APPUNTAMENTO AL COLLE

“Ci rivolgiamo a Lei in quanto garante della Costituzione della Repubblica Italiana, nella piena consapevolezza di quanti sforzi Ella stia facendo perché la sua difesa sia effettiva e non meramente formale. Abbiamo personalmente apprezzato come Ella non abbia mai mancato di far osservare al Governo ed al Parlamento come "i principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli". Non possiamo non ricordare altresì i frequenti richiami al rispetto dei requisiti che l’articolo 77 della Costituzione richiede per l’esercizio di un provvisorio potere legislativo da parte del governo attraverso i decreti legge ed in particolare il suo più recente intervento al riguardo”.

Questo è un estratto della lettera che abbiamo inviato la settimana scorsa al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che incontreremo oggi al Quirinale. Abbiamo sentito forte l’urgenza di un incontro con il presidente, massimo garante della Costituzione. ll governo Monti esagera con decreti e fiducie, mortificando il ruolo del Parlamento e impedendo ai partiti di opposizione di intervenire sui provvedimenti di fatto blindati. Non è più tollerabile una situazione in cui il governo sembra conoscere il decreto legge come unica forma di legificazione e il ricorso alla fiducia come unico percorso parlamentare.

Non solo. La Ragioneria generale dello Stato, durante l’esame del provvedimento sulle liberalizzazioni, ha detto forte e chiaro che su 5 articoli mancava e manca la copertura finanziaria. Il governo ne era a conoscenza fin dal 15 marzo. Eppure, nonostante le nostre puntuali denunce in commissione e in Aula, si è andati avanti, ignorando i giusti rilievi mossi dal massimo organo che controlla coperture economiche dei decreti del governo che parla esplicitamente di nuovi maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, “non quantificati, né coperti”. In parole povere, la Ragioneria ha bollato i 5 articoli: respinti.

L’articolo 81 della Costituzione dice che “ogni legge che comporti nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Pd, Pdl e Udc hanno votato a favore del provvedimento, solo per “ragioni politiche”. Il sottosegretario Giarda, che avevamo investito della questione, ha sostenuto in Aula la tesi fantasiosa che i giudizi della Ragioneria dello Stato potrebbero essere oggetto di “gradazione” e quindi suscettibili di una “difforme lettura anche in caso di parere negativo”.

Noi riteniamo che l’approvazione di un provvedimento sui cui penda il giudizio negativo della Ragioneria rappresenti un precedente preoccupante, così come l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza. Questa è la preoccupazione che esprimeremo oggi al presidente della Repubblica.

Commenti

Come al solito e nonostante la bella stagione, piove sempre sul bagnato!!! Il bagnato, sono le famiglie italiane. La pioggia, sono l'inflazione, la disoccupazione, il caro vita, le tasse, gli stipendi fermi da anni e ben lontani dalle retribuzioni dei paesi civili. Gli italiani che campano di 'stipendio fisso' stanno soffrendo i morsi di una crisi sempre più stringente. Tant'è che oggi il problema di arrivare a fine mese è stato ampiamente surclassato dalla difficoltà economica di come iniziarlo 'sto benedetto mese! E a dirlo non sono 'i soliti noti', che muti e rassegnati 'pagano' il debito pubblico finchè ne hanno, ma l'Istituto superiore di statistica, secondo le cui stime a febbraio "la forbice" tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e il livello d'inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza di 1,9 punti percentuali, eguagliando la distanza già raggiunta a dicembre, che rappresenta il divario più alto dall'agosto del 1995! Il che tradotto in soldoni significa che i prezzi dei prodotti aumentano e gli stipendi diminuiscono. Ergo, siamo tutti più poveri! O quasi tutti, con le dovute e ormai consolidate eccezioni! L'Istat, nelle 'stime preliminari' indica un aumento dei prezzi al consumo su base mensile dello 0,5%. Invece, a marzo, il rincaro annuo del cosiddetto carrello della spesa, cioé dei prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,6%, un valore, superiore al tasso d'inflazione (3,3%), che risulta il più alto dall'ottobre del 2008 quando si registrò lo stesso livello. Il rincaro annuo, quindi, risulta anche in accelerazione su febbraio (quando era pari al +4,5%). E si allarga, così, il divario con il tasso d'inflazione, raggiungendo 1,3 punti percentuali. Anche su base mensile la crescita dei prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori è consistente (+0,6%). A marzo l'Istat, nelle stime preliminari, registra forti aumenti su base annua per i prezzi delle sigarette, +8,8%, per quelli del caffé, +12,8%, e per il trasporto aereo passeggeri, +14,9% (su base mensile +16,3%). Tra gli alimentari resta sempre su alti livelli il tasso di crescita del prezzo dello zucchero (+12,5%). Intanto, in attesa che i sindaci deliberino sull'Imu, tra i servizi è considerevole il rincaro tendenziale delle spese condominiali (+4,2%). Guardando ai beni energetici, oltre a benzina (+18,6%) e gasolio (+22,5%), marcato è anche il balzo messo a segno dal Gpl (+8,8% congiunturale e +7,9% annuo)!

SE SI VUOLE DENUNCIARE UN FURTO SI VA DAI CARABINIERI, NON DAI COMPLICI DEI LADRI.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, IN BARBA AL RUOLO DI GARANTE CHE DOVREBBE SVOLGERE, E' PARTE ATTIVA DELLO SCEMPIO DI DEMOCRAZIA IN ATTO.
A MIO PARERE CI SONO GLI ESTREMI PER PORTARE QUESTO SOGGETTO INNANZI ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER ATTENTATO A QUELLA COSTITUZIONE CHE LUI DOVREBBE GARANTIRE.