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LORO NON SONO CAMPIONI DI STILE...

 

Surreale quello che sta accadendo alla Camera dei Deputati. Mentre il  Paese è in piena crisi e deve affrontare uno dei suoi passaggi storici ed economici più difficili, mentre il rischio recessione è alle porte e il governo è latitante, la Lega e il Pdl hanno impegnato e bloccato i lavori del Parlamento e delle istituzioni per una trasmissione televisiva!!! Sì, esatto, perché Reguzzoni, questa mattina, ha chiesto le dimissioni del presidente della Camera per le dichiarazioni che ha fatto ieri sera a Ballarò a proposito della baby pensionata moglie del ministro Bossi. E Cicchitto ha addirittura chiesto l’intervento del presidente della Repubblica Napolitano per cacciarlo. L’ho detto forte e chiaro in Aula: trasformare una giornata come quella di oggi in un incidente politico è un tentativo patetico di buttare la palla fuori dal campo di gioco. Hanno cercato in maniera puerile un dibattito politico sul nulla senza un minimo di dignità e senso di responsabilità.

Quanto alle contestazioni mosse a Fini, io credo che il comportamento di un presidente della Camera si misura dal come conduce i lavori dell’Aula. Ebbene, durante i tre anni trascorsi non c’è stata un’occasione nella quale il presidente Fini non sia stato presidente di tutti, non abbia tutelato gli interessi di tutte i gruppi parlamentari. Di cosa stiamo parlando? Di questioni di stile? Io accetterei pure una sfida sullo stile con il quale si rappresentano le istituzioni, su questioni di stile, se vivessimo in un paese in cui un ministro per le riforme, Umberto Bossi, non si esprimesse con dita medie alzate e pernacchie un giorno si e l’altro pure, e se non avessimo un presidente del Consiglio che organizza incontri sessuali a base di prostitute minorenni. Non hanno dignità, non hanno un minimo di decenza. L’unico senso di responsabilità che potrebbero mostrare è il giorno in cui si toglieranno di mezzo perché il vero problema del Paese è questo governo!

 

MORTO UN “PAPA”… SI FA UN MINISTRO?

Dice un antico proverbio romano: morto un Papa… se ne fa un altro. Lapalissiano, è sempre stato così al soglio pontificio. Nel caso del nostro di Papa, però, il deputato del Pdl accusato di estorsione e concussione,  è forse il caso di dire che morto un Papa, se ne fa un altro… di ministro però, magari al Nord. Le giravolte di Umberto Bossi sul sì o no all’arresto sono più fitte di quelle di una ballerina di Degas. Venerdì pomeriggio, prima di salire sull’aereo di Berlusconi, il leader del Carroccio era stato chiaro. Papa? In galera. Dunque, sì all’arresto. Sabato notte, dopo un giro sul Canal grande, la prima giravolta. Nessuno deve essere messo in manette prima del processo. Dunque, no all’arresto, oplà. Ieri sera, in quel di Podenzano, l’ennesima giravolta disinvolta e disinibita. Voteremo sì all’arresto, i giudici hanno diritto di indagare su di noi. In meno di due giorni, tre versioni diverse e non di poco conto. Che succede nel Carroccio? Sono lacerati, presi da dubbi amletici? Nulla di nuovo sotto il cielo di Pontida. Che la legalità sia un concetto elastico che vale solo in Padania è ormai cosa nota. Ma guarda un po’ la fatalità, proprio mentre scrivo Silvio Berlusconi è al Quirinale per parlare di manovra, rilancio e sviluppo e, udite udite, rimpasto di governo. Si vocifera che ci sia in ballo una poltrona per Marco Reguzzoni al ministero per le Politiche Comunitarie, posto ancora vacante dopo la fuoriuscita di Ronchi. Che sia in atto, dunque, una sorta di contrattazione, tu mi dai un no per l’arresto a Papa io in cambio di do una bella nuova poltrona di ministro per la Lega?  A pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca, diceva qualcuno Vero o non vero, staremo a vedere. Certo è che la Lega sulla legalità inciampa da parecchio. Per non parlare della brama e sete di poltrone e potere, di cui ogni giorno è più assetata. Italia dei Valori no e mercoledì, quando l’Aula esaminerà il caso Papa, faremo la conta.