gennaio 2012

SBUROCRATIZZARE SI’ MA A 360 GRADI

Semplificare la vita degli italiani. Liberarla dai mille lacci e lacciuoli della burocrazia che soffoca la libera impresa, complica la vita ai cittadini, rende complicato e difficile anche solo procurarsi un certificato. Amministrazioni che dialogano in rete per eliminare code e tempi di attesa biblici. Assunzione più veloce per lavoratori extra-comunitari, iscrizione telematica per l’Università ed un commissario, controllore ad hoc, per gli uffici lenti o ritardatari. Spariscono 333 leggi inutili che vanno a disboscare quella giungla legislativa che affastella il nostro quadro normativo, fatto di leggi doppione, norme desuete non più in uso da tempo. Questi sono i principi che hanno ispirato il provvedimento del governo che alleggerisce i meccanismi nella burocrazia italiana. Bene, bravi, bis. Sì, perché noi di Italia dei Valori abbiamo sempre sottolineato la necessità e l’importanza di un provvedimento del genere e non sono mancate in questi anni le nostre proposte in tal senso. Se l’Italia soffoca in una crisi economica spaventosa è anche a causa di una burocrazia arcaica, vessatoria e ferma all’età della pietra.
In questi anni tutti si sono riempiti la bocca con la parola “innovazione” e “sburocratizzazione”. Vi ricordate le famose tre I di Berlusconi, Internet, imprenditoria e inglese? E la semplificazione legislativa annunciata da Calderoli? Di quelle epiche gesta del padre del Porcellum, che dovevano rivoluzionare il mondo, si ricorda solo la pira “scenografica” di leggi cui diede fuoco e la furbetta manina che, con la scusa di semplificare, voleva cancellare la norma per mettere al riparo alcuni dirigenti leghisti finiti nei guai, per la vicenda delle resuscitate camicie verdi come associazione militare.
Dunque, speriamo che stavolta si faccia davvero sul serio. Condividiamo in pieno il principio delle semplificazioni e lo sosterremo, valutando nel merito il provvedimento. Occhio, però. Vigileremo perché nessuno, ma proprio nessuno, con la scusa di semplificare e sburocratizzare l’Italia, provi a fare il furbo o, peggio ancora, tenti di non toccare alcuni settori per tutelare altri interessi che non siano quelli degli italiani.

SNOW CAMP E UNA LEGGE PER I GIOVANI

Oggi la politica è snow, neve, fresca come i tanti giovani che sono venuti a Molveno, in Trentino, per discutere e confrontarsi. Una ventata d’aria fresca e pulita, perché la politica vera non si fa solo nei palazzi. Sono venuti in tanti, nonostante gli scioperi dei trasporti, per discutere di scuola e università, di lavoro e merito, di liberalizzazioni e riforme istituzionali.

Come facemmo nel primo incontro di Bellaria, nel 2008, quando migliaia di ragazze e ragazzi vennero per dibattere di politica, stiamo continuando a mettere a disposizione la nostra esperienza. Non solo politici, ma anche esperti, professori e intellettuali. Si è discusso di Università e merito con il professor Massimiliano Bratti e di analisi dei flussi elettorali con il professor Paolo Feltrin. Il mancato rinnovamento della classe politica è uno dei problemi che affligge l’Italia.

Le classi dirigenti dei partiti hanno impedito il rinnovamento per paura, per pigrizia, per incapacità, per inedia, creando una sorte di effetto tappo che ha bloccato il cambiamento. Si fa un gran parlare di liberalizzazioni. Ecco, per me liberalizzare significa anche aprirsi al merito e alla competenza, lasciare che le energie migliori del Paese possano esprimersi e possano dare un contributo all’innovazione. Significa valorizzare i giovani, non marginalizzarli e mortificarli. Basta con i discorsi dal palco fatti di retorica e pieni di slogan come ‘i giovani sono il futuro’ e bla bla bla del genere. Le nuove generazioni di italiani hanno bisogno di opportunità non di parole. E non entro nella polemica che ha coinvolto il viceministro Martone per carità di patria…

Italia dei Valori ha presentato diverse proposte di legge per facilitare l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro e nelle istituzioni. Tra queste ce n’è una a cui tengo molto, quella per favorire l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro e sostenere l'imprenditoria femminile e giovanile.

Il nostro Paese, in base a quanto richiesto a livello europeo, avrebbe dovuto raggiungere la soglia del 60 per cento di occupazione femminile entro il 2010, ma continua a rimanere fermo al 46,3 per cento: tasso che colloca l'Italia al penultimo posto tra gli Stati membri dell'Unione europea. In Italia, infatti, ammontano a 7 milioni le donne in età lavorativa ma collocate fuori dal mercato del lavoro e nelle regioni meridionali, in particolare, il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni è del 34,7 per cento, contro il 74,3 per cento del nord. Le donne italiane lavorano in media 7 ore e 26 minuti al giorno e 5 ore e 20 minuti in famiglia mentre gli uomini dedicano di regola all'attività domestica soltanto un'ora e 35 minuti. Le donne del nostro Paese, inoltre, sono in media pagate il 9 per cento in meno degli uomini, a parità di lavoro, tanto è vero che la differenza di stipendio tra uomini e donne con ruoli dirigenziali è salita, secondo le ultime stime, al 26,3 per cento. A fronte di questo quadro preoccupante, appare quanto mai necessario attuare nuove politiche in favore delle donne sotto vari profili, in conformità agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000. Noi proponiamo:
a) promuovere l'introduzione di un nuovo sistema di incentivi fiscali in favore delle donne lavoratrici con figli;
b) sostenere la creazione di nuove imprese femminili;
c) istituire un fondo strategico in favore delle piccole e medie imprese femminili;
d) realizzare su tutto il territorio nazionale almeno 1.000 nuovi asili nido entro l'anno 2012, in attuazione dell'obiettivo comune della copertura territoriale del 33 per cento;
e) realizzare l'integrazione delle donne disabili nel mondo del lavoro;
f) attuare il principio della pari retribuzione tra uomo e donna per prestazioni lavorative pari o di pari valore;
g) promuovere l'imprenditoria giovanile attraverso la concessione alle persone di età inferiore ai 35 anni che intendano avviare l'esercizio di attività di impresa, per i primi tre anni dalla data dell'inizio dell'attività, del regime di fiscalità agevolato.