico delle frontiere. Parte dal parlamento, nel cuore della capitale. La manovra economica risveglia gli appetiti ed è il pretesto per una nuova calata di lanzichenecchi, travestiti da parlamentari. 2550 mendamenti presentati, più della metà dalla maggioranza, che, se approvati tutti, lascerebbero il Belpaese in brache di tela. Per tacere delle conseguenze sociali, politiche e culturali. Tanto per fare un esempio, si riparla di condono. Mica uno, tre. Fiscale, edilizio, e addirittura per i falsi invalidi. Alè, almeno non si può dire che manchino di creatività. Chi avrebbe pensato ad un condono per i falsi invalidi prima? Chapeau. Ci inchiniamo al genio politico dei leghisti Garavaglia e Vaccari che hanno partorito una così brillante soluzione per eliminare lo scandalo delle invalidità inventate. Solo per carità di patria non torniamo sul condono edilizio anche nelle aree protette, che poi il governo è stato costretto a smentire. Il condono non passa mai di moda. Ve lo ricordate Corrado Guzzanti che imita Tremonti sul condono? Son passati anni, ma invano. Fanno così, provano a far approvare una porcata sperando che passi inosservata. La buttano là, così, con nonchalance, fischiettando e facendo finta di niente. Un po’ come a scuola quando si evitava lo sguardo del professore per non essere interrogati. Poi, quando vengono pescati con le mani nella marmellata, dicono ‘ma nooo, per carità! Non è così, ci  siamo sbagliati’. Poi tentano di ripresentare la stessa norma in altre forme. E così via. Un continuo  stop and go di tentativi truffaldini e secche smentite. I lanzichenecchi avevano più dignità, arrivavano, mettevano a ferro e fuoco la città e la saccheggiavano. Non si nascondevano dietro un dito. E facevano pure meno danni. Il problema è che questo centrodestra non ha un progetto per il Paese ed è diviso su tutto, la maggioranza è politicamente scollata e si tiene insieme solo grazie al potere. A Berlusconi ciò non importa perché gli interessa solo sfuggire alla giustizia e tutelare i suoi affari. Che vanno a gonfie vele. Ieri Mediaset ha staccato un assegno da 200 milioni di euro per  Berlusconi e figli. Sono i dividendi dell’ultimo anno. Cosa gli importa se il Paese è allo sbando e il governo è immobile? I suoi affari vanno bene, i giudici non sono ancora riusciti a processarlo…meglio di così! In questa situazione l’opposizione deve organizzarsi rapidamente e con grande responsabilità. Non si può lasciare l’Italia ai lanzichenecchi.

CHI PRESIDIA LA DEMOCRAZIA FERMI IL DELIRIO DI BERLUSCONI

 

Gli attacchi del premier ai magistrati e alla sinistra sono ormai un delirio ossessivo e il refrain di questa aspra campagna elettorale. D’altronde, è un leader disperato, sul viale del tramonto, messo in discussione dai suoi stessi alleati politici che annaspa e arranca per coprire il vuoto pneumatico della sua azione di governo. Intanto, si consuma la sua precisa strategia mediatica. Straparlare e  berciare in tutte le trasmissioni a suo servizio e chiudere quelle che non lo fanno sproloquiare, anzi, quelle che osano occuparsi di lui in senso giornalistico. Ieri, conduttori genuflessi, a Unomattina, trasmissione in onda sulla rete ammiraglia della Rai, Silvio Berlusconi ha parlato per 13 minuti ininterrottamente, senza contraddittorio. Stamattina, invece, nonostante le vibrate proteste di ieri dell’opposizione e dell’Anm, il Silvio-pensiero è andato in ondata su Canale 5, rete ammiraglia di Mediaset, anche qui senza contraddittorio alcuno. Ogni giorno in questo Paese la libertà di informazione viene violata, stuprata e cancellata. Questa competizione elettorale è falsata perché giocata, ancora più che nelle passate competizioni elettorali, ad armi impari. La magistratura viene definita come una banda di malaffare, l’informazione è ridotta a zimbello e l’opposizione viene irrisa, sbertucciata e zittita. La sensazione disarmante è che i nostri appelli, così come le nostre vibrate proteste, affinché vengano ristabilite le regole minime per il rispetto della democrazia, cadano puntualmente e sistematicamente nel vuoto. Non c’è un’informazione, se non quella libera della rete, che sostenga o approfondisca i temi, i programmi e le idee dell’opposizione. E’ qui la vera tragedia. Mi domando, c’è un arbitro, qualcuno in Italia che abbia il potere, l’autorevolezza e la determinazione di imporre il rispetto delle regole? Dobbiamo davvero pensare che l’unica soluzione possibile sia quella immaginata da Saviano di invocare osservatori internazionali Onu a vigilare su queste elezioni? Quanto ancora deve essere umiliato questo Paese, quanto ancora devono essere vilipese le sue intelligenze, quanto ancora devono essere derisi i suoi onesti servitori dello Stato, prima che le istituzioni, ultimo baluardo e roccaforte a  tutela della democrazia e delle libertà, prima tra tutte quella imprescindibile ad essere informati correttamente, fermino questo scempio, arrestino gli insulti, il delirio ossessivo, compulsivo e maniacale del presidente del Consiglio? L’unità della nazione non si difende dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Si difende garantendo l’autonomia ed il rispetto delle istituzioni e dei suoi operatori, difendendo i valori di libertà, prima fra tutti quella dell’informazione, la più nobile in politica, e facendo sentire tutti i cittadini italiani parte di una democrazia che rispetta le regole, cosa che in Italia oggi non avviene. I nostri padri hanno seminato la Costituzione di anticorpi democratici per contrastare ogni febbre autoritaria ed ogni tentativo di avvelenare la libertà. Chi presidia la democrazia in questo Paese agisca in fretta, con decisione, altrimenti davvero, l’unica soluzione possibile sarà quella di Saviano. 

CIARPAME ALLA RISCOSSA

Veline e candidatureVeline e candidature  Così la bella e disinvolta Noemi ha avuto la sua ricompensa. A breve debutterà in televisione con uno show televisivo fatto su misura per lei. Siccome la fanciulla, però, non ha nessun talento, alla faccia delle tante attrici, ballerine o conduttrici che di talento ne hanno da vendere ma che, ahimè, hanno ancora il pudore di non offrire altra merce al drago, si sta sottoponendo ad un tour forzato di lezioni per imparare un’arte che non ha e che, probabilmente, non avrà mai. Il presidente del Consiglio, il sultano Silvio Berlusconi, che nonostante tutto è ancora lì incollato alla sua poltrona mentre il sindaco di Bologna si è dimesso – altra vicenda, altro stile -  paga il suo cadeaux alla favorita di turno. Ma non lo fa con i suoi soldi. La signorina senza talento artistico, di cui attendiamo trepidanti la prima volta, non debutta su una delle tante reti Mediaset. Papi, sicuramente più preoccupato da eventuali ascolti bassi e conseguenti crolli commerciali di pubblicità sulle tv di sua proprietà piuttosto che della possibilità di rimetterci definitamene la faccia, la spedisce a sgambettare sulle reti Rai, altro suo possedimento a reti unificate, ma a carico dei cittadini contribuenti però.Dire che tutto questo è una disgustosa vicenda da basso impero è poco. Non c’è solo la vicenda di Noemi a ricordarci quanto siamo scesi in basso. In occasione della corsa alle regionali, il sultano ha rispolverato il suo personalissimo caravanserraglio di nani e ballerine, il ciarpame senza pudore da ricompensare con una bella candidatura. E’ così che il Cavaliere avrebbe negato la candidatura a Riccardo Migliori a governatore della Toscana, reo di “non avere proprio il fisico adatto”, preferendogli Monica Faenzi, l’ex sindaco di Castiglione della Pescaia, che vanta il merito di aver maltrattato Prodi quando era presidente del Consiglio e andava in vacanza nella sua città. Ed ecco che il sultano ritira fuori dal turbante di sultano le varie ex miss Veneto, le varie Miss Muretto, le starlette di Telecafone, le meteorine di Fede, la fisioterapista e financo l'igienista dentale, senza neanche più avere la scocciatura di sua moglie Veronica che lo richiama ad un minimo di decenza. Il tutto, condito dai giornali di famiglia, Libero in testa, che oggi decide di sbattere in prima pagina Luciana Littizzetto, inarrivabile e ineguagliabile talento, colpevole di essersi fatta strada da sé, di essere colta, talentuosa e perfidamente intelligente, rea di sbeffeggiare i potenti con il suo gramelot nato e cresciuto sotto la Mole ogni domenica in tv, doti, talento ed impegno che le hanno procurato un po' di soldi con i quali si è comprata, almeno a quanto scrive il quotidiano, diverse case. Ma questa è proprio tutta una altra storia.

GLI AFFARI OSCURI DEL CAVALIERE

Silvio Berlusconi e Fedele ConfalonieriSilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri Appropriazione indebita, frode fiscale al fine di creare fondi neri. Questi i nuovi capi di imputazione che, da oggi, pendono sulla testa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Con lui, indagati anche il figlio Piersilvio e Fedele Confalonieri. Puntuali come un orologio sono partite le difese d'ufficio. Quelle pseudo-tecniche, immancabili, dell'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, che starà già pensando a qualche nuovo mirabolante cavillo da infilare in qualche leggina ad hoc per evitare al Cavaliere quest'altra grana giudiziaria, e quelle pseudo-politiche dei vari Gasparri, Bondi, Capezzone e Cicchitto, umili e proni a difendere gli interessi del padrone a capo di un impero che è sempre stato gestito, anzi è nato, con disinvoltura e spregiudicatezza. Il coro dei servitori è unanime: film già visto, giustizia ad orologeria, accanimento giudiziario, plotone d'esecuzione nei confronti dell'amato Presidente del Consiglio.Si dispiaceranno lor signori, ma francamente il film giù visto è tutto il loro. Mentono quando parlano di giustizia ad orologeria in vista delle elezioni regionali. L'inchiesta Mediatrade, e loro lo sanno bene, non nasce oggi dal nulla, ma parte da lontano ed era nell'aria da tempo.Le difese d'ufficio di chi tenta, invano, di dimostrare che nei confronti del presidente del Consiglio c'è accanimento giudiziario sono una litania trita e ritrita. Il loro tentativo maldestro di buttarla in caciara, come si dice a Roma, attaccando la magistratura non copre l'evidenza dei fatti inquietanti che i giudici di Milano hanno portato alla luce con questo nuovo filone d'inchiesta. E i fatti, le circostanze, i documenti e le testimonianze parlano di un presidente del Consiglio "che decide di trattare i diritti televisivi non direttamente con le majors americane ma di affidarle ad un signore egiziano, tal Frank Agrama, che acquistava i diritti e poi li rivendeva alle società di Berlusconi a prezzi enormemente gonfiati". A Los Angeles li comprava a cento, a Milano li rivendeva a mille. La differenza restava all'estero e l'amico Frank si preoccupava "di restituire i profitti su conti nella disponibilità di manager Mediaset, in Svizzera, nel Principato di Monaco, alle Bahamas". E ancora. Agrama continuava a riferire a Silvio Berlusconi sulle negoziazioni per l'acquisto dei film "anche dopo la sua nomina a presidente del Consiglio".Questi sono i fatti, le circostanze, i documenti e le testimonianze. Nessun plotone d'esecuzione. Nessun accanimento giudiziario. Nessun complotto. E' la giustizia che tenta di fare il suo naturale corso, di accertare i fatti, senza guardare in faccia a nessuno, nonostante gli ostacoli posti lungo il cammino da questo Governo e da questa maggioranza, processo breve, legittimo impedimento, lodo Alfano per via costituzionale, e chi più ne ha ne metta. O cercare la verità in questo Paese sta diventando un delitto?

BERLUSCONI, E' ORA DI DIRE LA VERITA'

Dell'Utri-BerlusconiDell'Utri-Berlusconi “Tra il 1975 e il 1984 alcune operazioni finanziarie effettuate dal gruppo Fininvest erano potenzialmente non trasparenti”. A dirlo non sono i soliti giudici eversivi e comunisti. A dirlo non è quel solito giustizialista di Di Pietro, “l’uomo ch fa orrore” al Cavaliere. E’ scritto nero su bianco nelle dichiarazioni rese in aula dal consulente della difesa che avrebbe dovuto scagionare Marcello Dell’Utri durante il processo che, nel 2004, lo ha condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Questo è il vero grande nodo. La questione mai accantonata della provenienza dei capitali serviti al premier per costruire l’impero di Mediaset. Il nodo mai sciolto dai giudici e  mai spiegato neppure da Berlusconi, che il 26 novembre del 2002, interrogato dai magistrati, si “e’ avvalso della facoltà di non rispondere”. Queste rivelazioni sono state riprese da un articolo di Repubblica, scritto da Giuseppe D’Avanzo, per le quali Mediaset, invece di rispondere, ha deciso di querelare nuovamente il gruppo Espresso. In questi giorni, poi, in ambienti giudiziari e non circolano i nomi di  Berlusconi e del suo braccio destro come personalità legate alle stragi di mafia del ’92 - ‘93. La questione che mi sembra dirimente non è sapere se sarà o no indagato, se sarà o no coinvolto anche in questi processi. Il punto reale è: in quale paese un uomo sul cui capo pesano tali insinuazioni può pretendere di continuare a fare indisturbato il presidente del Consiglio?Le inchieste portate avanti tutti questi anni raccontano che Berlusconi, per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961, ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafia al Nord per il riciclo di denaro sporco e fra i cui clienti c’erano Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pippo Calò, il cassiere di Cosa Nostra. Da dove arrivano i 94 miliardi di lire che dai conti svizzeri sono transitati alla Fininvest tra il 1975 e il 1978? Perché ha tenuto in casa sua Mangano, l’uomo che Giovanni Falcone indicò come la testa di ponte degli interessi della mafia al nord? Come è possibile che uno degli imprenditori più ricchi d’Italia abbia dato il compito di proteggere i propri figli senza sapere chi fosse costui? Come è possibile che alcuni pentiti lo indichino come il mandante politico delle stragi di mafia compiute nei primi anni Novanta?Questi sono solo alcuni degli interrogativi rimasti in sospeso e che inficiano la sua credibilità di premier. Quesiti ai quali nessuna querela potrà dare delle risposte. E’ ora, invece, che il premier venga in Parlamento con i documenti alla mano e chiarisca tali spericolate e pericolose relazioni avute in questi anni. E’ ora che  Berlusconi, invece di continuare a sfuggire alla giustizia attraverso gli escamotage congegnati dal suo legale di fiducia, si impegni a fugare il dubbio che la sua discesa in campo sia servita a coprire l’opacità, per non dir di peggio, dei suoi affari.