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VERDI DI RABBIA SOLO PER FINTA!

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, e scommetto sin d’ora che non ce ne saranno, la disfida tra Pdl e Lega sulla Libia finirà a tarallucci e vino. I venti di guerra nella maggioranza vanno scemando e giù volano le prime bandiere bianche. Frattini, pochi minuti fa, ha detto: vi sono le condizioni per raggiungere un accordo. Lo chiamano accordo ma si legge pantomima. La Lega, alla fine, dirà si alla missioni in Libia e alle bombe. Scommette pure con gli amici che la data sicura per la fine della guerra richiesta dalla Lega non ci sarà: vincerete! La verità è che alla Lega della Libia e delle bombe non gliene frega niente, non gliene è mai fregato niente. Ha alzato solo il prezzo per passare meglio all’incasso. In questi giorni, il Carroccio ha messo in atto una furba e scaltra strategia per rivendicare il suolo ruolo, per rinverdire la sua immagine, parecchio appannata per la verità, e mettere i puntini sulle i per le future nomine di governo: le nuove poltrone spettano a noi altro che responsabili! La questione degli immigrati, che entrano ed escono dal nostro paese indisturbati, come se confini dell’Italia fossero sliding doors senza nessun controllo, il federalismo sempre più impantanato nelle secche dei decreti attuativi mentre nuove tasse si affacciano all’orizzonte, norme feroci come il reato di clandestinità bocciato dall’Europa perché “inconcepibile", hanno arrecato parecchi danni ad un Carroccio sempre più bersagliato da una base incazzata. A questo, si aggiungano le leggi ad personam volute da Berlusconi e che la Lega ha diligentemente votato. Così, ecco che dal cilindro del Senatur è saltato fuori il celodurismo pacifista in salsa libica, per ridare speranza e vigore alla testosteronica base. In più, serviva una Lega riottosa ed indipendentista in vista delle prossime amministrative, distante da Berlusconi quel tanto che basterà per scaricare alla bisogna sul presidente del Consiglio e sul Pdl la colpa se le cose a Milano e a Napoli dovessero mettersi male. La guerriglia del Carroccio, dunque, è stata solo una pantomima, ben congegnata ed architettata per vantare meglio, nei prossimi giorni, sulle poltrone e i posti nei Cda che contano e che verranno. Nulla di nuovo sotto il sole delle Alpi. Sono verdi di rabbia solo per finta.

IL PD NON FACCIA LA STAMPELLA DELLA MAGGIORANZA

Tag: Bersani , Libia , mozioni , Pd

Mercoledì 3 maggio, quando il Parlamento voterà le mozioni sulla Libia, si giocherà una partita importante, una partita tutta politica che riguarda innanzitutto il centrosinistra e la sua credibilità. Il centrodestra è spaccato, diviso, non ha unità di intenti e vedute in politica estera, cardine fondamentale per la credibilità di un governo sia sul fronte interno che internazionale. E’ l’occasione giusta per mandarli a casa, per condannarli ad una verità: l’unico collante che li unisce sono le poltrone usate per difendere gli interessi del presidente del Consiglio. Abbiamo l’occasione per rispedirli a casa. Non vorremmo mai, però, che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra. Sarebbe di una gravità inaudita se, mercoledì prossimo, di fronte ad un centrodestra senza una propria maggioranza in politica estera, arrivasse il soccorso delle altre opposizioni, Pd in testa, garantendo la sopravvivenza a questo governo senza più alcuna prospettiva politica. Tutte le opposizioni devono votare contro la risoluzione del governo e della maggioranza. Parliamoci chiaro e usciamo fuori da ogni ipocrisia. Non si può ripetere, per mesi, che il presidente del Consiglio è un caudillo antidemocratico, un pericoloso eversore e poi al momento buono di farlo cadere il Pd gli fa da stampella, votando la mozione per tenerlo in piedi con la scusa del prestigio internazionale dell’Italia da tutelare. La nostra presenza militare è già significativa ed importante: abbiamo il comando delle operazioni navali, partecipiamo al no fly zone. Cosa andranno a raccontare quelli del Pd ai loro elettori, se voteranno a favore della risoluzione del governo, dopo aver affermato un giorno sì e l’altro pure che Berlusconi è un dittatore che attenta alla Costituzione? Non è affatto vero che su questo allargamento della presenza militare italiana si giochi la nostra credibilità internazionale, così come non è vero che è in gioco la tenuta dell’alleanza atlantica. Partecipare è una nostra libera scelta che non pregiudica niente perché siamo già significativamente coinvolti. Il Pd apra bene le orecchie: l’unica cosa che è in gioco è la sopravvivenza o meno del governo Berlusconi. Chi li dovesse salvare se ne assumerà tutta la responsabilità davanti ai cittadini e agli elettori. Non è bombardando la Libia che l’Italia riacquisterà la sua credibilità sul piano internazionale. La ritroverà solo liberandosi di Berlusconi. I democratici riflettano bene su questo. Altrimenti, fino ad oggi, hanno raccontato balle colossali. Hanno abbaiato senza mordere.