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Lega rispolvera i cavalli di battaglia

"I clandestini non devono neppure entrare e se entrano vanno respinti e allontanati". Parola dell'ex ministro Roberto Calderoli che ieri, dopo aver appreso la notizia dello stupro avvenuto in un parco di Roma, ne ha approfittato per rispolverare alcuni suoi vecchi cavalli di battaglia.

Lungi da me voler difendere un fatto odioso come la violenza sessuale penso che, in questa precisa fase storica, di tutto ci sia bisogno fuorché di tornare alle politiche leghiste, ai respingimenti selvaggi, alla Bossi-Fini. Ho già parlato due giorni fa su questo blog della vicenda di Samia, emblema di un esercito di disperati che, in fuga da paesi in guerra, cercano rifugio nel nostro Paese.

Caleroli, così come in altre occasioni, avrebbe fatto bene a tacere e a godersi gli utlimi giorni di vacanza. O ha colto l'occasione per deviare l'attenzione dalla polemicha sulla sua scorta? Forse dimentica, l'ex ministro, la condanna dell'Italia da parte della Corte dei diritti umani di Strasburgo per il respingimento, avvenuto nel 2009, di 11 cittadini somali e di 13 eritrei. Allora anche l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, aveva denunciato le politiche adottate dall'Italia nei confronti degli immigrati criticando l’abbandono e il respingimento dei migranti senza verificare in modo adeguato se stavano fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale.

Dimentica ancora, l'ex ministro, il rapporto del Consiglio d'Europa che ha puntato il dito contro il nostro Paese per la morte di 63 migranti, avvenuta un anno e mezzo fa. O, quindi, Calderoli ha la memoria corta, oppure ne approfitta per cavalcare, a fini elettorali, un cavallo di battaglia del suo partito. D'altra parte nella Lega, si sa, funziona così. Fu lo stesso Roberto Maroni qualche mese fa ad ammettere che il Carroccio ha lucrato sul razzismo per accaparrarsi voti.

SBUROCRATIZZARE SI’ MA A 360 GRADI

Semplificare la vita degli italiani. Liberarla dai mille lacci e lacciuoli della burocrazia che soffoca la libera impresa, complica la vita ai cittadini, rende complicato e difficile anche solo procurarsi un certificato. Amministrazioni che dialogano in rete per eliminare code e tempi di attesa biblici. Assunzione più veloce per lavoratori extra-comunitari, iscrizione telematica per l’Università ed un commissario, controllore ad hoc, per gli uffici lenti o ritardatari. Spariscono 333 leggi inutili che vanno a disboscare quella giungla legislativa che affastella il nostro quadro normativo, fatto di leggi doppione, norme desuete non più in uso da tempo. Questi sono i principi che hanno ispirato il provvedimento del governo che alleggerisce i meccanismi nella burocrazia italiana. Bene, bravi, bis. Sì, perché noi di Italia dei Valori abbiamo sempre sottolineato la necessità e l’importanza di un provvedimento del genere e non sono mancate in questi anni le nostre proposte in tal senso. Se l’Italia soffoca in una crisi economica spaventosa è anche a causa di una burocrazia arcaica, vessatoria e ferma all’età della pietra.
In questi anni tutti si sono riempiti la bocca con la parola “innovazione” e “sburocratizzazione”. Vi ricordate le famose tre I di Berlusconi, Internet, imprenditoria e inglese? E la semplificazione legislativa annunciata da Calderoli? Di quelle epiche gesta del padre del Porcellum, che dovevano rivoluzionare il mondo, si ricorda solo la pira “scenografica” di leggi cui diede fuoco e la furbetta manina che, con la scusa di semplificare, voleva cancellare la norma per mettere al riparo alcuni dirigenti leghisti finiti nei guai, per la vicenda delle resuscitate camicie verdi come associazione militare.
Dunque, speriamo che stavolta si faccia davvero sul serio. Condividiamo in pieno il principio delle semplificazioni e lo sosterremo, valutando nel merito il provvedimento. Occhio, però. Vigileremo perché nessuno, ma proprio nessuno, con la scusa di semplificare e sburocratizzare l’Italia, provi a fare il furbo o, peggio ancora, tenti di non toccare alcuni settori per tutelare altri interessi che non siano quelli degli italiani.

UCCIDIAMO IL PORCELLUM GRASSO

Uccidiamo il porcellum grasso. Il porcellum è il sistema elettorale attualmente in vigore, quello che permette ai segretari di partito o al massimo ad un manipolo di dirigenti di spedire in Parlamento persone legate a loro, spesso senza alcun rapporto con il territorio o i cittadini. Insomma il porcellum è il padre dei nominati. Prende il nome da una delle più eleganti uscite di Calderoli, che definì quella legge elettorale "una porcata". O meglio, visto che era il padre della suddetta legge, disse "eh sì, abbiamo fatto una porcata". Così, con lo stesso tono di uno che faceva una partitella a carte con gli amici al bar. A rigor di logica, se il Porcellum è il padre dei nominati e se Calderoli è il padre del Porcellum, ne consegue che Calderoli è il nonno dei nominati. Ma lasciamo perdere quest’albero genealogico suino e parliamo un po’ più seriamente. Italia dei valori è tra i promotori del referendum per l’abrogazione del Porcellum e per il ritorno al precedente sistema elettorale, il Mattarellum, che favorisce il bipolarismo, che per noi è un valore, e pone il vincolo della definizione delle alleanze prima del voto, dato positivo anche questo. E’ giusto che i cittadini scelgano sia chi deve governarli, sia la coalizione, per evitar ei classici pasticci all’italiana. E’ in atto la raccolta delle firme per presentare i referendum e l’Italia dei Valori sta facendo un grosso sforzo organizzativo, perché cambiare questo sistema elettorale è un passaggio fondamentale per cambiare la politica. Per questo motivo sarebbe opportuno che anche il Pd abbandonasse i propri tentennamenti e appoggiasse in maniera convinta questa grande opportunità. I cittadini sono sempre più consapevole della necessità di un cambiamento radicale della politica, e non intercettare questa voglia di rinnovamento sarebbe colpevole miopia da parte della classe dirigente del centrosinistra. Non ce lo possiamo permettere.

UN MATTARELLUM CONTRO I “NOMINATI”

Dalle parole ai fatti. Perché, a parole, tutti sono stati capaci di dire che questa legge elettorale è un grandissima porcata perché disegna un parlamento di nominati dai capi-partito e non di eletti ma, nei fatti, nessuno fino ad oggi si era mosso concretamente. Tutti hanno detto che il porcellum è una legge truffa perché serve alla Casta, ai partiti, ai capipartito, ai segretari di partito, per fare il loro comodo e mandare in Parlamento peones, nani, ballerine e yesman, ma nessuno si era mosso fino ad oggi con determinazione e concretezza di atti formali. La via parlamentare rimane la strada maestra ma se il Parlamento, così come ormai appare ampiamente dimostrato e assodato, non si muove, ci penseranno i cittadini a riprendere, attraverso il referendum anti-porcellum, la strada della democrazia. Italia dei Valori sosterrà con convinzione e determinazione il referendum per il ritorno al Mattarellum perché vogliamo abolire una legge elettorale che ha portato alla vergogna di un parlamento di nominati, pieno di nani, ballerine e, con un pizzico di autocritica, di Scilipoti. Vogliamo restituire dignità alla politica, restituendo ai cittadini il potere di scelta che, dopo il referendum, potranno tornare a scegliere chi mandare in Parlamento a rappresentarli. In più, rispetto al sistema proporzionale, i cittadini sceglieranno anche quale coalizione far governare e con quale programma. Gli elettori devono sapere e, soprattutto, devono essere messi nelle condizioni, di sapere prima quale è il programma e chi è il candidato premier per scegliere con piena consapevolezza. Chiedere il voto al buio, lasciare che si decida tutto nelle segrete stanze del palazzo, è un’idea che abbiamo sempre contrastato. Noi ci impegniamo a realizzare una nuova legge elettorale, da approvare prima di andare al voto, perché a casa nostra questa si chiama democrazia!

LA LEGA PERDE LA FACCIA MA NON LE POLTRONE

Maroni - Bossi - CalderoliMaroni - Bossi - CalderoliContrari all’intervento in Libia per non alimentare l’emergenza clandestini. Questo dicono i leghisti. La Lega perde la faccia perché alle minacce non farà seguito alcun atto concreto: i nostri aerei bombarderanno con buona pace del Senatur e dei suoi sodali e il governo non subirà contraccolpi perché la Lega non formalizzerà la crisi sulla politica estera. Insomma, il Carroccio è come il proverbiale cane: abbaia ma non morde. La storia della Lega è una lunga sequela di fallimenti e di dichiarazioni roboanti (prima) e di fallimenti (dopo). Prendiamo l’esempio della politica sull’immigrazione, che ormai è diventata quella buffonesca della Lega, che esercita un ruolo ricattatorio all’interno del governo. Ormai la politica nel nostro Paese si è ridotta a questo. La Lega è imbattibile nell'affrontare il problema dei clandestini a chiacchiere, ma quando si passa ai fatti non ne imbrocca una. Hanno preteso di inserire il reato di immigrazione clandestina nel codice, come se la soluzione fosse sbatterli in galera a spese dello Stato non rimandare i clandestini a casa. Hanno inventato le ronde che non servono a nulla, solo a fare campagna elettorale. Il miglior esempio del fallimento sono le immagini degli immigrati nordafricani che scappavano dalle tendopoli allestite dal governo italiano, da Maroni in particolare. Immagini che hanno fatto il giro delle televisioni di tutto il mondo. Scavalcano le recinzioni indisturbati e fuggivano. Complimenti ministro Maroni, davvero. E complimenti a tutto questo governo cialtronesco che ci fa fare una pessima figura nel mondo. Mandiamoli a casa con i referendum.

VOLI DI STATO A SCOPO DI SVAGO. E IO PAGO!

La Russa - CalderoliLa Russa - CalderoliIl governo scialacqua e i cittadini pagano. In quale paese civile, mi domando, un ministro usa un aereo dell’arma dei carabinieri per andare e tornare da Roma a Milano nel giro di poche ore, giusto il tempo di assistere alla partita della squadra del suo cuore? Ed ancora, in quale paese democratico un ministro usa un volo dell’aeronautica militare per andare e tornare da Roma a Cuneo, sempre nel giro di poche ore, questa volta per salutare, sembrerebbe, la donna del suo cuore? Pare proprio che succeda nel nostro, di paese. E i ministri sono quello della difesa, Ignazio La Russa e quello dell’attuazione del programma, Roberto Calderoli. Questa nostra Italia, non bastassero gli scandali cui deve assistere per tutto quanto di vergognoso sta accadendo in un parlamento ancora incredulo ed ancora in parte speranzoso di poter evitare il peggio, deve assistere anche, mentre molte delle famiglie non arrivano alla fine del mese, mentre ancora si aspetta quella riduzione delle tasse che questo governo promette sin dai tempi della campagna elettorale che si è conclusa con il suo successo, deve assistere, ebbene sì, allo sfoggio di bella vita che i ministri della Repubblica fanno a spese dei contribuenti. Questo è davvero troppo e stenteremmo a credere sia vero se, in entrambi i casi, non fossero arrivate, puntuali, le conferme da parte dei diretti interessati o dei rispettivi entourage. Già, perché, non potendo negare l’evidenza, tentano di arrampicarsi su specchi per loro sempre più scivolosi, adducendo scuse che fanno acqua da tutte le parti. Dicano pure ciò che vogliono, questi signori ministri. Resta il fatto che è venuta fuori questa parte vergognosa del loro approfittare del ruolo pubblico per scopi puramente personali, sottraendo alle casse di uno Stato in affanno economico, fior fior di quattrini. Tutto ciò ora è dinnanzi agli occhi dei cittadini e i signori ministri saranno costretti a dare spiegazione del proprio comportamento, per rispondere a due diverse interrogazioni, una delle quali presentata dal gruppo Italia dei Valori. Certo, è ovvio, da entrambe le parti arriveranno giustificazioni di vario tipo, perché ciò che era inaudito da parte di alcuni membri del governo Prodi, e che per noi tale rimane, per i colleghi del centrodestra, quando parte da loro, diventa in qualche modo giustificabile. Ma in un paese civile e democratico, in un paese con un governo responsabile, ciò non avviene, non può avvenire, per alcuna ragione, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quello attuale. La verità è che l’Italia, purtroppo, in mano a questi signori, si sta allontanando sempre più da quel paese civile, democratico, serio e basato su saldi principi legislativi e morali di cui è sempre andato fiero. Noi speriamo di poter riconsegnare al più presto al Paese la sua piena dignità e le caratteristiche che gli appartengono per natura storica. Ciò sarà possibile solo mandando a casa questo governo che non si regge più in piedi.

UNITA’ D’ITALIA, ANNIVERSARIO DIFFICILE

Auguri Italia!Auguri Italia!Centocinquanta anni dall’unità d’Italia. Un anniversario importante, una data che celebra la storia, la dignità, il sacrificio dei nostri padri. Un anniversario che ci piace festeggiare nella migliore delle maniere e vorremmo che così fosse per tutti. Un anniversario, però, difficile, non solo per il momento politico di particolare buio, ma anche per le offese contro tale ricorrenza che dagli esponenti leghisti sono piovute e continuano a piovere, pesanti come saette. Già, perché se da un lato l’atteggiamento sprezzante del carroccio suscita amarezza, dall’altro lato, francamente e molto di più, provoca indignazione. Gli ammutinamenti nei confronti delle celebrazioni da una parte e le dichiarazioni vergognosamente secessioniste dall’altra, provengono da un partito di governo. Ed allora, mi verrebbe spontaneo chiedere a questi signori, come conciliano il proprio spirito antiunitario ed anti italiano, con il fatto di guidare il governo del Paese stesso? Esiste un modo per rendere conciliabili le due cose? Credo proprio di no e francamente, per quanto orgoglioso di essere italiano, non mi sento affatto fiero di essere cittadino di un Paese al cui governo siede gente che ha il coraggio di dire che “l'unità d'Italia oggi non esiste, non è stata fatta nè 150 anni fa, né il 2 giugno del '46, perchéle Italie sono due", come ha detto Calderoli. Né, tanto meno, posso sentirmi fiero di essere governato da una persona che, come ha fatto Bossi, dice che per il centocinquantesimo anniversario della nascita dell'Italia unita, “bisognerebbe fare una controstoria, una storia vera, quella che sui libri è stata nascosta, o fare un film", oppure, sempre Bossi, che ''l'Italia è divisa in due: chi sente che è una ricorrenza positiva la festeggia, gli altri non la festeggiano. I veneti non sbagliano se non festeggiano”. No, sinceramente mi pare che non ci sia nulla di cui andar fieri. Questi signori dovrebbero ricordarsi di ricoprire un ruolo pubblico, dovrebbero tener conto del fatto che sono ministri della repubblica e questi continui affronti alla Costituzione cozzano in modo inaccettabile con il loro ruolo. E arrivo all’altra ragione per cui questo è un anniversario difficile. Io credo che quella odierna sia anche un’occasione per rileggere il Risorgimento per ciò che esso fu davvero: un grande sforzo collettivo, dal punto di vista politico, per ritrovarsi in vera e propria unità statuale. Ed ora, a centocinquanta anni da quello sforzo, l’Italia si vede guidata da un governo non solo indegno su molti fronti, quanto diviso su tutto, non ultima la discussione sui festeggiamenti per questa giornata. Un anniversario, insomma, segnato da troppe macchie, che però noi ci sforzeremo di celebrare con la positività di chi sa che il buio della politica sta per finire, che questo governo non potrà andare avanti ancora a lungo, che questo paese si riprenderà a breve la propria dignità e tornerà ad essere degno di chiamarsi Italia.

FEDERALISMO,FIDUCIA E' SCHIAFFO AL PAESE

Bossi - CalderoliBossi - CalderoliE alla fine fiducia fu, anche sul Federalismo. La Lega, con i venti di crisi della maggioranza in atto, va all’incasso, fregandosene del Parlamento e del contributo dell’opposizione e delle autonomie locali. La fiducia è l’ennesimo schiaffo al Parlamento, la dimostrazione lampante che il governo è sempre più debole e diviso. Hanno il terrore del voto in Aula e rifuggono il dibattito ed in confronto come la peste perché sanno bene di non essere più maggioranza, né in Parlamento, né nel Paese. Nell’anno in cui si festeggiano i 150 anni d’Italia, si pongono le basi per la più grande bufala nella storia di questa Repubblica. Perché questo provvedimento così come strutturato ed impostato, una sorta di ossessione della Lega da rivendere nei loro gazebo al rito delle ampolle celtiche, non solo non ridurrà le tasse ma le aumenterà. A cominciare dalla tassa di soggiorno fino alla nuova Imu, che raddoppierà il costo dell’Ici per le imprese, per gli artigiani, per i commercianti ed i semplici cittadini. Le dichiarazioni fatte oggi in Aula dal ministro Calderoli, come il superamento della spesa storica, l’autonomia, un federalismo fatto per unire e non per dividere, sono balle mascherate da belle intenzioni perché questa riforma, fatta solo per piantare la bandierina del federalismo prima che muoia Sansone con tutti i filistei, altro non è che una forzatura in salsa padana, con il solo concreto effetto di una ripartizione territoriale delle imposte. Cambiano il numero degli addendi, ma il risultato non cambia: le imprese ed i cittadini pagheranno sempre e comunque. Sbaglia e mente il ministro Calderoli quando dice che il federalismo è destinato a durare negli anni ben al di là delle contingenze politiche. E’ una riforma miope, pasticciata e vuota, affrontata per di più a colpi di fiducia, un’inaccettabile ed irresponsabile forzatura parlamentare. Svanite nel nulla i passaggi chiavi per una riforma davvero storica ed importante che avrebbe lasciato il segno. Nessuna traccia di responsabilità dei territori, o della improcrastinabile diminuzione dell’imposizione fiscale o della fondamentale riaffermazione del principio dell’unità nazionale. Ancora una volta, una riforma che avrebbe potuto davvero essere epocale per il Paese viene sacrificata sull’altare della tenuta di questo governo traballante, di un morto che cammina. Il federalismo, occasione storica per cambiare davvero il volto di questo Paese, oggi è stato svenduto per quattro soldi, è diventato merce di scambio per salvaguardare il premier dai suoi processi. Altro che riforma epocale. Se tu dai una cosa a me, il federalismo, poi io do una cosa a te: il salvacondotto per i tuoi processi.

FEDERALISMO, E' GIA' SPERPERO DI DENARO

I tagli alle università non sono un mistero, così come non lo è il fatto che la maggior parte dei ricercatori del nostro paese rimane al verde. Nella riforma Gelmini, però, quei soldi che non si sono trovati per finanziare la ricerca, spuntano miracolosamente fuori per coprire una spesa assai particolare: l’insegnamento del federalismo ai dirigenti degli enti locali. Sì sì, avete capito bene. Quella riforma che fa acqua da tutte le parti, quel testo irricevibile per far passare il quale il governo ha scavalcato Parlamento e bocciatura del Colle, sarà insegnato ai dirigenti per la modica cifra di dieci milioni di euro. Due milioni l’anno per cinque anni, è scritto nero su bianco, nel testo dell’altra riforma scandalo frutto di questo governo, la riforma Gelmini. All’articolo 28 della stessa si legge che questi soldi servono “per concedere contributi per il finanziamento di iniziative di studio, ricerca e formazione sviluppate da università” in collaborazione “con le regioni e gli enti locali”, in vista “delle nuove responsabilità connesse all’applicazione del federalismo fiscale”. Università, pubbliche e private, si intende. Quel che è più curioso è che la riforma Gelmini non prevede un concorso pubblico per accedere a quei fondi. No, sarà deciso tutto dal ministro dell’istruzione. E dire che all’Italia dei Valori questa…chiamiamola anomalia non era sfuggita. Ci eravamo chiaramente espressi in Aula dicendo che “in un momento in cui non si trova la copertura dei soldi previsti per i ricercatori, si trovano per fare corsi sul federalismo”. E dire, inoltre, che esistono già le strutture appositamente create ed anche già finanziate dallo Stato, per formare gli amministratori. Dieci milioni di euro, insomma, che sembrerebbero buttati al vento, se non fosse per il forte sospetto che si tratti di lottizzazione politica dei finanziamenti. Già, un’altra vergognosa norma emessa quasi in sordina dalla maggioranza, grazie anche al voto del Partito Democratico.

L'IMBROGLIO CHE CHIAMANO FEDERALISMO

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Questo federalismo è irricevibile. Lo dice Napolitano. La bocciatura solenne di metodo si aggiunge a quella di merito data ieri dalla commissione bicamerale. Non sappiamo cosa succederà ora. Sappiamo quello che è successo ieri. Il governo, dopo la bocciatura della bicamerale, cedendo all’ennesimo ricatto della Lega, alla quale, giunti a questo punto, interessa solo di piantare una bandierina qualunque in vista di probabili elezioni, ha convocato in fretta e furia un consiglio dei ministri alle 8 della sera e ha riadottato lo stesso provvedimento. Poco conta che questo modo di procedere sia incostituzionale, come confermato oggi dal Quirinale, poco conta che si sia calpestata la volontà del Parlamento. Sappiamo bene che a lor signori delle regole e della costituzione poco importa. Ma il problema vero, a questo punto, è rappresentato dal fatto che qui si stanno scrivendo le regole che reggeranno lo Stato per i prossimi decenni e che, a seconda che siano buone o cattive, consentiranno il rilancio del Paese oppure lo affosseranno x sempre. Italia dei Valori si è sempre assunta la responsabilità di dire con chiarezza, e poi di votare in modo conseguente, che noi nel federalismo crediamo davvero perché lo vediamo come uno strumento straordinario di moralizzazione della spesa pubblica e di responsabilizzazione dei pubblici amministratori. Il problema è che fino a qui non dico che si sia scherzato, ma poco ci è mancato, nel senso che sono state approvate sempre e solo norme quadro, insomma principi generici, senza un solo numero o una sola scelta concreta. Il federalismo municipale era il primo vero banco di prova per capire se questa riforma del centrodestra sarebbe stata un vero federalismo oppure no e, subito, ….. è cascato l’asino. La riforma toglie, se è possibile, ancora più autonomia ai comuni e centralizza ancora di più nella mani dello Stato le scelte tributarie. Non c’è nessuna possibilità di controllo degli elettori sugli eletti, nessuna speranza di responsabilizzazione degli amministratori, in quanto non si è scelta la strada trasparente d’istituire un’unica imposta comunale, nella quale far confluire tutte le entrate dei comuni, ma, al contrario, si è accentuato l’attuale spezzatino, per cui ai comuni spetteranno compartecipazioni in decine d’imposte statali, senza che i cittadini possano minimamente capire quanti soldi ha incassato il comune e come li ha spesi. Ma non basta. Smentendo clamorosamente la promessa ventennale che con il federalismo le tasse sarebbero scese, questo decreto prevede nuove e maggiori tasse, a valanga, per tutti. L’ici sulle attività produttive raddoppia e sulle seconde case aumenta, e di molto. L’addizionale irpef aumenta. In più viene introdotta una tassa di scopo, che ogni comune potrà applicare, come e quando vorrà. Viene introdotta una nuova tassa di soggiorno e così il turismo italiano, che sconta la fiscalità più punitiva d’Europa, verrà ulteriormente penalizzato. Gli unici a venire avvantaggiati sono i proprietari immobiliari, ma non quelli proprietari della casa in cui vivono, bensì solo quelli che ne hanno tante altre e che le affittano, e che su questi redditi non pagheranno più l’irpef, ma un’imposta fissa del 21%. Insomma si penalizzano le attività produttive e si premiano le rendite socialmente improduttive. Complimenti!!! Qualcuno potrebbe obiettare che quasi tutti gli aumenti d’imposta sono facoltativi e che i comuni potrebbero decidere di non applicarli. Peccato però che, con la manovra finanziaria del 2010, lo Stato abbia tagliato ai comuni fondi per 6 miliardi di euro solo nel 2011. Sicché i comuni, se vorranno chiudere i bilanci e non presentare i libri in tribunale, gli aumenti d’imposta avranno bisogno di usarli tutti, fino all’ultimo. Ecco, in sintesi, in cosa consiste l’imbroglio che chiamano federalismo.