febbraio 2010

LA MILANO DA BERE E' TORNATA

 Craxi - BerlusconiCraxi - BerlusconiPiù passa il tempo e più ne ho la certezza. Silvio Berlusconi è l’erede naturale di Bettino Craxi. Indifferenza verso la buona amministrazione, consenso conquistato spendendo soldi che non ci sono, nessuna politica di contenimento della spesa pubblica, delegazioni faraoniche inviate all’estero.Qualche anno fa, furono in mille ad accompagnare Ghino di Tacco nell’ormai celebre viaggio in Cina. Oggi, sono in 100 ad accompagnare Silvio nel suo viaggio in Israele. Un po’ troppi per celebrare la tre giorni d’amicizia tra il premier e Netanyahu.Ma i parallelismi più inquietanti vengono fuori guardando alla politica economica di Bettino e Silvio e al debito pubblico di allora e di oggi: spesa pubblica senza freni per accontentare tutti creando facile consenso e un aumento senza controllo del debito pubblico.I due governi Craxi (1983 – 1987), in soli quattro anni, raddoppiarono il debito pubblico. In quegli anni, infatti, l’indebitamento passò, in termini assoluti, da 234 a 522 miliardi di euro e il rapporto tra debito pubblico e Pil passò dal 70 al 90%. Gli anni del craxismo più esasperato e della Milano da bere portarono l’Italia sull’orlo della  bancarotta. Oggi ci risiamo. La Milano da bere è tornata.Nei sette anni e due mesi dei tre governi del Cavaliere, dal ’94 al 2009, lo rivela un’inchiesta su Affari e Finanza de la Repubblica di oggi, lo Stato ha accumulato un indebitamento per circa 430 miliardi, più o meno 7.500 euro per ciascun cittadino italiano.I dati BanKitalia riportati nell’inchiesta rivelano infatti che, i governi Berlusconi hanno creato un enorme debito pubblico, mentre quelli di centrosinistra sono stati più virtuosi. Dini, Prodi I, D’Alema e Amato, hanno ridotto di 13 punti percentuali il debito pubblico in sei anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Prodi, che successe a Berlusconi nel 2006, in appena un anno, lo ridusse di ulteriori 3 punti. Con Berlusconi al governo, dunque, gli italiani ci stanno rimettendo e di brutto. La verità è che a Berlusconi non frega niente delle generazioni future e alla pesante eredità che lascia. A lui interessa solo il facile consenso. E tenere inchiodato il parlamento a risolvere i suoi guai giudiziari. E tutto il resto è noia.

LA STRATEGIA DELL’IMPUNITA’

video: 
 Oggi vi svelo un vero scoop. Niente a che fare con la bufala delle foto Di Pietro immortalato insieme a Contrada, sparate oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera. Quella è spazzatura montata ad arte perché Italia dei Valori è un partito che dà sempre più fastidio.Il vero scoop di oggi è che il ddl sul processo breve non si farà. L’avvocato Taormina, quello che un tempo scriveva le leggi ad personam per il premier e che oggi è stato sostituito dalla coppia del goal Ghedini - Pecorella, ha spiegato in un’intervista sul blog dell’Espresso quella che noi conosciamo da tempo e che chiamiamo strategia dell’impunità. E se lo dice Taormina, che di fini strategie se ne intende, c’è da credergli. La tattica consiste in questo. Minacciare il parlamento con una legge che è una bomba atomica, come il ddl sul processo breve, per portare a casa quello che gli serve davvero, ovvero, il legittimo impedimento. Il retropensiero è più o meno questo: o mi approvate il legittimo impedimento o io vi faccio scoppiare la bomba atomica del processo breve. E per farvi capire che faccio sul serio, intanto lo faccio approvare in uno dei due rami del parlamento. Armo la spoletta, dunque, e resto a guardare. Un vero e proprio ricatto che l’ex avvocato del premier conferma in pieno, una vera e propria strategia dell’impunità che si ripete sistematicamente. L’obiettivo di Berlusconi è far approvare una legge palesemente incostituzionale, come il legittimo impedimento, che resterà in vigore il tempo che gli serve, circa un anno e mezzo, fino alla bocciatura della Corte Costituzionale, per arrivare al vero obiettivo, il lodo Alfano bis per via costituzionale, quindi intoccabile.Ma la strategia dell’impunità non si ferma qui. Sarà un caso fortuito ma proprio nei giorni in cui Massimo Ciancimino, rivela i legami tra il padre Vito, Mangano, Dell’Utri  e Berlusconi, rapporti di cui aveva già parlato  il giudice Borsellino nella sua ultima intervista alla tv francese, una testa di legno nella maggioranza di centrodestra presenta la solita anonima leggina che stravolge il ruolo processuale dei pentiti, quegli stessi pentiti su cui Falcone e Borsellino hanno costruito il successo della lotta a Cosa Nostra. Non male davvero per un premier che ha detto di voler sconfiggere la mafia entro la fine della legislatura.

SCHIZZI DI FANGO IGNOBILI

Cena Di Pietro - ContradaCena Di Pietro - ContradaE’ iniziata l’ennesima offensiva contro Italia dei Valori ed il suo leader Antonio Di Pietro. I grandi burattinai, che agitano gli spauracchi dei falsi scoop di queste ore, sanno di avere in mano il nulla ma questo non li spaventa. Hanno gli strumenti, i mezzi finanziari e le motivazioni per creare fantasmi che poi “media” compiacenti, trasformeranno in sospetto e, quindi, in tentativo di delegittimazione. Il nulla, questa volta, davvero è desolante. Una cena per gli auguri di Natale in una caserma dei carabinieri. Organizzata dal comandante della Caserma. Presenti solo funzionari dello Stato e dei carabinieri. Vengono addirittura scattate foto ricordo. Certo! Contrada, presente alla cena, viene arrestato due settimane dopo, ma nessuno dei presenti aveva la sfera di cristallo. Tutti i presenti, inoltre, a distanza di vent’anni, confermano che era solo una cena per lo scambio di auguri. Eppure, intorno a quella cena scoppia la ridda delle insinuazioni, che nascono, oltretutto dalle farneticazioni di Mario Di Domenico, grafomane e pluricondannato per le sue strampalate azioni giudiziarie contro IdV e Di Pietro.Quello che sta accadendo in queste ore è la dimostrazione che, in questo paese, non solo la politica ma anche potentati economici e finanziari si muovono in spazi a dir poco opachi. Sono quegli stessi poteri, a partire dal gruppo economico che fa a capo a Berlusconi, che, vent’anni fa, con la politica facevano affari e hanno contribuito a creare quel sistema perverso, politico-affaristico, che tanto ha danneggiato l’economia e l’imprenditoria sana di questo Paese.Potentati economico-finanziari che da sempre si abbuffano alla mangiatoia pubblica  e beccano sonore bastonate ogni volta che si confrontano sui mercati. Gente che, per vivere, per continuare a fare affari e prosperare, ha bisogno di un politica debole, sensibile alle lusinghe dell’economia, venendo ripagata da uno Stato che svende i suoi gioielli all’imprenditoria pubblica e cede servizi, beni pubblici o reti infrastrutturali a prezzi di realizzo.Potentati economici che controllano grandi e piccoli giornali che usano, per difendere i loro referenti politici ed attaccare i loro avversari. Italia dei Valori questi potentati, presidente del Consiglio in testa, li ha tutti contro per una ragione semplicissima. Perché non siamo in vendita, perché non siamo disponibili a sacrificare l’interesse collettivo all’interesse particolare di nessuno. Per questo siamo inaffidabili e quindi pericolosi e, quindi, nemici da abbattere.Fino a quando Italia dei Valori viaggiava intorno al 2% dei consensi, ci potevano anche tollerare come una presenza quasi folcloristica. Ma oggi facciamo paura, oggi andiamo fermati.C’è tutto questo dietro agli attacchi dei giornali di oggi. Lo hanno fatto, ogni volta che hanno potuto, ma stavolta è un attacco concentrico e sistemico. Resisteremo anche a questo. E’ da questa consapevolezza che nasce la nostra forza e la nostra determinazione ad andare avanti. Ogni schizzo di fango è una medaglia da appuntare sul petto. 

LEGITTIMO UN CAZZO!

  La protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioLa protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioQuando si ha a che fare con mister B la chiarezza bisogna cominciare a farla a partire dai titoli. L’uomo la sa lunga. E’ tutta la vita che vende tutto a tutti. Quando decide di rifilare agli italiani uno dei suoi colossali pacchi, gli va riconosciuto che lo confeziona bene e ci mette pure il nastro rosa. Tutto parte sempre dal nome che, ovviamente, deve evocare qualcosa di buono e di giusto. Se poi il nome, come normalmente accade, cozza totalmente con il contenuto reale delle leggine berlusconiane, poco importa. Tanto il 90% della comunicazione, come lui ben sa, si gioca sulla confezione  e sul nastro rosa, non su quello che c’è dentro. E’ così con il processo breve, e con il successivo rituale dei mille giornalisti prezzolati che in vari salotti televisivi o nelle interviste ai giornali, con aria sorniona e di sfottò ti dicono, “ma come: Lei non vuole un processo breve?”.Con il legittimo impedimento è la stessa cosa. Il nome “sa di giusto”, ed infatti: “se io ho un impedimento legittimo, legato al mio ruolo di governo, sarebbe davvero assurdo rinunciare a tale impegno, magari danneggiando gli interessi del mio paese, per presentarmi davanti ad un giudice proprio quel giorno?” Il punto è, ancora una volta, che il nome è l’esatto opposto del contenuto e l’essenza del concetto, l’hanno colta nella serata di ieri, quei ragazzi del popolo viola, che fuori dall’aula di Montecitorio hanno alzato lo striscione con su scritto “Legittimo un cazzo”.In effetti, la norma stabilisce che il presidente del Consiglio o i ministri che hanno voglia di bigiare le udienze si possono fare la giustificazione da soli ed evitare “serenamente” le aule di giustizia per i successivi sei mesi. Ovviamente, nessuno può sindacare la loro giustificazione. Tanto meno i giudici. E’ evidente che questa non è più nemmeno solo una norma ad personam. E’ puramente e semplicemente una presa per il sedere di tutti gli italiani che, invece, a dispetto dei loro impegni e dei loro affari, in tribunale se convocati ci devono andare e di corsa. Allora, credo che oltre a contrastare queste norme, con ogni strumento che la Costituzione ci assegna, dovremo anche prendere l’abitudine di chiamare le cose per quello che sono, rifiutando i nomi fasulli con i  quali Berlusconi ogni volta tenta di ammantare di grazia le sue porcate.Non c’è una legge sul processo breve. C’è una legge sulla prescrizione fulminea.Non c’è una legge sul legittimo impedimento. C’è una legge sul pretestuoso impedimento.

PRIMO CONGRESSO NAZIONALE IDV. SI PARTE!!

 

PRIMO CONGRESSO NAZIONALE IDVPRIMO CONGRESSO NAZIONALE IDV

Pubblico il testo integrale del mio intervento al primo congresso nazionale dell'Italia dei Valori. (Clicca qui per guardare il VIDEO - prima parte/seconda parte)

Caro Presidente, amiche ed amici

oggi Italia dei Valori celebra il suo primo congresso nazionale. E’ quasi un sogno che si avvera per chi come me ha sempre sperato che potesse nascere in questo nostro difficile e martoriato paese, un partito nuovo … diverso, un partito che mette al centro di tutto una speranza, quella del riscatto morale della politica e della vita pubblica, che opera per la difesa della costituzione, l’affermazione di valori di trasparenza ed onestà. E questo congresso oggi è il nostro sogno che si avvera!!!!
Ed è a Te Antonio, al leader e all’amico, che voglio rivolgere il mio primo pensiero.
Grazie. (……) Grazie, Antonio, per tutto quello che hai reso possibile. Sii orgoglioso di averci portati fino a qui.
Da nulla, se non dal tuo coraggio, è nato tutto questo ed il coraggio, diceva Churchill, è la prima delle qualità umane, perché è quella che garantisce le altre. A nulla servono onestà, lealtà, rigore morale se a renderli fermi non c’è il coraggio.
Sembra l’avverarsi di un sogno….. dicevo, ma si sa….., quando i sogni si avverano, subito si coprono della polvere della realtà e purtroppo oggi, nel nostro paese, l’aria è intrisa della polvere della menzogna e  della disinformazione.
Oggi è di nuovo il tempo delle macchinazioni, delle congiure e delle bugie. E’ ripartita  l’opera squallida e vile di chi cerca di colpire, ancora una volta, la storia di Mani Pulite, la storia personale di Di Pietro, l’Italia dei Valori, attraverso attività vigliacche fatte di insinuazioni, di illazioni…… basate sul nulla…… certo, ma che intanto “media” compiacenti trasformeranno in sospetto diffuso a reti unificate.
Burattinai politici e del mondo economico finanziario manovrano nell’ombra per difendere quell’intreccio malato tra affari e politica che regge questo paese da cinquant’anni.
E noi siamo un pericolo per questo sistema di potere. Perché non facciamo sconti……perché non siamo in vendita……. perché non siamo disponibili a sacrificare l’interesse collettivo all’interesse particolare di nessuno.
A questi burattinai della disinformazione e del sospetto diciamo che hanno ragione. Hanno ragione ad avere timore di noi perché sappiamo che loro sono il male di questo paese. Ma il male non trionferà fino a quando gli uomini per bene continueranno a battersi, e noi non ci fermeremo mai, mai!!!

Non ci fermeremo anche perché è già iniziata una stagione nuova di IDV. Perché con questi valori “dentro di noi”, dobbiamo guardare al paese che sta “intorno a noi”. La strada è tracciata ed il cammino è già ben avviato.
Questo congresso deve essere anche l’occasione per rompere i luoghi comuni. Spezziamo le catene di chi ci vuole inchiodati alla dimensione unica della giustizia e dell’antiberlusconismo. Altri vivono nell’incubo della giustizia (ed evidentemente  hanno le loro buone ragioni). Perché IDV è già oggi un partito che ha radici possenti che crescono nel paese, tra la gente, tra i lavoratori in cassa integrazione, tra quelli che il lavoro lo hanno perso del tutto, tra i giovani precari, tra i ricercatori senza futuro. Ma anche a fianco di quel sistema di micro, piccole e medie imprese che è la spina dorsale del paese e che improvvisamente si è trovato nel mezzo della più grande crisi dal dopoguerra senza che il governo abbia mosso un dito per aiutarle. Lavoro ed impresa oggi possono e debbono essere alleati in molte battaglie per la crescita e lo sviluppo economico, in un paese dove solo il lavoro è tassato e le rendite sono quasi paradisi fiscali in patria.
Costruiamo un Paese migliore per i nostri figli, un Paese dove il merito, l’impegno, le capacità siano il metro di giudizio collettivo. Un Paese dove siano aboliti per sempre i familismi i corporativismi le mille caste piccole e grandi, dove la meritocrazia sia l’unica strada per raggiungere il successo.
Combattiamo le iniquità  anche quando questo significherà  cambiare il nostro modo di pensare. E la prima e la più grande iniquità è quella che ancora relega la donna in una posizione di non parità nel nostro paese. Dal lavoro, alla carriera, alla politica, alla famiglia, le resistenze culturali radicate nella nostra società creano un tetto di cristallo sopra la testa delle donne che schiaccia e rinnega il loro diritto ad una piena affermazione. Vorrei che il prossimo candidato presidente del consiglio di centrosinistra dicesse che il primo, il primo….. punto del suo programma di governo è quello di portare l’occupazione femminile in Italia dal vergognoso 45% almeno a livelli medi europei. Questa sarebbe la vera rivoluzione del riformismo in Italia!!!!
Battiamoci per l’ambiente, per le energie rinnovabili, per l’acqua pubblica, smascheriamo il governo su quel grande bidone che è il nucleare italiano.
Siamo però consapevoli che per realizzare grandi progetti servono alleati. IDV deve essere protagonista di una stagione di rinascita del centrosinistra italiano. Perché ce lo dobbiamo dire con franchezza. Dalle elezioni politiche del 1996 in poi non è più esistita in Italia una coalizione nel senso nobile del termine, che nascesse prima dalla condivisione di un progetto e di un obiettivo. Abbiamo avuto solo matrimoni di convenienza o caravanserragli buoni a vincere un giorno ma non a governare il giorno dopo.
E’ tempo di costruire alleanze su percorsi valoriali. E’ tempo di costruire cantieri veri, non laboratori “per apprendisti stregoni”, che cercano di costruire in provetta delle chimere destinate a saltare in aria alla prova del consenso popolare. E’ tempo di realizzare un cantiere ambizioso, ma  laborioso e silenzioso, animato da spirito costituente, dove ciascuno dia con generosità e spirito anche di sacrificio il suo contributo. Dio solo sa se questo Paese ne ha bisogno! Oggi questo laboratorio parta dalle uniche due forze del centrosinistra presenti in parlamento, IDV e PD, e poi verifichi passo a passo fino dove e con chi ampliare il percorso. Con la sinistra cosiddetta radicale se saprà accettare la sfida del riformismo e del superamento dell’approccio ideologico all’azione di governo. Con l’UDC di oggi, quella delle alleanze last minute, che quasi fa rimpiangere l’affidabilità di Dini e di Mastella, o che vota le leggine incostituzionali di Berlusconi  mi pare davvero difficile. Ma se in futuro le condizioni dovessero cambiare dovrà essere chiaro fin dall’inizio del confronto che sulle libertà civili non si torna indietro. Testamento biologico, fecondazione assistita, aborto, scuola pubblica, diritti delle unioni civili per noi devono essere altrettante declinazioni della parola LIBERTA’.
Su Berlusconi, che intenzionalmente non ho citato, vorrei che parlasse Alexis de Toqueville del quale vi leggo poche righe.
“Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.

Non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri. Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.
«Se un potere dispotico si insediasse nei paesi democratici, esso avrebbe certamente caratteristiche diverse che nel passato; sarebbe più esteso ma più sopportabile, e degraderebbe gli uomini senza tormentarli.
Un sistema che potrebbe sembrare paterno, ma che al contrario cercherebbe di fissare gli uomini alla loro infanzia, preferendo che si divertano piuttosto che pensare [...].
De Toqueville ha scritto queste  parole pensando all’America del 1840, ma penso che questo pensiero contenga molto su cui anche gli italiani del 2010 dovrebbero riflettere.

CENTO PASSI PER L'ALTERNATIVA DI GOVERNO

video: 

La colonna sonora de 'I cento passi' come stacco musicale, e la platea dei delegati con le mani in alto "per mostrare a tutti che sono pulite". E' in questa cornice che Antonio Di Pietro ha preso posto sul podio per la relazione al primo congresso di Italia dei Valori.
"Dai, dai, al lavoro che c'abbiamo da fare. Dobbiamo ripulire la piazza per far tornare la democrazia". Sono queste le parole con le quali il presidente è salito sul palco.
LE ALLEANZE SONO FONDAMENTALI
"Non voglio invecchiare facendo opposizione a Berlusconi, aspettando che vada in pensione. Abbiamo dimostrato che sappiamo fare opposizione ma, come dice il mio amico Bersani, di opposizione si muore. È il momento dell'alternativa"... Io voglio sconfiggere la politica di Berlusconi. La sua persona l'affido ai magistrati...
... Non vogliamo fregare il vicino di casa ma fare si' che gli elettori capiscano che il nostro condominio e' meglio dell'altro". Dobbiamo evitare l'isolamento, perchè "da soli non si fanno figli"...
Dobbiamo "buttare a mare il governo Berlusconi" politicamente ma per farlo "abbiamo il dovere di trovare un punto d'incontro, tra il nostro programma e quello degli altri"... "Non ci collochiamo ne' a destra ne' a sinistra, vogliamo superare la barriere ideologiche", "e se sono comunisti perche' si preoccupano degli ultimi, allora anche Gesu' era comunista. Allora anche il Papa e' comunista...".
PRONTI PER ESSERE ALTERNATIVA
"In Campania e questo vale per tutte le altre regioni, se l'Idv va da sola fa una bella figura ma consegna tutte le 13 regioni a Berlusconi, questa e' la verita'". "Se vuoi essere forza del 2% che urla nelle piazze va bene come stiamo, ma il nostro zoccolo duro e' transitorio, se accettiamo solo il voto di pancia allora dipenderemo solo dal mal di pancia di quel momento... Questo ci vuole se vuoi essere una forza di governo...."
"Passare dalla fase dell'opposizione alla fase dell'alternativa, questo il nostro obiettivo per il futuro. Perche' oggi? Perche' oggi abbiamo la forza per farlo, riteniamo di essere in gradi di costruire questa alternativa. Ma da soli non ce la possiamo fare, dobbiamo cercare un'alleanza per costruire un'alternativa, perche' sennò restiamo a fare opposizione. E io non voglio restare a fare opposizione, perche' si puo' finire a morire di opposizione... La nostra sfida e' l'obiettivo delle elezioni del 2013: riconquistare il governo del Paese per riportarlo in mani democratiche. Dopo il 2013, ci saro' ancora ma il mio obiettivo e' portare la nave dell'Idv, naturalmente insieme ad altri comandanti di altre flotte, in mari democratici"...
"Rafforzare l'Idv, nella consapevolezza pero' che diventare piu' forti, fare 'bella figura' anche, ma senza riuscire a battere il nemico, e' una vittoria che non vale nulla. Peggio e' come 'bere l'olio di ricino'. Per questo bisogna avere ben chiaro che per battere 'politicamente' Berlusconi serve stringere alleanze, non 'serve a nulla dire solo di no, senza alternative'. Magari mettendo dei 'paletti', nelle proprie alleanze, anche con il Pd, consapevoli che il 'paradiso' di una fusione con le forze del centrosinistra e' ancora lontano e che oggi bisogna accontentarsi del 'purgatorio'. Ma forti anche della certezza che l'obiettivo vero, ancora piu' di quello di 'buttare a mare Berlusconi' e' quello delle elezioni politiche del 2013, vincerle per 'riconsegnare il Paese alla democrazia' e sfilarlo dalla politica 'che fa schifo', quella 'xenofoba, razzista e fascista delle destre' mentre la concezione della politica che guida l'alternativa dell'Idv e' quella della 'difesa delle fasce piu' deboli".

UNA GRANDE SFIDA DAVANTI A NOI

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Sipario chiuso sul Primo Congresso Nazionale di IdV, porte aperte su un futuro che ci lancia una grande sfida. Il congresso ha segnato una svolta di straordinaria importanza, in cui mi riconosco pienamente.Intendiamoci, svolta non significa disconoscimento del passato. Italia dei Valori continuerà ad essere il partito intransigente e radicale sui valori della legalità che è stato fino ad oggi, partito di protesta di fronte allo scempio della libertà e del dettato costituzionale. Ma da oggi si assume una responsabilità nuova. Comincia a pensare ed agire anche come partito che si pone quale obiettivo strategico l’alternativa di Governo.Già per il semplice fatto di aver annunciato questa svolta, abbiamo fatto saltare il tavolo delle alleanze nel centrosinistra, dove i soliti alchimisti della politica stavano preparando ricette indigeste per il Paese. In ventiquatto ore, un Casini stizzito ed inferocito, si rende conto che con questa mossa gli abbiamo chiuso uno di questi forni con il quale voleva giocare e grida perché è rimasto con le dita chiuse dentro. Ora non gli riuscirà più il giochino delle alleanze ad assetto variabile, al solo scopo di far saltare il bipolarismo e di tornare all’orribile pratica delle alleanze fatte il giorno dopo del voto. Ora bisogna scegliere, o di qua o di là e confrontarsi sui progetti, sui programmi, sulle persone. Siamo noi, ora, il perno centrale dell’alleanza di centrosinistra insieme al Pd. Siamo noi, ora, che diamo le carte e decidiamo a che gioco giocare. Siamo noi, ora, a decidere, insieme al Pd, sui temi prioritari da porre all’alleanza: lavoro, scuola, università, ricerca, pari opportunità, diritti civili.Ci siamo smarcati dal ruolo di partito di sola protesta che ci volevano affibbiare. Intendiamoci, la protesta e l’opposizione di fronte ad un governo fascista e pidduista è una cosa importante ma ridurci a quello ci avrebbe condannato ad un’eterna irrilevanza politica. Questa è la direzione giusta: diventare un partito che incide nelle scelte future del Paese.C’è poi il capitolo De Luca. Non lo voglio nascondere. E’ stato per me e per molti di noi un boccone amaro ma vi posso garantire che non è il prezzo pagato sull’altare di questa svolta. Non è un metodo che si inaugura. E non lo dico per paura di perdere il consenso di quell’area movimentista che da sempre ci apprezza. Se il caso De Luca fosse l’inaugurazione di un metodo non perderemmo tanto il loro consenso ma qualcosa di ben più grave, la nostra stessa anima.Il caso De Luca è semplicemente una scelta unica ed irripetibile. E’ un atto di assunzione di responsabilità che un grande partito deve sapersi dare. Esaminiamo le cose con lucidità. Non c’è dubbio che se vi fosse stata la disponibilità di candidature di peso ed immacolate sul piano della legalità non solo le avremmo sostenute ma lo stesso Pd sarebbe stato costretto a convergere su di noi. Ma la verità è che questa candidature non c’erano. De Magistris per primo ha scelto, anche se per motivi rispettabili, di non metterci comunque la faccia. Ed altre candidature di un qualche spessore non sono emerse.A quel punto ci restavano due scelte. Potevamo restare fedeli, fino alle estreme conseguenze, alla nostra eburnea purezza e presentarci da soli con una candidatura di bandiera. Sicuramente come partito ci avremmo guadagnato e avremmo pure fatto un ottimo risultato. Ma avremmo anche avuto la certezza che questa scelta consegnava la Campania a quel Caldoro che altro non è che la faccia pulita di Cosentino. Avremmo avuto, in altre parole, le mani delle cosche sulla Campania. L’alternativa era solo una. Chiedere a De Luca quello che in Italia mai, prima di oggi, nessuna forza politica si era permessa di chiedere a nessun candidato. E cioè in caso di vittoria si sarebbe impegnato: -         a chiedere al tribunale una corsia preferenziale perché il suo processo sia trattato in pochi mesi;-         a dimettersi in caso di condanna;-         ad istituire un assessorato alla trasparenza;-         ad impegnarsi sin da ora ad eliminare quel mare di contratti, consulenze ed appalti, colalborazioni, e quant’altro ci si è inventati in questi anni in Campania per sperperare il denaro pubblico in un mare di interventi di tipo clientelare.A De Luca il riconoscimento di aver avuto il coraggio di venire davanti alla nostra assemblea per dichiarare di accettare tutti questi impegni, sia, ancor di più, di essersi rimesso, affrontandolo a viso aperto, al giudizio di un’assemblea congressuale di 4.000 persone.Noi non abbiamo assolto De Luca né lui ha avuto questa pretesa. Starà ai giudici stabilire se colpevole o innocente. Tanto per me quanto per i 4.000 delegati presenti a Roma, quello che è stato significativo è la consapevolezza che nelle azioni di De Luca nemmeno la magistratura ipotizza il tornaconto personale piuttosto che la collusione con poteri criminali. Ma semplicemente l’aver agito per difendere dei posti di lavoro. La magistratura stabilirà se per difendere questi posti di lavoro ha rispettato la legge ma se mi permettete c’è una bella differenza tra chi è accusato di aver rubato e chi di aver aiutato gli altri. In ogni caso, di fronte alla scelta finale tra il difendere la nostra purezza o di far tutti insieme argine di fronte alla camorra noi non abbiamo avuto dubbi.Sono consapevole che molti, anche tra i lettori di questo blog, non saranno d’accordo con questa scelta ma nessuno potrà dire che lo abbiamo fatto di nascosto secondo i vecchi riti della politica. E’ stata un’assunzione collettiva e pubblica di responsabilità di un intero partito e della sua classe dirigente.Credo che i nostri valori non ne escano indeboliti. Credo anche che la vicenda De Luca sarà una delle tante e dure prove del difficile e lungo percorso di crescita di IdV. Potevamo scegliere la strada facile e tutta in discesa del rigore intransigente ma che condanna all’irrilevanza e al settarismo. Oppure, optare per la seconda strada, irta di pericoli, con gradini incerti, scivolosa ma  da dove può iniziare tutta un’altra storia: essere protagonisti di una stagione di rinnovamento del Paese. Io ci credo davvero.

ELUANA PER CANCELLARE I PECCATI

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi   Oggi è un anno che Eluana Englaro ci ha lasciati. Ricordo con orrore le grida di Gasparri e Quagliariello di quei giorni, così come ricordo il silenzio dignitoso e coraggioso del padre. A distanza di un anno dalla sua morte, e a tre da quella di Piergiorgio Welby, le cose sono peggiorate. Tornano le polemiche, le divisioni, mentre in Parlamento è arenata una leggina di stampo confessionale che il centrodestra, dopo aver approvato al Senato a ritmo forsennato, sta ormai lasciando galleggiare da mesi in Commissione Affari sociali della Camera, forse consapevole che quella legge è una schifezza colossale, troppo anche per loro.Si tratta di una legge che di testamento biologico ha solo il nome, perché di fatto lo vieta e stabilisce che tutti debbano essere alimentati e idratati anche contro la loro volontà, in nome dello stato etico voluto dal dittatorello di Arcore, solo allo scopo di farsi perdonare da Santa Romana Chiesa i suoi peccati.Tornano le polemiche e, tanto per cambiare, a scatenarle è l’ennesima esternazione del presidente del Consiglio che, ad un anno dalla morte di Eluana, torna sul tema per ribadire il suo rammarico per non averle potuto salvare la vita. Quello che indigna profondamente in questa affermazione non è tanto il volersi proporre ancora una volta, guarda caso sotto elezioni, quale paladino dei valori dell’integralismo cattolico, quanto, piuttosto, l’assoluta superficialità e banalità con la quale lo fa.Che vita è quella che avrebbe voluto salvare Berlusconi? Quella di una ragazza costretta da quasi vent’anni su un letto di ospedale, priva di alcun grado di coscienza, in una situazione di coma irreversibile, ridotta a vegetale e privata anche solo del ricordo di quella vita vera che in lei non c’era più? E’ questa la vita che Berlusconi si rammarica di non aver salvato?La verità è che, ancora una volta, siamo di fronte ad un uomo piccolo, mosso da piccoli interessi, che si è lasciato sfuggire ancora una volta l’occasione per cercare di aiutare questo Paese a crescere, a maturare una coscienza collettiva, a sedimentare una seria di valori etici e morali che lo rendano forte e coeso.Oggi, poteva essere l’occasione per tornare su questo tema difficile e doloroso in maniera costruttiva, per creare un sentimento comune, per riflettere ed interrogarsi sul senso della vita e della morte. Poteva ma non è stato. Sciocchi noi anche solo a pensarlo. Berlusconi si conferma quello che è: un venditore di frigoriferi in Alaska, per il quale anche la morte di Eluana è un modo come un altro per fare l’ennesimo spottone elettorale.

IL FASCISTA DI ARCORE

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    In Commissione vigilanza Rai ieri si è consumato l’ultimo atto di quel processo di fascistizzazione del Paese che il Governo sta mettendo in atto e che Italia dei Valori denuncia da tempo. In barba a tutti i regolamenti esistenti, con un’operazione senza precedenti, la maggioranza ha modificato il regolamento televisivo sulla campagna elettorale. Con la prima modifica ha escluso dalla prima fase di campagna elettorale tutte quelle forze politiche che non hanno eletti al parlamento europeo. Con la seconda, ha cancellato le trasmissioni di approfondimento giornalistico nel periodo elettorale. Dal 27 febbraio, dunque, fino al 27 marzo, Ballarò, Porta a Porta e Anno Zero non andranno più in onda.Nessuno prima di lui aveva osato tanto ma nella repubblica delle banane tutto si può fare. Chissenefrega della democrazia. La verità è che il dittatorello di Arcore si è fatto quattro conti, si è guardato intorno ed ha capito che l’unica chance per salvare la faccia è quella di narcotizzare le coscienze. La scintillante macchina della Protezione civile sta crollando sotto la scure di inchieste giudiziarie che stanno svelando un sistema di corruzione e di tangenti spaventoso. L’uomo dei miracoli, Guido Bertolaso, è indagato. L’economia è un campo di battaglia con troppi morti e feriti. Il Paese sta precipitando sempre di più in una crisi senza precedenti. La produzione industriale è ridotta ai minimi termini. Il Parlamento è fermo, immobile, assorbito a lavorare solo per i processi del premier.Siccome il dittatorello di Arcore sa bene che ormai la politica è apparire in tv, ha capito di non avere altra soluzione davanti che quella di far sparire la politica dagli schermi degli italiani. Ha capito che gli italiani meno sanno e meglio è. Per lui, ovviamente. La sua strategia è intontire le coscienze a colpi di soap opera, telefilm e varietà con tette e culi. Capiamoci bene. Lui non sparirà, anzi. Continuerà a troneggiare nei telegiornali ormai normalizzati ed asserviti e invierà le sue teste di cuoio nelle varie trasmissioni di intrattenimento a raccontarci la favola di quante cose belle e meravigliose ha fatto per il Paese.Il fascismo non nacque con un’occupazione militare ma modificando la legge elettorale. Primo Levi diceva “Ogni tempo ha il suo fascismo”. Questo è il tempo del fascista di Arcore.

SU DE LUCA NON CI SIAMO SVENDUTI

In questi giorni anche sul mio blog piovono tante critiche interne ed esterne al partito sulla scelta di sostenere la candidatura di De Luca in Campania. Non voglio più di tanto tornare sulle ragioni della scelta. Mi preme però fare due riflessioni.Il dominus incontrastato del Pdl in Campania è l’On. Cosentino, per il quale pochi giorni fa anche la Cassazione ha confermato la richiesta di arresto con l’accusa di essere, da vent’anni, referente politico della camorra e, in particolare, del clan dei Casalesi. Alla conferenza stampa di presentazione del candidato del Pdl On. Caldoro, Cosentino gli sedeva a fianco ed ha fatto chiaramente capire che Caldoro era “uomo suo”.Pensatene quello che volete ma  noi la responsabilità di affidare il governo della Campania alla longa manus delle cosche non ce la prendiamo.E se per contrastarlo dobbiamo sostenere l’inquisito De Luca (peraltro in nessun modo indagato per aver lucrato nemmeno un centesimo di danaro a fini personali) turandoci il naso, lo sosteniamo. Anche perché deve essere chiaro che altri candidati capaci di riunire tutto il fronte dell’opposizione al Pdl, dopo la rinuncia di De Magistris, non ve ne erano (e chi dice il contrario mente!!!). Ai nostri iscritti, simpatizzanti, o più semplicemente al popolo della rete, dei movimenti, della società civile, che fino ad ora ha guardato con fiducia ad IDV vorrei dire dal fondo del cuore che in noi nulla è cambiato. Non cambieranno i valori, il modo di fare opposizione, il rigore morale in cui crediamo e il tentativo che quotidianamente facciamo di applicare a noi stessi, per primi, in modo sempre più efficace, tale rigore. Abbiamo deciso di sostenere De Luca per le ragioni che abbiamo spiegato. Una scelta che potrete ritenere giusta o sbagliata, ma è stata fatta in buona fede ed ha scosso, fino all’ultimo,  la coscienza di ciascuno di noi.Per questo, accetto le vostre critiche, ma non riesco proprio a capire chi ci accusa di avere venduto la nostra anima e la nostra dignità. Sono nove anni Italia dei Valori Di Pietro in testa siamo in prima fila, mettendoci la faccia ogni giorno, anche di fronte ai continui insulti del centrodestra e al rancore del centrosinistra, e certo la decisione presa dal congresso non ha cambiato di una virgola la nostra anima e le motivazioni che ogni giorno ci spingono a continuare le nostre battaglie. Amici, noi restiamo quelli di prima con i nostri valori e le nostre idee.

LA NUOVA LOGGIA B2

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Un sistema criminogeno dove l’emergenza diventa la regola per gestire direttamente, senza nessun controllo, un mare di soldi. Questo è il dato inquietante che emerge dalle inchieste che riguardano l’uomo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Alla magistratura spetterà di stabilire le responsabilità penali dell’uomo delle emergenze. Quello che nessuno può negare è, invece, la responsabilità politica di Bertolaso che, insieme a Berlusconi, ha creato una gigantesca macchina d’affari che, con la scusa dell’emergenza, si è sottratta a qualsiasi forma di controllo, istituzionale e di spesa. Una macchina che ha gestito miliardi di euro con le mani libere. Una macchina che ha deciso a chi affidare appalti, assunzioni e consulenze. Una macchina che, dietro il paravento dell’emergenza, ha gestito miliardi di euro ed ha evitato ogni controllo di legalità e che ha il suo apice in quel “sistema di corruzione gelatinosa” che sta emergendo.Con la nuova loggia B2, tutto in Italia è diventato emergenza: la beatificazione di Padre Pio, il traffico sulla Salerno Reggio Calabria, la Louis Vitton cup. 587 ordinanze emergenziali, 100 solo nel 2009. 1,5 miliardi di costi certi e 6,5 miliardi di costi stimati. Perché, se è emergenza, nessuno sa e può conoscere come vengono spesi i soldi, chi si aggiudica gli appalti o le consulenze, chi viene assunto. Con la nuova loggia B2, anche eventi pianificati nel tempo sono emergenza, perché lì ci sono i miliardi, tanti, quelli veri: i Mondiali di nuoto, le Olimpiadi di Torino, l’Expo 2015, il G8 della Maddalena, la ricostruzione dell’Abruzzo.Una discrezionalità totale che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e mercato. Un crescente e strumentale utilizzo dell’emergenza per legittimare l’adozione di misure, la creazione di strutture e l’assunzione di decisioni incoerenti con una visione complessiva di efficienza e si sviluppo del Paese. Non lo diciamo noi. Lo dice, rispettivamente, il presidente dell’Associazione nazionale costruttori, Paolo Buzzetti, e il vicepresidente di Confindustria, Cesare Trevisani.Protezione civile spa, il gioiello voluto pervicacemente da Bertolaso, era solo l’ultimo anello dell’ambizioso piano della nuova loggia B2, che avrebbe consentito non solo di gestire le attività emergenziali al di fuori di ogni controllo ma anche quel poco che mancava, ovvero, consulenze, assunzioni, progettazione da affidare in maniera privatistica agli amici degli amici. Dopo gli inquietanti fatti che stanno emergendo, ovviamente, Italia dei Valori darà battaglia in Parlamento perché la legalità torni a guidare l’emergenza di questo Paese e non sia più la scusa per qualcuno a fare sporchi affari.

QUELLE RISATE FANNO SCHIFO

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   Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Guido Bertolaso. I gravi fatti che stanno emergendo dalle inchieste e dalla intercettazioni telefoniche dimostrano che la nuova loggia B2, l’asse Berlusconi-Bertolaso, sono un danno per il Paese ed il progetto scellerato di istituire Protezione civile spa va fermato prima che sia troppo tardi.Nessuna idea o convinzione di sostituirci alla magistratura. La ragione per la quale abbiamo chiesto che il padrone della Protezione civile se ne vada è meramente politica. Quello che sta emergendo, infatti, è un sistema di potere che, con la scusa dell’emergenzialità, è sfuggita ad ogni logica di legalità. E’ l’ingegnerizzazione a livello legislativo della corruzione. Si crea un’eccezione, dichiarando l’emergenza, per agire in violazione di ogni norma in virtù di accertare tempestivamente la calamità. Poi l’eccezione diventa la regola, dai grandi eventi fino alla beatificazione di padre Pio, dove l’emergenza di certo non c’è. E’ stato legislativamente abolito il controllo sulla legalità della spesa pubblica da parte della Corte dei Conti. In questo modo, salta la normativa europea sulle opere pubbliche e creare un sistema di corruzione e spreco di denaro pubblico è un gioco da ragazzi.Questo perverso sistema di aggirare la legge per fare soldi e spendere quattrini pubblici favorendo ditte e imprese amiche, parenti e stretti congiunti, e se stessi, è stato applicato alla lettera nella ricostruzione post – terremoto in Abruzzo. Italia dei Valori lo ha denunciato per prima. Per mesi, inascoltata, isolata e spesso aggredita dagli stessi partner di coalizione, ha denunciato in tutte le sedi l’assoluta mancanza di trasparenza nella gestione degli appalti. Lo ha fatto attraverso la voce di Carlo Costantini, il nostro capogruppo in regione Abruzzo, quando denunciare le malefatte significava essere presi per eretici, quando solo mettere in dubbio l’operato di Bertolaso, l’uomo dei miracoli, significava essere messi all’indice. Il gruppo di IdV in regione Abruzzo, guidato da Carlo Costantini, ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta del Consiglio regionale, per ricostruire appalto per appalto, incarico per incarico, le modalità di gestione del miliardo di euro ed oltre già speso da Bertolaso a L’Aquila.Condividiamo profondamente le parole di Stefania Pezzopane, presidente della provincia de L’Aquila, quando dice che uno Stato che si muove in aiuto del cittadino bisognoso deve essere uno Stato senza ombre. Per questo, le intercettazioni tra i due imprenditori che, a caldo, assaporano la gioia di fare affari “perché un terremoto non capita tutti i giorni”, sono la molla che ci spinge a metterci la faccia e a chiedere subito le dimissioni di Guido Bertolaso e l’istituzione della commissione d’inchiesta.

L'ITALIA DEL CORRIERE

corriere della seracorriere della sera       Con un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera di oggi il direttore Ferruccio de Bortoli si interroga sulla salute “morale” della classe dirigente del nostro paese e, sconfortato, osserva che negli ultimi mesi: “Dalla Puglia all’Emilia, al Piemonte alla Lombardia, è stato un emergere sconfortante di infedeli e concussi, amministratori disinvolti e imprenditori senza scrupoli. Un fenomeno trasversale agli schieramenti politici, segnato più dall’avidità e dall’edonismo individuali o di gruppo che dalle ragioni di appartenenza a un partito o a una corrente come avveniva con Mani pulite. I comitati d’affari grandi e piccoli prosperano. Alcuni non si vergognano nemmeno, ne menano addirittura vanto. La realtà, amara, è che dovremmo domandarci tutti (stampa compresa) se il livello degli anticorpi della nostra società non sia sceso sotto il limite di guardia. Alla corruzione diffusa, così come allo scarso senso della legalità, ci si arrende facilmente. Come ci si rassegna a vivere in una città sporca o in un ambiente degradato. Ma l’esempio per le nuove generazioni è diseducativo e devastante”.Non vi nascondo che a leggere questo editoriale mi sono davvero incazzato. Ma come?????!!!!E’ da anni che il Corriere della Sera ci racconta che la magistratura è un problema perché non vuole stare al suo posto. Che Berlusconi fa bene a voler giustiziare la giustizia perché è evidente la politicizzazione di ampi segmenti delle procure italiane.Un giorno si ed il giorno dopo anche illustri editorialisti del Corrierone nazionale ci spiegano che solo con la riforma della giustizia (rectius: con l’immunità parlamentare, la legge sul processo breve, l’abolizione delle intercettazioni, il lodo alfano, oltre che con tutte le altre leggi ad personam sfornate da Berlusconi e che il Corriere si ostina a definire riforme) si potrà raggiungere la pacificazione nazionale.Un giorno si ed il giorno dopo anche, negli ultimi quindici anni, editorialisti del Corriere hanno demolito la memoria storica di Mani Pulite e di quella grande speranza di un’Italia più onesta che quelle indagini hanno portato con sé. Da ultimo, con la spazzatura infilata a piene mani nel ventilatore, il Corriere ha tentato un’ulteriore opera di delegittimazione di quella stagione di speranza e di rinascita, accreditando folli teorie complottiste che vorrebbero vedere addirittura la CIA dietro all’azione di Di Pietro e del Pool di Mani Pulite. Persino l’innocente fotografia di una cena natalizia scattata in una caserma dei Carabinieri davanti ad un centinaio di militari dell’arma diventa un fantasma da agitare per delegittimare e gettare discredito.E dopo tutto questo il direttore del Corriere si rammarica se l’Italia, sempre più,  sprofonda nella corruzione, nel malaffare ed in una politica senza etica, senza morale che pensa solo all’arricchimento personale a discapito del bene pubblico!!!!!!!Non voglio attribuire a De Bortoli colpe che non sono sue, ma il Corriere della Sera oggi dovrebbe menar vanto se l’Italia è diventata quella che è. In questo ha giocato un ruolo, magari per omissione, ma non marginale.

LISTE PULITE? PDL DICE NO E VA AVANTI

Parlamento senza condannatiParlamento senza condannatiVolete che ve lo dica senza peli sulla lingua? Questo governo ci prende per i fondelli. Finge di fare la voce grossa con la mafia, poi appena può si cala le braghe. Vara il decreto per evitare la scarcerazione facile per i boss mafiosi. Poi,  con una marcia indietro incredibile e senza senso, sbarra la strada all’approvazione di un protocollo per candidature pulite alle prossime elezioni regionali. Insomma, un modo come un altro per dire che i mafiosi stanno bene in galera ma anche in Parlamento.E’ accaduto qualche giorno fa in Commissione Antimafia. Beppe Pisanu, presidente della Commissione, propone un documento che, facendo riferimento al codice di autoregolamentazione del 2007, stabilisce che i partiti, per le elezioni regionali, evitino di far eleggere rinviati a giudizio per associazione mafiosa, reati ambientali e traffico di essere umani. A noi non sembra vero. Dopo anni di battaglie condotte in solitudine a difesa del principio di un parlamento pulito, la maggioranza ci dà ascolto e gli altri partiti, Pd, Lega, anche l’Udc, approvano in pieno. Ma, ahimè, il sogno dura poco ed il risveglio è brusco. Qualcosa si inceppa. Il capogruppo Pdl Caruso in Commissione Antimafia dice no alle liste pulite. E sapete dietro quale foglia di fico si nasconde per sostenere la bontà della sua decisione? “Non possiamo circoscrivere la libertà inalienabile dei partiti di candidare chi vogliono”. E allora, in nome della “libertà dei partiti” apriamo le porte delle istituzioni agli inquisiti. Roba da far accapponare la pelle.Dunque, parole tante, fatti pochi e quei pochi fatti pure male. Quando si agisce per sciogliere i nodi malaffare-politica questa maggioranza si mette di traverso e non sente ragioni. Se solo ci fermassimo a pensare a quello che sta accadendo in questi giorni, al perverso intreccio tra politica ed affari che sta emergendo, quasi una sorta di nuova Tangentopoli ma più ingegnerizzata, forse questo Paese non si ritroverebbe ad essere governato da questa maggioranza che si ritrova.A Milano, è stato arrestato l’ex presidente del Pdl della Commissione Urbanistica del Comune di Milano per concussione, dopo aver intascato una tangente da un imprenditore e pare che lo scandalo si stia allargando. Solo qualche mese fa, sempre a Milano, è stato arrestato l’assessore al turismo della regione Lombardia, con l’accusa di corruzione, truffa e turbativa d’asta. Per non parlare di quanto sta emergendo circa la protezione civile, assurta a gigantesca macchina politica per fare soldi e favorire parenti e amici nel totale disprezzo di ogni regola.Allora, alla luce di tutto questo, di quale libertà stiamo parlando? La trasparenza non è un concetto vago buono per qualche spot elettorale e la lotta alla corruzione è più che mai un’emergenza nazionale. Noi non retrocederemo di un passo e torneremo alla carica in Commissione.

E’ UNA NUOVA TANGENTOPOLI

BertolasoBertolaso“Solo volpi nel pollaio”. “Solo ladruncoli da quattro soldi”. “Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro”. “Solo volgari lestofanti”. “Non è una nuova Tangentopoli”. E’ da ieri che, illustri esponenti del centrodestra martellano con questi ritornelli. La ragione è presto detta. Le regionali sono dietro l’angolo e ritrovarsi con esponenti di spicco del proprio partito e qualche ministro beccati con le mani nella marmellata non è proprio la miglior carta da giocare in campagna elettorale. Per questo, il presidente del Consiglio  è furioso e grida ai suoi “Che c’entro io con questi ladruncoli?”.Anche Mario Chiesa, quello del famoso pio albergo Trivulzio da cui partì l’inchiesta Mani pulite, fu definito poco più di una volpe, un ladruncolo, un volgare lestofante, un “mariuolo”, vi ricordate? E poi sappiamo come è andata a finire.La verità è che quanto sta emergendo è una nuova Tangentopoli. Serve a poco dire il contrario di fronte al verminaio che sta emergendo: consiglieri comunali, parlamentari, pezzi da novanta del primo partito in Italia e ministri non sono proprio rubagalline qualunque. Qualche differenza rispetto al ’92 c’è, ma la diversa forma non cambia la sostanza dei fatti.Questa è una nuova Tangentopoli, con abiti nuovi, più adatti all’epoca che stiamo vivendo. Oggi, va di gran moda il modello Bertolaso, e cioè, un commis di Stato trasversale, adatto a tutti i tipi di maggioranza, col piglio del salvatore della patria che, nel tempo, si è fatto fare leggi su misura per avere i superpoteri con i quali gestire allegramente centinaia di milioni di euro, senza doverne rispondere a nessuno. Il modello Pennisi, il consigliere comunale di Milano che si è fatto portare i soldi in una scatola di cartone, è demodè, non è più a la pàge. Ma il ritornello della difesa è identico a quella della Milano da bere degli anni novanta: “Non rubo per me, ho preso i soldi perché la politica costa. Servivano per la campagna elettorale”. Non so a voi ma a me ricorda qualcuno.Il sistema di corruzione si è ingegnerizzato ma la corte dei favori tra politica e mondo degli affari è rimasta quella di sempre, con un pizzico di furbizia in più per non farsi beccare. Un sistema ramificato di corruzione, una ragnatela che coinvolge tutti i livelli istituzionali, tessuta con consulenze, appalti, favori, poltrone, potere, assunzioni facili e posti in paradiso. Come hanno ingegnerizzato il sistema? Con diversi mezzi. Prima hanno iniziato con la delegittimazione dell’inchiesta di Mani pulite e dei giudici che fecero l’impresa. Poi si sono fatti le leggi per aggirare i paletti anti-corruzione. Poi hanno continuato a martellare contro i soliti giudici comunisti e la loro giustizia ad orologeria.La Corte dei Conti, che dal ’92 ad oggi non ha smesso di monitorare l’impatto dei reati contro la pubblica amministrazione, ha reso noto che, nel 2009, la corruzione è aumentata del 229 per cento, del 153 per cento la concussione. Per le mazzette lo Stato ha perso 69 milioni di euro.  La voce tangenti, corruzione e concussione è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno. Emerge, dice la corte, la massiccia sagoma di un iceberg mai dissoltosi dopo lo scoppio di Tangentopoli. Serve altro per dimostrare la palese continuità tra ieri e oggi?

MA BOSSI E MARONI LO SANNO?

Bossi e MaroniBossi e MaroniChi, come il centrodestra, leghisti in testa, vi dice che per governare l’immigrazione ci vuole il pugno duro, vi racconta una balla. Chissà se il ministro Maroni ha mai avuto modo di dare un’occhiata ai dati Eurostat sul tasso di immigrazione netto in Europa - riportati anche sul sito http://www.noisefromamerika.org/ -  e se si sia soffermato sui dati che riguardano il nostro Paese.Se lo ha fatto, e sono sicuro di sì, li avrà secretati in qualche remoto cassetto della sua scrivania, chiusi a chiave in modo che nessuno li possa vedere. Perché quei dati dimostrano incontrovertibilmente che la politica del centrodestra sull’immigrazione è un fallimento totale. I dati Eurostat riportano il tasso di aumento di popolazione immigrata per 1.000 abitanti, dal 1998 al 2009. Mentre il dato è più o meno sugli stessi valori fino al 2001, dal 2002, anno di entrata in vigore della legge Bossi Fini, il dato schizza alle stelle, aumentando da 0.8 immigrati per mille abitanti a 6 immigrati nel 2002, a 10 nel 2003, rimanendo più o meno costante negli anni successivi. Che vuol dire questo? Che la legge Bossi-Fini, quella voluta dal leader del Carroccio, che sul razzismo e la xenofobia ci ha costruito buona parte della carriera politica, alla prova dei fatti è un disastro totale. Ma c’è di più. Mettendo a confronto i nostri dati con quelli degli altri paesi europei, si scopre che, con la crisi economica e le inevitabili ricadute sul sistema occupazionale, Francia, Inghilterra e Germania, fedeli al principio di un’accoglienza responsabile, hanno saputo chiudere i rubinetti, ponendo un tetto all’entrata di nuovi immigrati. Sia la Germania, ma anche la Spagna, per capirci, hanno ridotto significativamente l'immigrazione in conseguenza della grave recessione economica mondiale che ancora stiamo vivendo (vedi allegato). La Spagna ha ridotto significativamente  il flusso di immigrazione netto dal 2007 al 2009. L'Italia no. L’Italia, invece, continua ad accogliere immigrati a porte aperte, anche nel 2008 e nel 2009. Nel nostro Paese, nonostante una crisi economica spaventosa, una legge durissima ed un governo che se ne inventa una al giorno, da ultimo l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, gli immigrati sono continuati ad arrivare in maniera massiccia e significativa. In materia di cittadinanza e immigrazione, dunque, legislazioni non illuminate ma integraliste non portano i risultati sperati. In questo, anche il centrosinistra, e lo sostengo da sempre, ha la sua parte di responsabilità. Ad un approccio duro, integralista ed intransigente, infatti, ha sempre opposto una visione altrettanto integralista, schiacciata sul principio dell’accoglienza a tutti i costi, una sorta di assistenzialismo di stato passivo che non dà lavoro, futuro e sostenibilità a chi viene nel nostro paese.Finché, però, questa maggioranza continuerà a considerare l’immigrazione non come fenomeno epocale ma come terreno sul quale giocarsi partite elettorali, non affronteremo mai l’immigrazione nella sua giusta dimensione. L’immigrazione è una risorsa, ma quando vi sono le condizioni perché essa sia integrazione vera, sostenibile, nel rispetto delle leggi e della convivenza civile tra i popoli. E’ questo l’obiettivo di Italia dei Valori.

CON IL POPOLO VIOLA A DIFESA DELLA LIBERTA’

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Dal 4 febbraio il Popolo Viola è davanti a Montecitorio con un presidio fisso, notte e giorno, a tutela della democrazia. E’ uno straordinario atto di passione il loro, cui va riconosciuto l’onore delle armi. Oggi ci siamo uniti a loro per testimoniare la nostra ammirazione ed il nostro sostegno alle loro battaglie, ma anche per dare un segnale forte e deciso di convergenza di passione e di idee dei parlamentari di Italia dei Valori alle istanze del popolo viola. Dentro il Parlamento, ogni giorno, in Aula e nelle commissioni, ci battiamo per gli stessi obiettivi perché questo Paese è in emergenza.Oggi, più che mai, è il momento di stringerci tutti insieme, società civile, parlamento, istituzioni, sindacati, liberi cittadini perché tutti i nodi stanno venendo al pettine ed il presidente del Consiglio Berlusconi sta affilando le sue armi per annegare la verità, per ricacciarla nel fondo melmoso e fangoso dell’ingiustizia.La magistratura, grazie al prezioso ed indispensabile strumento delle intercettazioni, sta facendo luce su quella odiosa e schifosa cricca di affari che ha riso e speculato sulle 300 vittime del terremoto dell’Aquila. Oggi c’era anche una rappresentanza di aquilani in piazza, insieme al popolo viola, e ci siamo stretti idealmente anche intorno a loro, ma nel silenzio, senza clamore o bandiere, perché il silenzio è la prima forma di rispetto che dobbiamo ad una città martoriata, derisa, vilipesa, umiliata e sbeffeggiata da potenti e affaristi senza scrupoli.Ora, più che mai, è tempo di stringerci tutti insieme perché il presidente del Consiglio proprio oggi che il sistema gelatinoso politico-affaristico sta venendo fuori, rilancia il decreto sulle intercettazioni per eliminarle definitivamente, perché chi ha fatto affari, chi ha speculato, chi sapeva ed è rimasto a guardare, possa continuare a farlo indisturbato. Perché nessun magistrato osi più fare indagini per scoprire chi ha truffato, mentito o rubato.Ora, più che mai, è tempo di stringerci tutti insieme perché la libertà di informazione sta scomparendo. Oggi che il popolo della rete urla per spezzare il silenzio e l’omertà di un’informazione compiacente e compiaciuta, il presidente del Consiglio emana un nuovo editto, con il quale stabilisce che, sulle televisioni di stato, quella pagata con i soldi dei cittadini, i soliti noti potranno parlare di politica tutte le volte che vorranno, tranne che in campagna elettorale.Per tutte queste ragioni, oggi, siamo usciti dall’aula del Parlamento, dove abbiamo riportato una doppia vittoria grazie alla nostra pressione ostruzionistica - l’eliminazione di protezione civile spa e dello scudo giudiziario per i commissari – per dare un segnale tangibile che tra dentro e fuori, tra il palazzo e la piazza, c’è un legame forte, da rinsaldare ogni giorno di più.

IL GOVERNO DEGLI AFFARI NON DEL FARE

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Pubblico il mio intervento in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto al decreto legge sulla Protezione Civile.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

oggi l'Aula della Camera si appresta a convertire questo decreto-legge sulla Protezione civile ma lo fa, all'evidenza, senza particolare gioia, senza alcuna euforia e ha ben donde a non avere di che rallegrarsi. Infatti quello che esce oggi da quest'Aula altro non è che brandelli di quanto voi avevate in mente, di quel progetto che avevate con tanto orgoglio e tanto fierezza sbandierato come una delle medaglie al petto di questo Governo. A seguito del pentolone scoperchiato dalle indagini di Firenze, a seguito della pressione dell'opinione pubblica e a seguito anche dell'opposizione ferma fatta dall'opposizione parlamentare in quest'Aula avete dovuto mettere in campo una ritirata nemmeno tanto decorosa.

Ecco allora che il cuore del provvedimento in esame, quello per il quale davvero vi eravate battuti - in testa il sottosegretario Bertolaso ed il Presidente del Consiglio - e cioè quella privatizzazione della Protezione civile con quell'altra norma odiosa che introduceva una sorta di scudo, una sorta di immunità addirittura per le strutture commissariali, l'avete dovuta completamente abbandonare.

Oggi in quest'aula si registra una grande vittoria dell'opposizione, una grande vittoria di quella parte del Paese che nella legalità crede ancora, che nelle regole crede ancora, che è convinta che non vi possano essere veri servitori dello Stato, se davanti a tutto questi servitori dello Stato non mettono la tutela degli interessi collettivi e non i favori e non gli amici e non i parenti, siano moglie, fratelli, sorelle o cognati.

Questo non è essere servitori dello Stato: questo è piegare gli interessi dello Stato agli interessi di pochi, ad interessi particolari, ad interessi che non sono mai né chiari né trasparenti. Oggi, come dicevo, da quest'aula escono soltanto brandelli, ma anche questi brandelli del vostro decreto-legge sulla Protezione civile per noi sono inaccettabili, perché in realtà la logica che sta dietro al provvedimento in esame è la stessa ed è tutta funzionale a quel vostro progetto.

Sia ben chiaro: da parte nostra non viene la benché minima critica alla Protezione civile intesa come quelle migliaia di persone che con straordinaria competenza, con coraggio, con passione e con abnegazione da anni sono davvero un fiore all'occhiello dell'Italia in tutte le grandi situazioni di emergenza. No, noi non ce l'abbiamo con quelle persone e con la loro straordinaria professionalità: ce l'abbiamo con quella cupola che si è installata al vertice dello Stato, al vertice della Protezione civile e che ha confuso il governo del fare con il governo degli affari ed ha stravolto progressivamente quella che doveva essere una legittima e comprensibile situazione di eccezionalità e di emergenzialità, legata alle calamità ed a quelle disgrazie che purtroppo in un Paese ogni tanto accadono.

Voi avete preso quella eccezionalità, quella eccezionalità in base alla quale in tutto il decennio degli anni Novanta, fino ai primi del 2000, in tutto nel nostro Paese lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato dieci volte in dieci anni. Da quando è arrivato lei, sottosegretario Bertolaso, da quando è arrivato il Governo Berlusconi, abbiamo assistito ad una mutazione genetica della Protezione civile: nei dieci anni successivi, e cioè dal 2001 ad oggi, lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato 587 volte e di queste 540 volte soltanto negli anni in cui avete governato voi. In tutti gli anni in cui ha governato il centrosinistra solo per 40 volte è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Probabilmente anche quelle erano troppe, ma non è nemmeno paragonabile a quello scempio dello stato di emergenza che voi avete fatto. Questo Governo, soltanto nei primi 40 giorni di quest'anno, ha già dichiarato 30 volte lo stato di emergenza nazionale. Dunque l'emergenza nazionale è diventata dall'eccezione la regola: non riguarda più soltanto le calamità.

Si è passati prima alle grandi opere, poi alle opere medie, poi alle opere piccole. Insomma, dovunque vi erano affari da fare, dovunque vi erano soldi pubblici su cui mettere le mani, voi avete dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che non significa soltanto far le cose in fretta, caro sottosegretario Bertolaso, non significa questo. Questo nessuno lo mette in discussione e nessuno lo dovrebbe negare. Quello che voi avete fatto, grazie a questa sistematica adozione dello stato di emergenza, è stato bypassare tutte le leggi del nostro ordinamento giuridico.

Oggi su questi provvedimenti emergenziali non vi è più il controllo nemmeno di collegialità del Consiglio dei Ministri, non vi è il controllo politico del Parlamento (perché non passano per il Parlamento), non vi è il controllo preventivo contabile della Corte dei conti. Vengono bypassate 40 leggi nazionali ed europee, comprese tutte le norme sulla pubblicità degli appalti pubblici. Ecco allora che si arriva alla lista corta degli imprenditori, amici o amici degli amici, quando non parenti o sodali. Ecco allora che si arriva alla discrezionalità che diventa arbitrio, sottosegretario Bertolaso. Questo è quello di cui noi la riteniamo colpevole, colpevole politicamente e non per indagini che oggi sono soltanto ai primi passi e sulle quali ci guardiamo bene dall'emettere giudizi o valutazioni.

Noi la riteniamo colpevole, senza appello, di avere trasformato, in questi dieci anni, la Protezione civile in una straordinaria macchina di potere e di gestione del denaro pubblico: 10 miliardi di euro spesi in dieci anni, al di fuori di qualsivoglia controllo di legalità è qualcosa che, nemmeno nei più disgraziati Paesi del Terzo mondo, sarebbe possibile.

Questo è ciò che condanniamo, quello che lei, insieme al Presidente del Consiglio, ha fortemente voluto: un sistema criminogeno. Oggi, non dovete meravigliarvi se, all'oscuro, sotto il cono d'ombra di questo sistema che avete voluto, proliferano gli imbroglioni, gli sciacalli e coloro che ridono della notte del terremoto de L'Aquila. Questo, infatti, è il frutto necessario, scontato, prevedibile ed immaginabile di ciò che voi avete messo in piedi, e di cui portate tutta la responsabilità politica.

Per questo motivo, signor sottosegretario Bertolaso, abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, le sue dimissioni, perché lei è colpevole politicamente. Non siamo solo noi a dirlo, perché non si tratta di un problema di maggioranza ed opposizione. Vorrei ricordare le parole del presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, che di questo sistema sciagurato, che avete messo in piedi, ha detto: “crea una discrezionalità totale, che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e di mercato”.

Sottosegretario Bertolaso, l'ingegner Buzzetti parlava di lei, quando sosteneva che avete creato un sistema che cancella ogni principio di concorrenza e mercato.

Ma con voi se l'è presa anche Confindustria. Il vicepresidente di Confindustria ha affermato che avete messo in piedi “un sistema privo di ogni criterio di legalità e totalmente arbitrario, che toglie ai grandi investimenti pubblici che si realizzano in Italia ogni visione di sistema, con l'assunzione di decisioni incoerenti e prive di una visione complessiva di efficienza e di sviluppo del Paese”. Questo è ciò di cui vi accusiamo.

Di fronte a tutto questo, di fronte allo scempio delle istituzioni, noi chiediamo, soprattutto, una cosa: chiediamo chiarezza e trasparenza. Infatti, è evidente ed inevitabile che, quando si verificano straordinarie calamità naturali, è necessario azzerare la burocrazia e creare procedure rapide ed efficaci, che consentano allo Stato di intervenire con prontezza. Tuttavia, in una democrazia vera, degna di questo nome, quanto più si toglie da una parte, in termini di passaggi burocratici e di controlli democratici del Governo e del Parlamento, tanto più si deve dare dall'altra parte, con l'altra mano, in termini di trasparenza, dando a tutti gli italiani i mezzi e le condizioni per capire ciò che si sta facendo.

Signor sottosegretario, oggi, dobbiamo contestarle che, anche in Abruzzo, questa trasparenza non vi è stata, se è vero che le famose «casette» sono costate 2.800 euro al metro quadrato, al netto degli espropri, cioè quanto una casa di lusso in una media città italiana. Vogliamo sapere come spendete i soldi, gli italiani hanno diritto di saperlo.

Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ci viene a raccontare che metterà al centro della sua azione politica la lotta alla corruzione, noi gli diciamo: caro Presidente del Consiglio, quando parla di lotta alla corruzione, ha la stessa credibilità di una banconota da tre euro, perché, da quindici anni a questa parte, ha creato le condizioni legislative e politiche, affinché la corruzione in Italia la faccia sempre franca e i disonesti vincano sempre.

Sappiamo, in realtà, cosa voleva dire, e concludo. Il suo vero obiettivo è approvare quel provvedimento che, col pretesto di regolare le intercettazioni, in realtà, le impedisce! E non si parlerà più di corruzione, in Italia, perché nessuno scoprirà più le corruzioni! Volete creare lo Stato dove regna sovrana l'illegalità, ma noi non ve lo permetteremo!

 

DRUG-TEST? UN ALTRO BLUFF

Clicca qui per vedere il mio drug-testClicca qui per vedere il mio drug-testVi ricordate il test anti-droga per i parlamentari? Un bluff, l’ennesima trovata propagandistica del Governo. A novembre i parlamentari, secondo il decreto “regio” di Giovanardi, sono stati chiamati a presentarsi al laboratorio di analisi per sottoporsi al test tossicologico. Per essere sicuri del risultato, la disposizione prevedeva che i parlamentari si sottoponessero sia al test delle urine che a quello del capello. Non ci doveva essere nessun dubbio sulla veridicità degli esiti. Io diligentemente, come documentato dal mio blog, sono andato a fare gli esami e ho pubblicato i risultati, ribadendo che fare il drug-test era per me un doveroso atto di trasparenza cui tutti i parlamentari  dovrebbero sottoporsi senza minimamente esitare. Proprio per questo, ho scritto, che trovavo ipocrita il fatto che il test non fosse obbligatorio, ma facoltativo, e che fosse segreto e non ci fosse l’obbligo di pubblicare i dati. Tutto questo avrebbe reso l’esperimento completamente inutile. E così è stato.Su 714 parlamentari si sono sottoposti al drug-test solo in 232 tra deputati e senatori. E, come se non bastasse, di questi, solo 147 hanno dato il consenso alla pubblicazione dei risultati con il loro nome. 56, poi, sono i politici che non hanno ritirato il test e 29 sono quelli che non hanno dato l’autorizzazione a divulgare i risultati. Ovviamente, neanche a dirlo, 231 parlamentari sono risultati “puliti”, uno è risultato positivo.A cosa è servito tutto questo? Che razza di baggianata avete messo in piedi se nenche l'unico parlamentare risultato positivo al test è saltato fuori?Questo dimostra che, ancora una volta, abbiamo assistito all’ennesima pagliacciata propagandistica, all’ennesima presa in giro per i cittadini italiani che, al contrario, in molte aziende vengono sottoposti a test obbligatori e seri preventivi per poter svolgere il loro lavoro. Io mi sono sottoposto al test perché penso sia un dovere per un parlamentare essere leale e trasparente verso i cittadini. Gli elettori devono sapere chi li rappresenta in Parlamento. La chiarezza e l’onestà verso le persone che ci danno il voto sono un obbligo morale. 

BRACCONAGGIO? IDV DICE NO

No al bracconaggioNo al bracconaggioIn queste ultime settimane ha suscitato un vivace dibattito e anche molte polemiche, soprattutto sul web, la proposta di legge presentata dal un nostro parlamentare che prevedeva di abrogare il reato di bracconaggio prevedendo al contempo un rafforzamento delle sanzioni amministrative e pecuniarie a carico di quei cacciatori che si macchino di questi gravissimi comportamenti.In particolare, la proposta prevedeva, come detto, sanzioni economiche molto più pesanti e la sospensione della licenza di caccia.Ho voluto, se pur brevemente, illustrare i contenuti di questa proposta che pure, lo dico subito, non condivido, per rendere atto della buona fede del suo proponente. E infatti, ragionando nell’ottica e con un’esperienza di un cacciatore, Cimadoro ritiene che la minaccia di sospensione di una licenza di caccia e di una forte multa siano un deterrente molto più forte rispetto a una sanzione penale che, al contrario, ha tutti i limiti e le complicazioni legate all’amministrazione della giustizia delle quali riconosciamo lentezza e farraginosità.Comunque al di là del merito, questa proposta resta un’idea inopportuna perché rischia di dare un segnale sbagliato e di essere interpretata come un cedimento da parte dello Stato verso questo reato. Io credo, infatti, che su un tema così delicato, lo Stato debba intervenire con maggiore durezza e non far passare l’idea di essere più tollerante. Tuttavia, credo, e vorrei da voi un parere, che il ragionamento di Cimadoro sia comunque fondato e che da questo si possa recuperata l’idea di fondo: quella di aggiungere alle sanzioni amministrative e penali, che già esistono, disposizioni ancora più severe, come l’aumento delle pene pecuniarie e la sospensione della licenza di caccia, così da dare il senso di una lotta da parte dello Stato più dura e incisiva contro il bracconaggio.Tutto questo ovviamente si inserisce in una visione più complessiva. L’ambiente e il nostro territorio sono un bene già tragicamente devastato in ogni suo aspetto: dalla flora, alla fauna, all’ecosistema marino. Per questo la sua tutela non può lasciare spazio a sottovalutazioni, in un’area, come quella italiana, che sta davvero toccando con mano le conseguenze di anni di sfruttamento del territorio: alluvioni, frane e inquinamento dell’aria e del mare, sono purtroppo fenomeni che sempre più spesso ci toccano da vicino.Per questo ritengo che il progresso dell’uomo non possa prescindere da un sistema produttivo e di sviluppo sostenibile. Occorre mettere al centro del nostro sistema di valori il rispetto per la natura e l’ambiente, per il mondo animale e vegetale. Questo deve essere il nucleo da cui far ripartire lo sviluppo e la ricchezza del nostro territorio.

SERVITORI DI SE STESSI NON DELLO STATO

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C’è una cosa che proprio non mi va proprio dall’inizio di questa vicenda e mi riferisco all’aria da integerrimo servitore dello Stato che Guido Bertolaso si è stampato in faccia e con la quale si presenta davanti a tutte le telecamere possibili ed immaginabili, nove volte su dieci con gli uomini della protezione civile che gli fanno da scenografia di contorno.Lo ha fatto anche ieri sera, a Porta a Porta, quando ha tirato fuori le lettere inviate lo scorso Natale ai suoi uomini, con cui li esortava ed ammoniva a resistere alla tentazione dei regali di Natale. Francamente viene da ridere.Ribadisco, ancora una volta, che riguardo alle inchieste penali non ho nulla da dire e non voglio dire nulla. Sarà la magistratura a fare chiarezza. Anzi, per parte mia, auguro a Guido Bertolaso di uscire indenne dagli addebiti che gli vengono contestati. La questione che voglio porre qui, e che ho posto a lui ieri sera, è eminentemente politica ed etica.Mi domando come sia possibile che Guido Bertolaso, in nove anni, non abbia capito con chi aveva a che fare. Come sia possibile che, un integerrimo servitore dello stato quale lui si dipinge, non si sia fatto saltare la mosca al naso di fronte alla disinvoltura di un personaggio scaltro e furbo come Angelo Balducci. Mi domando come sia possibile che il ministro Di Pietro ci abbia impiegato tre giorni a capire chi fosse Balducci e due per rimuoverlo dall’incarico prestigioso che rivestiva e Bertolaso in nove anni non si sia accorto di nulla.Mi domando come sia possibile che un integerrimo servitore dello Stato quale lui si dipinge possa avere frequentazioni così assidue con gli imprenditori coinvolti e quasi vantarsene. Perché per prenotare quelle che lui definisce innocenti sessioni di fisioterapia debba chiamare al telefono l’imprenditore amico, proprietario del Salaria Sport village, procacciatore delle ormai note “ripassate” o “rilassate” con la fisioterapista brasiliana Monica.Mi domando come sia possibile che colui che si definisce un integerrimo servitore dello Stato, severissimo con i suoi, possa aver favorito nella distribuzione degli appalti cognati, fratelli, parenti e via discorrendo.Come sia possibile che, quando a settembre dello scorso anno il settimanale l’Espresso scoperchiò la pentola della cupola d’affari, come le tre scimmiette, Bertolaso abbia fatto finta di niente e non abbia invece sentito il dovere morale e professionale, come un qualunque serio servitore dello stato avrebbe sentito, di prendere informazioni sulla cricca di affari intorno al G8 della Maddalena?Quando penso alla figura del servitore dello Stato, mi viene in mente quando vent’anni fa, l’anziano avvocato con il quale studiavo mi raccontò un episodio della sua infanzia. Camminava con suo padre, a sua volta avvocato, per le strade di una cittadine veneta, e questi gli indicava i notabili de paese, il farmacista, il maresciallo dei carabinieri e via discorrendo. Tutti si profondevano in calorosi saluti. Finché non passò un signore che non parlava con nessuno e che a testa alta attraversava le strade della cittadina. Al passaggio di questo signore, il padre disse al figlio: “E questo è il procuratore della Repubblica, che non parla con nessuno e non saluta nessuno perché lui rappresenta lo Stato”. E’ questa l’immagine che preferisco serbare nella mia mente quando penso all’idea di un servitore dello Stato.

FUORI I SIGNORI DELLE TRUFFE

Falsi invalidiFalsi invalidi   Un cieco che parcheggia l’auto. Un altro in fila alle poste mentre legge il giornale. Un assessore comunale che promette pensioni in cambio di voti e detta a medici compiacenti le percentuali di handicap da assegnare. Un’associazione di mutilati che agevola i più furbi in cambio di voti al presidente assessore. C’è il medico al contrario, quello con la passione per la politica che, invece di guarirli, fa ammalare i pazienti per un pugno di voti. Nel paese dei furbi, il nostro, tra gli invalidi che godono di un assegno di sostegno c’è il malato di Sla, cui l’assegno magari neanche basta per tutte le spese che deve sostenere, ma anche chi, per un dolore al ginocchio, quell’assegno lo ruba a chi invalido lo è davvero. Su dieci malati di tumore, sette muoiono prima di ricevere l’assegno. Perché i falsi invalidi tagliano la strada a chi ha bisogno davvero.E’ la fotografia disarmante dell’Italia, diffusa dall’Inps, che ha vagliato 200 mila pratiche di invalidità, da cui è emerso un dato sconcertante: un invalido su dieci è perfettamente sano. Le truffe, dice l’Inps, costano allo Stato un miliardo di euro l’anno.Funziona così. Dietro alle pratiche illegittime c’è una rete di “agevolatori” che intasca la mazzetta. C’è uno spicciaffacende, uno che raccoglie le domande e che, per una cifra che si aggira intorno ai 6 mila euro, procura la pensione al falso invalido, corrompendo funzionari pubblici di vari ordini e grado, intascandosi parte degli arretrati. Il resto è il timbro fai da  te ed il verbale falso.Gli affari della protezione civile, le speculazioni sulla ricostruzione del terremoto, i falsi invalidi, la vicenda di riciclaggio  di Fastweb e Telecom: emerge un quadro sempre più desolante, dove la corruzione è una patologia cronaca che, dal basso in alto, investe istituzioni, politica e imprenditoria. E’ un sistema endemico, capillare, più diffuso di quanto si possa immaginare. Più forte di quanto si voglia ammettere. Non è un paese normale quello in cui uno fa il senatore per conto della n’drangheta e serve gli interessi non della collettività ma della criminalità. Di fronte a tutto questo, bisogna ritrovare il senso di una pubblica moralità e la politica, per prima, deve dare il buon esempio. Per questo, Italia dei Valori ha chiesto un intervento urgente del Parlamento affinché, a partire da queste elezioni regionali, non siano candidabili le persone condannate, la non assunzione di incarichi di governo per chi è sotto processo, il divieto di partecipazione a gare pubbliche per le imprese che hanno commesso reati. E’ questo l’unico segnale da dare per recuperare e ricostruire un rapporto di trasparenza e di fiducia tra le istituzioni ed i cittadini. Ma sappiamo sin da ora che, con questo governo e con questa maggioranza, in cui la legalità ed il rispetto delle regole sono valori da applicare agli altri e non a se stessi, non ci sarà nulla da fare.

PALADINI A DIFESA DELL'ILLEGALITA'

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Scendete in campo al mio fianco. Dobbiamo creare i paladini della libertà, formare l’esercito del bene contro l’esercito del male e dell’odio, di chi ama contro chi odia, un esercito di difensori e promotori della libertà”. Con queste roboanti parole, ieri, Silvio Berlusconi, ha dato la scossa agli italiani. La propaganda efficace, scriveva Hitler nel Mein Kampf, deve limitarsi a poche parole d’ordine, martellate ininterrottamente, finché entrano nelle teste e si fissano saldamente. E’ esattamente quello che sta facendo il presidente del Consiglio. Solo i più feroci dittatori del passato hanno fatto e detto quello che sta facendo e dicendo lui. I grandi movimenti devono la loro origine a grandi oratori. Parola di Adolf. Abbagliare le masse con grandi bugie, lasciando al popolo la sovranità solo quando questa è innocua. Parola di Benito.Silvio Berlusconi è il dittatore post-moderno, quello che ha dismesso la maschera feroce del regime e ha messo su quella da giullare, con la quale ci sputtana allegramente nel mondo. Ma gli obiettivi non sono quelli del simpatico gaffeur: azzerare progressivamente e scientificamente tutti i livelli di democrazia. Usa i richiami “patria, amore e figli” perché anche oggi, come nel passato, il trucco per dominare ed usurpare è far sentire la massa parte vibrante di una comunità, soprattutto nei periodi di grave difficoltà economica. Se ne frega dei problemi veri delle famiglie italiane, che affogano in una crisi economica senza precedenti. Impegna il parlamento a discutere ed approvare le leggi che lo salvano dai suoi processi e lo fa con la mano forte del regime, il moderno colpo di fiducia. Non si fa processare perché teme la verità. Lancia strali contro chi fa il suo dovere, i magistrati per esempio, mentre assolve dai suoi peccati chi ha tradito i doveri del vero servitore dello Stato, chi è entrato nelle istituzioni grazie ai voti della criminalità, chi ha pensato a fare profitti illeciti su una tragedia immane come il terremoto de l’Aquila, chi con una mano ha gonfiato le bollette Telecom e Fastweb dei cittadini e con l’altra depositava guadagni illeciti nei suoi conti correnti all’estero. Non ha espresso nessuna parola di condanna di fronte a tutto questo, anzi ne ha approfittato a mani basse, da vero attore in commedia. Di fronte all’omicidio della legalità, ha tuonato ed inveito contro la violazione della sfera di riservatezza di ladri e criminali. Ha chiesto scusa a birbantelli, ladri e criminali per il disturbo arrecato loro dai magistrati, vil razza dannata, con la fissazione assurda di voler scoprire ancora i reati. Li ha rassicurati, promettendo loro che cancellerà per sempre le intercettazioni e di stare sereni per il futuro. Ha ordinato ai suoi un ddl anticorruzione, l’ennesima burla di regime, mentre la stampa e i cinegiornali asserviti al padrone costruivano meraviglie su di lui perché in Italia il giornalismo è libero: serve soltanto una causa.Siamo al regime e noi lo fermeremo. Chi uccide la democrazia, la legalità, la giustizia è anti italiano, è anti nazionale. Chi dice la verità, chi difende la Costituzione, fa il suo dovere e chi fa il suo dovere e gli interessi della collettività non deve aver paura di gridarlo in parlamento e in piazza. Noi da domani lo faremo. Noi, veri paladini a difesa della legalità.

SE C'E' CORROTTO C'E' CORRUTTORE

 David il corrotto, Silvio il corruttoreDavid il corrotto, Silvio il corruttore   Hanno una bella faccia tosta Verdini, Cicchitto, Capezzone, Gasparri e compagnia bella ad esultare. Capiamo le esigenze dei minuetti di corte, ma a cosa si deve tanta gioia proprio non si capisce. “C’è un giudice a Berlino!” hanno gridato in coro, facendo strame del povero Bertold Brecht, che si starà rivoltando nella tomba, pensando all’uso spregiudicato che la destra sta facendo del povero mugnaio prussiano, protagonista di un suo celebre racconto, vessato dai soprusi del potere.Bastano due concetti, semplici semplici, per cancellare la tracotanza che portano stampata in faccia in queste ore nei salotti tv e nei cinegiornali compiacenti: la prescrizione non cancella il reato. Se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore. E se il reato è stato prescritto è solo perché, con arroganza e protervia, questa maggioranza ha approvato la legge che accorcia i tempi della prescrizione, la ex-Cirielli per capirci. Qualcuno dovrebbe spiegarlo anche ai cinegiornali della Rai che oggi, per ben due volte, nel titolo e nel servizio, hanno definito "assoluzione" la prescrizione per l'avvocato inglese.Verdini, Cicchitto, Capezzone, Gasparri e compagnia bella, piuttosto, dovrebbero chiudersi in casa per la vergogna ed il presidente del Consiglio dovrebbe avere la decenza di dimettersi perché la sentenza della Cassazione non solo conferma che Berlusconi è stato il corruttore di David Mills ma che il suo impero affonda le radici nel malaffare, nell’illegalità e nella corruzione. Per la verità, in un paese normale, si sarebbe dovuto dimettere già da un pezzo. Ma siamo in Italia ed il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi che marcia a tappe forsennate verso l’obiettivo finale: legittimo impedimento e processo breve.La Cassazione ha confermato uno per uno tutti gli eventi e le circostanze tra il signor Mills e mister B. Non solo. Ha confermato che le società offshore All Iberian sono state lo strumento con il quale il Cavaliere ha costruito le sue ingenti fortune. Nei fondi neri di quelle società erano custoditi più di mille miliardi di vecchie lire, con i quali Berlusconi ha spadroneggiato illegalmente, comprato abusivamente proprietà televisive, corrotto giudici, comprato sentenze, corrotto il Parlamento ed il governo per farsi approvare leggi favorevoli. Per la cronaca, ricordo che Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, fu ricompensato per l’approvazione della legge Mammì con 21 miliardi di vecchie lire.La smettano, dunque, le prefiche del centrodestra di stracciarsi le vesti e di gridare alla fine della persecuzione, alla sconfitta del rito ambrosiano. Non c’è proprio niente da festeggiare visto che la sentenza conferma in toto il gravissimo caso di corruzione. Se hanno vinto questa battaglia è solo perché hanno truccato le carte. Ma la partita è ancora aperta. Su legittimo impedimento e processo breve daremo battaglia. Se ne potrà inventare una al giorno di legge ma nessuna di queste lo metterà al riparo dal giudizio degli italiani.