giugno 2009

Il sollazzo del sultano pagato dai cittadini

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Chi ha diritto a volare, a spese dei contribuenti, sugli aerei dell’Aeronautica Militare?

Il presidente della Repubblica, della Camera, del Senato, del Governo e della Corte Costituzionale. Anche gli ex presidenti della Repubblica. Ministri, viceministri volano si a spese dei contribuenti ma su normali aerei di linea. Fu il Governo Prodi a stabilire che fosse così ed i costi per i voli blu passarono da 50 a 28 milioni di euro.

Poi, a palazzo Chigi, è arrivato lui ed i voli blu sono diventati più blu che mai, come il colore del suo partito. Il sultano, con arroganza e protervia, ha stravolto ogni regola e ha deciso. Sugli aerei dell’Aeronautica militare possono volare tutti, anche “personale estraneo alla delegazione” ma “accreditato in relazione alla natura del viaggio”, al rango “rivestito dalle personalità trasportate” e “alle esigenze del protocollo internazionale”.

Ecco appunto, partiamo proprio da qui e dalle foto sequestrate dalla Procura che ritraggono lo chansonnier di Berlusconi, Mariano Apicella e graziose fanciulle in fiore, scendere dalle scalette degli aerei blu dell’Aeronautica militare.

La natura del viaggio, appunto. Allietare, con suadenti note e conturbanti presenze le dolci notti sarde del sultano, può giustificare la presenza a bordo di aerei blu di un cantante e di quattro fanciulle in fiore?

Il rango rivestito dalle personalità, appunto. Uno chansonnier e quattro fanciulle in fiore, possono assurgere al rango di personalità, tali da giustificare la presenza a bordo di aerei blu?

Esigenze di protocollo internazionale, appunto. Può una festa, un capodanno  pirotecnico con tanto di vulcano che si incendia, una strimpellata tra quattro amici, nella magione privata del sultano in Costa Smeralda, rientrare nelle esigenze di protocollo internazionale tali da giustificare la presenza a bordi di aerei blu di uno chansonnier e quattro fanciulle in fiore?

Ma soprattutto è giusto e lecito che a pagare per allietare le notti del sultano debbano essere i cittadini italiani, quegli stessi cittadini che a stento possono permettersi una settimana di vacanza?

Ho presentato, insieme con Di Pietro, un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio. Voglio sapere, nel dettaglio, chi, quando, come e perché è salito a bordo di aerei di stato.

Non si tratta di affari privati. Quando il conto per le vacanze o il sollazzo del presidente del Consiglio viene presentato ai cittadini, contribuenti onesti, diventa pubblico. E merita una risposta pubblica e seria. Se ancora qualcosa di serio c’è dalle parti di palazzo Chigi.

Elezioni Europee: conferenza stampa

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Il Governo cancella le intercettazioni: la mafia brinda a caviale e champagne

 

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Dopo il voto delle Europee, il Governo approverà la norma sulle intercettazioni. Di fatto le cancelleranno. Lo farà ricorrendo all’ennesima fiducia, la 13esima per l’esattezza, dando l’ennesimo schiaffo al Parlamento.

Ma lo schiaffo più forte lo riserva ai cittadini che ha ingannato in maniera subdola e strisciante, a colpi di spot, facendo loro credere di avere a cuore la sicurezza di questo Paese.

La verità è che con la norma sulle intercettazioni, che priva di fatto la magistratura di un fondamentale strumento di indagine, gli unici interessi tutelati saranno quelli dei criminali e dei terroristi, che potranno continuare ad agire indisturbati. La mafia, la ‘ndrangheta e la camorra stanno già alzando i calici per il brindisi finale.

Questo è un governo di imbroglioni che ha ingannato i cittadini con le ronde e i militari per strada, spot demagogici e ruffiani che non servono a niente. Il provvedimento vero, quello che conta, arriva ora e consentirà a decine di migliaia di criminali, mafiosi e terroristi, di farla franca.

Con questa legge, non sarà più possibile scoprire un gran numero di reati. Forse ora capiamo perché, a due giorno dal voto delle elezioni politiche scorse, Berlusconi disse che Mangano, lo stalliere di Arcore, pluriomicida di mafia, era una eroe. Il Presidente del Consiglio paga un prezzo varando una legge che disarma il nostro Paese di fronte alla criminalità.

Gran parte delle indagini per mafia, infatti, non potranno essere avviate. Se è vero infatti che, almeno sulla carta, la legge fa salva la possibilità di fare intercettazioni per reati di mafia e terrorismo, i magistrati non potendo disporne dall’inizio, non potranno capire se dietro ad un reato c’è la mafia o la criminalità comune. E’ qui l’inganno. Le intercettazioni servivano proprio a questo, cioè a capire il tipo di reato.

In nessun paese democratico si è mai fatto un regalo così grande alla criminalità organizzata.

Mi opporrò con tutte le mie forze a questo provvedimento e al colossale inganno di questo Governo che in campagna elettorale non ha il coraggio di dire quello che sta per fare, che chiede il consenso sulla base di menzogne, realizzando il giorno dopo la più grande truffa ai loro danni.

Abbiamo ancora modo di fermarli, opponiamoci a questo provvedimento, opponiamoci a questa maggioranza. Stavolta in gioco c’è la libertà del Paese e la sicurezza vera dei cittadini, non quella di cui si sono riempiti la bocca. Stavolta tutti, la politica, i partiti e le istituzioni dovranno assumersi le proprie responsabilità.

Dare risposte e fugare gli spazi d’ombra

[flv:/movie/camera20090609/camera_20090609.flv 300 222] Signor Presidente, effettivamente le elezioni sono passate e la campagna elettorale è finita. Tuttavia, credo che ci siano dei temi e delle questioni che riguardano nell'intimo i valori su cui si fonda una democrazia, sui quali si qualifica il valore e la pregnanza di una grande democrazia e di un grande Paese e sui quali si misura alla fine la libertà pubblica e quella di ognuno di noi. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo un sogno: vorremmo vivere in un Paese normale nel quale non dovrebbero succedere cose come quelle che stanno avvenendo purtroppo non da oggi, dove vi è un tribunale della Repubblica, il tribunale di Milano, che accerta con una sentenza sicuramente di primo grado. Tuttavia, quando ci sono fatti di grande gravità che riguardano un uomo pubblico, anzi l'uomo pubblico per eccellenza, il Presidente del Consiglio, è evidente che anche una sentenza di primo grado in un Paese normale dovrebbe scuotere le coscienze, dovrebbe animare un dibattito, dovrebbe richiedere all'opinione pubblica, ma ancora prima alla politica di farsi carico di dare risposte, di fare chiarezza e di fugare gli spazi d'ombra. Infatti, nell'ombra del dubbio e del sospetto non cresce la democrazia. Vediamo di fare un passo in dietro, in un Paese dove ormai la libertà di stampa è più che altro un'affermazione di principio e quel poco che ancora ne resta vi state apprestando a spazzarlo via con l'ultimo atto di quella che io ritengo addirittura sia violenza politica. Mi riferisco alla legge sulle intercettazioni che mette la museruola alla stampa più addomesticata d'Europa. Allora, visto che la politica si deve prendere anche una funzione suppletiva, almeno noi vogliamo farlo e rivendicarlo con orgoglio. Mi riferisco a quello che gli italiani purtroppo non sanno perché nessuno glielo ha detto, perché non c'è modo di saperlo, perché su ciò non c'è informazione, quindi diciamo alcune cose. Esiste una serie di processi che si sono tenuti in questi anni nel nostro Paese, che hanno riguardato l'attuale Presidente del Consiglio e che si sono tutti conclusi con assoluzioni. Sono il processo All Iberian, il processo per il lodo Mondadori, il processo per la corruzione della Guardia di finanza. Tutti questi processi hanno una linea comune, un tratto comune: sono tutti processi nei quali sono stati accertati reati gravissimi di corruzione e di pagamento di tangenti; sono tutti reati nei quali si è accertato definitivamente che di questi reati gravissimi la responsabilità fosse da individuare all'interno di un'azienda, Mediaset; sono tutti reati per i quali il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato alla fine assolto per due motivi: uno tecnico-processuale e uno accolto nella sentenza a seguito di quel motivo tecnico-processuale. Il motivo accolto nella sentenza è stato quello per cui un uomo così ricco, con così tanti beni, con un patrimonio così immenso, che controlla un numero così sterminato di società, non era detto che sapesse e non era detto che fosse lui il regista di questi pagamenti che sono serviti per corrompere, per acquistare magistrati, per corrompere la Guardia di finanza, per pagare tangenti. Sono stati condannati gli esecutori materiali: è stato condannato l'onorevole Previti, sono stati condannati funzionari della Fininvest. Il secondo tratto distintivo di tutti questi processi era la testimonianza di David Mills. In tutti questi processi David Mills, l'uomo che ha costruito per Silvio Berlusconi una galassia parallela di 64 società off-shore, attraverso la quale sono transitati - anche questo è accertato in sentenze - nel corso degli ultimi 15 anni più di mille miliardi di vecchie lire di fondi neri, ogni volta, interrogato in questi processi, alla domanda a chi facessero riferimento questi fondi che sono serviti per corrompere, per comprare magistrati, per corrompere la Guardia di finanza, per pagare tangenti, rispondeva la stessa cosa: non lo so. Questi «non lo so» sono quelli per i quali David Mills è stato nella sentenza recente del tribunale di Milano ritiene altrettante menzogne, che David Mills è stato condannato per falsa testimonianza e per questa falsa testimonianza è stato individuato un corruttore, che si chiama Silvio Berlusconi, che è l'attuale Presidente del Consiglio e che, nell'ipotesi del tribunale di Milano, avrebbe comprato questa falsa testimonianza non per uno sghiribizzo di una mattina in cui non sapeva cosa fare e come spendere i suoi tanti soldi, se non per corrompere un testimone, ma per acquistarsi l'impunità in un'altra serie di gravissime imputazioni penali alle quali ho appena fatto riferimento. È evidente che, se questa prospettazione, pur di primo grado, del tribunale di Milano fosse vera, moralmente, non certo giuridicamente, perché ormai quei processi sono definiti, sarebbe da rivalutare e riscrivere l'intera storia delle azioni giudiziarie che negli ultimi 15 anni hanno visto coinvolti Mediaset e il Presidente del Consiglio. Dicevamo che avremmo un sogno: vivere in un Paese normale. Non voglio invocare qui le blasonate e grandi democrazie del mondo; mi limito, più modestamente, a richiamare comunque un Paese dal quale, evidentemente, abbiamo molto da invidiare in termini di democrazia. Parlo di Israele e del Presidente Olmert, che, semplicemente accusato di un'imputazione di corruzione, si dichiarò orgoglioso di vivere in un Paese dove anche il Presidente del Consiglio aveva il dovere di rendere ragione davanti a un tribunale delle proprie azioni e riteneva doveroso farlo non da Presidente del Consiglio, capace, in quanto tale, solo per il suo ruolo e per la sua autorevolezza, di essere di ostacolo per un pieno e compiuto accertamento della verità, ma di farlo da semplice cittadino, e si dimise. Non chiediamo certo questo a chi è abituato a mentire, perché anche solo in queste settimane abbiamo potuto riscontrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che su una pluralità di vicende, che riguardano non la vita privata del Presidente del Consiglio, ma fatti pubblici del Paese, il Presidente del Consiglio ha mentito, ha mentito ripetutamente, ha mentito su quasi tutto quello che ha raccontato in queste ultime settimane. Allora un Presidente del Consiglio che mente, un Presidente del Consiglio che non ha rispetto del suo Paese, non ha rispetto dei cittadini italiani, che credibilità può avere? Non solo all'estero, dove ormai purtroppo questi comportamenti, queste azioni, queste scelte del Presidente del Consiglio, supportate dall'intero Governo, hanno completamente disperso quel poco di credibilità di cui ancora le nostre istruzioni godevano, che credibilità può avere un uomo abituato a mentire quando va davanti agli italiani e dice loro che la crisi non c'è, che la crisi sta passando, quando dice che sta lavorando per loro? Questo Governo ha perso ogni credibilità, quando anche mai l'avesse avuta! Lo so, è poco più di un esercizio di stile, è poco più che retorica parlamentare, ma noi davvero, continuando questo sogno, vorremmo che in un sussulto di dignità questa maggioranza si impegnasse, impegnasse il Governo, a cancellare una legge che non solo è incostituzionale, ma è purtroppo uno sfregio etico, uno sfregio morale alla civiltà giuridica di questo Paese, e si impegnasse ad abrogare il lodo Alfano. Vorremo anche - ma anche questo purtroppo è un sogno, e la mia soltanto retorica parlamentare - che questa maggioranza si impegnasse a tenere d'ora in avanti comportamenti che impediscano al nostro Paese di essere ancora di più, ancora in modo più grave, completamente dileggiato dall'opinione pubblica mondiale, ridotto ad un Governo che lavora, più che per risolvere i problemi del Paese, per portare in giro su voli di Stato ballerine e cantanti!

Pdl, Proteggiamo Delinquenti e Ladri

[flv:/movie/il_bavaglio_finale/il_bavaglio_finale.flv 380 212] Signor Presidente, oggi una maggioranza irresponsabile e cinica sta per approvare una legge vergognosa, una legge che getta due macigni contro due pilastri del nostro Stato democratico. Il primo è il macigno contro la libertà di stampa, quel poco, quei brandelli di libertà di stampa che ancora nel nostro Paese esistevano. Con l'approvazione del provvedimento in esame i reati che riguardano la politica, la finanza, l'industria, i reati insomma dei ricchi, dei forti, dei prepotenti e degli arroganti non potranno più nemmeno essere conosciuti dagli italiani. Non sarà più possibile per i giornali, neppure se fosse arrestato un parlamentare, un sindaco o un amministratore, nemmeno parlarne, nemmeno raccontare quali sono le ragioni e i fatti che hanno portato a tale arresto cautelare. Questo è il bavaglio finale su una stampa che già oggi era la meno libera d'Europa. Il secondo macigno terribile che voi lanciate contro un altro pilastro della democrazia nel nostro Paese è quello con il quale cancellate le intercettazioni telefoniche. È inutile fare tanti giri di parole: voi le cancellate, perché quando si prevede che la condizione per fare intercettazioni telefoniche nel nostro Paese sia quella di aver già scoperto chi è il colpevole e di usare le intercettazioni per averne conferma, di fatto le si sono abolite. Voi, abolendo le intercettazioni, abolite un pezzo, forse il più importante oggi, tra gli strumenti di indagine di cui la nostra magistratura dispone per contrastare il crimine in Italia, per arrestare i delinquenti, per fermare i malfattori. Voi disarmate lo Stato con questa legge infame! Con questa legge d'ora in avanti creerete degli impedimenti con riferimento ad una molteplicità di reati. Soltanto per ricordarne alcuni che hanno particolarmente scosso la coscienza degli italiani in questi ultimi anni: da quelli orrendi della clinica Santa Rita, la clinica degli errori, ai tanti stupri commessi e scoperti solo grazie alle intercettazioni, per passare ai tanti atti di violenza, a quella tratta di uomini scoperta grazie alle intercettazioni e della quale ieri, non anno fa, il Ministro Maroni portava pubblico vanto, proprio per aver scoperto, grazie alle intercettazioni telefoniche, una rete che tra l'Italia e l'estero faceva tratta di schiavi, di uomini. Tutto questo voi lo distruggete. Ciò che fate è qualcosa di più di una brutta legge, è togliere, pezzo dopo pezzo, la libertà agli italiani in ogni sua forma: la libertà personale, perché non vi è libertà in un Paese in cui voi cancellate la sicurezza personale; la libertà di informazione, perché non vi sarà più una stampa intesa come stampa libera capace di informare; la libertà fatta di conoscenza e consapevolezza, perché voi volete che gli italiani non sappiano che intorno a loro vi è solo il silenzio, un silenzio che, sempre più, sembra omertà. Pertanto, questa - lo ribadisco - non è una brutta legge: è un vero e proprio atto eversivo. State compiendo un atto eversivo della Costituzione italiana. Voi siete un Governo che dovrebbe rispondere - semmai vi fosse un tribunale deputato a questo - della violazione, nella forma più profonda, dei valori e dei principi della nostra Costituzione. Anche se questo disegno di legge è pronto da quattro mesi, non avete avuto il coraggio di portarlo in Aula prima delle elezioni, perché vi vergognate di ciò che state facendo. Sapete che nessun italiano vi avrebbe capito né giustificato. Con questa legge, infatti, amputate, in modo forse mortale, quella parte dell'organizzazione dello Stato che è deputata al contrasto della criminalità, a individuare i colpevoli, ad assicurarli alla giustizia, ad impedire che nuovi reati vengano commessi. Stabilite per legge l'impunità ai peggiori criminali e delinquenti in questo Paese e togliete garanzie di sicurezza ai cittadini. Questo state facendo. Voi oggi tradite il Paese, tradite l'Italia, tradite gli italiani. State abbandonando gli italiani al loro destino, soli e non più difesi contro il crimine. Da oggi, gli italiani dovranno avere paura, non sono più sicuri in nessun luogo. Dovranno avere paura nelle loro case, dovranno avere paura nelle strade, dovranno avere paura nei luoghi in cui lavorano, perché lo Stato li ha abbandonati e la criminalità organizzata sa che, da oggi, può affondare il colpo con garanzia di impunità. Ladri, stupratori, assassini, mafiosi, camorristi sanno che, da oggi, voi - voi di questa maggioranza, voi di questo Governo - avete disarmato lo Stato. Questo avete fatto. In questo momento, è addirittura impossibile prevedere la vastità e l'enormità della devastazione che avete arrecato all'ordinamento dello Stato. È impossibile anche solo prevedere ed immaginare: si sa solo che saranno tanti, tantissimi, saranno migliaia, i reati che non sarà più possibile scoprire né identificare e i criminali che la faranno franca e che potranno, imperterriti, continuare ad imperversare con le loro azioni delittuose a danno degli italiani. Ministro Alfano, mi rivolgo a lei con grande forza e con grande chiarezza: ogni morte che resterà impunita in questo Paese per colpa di questa legge, lei la porterà sulla coscienza. Ogni ladro che resterà impunito in questo Paese per colpa della sua legge, lei lo porterà per sempre sulla sua coscienza! Ogni stupro di cui sarà vittima una donna italiana e che resterà impunito per colpa della sua legge, lei lo porterà per sempre sulla sua coscienza. E insieme a lei lo porterà anche la Lega, che, per mesi, ha ingannato gli italiani, raccontandogli frottole sulle ronde e quant'altro e che, poi, per un piatto di lenticchie - cioè, la promessa di Berlusconi di affossare il referendum - ha venduto la sicurezza degli italiani. Come avete potuto scambiare per questo l'interesse, la sicurezza, la vita di tanti milioni di italiani? Ma insieme a voi risponderà anche il Presidente del Consiglio. Risponderà non certo la sua coscienza, questo non lo chiediamo e non ce lo aspettiamo, ma risponderà la storia. Egli, finalmente, ha vinto la sua battaglia contro la giustizia ed ormai è impune a tutto, a ogni processo, a ogni indagine, anche alle possibili intercettazioni e, soprattutto, è sopra la legge, è sopra la morale, è sopra l'etica di questo Paese, ma lo fa a costo di aver distrutto la giustizia e di governare in un Paese coperto di macerie. Di questo risponderà e risponderete tutti voi davanti alla storia. Non serve a niente quel velo di menzogne e di bugie che state stendendo, da anni, sopra il Paese, un velo fatto di controllo dell'informazione, di controllo delle televisioni, di bugie e di menzogne sistematiche. La verità prevarrà: questo velo verrà squarciato e la verità vi travolgerà.

A Francesco e Gianfranco, morti sul lavoro

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Sono usciti di casa questa mattina per andare a lavorare. Non torneranno più a casa. Non andavano in guerra, solo a lavorare. Non sono stati uccisi dal fuoco nemico, sono morti mentre stavano lavorando all’interno di un depuratore di Riva Ligure, in provincia di Imperia, uccisi dalle esalazioni. Provo ad immaginare, in queste ore di cieco dolore, i volti smarriti delle mogli, dei figli, dei genitori di questi due giovani operai di 40 e 36 anni. Sento i loro perché, carichi di angoscia e di rabbia. Sento l’angoscia e la rabbia di tutti quelli che hanno perso un amico, un fratello, un padre, un marito, uscito di casa di buon mattino per andare semplicemente a compiere il suo dovere.

Dall’inizio dell’anno ad oggi sono morte 477 persone sul lavoro. 1328 morti ogni anno, 4 morti al giorno. Sono cifre da bollettino di guerra. Anzi, qualche volta, paradossalmente, in guerra si muore meno. In Iraq, c’era in ballo una stupida guerra per l’avidità di qualche stupido petroliere incoraggiato da qualche stupido politico. In Italia, ci sono in ballo gli interessi di chi aggira le regole per mero profitto, di chi si rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza.

Tra i paesi industrializzati, l’Italia è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa. E questo Governo di anime belle che fa? Vuole allargare le maglie dei controlli, vorrebbe la deregulation anche sulla sicurezza dei lavoratori. In Italia, nonostante sia il paese industrializzato in cui si muore di più sul lavoro, il Governo e la maggioranza di centrodestra vogliono indebolire le garanzie di tutela dei lavoratori. Ci avevano già provato con la norma salva-manager, quell’abominio giuridico grazie al quale i responsabili della tragedia della Thiessen Krupp l’avrebbero fatta franca.

Noi diciamo no e facciamo una proposta semplice ma efficace, in nome della trasparenza, ovvero l’istituzione di un patentino trasparente per le aziende, attraverso cui si possa misurare il rispetto delle norme antinfortunistiche adottate, la sicurezza degli impianti e della tutela dei lavoratori. Per tutte quelle aziende che non raggiungono la piena sufficienza e l’adeguatezza alle normative vigenti in materia di sicurezza, ci deve essere la totale esclusione da ogni contratto con la pubblica amministrazione o ente pubblico: non sei in regola, sei tagliato fuori dal mercato, non puoi partecipare a nessuna gara d’appalto, nessuno può fare affari con te.

E’ l’unico sistema efficace per contrastare le scelte scellerate di questo Governo che vuole l’impunità anche per coloro che, in nome del profitto, disprezza la vita degli altri.

Un premier fragile, debole e ricattabile

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La vicenda che coinvolge il premier Berlusconi è squallida e poco edificante e come tale ci interessa poco. Quello che invece ci interessa e molto è che abbiamo un presidente del Consiglio che ama vivere pericolosamente e lo fa da sempre, in tutti gli aspetti della vita. Ha amato vivere pericolosamente come patron di Mediaset, società riconosciuta colpevole di aver pagato tangenti. Ha amato ed ama vivere pericolosamente le sue relazioni sociali, tanto da essersi tenuto in casa per anni Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, pluricondannato e teste di ponte della mafia in Lombardia, che osò addirittura definire un eroe. Ama vivere pericolosamente le sue relazioni private, tanto da circondarsi di ragazze giovani per allietare le sue serate e le sue notti.

Ognuno sceglie di  vivere la sua vita come meglio crede. Ne risponde alla propria coscienza di uomo, marito e padre. Se il protagonista di questa vita spericolata fosse soltanto un ricco imprenditore brianzolo, un po’ barzotto e avanti negli anni, la cosa si fermerebbe lì, dalle parti della nostra morale. Leggeremmo, qualora ne avessimo voglia, i particolari delle sue gesta pruriginose su qualche giornaletto scandalistico, quei giornaletti da ombrellone che allietano le nostre giornate al sole.

La questione qui è un’altra ed assume contorni completamente diversi perché in ballo non c’è quel ricco imprenditore brianzolo, un po’ barzotto cui accennavo prima ma il presidente del Consiglio.

Il punto è questo: di quante Mills, Mangano e Noemi, il presidente del Consiglio deve comprare il silenzio per continuare a vivere pericolosamente come ha fatto sino ad oggi? Chi sono e quante sono le persone che, secondo il teorema tecnico-giuridico dell’utilizzatore finale dell’avvocato difensore Ghedini, lo possono ricattare? Quale è il prezzo che paga per il loro silenzio? Quale è il prezzo che un Paese deve pagare per garantire la vita spericolata del presidente del Consiglio? Quante leggi deve ancora subire questo Paese per garantire l’impunità al presidente del Consiglio? Quante bavagli deve ancora subire la stampa di questo Paese per permettere al presidente del Consiglio di continuare a vivere pericolosamente? Quale è il prezzo che dobbiamo pagare per i vizi privati del presidente del Consiglio?

Quanti Mangano ci sono in giro, quanti Mills, quante Noemi? Quante persone ancora si affacceranno alla ribalta di questa squallida vicenda per ricattare il premier?

Non ci sono più confini privati o puramente etici in questa vicenda. In ballo c’è l’immagine e la sicurezza di un Paese, con tutto quello che ne consegue. Un presidente debole, fragile, ricattabile condizionabile nelle scelte da chicchessia, starlette, aspiranti veline, imprenditori senza scrupoli, non può guidare un grande paese con grandi responsabilità internazionali.

Body-guard di Berlusconi pagati dallo Stato?

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E’ vero che i 24 uomini della scorta del presidente del Consiglio, da gennaio in carico all’Aisi e prima al Cesis, sono ex body-guard Fininvest? E’ vero che sono equiparati, sia dal punto di vista retributivo che normativo, ai funzionari dei nostri servizi segreti che, come prassi consolidata, sono selezionati tra le forze dell’ordine?

E’ vero che, per garantire l’assunzione ai suoi personal body guard il presidente del Consiglio si è inventato, esclusivamente per loro, una competenza per i Servizi, ovvero l’assunzione per chiamata diretta?

E’  vero che attualmente esiste un nucleo speciale per la scorta del presidente del Consiglio pagata dai cittadini che con l’attività di intelligence nulla ha a che fare?

E’ vero che a capo di questo nucleo c’è attualmente l’uomo che, alla fine degli anni ’80, faceva la sicurezza alla Standa? Sono queste le domande che ho rivolto al presidente del Consiglio, in un’interrogazione parlamentare urgente sottoscritta da tutti i deputati del gruppo, dopo le notizie apparse su la Repubblica.

Il presidente del Consiglio si è sempre fatto vanto di non gravare sulle casse dello Stato per svolgere il suo ruolo istituzionale e per la sua sicurezza personale. Ora, però, sembra stia emergendo un quadro diverso. Avendo eletto a residenze istituzionali le sue magioni private, da Villa Certosa a palazzo Grazioli, se le notizie corrispondessero al vero, ci ritroveremmo a pagare per garantire la sua sicurezza anche in quelle sedi. Non solo. Se così fosse, grazie all’abile escamotage che il premier si sarebbe inventato di sana pianta, lo Stato sarebbe costretto a pagare un nucleo speciale che sorveglierebbe la sua sicurezza, peraltro in maniera discutibile. Voglio sapere se tali notizie corrispondano al vero.

Abolire le province: c'è chi fa sul serio e chi no

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C’è chi in Parlamento lavora per mantenere fede agli impegni assunti con i cittadini e chi, invece, fa solo i suoi interessi. La coerenza, in politica, non è una virtù. E’ un’eventualità, un caso, un accidente. Per tutti, indistintamente, ma non per Italia dei Valori.

Da sempre ci battiamo per l’abolizione delle province, enti superflui e spreconi, più indispensabili ai partiti per spartirsi poltrone e potere, che per fare gli interessi dei cittadini. All’inizio di questa legislatura, coerenti con il nostro programma e con quanto avevamo sostenuto in campagna elettorale,  abbiamo presentato un progetto di legge che ne chiede l’abolizione. Abbiamo difeso e sostenuto il nostro progetto in tutte le sedi parlamentari, chiedendo all’Aula di discuterne prima dell’estate. La risposta bypartisan è stata eloquente. Sinistra, destra e centro hanno nicchiato, fatto spallucce, scaricato responsabilità e, infine, tutti insieme appassionatamente, hanno votato per il rinvio. Per ora non se ne fa nulla. Ne riparliamo a settembre, con la benedizione complice e colpevole del presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Peccato che, a settembre, arriverà in Parlamento il nuovo codice degli enti locali del Governo che, con abile mossa ed astuzia, finge di abolire le province, in realtà le trasforma mantenendole in vita, con tutti i costi che tale decisione comporta. Solo per darvi un’idea in soldoni: se si abolissero le province, ogni anno lo Stato risparmierebbe tra i 10 ed i 13 miliardi di euro, che potrebbero essere reinvestiti per ben più importanti obiettivi strategici.

E’ chiaro che, con il rinvio di ieri, la nostra proposta che inchiodava tutti i partiti a mantenere la parola data e a dare un segnale concreto nella lotta agli sprechi, finirà per non essere neanche esaminata dall’Aula.

Con un bel colpo di spugna, si sono rimangiati tutti la parola. A cominciare dal premier Silvio Berlusconi che, il 10 aprile, in piena campagna elettorale, aveva detto: “Aboliremo le province, è nel nostro programma. Visto che l’abrogazione delle province è nel programma del Pd, su questo potremmo sicuramente collaborare”. Per concludere con Pier Ferdinando Casini che l’11 aprile aveva dichiarato: “Occorre congelare le spese correnti, abolire le province e vendere le partecipazioni statali”.

Ad elezioni passate e voti conquistati, gli annunci e gli impegni assunti con gli elettori diventano carta straccia. La casta, quando sente scricchiolare sotto di sé la poltrona, quando sente il suo potere venire meno, fa quadrato e tira fuori le unghie. Noi andremo avanti. Faremo una campagna senza tregua e senza sosta per l’abolizione delle province. Chiederemo il sostegno di Confindustria, delle associazione di settore, di tutta quella parte di società civile che in passato ha mostrato sensibilità su questo tema. Impediremo alla casta che si fa sempre più intoccabile di farla franca ancora una volta.