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AGGIUNGI UN POSTO ALL'ATAC

Manifesto Idv contro la parentopoli di AlemannoManifesto Idv contro la parentopoli di AlemannoAggiungi un posto all’Atac (o all’Ama) che c’è un amico in più. Un parente in più. Una cubista in più. Un’amante, un’amica, un raccomandato di ferro. Insomma chiunque possegga il pass politico giusto per entrare nella pubblica amministrazione senza concorso. Meglio se fascista…L’Atac e l’Ama di Roma sono, rispettivamente, le municipalizzate dei trasporti pubblici e della nettezza urbana. E sono in questi giorni al centro di uno scandalo battezzato parentopoli’. 12.000 dipendenti la prima, 7.000 la seconda. La procura e la Corte dei Conti indagano, il Campidoglio trema, perché la lista dei politici e dei manager coinvolti è lunga. Molto lunga. Ci sono, tra gli altri, Vincenzo Piso (coordinatore regionale Pdl); Gianni Sammanco (Pdl); Adalberto Bertucci (ex amministratore delegato Atac); Marco Marsilio (deputato Pdl); Stefano De Lillo (senatore Pdl); Sergio Marchi (assessore alla mobilità di Roma); Marco Visconti (consigliere comunale Pdl); Francesco Aracri (deputato Pdl); Giancarlo Marinelli (caposcorta di Alemanno); Giorgio Simeoni (deputato Pdl); Antonio Tajani (eurodeputato Pdl). Oltre a 18 sindacalisti, di tutte le sigle, e addirittura diversi esponenti della galassia neofascista e dell’estrema destra capitolina. Sarebbero 1400 le assunzioni sospette all’Atac, azienda che ha perdite per 120 milioni. Una vergogna nazionale che avrebbe dovuto immediatamente far saltare i vertici delle due società e provocare una valanga di dimissioni politiche. Invece, come sempre accada in Italia, ormai patria europea del malcostume, si fa finta di niente e si continua ad andare avanti. Oggi il sindaco Alemanno, che a Roma ormai chiamano ‘Lupomanno’,  si è difeso dicendo che le assunzioni sospette sono solo 85, ha attaccato le giunte precedenti, ed ha detto che  un’apposita commissione scriverà nuove regole per le assunzioni. Complimenti per la tempestività. Ah, scusate, dimenticavo la chicca: "Io – è sempre ‘Lupomanno’ che parla - vorrei capire perché si è creato un caso Roma. Stranamente in questo momento escono articoli non solo su parentopoli ma anche su altri argomenti. Non so se questa attenzione e' legata alle voci di miei impegni di carattere nazionale, che io smentisco categoricamente". Tradotto dal politichese: smettete di attaccarmi, non voglio fare il vice di Berlusconi né il leader del centrodestra. A chi sarà rivolto il messaggio non lo sappiamo. Agli ex amici ora con Fini? A nemici interni al Pdl? Boh, fatti suoi. Ha paura della macchina del fango, ma non si assume la responsabilità politica del marciume che è stato prodotto dalla sua amministrazione. Quel che colpisce di queste affermazioni è la gravità del messaggio: smettete di attaccarmi perché io non ho un ruolo nelle vicende nazionali, e non voglio occuparmene. Sto a Roma a fare il sindaco, non mi tirate in ballo. Un messaggio nello stile della malavita, obliquo, contorto eppure diretto. Chi sa capisce. Ma non solo: colpisce anche la dimensione dello scandalo di parentopoli ed il suo ‘essere sistema’. Da quanto si legge dai giornali, è impressionante la ragnatela di sottopotere che sta dietro all’assunzione di personale nelle municipalizzate. Ancora una volta il settore pubblico è utilizzato come un bacino clientelare, per sistemare amici ed amici di amici. Con due conseguenze, entrambe pesanti per i cittadini: aumento dei costi e peggioramento del servizio. Ma Lupomanno si preoccupa di lanciare messaggi occulti. E di far togliere i manifesti di Italia dei  Valori dalla città, come denunciato dal nostro segretario regionale. Si vergogni.

TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO E CHE NON VI HANNO RACCONTATO SUL DDL GELMINI

Basta parentopoliBasta parentopoliLa riforma Gelmini sull’Università è una colossale porcata. Una presa per i fondelli. Non riforma nulla, lascia tutto come è. E’ solo un gattopardiano specchietto per le allodole ad uso del governo e del ministro da spacciare per cosa buona e giusta in campagna elettorale. Lo ha capito Italia dei Valori e gli studenti che in questi giorni stanno dando vita ad una pacifica rivolta. In questa settimana, Italia dei Valori è salita sui tetti dell’università per ascoltare la voce degli studenti e ha dato battaglia in Parlamento per provare a cambiare sul serio le cose, per mettere una toppa a questo buco nero della riforma targata Maria Stella. Abbiamo presentato due emendamenti per tentare di spezzare il sistema perverso che soffoca le università e impedisce la crescita di futuri talenti per il Paese. Con il primo emendamento, abbiamo chiesto l’abolizione dei vitalizi degli ex parlamentari – proposta già avanzata in sede di discussione di bilancio dal collega Antonio Borghesi e già sonoramente bocciata da  tutte le forze politiche -  e che le risorse derivanti da tale abolizione fossero destinate al ripristino delle borse di studio studentesche cancellate dal ministro Gelmini. La Casta ha alzato, per la seconda volta, un muro alto ed impenetrabile, per difendere le sue prerogative ed immunità, per mantenere in vita un privilegio senza senso a danno delle future generazioni. Ex parlamentari, con magari una sola legislatura alle spalle, garantiti a vita, studenti meritevoli puniti: questo è stato il verdetto finale stabilito da Pdl, Fli, Pd e Lega, con l’unica eccezione dell’Udc che, all’ultimo momento, quando aveva chiaro che il nostro emendamento non sarebbe mai passato, ha votato a favore per salvare almeno la faccia. Ieri, siamo tornati alla carica e, con coraggio e determinazione, siamo tornati a sfidare la faccia di bronzo della Casta, quella che predica bene ma razzola male. Con il nostro emendamento anti-parentopoli, abbiamo cercato di scalfire il potere dei baroni universitari, quelli che si passano le cattedre di padre in figlio come fosse un bene di famiglia, quelli che si spartiscono le cattedre tra parenti ed affini, quelli che si fanno i concorsi dove “il figlio di” ha già vinto ancor prima di cominciare. Ci sono interi atenei in questo Paese, dal Nord al Sud, che sembrano gli alberi genealogici di grandi dinastie familiari, con buona pace del talento e del merito. Il Fli e la Lega, in un sussulto di onestà, hanno annunciato che avrebbero votato a favore del nostro emendamento anti-baroni. A quel punto, la maggioranza è andata nel pallone e ha chiesto l'accantonamento del nostro emendamento che verrà quindi ripresentato in Aula per il voto di martedì prossimo. Anche se l'Aula, a quel punto, è stata sospesa, le trattative sono proseguite e la maggioranza resasi conto che Lega e Fli non avevano nessuna intenzione di tornare indietro e che avrebbero votato il nostro emendamento, vista la malaparata, ha scelto il male minore ed ha deciso quindi di sostenere compattamente il nostro emendamento. Ma c'è un inghippo. Per non lasciare ad Italia dei Valori la vittoria politica di quella che sarebbe l'unica vera norma antibaroni contenuta nella riforma Gelmini, la presidente della Commissione ha annunciato che presenterà lei un emendamento identico al nostro che, in base al regolamento della Camera, verrà votato prima del nostro, precludendone di conseguenza l'esame del nostro. Una carognata, fatta con l'unico scopo di toglierci la dignità parlamentare della proposta, di renderci invisibili. Una carognata tale che persino la Lega si è inalberata, chiedendo addirittura al ministro Gelmini di accettare il nostro emendamento. Ma quello che proprio non ci saremmo mai aspettati è che ieri, in Aula, un solo gruppo è letteralmente sceso sulle barricate contro il nostro emendamento, il Partito Democratico, che, ieri in Aula, è stato l'unico ad avversare il nostro emendamento anti-baroni, cercando in ogni modo di convincere la maggioranza a non  votarlo. L'on. Nicolais del Pd ha letteralmente implorato Valentina Aprea del Pdl, relatrice del provvedimento, perché l’anti-baroni targato IDV non venisse discusso e votato e si è arreso solo di fronte alle rassicurazioni della relatrice che ha sussurrato: ”tranquillo, tanto alla fine questa riforma al Senato sarà stravolta”. Non aggiungo altro. Lascio a voi ogni altra considerazione. Non voglio aggiungere sale alle ferite già sanguinanti del centrosinistra.