Taggati con: abolizione province

LOTTA ALL'EVASIONE ANCHE FUORI CORTINA

Prima di tutto, oggi, voglio rivolgere un pensiero alle vittime di un altro omicidio che ieri ha insanguinato le strade della Capitale. Un papà e una bimba di nove mesi, di nazionalità cinese, sono stati uccisi da due rapinatori nel quartiere di Tor Pignattara. E' il 35° omicidio in un anno, solo a Roma. Nessuna accusa, solo una riflessione...A loro e alla famiglia va il mio pensiero...

Vorrei ora passare ad occuparmi di sprechi ed evasione, due temi che, lo sapete, mi stanno molto a cuore. Comincio dal primo visto che ieri, con il collega Felice Belisario, capogruppo al Senato, abbiamo scritto una lettera ai presidenti Gianfranco Fini e Renato Schifani per chiedere di calendarizzare al più presto la proposta dell'Italia dei Valori di abolire le Province. Proposta sottoscritta da oltre 400mila cittadini. Si tratta di un provvedimento urgente per dare finalmente una sforbiciata ai costi della politica riavvicinando i cittadini alle istituzioni.

In Italia le Province sono 107 e costano all'incirca 16 miliardi di euro l'anno allo Stato. Come riportato oggi dal quotidiano "La Repubblica", il loro numero è ben più elevato di quello dei department francesi (100) e quasi doppio rispetto alle Provincias spagnole (59). Solo i corrispettivi tedeschi (i Kreise) sono più numerosi (429). L'ho già detto e lo ripeto: la provincia è un ente inutile che soddisfa l'esigenza di "poltronificio" dei partiti e che si occupa quasi solo esclusivamente di materie che sono già di competenza di comuni e regioni. Che senso ha mantenerle in piedi?

L'altra parola chiave di oggi è: l'evasione. Abbiamo letto del blitz di Capodanno dell'Agenzia delle Entrate a Cortina d'Ampezzo: 251 auto di lusso intestate a 133 persone, 42 delle quali dichiarano 30mila euro di reddito lordo. Anche gli incassi giornalieri dei ristoranti hanno registrato un aumento del 300% rispetto al 30 dicembre 2010, e quelli dei negozi di lusso addirittura il 400%. Non c'è che dire...Cortina è un simbolo certo, ma è solo la punta dell'iceberg visto che secondo il Dipartimento delle Finanze, come riportato dai principali organi di stampa, solo 71.989 contribuenti dichiarano più di 200.000 euro lordi l'anno, pari ad appena lo 0,17 per cento del totale. E secondo la Commissione Giovannini l'economia in nero ammonta al 17,5 per cento del Pil, ovvero 275 miliardi.

Siamo sempre stati convinti della necessità e dell'urgenza di affrontare questa piaga sociale. Lo abbiamo detto e ripetuto in aula e il governo, anche quello Monti, ha fatto orecchie da mercante. Mi riferisco all'accordo fiscale con la Svizzera per la tassazione dei capitali esportati illegalmente. Accordo, peraltro, già sottoscritto da Inghilterra e Germania, che ci permetterebbe di recuperare 20 miliardi di euro. Nel question time del 7 dicembre scorso il governo italiano ha dato parere negativo adducendo scuse circa probabili difficoltà che potrebbero essere sollevate dall’Unione Europea. Difficoltà risibili. Il governo estenda la battaglia contro l'evasione anche fuori dai confini di Cortina. Solo così potrà chiedere sacrifici agli italiani.

400 MILA FIRME PER ABOLIRE LE PROVINCE

400 mila firme, all’incirca otto volte quelle che servivano per la presentazione di una legge di iniziativa popolare sull’abolizione delle province. Questo è il primo, grande, risultato che abbiamo raggiungo oggi. In Parlamento, ci abbiamo provato in tutti i modi ma gli altri partiti si sono opposti puntualmente ogni volta, con motivazioni più o meno consistenti. Noi non ci siamo arresi perché crediamo fortemente in questa iniziativa e nei tagli ai costi della politica, e l’appoggio di tanti cittadini, più di quanti fossero necessari, è la conferma che stiamo facendo la cosa giusta. La provincia è ente inutile. Ha solo due funzioni, scuole e strade, per di più solo quelle di competenza provinciale. Per il resto, si occupano di materie che sono già di competenza di comuni e regioni. Dunque, la domanda è: a fronte dei costi, 16 miliardi di euro l’anno perché è questo che le province costano allo Stato, ha un senso mantenere in piedi un apparato burocratico inutile che costa e non dà nessun servizio ai cittadini? Ha un senso mantenere in piedi le province solo per soddisfare l’esigenza di “poltronificio” dei partiti, perché è questo quello che le province sono oggi? Per noi no, non ha alcun senso, perché nella battaglia ai costi della politica ci crediamo davvero. Oggi, consegneremo alla Camera dei Deputati le nostre firme ma non staremo a guardare, mani in mano. Non lasceremo che le nostre 400 mila firme vengano coperte dalla polvere dei partiti, quella che rinviano e nascondono sotto al tappeto la questione di oggi: diamo un taglio alle province! E’ ora. Lo chiedono i cittadini.

*** Subito alle urne. Governo di transizione? Al massimo per due mesi e mezzo.

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Una manovra figlia di nessuno

Il governo balla. Balla coi numeri e con le proposte per la manovra. Ciò che vale al mattino non ha più senso il pomeriggio. E meno male che serve senso di responsabilità e rigore. Il governo è riuscito a battere se stesso ed ha raggiunto vette ancora più alte di cialtroneria politica rispetto a quelle cui ci aveva abituato, che pure sembravano inarrivabili. Più che una manovra, questo testo sembra sia diventato una lotteria mattutina. Ogni giorno, infatti, qualcuno lancia la sua proposta dalle pagine dei giornali (forse prima di fare un'intervista pescano un bussolotto), partecipando al gioco di chi la spara più grossa. Così finisce che questa manovra (pessima) è figlia di nessuno, non ha padri politici. Tutti la criticano, nessuno la difende. Neanche Tremonti e Berlusconi. Non si gestisce così il Paese in una situazione di crisi, con il rischio di attacchi speculativi. In tutto questo marasma, oggi, c'è una buona cosa. Maroni ha detto che ci sarà una riduzione o persino l'azzeramento dei tagli dei trasferimenti di fondi agli enti locali che, in questo modo, potranno continuare a fornire servizi ai cittadini. Speriamo siano parole con un minimo di fondamento.

Province? Merce di scambio Pdl-Lega

Prendo spunto dal titolo di prima pagina di Repubblica "il Pdl minaccia la Lega: via tutte le province". L'abolizione delle province passa dall'essere un punto del programma (farlocco per carità visto che il Pdl, come tutti gli altri partiti, l'ha affossato in Aula) ad una minaccia. Come al bar sport, sembra di sentire Silvio che dice a Umberto "guarda che se non la smetti di metterti di traverso sulle pensioni ti mando a casa centinaia di amministratori leghisti". E Umberto che risponde "paaadaniaaaaa, Siiiilvio, non rompere i c...", poi alza il dito medio, fa una pernacchia e se ne va con la sua bella canottierina. Noi diciamo: le province vanno abolite, tutte. Lo sosteniamo da tempo e siamo gli unici ad aver portato la proposta di legge in Parlamento e gli unici ad averla votata. Tutti a parole l'avevano promesso in campagna elettorale, ma solo noi abbiamo rispettato il patto con gli elettori. Ora la manovra, nella sua drammaticità, offre una nuova opportunità per abolire le province. Al di là degli screzi e del braccio di ferro tra Pdl e Carroccio,  speriamo che per una volta il centrodestra abbia il coraggio delle proprie azioni e che alle parole seguano i fatti. Sarebbe anche l'occasione di intervenire sui conti pubblici non solo con le tasse ma anche con una sensibile riduzione della spesa. Abbiamo, però, il fondato timore che l'abolizione delle province sia solo merce di scambio politica che il Pdl intende usare per smuovere la Lega sulle pensioni. I soliti giochetti di una politica piccina piccina.

PROVINCE, NOI NON CI ARRENDIAMO

             Italia dei Valori continuerà a lottare per l’abolizione delle province. Non abbiamo la minima intenzione di lasciar cadere la battaglia che fino a qui abbiamo condotto nelle aule parlamentari, ma, anzi, come già annunciato da Di Pietro, intendiamo rilanciarla fuori dai palazzi della politica, percorrendo ogni strada possibile.L’abolizione delle province non solo è una scelta politicamente ed eticamente doverosa, ma deve diventare ancora di più il simbolo di un nuovo patto tra politica e cittadini. Un patto con il quale una politica che non vuole essere ‘Casta’ immagina una nuova e diversa architettura dello Stato. Più snella, più moderna ed efficace proprio a partire da interventi, talora fatti anche con l’accetta, che mettano mano all’elefantiaco e pletorico sistema della rappresentanza politica. Lo strumento referendario sarebbe sicuramente il più efficace, ma si scontra, purtroppo, con il divieto, previsto dalla Costituzione, di referendum abrogativi di norme costituzionali. Per abolire le province, bisogna per forza modificare la Costituzione che le prevede. Ma non ci fermiamo di fronte a questo. Raccogliamo lo spirito che ha animato la vostra richiesta annunciando che inizieremo da subito la raccolta di firme su un disegno di legge di iniziativa popolare. E puntiamo a raccogliere ben più delle 50.000 firme previste come soglia minima. Sono convinto che, se questa battaglia non sarà - così come è stato per i recenti referendum - la battaglia di una sola forza politica, ma di un’intera società civile, dei mezzi d’informazione più sensibili e liberi e di quella cittadinanza attiva che ha segnato i momenti più  significativi della nostra vita politica recente, vinceremo. Tutti insieme.

TAGLIARE COSTI DELLA POLITICA E NON I DIRITTI DEI CITTADINI

La Casta ha detto no all’abolizione delle province ma noi non ci perdiamo d’animo e partiamo di nuovo all’attacco. Per colpa del riflesso “condizionato” della Casta si è persa una straordinaria occasione. Il messaggio al Paese è devastante: quando si tratta di rinunciare davvero ai privilegi, anche di fronte ad una manovra di 50 miliardi di euro, chiesti ai soliti noti, lavoratori dipendenti, famiglie e piccoli risparmiatori, non sa fare un passo indietro. Chi ha votato contro se ne assumerà le responsabilità davanti ai cittadini. Noi non ci arrendiamo e andiamo avanti perché siamo convinti, e gli italiani lo devono sapere, che un’altra finanziaria era possibile ed ancora oggi è possibile. Per questo, da qui fino all’approvazione della manovra finanziaria, ogni settimana, presenteremo una mozione per inchiodare il governo, proponendo precisi tagli ai costi della politica e delle inefficienze dello stato burocratico. Nelle nostre mozioni, che presenteremo ogni settimana, indichiamo un taglio preciso ai costi della politica e quale taglio invece non fare ai diritti dei cittadini.
1) Si parte con la mozione che chiede l'obbligo per i comuni con meno di 5mila abitanti di consorziare i servizi fondamentali. Si avrebbe un risparmio di 3 miliardi di euro che consentirebbe la cancellazione dei ticket, per cui si prevede un'entrata di 70 milioni, e il ripristino delle indicizzazioni delle pensioni, da 1,6 miliardi.
2) La seconda mozione riguarda la riduzione di auto e voli blu. Con i risparmi di 4 miliardi si sopprimerebbero i bolli per i depositi bancari.
3) La terza mozione e' sul blocco delle consulenze inutili e la soppressione degli enti inutili, per un risparmio di 2 miliardi da destinare all'eliminazione del turn over nel pubblico impiego e alla riduzione del numero degli insegnanti di sostegno.
4) Infine, una mozione e un ordine del giorno sull'eliminazione dei vitalizi parlamentari e il taglio dei rimborsi elettorali da 2 miliardi.
Noi sappiamo dove trovare i soldi senza prenderli dalle tasche dei cittadini e facciamo sul serio.

LA CASTA SALVA LE PROVINCE

117 capoluoghi di provincia per 110 province. Un apparato elefantiaco quasi inutile che costa 13 miliardi di euro ogni anno e che non ha senso mantenere in piedi. Però le province hanno una funzione fondamentale per la Casta: la loro esistenza permette ai politici di piazzare personale, di riciclare trombati, di dare stipendi ai maggiorenti locali. E tanto è bastato per salvarle. Ieri alla Camera si è compiuto un atto grave nei confronti dei cittadini. La nostra proposta di legge per l’abolizione delle province è stata bocciata, la Casta ha vinto. E non se ne vergogna. Nella campagna elettorale del 2008 tutti i partiti facevano a gara a chi avrebbe abolito prima le province se avesse vinto le elezioni. Bene, il voto di ieri ha dimostrato chiaramente chi mantiene le promesse e chi no. Alla camera si è materializzata in tutta la sua evidenza la maggioranza trasversale della Casta. I cittadini sono stati traditi e presi in giro. Due volte. La prima quando gli è stato fatto credere che le province sarebbero state abolite con qualunque governo (lo promisero entrambi i candidati, Berlusconi e  Veltrroni). La seconda ieri, quando pur di non votare l’abolizione delle province hanno definito la nostra proposta ‘demagogica’, ‘mediatica’ e amenità del genere. Quando abolirle le province allora? La politica deve avere la dignità ed il coraggio di tagliare i propri costi in questo momento di crisi economica che sta attanagliando l’Italia. I soldi risparmiati dall’abolizione delle province avrebbero potuto essere destinati ad interventi a favore dei cittadini ed avrebbero reso la manovra più leggera. E’ semplicemente vergognoso che si taglino le pensioni, si reintroducano i ticket e si inserisca una patrimoniale anche sui piccoli risparmiatori mentre le province rimangono in piedi. La Casta ha trasformato l’Italia in Spreco poli, ma noi siamo testardi, cocciuti, come dice Gian Antonio Stella oggi in prima pagina sul Corriere andremo avanti. Ogni settimana presenteremo una mozione per tagliare gli sprechi e, contestualmente, per sostenere la crescita ed eliminare, con i soldi risparmiati, i pesanti ed iniqui tagli della manovra di Tremonti.

ABOLIRE PROVINCE PER ABBASSARE TASSE

Venti anni. Sono venti anni almeno che l’abolizione delle province è nell’agenda di ogni forza politica. E’ stato uno dei punti forti della campagna elettorale del 2008. Tutti gli schieramenti erano d’accordo: aboliremo le province. Tutti a favore del taglio dei costi della politica. A parole. Nei fatti, oggi, il parlamento ha sancito, ancora una volta, la differenza tra chi ha mentito agli elettori e chi ha detto la verità. Il governo da un lato, Italia dei Valori dall’altro. Com’è naturale…In Aula ho ascoltato esimi colleghi difendere l’esistenza delle province. A volte persino con argomentazioni non del tutto pretestuose. D’altronde delle ragioni per non abolirle certi bravi politici le trovano sempre. Ma questo dibattito rischia di far perdere di vista la vera dimensione del problema, che è costruire una nuova architettura dello Stato. E questo si può fare solo con una vera riforma istituzionale, di cui l’abolizione delle province è un cardine. Riconosciuto peraltro anche dal Pdl, anche dalla Lega. Ma solo in campagna elettorale evidentemente. Il ministro Calderoli disse che l’abolizione delle province sarebbe stato inserito nel codice delle autonomie. Poi si ridimensionò e si passò alla soppressione di 17 province inutili (meglio di niente, un primo passo) poi a 7 (ma che ci state prendendo in giro?) poi a 3 (sì ci stanno prendendo in giro), poi a 0 (che faccia tosta). Le province costano un mucchio di soldi, che potrebbero essere destinati al rilancio dell’economia. Pensate che l’Italia è cresciuta proporzionalmente nell’ultimo anno meno di Haiti, l’isola devastata da un terremoto terrificante. Abolire le province, e sfoltire gli enti statati inutili, permetterebbe anche di varare una seria riforma fiscale, strutturale, con la possibilità di recuperare risorse e abbassare le tasse. Berlusconi e Tremonti da 17 anni, dal giorno della ‘discesa in campo’, promettono meno tasse per tutti. Basta, ci siamo stancati, non ci credono più neanche i più fedeli deputati del Pdl. Per abbassare le tasse e rilanciare l’economia si devono reperire risorse attraverso il taglio della spesa pubblica. Non tagli lineari o il taglio della spesa sociale, ma la sforbiciata netta ai costi della politica. Oggi il Pdl non ha voluto farlo. Anche di questo dovrà assumersi le responsabilità.

L’ULTIMA SPARATA DELLA BRAMBILLA

Michela Vittoria BrambillaMichela Vittoria Brambilla

Michela Vittoria Brambilla fa un sacco di cose. Importa e vende salmone e gamberi. Importa e vende alimenti per Fido e Fuffi. Si occupa dell’acciaio di famiglia. Fa il presidente di un’associazione di giovani imprenditori. Fa anche il ministro del Turismo ma soprattutto è coordinatrice nazionale dei promotori della libertà, “la guardia scelta del Pdl”. Michela Vittoria li ha chiamati a raccolta, qualche giorno fa, e li ha esortati: “gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna organizzare una lotta organica”. Il ministro per il Turismo ha affidato loro una missione precisa, la prima operativa sul territorio: andare a caccia di sprechi. Michela Vittoria è convinta che, come Cesare nella battaglia di Farsalo riuscì a sconfiggere Pompeo nonostante l’inferiorità numerica delle truppe, i pretoriani del Pdl riusciranno a sconfiggere gli sprechi. Lì dove hanno fallito fior fiore di ministri dell’economia, superesperti del Tesoro, persino il grande presidente Einaudi che, pur di non sprecare le risorse pubbliche, offriva metà mela agli illustri ospiti durante i banchetti ufficiali del Quirinale, riuscirà lei con i suoi pretoriani. Come? Dunque, i pretoriani saranno una sorta di sentinelle sul territorio, pronte a segnalare ogni tipo di spreco pubblico. Come li scoveranno e li segnaleranno ‘sti benedetti sprechi non si capisce proprio una granché bene. Forse, con gli impermeabili alla tenente Colombo, staranno acquattati dietro gli angoli delle strade pronti a pizzicare i falsi invalidi o i finti ciechi, ovviamente tutti comunisti. Insomma, una specie di spioni di stato, liberali e liberisti, nascosti in ogni dove che dovranno riferire ad un supercomitato di esperti che provvederanno poi a fornire soluzioni da applicare per sanare i difetti di gestione riscontrati. Bisogna ammettere che, in quanto a fantasia, la Brambilla ha battuto tutto gli altri ministri in volata. Le sue truppe pretoriane a caccia di sprechi fanno impallidire al confronto le meravigliose idee antisprechi partorite dagli altri illustri membri di questo Governo, tanto è vero che con questa storia la ministra del Turismo si è conquistata parecchi articoli di giornali. Noi umilmente suggeriamo ai poveri pretoriani del Pdl un bel rompete le righe. La lotta agli sprechi è una questione seria e proporre idee del genere significa prendere in giro i cittadini. Al prossimo consiglio dei ministri la signora Brambilla, invece di perdere tempo e sonno, porti disegni di legge seri ed organici che riducano le spese folli della pubblica amministrazione e della casta, non strampalate idee buone sole a finire sui giornali. Se non le viene in mente nulla le suggeriamo di prendere le proposte di legge di Italia dei Valori, a cominciare da quella sull’abolizione delle province che proprio la maggioranza di cui la ministra fa parte ci ha bocciato.

TAGLI VERI? NO, DEMAGOGIA DI CASTA

Tempo di crisi, tempo di tagli, tempo di demagogia. Da anni si parla, giustamente, degli sprechi e dei privilegi della casta. Persino il governo oggi si accorge che, con la crisi economica in atto che costringe le famiglie a tirare la cinghia, la politica deve dare il buon esempio. Evvai, avranno pensato in molti, finalmente una scure si abbatterà sui costi della politica. La mannaia del buongoverno calerà su enti inutili e spese folli…Magari. La montagna ha partorito il topolino: una riduzione del 5% sugli stipendi di ministri e parlamentari. Un’inezia rispetto a quanto servirebbe.  Una trovata che comunque ha un qualcosa di efficace. Per finire sui giornali, intendo, e fare bella (bella…?) figura con un po’ di elettorato. Efficace per risparmiare davvero dei soldi, mah, non mi sembra proprio.  Il tutto si risolverebbe con un risparmio di circa 7 milioni di euro secondo alcuni, 4,8 milioni secondo altri. La proposta di Calderoli sarebbe stata un buon primo passo se accanto alla riduzione dello stipendio il governo avesse presentato proposte strutturali per eliminare sprechi e ingiusti privilegi e ridurre i costi della politica. Buttata così a me, che pure ho sostenuto la riduzione dello stipendio dei parlamentari, sembra solo l’ennesima proposta demagogica del centrodestra. L’Italia dei Valori è sempre stata in prima linea contro i costi della politica. Abbiamo presentato diverse proposte di legge sull’argomento ed anche una proposta di legge costituzionale per dimezzare, almeno, i costi e ridurre i privilegi di casta, ma con questo governo è stato impossibile farle passare. Il centrodestra fa solo chiacchiere da campagna elettorale. Volete un esempio concreto? Pensate all’abolizione delle province. Un caso eclatante: Berlusconi e soci hanno sbandierato ai quatto venti la proposta di abolire le province. L’hanno promessa in tutti gli angoli d’Italia ed in ogni salotto televisivo. Al momento del dunque, però, quando dopo mille resistenze di tutti gli altri partiti, siamo riusciti a portare in Parlamento un testo per abolire le province, l’hanno affossato. Non hanno voluto far risparmiare allo Stato oltre dieci miliardi di euro, altro che i bruscolini della riduzione degli stipendi. Con loro al governo la casta continuerà a prosperare.