Taggati con: Bersani

SE LA SQUADRA GIOCA CONTRO IL CAPITANO

Dire che Bersani è frenato dalla propria coalizione è come dire che il capitano di una squadra di calcio è frenato dai difensori e dagli attaccanti della sua stessa squadra. Ricordo che Pd, Sel e Centro Democratico hanno sottoscritto una carta d’intenti comune e da lì non ci smuoveremo. Siamo una coalizione ampia e decisa a formare un governo solido, capace di garantire la stabilità che ora serve all’Italia per portare avanti un programma di riforme che rimetta in moto il mercato del lavoro e restituisca equità alla pressione fiscale.

Monti insiste nell’insinuare negli elettori la distorta percezione di instabilità della coalizione di centrosinistra, ma è chiaro che è solo un bieco tentativo per avere un ruolo nel prossimo Parlamento. Monti è un gaffeur come Berlusconi, come dimostrano le ultime parole sulla Merkel. Un mezzuccio da campagna elettorale che, francamente, non ci aspettavamo dal professore. Che infatti continua a perdere credibilità.

Chi ci attacca in questo modo rivela solo di puntare all’ingovernabilità, che in questo momento storico sarebbe il male peggiore per il nostro Paese. Abbiamo bisogno di un governo stabile, rispettoso degli impegni presi con l’Europa e responsabile verso quel cammino di riforme sostenibili di cui la nostra società ha bisogno. E sono sicuro che gli elettori alle urne ci daranno ragione.

C’E’ CHI NON LA SPARA

La presa in giro infinita. Ora basta. Dobbiamo mandare Berlusconi a casa. Perché altrimenti lui non si fermerà, continuerà a spararla sempre più grossa infischiandosene del bene del Paese. La lettera sull'imu le batte tutte: un mezzuccio truffaldino per tentare di fatto di comprare il voto degli italiani, una pubblicità ingannevole indirizzata a colpire chi non è ben informato sul dibattito politico.

Questa campagna elettorale è stata deformata da false promesse e populismi, si è ridotta a una serie di spot e di botta e risposta che si rincorrono su twitter e nei vari spazi televisivi e radiofonici. Quello che sta accadendo per colpa di alcune forze politiche non è degno di un Paese democratico. L'unica coalizione che parla chiaramente agli italiani è quella del centrosinistra e Bersani si riconferma l'unico leader serio e affidabile per rimettere in moto il Paese. Pd, Sel e Centro Democratico non hanno bisogno di ‘spararle’ e si rifiutano di ingannare gli italiani. Noi parliamo chiaramente e con senso di responsabilità. Siamo l’unica coalizione ad aver sottoscritto una comune carta d’intenti e ad avere la coesione e l’ampiezza tale da garantire all’Italia un solido governo per il futuro.

Abbiamo preso degli impegni con l’Europa, che rispetteremo. E avvieremo un programma di riforme capace di restituire benessere al Paese, di dare respiro alle nostre imprese e rimettere in moto il mercato del lavoro, diminuendo la pressione fiscale. Metteremo lo Stato a cura dimagrante, con responsabilità: basta sprechi e clientelismi, basta sperperare risorse pubbliche. L’Italia è un Paese ricco, lo dimostreremo. Per leggere il programma di Centro Democratico, basta andare su www.ilcentrodemocratico.it

CHI E’ IL VERO LEADER?

Bersani si conferma il vero leader democratico di questa campagna elettorale. Mentre le altre forze politiche scadono nel populismo e nelle false promesse pur di entrare nel prossimo Parlamento, Bersani dimostra serietà e senso di responsabilità per il Paese parlando con onestà agli elettori e insistendo sulla necessità di un dibattito tv tra tutte le forze in campo. In un Paese democratico è così che dovrebbe essere condotta una campagna elettorale.

Chi non dimostra democrazia con il proprio comportamento non può far credere di volerla portarla nel Paese. La coalizione di centrosinistra è l’unica che si è fondata su un comune programma di intenti e che è capace di rappresentare un rinnovamento per l’Italia. Berlusconi, con le sue promesse, sarebbe capace di portare il Paese di nuovo sull’orlo del baratro. Per fortuna non sarà in grado di farlo, perché gli italiani non si sono dimenticati della catastrofe causata dalle sue politiche, catastrofe che poi hanno dovuto pagare a caro prezzo con le manovre del governo Monti.

Poi c’è Grillo, che continua a sottrarsi a qualsiasi confronto con le altre forze in campo e ad allontanare i giornalisti. Mi dispiace, e lo dico sinceramente, per i militanti del M5S che credono nel rinnovamento prospettato dal loro leader. Ma quale rinnovamento può portare una forza politica che si fonda ancora sul leaderismo e sul personalismo? La vera rivoluzione è dare finalmente avvio alla Terza Repubblica, abbandonando i vecchi schemi e facendo spazio a quei movimenti veramente democratici che sono gli unici in grado di far seguire alle parole i fatti.

LA DESTRA CONFONDE IN MANCANZA DI ARGOMENTI

Era prevedibile. Non avendo argomenti seri sui quali basare la campagna elettorale, la destra punta sul vendere fumo e da giorni batte su un ipotetico patto tra Bersani e Monti. È chiaro che i nostri avversari, dopo le primarie (che hanno abbattuto gli effetti del Porcellum) e la presentazione del grande progetto della coalizione di centrosinistra, si sono resi conto che non hanno un programma minimamente competitivo per il rilancio del nostro Paese. E allora via con illazioni, ipotesi, chiacchiere.

La destra, però, si dimentica che saranno i cittadini, con il loro voto, a determinare chi governerà il Paese. E lo faranno sulla base dei programmi e sulla solidità della coalizione che dovrà dare all’Italia anni di stabilità e crescita. E ne siamo sicuri: a vincere le elezioni sarà il centrosinistra. Perché ha un programma serio e concreto e perché è l’unica coalizione capace di coniugare il necessario rigore con la crescita e l’equità sociale. Non abbiamo bisogno di stipulare patti, perché siamo consapevoli della nostra forza e della nostra coerenza.

Abbiamo 40 giorni per rafforzare la nostra presenza sul territorio e convincere, con la forza dei fatti, anche quegli elettori indecisi o delusi dalla politica. La politica è lo strumento per costruire la realtà sociale che vogliamo, non possiamo arrenderci. È vero, molti partiti non si sono dimostrati capaci di coerenza e trasparenza. L’ho vissuto io per primo sulla mia pelle. Ma le cose stanno cambiando. L’attuale coalizione di centrosinistra ne è la prova. Andiamo avanti.

CONTRO LO SPREAD PIU' DEMOCRAZIA

Decidono i cittadini, non lo spread. C’è in questi giorni un clima che ricorda quello dello scorso anno, quando Monti subentrò a Berlusconi. Come uomo della provvidenza. Improvvisamente si torna a parlare di spread che s’impenna, come fosse il regolatore della democrazia italiana. Non è così.

Monti ha restituito credibilità internazionale all’Italia, ma non è l’uomo della provvidenza. Il suo governo ha avuto il grande merito di traghettare l’Italia fuori dalle secche della crisi, ma non ha saputo rilanciare l’economia. Non ha saputo coniugare il necessario rigore imposto dall’Europa e dall’enorme buco di bilancio con le politiche di crescita, indispensabili per contrastare la fase recessiva, e di equità sociale. Non si può dire che la parentesi dei tecnici al governo sia stata un’esperienza memorabile.

È il momento di dare una svolta all’economia italiana. E alla politica. Come? La risposta è una sola ed è chiara a tutti: il governo di centrosinistra. Bersani ha vinto le primarie, milioni di italiani hanno partecipato ad uno straordinario esempio di democrazia diretta. È stato legittimato dal voto popolare e non dal supporto di lobby economiche e finanziarie. Il miglior viatico per la guida dell’Italia in questo momento.
Abbiamo bisogno di investire sul futuro, con un programma liberale sui diritti e progressista in economia. Diritti e Libertà crede più alla democrazia che alla dittatura dello spread.

HA VINTO LA DEMOCRAZIA

Ieri abbiamo assistito alla grande vittoria della democrazia. Quella diretta. Quella degli elettori del centrosinistra attivi e impegnati nella crescita e nel futuro di questo Paese. La straordinaria affluenza alle primarie è stata la prova lampante che il sentimento di partecipazione alla vita politica, checché se ne dica, non ha abbandonato gli italiani. E l’ottimo risultato raggiunto da Bersani ci fa ben sperare nella formazione di una coalizione riformatrice e progressista, che possa rilanciare l’Italia dal punto di vista sociale, economico, civile e culturale. Insomma, se vince Bersani, Monti non torna a Palazzo Chigi.

Noi di Diritti e Libertà abbiamo partecipato con orgoglio, nei limiti delle possibilità di un movimento appena nato, a questa straordinaria manifestazione di democrazia. Abbiamo sostenuto Bersani attraverso tutte le nostre strutture sul territorio e ora auspichiamo che la sfida del ballottaggio confermi Bersani candidato premier. Tra tutti i candidati, infatti, riteniamo che solo il segretario del Pd abbia la volontà e le caratteristiche ideali per portare a termine il grande progetto di federazione del centrosinistra e, col sostegno di tutte le forze in campo, dare poi vita a un progetto di governo serio, innovativo e credibile.

Diritti e Libertà è già in prima linea per contribuire a questo progetto di rinnovamento, un progetto non più rimandabile. Abbiamo intrapreso un percorso chiaro e concreto, per restituire fiducia ai cittadini e per rilanciare l’Italia, con rigore ed equità. E siamo pronti a dimostrarlo.

 

Impegnati a costruire il centrosinistra

Il centrosinistra è il nostro orizzonte politico. Dal Lazio alla Lombardia, per arrivare alle elezioni politiche, l'Italia dei Valori e' impegnata nel costruire un'alleanza di centrosinistra ampia, solida e riformatrice. Una coalizione costruita sui programmi e non sugli interessi personali, naturalmente.

Italia dei Valori già governa nella gran parte di comuni e province con Pd e Sel e quest'alleanza e' la sola in grado di garantire un percorso di riforme e rilancio. La sola capace di coniugare il rigore con l'equità e giustizia sociale, puntando sull'innovazione e la crescita. E’, peraltro, l’unica possibilità politica per uscire dalle pastoie di governi tecnici o ‘governissimi’. In tanti si oppongono al governo del centrosinistra perché preferirebbero un Monti Bis, o qualcosa di simile.

Il centrodestra è distrutto dagli anni del berlusconismo – anche se invito a non sottovalutare mai il Cavaliere, il suo silenzio mi preoccupa - , il centro conta poco e niente da solo, il centrosinistra è vincente, come dimostrano tutte le elezioni da due anni a questa parte. Se lo scorso anno qualcuno avesse detto che la vittoria della coalizione Pd-Idv-Sel era a rischio l’avrebbero preso per matto.

La mia non è solo voglia di vincere, ma il desiderio di cambiare l’Italia. Concretamente. Di dare le risposte ad un paese dalle potenzialità incredibili, che però ancora è impantanato nelle sabbie mobili di una crisi gestita male. Serve uno scatto d’orgoglio, un’opera di rinnovamento e di apertura, ma serve soprattutto la competenza per cambiare questo paese. E la strada per farlo passa da Vasto, dalla foto di Vasto.

Cosa significa far politica?

Vorrei rispondere a quanti tra voi, su questo blog, su facebook e twitter hanno voluto aprire un confronto, anche critico, dopo l'intervista in cui ho annunciato il mio appoggio a Bersani nel caso in cui Italia dei Valori non partecipasse alle primarie.

Per me fare politica significa ambire al governo del Paese. Rispetto chi pensa all’azione politica come semplice testimonianza, ma io credo che dirigere i processi sociali per migliorare la società sia il fine di ogni politico. Il mio sicuramente. Chi fa politica pensa che le sue idee siano le migliori per difendere l'interesse collettivo e si sforza per metterle in pratica. Certo, questo non vuol dire che si debba andare al governo con chiunque e a qualunque costo, ma solo con quelle forze con cui esiste un unico comune denominatore, sufficiente per governare insieme il Paese, un compromesso politico di alto profilo basato sui programmi.

Ritengo che quelle forze politiche che hanno governato dal 2006 al 2008, che da anni governano insieme regioni, province e comuni e cioè Pd e Sel e Idv, siano per storia, cultura e valori di fondo le uniche forze con le quali possiamo pensare di realizzare una coalizione capace di cambiare questo Paese, dando impulso ad una vera svolta riformatrice.

Capisco che sul Pd qualcuno possa storcere il naso, ma senza Pd al governo non ci si va. E non parlatemi di Grillo (ormai lo avrete capito): se da una parte ho massimo rispetto per i suoi elettori, dall'altra penso che sarà una colossale fregatura per l'Italia e gli italiani perché incapace di governare.

Ritengo quella tra Idv, Pd e Sel un’ottima alleanza e anche l'unica alleanza possibile per ridare speranza all’Italia. Deve essere chiaro che se questa alleanza non nasce o nasce monca perché Idv vi si sottrae, non vinceranno altre forze di centro sinistra, ma si spalancherebbero le porte al Monti Bis, o a soluzioni addirittura peggiori.

Dobbiamo intenderci su questo: se il Monti bis è la prospettiva che vogliamo scongiurare a tutti i costi, chi mi critica dovrebbe spiegarmi quale governo, quale diversa maggioranza e quali diversi partiti si possono mettere in piedi se non con il Pd per superare almeno il 40% dei voti e quindi governare il Paese.

"Ma il Pd ha sostenuto Monti" è l'obiezione che molti di voi mi muovono. Vero. Ha sostenuto Monti perché ha ritenuto che le elezioni un anno fa avrebbero messo a rischio l'Italia. Noi l'abbiamo sempre pensata diversamente e in questo anno abbiamo preso strade diverse. Ma tra quattro mesi la legislatura finirà e a me interessa quello che le forze politiche vogliono fare per il futuro e non quello che in una situazione di assoluta eccezionalità, con un'Italia a un passo dal default, hanno fatto.

Se fossimo andati al voto, il Pd avrebbe stravinto le elezioni, ma ha fatto una scelta diversa, con la convizione di fare il bene del Paese. E se rileggo le dichiarazioni di Bersani, per lo meno da un mese a questa parte, mi pare innegabile il fatto che intenda posizionare il Pd su una linea politica sociale ed economica molto diversa da quella del governo Monti.

Queste sono le ragioni per le quali credo che all’ultima festa nazionale, Idv abbia fatto bene a continuare a credere nella ormai famosa 'foto di Vasto', e nella coalizione di centrosinistra. 

Quanto alle primarie, personalmente speravo, e continuo a sperare, che il presidente Di Pietro sciolga le riserve, decida di partecipare e si candidi. Proprio oggi ha lasciato aperta una porta alla partecipazione di Italia dei Valori alle primarie. Una buona notizia. Un’ottima notizia. Qualora cambiasse idea, però, l'errore più grande sarebbe quello di pensare che queste primarie non ci riguardino. Queste primarie, invece, ci riguardano a tal punto che a mio avviso dobbiamo fare tutto quello che possiamo per contribuire a determinarne l'esito.

Che ci piaccia o no la reale contesa della vittoria, al momento, è tra due candidati: Bersani o Renzi. Il primo è l'unico tra i due in grado di tenere unito un centro sinistra che vada da Vendola al Pd passando per Idv. Quanto a Renzi, che nei mesi passati è stato un fan sfegatato prima di Marchionne e poi della Fornero, credo che in caso di vittoria farebbe fatica a tenere insieme il Pd, figuriamoci l'intero centrosinistra. Con la conseguenza che una sua vittoria finirebbe per spalancare la porta a un Monti bis.

Ho voluto spiegare la mia posizione perché la mia intervista ha aperto un dibattito e volevo chiarire alcuni punti. Non voglio prendere di proposito in considerazione coloro che mi hanno scritto ‘vai nel Pd’ solo per non affrontare i nodi politici che ponevo.

Oggi le parole di Di Pietro hanno aperto un nuovo scenario. E’ naturale che il nostro candidato alle primarie per la guida del centrosinistra è lui e faremo di tutto per portarlo alla vittoria. E in caso di ballottaggio faremo le nostre valutazioni, sempre avendo come obiettivo primario la creazione di un grande centrosinistra innovatore e riformatore.

Primarie, il mio sostegno a Bersani

Riporto il testo della mia intervista pubblicata oggi dal quotidiano "La Repubblica".

Il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi voterà Bersani alle primarie. Lo farà andando ai gazebo, scegliendo il segretario e sostenendolo attivamente nella sua campagna. Lo farà anche in contrasto con le indicazioni di Di Pietro, che proprio ieri ha confermato che non correrà e che l’Idv non è della partita.

E’ una rottura definitiva con l’ex pm?
Non è una rottura. E’ la mia scelta personale di privato cittadino e di dirigente politico. Capisco l’amarezza di Di Pietro nel constatare che alcuni mezzi d’informazione stanno trasformando in un duello rusticano del Pd queste consultazioni. Ma il rischio ora non c’è più. Vendola partecipa e rende chiaro che queste sono primarie di coalizione.
Ma non è la coalizione dell’Idv.
Spero che Di Pietro riveda la sua posizione. Siamo ancora in tempo.
Il punto è che nemmeno il Pd vi vuole più.
Non è così. La carta d’intenti presentata da Bersani permette a noi di tornare nell’alveo del centrosinistra. Se Tonino ci ripensa e si candida naturalmente sosterrò lui.
E se non ci ripensa?
Allora la mia opinione è questa: nell’interesse del Paese e dell’Italia dei Valori e del centrosinistra è bene che le primarie le vinca l’unica persona capace di unire tutto lo schieramento e portarlo al governo, ossia Bersani. Io mi impegnerò per portare a casa questo risultato. A Di Pietro dico: non vuoi Monti Bis? L'unica alternativa concreta al Monti Bis e l’unica opzione capace di coniugare rigore e giustizia sociale è votare Bersani.
Le scelte del partito le fanno un baffo?
Sto alle decisioni degli organismi dirigenti: la nostra prospettiva è dentro al centrosinistra. Per chi ha un ruolo nell’Idv oggi lo sforzo deve essere quello di convincere Di Pietro a correre oppure appoggiare con forza la corsa di Bersani.
E Renzi?
Renzi è la strada maestra per un Monti Bis.
Cioé, corre per perdere?
Non penso affatto che sia in malafede. Penso che lo siano molti di quelli che lo appoggiano. Sanno che la sua vittoria significherebbe l’implosione del centrosinistra che spalancherebbe le porte a un ritorno di Monti a Palazzo Chigi. Non è proprio il ritorno del Professore l’esito più temuto da Di Pietro? Ma se partecipa alle primarie dovrebbe accettare una vittoria di Renzi.
Il punto è che vincerebbero le forze e i gruppi di potere che puntano al Monti Bis. Matteo secondo me non è in grado di tenere unita la coalizione.

LESSICO POCO FAMILIARE

 "Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi". Ben gentile, presidente Monti, grazie. Invitiamo il presidente del Consiglio Monti ad una maggiore sensibilità istituzionale. Non è lui a lasciare il governo ad altri, ma il voto dei cittadini a decidere quale sarà il prossimo esecutivo.

Mario Monti è salito a Palazzo Chigi dopo un evidente strappo istituzionale, perché non è stato eletto dai cittadini. Eravamo in una situazione d’emergenza, è vero, ad un passo dal baratro, vero anche questo. Ma lo strappo istituzionale ci fu e non va perpetuato, per il bene della nostra democrazia. Mario Monti, pur dall’alto del suo prestigio e della sua carica, non può dire un giorno che è disponibile ad un reincarico ed un altro che la sua permanenza è a termine.

Non può continuare ad alimentare un dibattito politico sul suo nome giocando sull’incertezza, sulle ipotesi e sulle possibilità. Tra l’altro Mario Monti non ne ha bisogno. Ha svolto un compito difficile in un momento delicatissimo per l’Italia. Italia dei Valori è stata ed è all’opposizione del suo governo, ma dobbiamo riconoscergli la serietà e la credibilità.

Oggi forse si tende a dimenticare in quale abisso ci aveva ficcato Berlusconi insieme alla sua scalcagnata compagnia di giro. E’ probabile che avremo ancora bisogno della figura di Mario Monti, della sua competenza, della sua credibilità internazionale.

Ma se il professore sceglie la politica deve essere esplicito. L’Italia ha bisogno di certezze, e nessuno lo sa meglio di lui. Questo balletto di illazioni su Monti, Monti Bis, Agenda Monti, Lista Monti è una mancanza di rispetto istituzionale.

La democrazia ha, per fortuna, le sue regole: se Monti intende guidare il Paese senza ulteriori strappi istituzionali, lo dica e i candidi, mettendo fine ad una messe di dichiarazioni che passa sopra i principi della democrazia rappresentativa.