ottobre 2009

GIU' LE MANI DALLA PAR CONDICIO

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La maggioranza vuole cambiare la legge sulla par condicio, cancellando per sempre l’ultimo baluardo contro lo strapotere mediatico del premier.La par condicio è quella legge che, seppure con tutti i suoi limiti, soprattutto burocratici, garantisce, in campagna elettorale, a tutte le forze politiche pari opportunità di accesso ai mezzi televisivi. In poche parole, la legge sulla par condicio fa in modo che tutti i partiti politici che si sfidano siano, al via della campagna elettorale, allo stesso punto sui nastri di partenza e se la giochino “democraticamente”. Ovviamente, questo principio di democrazia, giusto e sacrosanto, non piace a Berlusconi che vuole la legge di natura, quella in base alla quale il più ricco, il più forte, il più prepotente, il più arrogante fa l’asso piglia tutto. Incassati gli ordini del capo, la maggioranza sta cercando di assaltare i tre principi cardini della legge sulla par condicio.Il primo assalto è al principio della parità, sostituito dalla proporzionalità. I partiti saranno presenti in tv in base al loro peso elettorale. Se un partito avrà preso un terzo dei voti, avrà un terzo degli spazi televisivi. Questo è un principio che all’apparenza può sembrare giusto ma che in realtà è profondamente antidemocratico. La ragione per la quale oggi è garantito pari accesso in campagna elettorale è per dare a eventuali partiti nuovi la possibilità di farsi conoscere e a forze extraparlamentari, momentaneamente escluse dalle istituzioni, di ritrovare il consenso perduto illustrando il proprio programma agli elettori. Il secondo assalto, solo in apparenza innocuo, è quello relativo al divieto in vigore oggi per i politici di frequentare trasmissioni televisive di  intrattenimento nel periodo di campagna elettorale. Apparizioni senza contraddittorio, in contenitori mattutini o pomeridiani, destinati a particolari fasce della popolazione, soprattutto giovani, casalinghe e pensionati, ha il potere di catturare consensi enormi, soprattutto in una società come la nostra dove la decisione sul voto si forma per lo più attraverso la televisione. Senza considerare il fatto che controllare le apparizioni in tutte le trasmissioni radiotelevisive diventerebbe impresa improba per qualunque controllore e che eventuali risarcimenti arriverebbero, come spesso accade, troppo tardi, quando ormai i giochi elettorali sono fatti.Il terzo assalto passa attraverso la volontà di reintrodurre gli spot a pagamento sulle tv nazionali durante il periodo di campagna elettorale, che ci riporterebbe di colpo indietro di 15 anni, a quel far west normativo che ha caratterizzato la discesa in campo di Silvio, quando l’Italia era sommersa da spot berlusconiani. Con la beffa , per di più, che essendo il premier il padrone della più grande concessionaria pubblicitaria del Paese ad ogni spot elettorale si arricchirebbe di più.Di fronte ad un progetto come questo, lo diciamo sin da adesso, l’opposizione deve essere compatta e, tanto per essere chiari, non accetteremo nessun tentennamento da parte del Pd. Non vorremmo mai che si lasciasse ingannare per egoismo personale e che, per prendersi il vantaggio di qualche apparizione in più garantito al secondo partito del paese, lasciasse passare gli aspetti devastanti di questa legge. Significherebbe, davvero, svendere la democrazia per un piatto di lenticchie. A buon intenditore poche parole: stavolta, occorre essere uniti senza tentennamenti. E’ in gioco la democrazia.

LA LETTERA DELLA VERGOGNA

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Oggi pubblico una lettera…

 

"Egr. dott. Mancini nella sua e-mail Lei mi segnala una problematica personale che esula dalle mie competenze. Sarebbe svilente se un On. si dovesse occupare di cassonetti - o monnezza, come dicono a Roma - tanto più se gli stessi si trovano dinanzi ad un´attività imprenditoriale di un privato. Con profondo rammarico noto (...) che lei non comprende

il senso, né la ratio della Mia attività politica! Cercherò di essere chiaro. Lei, alle elezioni che mi hanno visto trionfatore non mi ha votato - anzi più volte nel corso degli anni ha manifestato antipatia nei confronti di Berlusconi (...) E allora - continua la risposta - nasce spontanea una domanda: perché si rivolge alla mia persona? Io per quale motivo dovrei

adoperarmi per lei? Forse mi reputa un idiota che si fa sfruttare da chiunque? Oppure, cosa ancora più offensiva, il suo servetto? Io lavoro solamente per chi mi vota in quanto faccio politica, non il missionario (...)".

 

"Sarebbe svilente e umiliante per la mia persona, la mia competenza e la mia professionalità - prosegue il consigliere capitolino - consentire a chiunque di chiedermi favori che, come nel caso di specie, esulano dalle mie competenze. Pertanto: 1) O si impegna formalmente - stipulando un patto di sangue con il sottoscritto - a votare nel 2013 il sottoscritto on. Patrizio Bianconi al Comune di Roma ed il dir. Andrea Zaerisi al municipio XIX; 2) O, se lei non è intenzionato, non si rivolga alla mia persona".

 

"Desidero infine segnalarle che per avvalersi della mia professionalità deve preventivamente fornirmi: nome, cognome, indirizzo di residenza affinché io possa schedarla nella mia rubrica individuando la sezione elettorale dove lei vota al fine di controllare se esprimerà o meno la preferenza nei miei riguardi. E poi: il suo telefono di casa, il cellulare e l´e-mail al fine di poterla rintracciare quando ci servirà il voto suo e

della sua famiglia. Se non se la sente di instaurare con il sottoscritto tale tipologia di patto - conclude Bianconi – la invito a rivolgersi alle persone che lei vota (...) Io non mi

faccio prendere per il culo da nessuno!"

 

Così risponde il consigliere comunale di Roma Patrizio Bianconi ad un cittadino che gli chiedeva di adoperarsi per spostare un  cassonetto.

Non intendo discutere dello stile e dei toni, non mi interessa e tra l’altro qualificano benissimo la persona senza la necessità di troppe parole. Pongo, però, un problema politico. Qui siamo ben oltre il voto di scambio. Siamo al ricatto, all’intimidazione, all’abuso di potere. Fossimo stati in un Paese normale, un secondo dopo la pubblicazione di questa sconcertante lettera, il consigliere si sarebbe dimesso, carico di vergogna. In un paese normale appunto, non in uno “berlusconizzato”, guastato da 15 anni di Berlusconi in politica. I danni peggiori provocati da questo signore non sono solo quelli sociali ed economici, ma anche e soprattutto quelli culturali. Per recuperare la condivisione collettiva del concetto di etica pubblica, sarà necessaria una lunga e forte azione di “deberlusconizzazione” del Paese, al di là della sua permanenza al governo.

CHI E' DAVVERO LA QUINTA COLONNA DI BERLUSCONI

 

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Oggi, durante il voto finale sullo scudo fiscale, quel campione di oppositore che si chiama Pierferdinando Casini ha definito l’opposizione di Italia dei Valori irresponsabile ed infantile. E ancora, che con un’opposizione come quella di IDV, Berlusconi rimarrà al Governo per altri 60 anni. Parole quelle del leader dell’Udc sottoscritte dall’applauso del Partito Democratico. 

(Leggere per credere. Ecco il link alla pagina del sito della Camera dei Deputati, il riferimento è a pag.21

 Al riguardo, mi limito a menzionare due episodi accaduti in questi giorni che credo, davvero, non abbiano bisogno di commenti.

 Martedì, 29 settembre 2009. Alla Camera dei Deputati, il centrodestra  respinge le pregiudiziali di costituzionalità sullo scudo fiscale presentate dall’opposizione con 50 voti di scarto. Le pregiudiziali sarebbero state approvate ed il provvedimento decaduto se l’opposizione, Pd e Udc, non fosse stata latitante. Alla votazione, infatti, erano assenti:

51 deputati del Pd

6 deputati dell’Udc

2 dell’Idv

 Venerdì, 2 ottobre 2009. Replica. Il centrodestra approva lo scudo fiscale. Il provvedimento al voto finale passa per una differenza di voti risibile (20 voti). Alla votazione erano assenti:

22 deputati del Pd

6 deputati dell’Udc

1 dell’Idv

 Lascio a voi ogni valutazione ed ogni commento sui numeri e su chi Berlusconi deve ringraziare se governerà per altri 60 anni.

 

 

 

Iniziativa antilegalitaria del PDL

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Pubblico una mia intervista apparsa ieri sul quotidiano  “Il Piccolo”. Vorrei conoscere la vostra opinione in merito.

 

Berlusconi è un uomo sempre più solo. La sua maggioranza è una nave che comincia ad affondare con i topi che fuggono.

Il Pdl è pronto, secondo il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a «organizzare una grande manifestazione contro l'attacco a Silvio Berlusconi» citando anche la sentenza sul lodo Mondadori...

È uno dei tanti esempi della cultura anti-legalitaria del centrodestra per cui le sentenze della magistratura sono un esproprio.

 

Potrebbe avere successo?

Credo sia una manifestazione che sta soltanto nella testa di Cicchitto.

 

“Firmare lo scudo fiscale è stato un atto vile”. Ha condiviso l'attacco frontale di sabato al Quirinale di Antonio Di Pietro?

Il Presidente della Repubblica avrebbe potuto rinviare alle Camere questo provvedimento. Come gesto politico. Detto questo, personalmente, mantengo inalterata la mia stima nell'operato di Giorgio Napolitano

 

“Questa porcata non andava promulgata” scrive sul blog Di Pietro. L'impressione è che usiate un linguaggio leghista per avere le prime pagine dei giornali?

Io rispondo del mio linguaggio. Personalmente non credo che il Paese abbia bisogno di stimoli ulteriori.

 

Il deputato dell'Idv Francesco Barbato è arrivato alla Camera ad accusare il premier di essere “mafioso”...

Si è trattato di un'intenzione condivisibile espressa in un modo sbagliato. Il punto è che questo governo ha approvato una legge che è un regalo colossale alle mafie e ai criminali in generale.

 

Il segretario in pectore del Pd Pierluigi Bersani ha dichiarato che gli attacchi al Quirinale “sono il miglior regalo che si possa fare a Berlusconi”.

Il miglior regalo è non andare in aula. Se l'opposizione fosse stata compattamente presente alla Camera - l'Idv lo era - lo scudo fiscale non sarebbe passato.

 

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ricevuto i suoi complimenti. Un caso?

Si è dimostrato un vero galantuomo. In un contesto come questo e in un momento difficile ha avuto il coraggio di rifiutare un privilegio vergognoso come il lodo Alfano. Dimostra di avere la coscienza a posto.

 

“La libertà di informazione è sotto stretta vigilanza” ha dichiarato a margine della manifestazione di sabato in Piazza del Popolo...

C'è un governo che controlla cinque televisioni su sei e sta cercando di far scomparire dalla televisione pubblica le notizie. Si può dire solo quello che fa comodo al governo, chi racconta notizie scomode deve chiudere e chi come Idv fa un'opposizione scomoda scompare dai telegiornali. Noi non accettiamo che l'Italia sia 70esima nel mondo per libertà di informazione, perché la libertà di informazione è il cuore della democrazia.

 

Il ministro Renato Brunetta, suo concittadino, ha proposto che all'inizio di tutti i programmi della Rai insieme al nome dei giornalisti venga reso noto anche l'ammontare del loro stipendio. Condivide questa «operazione trasparenza»?

Brunetta ormai è un esperto di iniziative strampalate. Sono spesso solo trovate demagogiche per guadagnare il titolo di un giornale.

 

Beppe Grillo, presentando ieri il suo “Movimento a 5 stelle”, ha dichiarato che “Di Pietro va difeso. È un monumento per quello che fa”?

Ringrazio, ovviamente, Beppe Grillo per gli apprezzamenti. Detto questo, l'Italia dei valori e Beppe Grillo hanno progetti molto diversi. L'Idv nasce come forza di governo, Grillo intende portare avanti le istanze dei cittadini.

(N.B. Questa mia risposta è stata trascritta in modo davvero molto improprio. Ci mancherebbe altro che un partito non porti avanti le istanze dei cittadini!!!! Al giornalista,  ho detto che il movimento di Grillo, non accettando alleanze, ha scelto di dare soltanto voce al malessere dei cittadini. L’Italia dei Valori, invece, cerca di trasformare queste istanze in proposta alternativa di governo. Due scelte legittime ma, per l’appunto, diverse).

 

All'iniziativa di Grillo c'era anche il vostro europarlamentare Luigi de Magistris che ha parlato di «un dialogo aperto» con il comico genovese «per un'azione comune». Sono possibili alleanze alle prossime regionali?

L'Idv alle regionali punta a un'alleanza con il centrosinistra. Se in qualche regione si aggiungeranno anche le liste di Grillo, saranno benvenute...

 

Certa stampa parla anche di venti di scissione nell'Italia dei valori a causa della difficile convivenza tra il fondatore Antonio di Pietro e l'ultimo arrivato Luigi de Magistris...

È una cosa che ci fa sorridere. Non esistono due partiti. L'Italia dei valori ha un leader indiscusso come Di Pietro. De Magistris ha cominciato a fare politica pochi mesi fa. Sta muovendo i primi passi.

 

da “il Piccolo” di Fabio Dorigo Trieste

 

E' un corruttore

foto-cir-mondadori “È da ritenere,  "incidenter tantum" e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede. La corresponsabilità comporta, come logica conseguenza, la responsabilità della stessa Fininvest, questo “per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell'attività gestoria della società medesima”. Queste, in estrema sintesi, le motivazioni della sentenza su Fivinvest-Cir espresse oggi dai giudici di Milano. Facciamo un balzo indietro. Il 13 luglio 2007, la II sezione penale della Cassazione ha reso definitiva la condanna ad un anno e sei mesi per Cesare Previti. La sentenza stabilisce in modo definitivo che la sentenza del 14 gennaio del 1991 con cui la Corte di appello di Roma (relatore ed estensore della sentenza il giudice Vittorio Metta, anche lui condannato) dava la maggioranza della Mondadori a Silvio Berlusconi era frutto di corruzione. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi. Il denaro adoperato per la corruzione proviene dal conto “All Iberian”, che, secondo i suoi stessi avvocati, era un conto personale di Berlusconi. Due sentenze che ribadiscono un solo concetto. Allora, o davvero siamo in presenza di una congiura di magistrati comunisti, o Silvio Berlusconi è davvero un corruttore. Noi propendiamo per la seconda ipotesi. Notizia dell’ultima ora. I capigruppo della Pdl, Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello, in una nota congiunta,  pronunciano testuali parole : “Gli attacchi che fuoriescano dai canoni dell'opposizioni democratica, dura ma rispettosa delle istituzioni, ci portano ad assicurare che, in Parlamento cosi' come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e piu' volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguira' nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potra' sconfiggere". Ebbene, a questi signori rispondiamo che i veri eversori al soldo di Berlusconi sono loro e che si dovrebbero vergognare. Urlare all’eversione per difendere in Parlamento gli interessi privati di Berlusconi è un atto gravissimo e senza precedenti. Questa maggioranza non ha ritegno e schiera il Parlamento come parte in causa per difendere gli affari del padrone. La sovranità popolare è un bene collettivo che non può essere usato indegnamente come foglia di fico dal centrodestra per difendere in una causa civile gli interessi patrimoniali del premier. Vorremo che almeno stavolta, le alte cariche dello Stato, in particolare i presidenti delle Camere, sempre così solerti a stigmatizzare i toni dell’opposizione dell’Idv, intervenissero a difesa del Parlamento.

Lodo al nano

Siamo di fronte ad un presidente del Consiglio che, secondo il giudizio di decine di magistrati, ha corrotto giudici per avere sentenze favorevoli, ha creato immensi fondi neri all’estero per pagare tangenti e commettere azioni illecite. A questo punto, la questione non è più neanche se il Lodo Alfano è incostituzionale. La questione è che siamo di fronte ad un uomo che, per sfuggire alle proprie condanne, umilia il Parlamento, riducendolo a fare leggi nel suo solo interesse. Questo potrebbe accadere in quale stato di quale repubblica delle banane. Non in Italia. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

Ghedini? Si ispira ai maiali di Orwell

este_07103331_374601 Ieri ho detto: “Ghedini si ispira ad Orwell e precisamente ai maiali nel romanzo satirico 'la fattoria degli animali'. Affermare che la 'legge e' uguale per tutti, ma non la sua applicazione e' come dire 'tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono piu' uguali degli altri. Noi, al contrario di Berlusconi e della sua maggioranza che grida all'eversione rispettiamo le sentenze, tutte, ed attendiamo con serenita' il verdetto della Corte Costituzionale. Se non dovesse bocciare il Lodo Alfano, saranno i cittadini a spazzarlo via, grazie al nostro referendum''. Oggi il Times ci dà ragione. Guardate la pagina:

Bocciato!!!!!!!!!!!!!!!!

 sede-consulta1 Bocciato. Il Lodo Alfano, ribattezzato Lodo Al Nano…, non passa l’esame di costituzionalità. E’ salvo, invece, e per fortuna, il principio di uguaglianza. Tutti i cittadini sono ancora uguali davanti alla legge, con buona pace di Ghedini, e non ci sono cittadini più uguali degli altri. Una vittoria per l’Italia, per i cittadini onesti ed ora non rimane che fare una cosa: andare al voto.  Mentre Silvio Berlusconi vada a fare quello che toccherebbe a qualunque altro italiano nelle sue condizioni: l’imputato nei tanti processi che lo vedono coinvolto per reati gravissimi.

Lodo Alfano, Berlusconi inqualificabile

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ieri a Porta a Porta ha fatto affermazioni gravissime e inqualificabili, mostrando di che pasta è fatto e quale sia la sua cultura di riferimento: una cultura illegalitaria e antidemocratica. Noi abbiamo un’idea diversa di democrazia, quella che parte dal principio che la legge è uguale per tutti. Oggi che il Re è nudo non ci sono altre vie, se non quella delle dimissioni. Lo grideremo forte e chiaro in quella che sarà la nostra Piazza Navona 2.

Abolizione delle province: chi fa sul serio e chi no

Le province in Italia sono 110 e costano 13 miliardi di euro l'anno. In campagna elettorale, tutti, centrodestra e centrosinistra, hanno detto di volerle abolire. Passate le elezioni, non se ne è più parlato. Oggi, a 17 mesi di distanza, dopo un anno e mezzo di battaglie, Italia dei Valori è riuscita a portare la sua proposta di legge per l'abolizione delle province in Aula. Lunedì prossimo, 12 ottobre, tutti i partiti saranno chiamati ad esprimere il loro voto. Vedremo chi manterrà fede alle promesse e chi racconta frottole.

Mani pulite a Westminster e immunità a Montecitorio

gordon-brown Non sono un esterofilo, anzi provo un po’di fastidio per tutti quelli che.. “all’estero è meglio”. Oggi però, dall’Inghilterra, è arrivata una di quelle lezioni di civiltà che in Italia, ahimè, appartiene al periodo ipotetico dell’irrealtà. Andiamo per gradi. In Inghilterra è successo che la tv di Stato, la Bbc, ha rivelato che Gordon Brown sarebbe coinvolto nello scandaloso caso della “Mani Pulite a Westminster”. Da indiscrezioni, ha rivelato ieri la Bbc, sembrerebbe che anche il primo ministro inglese abbia messo a conto dei contribuenti inglesi i 170 euro pagati all’idraulico per riparare le tubature della sua casa privata. Pensate sinceramente che tutto ciò potrebbe accadere anche in Italia? No, in Italia succede questo. Nel Paese del sole e del mare e di Berlusconi, succede che, di fronte ad un presidente del Consiglio accusato di corruzione, non solo si pensi ad una nuova leggina ad personam che metta il premier al riparto da eventuali possibili condanne, ma che si invochi il ritorno, in maniera bipartisan e trasversale, all’immunità parlamentare, quello scandaloso privilegio che trasforma i politici in una odiosa casta di intoccabili. Non so cosa ne pensiate voi ma per quanto mi riguarda di questa casta che vuole ridarsi l’impunità penso tutto il male del mondo. Per questo, qualora si giunga ad uno scempio del genere, lo fermeremo con ogni mezzo, anche a costo di incatenarci in Parlamento.

Pinocchi in Parlamento

  E’ andata a finire proprio come ci aspettavamo. La proposta di legge dell’Italia dei Valori sull’abolizione delle province è stata bocciata dal Parlamento, anzi. Pd , Pdl e Lega, tutti insieme appassionatamente, hanno fatto in  modo che non si arrivasse neanche alla discussione sul provvedimento che porta la mia firma. Ancora una volta ha vinto la politica dei pinocchi, di chi in campagna elettorale aveva promesso di eliminare le province e non ha mantenuto la parola. Ancora una volta vince la politica che perpetua se stessa e le proprie poltrone e perdono i cittadini.

Non vogliamo essere pagati per fare i fannulloni

Il Parlamento, in un mese, ha votato solo tre leggi e solo una e' effettiva. Non ci vuole molto a capire che questo è un Parlamento che non lavora, in cui una maggioranza lobotomizzata attende solo gli ordini da Palazzo Chigi. Questo è un Parlamento asservito ai voleri di uno solo, che lo usa a suo piacimento per fare le leggi che vuole il premier e solo per il premier. Noi non vogliamo essere pagati per non lavorare, per fare i fannulloni. Non vogliamo tradire il patto con gli elettori e lo abbiamo gridato forte e chiaro oggi davanti a Montecitorio, lanciando una sfida: i deputati di Italia dei Valori, per ogni giorno in cui è prevista Aula e non si voterà, restituiranno la diaria di quel giorno alla Presidenza della Camera. Non saremo mai complici di un Parlamento fannullone.

Il ponte? Pagliacciata propagandistica

ponte_di_messina A dicembre inizieremo i lavori del ponte di Messina, dice Berlusconi. Bugia, diciamo noi. A meno che Berlusconi per inizio dei lavori non intenda la posa della prima pietra. Solito copione: telecamere, flash, nugolo di giornalisti (alcuni, forse molti, ‘embedded’…), sorrisi smaglianti del presidente del Consiglio che sicuramente si metterà in posa con elmetti da operaio. Una sceneggiatura perfetta per nascondere una fastidiosa verità: un minuto dopo la cerimonia i lavori saranno sospesi. Non ci sono soldi. Punto. Al di là di roboanti annunci, la situazione è questa. I numeri non sono come le dichiarazioni di Berlusconi e non possono essere smentiti. Ed i numeri sono chiari: per il 2010-2011 il contributo in conto capitale all’Anas è pari a zero e le risorse stanziate per la costruzione di opere pubbliche e infrastrutture è diminuita dell’8%. Numeri, non chiacchiere. Comprendiamo che Berlusconi abbia bisogno di recuperare credibilità e consenso dopo i fischi di Messina, ma questo castello di bugie gli crollerà addosso. Come farà il presidente del consiglio a costruire il ponte senza soldi? E come si fa a costruire il ponte senza progetti? Eh già, leggete cosa dice il Wwf: “non esiste ad oggi non solo un progetto esecutivo che consenta di aprire i cantieri del ponte, ma nemmeno il progetto definitivo che serve a completare la procedura di valutazione di impatto ambientale”. Insomma, ad occhio e croce, questo annuncio sembra la solita pagliacciata propagandistica di Berlusconi.

LA DITTATURA DEI PIXEL

video: 
Ore 10 del mattino. Mattino 5, una delle trasmissioni Mediaset più seguite. Va in onda “l’Operazione Mesiano”. Obiettivo: distruggere la credibilità del giudice che ha condannato Berlusconi. Registi dell’operazione un manipolo di tiratori scelti, mascherati da giornalisti, tutti al soldo del premier.La tecnica è raffinata. Il conduttore annuncia un filmato in esclusiva. C’è un uomo che fuma una sigaretta mentre attende il turno dal barbiere. Cammina avanti e indietro, attraversa il semaforo, si siede su una panchina. Nulla di eccezionale, gesti quotidiani che appartengono a ciascuno di noi.Ma ecco che parte il killeraggio mediatico. Guardate e ascoltate il video. “Cammina avanti e indietro” viene ripetuto più e più volte. “E’ impressionante – dice la giornalista – non riesce a stare fermo”. “Fuma l’ennesima sigaretta della mattina”. Parte il primo colpo: Misiano è un uomo nervoso, instabile, insicuro, incerto, dunque inaffidabile. E poi ancora. Indossa mocassini bianchi su calzini turchesi – dice la giornalista – come fosse un il chiaro ed inequivocabile segno di follia.Così si distrugge la dignità umana e professionale di un uomo, di un servitore dello Stato. L’olio di ricino ha lasciato il posto ai più moderni pixel di una telecamera. Questo è fascismo.

DITTATORUNCOLO DA OPERETTA

video: 
Ieri ho detto che siamo all’epilogo della personalissima guerra di Berlusconi contro la Magistratura. Ho aggiunto che per il presidente del Consiglio la magistratura non è un potere da riformare ma un nemico da abbattere. Ho ribadito che il disegno del premier non è quello di un folle ma è il progetto sostanzialmente eversivo di questo “dittatoruncolo da operetta” che è diventato ormai il presidente del Consiglio. Ho concluso dicendo che Italia dei Valori sarà il cane da guardia della Costituzione contro questo piano scellerato, chiamando anche gli altri partiti dell’opposizione a fare la loro parte. L’ho detto e lo ribadisco.Puntuale la risposta del fido scudiere Gasparri che, stavolta, ha chiamato a raccolta tutti i senatori del Pdl. I deputati, evidentemente, erano già a cena. Donadi usa “toni criminogeni”. Hanno chiosato i senatori del Pdl. Il suo è un linguaggio d’odio che aizza pazzi e terroristi. E’ un irresponsabile. E’ una condotta grave e non tollerabile.Lascio a voi ogni commento su chi usa toni criminogeni e aizza pazzi e terroristi. La risposta dei senatori del Pdl è stata per me particolarmente evocativa. Mi ha ricordato un'altra celebre parodia, dove un signore gioca con un mappamondo ed incita le folle. Ogni riferimento al nostro dittatoruncolo da operetta è puramente intenzionale.

SFIDA A GIULIO SUL POSTO FISSO

“La flessibilità? Molto meglio il posto fisso”. Banalità o demagogia? Entrambe ma la vera vergogna è che a dirlo oggi è Giulio Tremonti, il superministro dell’Economia, il campione dell’ideologia liberista e liberale, quello che per quindici anni ci ha raccontato il mito dell’America, la favola del turbo capitalismo, il sogno della finanza creativa e la leggenda del lavoro flessibile, atipico, interinale.Giulio Tremonti non è un ministro qualunque di una stagione qualunque. E’ colui che, per quindici anni, con qualche fugace parentesi, ha dettato la linea economica del nostro Paese, improntata al liberalismo più sfrenato. E’ quello stesso signore che, con disinvoltura e cinismo, ha smantellato l’impianto garantista del diritto del lavoro italiano, varando nel 2001 la legge che ha istituzionalizzato il lavoro a tempo determinato; che, sempre nel 2001, ha rimosso tutti gli ostacoli normativi al ricorso di lavori atipici; che, infine, nel 2003, ha “elasticizzato la disciplina del part-time e del lavoro interinale, istituendo il contratto di inserimento. E’ quello stesso signore che, solo 10 giorni fa, ha licenziato 150.000 precari della scuola, senza battere ciglio.Ad occhio e croce, dunque, c’è un problema grande quanto una casa. O il ministro Giulio Tremonti fa demagogia da quattro soldi perché ha capito che l’emergenza lavoro è oggi la principale preoccupazione degli italiani, oppure, se davvero improvvisamente crede nel mito del posto fisso, dovrebbe dimettersi domani, confessando agli italiani di averli presi per i fondelli negli ultimi 15 anni. Anzi, le dimissioni non bastano. L’esilio sarebbe più giusto, meglio se a vita.Io sfido il ministro Tremonti su una cosa concreta e non sulla luna. Se davvero crede ad un decimo di quello che ha detto non può dire di no a due richieste di Italia dei Valori, contenute in una proposta di legge che abbiamo depositato in Parlamento. Il raddoppio della cassa integrazione per tutto il periodo della crisi, per tutelare coloro che al momento un posto fisso ce l’hanno ancora, ed un limite a quell’anomalia tutta italiana del precariato istituzionalizzato, con l’obbligo per l’azienda di assumere a tempo indeterminato il lavoratore dopo tre anni di flessibilità.

LA QUESTIONE MORALE

Enrico BerlinguerEnrico BerlinguerL’indice 2008 di Trasparenza pone l’Italia al 55° posto nella lotta contro la corruzione nel mondo  e al 26° posto in Europa. L’organismo d’Europa che monitora il livello di corruzione ha detto che in Italia “la corruzione è un fenomeno diffuso, dall’urbanistica, allo smaltimento dei rifiuti, agli appalti fino al settore della sanità”. Nel suo rapporto sottolinea che in Italia esiste “la volontà della magistratura di combattere la corruzione ma che nonostante questo il fenomeno è generalizzato”.E’ tutto terribilmente vero. Negli ultimi due anni, si è aperta nel Paese una nuova stagione di inchieste giudiziarie che da Firenze a Napoli, da Pescara a Catanzaro, passando per Potenza e Milano, ha coinvolto e coinvolge amministratori locali e politici nazionali.E’ stata definita la nuova Tangentopoli ma rispetto a 15 anni fa, oggi, non tremano solo i palazzi romani e non trema solo una parte politica. Tangentopoli ha traslocato, da Roma si è trasferita in periferia, nei comuni, nelle province e nelle regioni italiane, anche in quelle amministrazioni guidate dal centrosinistra che fino a qualche anno fa erano sinonimo di buona amministrazione. I politici locali, con spirito bipartisan, hanno attinto alle casseforti locali, ambiente e sanità in testa, spartendosi la fetta dei soldi pubblici. La corruzione, dunque, non è più solo a Roma e non è più appalto di una sola parte politica. Tangentopoli è diventata periferica e trasversale.Di fronte a tutto questo, occorrono due cose urgenti. La prima: più controlli e poteri alla magistratura. Serve fermare, subito, la scellerata legge sulle intercettazioni che ha in mente il centrodestra. E’ grazie a questo indispensabile strumento di indagine se i magistrati hanno scoperto spaventose sacche di malaffare. Privare la magistratura di tale strumento equivale alla resa dello Stato di fronte alla corruzione.La seconda: il rinnovo della classe dirigente. E’ impensabile che, da una parte, alla guida della regione Campania ci sia ancora quel Bassolino, travolto da spaventose inchieste, così come dall’altra è impensabile che la risposta sia la candidatura di quel Cosentino che i suoi stessi compagni di partito definiscono impresentabile.E’ triste e avvilente constatare che, in questi ultimi 15 anni il degrado morale non abbia risparmiato il centrosinistra. Quella diversità morale che da Berlinguer in poi ha caratterizzato il centrosinistra, è stata persa, anzi, tradita. Indigna constatare che quel concetto di buongoverno e di sana amministrazione che un tempo aveva caratterizzato le amministrazioni di centrosinistra abbia lasciato il posto al degrado morale, al consenso creato attraverso il sistema clientelare. Non pretendiamo di avere rispetto agli altri una sorta di superiorità morale. Mele marce ce ne sono state e ce ne saranno anche in Idv. Ma la differenza è che Italia dei Valori le mele marce vengono allontanate, negli altri partiti fanno carriera o vengono candidate.Italia dei Valori non ci sta e, se necessario, scenderà in piazza insieme ai cittadini per urlare il suo sdegno. Dobbiamo e vogliamo riportare il centrosinistra a quel senso etico smarrito. Non si può continuare a parlare di questione morale e lasciare che un cumulo di amministratori disonesti che ha tradito Berlinguer affoghi e sparisca sotto un mare di inchieste giudiziarie. La posta in gioco è il futuro del Paese, una posta troppo alta. Io non intendo lasciare la parte sana di questo Paese in mano a corrotti e delinquenti. Io non ci sto.

L'IRA(P) DI BERLUSCONI

 Silvio BerlusconiSilvio BerlusconiAbolire l’Irap non è una  priorità, ma modificarla si. E farlo non significa fare un favore alle imprese ma, semplicemente, cancellare un’ingiustizia e in tal modo tutelare l’intero mondo del lavoro.Così come è strutturata oggi, l’Irap contiene elementi di grave iniquità, che rappresentano un vero e proprio danno, oltre che per le imprese, anche – seppure indirettamente -  per il lavoro e per i lavoratori. L’imposta, infatti, viene calcolata in base al lordo del costo del personale, penalizzando le imprese ad alta intensità di manodopera, prime di tutte quelle del settore manifatturiero (che occupano la gran parte dei lavoratori nel settore industriale), e viene pagata anche quando l’esercizio si chiude in perdita, aggravando il conto economico di piccole e medie imprese già sofferenti per la crisi e la globalizzazione.Sono proprio questi i due aspetti perversi che andrebbero modificati, perché trasformano l’Irap in una sorta di tassa sul lavoro che danneggia l’intero mondo produttivo. E’ paradossale, ma un’azienda in perdita che licenzia o mette in cassa integrazione un gran numero di dipendenti, paga meno tasse di un’azienda virtuosa che, pur essendo in perdita stringe i denti e difende i posti di lavoro.Eliminare queste iniquità dell’Irap dovrebbe costare, secondo alcune valutazioni apparse in questi giorni, circa 5/6 miliardi di euro.Se poi il Governo ha davvero a disposizione tutti i 38 miliardi di euro necessari a coprire l’eliminazione l’eliminazione totale dell’IRAP, ben venga, ma allora, per quanto riguarda IDV, tutta la differenza, pari a 32/33 miliardi di euro deve andare a soddisfare l’altra grande priorità nazionale che è l’incremento dei salari. Per questo chiediamo al governo che, se i  soldi ci sono (ma ne dubitiamo fortemente) siano interamente destinati, per i residui 32/33 miliardi, a ridurre il carico fiscale sul lavoro, producendo così un sensibile incremento del netto in busta paga per i lavoratori dipendenti.Non vi nascondo la nostra disponibilità al confronto  è anche un modo per smascherare le bugie di Berlusconi che, compresa questa, ha abolito “televisivamente” l’IRAP già 5 o 6 volte negli ultimi 10 anni!!!!!Il problema è che per Berlusconi la politica è una sorta di partita a poker, fatta solo di rilanci, senza avere in mano nemmeno una misera coppia.Peccato che sia una partita che gioca con sprezzante cinismo sulla pelle degli italiani.

A PIERLUIGI DICO CHE...

 Pierluigi BersaniPierluigi BersaniIeri è stata scritta una bella pagina di democrazia. Tre milioni e mezzo di persone, che sono andate a votare, questa volta in una competizione vera e senza sconti, sono un successo straordinario, il segno evidente che la voglia di partecipazione è alta.Al neosegretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, faccio i miei più sinceri auguri di buon lavoro con l’auspicio, però, che con l’elezione di Pierluigi si chiuda finalmente la fase costituente del Pd, che in realtà non si è mai chiusa, e si apra una stagione nuova, quella del partito solido, strutturato, punto di riferimento della coalizione di centrosinistra e dell’asse riformista. A Pierluigi dico due o tre cose per me fondamentali e sulle quali dovremo confrontarci al più presto. Innanzitutto, dico che serve una politica di alleanze serie, su linee programmatiche serie. A nulla serve una politica di alleanze vecchio stile, modello Unione per intenderci, con la quale magari si vincono le elezioni per un punto ma non si riesce a governare per i mille veti dei tanti rami ed arbusti. Il passato ci ha insegnato che a nulla serve vincere se poi non si riesce a governare, e Dio solo sa se questo paese ha bisogno di riforme e di essere ben governato.Italia dei Valori non solo è disponibile a far parte sin da adesso di questa nuova coalizione del centrosinistra, riformista, alternativa di Governo, ma di questa nuova coalizione si sente parte attiva e fondante, non meno del Partito democratico. Guarderemo con rispetto ed attenzione a qualsiasi ipotesi di alleanza ci sarà sul piatto, a patto però che non vengano meno quei punti fondanti e qualificanti della nostra politica sui quali non arretriamo di un passo: liste pulite, senza condannati e candidature irreprensibili.Non lo chiediamo perché abbiamo il pallino della giustizia o il complesso di superiorità riguardo alla questione morale. Lo chiediamo perché siamo convinti che i politici siano al servizio dei cittadini e non il contrario. E perché siamo convinti che i partiti ed i loro leader abbiano il dovere di assumersi la responsabilità delle loro scelte.

5 DICEMBRE IN PIAZZA: SERVE UNITA'

 Vasto 2009Vasto 2009


DOVEROSA CORREZIONE


 

 

Non c'è dubbio alcuno che la manifestazione sia nata dalla rete, grazie all'impegno e alla dedizione di alcuni blogger che hanno avviato un gruppo - al quale io stesso ho aderito - che conta oggi più di 100.000 iscritti. IDV si è soltanto aggiunta a questa iniziativa e non ha alcuna intenzione di metterci il cappello sopra. Tantomeno possiamo decidere se la manifestazione si debba tenere o meno.

Detto questo nel mio post mi ponevo la domanda se è opportuno che IDV sia presente (con le proprie bandiere) dato che alla manifestazione non ci saranno tutti i partiti di opposizione e c'è il rischio di dare un segnale di un'opposizione ancora una volta divisa. Ovviamente in quel caso si dovrebbe partecipare senza simboli di partito, ognuno a titolo individuale.

Mi dispiace davvero se la mia riflessione ha ingenerato un simile equivoco. In ogni caso, sbagliare è umano, correggere è doveroso

 

 

Oggi è stata presentata da Di Pietro e Ferrero la manifestazione nazionale del 5 dicembre per denunciare il grande inganno di questa maggioranza e chiedere le dimissioni di Berlusconi. Alla manifestazione, oltre a Idv e Prc, ha garantito il suo entusiastico appoggio anche il Pdci di Diliberto. Il Pd, invece, attraverso Penati, coordinatore della mozione Bersani, ha fatto sapere che “quando ci saranno una piattaforma e contenuti comuni sulle questioni democratiche e sociali aperte nel paese e sulla prospettiva dell'alternativa, sarà il momento giusto per decidere tutti insieme forme di iniziative e mobilitazione”. Su questa questione mi sono permesso di sollecitare una riflessione all’interno di Italia dei Valori. E’ sbagliato dare al Pd il pretesto di poter dire ‘non veniamo perché l’avete organizzata senza consultare nessuno’. Dobbiamo agire con più ‘furbizia politica’ per ‘stanare’ le altre opposizioni e verificare le loro reali intenzioni.

E’ ormai evidente, nonostante il cumulo di bugie dette, che questo governo ha tradito gli impegni presi con i cittadini ed è altrettanto evidente che è incapace di affrontare la crisi economica. La conferma della sentenza di condanna per David Mills dimostra l’assoluta perdita di credibilità, anche internazionale, del presidente del Consiglio. Per questi motivi una manifestazione come quella del 5 dicembre è doverosa e sacrosanta, ma l’elezione di Bersani a segretario del Pd apre una nuova fase politica da cui non si può prescindere. Questo impone una riflessione all’Italia dei Valori: se privilegiare iniziative importanti ma parziali oppure iniziare da subito a ricercare momenti di unione di tutto il centrosinistra. Italia dei Valori ha la carte in regola anche per farsi promotrice di un incontro di tutte le forze del centrosinistra e lì verificare se vi è una comune disponibilità ad organizzare una grande manifestazione popolare per denunciare la deriva di questo governo, anche a costo di accantonare temporaneamente, la manifestazione del 5 dicembre. Da questo momento in poi, per dare la spallata vera e definitiva a Berlusconi, serve l’unione di tutte le opposizioni. Condurre una battaglia politica giusta senza avere, però, la capacità di coinvolgere tutti, diminuisce anche la nostra forza. Cosa ne pensate?

 

 

 

LA SICUREZZA NON SI TAGLIA

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“La sicurezza e' un diritto. E i diritti non si tagliano”. E’ questo l’urlo che ha percorso questa mattina le strade di Roma. A urlare il loro disagio e la loro rabbia c’erano migliaia di uomini e donne appartenenti alle forze dell’ordine. Trentamila persone della Polizia di Stato,  della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato, della Guardia di Finanza eMarina Militare e Aeronautica militare hanno sfilato per le strade della capitale contro il Governo Berlusconi che in due anni non ha fatto altro che tagliare i fondi al comparto sicurezza. Questa volta non abbiamo voluto proporvi un nostro commento. Questa volta a parlare saranno i loro volti, le loro storie e i loro drammi quotidiani. Il Governo Berlusconi continua a riempirsi la bocca con la parola sicurezza, ma la verità è che in tre anni ha tagliato tre miliardi di euro agli operatori del settore con drammatiche ripercussioni sull’operatività e sull’organizzazione del lavoro delle forze dell’ordine. Tutto questo significa meno sicurezza per i cittadini, significa meno pattuglie in servizio, meno volanti a disposizione, tagli ai commissariati minori, meno poliziotti a perlustrare le nostre città o a rispondere al centralino del 118 per le emergenze. Questa volta non siamo noi a dirlo, non possono accusarci di fare propaganda. A dirlo è la voce di chi ogni giorno resta in strada a proteggerci e a servire il nostro Paese.

LA CASTA SALVA IL MINISTRO

Altero MatteoliAltero Matteoli Deputati, ministri, sottosegretari, tutti al gran completo. Non si vedeva uno spiegamento di forze così imponente da parecchio tempo alla Camera. Ieri, in Transatlantico, i cellulari della maggioranza sembravano impazziti. Dall’alto, era partito l’ordine: tutti in Aula, c’è un uomo da salvare. Ma non si trattava di un uomo qualunque, magari un precario della scuola o un operaio licenziato. L’uomo da salvare era ed è il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli che ieri Pdl, Lega e Udc hanno salvato dal giudizio dei magistrati. Salvato dalla casta e da un artificio tecnico, messo in campo dall’on. Consolo, avvocato difensore di Matteoli, nonché membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Et voilà, l’ennesimo conflitto di interessi è servito.Questo in breve il fatto. Altero Matteoli, all’epoca dei fatti contestatigli ministro dell’Ambiente, avvisò il prefetto di Livorno di un procedimento penale per abusi edilizi sull’isola d’Elba a suo carico, consigliandogli “di non usare il cellulare e di distruggere la memoria del suo computer”.Questa è l’accusa. Vero o no, in un paese normale spetterebbe alla magistratura il compito di accertare la veridicità dei fatti, tanto più se a compiere il reato è stato un ministro della Repubblica. In un paese normale, dove tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. In Italia no. Se in ballo c’è un ministro che “sembrerebbe aver commesso un reato” si invoca l’immunità, ci si nasconde dietro l’artificio giurisprudenziale, degno del peggior azzeccagarbugli.C’è solo una ragione per la quale la Camera avrebbe avuto ragione ad impedire di procedere contro il ministro Matteoli, ovvero, “in presenza di tutela dell’interesse dello Stato”. Non so voi, ma personalmente non ravviso nessuna ragion di Stato dietro al fatto che il ministro Matteoli abbia avvisato “di guai in vista” l’amico prefetto.Invece, ieri, con 375 voti a favore e 199 contrari, ciò che non è riuscito a Berlusconi con il lodo Alfano, è riuscito al ministro Matteoli con il lodo Consolo: assicurarsi l’immunità, anzi, l’impunità davanti alla legge. Una beffa quasi insopportabile per il povero Silvio. In questo Paese, essere ministri è meglio che essere semplici cittadini, ma è anche meglio che essere presidenti del Consiglio.

ANCHE IL SIGNOR ROSSI ORA VA ALLA CARITAS

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Le famiglie italiane sono sempre più povere. Nel secondo trimestre del 2009, il reddito lordo disponibile per le famiglie è diminuito dell’1% rispetto al trimestre precedente, con una perdita in termini assoluti di 11 miliardi di euro. E’ quanto emerge dallo studio dell’Istat “Reddito e risparmio delle famiglie e profitti della società”.Nel febbraio del 2008, la Caritas di Roma ha aperto un emporio della solidarietà, un supermercato dove persone con difficoltà economiche possono recarsi a fare la spesa gratuitamente. Lo abbiamo visitato, incontrando i responsabili e parlando con loro. C’è una cosa, sopra tutte, che colpisce come un pugno nello stomaco e che dimostra come quei dati Istat siano drammaticamente veri. A venire a fare la spesa all’emporio non sono i poveri del nostro immaginario collettivo, i disperati, gli abbandonati, i barboni. Ci sono anche quelli ma ci sono soprattutto “ le famiglie normali”, quelle del piano di sotto, monoreddito, con figli che studiano, che pagano la rata del mutuo o l’affitto e che non arrivano più alla fine del mese. C’è il piccolo imprenditore o il commerciante che la crisi economica ha ridotto sul lastrico. C’è l’operaio che è stato licenziato o è stato messo in cassa integrazione. C’è quel ceto medio, insomma, che la crisi sta schiacciando inesorabilmente. Ma c’è anche tanta dignità.Gli empori della solidarietà, frutto della straordinaria collaborazione tra la Caritas, il Comune di Roma, benefattori privati e grandi aziende,  stanno nascendo in altre città. E se da una parte Roma rivendica la paternità dell’iniziativa con orgoglio, dall’altra sottolinea che la proliferazione degli empori è il segno evidente di una vera e propria emergenza povertà a livello nazionale.Quando governava il centrosinistra, le tv bombardavano i telespettatori con la notizia che le famiglie italiane erano sempre più povere. Ora non se ne parla più. C’è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, a reti unificate, dice che la crisi è finita. Lasciamo alle immagini e alle parole dire se è vero o no.