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O SI FA L’EUROPA O SI MUORE

 Questo pomeriggio il presidente del Consiglio, Mario Monti, incontrerà il presidente francese Francois Hollande, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Un vertice atteso, complesso e di importanza vitale per il futuro non solo dell’Italia ma dell’intera Europa.

O si fa l’Europa o si muore, è questa la verità. In questo momento, non c’è azione di governo che tenga se non c’è un’Europa unita, politicamente ed economicamente. Oggi, è un vaso di coccio, fragile e tenuto insieme su basi fragili, perché in realtà è divisa su tutto.

Non serve nascondersi dietro alle parole. La speculazione finanziaria continuerà finché l’Europa non diventerà un fortino inespugnabile. E per farlo, occorre trasformare quel vaso di coccio in una botte di ferro.

Come? Procedendo, a passo spedito, verso una unificazione delle politiche fiscali, industriali e dei mercati, che ancora oggi hanno messo in atto un percorso incompleto, serve una Banca centrale europea davvero sovrana ed indipendente. Finché non ci saranno queste condizioni, non ci sarà politica di rigore che tenga.

Solo se l’Europa sarà davvero unita, diventerà un fortino inespugnabile, in grado di fermare la speculazione e diventare uno dei grandi player dell’economia mondiale, superando per importanza l’esportazione come Stati Uniti, Cina e India.

Serve uscire dall’angolo. Serve superare quella progressiva marginalizzazione che stiamo subendo perché, in un mondo dove contato i grandi player, o anche l’Europa entra nel vivo del gioco e se la gioca alla pari o finiremo per essere spazzati via.

Il presidente del Consiglio Monti ha il dovere di svolgere ogni tentativo in questa direzione. Deve far valere con forza queste ragioni, che sono le ragioni dell’Italia. Monti vada al vertice forte non solo delle posizioni dell'italia ma di posizioni che sono di buon senso.

MONTI TRA HOLLANDE MERKEL E SPINELLI

Salutiamo François Hollande, nuovo presidente della Francia. Riflettiamo sul voto greco, che ha bocciato il rigore ma ha portato i neonazisti in Parlamento per la prima volta nella storia ellenica. Gioiamo per il raggiungimento del quorum in Sardegna per il referendum regionale sull’abolizione delle province. E aspettiamo l’esito di questa tornata elettorale italiana.

I francesi e soprattutto i greci hanno lanciato un messaggio all’Europa, alla Germania della Merkel in particolare. L’Europa, così com’è, non piace più. Il grande sogno di Spinelli e di generazioni di europei si sta rivelando incapace di gestire gli effetti sociali della crisi economica.

Siamo tra coloro che vogliono un’altra Europa, più giusta, più attenta alle esigenze dei cittadini, meno a quelle della finanza e delle banche. I francesi hanno tracciato una nuova rotta di cui dovrà tener conto anche il governo Monti.

Dovrebbe tener conto, perché sembra che il premier italiano, in realtà, intenda sostituirsi a Sarkozy nel rapporto privilegiato con la Merkel. Una sorta di asse Roma-Berlino. A parte il fatto che rievoca un periodo drammatico e nero della storia contemporanea, quest’asse è un errore grave.

Il contenimento della spesa (giusto e necessario) attraverso l’aumento della pressione fiscale e la riduzione degli investimenti è una scelta suicida. Monti, d’accordo con la Merkel, ha fatto questo, alimentando la spirale recessiva che sta strozzando l’economia italiana.

Con la vittoria di Holland e con il voto greco (vittoria degli estremismi che condannano l’Ellade all’ingovernabilità) cambia lo scenario. L’Europa deve cambiare se vuole davvero diventare il grande e nobile sogno di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene.

HOLLANDE BATTE ANCHE MERKOZY

 

 Il successo di Hollande alle presidenziali in Francia apre una nuova stagione per tutti i paesi dell’Unione Europea. O, almeno, questo è l’auspicio al momento, in attesa del ballottaggio. La politica di tagli e di contenimento della spesa pubblica che il duo Merkel-Sarkozy (Merkozy per i critici) è stata in parte necessaria, ma è stata poi spinta all’eccesso, in particolare dal governo Monti. L’Europa ha bisogno di dare impulso ad una nuova politica economica che stimoli la crescita, altrimenti la contrazione dei consumi e degli investimenti provocherà una nuova fase recessiva.

Con i soli tagli non si esce dalla crisi. Lo dice, giustamente, anche il presidente Obama. In ogni caso il voto francese pone degli spunti di riflessione. La crescita ed una nuova politica europea innanzitutto. Ma anche il successo di Le Pen, della destra nazionalista e xenofoba, pone inquietanti interrogativi. Per troppi anni il dogma liberista, insufflato dai grandi potentati economici, ha imposto il proprio pensiero unico. La supremazia del mercato e la sua capacità di autoregolarsi sembrava una verità incontestabile. Questa idea è fallita miseramente alla prova dei fatti.

I soldi chiamano soldi e se non c’è un organismo terzo (lo Stato e gli organismi sovranazionali) a regolamentarne i flussi, i cittadini non ne traggono alcun beneficio. Senza voler richiamare in alcun modo vecchie idee anch’esse fallite alla prova della Storia, è però innegabile che serve studiare un nuovo modello di sviluppo, che ponga alla sua base il bene comune, non l’accumulazione di risorse nelle mani di pochi. Sembra, e a pensarci bene è, una banalità. Ma nell’applicazione pratica questo principio viene quasi sempre disatteso, in nome di indicatori economici che non sempre coincidono con l’interesse generale.

Da tempo Italia dei Valori sostiene in Parlamento la necessità di manovre per la crescita. Ora che il voto francese ha rimesso in discussione l’assetto europeo, è tempo di pensare ad un cambiamento delle politiche economiche.