ABOLIRE PROVINCE PER ABBASSARE TASSE

Venti anni. Sono venti anni almeno che l’abolizione delle province è nell’agenda di ogni forza politica. E’ stato uno dei punti forti della campagna elettorale del 2008. Tutti gli schieramenti erano d’accordo: aboliremo le province. Tutti a favore del taglio dei costi della politica. A parole. Nei fatti, oggi, il parlamento ha sancito, ancora una volta, la differenza tra chi ha mentito agli elettori e chi ha detto la verità. Il governo da un lato, Italia dei Valori dall’altro. Com’è naturale…In Aula ho ascoltato esimi colleghi difendere l’esistenza delle province. A volte persino con argomentazioni non del tutto pretestuose. D’altronde delle ragioni per non abolirle certi bravi politici le trovano sempre. Ma questo dibattito rischia di far perdere di vista la vera dimensione del problema, che è costruire una nuova architettura dello Stato. E questo si può fare solo con una vera riforma istituzionale, di cui l’abolizione delle province è un cardine. Riconosciuto peraltro anche dal Pdl, anche dalla Lega. Ma solo in campagna elettorale evidentemente. Il ministro Calderoli disse che l’abolizione delle province sarebbe stato inserito nel codice delle autonomie. Poi si ridimensionò e si passò alla soppressione di 17 province inutili (meglio di niente, un primo passo) poi a 7 (ma che ci state prendendo in giro?) poi a 3 (sì ci stanno prendendo in giro), poi a 0 (che faccia tosta). Le province costano un mucchio di soldi, che potrebbero essere destinati al rilancio dell’economia. Pensate che l’Italia è cresciuta proporzionalmente nell’ultimo anno meno di Haiti, l’isola devastata da un terremoto terrificante. Abolire le province, e sfoltire gli enti statati inutili, permetterebbe anche di varare una seria riforma fiscale, strutturale, con la possibilità di recuperare risorse e abbassare le tasse. Berlusconi e Tremonti da 17 anni, dal giorno della ‘discesa in campo’, promettono meno tasse per tutti. Basta, ci siamo stancati, non ci credono più neanche i più fedeli deputati del Pdl. Per abbassare le tasse e rilanciare l’economia si devono reperire risorse attraverso il taglio della spesa pubblica. Non tagli lineari o il taglio della spesa sociale, ma la sforbiciata netta ai costi della politica. Oggi il Pdl non ha voluto farlo. Anche di questo dovrà assumersi le responsabilità.

Commenti

"Dobbiamo fare in modo che tutto cambi in modo tale che tutto rimanga com'è..."
In una normale famiglia italiana, oppure in un 'azienda, quando non c'è più denaro a sufficienza si fanno tutte le economie possibili, poi si fanno debiti ed infine si cerca l'altrui assistenza. Lo Stato italiano, invece, governato dalla "Onorevole Casta Politica" di destra e di sinistra, di economie ne ha fatto pochine, quasi nessuna.  Gli immani e spudorati sperperi e incommensurabili debiti sono sotto gli occhi di tutti. Nonostante le entrate (imposte, tasse, gabelle varie che angustiano i Cittadini) superino il 50% del PIL (e cioé quanto il Paese produce) il debito pubblico é semplicemente vertiginoso, anzi stratosferico : millenovecentomiliardi di euro! Già ora il professorino Tremonti fa fatica a pagare i relativi interessi, ma, a sua gloria,  snocciola improbabili approvazioni del suo operato ed applausi inesistenti da parte  di organizzazioni economiche internazionali. La verità é molto più amara e si devono tagliare subito tutti i costi possibili con la mannaia, eliminare le rendite parassitarie, gli enti  inutili, gli indispensabili inutili portaborse, le province, auto ed aerei blu e grigi... e, magari,  togliere quell'assurdo progetto del Ponte di Messina, Papi Pifferaio permettendo! Stiamo allegramente correndo verso il baratro.  La Grecia é vicina.
oltre a tagliare i costi superflui (come quelli della politica e/o province), bisognerebbe attuare un piano per combattere seriamente l'evasione fiscale e per debellare quel cancro costituito da corruzione, ruberie e via dicendo...
Le provincie sono un costo inutile ma anche una ulteriore inutile complicanza burocratica. La loro soppressione 20 anni fa sarebbe stata salutare, oggi è indispensabile ma insufficiente. La situazione del nostro paese è così drammatica (ma si potrebbe meglio definire tragicomica) che la cura richiesta deve essere fatta in fretta e fatta fino in fondo anche se si rischia l'impopolarità.Correggetemi se sbaglio, ma i comuni in Italia sono 8101, di cui 6989 sono sotto i 10.000 abitanti. La gestione di tante realtà così piccole è un costo notevolissimo e fonte di grande inefficienza, in quanto spesso le piccole dimensioni rendono impossibile l'erogazione di servizi importanti con il rischio di una spinta alla privatizzazione degli stessi. Il campanilismo innato nel cuore degli italiani potrebbe rendere questa proposta impopolare, ma la proposta riguarda laburocrazia e poco centra con la storia e le identità che non sono messe in gioco.In fine è il momento di rendere le regioni d'Italia tutte uguali. La seconda guerra mondiale aveva giustificato l'istituto delle regioni a statuto speciale, ma ora è passato il tempo del "dopoguerra". E' irragionevole, oltre che ingiusto, che cittadini a pochi chilometri di distanza debbano vivere situazioni di disegualianza che ricordano il muro della Germania dell'est. Il governo propone un federalismo tarocco quando un primo passo efficace sarebbe il rendere tutte le regioni a statuto speciale, rendendo finalmente l'Italia veramente unita perchè uguale.Queste sono probabilmente scelte impopolari per alcuni (ma non ingiuste), ma necessarie per tutti. Una cura a rate è certamente inefficace e può essere pericolosa in una situazione di crisi così profonda.
Ridurre le spese NON funziona. Qualunque intervento si faccia, si avranno in ogni casi ricadute negative sulla crescita economica (triste matematica macro-economica). L'UNICA soluzione è armarsi di REALE volontà di intervento e -- mentre il paese soffre della stretta finanziaria che consegue alle riduzioni di spesa -- CONTEMPORANEAMENTE colpire tutte le sacche di illegalità (e sono TANTE...), per spostare risorse da chi ruba a chi è onesto. SOLO in questo modo la ridotta crescita economica potrà risultare sopportabile. In caso contrario, il corretto intervento sulla spesa danneggerà in concreto soltanto gli onesti e lascerà i ladri, come sempre, a banchettare...